© 2005 by Paolo Attivissimo. Some rights reserved.
Indagine iniziale: 9/4/2005. Ultimo aggiornamento: 23/4/2005.
Indagini antibufala consultate finora:
|
Elenco delle indagini - Pagina iniziale del sito
Several e-mail appeals have been circulating on the Internet in Italy, claiming that it is possible to use rape oil bought at the supermarket as a cheap fuel in Diesel cars. Some of these appeals have been (incorrectly) attributed to a popular Italian eco-comedian, Beppe Grillo. Unfortunately this is not true. Although rape oil (known in some countries as canola)
is an ingredient in so-called "biodiesel", which is a perfectly
legitimate industrially-produced Diesel fuel obtained from plants, the
rape oil on sale in supermarkets is not the same as the rape oil used
to produce biodiesel. In particular, supermarket-style rape oil still
contains glycerin, which has to be removed in order to avoid
generating sludge inside the engine. Moreover, biodiesel is a carefully adjusted chemical cocktail,
designed specifically for today's Diesel engines. Compatible Diesel
engines, in turn, are designed and built to burn that specific
cocktail. Replacing such a delicately chosen blend with stuff meant for
cheap frying, home-mixed in extremely approximate proportions, is not a
very smart idea. If you use pure or blended rape oil in your Diesel car, it will "stink of fried food to high heaven",
as reported by some intrepid Italian testers. More importantly,
according to a leading Italian car magazine and other expert sources,
it will slowly clog up
your engine if you're tinkering with a recent vehicle. Sooner or later,
you'll have to cough up cartloads of cash
to pay for expensive repairs, which will certainly more than offset the
savings you thought you were making. You might get away with it if you
experiment with an older Diesel car, which will digest more or less
anything you feed it. In other words, don't try this at
home on your brand-new car. Links with further information (mostly in Italian) are provided below. |
In sintesi, circola un messaggio, talvolta attribuito al comico Beppe Grillo, secondo il quale si
può usare l'olio di colza nei motori diesel al posto del
carburante acquistato alla pompa, ma è illegale, anche se
produce meno inquinamento e un notevole risparmio di denaro.
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il testo è grosso modo questo (ho evidenziato i concetti salienti in grassetto):
La colza danneggia gravemente Siniscalco. La premessa criminosa e' la seguente: quando i motori
diesel furono ideati, non esisteva ancora il carburante che oggi noi
definiamo "diesel". Non esisteva perché non esistendo i motori
diesel, nessuno (escluso il buon Diesel) si era mai chiesto con cosa
farli camminare. |
Ci sono però anche altri appelli che promuovono l'olio di colza come sostituto del carburante diesel. Per esempio, a metà marzo 2005 circolava una segnalazione secondo la quale ne avrebbe parlato anche il TG3:
Una notizia dell'edizione del TG3 delle 19:00 in data 12/03/2005
(il servizio è andato in onda anche alle 12:00)... ha mostrato
il proprietario di una Mercedes di Trento fare rifornimento alla sua
automobile diesel utilizzando una normale bottiglia da un litro di olio
di colza acquistabile in qualsiasi supermercato... Nell'ascoltare il
servizio si scopre che le automobili diesel di ultima generazione
possono utilizzare l'olio di colza al posto del gasolio senza
necessitare alcuna modifica tecnica. Quale è il vantaggio?
L'olio di colza costa la metà del diesel e riduce del 98% le
emissioni inquinanti. Il filmato del TG3 si conclude citando un secondo
dato, meno sorprendente, sono decuplicate le vendite dell'Olio di Colza
a Trento...
Del caso si sono occupati anche vari articoli di giornale. Per esempio, Repubblica.it ha pubblicato un articolo il 16 marzo 2005 che titola "Tutti pazzi per l'olio di Colza – Al nord ormai è introvabile", ma non fornisce nessuna prova o dato in proposito. Anzi, dichiara che dalla Lidl, "uno dei pochi supermercati che ha sui suoi scaffali l'olio di colza", dicono, "dall'ufficio acquisti della direzione generale... fanno sapere di non avere riscontrato nessuna impennata particolare nelle vendite di olio di colza".
