Indagine iniziale: 28 gennaio 2004. Ultimo aggiornamento: 18 novembre 2004.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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In January 2004, many online and offline news sources reported
the finding of a "baby dragon" preserved in a jar (shown below). The
explanation that circulated was that the "dragon" was part of a hoax
perpetrated in the late 19th century by German scientists trying to
mock their British counterparts. However, some sources engaged in wild
speculation that this could be evidence that dragons actually once
existed.
Although no one was allowed to open the jar and inspect its
contents, experts merely had to examine video evidence to notice clear
signs of an elaborate prank. The "baby dragon" hypothesis was rapidly
dismissed by all rational observers, but the origin of such a charming
and elegantly crafted artifact remained unclear.
Finally, in March 2004 the mystery was solved. The "dragon" story had been concocted by Allistair Mitchell, an "author who was so desperate to get his book published that he staged a hoax", as the BBC reported. Mr Mitchell won a "lucrative publishing contract" through his efforts: he signed a book deal for a thriller that involves... a dragon.
Sources for this abstract are provided in the links included in the Italian text.
Non c'era un testo preciso riguardante questa storia, ma semplicemente
la frequente segnalazione al Servizio Antibufala di questa notizia piuttosto
curiosa: il reperimento di un cucciolo di drago conservato in formalina. La segnalazione viaggiava spesso accompagnata dall'inquietante immagine riportata qui sotto.
A gennaio 2004 il Corriere
della Sera e altri quotidiani avevano pubblicato un articolo a proposito
di un presunto "cucciolo di drago", descritto come alto una trentina di
centimetri, conservato in formaldeide e ritrovato "sotto
un cumulo di roba vecchia da un certo David Hart, nipote di Frederick
Hart, un tempo facchino del Museo di Storia Naturale di Londra".
Secondo il racconto di Hart, il reperto "era
stato inviato al prestigioso istituto della capitale da un gruppo di
scienziati tedeschi attorno al 1890, quando era fortissima la rivalità
tra i due Paesi. Tuttavia, il museo di Londra pensò che si trattasse di
uno stratagemma per mettere in berlina il Regno Unito di fronte alla
comunità scientifica mondiale e stabilì che quel piccolo di drago non
era altro che un pupazzetto. Così, il barattolo con la formaldeide ed
il suo contenuto venne dato ad Hart e con il passare degli anni finì in
uno scatolone nella collezione di cimeli di famiglia."
Il falso drago sotto spirito. Foto tratta dal sito della Reuters.
Spiace per i cultori del genere fantasy, ma non si tratta di un vero cucciolo di drago:
l'autore della burla ha ammesso tutto. Come riferito dalla BBC (http://news.bbc.co.uk/1/hi/england/oxfordshire/3576987.stm), si tratta di Allistair
Mitchell, uno scrittore che ha architettato la storia del drago in
formalina per lanciare la propria carriera. E gli è andata bene: si è
aggiudicato un contratto con un importante editore inglese,
Waterstone's, per la pubblicazione di un thriller che coinvolge, guarda
caso, un drago.
Il drago è stato creato da veri specialisti del settore, quelli
della Crawley Creatures, autori dei modelli usati nel popolarissimo
documentario televisivo Walking with Dinosaurs (trasmesso anche in Italia).
A gennaio 2004, una foto del "drago" era disponibile sul sito della Reuters presso http://www.reuters.com/newsPhotoPresentation.jhtml?type=topNews&imageID=1000931050 ed era sin da subito descritta inequivocabilmente come "fake baby dragon"
("falso cucciolo di drago").
La reazione scettica degli esperti di settore non deve
scandalizzare: non è che siano nati col paraocchi, è che scherzi di
questo genere erano piuttosto comuni nei secoli scorsi, e a volte
degeneravano in autentiche truffe (come ad esempio il famoso caso
dell'"uomo di Piltdown", http://skepdic.com/piltdown.html).
