Indagine iniziale: 12 novembre 2003. Ultimo aggiornamento: 14 novembre 2003.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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L'appello che circola è piuttosto lungo, per cui lo riassumo: afferma che l'Italia ha approvato l'acquisto di "agenti biologici e sostanze radioattive" da usare a scopo bellico e cita come fonti un articolo di Jacopo Fo e uno di G. Lannes di Repubblica. Ecco un esempio di testo dell'appello (le evidenziazioni sono mie):
sempre peggio, a quanto pare La Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003 rende noto che il governo ha approvato l'acquisto di "agenti biologici e sostanze radioattive adattati per essere utilizzati in guerra per produrre danni alle popolazioni o agli animali, per degradare materiali o danneggiare le culture o l'ambiente, ed agenti di guerra chimica." Tra le sostanze che si progetta di usare: gas nervini, ipriti,
agenti defolianti. E si dispone anche di acquistare macchinari in grado
di spargere detti veleni e addirittura di impianti atti a produrre
plutonio 239. Ho dovuto leggere un paio di volte l'articolo apparso su D di Repubblica (18 ottobre pag. 34) perche' non ci potevo credere. Ma mi chiedo quanti tra i pacifisti italiani sanno quel che sta succedendo.
Notizie nascoste... Lo sconcerto e' la sensazione che mi prende davanti a questa notizia. Che succede? L'Italia era una repubblica che aborriva la guerra e ora progettiamo di "produrre danni alle popolazioni"? Agghiacciante. Terribile che solo Paolo Cento (Verdi) abbia fatto qualche cosa: un'interpellanza parlamentare. L'Italia decide di dotarsi di armi radioattive (proiettili all'uranio impoverito?) e gas nervini, che sinceramente credevo messi al bando dalla Convenzione di Ginevra.
E questo avviene nel silenzio quasi assoluto. Possibile che non esista una forza politica in grado di lanciare una campagna di opposizione contro una scelta cosi' grave? Per la mia coscienza di cittadino italiano questo fatto
rappresenta una violazione profonda dell'idea di Italia che mi ero
fatto. Non che io abbia una grande opinione di questa repubblica del
falso in bilancio ma pensavo che esistessero anticorpi almeno verso la
scelta di dotarsi di armi di sterminio
Dal mio punto di vista si e' passato un segno. Sento un impeto prepotente a fare qualche cosa che cancelli questa decisione, sono frustrato dall'idea che non so neanche da dove si possa iniziare per tentare di bloccare questo abominio. Penso alle facce dei ministri che hanno promosso questo acquisto di armi di sterminio: Martino, Pisanu, Frattini (che sembra tanto una brava persona), Tremonti (che sembra un piragna con la colite) e Marzano (che per fortuna non so neanche che faccia ha). Chissa' come si sentivano tornando a casa dotati di armi
chimiche, biologiche e radioattive. L'erezione ne avra' risentito
positivamente? Una cosa e' certa. A Roma c'e' qualcuno convinto che per
difendere il tenore di vita dell'italiano medio valga la pena di
massacrare popolazioni
Jacopo Fo Con decreto 13 giugno 2003 il ministro della Difesa Antonio Martino -
"di concerto con il ministro degli affari esteri Frattini, dell'Interno
Pisanu, dell'Economia e delle Finanze Tremonti e delle Attivita'
produttive Marzano" A pag 17 l'atto ministeriale specifica che i militari italiani si devono dotare di "agenti biologici e sostanze radioattive adattati per essere utilizzati in guerra per produrre danni alle popolazioni o agli animali, per degradare materiali o danneggiare le colture o l'ambiente, ed agenti per la guerra chimica". In particolare si autorizza l'acquisto di gas nervini, tra questi il micidiale Sarin (quello dell'attentato al metro' di Tokyo del 20 marzo 1995), il Soman, il Tabun, il Vx. E ancora: "agenti vescicanti per la guerra chimica: ipriti e lewisiti". E poi continuando: "agenti inabilitanti e defolianti" tra i quali anche il tristemente famoso Agente Arancio, utilizzato dagli americani in Vietnam e i cui effetti devastanti si riscontrano ancora sulla popolazione di questo paese. Nell'elenco sono comprese anche "apparecchiature progettate o modificate per la disseminazione delle sostanze chimiche" oltre a "tecnologia per lo sviluppo, la produzione, l'utilizzazione degli agenti tossici". Quanto al capitolo nucleare, l'autorizzazione non si limita
"al software in grado di simulare un'esplosione", ma fa riferimento
anche all'acquisto di "sostanze radioattive" e alla costruzione di
"impianti per l'ottenimento del
Autorizzato anche l'acquisto di vari tipi di gas lacrimogeni in funzione antisommossa. Sulla vicenda il verde Paolo Cento ha indirizzato l'8 settembre scorso una interrogazione parlamentare al ministro della difesa, che pero' non ha ancora ritenuto di dover rispondere. "L'elenco e' in contrasto con le convenzioni internazionali, scrive Cento, perche' e' destinato a supportare azioni militari non solo difensive ma ancheoffensive". |
In sintesi: perché la
Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003 citata dall'appello non pubblica un elenco di armi chimiche e radioattive da acquistare, ma un elenco di armi da includere fra quelle soggette a restrizioni di esportazione, importazione e transito, operazioni "regolamentate
dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione repubblicana" che fra l'altro, come ricorda la stessa pubblicazione, "ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali".