L'unica "prova" di un fenomeno di massa sarebbe, secondo Repubblica, il fatto che "basta digitare su Google le parole 'olio di colza'" per trovare "un
mondo di decine e decine di forum dove gli automobilisti si scambiano
consigli su come passare all'olio, dove trovarlo e quanto pagarlo. Sul
solo forum dell'autorevole 'Quattroruote' i messaggi arrivati sul tema
dallo scorso settembre sono più di dodicimila."
Ma un conto è parlarne, un altro è passare dalle parole
ai fatti. L'articolo sembra insomma teso a creare la notizia piuttosto
che a riportarla.
L'articolo di Repubblica afferma inoltre che "usare olio
di colza acquistato al supermercato, in qualsiasi quantità,
è illegale perché chi lo fa froda il fisco. Il Testo
Unico del 1995 in materia di accise stabilisce infatti che qualsiasi
prodotto venga usato come carburante o come additivo deve essere
soggetto a tassazione".
Le prime segnalazioni di questo caso, con il testo che si riferisce
al ministro Siniscalco, sono giunte al Servizio Antibufala il 17 marzo 2005.
L'attribuzione a Beppe Grillo è, a quanto mi risulta, falsa o frutto di un malinteso.
Nel suo sito, infatti, l'unica traccia di questo messaggio è nel
forum dedicato ai commenti dei lettori, e infatti fra i commenti se ne
trova uno che ripete esattamente questo messaggio. Il commento è
datato "22.03.05 15:04" e "firmato" da "fulvio zoanelli". E' quindi possibile che qualcuno abbia letto questo commento e vi abbia aggiunto la dicitura "www.beppegrillo.it", o in altri casi "[Beppe Grillo]", conferendogli maggiore autorevolezza ma dando anche l'errata impressione che il messaggio sia "garantito" da Beppe Grillo in persona.
La probabile origine del testo, segnalata da un lettore, è un blog di un utente che si fa chiamare Uriel e risalente al 14 marzo 2005. Dopo la pubblicazione di un mio articolo su Zeus News, Uriel ha modificato il proprio sito in modo da redirigere su un sito porno i visitatori che seguivano il link fornito nel mio articolo. Lo scritto di Uriel è comunque consultabile immettendo in Google "colza site:www.wolfstep.cc".
L'articolo del Resto del Carlino
citato nel messaggio (dicendo che l'articolo è di "oggi",
rendendo eterna e sempre fresca questa storia) potrebbe risalire al 14 marzo 2005,
secondo alcuni accenni trovati nei forum in Rete, ma non è
disponibile negli archivio del Carlino. Se qualcuno ne avesse una
copia, sarebbe interessante leggerla. L'appello risalirebbe, quindi,
alla stessa data.
Il concetto fondamentale
dell'appello, ossia che si possa impunemente mescolare al gasolio per le auto diesel l'olio
di colza venduto nei supermercati, è falso a detta degli esperti, anche se non mancano aneddoti di intrepidi sperimentatori che indicano il contrario. Ma gli aneddoti non fanno casistica, e non tutti i motori diesel sono uguali. Sperimentare alla cieca su un'auto che vi è costata un
patrimonio e rischiare di rovinarla per risparmiare qualche centinaio
di euro è irresponsabile.
Va chiarito, inoltre, che l'olio di colza è sì un ingrediente del cosiddetto biodiesel,
ma l'olio in commercio non ha subito i trattamenti chimici necessari,
per cui produce residui che a lungo andare danneggiano il motore. Inoltre non è noto l'effetto inquinante del bruciare olio da cucina in un motore e la teoria esposta nell'appello ("il bilancio chimico di una pianta è nullo") non tiene conto di questo fatto e vale soltanto per il biodiesel puro.
L'attribuzione del messaggio a Beppe Grillo è falsa, come già accennato.
E' invece vero che usare l'olio di colza del supermercato costituisce frode fiscale, come indicato nell'appello.
L'equivoco nasce probabilmente dal fatto che l'olio di colza è uno degli ingredienti del biodiesel,
ossia del carburante diesel prodotto da fonti vegetali, che è un
carburante valido, sperimentato e utilizzabile in molte automobili
già appositamente predisposte, come indicato più sotto.
