Le due Simona rapite erano superstipendiate!

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Indagine iniziale: 26/10/2004. Ultimo aggiornamento: 2/1/2005.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:

Elenco delle indagini - Pagina iniziale del sito

English abstract (il resto è in italiano)

An e-mail that has been widely circulated on the Internet claims that Simona Pari and Simona Torretta, two Italian aid workers kidnapped in Iraq together with two Iraqi citizens in September 2004 and subsequently released by their captors, were receiving salaries of 8,000 euros and were doing nothing really useful in Iraq. The e-mail also alleges that a ransom of 1,000,000 euros was paid, that the kidnapped Italians did not thank the Italian government and Red Cross after their release but thanked the Iraqi "resistance". The message also speculates that the two Italians even got a share of their alleged ransom money.

None of these claims are fully supported by any evidence, and many are actually denied by information freely available in the press. For example, the 8,000-euro claim has been denied by the non-governmental organization for which the two Italians were working. Also, there is no official confirmation of a ransom being paid, although speculation was rampant in the press at the time, and there is no record of any thanks to the Iraqi resistance, but only several reports of thanks to the Iraqi people. The other claims are equally groundless.

As usual, the burden of proof lies with the anonymous source that generated these allegations and with the people who have circulated them enthusiastically without checking their authenticity. It's far too easy to make unsubstantiated accusations and then saddle others, like me, with the task of trying to tidy up the mess. Unless evidence is found to confirm the allegations, they should be considered false. If you have evidence, please write to me at topone@pobox.com.

Il testo della catena di sant'Antonio

Le italiane Simona Pari e Simona Torretta furono rapite, insieme all'iracheno Raad Abdul Aziz e all'irachena Manhaz Bassan, il 7 settembre 2004 mentre lavoravano a Bagdad per l'organizzazione non governativa Un ponte per. I quattro rapiti furono rilasciati il 29 settembre 2004. Ufficialmente non risulta pagato alcun riscatto. Il rapimento causò enorme emozione in Italia e nel resto del mondo.

Intorno alla loro vicenda circola il seguente appello, con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio:

Aderisci a una bella catena di S.Antonio

Utilità delle 2 Simone stipendiate 8.000 (ottomila) euro al mese per far le volontarie (mentre i nostri poveri soldati percepiscono meno della metà)

Dal Corriere della Sera la loro giornata tipo prima di farsi rapire: la Simona Torretta studiava per un esame all'università, la Pari insegnava la raccolta differenziata ai bambini iracheni (poteva farlo a Torre del Greco, Napoli, che di risolvere il problema della monnezza ne avevano più bisogno, mentre gli iracheni non hanno da mangiare);

Costo delle Simone al Governo Italiano: ottomila euro al mese di stipendio (sì, sono i nostri cretini governativi che finanziano ste associazioni, almeno in parte) + 1.000.000 di euro di riscatto.

Utilità zero.

Tornano (purtroppo) indietro e ringraziano il governo? NO.

Ringraziano Scelli? No.

Ringraziano la resistenza irachena e elucubrano di ritiri delle truppe.

Vogliono tornare in Iraq. (Tanto se si fanno rapire di nuovo paghiamo noi tutti)

Domanda di Cossiga: ma non è che si sono rapite da sole?

Domanda di altri: e non è che il milione di euro se lo sono intascate loro con qualche complice terrorista?

Carriera di una Simona: dipendente del Ministero della Difesa (ESERCITO) con d'Alema; pubblicista dell'Unità; ottomila euro al mese per fare la volontaria e la "resistente". Un domani già proposte ci sono state) deputata?

Con questa catena che deve arrivare a tutti gli italiani chiediamo una colletta di 50 centesimi a testa da dare alla resistenza irachena perché si riprendano le due Simone, a patto che stavolta se le tengano anche.

Origini e datazione

La fonte più remota nel tempo che ho trovato è un blog del 6 ottobre 2004, che cita l'appello e lo descrive come un testo ricevuto da altra fonte.

Le prime segnalazioni al Servizio Antibufala risalgono al 7 ottobre 2004, data alla quale risalgono anche le prime tracce dell'appello nei newsgroup, secondo Google Groups. L'appello compare infatti nel newsgroup it-alt.politica.lega-nord, a firma di un certo "Axell", che però afferma in un messaggio successivo dello stesso newsgroup di non essere l'autore dell'appello.

Premessa

Procurarsi informazioni obiettive su un caso così controverso, che ha suscitato un fortissimo clamore politico nella stampa italiana, è estremamente difficile.

