Indagine iniziale: 1 agosto 2003. Ultimo aggiornamento: 2 settembre 2003.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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La versione dell'immagine che riporto qui contiene riferimenti al sito www.1manband.it,
ma ne circolano anche altre versioni prive di questi riferimenti o con
riferimenti ad altri siti. Questa è semplicemente la versione più nitida che sono
riuscito a trovare.
E' comprensibile sospettare che si tratti di una burla;
inizialmente lo pensavo anch'io. Dopotutto, la società Monava non usa
questo slogan provocatorio nel proprio sito http://www.monava.it (ma se leggete qui sotto, capirete il perché). Inoltre l'immagine ricalca fotomontaggi analoghi diffusi in inglese
su Internet, che riportano in traduzione la stessa battuta, come quello
qui sotto (realizzato assai maldestramente, dato che la scritta Fedex è vistosamente disallineata):
Tuttavia l'immagine che circola nell'appello non ha tracce rilevabili di fotoritocco: certo, il rettangolo che contiene il marchio della società è leggermente disallineato rispetto alla cornice del cartellone, ma potrebbe essere semplicemente un errore di applicazione del cartellone. Inoltre la Monava ha sede proprio a Cardano al Campo, la località citata nel messaggio che accompagna la foto sospetta.
Nella speranza di risolvere definitivamente l'assillante questione, il 5/8/2003 ho mandato un e-mail alla società chiedendo chiarimenti, ma non ho ancora ricevuto risposta. Nel frattempo sono arrivate numerose conferme preliminari da parte dei lettori, che trovate qui sotto, accompagnate da un documento che conferma inequivocabilmente che non si tratta di una bufala.
Il 19 agosto 2003 un lettore (selidori) mi ha scritto in seguito alla mia indagine iniziale: "posso assicurare che la foto è vera ed il manifesto esiste eccome.[...] Mi pare, inoltre, di averla vista anche altrove ma su quello non ci giurerei."
Sempre il 19 agosto 2003, un altro lettore (djfac) mi ha riferito quanto segue: "...abito a Cardano al Campo (VA), e posso testimoniare che il cartellone della foto che ho visto
sul suo sito è VERA, non era un semplice cartellone pubblicitario ma un
cartellone posto in cima direttamente alla sede della stessa ditta
Monava. Negli anni passati vi trovava posto una grossa struttura a neon
verdi riportanti il logo della azienda (come se ne vedono molti lungo superstrade ed
autostrade) con corredo di orologione/termometro a cifre dove ora vi è
la scritta 'forwarding agents' [...].
Su una delle 2 facce (quella più esposta alla superstrada) era
effettivamente comparsa l'immagine del 'pacco' e la frase ad effetto,
sull'altra invece un'immagine più semplice (logo dell'azienda e scritte varie). Uso il passato perché da alcune settimane l'immagine del 'pacco' è stata rimossa
ed ora il cartellone presenta due facce uguali (quella più semplice
delle due). Nota personale: peccato...prima era più divertente."
Lo stesso giorno ho ricevuto un e-mail da Lorenzo Mo****i:
"Posso testimoniare di aver visto personalmente la pubblicità, non
ricordo dove ma probabilmente mentre andavo a Malpensa, e di averla
notata... perché non si può non notarla! Non ricordo però se il
marchio della ditta era lo stesso che ti hanno segnalato, a
testimonianza del fatto che non sempre le campagne 'forti' raggiungono
l'obiettivo sperato, ma di sicuro si trattava di una ditta di
trasporti."
Sempre il 19 agosto 2003, Claudio.Matte***i mi segnala che sul sito della Monava, presso http://www.monava.it/azienda.cfm,
ci sono due foto di un edificio la cui sommità, sotto il cartellone,
coincide quasi perfettamente con quella visibile nella foto del
"pacco": manca soltanto la tettoia a sinistra dell'uomo che si affaccia dal
tetto.