Ma nel biodiesel non si usa l'olio di colza alimentare. L'olio di colza incluso nel biodiesel subisce una serie di trattamenti ben diversa: In particolare, l'olio di colza da supermercato contiene ancora glicerina, che invece nell'olio di colza per biodiesel è stato rimossa. Il sito di un produttore italiano di biodiesel spiega perché non si possono usare direttamente gli oli vegetali:
Gli
oli vegetali non possiedono le caratteristiche chimico fisiche idonee
alla combustione ed all'uso trazione (ad esempio una viscosità
troppo elevata); una volta modificati facendoli reagire con metanolo, diventano il sostituto ottimale del gasolio.
In altre parole, il biodiesel è una preparazione chimica dalle caratteristiche ben precise, definite dalla norma europea EN14214, non una miscela fatta a mano e a occhio
di carburante diesel prelevato dalla pompa e di olio del supermercato.
E i motori diesel compatibili sono calibrati e strutturati per usare
quella miscela precisa e nient'altro.
Il periodico Quattroruote ha inoltre messo online un articolo, datato 21/3/2005, che riassume bene la situazione:
...Chi pensa di essere furbo risparmiando poche centinaia di euro all'anno andando a comperare l'olio di semi alimentare al supermercato per fare il pieno all'auto diesel dell'ultima generazione rischia di spendere poi migliaia di euro in riparazioni... Se si usa l'olio di semi in un moderno diesel si provocano, presto o tardi, danni molto costosi da riparare all'impianto iniezione (pompa e iniettori) e al motore: per risparmiare un centinaio di euro si provocano danni per migliaia di euro. Magari nei semplici, lenti e pesanti motori diesel di trent'anni o quarant'anni fa non succede nulla di grave utilizzando tali oli; nei moderni motori, invece, non è così: sarebbe come mettere nel motore un olio pensato per i motori degli anni Cinquanta. L'olio di semi alimentare lascia dannosi depositi carboniosi, morchie e gomme negli iniettori e nella camera di combustione. Non è un olio pensato per resistere alle temperature che si trovano all'interno del motore (basta lasciare troppo tempo una padella con olio di semi sul fornello della cucina per rendersi conto dei depositi che si creano).
In altre parole, ficcare l'olio da cucina
in una macchina diesel moderna è un suicidio graduale praticamente garantito; ficcarlo in
un'auto diesel vecchia è comunque un rischio. Ve la sentite di rischiare
di rovinare la vostra auto per risparmiare qualche centinaio di euro?
Alcuni "sperimentatori", inoltre, hanno pubblicato le proprie esperienze su Internet con gli oli acquistati nei supermercati. Non è andato tutto liscio, e alcuni lamentano che "la macchina puzza di fritto da fare schifo".
E se vi state chiedendo come mai il vostro meccanico di fiducia dice invece che si può fare senza problemi,
tenete presente un paio di cose: primo, il vostro meccanico non
è necessariamente un esperto in reazioni chimiche dei
carburanti; secondo, la macchina nella quale dice di ficcare l'olio di
colza non è sua, è la vostra; terzo, se fra qualche mese
la vostra auto schiatta perché intasata di morchia, andrete da
lui a pagarlo per farvela riparare, per cui è nel suo interesse
(a breve termine) dirvi di usare l'olio di colza.
Volete davvero risparmiare sul carburante? Imparate a usare meglio
l'auto. Lasciatela a casa e fatevi una passeggiata, quando andate a
comperare il giornale; andate in bici, usate i mezzi pubblici o mettetevi d'accordo con
i colleghi per condividere l'auto a turno; guidate in modo meno
aggressivo e più fluido; andate più piano (spesso basta
uscire di casa dieci minuti prima per non dover correre); comprate
un'auto più piccola e moderna, che consuma meno; e non lasciate
acceso il motore inutilmente quando vi fermate.
Molti lettori mi hanno segnalato le
esperienze
di Jacopo Fo sull'argomento. Non le ho citate inizialmente in quest'indagine perché sono più
che altro giustamente incentrate sul biodiesel, cosa seria e ben diversa dall'olio di colza
dell'hard discount aggiunto e dosato a mano, e non volevo creare ulteriore confusione.