I giornali italiani si sono schierati tutti così esageratamente da una parte o dall'altra che si sono resi sostanzialmente inaffidabili, salvo come fonte di dettagli non contestati, come per esempio le date di rapimento e di rilascio, o di informazioni "neutre" rispetto alla loro ideologia o addirittura contrarie ad essa, secondo il "Principio di Belzebù" (se un religioso mi dice che ha visto Belzebù, è una conferma "debole", perché avvalora le sue tesi; se me lo dice un ateo, è una conferma forte, perché contraria alle sue idee). Ho considerato più affidabili le agenzie di stampa e le fonti non italiane, in quanto probabilmente più distaccate.

Di conseguenza, questa non è un'indagine chiusa, ma un sunto preliminare. Il vostro aiuto, con segnalazioni di informazioni tratte da articoli che rispettino il Principio di Belzebù, sarà prezioso per completare il quadro.

Per favore astenetevi dal mandarmi commenti politici o dietrologici. Se avete dei fatti, o perlomeno delle dichiarazioni riportate da giornali o altre fonti ufficiali, ben vengano; le ipotesi di complotto non dimostrate sono una perdita di tempo. Per esempio, alcune dichiarazioni dell'organizzazione "Un ponte per..." sembrano far risalire l'accusa di superstipendio al quotidiano Libero, che però non è consultabile via Internet: se qualcuno ha copia degli articoli di questo giornale che avrebbero scatenato la diceria, mi scriva. Date un'occhiata all'elenco delle affermazioni fatte dall'appello, che ho preparato qui sotto, e contattatemi se avete informazioni che possano confermarle o smentirle. Citate, naturalmente, la fonte precisa: non basta un "mi hanno detto che" o "ho letto che".

Grazie!

Perché è ad alto rischio di bufala

Per farla molto breve: si tratta di un appello anonimo, privo di fonti e pieno di accuse non documentate. Ha senso diffonderlo senza chiedersi se per caso, vista la sua origine, si tratti di disinformazione? Siete disposti a sottoscrivere, tramite il vostro inoltro, una diceria di cui non avete alcuna conferma e di cui non si conosce l'autore?

L'organizzazione "Un ponte per..." ha pubblicato una smentita di alcune delle accuse fatte dall'appello, in particolare quelle riguardanti il presunto "stipendio" da 8.000 euro attribuito dall'appello alle due ragazze. Secondo Un ponte per..., lo stipendio reale ammontava a "in soldoni circa 1500 euro netti al mese comprensivi tredicesima e fine rapporto".

L'anonimo estensore dell'appello, invece, ha lanciato il sasso e nascosto la mano senza fornire alcuna conferma. In queste condizioni, diffondere un'accusa del genere prima di averne conferme è irresponsabile. Occorrono prove, e chi ha scritto l'appello si è guardato bene dal darne.

Le affermazioni una per una

In un caso come questo, il bufalatore ha il coltello dalla parte del manico: a lui costa pochissima fatica partorire nell'anonimato una sventagliata di accuse, mentre chi indaga deve affannarsi a trovare conferme o smentite documentate su ciascuna delle affermazioni. Dato che le mie risorse sono limitate e ci sono molte altre indagini in coda, c'è un limite al tempo che posso dedicare a ciascuna delle accuse fatte dall'anonimo accusatore.

In realtà l'onere della prova spetta a chi ha scritto questo messaggio d'accusa, che però probabilmente non si farà avanti con prove di ciò che ha detto.

  1. Le due Simona avrebbero ricevuto uno stipendio da 8000 euro
    Un Ponte per... smentisce: il netto ammonterebbe a 1500 euro, e anche aggiungendo assicurazione, vitto, trasporti e quant'altro, da 1500 a 8000 euro il passo è molto lungo (dire "da tre a sedici milioni di lire" rende forse più chiaro il divario).
    Un Ponte per... è fonte interessata, ovviamente; ma lo è anche chi ha disseminato quest'accusa, con la differenza che Un Ponte per... ha un bilancio pubblico, mentre l'accusatore è un anonimo senza alcun obbligo di trasparenza.

