Indagine iniziale: 17 marzo 2002. Ultimo aggiornamento: 26 agosto 2002.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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Le prime copie di questo appello mi sono arrivate intorno alla fine di febbraio 2002.
Subject: fatti mandare dalla mamma... Leggete e per favore inoltrate. La Gente deve sapere ciò che compra. Premessa: con questa mail non voglio denigrare il lavoro di nessuno, ma solo rendere noto come alcune cose che ci vengono passate in pubblicità sono GROSSE CAZZATE! Coloro che mi conoscono sanno che sono un produttore di latte e mi sta a cuore farvi conoscere tutta la verità sulla più grande cazzata del momento: il latte "Fresco blu" della Parmalat. Questo è ciò che ci dicono con gli spot: - il latte buono 8 giorni su 8 - latte fresco - qualità superiore - trattato con metodi naturali. MA LA VERITA' E' QUESTA: - il latte per sua natura è soggetto a deterioramento in quanto all'origine contiene una flora microbica naturale in parte utile e in parte dannosa.. Per ovviare a questo si è pensato alla pastorizzazione che è un trattamento a 74° C per 14 secondi che distrugge la carica batterica nociva ma rende inalterata la componente proteica, molto importante nella nutrizione ma anche molto sensibile alle alte temperature. Con questo trattamento il latte conservato in frigo può durare fino a quattro giorni dal confezionamento. Oltre sarebbe ridicolo, in quanto non ha più senso di parlare di latte fresco. INVECE: - Per ottenere un latte che dura 8 giorni la Parmalat fa così: * PRENDE LATTE PRODOTTO IN POLONIA E ALTRI PAESI DELL'EST (dove NON esiste > una legislazione sulla qualità del latte) lo fa pastorizzare. * Lo porta in GERMANIA dove viene separata la materia grassa (la più degradabile) trattata ad altissime temperature e rimessa insieme all'altra parte. * Viene nuovamente pastorizzato e filtrato con microfiltri di porcellana che trattengono oltre alle impurità anche alcuni nutrienti. * Viene confezionato e spedito in Italia dove dura ancora 8 giorni, potrebbe essere anche un buon latte ma non chiamatelo fresco perché non rispetta la normativa nazionale che concede 4 giorni + 1 dalla mungitura come vita massima. Molto meglio un UHT nazionale. Nonostante tutto, grazie ad un imponente campagna pubblicitaria da almeno 30 miliardi di lire, cercano di darcela a bere nel vero senso della parola. Ci raccontano che è latte controllato dal servizio parmalat, ma non saprebbero dirci neanche una delle vere stalle da cui proviene con certezza. Ci dicono che è un metodo naturale, ma mi pare che la microfiltrazione sia tecnologia pura. Dovrebbero parlate quindi di latte TECNOLOGICO ma non è bello da dire in TV, saprebbe molto di pecora dolly o di OGM e sappiamo che l'opinione pubblica non gradisce queste cose. Ci propinano una bella pubblicità falsa e nessuna trasmissione TV può dire la verità perché le reti ricevono miliardi per la pubblicità e non si può sputare nel piatto dove si mangia. Ci vendono il tutto a un prezzo maggiore giustificato non dalla qualità ma solo dai costi maggiori di trasporto e dalla doppia pastorizzazione, dato che anche la materia prima viene pagata molto meno che qui in Italia. L'unico vero latte fresco che esiste sul mercato è quello italiano che arriva nei negozi entro 24-48 ore dalla mungitura e non dopo 3 o 4 giorni (1 per la raccolta e il trasporto in Germania, 1 per il trattamento e l'imbottigliamento, 1 per il trasporto dalla Germania fino in Italia) per restarci altri 8. Ci sono in tutta Italia decine di ditte che producono bene e secondo le severe normative nazionali. Il mio appello è uno solo: bevete latte nazionale, sicuramente il più sicuro sul mercato. Qui in provincia principalmente abbiamo la Centrale del latte e l'ABIT che producono bene ma ne esistono anche altre, non voglio essere di parte verso nessuno. Servitevi di loro e state tranquilli. Per informazioni ulteriori scrivetemi a bar8@libero.it cercherò di rispondere per quel che posso. Se avete letto fin qui, grazie dell'attenzione! Guido NB: la mia non è propaganda per questa o quella ditta. Dico quello che penso e che so. Posso fornire a chi vuole, le fonti delle notizie date. |
Non è una bufala, ma non è neppure la verità al cento per cento. Tuttavia solleva alcune questioni tutt'altro che frivole e che ho cercato di riassumere qui.
La questione fondamentale sollevata dall'appello è valida: il latte trattato nel modo in cui viene trattato il Fresco Blu Parmalat può essere chiamato davvero "fresco"? Secondo l'appello no: per la legge italiana non è ammissibile chiamare "fresco" un latte che dura otto giorni.
