Indagine iniziale: 10 agosto 2002. Ultimo aggiornamento: 18 agosto 2003.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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Non posso essere imparziale in questa indagine: odio gli spinaci. Non li ho mai potuti soffrire, e il fatto che da bambino, fra un conato e l'altro, tutti mi ripetessero in coro "mangia gli spinaci, che contengono tanto ferro" non mi ha fatto cambiare idea -- però ha aumentato il mio senso di colpa. Che sollievo, dunque, scoprire che non è vero che gli spinaci contengono tanto ferro.
Lo so, lo so, questa storia non circola su Internet, quindi il
Servizio Antibufala non se ne dovrebbe occupare. Ma come posso
resistere alla tentazione di gongolare pubblicamente nella
consapevolezza che ho fatto bene a rifiutarmi di trangugiare gli
spinaci? Anche perché so che la maggior parte di voi farà altrettanto.... e poi lo considero un dovere civico, onde risparmiare infinite sofferenze alle future
generazioni segnalando che la storia del "tanto ferro negli spinaci" che continua a circolare fra le mamme ansiose è una bufala, e pure scientifica.
Purtroppo non sono ancora riuscito a trovare i dati esatti della genesi di questa bufala, ma il concetto fondamentale è questo: molti decenni fa, un ricercatore pubblicò una tabella del contenuto di ferro nei vari alimenti, inserendovi un errore tipografico riguardante gli spinaci, che ne decuplicava il valore. La tabella fu presa per buona da intere generazioni di nutrizionisti e genitori, e il mito continua tuttora, anche se da tempo l'errore è stato scoperto e rettificato dalla comunità scientifica.
Il fatto che gli spinaci abbiano un sapore che molti trovano disgustoso
ha contribuito a perpetuare la bufala, in ossequio all'inevitabile
"ragionamento" psicologico che se tutte le cose che fanno bene hanno un
sapore orrendo, ergo se un cibo fa schifo vuol dire che sicuramente fa
bene. E poi quel contenuto straordinario di ferro era un "fatto scientifico", che diamine.
Un servizio della ABC News del 28 agosto 1997, la cui trascrizione è disponibile presso http://www.law-forensic.com/cfr_west_3.htm, racconta alcuni dettagli dell'errore: "It's based on a scientific error, a mathematical miscalculation. They got into the literature, and they put the decimal point in the wrong place and thought they had a lot more iron. They thought they had 10 times more iron than they did." ["si basa su un errore scientifico, un errore di calcolo matematico. E' entrato nella letteratura di settore, hanno messo il punto decimale nel posto sbagliato e pensavano di avere molto più ferro. Pensavano di averne dieci volte di più della realtà"]. Il servizio indica inoltre l'esistenza di una pubblicazione scientifica contenente la smentita ufficiale: a un certo punto, secondo la trascrizione, il reporter mostra una rivista medica e dice "This medical journal explains, a scientist simply moved the decimal point one space." ["questa rivista medica spiega che uno scienziato ha semplicemente spostato il punto decimale di un posto"]. Sarebbe interessante sapere di quale rivista medica si tratta.
Altre fonti trovate in Rete citano il Reader's Digest Book of Facts: "The misconception arose when a misplaced decimal point in a set of published food tables made spinach appear to contain 10 times as much iron as other vegetables. In fact, it has no unusual amount." ["questa nozione errata nacque quando un punto decimale messo nella posizione sbagliata in una serie di tabelle nutrizionali pubblicate fece sembrare che gli spinaci contenessero dieci volte più ferro delle altre verdure. In realtà il suo contenuto non è molto insolito."]
Insomma, sul fatto che si tratti di un errore di stampa e che
l'errore abbia decuplicato il vero contenuto di ferro degli spinaci
sembra non esserci dubbio. Il mistero si infittisce quando si va a
cercare chi è il colpevole di questa atrocità.
Ma di preciso quanto ferro contengono davvero questi spinaci?
Insomma, non ci si può fidare neppure degli scienziati,
perché hanno l'abitudine di fidarsi l'un dell'altro, proprio come noi
facciamo con gli appelli che ci mandano i nostri amici e colleghi.
Fortunatamente la comunità scientifica non si basa sul dogma, ma sulla
verifica, e quindi l'errore è stato corretto. Purtroppo la correzione
non è stata diffusa adeguatamente nella consapevolezza del consumatore
medio.
L'unica cosa buona che è scaturita da tutto questo pasticcio, insomma, è il personaggio di Braccio di Ferro, così insolito e originale. Ma tutto sommato poteva andare molto peggio. Non oso immaginare, infatti, come sarebbe potuto essere un personaggio dei fumetti scientificamente corretto, basato sul consumo di ingenti quantità di fagioli borlotti.
Ricevo da un lettore, Markus S****er, una segnalazione secondo la quale il signor Wolfe non c'entra nulla. "Essendo di madrelingua tedesca" mi dice Markus, "il cognome 'Wolfe' del presunto scienzato mi ha incuriosito non poco. Wolfe infatti suona più inglese che non tedesco. Ed in effetti non ho trovato neanche una singola pagina Web tedesca che parla di questo Wolfe."
Indagando tramite Google, Markus ha scoperto questa spiegazione:
"Bei einer Messung ermittelte der
Schweizer Physiologe Gustav von Bunge Ende des 19. Jahrhunderts einen
Eisengehalt von 35 Milligramm pro 100 Gramm Spinat. Ernährungsforscher
erkoren daraufhin Spinat zum Eisenlieferanten Nummer eins. Sie
ignorierten den Fakt, dass von Bunge mit getrocknetem Spinat arbeitete.
Das Grünzeug besteht im Urzustand allerdings zu 90 Prozent aus Wasser.
Tatsächlich beträgt der Eisengehalt einer 100-Gramm-Portion nur 3,5
Milligramm." (http://www.umweltfibel.de/lexikon/e/lex_e_essen.htm)
In altre parole, un fisiologo svizzero di nome Gustav von Bunge, verso la fine del diciannovesimo secolo, misurò il contenuto di ferro degli spinaci, che risultò essere di 35 mg per 100 g. Ma quello che altri ricercatori poi hanno ignorato è che von Bunge non aveva usato spinaci freschi ma spinaci secchi. La verdura fresca, però, contiene al 90% acqua. Ecco perché il valore sembra 10 volte più alto. Non si tratta quindi di un errore di calcolo, o di battitura della virgola spostato di un decimale. Markus mi segnala inoltre un link per saperne di più su von Bunge: http://www.snl.ch/dhs/externe/protect/textes/D14312.html.