In altre parole, non è una lista della spesa: è una lista di restrizioni. Da nessuna parte si autorizza l'acquisto
come affermato irresponsabilmente dall'appello e dai giornalisti che
l'hanno raccolto e pubblicato, come al solito, senza controllarne minimamente
l'esattezza.
Se volete ulteriori dettagli e vi piace perdervi nei meandri delle
leggi italiane, proseguite la lettura. Quello che conta è che l'appello è falso e anche alcuni dei suoi estensori originali l'hanno successivamente smentito. Quindi per favore non diffondetelo.
La prima parte dell'appello rispecchia sostanzialmente quanto effettivamente scritto da Jacopo Fo su Alcatraz.it del 9 novembre 2003 (http://www.alcatraz.it/redazione/news/show_news_p.php3?NewsID=1909). Jacopo Fo ha successivamente pubblicato una smentita che trovate qui sotto.
La seconda parte dell'appello sarebbe tratta da un articolo di G. Lannes, "Italia a tutto gas", che sarebbe stato pubblicato dal supplemento "D - La repubblica delle donne" di sabato 18 ottobre 2003, a pagina 34. Al momento
non sono in grado di verificare l'esistenza di questo articolo; sto cercando di procurarmi una copia della pubblicazione.
Secondo Disinformazione.it (http://www.disinformazione.it/orange.htm), un articolo di analogo contenuto sarebbe stato pubblicato dal Manifesto del 26 luglio 2003.
Anche Liberazione ne ha parlato negli stessi termini in un articolo dell'11 novembre 2003 di Sabina Morandi.
L'interrogazione parlamentare di Paolo Cento citata nell'appello è confermata da un comunicato dei Verdi, disponibile presso http://verdi.camera.it/microfon/int1214.htm, che titola "DIFESA ITALIANA COMPRA ARMI CHIMICHE PER INTERVENTI MILITARI".
C'è anche un'interpellanza presentata alla Camera da Elettra Deiana l'1 agosto 2003 nella seduta n.351 (http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed351/bt08.htm#2-00874) sulla stessa questione. All'interpellanza è stata data risposta il 6 novembre 2003 nella seduta n. 385. (http://new.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/framedinam.asp?sedpag=sed385/s230.htm).
Purtroppo tutte queste persone hanno controllato molto male i fatti pubblicamente disponibili prima di
scrivere.
Cominciamo con la Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003, reperibile online ad esempio presso http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/171/gazzetta171.htm. La disposizione alla quale fa riferimento l'appello è il decreto 13 giugno 2003, intitolato "Approvazione
del nuovo elenco dei materiali d'armamento da comprendere nelle
categorie previste dall'articolo 2, comma 2, della legge 9 luglio 1990,
n. 185", il cui testo è disponibile presso http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/171/8.htm.
Questo decreto, in sostanza, aggiorna un elenco di armi e sostanze
chimiche e radioattive citato dalla legge 9/7/1990 n. 185 all'articolo
2 comma 2. L'elenco aggiornato è disponibile presso http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/171/supplemento/supplemento119.zip.
Effettivamente quest'elenco contiene, come dice l'appello, un riferimento ad "agenti biologici e sostanze radioattive 'adattati per essere
utilizzati in guerra per produrre danni alle popolazioni od agli
animali, per degradare materiali o danneggiare le culture o l'ambiente,
ed agenti per la Guerra Chimica." Lo si legge a pagina 17, che per vostra comodità ho estratto dall'elenco e messo a vostra disposizione qui. La pagina successiva parla effettivamente di "agenti nervini per la Guerra Chimica" citando Sarin, Soman e VX, "agenti vescicanti per la Guerra Chimica" come le ipriti, eccetera.
Ma a cosa serve quest'elenco? Non certo a specificare quali armi acquistare.
Infatti l'elenco serve alla legge 9/7/1990 n. 185, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale del 14 luglio 1990, n. 163, il cui testo è
disponibile presso http://italy.peacelink.org/disarmo/docs/28-149_185.txt (non ho trovato fonti più istituzionali perché l'archivio online del Senato si ferma al 1996).
La legge 185 è intitolata "Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento". Da nessuna parte si parla di acquisto. L'affermazione che la legge approva l'acquisto è una irresponsabile invenzione giornalistica.