Purtroppo alla bufala si aggiunsero anche le imprecisioni dei soliti
giornalisti afflitti da incompetenza metrico-decimale: infatti
all'arrivo sui media italiani, il "drago" subì un drastico ridimensionamento di statura. Reuters diceva che il vasetto misurava 30 pollici
(circa 76 centimetri), ma il Corriere della Sera lo convertì disinvoltamente in 30 centimetri. Massì: pollici, centimetri, che differenza fa?
Secondo la versione originale della storia, riferita da Reuters, il vasetto era stato scoperto da
David Hart in un garage dell'Oxfordshire (Inghilterra meridionale), insieme a una scatola metallica contenente un
incartamento scritto in stile tedesco antico, databile intorno al 1890,
che indicava che il Natural History Museum (il Museo di Scienze Naturali di Londra) aveva respinto il reperto e lo aveva spedito
per essere distrutto. Il "drago" fu però intercettato dal nonno di Hart, che
lavorava come facchino al museo.
Del "drago" si parlò anche alla trasmissione Rai "Voyager" andata in onda, se non erro, il
17 febbraio 2004 (giorno più, giorno meno). La trasmissione di Roberto Giacobbo solitamente non
brilla per cautela e lotta al sensazionalismo, ma comunque
contattò saggiamente vari esperti di settore, che espressero chiaramente
i più ampi dubbi sul ritrovamento.
Dato che non fu permesso aprire il contenitore in cui si trovava il
reperto, non fu possibile dare una sentenza
definitiva di falso, ma gli indizi in tal senso erano assolutamente
preponderanti: secondo gli esperti, il liquido (che non si sapeva neppure
se si trattasse davvero di formalina) era decisamente troppo limpido per essere lì da oltre
cent'anni, e il corpo di un essere vivente conservato in questo modo
tende a perdere scaglie di pelle, che si sarebbero dovute depositare sul
fondo o intorbidare il liquido. Invece il liquido era appunto limpido e
il fondo del contenitore era pulitissimo. Gli esperti avanzarono anche dubbi grafologici
sull'autenticità dei documenti che lo accompagnavano.
Il filmato di Voyager confermò oltre ogni dubbio che il "drago" non misurava "trenta centimetri", come avevano riportato alcuni giornali, ma circa trenta pollici, ossia un'ottantina di centimetri, come mostrato qui sotto (mi scuso per la pessima qualità della cattura video via satellite).
Giacobbo e il drago.
Uno degli esperti contattati da Voyager chiarì, fra l'altro, il dubbio
su formalina e formaldeide, le due sostanze citate in apparente
contraddizione da alcune fonti: in realtà la formalina è "una soluzione acquosa dal 3 al 15 al 30% di formaldeide appunto in acqua", per cui si può parlare indifferentemente di conservazione sotto formalina o sotto formaldeide.
C'erano anche altre ragioni di dubbio: per conservare un animale in
formalina, occorre aprirlo per rimuoverne gli escrementi che
contaminerebbero la soluzione, ma questo "drago" non aveva segni di
sutura. Inoltre il "drago" non aveva attributi sessuali.
In realtà non sarebbe stato necessario aprire il contenitore per condurre alcuni semplici test: sarebbe stato sufficiente porre una fonte di luce potente dietro il contenitore, in modo da vedere la struttura del "drago" in trasparenza, soprattutto nelle ali e nelle dita, rivelandone la struttura interna (difficilmente un falsario realizzerebbe anche un falso scheletro perfetto). Inoltre sarebbe stato banale, con gli strumenti moderni, accertare la natura del liquido che circondava il reperto senza doverlo aprire.
Dalle interviste di Voyager, infine, emerse chiaramente la
probabile motivazione della vicenda: pubblicizzare e vendere a caro
prezzo
il reperto sfruttando l'effetto novità e la notorietà fornita
gratuitamente dalla stampa e dai telegiornali. Infatti qualche mese dopo
il signor Mitchell ha rivelato la motivazione pubblicitaria della
trovata.
Tanto di cappello a Mitchell, ma soprattutto agli artisti della Crawley
Creatures, per aver confezionato un drago veramente simpatico. La trasmissione Voyager ha poi aggiornato il proprio reportage segnalando l'esito burlesco della vicenda.
Grazie a jeff23 che mi ha segnalato l'epilogo della vicenda.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!