Ma secondo la legge comunitaria sì, come descritto in un'intervista con Carmelito Di Salvo, consulente di Ave Industries e di alcune centrali del latte, che potete leggere presso http://www.milkonline.it/fiera/settegiorni/dairyworld220102.htm: "In Italia, infatti, la legge prevede che il latte possa restare sullo scaffale quattro giorni più uno; in altri paesi, come ad esempio Germania e Austria, una regola più liberale lascia alle imprese la facoltà di stabilire quanto a lungo il latte possa essere definito fresco in virtù del fatto che se ne conosce l'origine, la qualità di trasformazione ed il sistema distributivo. [...] [Fresco Blu è] però di un latte prodotto nei termini di legge di otto giorni più uno, così come previsto dalle norme tedesche, sulla base di regolamenti comunitari inerenti la libera circolazione delle merci."
Quindi c'è, a quanto pare, un serio conflitto fra le leggi italiane e quelle comunitarie. Un pasticcio burocratico, insomma, per cui Parmalat avrebbe simultaneamente torto e ragione.
Lascio agli avvocati il piacere di accapigliarsi sui cavilli: la cosa più importante è che questo significa che la definizione europea di "latte fresco" non coincide con quella italiana. Da qui nasce una serie di dubbi: se troviamo in un supermercato italiano una confezione di latte tedesco etichettato come "fresco", siamo indotti a pensare che sia equivalente allo stesso prodotto italiano, ma non è necessariamente così. Meglio fare attenzione e informarsi.
L'appello critica anche la "naturalità" del metodo usato per produrre il latte Fresco Blu, descritto dettagliatamente presso http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia1102/pag15.asp. Ma a mio parere ha ben poco senso dire che il metodo Parmalat non è "naturale". Tutto dipende, infatti, da cosa si intende per "naturale". Se per "naturale" si intende "latte così come esce dalla mucca", è evidente che nessun latte commercializzato potrebbe essere considerato "naturale": tutto il latte viene trattato in qualche modo, per evidenti motivi di salute e sicurezza.
Ammetto di non essere esperto di settore, ma non capisco perché il trattamento Parmalat (microfiltrazione) debba essere considerato "innaturale" o "tecnologico", mentre il trattamento normale del latte fresco (pastorizzazione) debba essere considerato "naturale". Chiaramente sono entrambi processi tecnologici, per cui disquisire su quale sia "naturale", e dire che uno è "tecnologico" e l'altro no, è un controsenso.
Nel mezzo della contesa, ovviamente, rimane il consumatore, che non sa che pesci pigliare. Io di certo sono la persona meno indicata per dirvi se il latte Parmalat Fresco Blu è buono e fa bene o no: sono soltanto un detective antibufala, per di più dilettante, e in questo caso posso soltanto indagare sulla veridicità degli appelli.
Tuttavia posso darvi un suggerimento: leggete la descrizione degli aspetti giuridici della vicenda presso http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia0302/pag9.asp e confrontate i due metodi (quello "tradizionale" e quello Parmalat), descritti presso http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia1102/pag15.asp. Poi chiedetevi quale dei due prodotti vi ispira di più. Valutate il contenuto di sostanze nutrienti dei vari tipi di latte, e decidete se il Fresco Blu è più vicino al latte a lunga conservazione o a quello fresco. Valutate, naturalmente, anche il suo maggior costo.
