Indagine iniziale: 10 ottobre 2003. Ultimo aggiornamento: 15 novembre 2003.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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Ci sono alcune varianti sul tema, ma il concetto è grosso modo quello mostrato nell'esempio qui sotto: si propone di respingere, se saranno inviate, le lettere informative distribuite a tutti i cittadini italiani dal governo Berlusconi. Le evidenziazioni e le parole tra parentesi quadre sono mie.
COMUNICATO DI RESISTENZA CIVILE |
Sia ben chiaro che non entro nel merito degli aspetti politici
della vicenda: qui mi limito a verificare la proposta espressa
dall'appello. Il governo Berlusconi ha annunciato di voler inviare una
lettera a tutti gli italiani? Sì: ne hanno parlato tutti i giornali, anche se da un po' non se ne sente più parlare. Si può respingere al mittente una lettera? Certo che si può. In questo senso, l'appello non è una bufala.
Respingere al mittente la comunicazione di un Presidente del Consiglio può essere vista
certamente come una forma di protesta civile (come ha osservato qualcuno, è
molto meglio che spaccar vetrine). La proposta dell'appello, inoltre, non è particolarmente complicata da mettere in atto. Infatti in
genere, in caso di corrispondenza respinta i portalettere o gli uffici
postali non devono far altro che ritirare la lettera e restituirla se
possibile al mittente, oppure mandarla al macero se la restituzione è
impossibile per qualsiasi ragione. Non occorre insomma una particolare
trafila burocratica per restituire una lettera.
Tuttavia l'iniziativa potrebbe essere meno efficace, in termini di impatto, di quel che può sembrare inizialmente.
Se pensate che la lettera respinta ritorni materialmente al
mittente, creando una spettacolare catasta di corrispondenza di fronte
alla casa del Cavaliere o a un palazzo del governo o alla sede centrale
di Forza Italia, con tutta probabilità vi sbagliate.
Infatti di norma, quando si effettua un invio di massa di questo genere, le buste respinte non vengono restituite al mittente:
vengono classificate come "stampe" e come tali solitamente finiscono al
macero. In altre parole, respingendo la missiva dareste semplicemente
un po' di lavoro in più alle già oberate Poste, senza ottenere un
effetto granché visibile (a parte qualche arrabbiatura per le file più lunghe agli
sportelli causate da chi restituisce la missiva all'ufficio postale), e naturalmente non fareste risparmiare nulla allo Stato.
Insomma, lasciando da parte il caso specifico, l'idea è formalmente valida,
sia pure con le limitazioni di efficacia che ho accennato. Il vero
problema è le date citate nell'appello sono ormai passate e della
lettera non v'è traccia. Pubblico comunque questa micro-indagine perché
può tornarvi utile caso mai si ripresentasse l'ipotesi.
L'annuncio dell'iniziativa del governo è citata da numerosissimi giornali. Ne cito giusto un paio:
Secondo Panorama del 10/10/2003 (http://www.panorama.it/economia/pensioni/articolo/ix1-A020001021148) la "lettera del premier sulle pensioni (è prevista una sola pagina, con 22-25 righe di testo) dovrà giungere nelle case degli italiani prima dello sciopero generale indetto dai sindacati per venerdì 24 ottobre." La stessa fonte nota che "poiché l'indirizzario sarà lo stesso a cui il governo fece ricorso per regalare a ogni famiglia l'euroconvertitore, si tratterà di stampare e recapitare 18 milioni 198 mila lettere a tempo di record". Sempre Panorama dice che per quanto riguarda il "costo dell'operazione, che rientra tra quelle previste dalla legge 150 del 2000 sulla comunicazione istituzionale, alcuni hanno avanzato l'ipotesi di 7 milioni di euro. [...] Vista la quantità delle lettere, l'affrancatura postale potrebbe ottenere uno sconto da 40 a 7 centesimi."
Anche l'ANSA, citata per esempio presso http://news2000.libero.it/index_economia_news.jhtml?id=5756261 , il 24 ottobre 2003 parla dell'"iniziativa annunciata da Berlusconi, di inviare una lettera agli italiani sulla riforma delle pensioni", notando fra l'altro che "è conforme alla protezione dei dati personali. Questo il parere del Garante per la Privacy, Stefano Rodotà, espresso in una lettera inviata alle associazioni dei consumatori. Il garante informa comunque che i cittadini non interessati a questo tipo di comunicazione istituzionale potranno rendere noto la loro volonta'."
A proposito delle cifre citate dall'appello (18 milioni di capifamiglia, 7 milioni di euro):
Sarebbe interessante riportare quanto previsto in proposito dal
regolamento delle Poste Italiane. Purtroppo non sono riuscito a
reperirne una copia "ufficiale" su Internet, per cui posso citare
soltanto questa versione pubblicata presso http://www.anzwers.org/free/cobaspostefi/html/documenti/regolamento.html e datata aprile 2001, che non so quanto sia aggiornata e affidabile:
Dalle ultime parole, pare di capire che il rifiuto potrebbe addirittura comportare un ulteriore aggravio di spese per lo Stato.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!