Indagine iniziale: 25 giugno 2003. Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2004.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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Following the tragic accident that destroyed the Space Shuttle
Columbia and killed its seven occupants, there has been much
speculation as to whether the astronauts knew, or could have known,
that their vehicle was damaged. Was the damaged area visible from
Columbia's cabin? Why do photographs of Columbia's wings, taken by the
astronauts during her last flight, show streaks of a reddish color
similar to the color of the fuel tank from which a fragment hit the
wing, causing ultimately fatal damage?
Searches through NASA's high-resolution photo archives show that the
damaged area was not visible from the cabin; however, the immediately
neighboring area certainly was. Reddish streaks on the wings are also
present in photographs from other missions, and reddish coloring occurs
in many other areas of various Shuttles.
Accordingly, it is unlikely
that the photographs of Columbia's last flight show traces of wing
damage. Many Websites have claimed to have found "cracks" in the
pictures of the wing's leading edge; however, these "cracks" are
probably artifacts of the extreme digital enhancement (so to speak)
performed on the pictures by the owners of these Websites.
Negli archivi NASA ci sono due foto che sembrano mostrare gli effetti dell'impatto,
sull'ala sinistra del Columbia, del frammento di rivestimento del
serbatoio esterno dello Shuttle che si è staccato durante il decollo ed
è ormai ritenuto quasi sicuramente la causa del disastro. Se questa
interpretazione delle foto fosse corretta, significherebbe che i danni
sarebbero stati visibili dalla cabina,
con tutti gli interrogativi e risvolti umani che ne conseguirebbero.
Le foto mostrano, proprio nella zona dell'ala in cui è avvenuto l'impatto, una vistosa serie di striature sul bordo d'attacco, accompagnata da una "sporcatura" rossiccia
sul dorso dell'ala, nella zona a valle delle striature. Il rivestimento
del serbatoio è proprio di colore rossiccio. Viene spontaneo interpretare
questi segni come l'effetto dello sbriciolarsi del frammento di
rivestimento, che avrebbe sporcato l'ala, lasciando segni chiaramente
visibili dalla cabina del fatto che era successo qualcosa di grave.
Al decollo, l'ala sinistra viene colpita da un frammento del rivestimento del serbatoio, che si polverizza.
Durante il volo, l'ala sinistra del
Columbia presenta vistose striature del bordo d'attacco e macchie
rossicce sulle piastrelle bianche. La foto è stata scattata dalla
cabina.
E' facile interpretarle in questo modo,
e molti in Rete l'hanno fatto, ma questo non vuol dire che sia giusto e
che quelle
striature e macchie siano state per forza causate dall'impatto fatale. Infatti le
informazioni che sono riuscito a raccogliere finora rendono molto improbabile che si tratti di tracce dell'impatto.
Come è possibile che segni apparentemente
così evidenti siano così ingannevoli? E' una combinazione di psicologia
e tecnologia. Di fronte a queste tragedie, vogliamo credere che "ci sia sotto qualcosa", che "qualcuno sapeva", e così via. Di conseguenza, qualsiasi
cosa sembri confortare questa tendenza umanissima viene accettata
facilmente; qualsiasi indizio contrario viene scartato o sminuito.
Conosco bene questo meccanismo: l'ho vissuto in prima persona quando,
come tanti altri, ho "scoperto" queste foto, convinto di essere stato
il primo ad accorgermene.
Per fortuna, prima di fare una figuraccia ho sottoposto la mia "scoperta" a un'indagine antibufala. Mi sono sbufalato da solo, insomma. Non è stato facile: le foto sembrano parlare da sole in modo inequivocabile. Ma come potevano essere sfuggite alle migliori menti del mondo? Più di ogni complesso aspetto tecnologico, è stato questo dubbio a mettermi la pulce nell'orecchio.
Così è nata questa indagine antibufala un po' inconsueta.
A giugno 2003, il CAIB (http://www.caib.us), la commissione che indaga sulla tragedia del Columbia, ha dichiarato che ci sono prove sostanziali che indicano la causa più probabile del disastro: un frammento di rivestimento isolante di meno di un chilogrammo, staccatosi dal serbatoio esterno dello Shuttle 81 secondi dopo il lancio, che avrebbe colpito e perforato a oltre 800 chilometri l'ora la zona dello scudo termico denominata "RCC Panel no. 8" sul bordo d'attacco dell'ala sinistra. La dichiarazione è riportata ad esempio presso http://www.space.com/missionlaunches/sts107_ap_030626.html. Perforando lo scudo termico, il calore del rientro sarebbe penetrato nell'ala, fondendone le parti metalliche.
Un disegno del CAIB che ricostruisce il percorso di penetrazione
del calore nell'ala.