La legge 185 ha, fra le sue disposizioni generali, questo comma (l'evidenziazione è mia):
"1. L'esportazione, l'importazione e il
transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative
licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di
difesa dell'Italia. Tali operazioni
vengono regolamentate dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione
repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Anche il comma 7 rende chiaro il fine di questa legge e rende impossibile il supposto acquisto delle armi citate:
"7. Sono vietate la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari,
nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della
relativa tecnologia. Il divieto si applica anche agli strumenti e alle
tecnologie specificamente progettate per la costruzione delle suddette
armi nonché a quelle idonee alla manipolazione dell'uomo edella biosfera a fini militari."
L'articolo 2 comma 2 richiamato dal decreto 13 giugno 2003 è un
elenco dei materiali d'armamento regolamentati e la cui esportazione,
importazione e transito appunto "devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia" e sono regolamentati dallo Stato "secondo i princìpi della
Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali." Il decreto 13/7/2003 non fa altro che aggiornare quest'elenco, che non dispone affatto l'acquisto di alcunché.
L'appello è insomma al di là di ogni dubbio una bufala, e pertanto non va assolutamente diffuso.
Il 14 novembre 2003, presso Alcatraz.it, nella rubrica "Dario Fo e Franca Rame News", è comparso un articolo (http://www.alcatraz.it/redazione/news/show_news_p.php3?NewsID=1914) firmato "La redazione" ma il cui tono (e l'uso della prima persona singolare) sembra renderlo attribuibile a Jacopo Fo.
In quest'articolo viene smentita l'accusa fatta da Fo in un articolo precedente:
"Ho preso un granchio pazzesco?
Domenica scorsa davo la notizia che l'Italia era sul punto di comprare
armi radioattive, chimiche e batteriologiche e esprimevo tutto il mio
sconcerto e la mia rabbia per questa scelta che, a quel che ne sapevo,
era passata sotto silenzio. La notizia era riportata da molti siti
Internet, dall'Unita' e da D di Repubblica e supportata da
un'interpellanza parlamentare di Pier Paolo Cento, deputato dei Verdi.
Sono arrivate molte lettere che mi tirano le orecchie (violentemente)
perche' la notizia e' falsa. Sicuramente devo fare autocritica perche' sono caduto in una trappola. Sicuramente in buona compagnia ma questa non e' una scusa. Comunque il fatto che il mio articolo sia sbagliato (il che e' indiscutibile) e che il governo italiano sia meno cattivo di quel che mi era sembrato non chiude la questione."
Fo esprime nel resto dell'articolo alcuni dubbi residui sull'ipotesi
che il governo italiano voglia procurarsi le suddette armi chimiche. Questa è una sua ipotesi personale non basata su alcun documento o fatto. Di certo, per sua stessa ammissione, non si basa sull'elenco citato nell'appello.
La Camera ha smentito che si tratti di una lista della spesa. La risposta alla già citata interpellanza presentata alla Camera da Elettra Deiana è molto chiara (http://new.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/framedinam.asp?sedpag=sed385/s230.htm):
"FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevole Deiana, il supplemento ordinario n. 119 della Gazzetta Ufficiale n. 171 del 25 luglio 2003 è il nuovo elenco dei materiali d'armamento da sottoporre a controllo a norma della legge n. 185 del 1990 e non l'elenco dei materiali di cui si doteranno le forze armate e i corpi di polizia italiani. Questo è bene chiarirlo subito perché ci è sembrato che nel contesto dell'interpellanza dell'onorevole Deiana si fosse fatta involontariamente un po' di confusione su questi due aspetti."
"Infatti, l'articolo 3 di tale legge prevede l'elenco dei materiali d'armamento ed è approvato con decreto del ministro della difesa, di concerto dei ministri degli affari esteri, dell'interno, delle finanze, dell'industria, del commercio e dell'artigianato, delle partecipazioni statali e del commercio con l'estero, da emanarsi entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L'individuazione di nuove categorie e l'aggiornamento dell'elenco dei materiali d'armamento sono disposti con decreto da adottarsi nelle forme suindicate, avuto riguardo all'evoluzione della produzione industriale, a quella tecnologica, nonché agli accordi internazionali cui l'Italia aderisce."
"Si sottolinea che l'elenco in questione viene redatto con l'evidente obiettivo di esercitare un rigoroso controllo
sulla delicata materia, non ultimo quello di non permettere
l'incondizionata circolazione di materiali pericolosi, costringendo
quindi produttori e acquirenti a richiedere una esplicita licenza di
esportazione. Pertanto, le preoccupazioni degli onorevoli interpellanti
trovano soddisfazioni proprio nel provvedimento emanato con il quale si
assicura, nel rispetto delle legge vigente, il controllo sull'intera
materia con le stesse finalità e con il medesimo spirito che animano,
indubbiamente, l'atto di sindacato ispettivo cui si risponde."
A quanto mi risulta, nessun'altra delle testate giornalistiche o dei
parlamentari coinvolti ha pubblicato una rettifica.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!
Grazie a "gguglielmotto", "lilligatto" e "longo" per le ricerche e il reperimento di alcuni documenti online.