Due foto, tratte dal sito Monava.it, sembrano raffigurare lo stesso edificio mostrato nella foto "sospetta".
Il 20 agosto 2003, Luca Gior**** mi ha confermato che "è assolutamente VERO (il cartellone pubblicitario intendo). Non so se c'è ancora ma a Gennaio era lì".
Sempre il 20 agosto 2003, Andrea De Togni (citato per nome completo col suo permesso) mi ha scritto dicendo che "La
famosa pubblicità 'Il vostro pacco è in buone mani' è ASSOLUTAMENTE
VERA ed ha campeggiato su quel cartello per MESI. Io abito a Caronno
Varesino, in provincia di Varese e la mia ragazza abita proprio a
Cardano al Campo. Credimi che quel cartello è esistito per mesi.
Purtroppo non posso dartene conferma fotografica perché ieri, tornando
dalle vacanze di 2 settimane, ci siamo accorti che è stato cambiato -
probabilmente hanno ricevuto troppe proteste!". Fra l'altro, Andrea nota che "se non ricordo male ne aveva parlato anche Focus (la rivista) in una lettera dei lettori riguardo alle 'Pubblicità assurde' o qualcosa del genere." Sarebbe interessante mettere le mani su una scansione dell'articolo della rivista.
A settembre 2003, un abilissimo lettore, tribar2908, ha scovato un documento online che conferma oltre ogni dubbio che il cartellone è (era) autentico e che la società responsabile è (era) effettivamente la Monava.
Si tratta dell'Ingiunzione del Comitato di Controllo n. 217/2002 del
19/9/2002 dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria, emessa nei
confronti di Monava Trasporti Internazionali spa e pubblicata su
Internet presso http://www.iap.it/it/cdc/2002/c2172002.htm. Cito testualmente (le evidenziazioni sono mie):
Il presidente del Comitato di Controllo, visto il messaggio pubblicitario "Il vostro pacco è in buone mani", relativo a trasporti internazionali,
rilevato su affissione, ritiene lo stesso manifestamente contrario agli
artt. 9 - Violenza, volgarità, indecenza -, 11 - bambini e adolescenti
- e 1 - Lealtà pubblicitaria - del Codice di Autodisciplina
Pubblicitaria. La pubblicità raffigura la mano di un uomo che si stringe energicamente, attraverso i jeans, l'organo sessuale.
La volgarità di tale gesto, sottolineato da un claim che viene esso
stesso reso scurrile, è da considerarsi in aperto contrasto con l'art.
9 CAP. Il messaggio non ha infatti alcun valore informativo e nessuna
attinenza con il servizio pubblicizzato se non uno squallido richiamo a
un modo di dire, neanche tanto implicito, ma per lo più di una
indecenza gratuita. Il solo intento ravvisato consiste nel colpire il
pubblico, con scorrettezza e trasgressione, per far memorizzare il nome
dell'inserzionista. La volgarità messa in evidenza viene poi
amplificata dalle dimensioni del cartellone pubblicitario che ne
moltiplicano l'effetto attrattivo. Viste le dimensioni dell'immagine, e
il tipo di mezzo scelto dall'inserzionista, è incontrovertibile che
anche i bambini, fruendo di questa immagine, altro non facciano se non
acquisire acriticamente un modello di comportamento quantomeno
maleducato e non corretto. Tutto ciò rilevato, il messaggio non può che
porsi in contrasto anche con l'art. 1 CAP, che sanziona ciò che è
idoneo a screditare l'intero istituto della pubblicità.
Il caso, insomma, è chiuso: la foto non è una bufala.
Le prime segnalazioni di quest'immagine mi sono arrivate ai primi di agosto 2003, ma un lettore (pbm) mi dice che ne aveva già ricevuta segnalazione il 18 settembre 2002, ed è oltretutto sicuro di averla ricevuta anche "moooolto prima".