Numerosi indizi tecnici (telemetria, analisi metallurgiche dei frammenti recuperati) hanno permesso al CAIB di circoscrivere con notevole precisione la zona dell'impatto. Secondo le dichiarazioni citate presso http://spaceflightnow.com/shuttle/sts107/030520slag/, il cedimento che ha distrutto il Columbia si è verificato "in corrispondenza o nelle immediate vicinanze dell'angolo interno inferiore del pannello di carbonio-carbonio rinforzato numero 8, molto vicino a una cosiddetta 'guarnizione a T' situata tra i pannelli 7 e 8" ("the breach that destroyed the shuttle Columbia occurred at or very near the lower inboard corner of reinforced carbon carbon panel No. 8, very close to where a so-called T-seal was mounted between RCC panels 7 and 8").
Dove si trovano questi pannelli sullo Shuttle? Ecco
uno schema (visto da sotto) della disposizione e numerazione dei
pannelli che rivestono il bordo d'attacco. E' una leggera
rielaborazione di da un'immagine presente sul sito della Nasa (http://spaceflight.nasa.gov/shuttle/investigation/otpst/ta_2.jpg).
La posizione dei pannelli 7 e 8 sull'ala sinistra dello Shuttle. Fonte: NASA, rielaborata da me.
Quest'altra immagine, sempre tratta dal sito della NASA (http://spaceflight.nasa.gov/shuttle/investigation/leftwing/med/orbiter_view5.jpg), indica la posizione dei vari pannelli in una vista dall'alto. Ho evidenziato in rosso i pannelli 7 e 8.
Vista in elevazione della posizione dei pannelli sull'ala sinistra dello Shuttle. Fonte: NASA, leggermente rielaborata da me.
Presso http://www.caib.us/news/photos/press_briefings/20030506/default.asp,
inoltre, trovate un altro schema dettagliato e le foto del modello
usato dalla commissione di indagine per mostrare alla stampa la
ricostruzione degli eventi.
La fonte è al di sopra di ogni sospetto: è l'archivio pubblico della NASA.
La prima foto è disponibile presso http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/shuttle/sts-107/hires/s107e05354.jpg (500 K), ed è classificata come STS107-E-05354. E' stata scattata dall'interno della navetta, precisamente dal finestrino posteriore della cabina del Columbia il 22 gennaio 2003, secondo la didascalia NASA.
Il sito della NASA offre anche una versione ad alta risoluzione di
questa foto, dalla quale ho riquadrato il dettaglio dell'ala sinistra.
Notate la chiazza scura sull'ala sinistra, appena dietro la barra gialla più vicina, sul bordo
d'attacco dell'ala, quasi al centro dell'inquadratura. Notate che le piastrelle
bianche dietro la chiazza scura sono molto sporche, di un colore rossiccio
simile a quello della schiuma del serbatoio.
La seconda foto (http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/shuttle/sts-107/html/s107e05359.html)
è stata ripresa dallo stesso punto ed è datata sempre 22 gennaio 2003.
L'immagine mostra la stessa chiazza ancora più chiaramente quando la si
osserva in dettaglio alla sua risoluzione originale (la versione qui
sotto è ridotta).
Il dettaglio della zona dell'ala, tratto dalla versione ad alta risoluzione di quest'immagine presente sul sito NASA, mostra ancora la chiazza scura e la medesima colorazione rossiccia delle piastrelle bianche.
Viene piuttosto spontaneo interpretare la macchia e le striature rossicce come il risultato prevedibile di un impatto di una sostanza friabile e rossiccia, quale appunto la schiuma isolante del serbatoio esterno.
La posizione sembra coincidere piuttosto bene con quella dei
pannelli 7 e 8 che la NASA indica come zona di impatto, ma in realtà è
parecchio diversa. L'ala dello Shuttle cambia bruscamente forma a metà
lunghezza (è un cosiddetto "doppio delta"): inizialmente il bordo è
fortemente angolato, poi il suo angolo (la "freccia" dell'ala) si allarga
notevolmente. Nelle foto, il pannello grigio striato è nella seconda
zona. I pannelli 7 e 8 sono invece più avanti verso il muso, nella zona in cui cambia
l'angolo. Quindi le striature non sono nella zona dei pannelli ritenuti
responsabili del disastro. Sono spostate, anche se non di molto.
Ma non dovrebbe vedersi qualche buco o scheggiatura? Non necessariamente. I test della Nasa, condotti simulando l'impatto in condizioni controllate il più possibile simili a quelle dell'incidente del Columbia, hanno prodotto crepe piuttosto che brecce vere e proprie. Quindi il fatto che non ci sia un vero e proprio buco o scheggiatura nell'ala non smentisce l'ipotesi (ma non la conferma). Come descritto presso http://spaceflightnow.com/shuttle/sts107/030520slag/, si ritiene che non si sia formato un grosso foro nel pannello numero 8, ma che si sia prodotta inizialmente una fessura, forse causata dalla perdita della guarnizione situata fra i due pannelli:
...a member of the Columbia Accident Investigation Board said today it's unlikely Columbia began its Feb. 1 re-entry with a large hole in RCC panel No. 8. It's more likely the disaster began with a smaller breach, possibly a gap caused by a missing T-seal, or part of the T-seal between RCC panels 7 and 8.