Fo, comunque, sostiene che si può aggiungere una percentuale di olio di colza alimentare, ma anche che "sembra inoltre che a lungo andare l'olio di colza lasci dei depositi e quindi si rende necessaria una pulizia periodica del motore". E aggiunge: "Attenzione anche a un'altra cosa: non si deve utilizzare olio di colza puro, ma un olio raffinato, privato della glicerina". Ma, come dicevo, l'olio di colza del supermercato non è privato della glicerina.
Fo ha anche partecipato a un interessantissimo dibattito a Radio 24, ascoltabile in streaming (RealPlayer) e anche scaricabile, insieme con Mario Renna (vice presidente di Assobiodiesel), Mauro Tedeschini (direttore di Quattroruote) ed Enrico De Vita (responsabile del settore auto per il movimento dei consumatori), tutti contrari al cocktail fai-da-te. Il programma segnala l'esperienza tedesca con l'olio di colza (incentivata addirittura dal governo tedesco, ma fallita), nota che il diesel già ora in vendita contiene una percentuale di oli vegetali e sottolinea che questo tipo di esperimenti invalida la garanzia sull'auto e quindi può costare assai caro.
Secondo informazioni fornite da un chimico del settore, invece, l'additivazione (non la completa sostituzione) di olio di colza e/o di girasole funziona da anni e un motore diesel aspirato funziona persino meglio: l'olio avrebbe maggiore potere lubrificante e persino detergente. Nei turbodiesel si potrebbero invece avere problemi. Le percentuali di olio di semi da non superare sarebbero approssimativamente il 10% in inverno e il 30% in estate.
Sembra insomma che anche secondo i fautori dell'innocuità dell'olio di colza come carburante non si possa rimpiazzare completamente il gasolio della pompa, per cui il risparmio possibile finisce per essere modesto rispetto al rischio di danneggiare seriamente il motore. A voi la scelta.
Come accennato, il biodiesel (quello vero, non quello fatto in casa)
è un carburante serio e piuttosto ben collaudato. A differenza
dell'olio di colza da supermercato, il biodiesel industriale è
realmente utilizzabile nelle automobili diesel che abbiano la modesta
predisposizione necessaria.
A questo proposito, in Rete c'è una trascrizione molto interessante di un'indagine del programma RAI Report
sul biodiesel e sul limitato interesse del governo per la sua
incentivazione. Anche la Coldiretti (che però è in un
certo senso parte interessata) ne parla positivamente.
Un altro articolo di Quattroruote, invece, è meno entusiasta, perlomeno sull'uso del biodiesel nei motori vecchio stile: citando lo studio "Sperimentazione carburanti alternativi" condotto fra l'altro da Enea e Cnr e linkato nell'articolo, il periodico segnala che l'uso di biodiesel puro ha
prodotto effetti negativi su emissioni, prestazioni, consumi e durata dei pur robusti e semplici motori di autobus antecedenti la normativa Euro 1. Figuriamoci l'olio di semi per uso alimentare utilizzato nei sofisticati turbodiesel attuali.
Quattroruote è però meno scettico a proposito del
biodiesel, puro o in miscela, nelle auto moderne quando ne parla nell'articolo citato inizialmente:
Per utilizzare il vero
biodiesel al posto del gasolio, occorre disporre di modelli di
autovetture in grado di funzionare senza problemi con tale
combustibile. Sono pochissimi quelli già predisposti dalle Case
per funzionare con il biodiesel puro, mentre molti accettano una
miscela costituita dal 30% di biodiesel e il 70% di gasolio. Utilizzando biodiesel puro in una vettura che non lo prevede comporta immediatamente il decadere della garanzia.
Lo stesso articolo, infine, segnala una curiosità confermata dal servizio di Radio 24 citato sopra: il carburante diesel venduto alla pompa contiene già una quota di biodiesel:
Una consistente quota del gasolio realizzato in raffineria contiene già una parte di biodiesel (sino al 5%) perché così diluito è un ottimo additivo lubrificante per il gasolio senza zolfo.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!