Il 7/3/2002 ho contattato l'indirizzo di e-mail citato nel messaggio. L'11/3/2002 ho ricevuto la seguente risposta, ma da un altro indirizzo, lottoperlaqualita@inwind.it:
From: lottoperlaqualità
<lottoperlaqualita@inwind.it> Lettera da me scritta in data 11/3/2002. ATTENZIONE! IMPORTANTE AGGIORNAMENTO DELLE NOTIZIE AL SITO http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia1102/pag15.asp Cari amici, sono lieto che l'argomento "latte" vi abbia interessato così tanto. Siete infatti stati moltissimi (certamente più delle mie aspettative) a scrivermi per avere dei chiarimenti, per chiedermi aggiornamenti, per mandarmi al diavolo, per correggermi dove ho sbagliato o semplicemente per ringraziarmi. Allora ecco il mio grazie sincero a voi tutti, tranne a coloro che mi hanno inviato virus o mi hanno inserito in mailing list di siti hard(...non era il caso). Tra l'altro con l'altro indirizzo non riesco più a spedire mail...sarà solo un caso? E' passato ormai quasi un mese da quella sera (era il 15 febbraio 2002) in cui mi sono deciso di scrivere la prima mail sull'argomento, mettendo giù in 20 minuti, la mia protesta per una strana situazione che si è verificata sul mercato del latte fresco. Avendo scritto così di getto in pochi minuti (che ci volete fare, sono un tipo istintivo e quando mi metto in testa di fare una cosa la faccio e poi ci penso su) mi sono reso conto che in alcuni punti non sono stato molto chiaro e in altri forse ho sbagliato. Comunque il succo del discorso è sempre quello. Oltretutto avevo pensato che per poter essere letto da tanti avrei dovuto scrivere poche righe senza fare grossi discorsi su leggi e normative che sicuramente avrebbero diminuito l'interesse alla lettera ripromettendomi di scrivere i riferimenti a chi se ne è interessato. In allegato vi mando la mail di origine perchè temo che qualcuno possa anche averla modificata in parte facendomi affermare cose che in realtà non ho scritto. Allora con questa mail cumulativa che ho invio a tutti coloro che mi scrivono proverò a elencarvi le fonti presenti in internet e di rispondere alle domande più frequenti. Ringrazio quanti mi hanno fatto notare che alcune radio o giornali ne hanno parlato anche se io ho affermato il contrario. Ma al momento della stesura della prima mail nessun organo nazionale di informazione ne aveva parlato. Ribadisco che il problema NON è se il latte in questione faccia bene o male, perchè se messo al consumo in Italia, è sicuramente controllato dagli organi preposti. Tanto meno metto in discussione il sapore. Non l'ho assaggiato, non lo assaggerò sicuramente dato che continuo a bermi il latte che produco io non per principio ma perchè non ne sento il bisogno di provare quest'incredibile emozione... Un grosso errore è stato quello di scrivere anche il nome dell'azienda in questione. Avrei dovuto ometterlo lasciandovi "l'arduo" compito di capirlo da soli dato che in effetti esiste un altra ditta che forse fa così. La motivazione della mia prima mail era dunque quella di informare che viene venduto un prodotto ammesso dalla legge nella sua composizione con un nome non concesso dalle altre leggi in materia. Praticamente il legislatore con la legge 169/89 (forse la migliore legge nazionale all'interno dell'UE in materia di qualità del latte) dice che il latte per essere chiamato fresco deve: * arrivare crudo allo stabilimento e subire il trattamento termico (pastorizzazione) entro 48 ore dalla mungitura * la pastorizzazione deve essere unica e "dolce" cioè a una temperatura compresa fra i 72° e il punto di ebollizione. * rispettare una serie di parametri analitici prefissati In pratica lo scopo di chi ha fatto la legge è di portare in vendita un prodotto il più simile al latte appena munto. Questa legge la potete trovare sul sito della CIA (confederazione italiana agricoltori) all'indirizzo http://www.cia.it/primapagina/latte/legge.htm Nella legge ci sono anche riferimenti al latte UHT cioè al latte sterilizzato. Ma perchè allora sono nati questi nuovi prodotti? Perchè nell'agosto dello scorso anno il Ministero delle attività produttive con una circolare ha dichiarato che la durabilità del latte proveniente da altri paesi dell'unione e del LATTE PASTORIZZATO AD ELEVATA TEMPERATURA può essere decisa dal produttore in base al trattamento che usa per produrlo. Ma attenzione il ministero ha parlato di "latte pastorizzato ad alta temperatura" indicando che la denominazione esatta è quella. Chi l'ha chiamato fresco anche solo nel nome commerciale o negli spot ha rigirato la norma in maniera ( secondo me) illecita. La circolare del ministero delle attività produttive del 2 agosto 2001 n° 167 la trovate all'indirizzo : http://www.cia.it/primapagina/latte/circolare.htm Ma non si può fare niente? Ovviamente gli operatori del settore non sono stati con le mani in mano e subito dopo la circolare di agosto si sono mossi con ricorsi al tar e richieste di interventi al ministro Alemanno il quale si è mobilitato senza alcun indugio. Siamo quasi al dunque. Ad oggi (11 marzo 2002) si attende con impazienza una circolare del ministro in cui vengono ribaditi i concetti principali della legge 169/89 che non verrà assolutamente cambiata per alcun motivo, in difesa del vero latte fresco italiano. Se volete mantenervi