  2. I soldati italiani in Iraq percepirebbero meno della metà (quindi meno di 4000 euro)
    Da verificare, ma è un'affermazione poco rilevante, perché comunque la sua premessa (gli 8000 euro) è stata smentita.
  3. Il Corriere della Sera descriverebbe "la loro giornata tipo prima di farsi rapire: la Simona Torretta studiava per un esame all'università, la Pari insegnava la raccolta differenziata ai bambini iracheni"
    Nessuno dei lettori del Servizio Antibufala che leggono il Corriere rammenta una descrizione del genere.
  4. Lo stipendio citato al punto 1 sarebbe stato pagato dal governo italiano
    Secondo Un ponte per..., i fondi dai quali viene tratto lo stipendio delle due Simona hanno questa provenienza: "il 30% proviene da donazioni di privati, il 65% da finanziamenti pubblici. La media complessiva delle donazioni di privati degli anni precedenti è stata di circa il 50%. Quello del 2003 è un bilancio "sbilanciato" dalla scelta di operare alcuni interventi di emergenza (potabilizzazione e distribuzione dell'acqua) col contributo rilevante dell'Ufficio per gli Aiuti Umanitari della Commissione Europea (ECHO).... Rimane da noi confermata la scelta condivisa con le tante associazioni del 'Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq' di non accedere ai fondi Italiani per la ricostruzione dell'Iraq."
    Il bilancio 2003 di Un ponte per... è disponibile su Internet.
    I "finanziamenti pubblici" citati non sembrano provenire dal governo italiano, perché Un ponte per... riceve finanziamenti da altre organizzazioni europee, e questi finanziamenti vengono classificati come finanziamenti pubblici. Anzi, stando a un articolo de Il Tempo firmato da Fabrizio Dell'Orefice (reperibile in Rete), l'unico finanziamento proveniente dal governo italiano ammonterebbe a circa 15.000 euro: In particolare «Un ponte per» sta eseguendo un progetto del settore sanità in Iraq e finanziato dalla cooperazione allo sviluppo gestita dal ministero degli Esteri. Il progetto si intitola «Sindbad, con i bambini dell’Iraq, gestione di un dispensario per le malattie gastrointestinali in Bassora». L’importo deliberato è di 14.874 euro, come viene riportato nella relazione annuale sulla cooperazione consegnata al Parlamento."
    La sostanziale assenza di finanziamenti da parte del governo italiano sembra confermata anche da questa dichiarazione di Fabio Alberti, presidente di "Un Ponte per...", dell'8 ottobre 2004: "...Il nostro bilancio è formato per un terzo dal vostro sostegno, dalle sottoscrizioni di privati, per un terzo da contributi di enti locali italiani e per un terzo da contributi delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. Il nostro bilancio è certificato a disposizione di tutti."
  5. Sarebbe stato pagato un riscatto di un milione di euro
    Questo, a quanto mi risulta, non lo può affermare nessuno con certezza. Sono circolate moltissime voci in proposito, ma di conferme e di dettagli precisi non ce ne sono.
    Per esempio, il governo italiano smentisce di aver pagato un riscatto, mentre ADN Kronos riferisce il presunto pagamento di un riscatto di 4 milioni, citando come fonte il Sunday Times, che a sua volta cita imprecisate "fonti dell'intelligence italiana": "Londra, 3 ott. (Adnkronos) - Il governo italiano avrebbe pagato un riscatto di quattro milioni di euro per la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta. ''Molto meno'' di quanto sarebbe stato disposto a versare il gruppo terroristico di Al Zarkawi per prenderle in consegna. E' quanto rivela il Sunday Times citando fonti dell'intelligence italiana [...]".
  6. Ritornate, non avrebbero ringraziato il governo italiano
    Falso. Non lo hanno fatto subito, ma ADN Kronos riporta queste parole di Simona Pari del 30 settembre (il giorno successivo alla loro liberazione): "Vogliamo ringraziare tutti per la solidarietà offerta e in particolare le forze politiche di maggioranza e di opposizione, il governo, la Croce Rossa Italiana e gli iracheni che continuano a soffrire''.
  7. Ritornate, non avrebbero ringraziato Scelli
    Falso. L'appello si riferisce presumibilmente a Maurizio Scelli, commissario straordinario della Croce Rossa Italiana. Secondo la stessa notizia ADN Kronos citata sopra, Simona Pari il 30 settembre 2004 ha detto pubblicamente ''Vogliamo ringraziare tutti per la solidarietà offerta e in particolare le forze politiche di maggioranza e di opposizione, il governo, la Croce Rossa Italiana e gli iracheni che continuano a soffrire''.
  8. Avrebbero ringraziato la resistenza irachena
    Non ho trovato alcuna traccia di un ringraziamento alla resistenza irachena: nella dichiarazione citata sopra, Simona Pari ha ringraziato "gli iracheni", non la "resistenza". Ci sono tuttavia alcune loro dichiarazioni presso la BBC che sono state interpretate come legittimazione della guerriglia irachena. Un'intervista della Torretta a Time chiarisce in parte queste dichiarazioni:
    "Not content to bask in a hero's welcome home, Torretta chose to speak out: she opposes the U.S.-led occupation, wants Italy to pull its more than 2,700 troops out, and raised eyebrows by telling an Italian newspaper that 'the guerrilla war is justified.' In an interview with Time she clarified her stance. 'Saddam was a brutal dictator — we didn't want him in power — but now that he is gone it's time for the occupiers to leave,' she said. 'The Geneva protocols say citizens have the right to oppose an occupying force. But kidnappings, beheadings, suicide-bomb attacks like the one that just killed 35 children — these are inhuman and brutal and have nothing to do with resistance. I'm a pacifist.'"
    Traduco: "Non paga di godersi un ritorno a casa da eroina, Torretta ha scelto di dire apertamente come la pensa: è contraria all'occupazione guidata dagli Stati Uniti, vuole che l'Italia ritiri le sue oltre 2700 truppe, e ha suscitato perplessità dichiarando a un giornale italiano che 'la guerriglia è giustificata'. In un'intervista a Time ha chiarito la propria posizione. 'Saddam era un dittatore brutale -- non lo volevamo al potere -- ma ora che non c'è più, è ora che gli occupanti se ne vadano', ha dichiarato. 'I protocolli di Ginevra affermano che i cittadini hanno il diritto di opporsi a una forza d'occupazione. Ma i rapimenti, le decapitazioni e gli attacchi suicidi con le bombe, come quello che ha da poco ucciso 35 bambini, sono inumani e brutali e non hanno niente a che vedere con la resistenza. Io sono una pacifista."