"If it is, for example, a T-seal, you're talking about a narrow slit which eventually is going to have to start growing in size," said James Hallock, one of the CAIB members trying to pin down the exact failure scenario. "And how does it grow? Maybe it grows by having the bottom part of panel 8 break off and that's when you're now talking about a large amount of this hot gas getting in there and things happening rather quickly after that.
"With this very small hole, things would slowly transpire and take place over a period of time. And the timing is very critical. The comment we constantly keep saying to each other is gee, this craft made it (all the way) to eastern Texas. If we had an eight-inch hole (in RCC panel 8) out over the Pacific, I'm not sure we're going to make it to Texas.
"So we have to have something that has to evolve with time," he said. "So that's the part where I'm saying, I don't think we had a big eight-inch hole there initially, I think we had something that then grew with time."
Inoltre il bordo d'attacco dell'ala dello Shuttle, per sua natura, non ha un colore uniforme, come si nota proprio in queste foto, ed è composto da elementi separati, per cui la chiazza potrebbe essere semplicemente un pannello di colore differente.
Le variazioni di colore del bordo d'attacco sono confermate da una foto della missione STS-068 (http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/shuttle/sts-68/hires/sts068-272-075.jpg, circa 3 megabyte), mostrata qui sotto in versione rimpicciolita, visto che l'originale misura 4040x4095 pixel. La foto si riferisce a un'altra navetta, la Endeavour:
La qualità dell'originale di questa immagine è tale che ne posso prendere la fettina che mostra l'ala sinistra (a destra per chi guarda la foto), senza alcun ritocco o ricampionamento, e mostrarla come vedete qui sotto alla sua risoluzione originale:
Notate le striature della zona grigia del bordo d'attacco, e le spiccate variazioni di colore della medesima zona. Si intuisce anche la linea di
separazione di due pannelli adiacenti. Sembra insomma che queste striature siano una caratteristica abbastanza comune nelle navette anche in assenza di impatti.
Ma che dire della colorazione
rossiccia delle piastrelle bianche presente nelle foto del Columbia? La foto dell'Endeavour non la mostra.
In realtà l'archivio NASA contiene foto di altre navette, in altre missioni, che mostrano che le piastrelle "bianche" sono tutt'altro che bianche, come questa (http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/shuttle/sts-68/html/sts068-067-013.html):
La foto è un dettaglio del sistema di manovra orbitale (OMS) situato
nella zona posteriore superiore dello shuttle Endeavour (missione
STS-068, ottobre 1994). C'è una discreta abbondanza di colorazione
rossiccia.
Riassumendo: tutti i dettagli sospetti sono spiegabili senza ricorrere all'ipotesi che siano tracce dell'impatto. Occorre applicare, come sempre,
il principio che "affermazioni straordinarie richiedono prove
straordinarie". Ci sono soltanto due foto, di ottima qualità e di
provenienza indubbia, ma pur sempre soltanto due foto. Il dubbio
rimane, ma a ragion veduta è molto esile.
Su un aspetto non c'è invece alcun dubbio. C'è chi, nei newsgroup, ha addirittura
visto delle vere e proprie crepe in queste foto, ma si tratta soltanto dei
risultati di elaborazioni digitali esasperate. Un'ottima analisi di
queste foto e della fallacia di queste tecniche di ricampionamento ed
esaltazione del contrasto e della luminosità è disponibile presso http://www.airplanezone.com/Articles/RCC01/page01.html.
Cercando in lungo e in largo nella Rete, ho
trovato alcuni siti che discutono di queste due foto e di molti altri
dubbi e miti che circondano la tragedia. Una documentatissima raccolta
di analisi, smentite e conferme è disponibile presso http://www.io.com/~o_m/columbia_loss_faq_x.html#TOC_master.
Un'altra cosa interessante che ho trovato durante le ricerche è un inizio di risposta alla domanda che si sono posti in molti: era possibile fotografare lo Shuttle da
terra con un telescopio potente? Questa è un'immagine pubblicata dal
sito militare statunitense AMOS, e ritrae proprio il Columbia nella sua
ultima, sfortunata missione. Stando ad alcune dichiarazioni ufficiali, questa non è la massima qualità attualmente ottenibile. Rimane tuttavia una testimonianza notevole, per cui la includo qui.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!