informati sull'attività del ministro andate sul sito http://www.politicheagricole.it/MiPA/ComunicatiStampa/ per avere le ultime notizie. Invece all'indirizzo http://www.politicheagricole.it/Testate/rassegnastampa/defaultrassegnastampa.htm potete selezionare un argomento ed ottenere la raccolta degli articoli sui principali giornali sull'argomento desiderato. Volete sapere da dove proviene la confezione di latte o di yoghurt o di gelato che state per acquistare? Molto semplice: cercate sulla confezione nella zona in cui c'è il nome del produttore una piccola ellisse con all'interno delle sigle strane. La prima sigla in alto è la nazione di provenienza del prodotto. Così scoprirete da subito almeno la nazione in cui è stato confezionato e potrete fara già una prima cernita. Le fonti. Come già detto a qualcuno mi sono fornito di articoli di una rivista del settore e di un incontro tecnico presso un associazione di categoria. L'articolo "base" lo potete trovare all'indirizzo http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia0302/pag9.asp. Altri siti in cui si parla della normativa del latte: http://www.cia.it/primapagina/latte3.htm la posizione della CIA sull'argomento http://www.politicheagricole.it/MiPA/ComunicatiStampa/ in questo sito vengono pubblicati i comunicati stampa del ministro Alemanno su molti argomenti agricoli importanti Ne trovate alcuni sul latte dei mesi scorsi. http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/76_02.htm la posizione della Coldiretti nelle parole del presidente nazionale Paolo Bedoni http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/75_02.htm altra news dalla coldiretti www.latte.it un "portale" del latte che contiene informazioni utili sul latte in generale, sulle leggi. Per molti che mi hanno chiesto quale latte usare nella loro zona c'è una pagina con le aziende divise per regione e insieme anche le associazioni dei produttori che se contattate potranno certamente darvi una mano nei vostri dubbi. http://www.consumietici.it/articolo.asp?id=3755&idcli=4 sito dove è stata pubblicata la mia prima mail http://www.terre.it/altreconomia/numero25/latte.html sempre a proposito del latte a lunga scadenza Così finisce la mia mail. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Chiedo scusa per il ritardo accumulato nel rispondere, ma questo per me è solo una parentesi nella mia giornata che ruba tempo al mio riposo. Tutti i link segnalati sono funzionanti al momento in cui spedisco questa mail. Se non vorrete più ricevere aggiornamenti scrivetemi. |
Ho ricevuto oggi quest'altro aggiornamento:
Ultimissime novità al sito del ministero http://www.politicheagricole.it/MiPA/ComunicatiStampa/2002/20021303(1).htm Il ministro Alemanno ha vietato qualsiasi commercializzazione di latte non conforme alla legge 169/89 che resta in vigore e che trovate all'indirizzo internet http://www.cia.it/primapagina/latte/legge.htm. Si apre comunque la possibilità della produzione di altri latti se le tecnologie verranno approvate dai ministeri delle politiche agricole e della salute. Guido |
Secondo il giornale Il Nuovo (www.ilnuovo.it) del 13/3/2002:
Il "ministro per le Politiche agricole Giovanni Alemanno ha annunciato davanti alla platea della conferenza economica di Confagricoltura [...] che non è possibile commercializzare come latte fresco il latte microfiltrato. Alemanno ha detto di aver inviato una lettera-diffida alle aziende produttrici, richiamandole al rigoroso rispetto della legge 168/89. LItalia è infatti lunico Paese europeo che definisce per legge cosa sia il latte fresco. E la norma in questione, secondo il ministro, rappresenta la massima garanzia per il consumatore e, nello stesso tempo, la migliore tutela per la valorizzazione della produzione italiana.
Perciò niente da fare: il latte fresco è solo quello prodotto con le procedure rigorosamente descritto. Allinterno della Parmalat cè chi osserva che la legge parla di filtrazione per eliminare le impurità, quindi la microfiltrazione potrebbe rientrare nella fattispecie. [...] Parmalat ed Eurolat fanno sapere così che continuersnno a commercializzare il latte "Frescoblu" sospendendo soltanto per il momentanto [sic] la microfiltrazione in attesa del responso della commissione tecnica convocata dal ministro Giovanni Alemanno.
Da un lettore del forum Rai Internet per tutti (www.internetpertutti.rai.it), precisamente il buon root(), ricevo la segnalazione che il numero di maggio 2002 del mensile Altroconsumo ha messo alla prova i vari Parmalat Frescoblu, Muller Qualità superiore, e compagnia bella, e i risultati sono: i latti sono FRESCHI. Ovvero, alla data di scadenza, correttamente conservati, conservano tutte le loro proprietà. Lo stesso lettore nota che inoltre il numero di luglio/agosto del mensile dice che la Commissione tecnico-scientifica istituita dai ministeri delle Politiche Agricole e della Salute ha confermato le loro analisi [di Altroconsumo], cioè ha ritenuto il processo di microfiltrazione (quello usato dai latti sotto inchiesta) compatibile con la legge sul latte fresco in vigore (169/89). [...] Il consiglio della rivista è comunque quello di RIFORMARE la legge, in quanto la qualità del latte non è certo garantita da una legge, ma dalla tecnologia adoperata di volta in volta.