  9. Avrebbero parlato di "ritiri delle truppe"
    Vero. Numerose fonti riportano affermazioni in tal senso di Simona Torretta e di Simona Pari. Oltre all'intervista a Time citata nel punto precedente, un articolo de La Sicilia del 29 settembre 2004 riferisce con queste parole l'affermazione della Torretta: "«Certo». Così Simona Torretta ha risposto alla domanda dei giornalisti se fosse d'accordo sul ritiro delle truppe dall'Iraq."
    Simona Pari ha fatto una dichiarazione analoga, riportata anche da un articolo del Corriere della Sera citato nel punto 10: 'Nell'atto concreto -ha concluso- vuol dire continuare a capire cosa sta accadendo, continuare a denunciarlo e cercare di cambiare una bruttissima realtà anche ritirando le truppe''.
  10. Vorrebbero tornare in Iraq
    Vero per almeno una delle due Simona. Ho trovato una dichiarazione di Simona Torretta in questo senso, riportata dal Corriere della Sera e da varie altre testate:
    "Simona Torretta... si è detta inoltre convinta della possibilità di un suo ritorno in Iraq dicendo «ci spero»."

    Non ho trovato dichiarazioni analoghe di Simona Pari.
  11. Cossiga avrebbe chiesto "ma non è che si sono rapite da sole?"
    Non ho trovato alcuna fonte per quest'affermazione.
  12. Una delle due Simona sarebbe (o sarebbe stata) "dipendente del Ministero della Difesa (ESERCITO) con d'Alema; pubblicista dell'Unità"
    Quest'affermazione sarebbe solo parzialmente esatta e riguarderebbe Simona Pari. Infatti un lettore ha segnalato questo breve curriculum di Simona Pari, "Graduated in Philosophy (University of Bologna). From 2000 to 2002 I worked as spokewoman [sic] for the Undersecretary of State Marco Minniti. Since february 2002, I am working for CIES and Save the Children Italia, holding the position of information officer. At the moment, I am also lecturing and conducting research in Social Anthropology at the University of Bologna. I am a freelance journalist."
    Traduco il curriculum (che non è datato): "Laureata in filosofia presso l'Università di Bologna. Dal 2000 al 2002 ho lavorato come portavoce per il sottosegretario di stato Marco Minniti. Da febbraio 2002, lavoro per il CIES e per Save the Children Italia come addetta all'informazione. Attualmente sto anche tenendo lezioni e svolgendo ricerche in antropologia sociale presso l'Università di Bologna. Sono una giornalista indipendente."
    Secondo Panorama del 16/9/2004, Simona Pari era "in Iraq dal 2003, dopo aver lavorato in Afghanistan, Kosovo e Albania" ed è stata "giornalista per il Manifesto e per Grazia".
    Secondo varie fonti trovate su Google, fra cui Articolo21.com
    , Simona Pari ha lavorato a L'Unità: lo afferma Onide Donati, caposervizio de L'Unità a Bologna, dicendo "Ho conosciuto Simona Pari nell’estate del 1996. Lavoravo all’edizione romagnola di  “Mattina”, dorso locale de L’Unità...".
    Di Simona Torretta, invece, secondo Panorama del 16/9/2004 si sa che è laureanda in antropologia ed era in Iraq dal 1999.
  13. Vi sarebbero già state proposte di candidarle a deputate
    Non ho trovato alcuna fonte che confermi quest'affermazione.

Commenti, critiche e segnalazioni

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