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Pagina iniziale dell'indagine / First page of the investigation
This page provides the English and Italian translation of an article about Valentin Mikhaylin, published on the Russian website Oxpaha.ru. The original text of the article is at Oxpaha.ru. Emphasis was added by me.
I'd like to thank Matteo Mazzoni from Scandicci, Carla Muschio and Tatiana Bellinzona (all named in full with their permission), magowiz and irinanic.s for their translations. The Italian text below is a blend of their versions. The English version is mine, and it's a translation of the Italian translation, so it should be taken with a pinch of salt or two. I used American spelling to avoid complaints about "wrong" spelling from US readers (laugh, it's humor).
Please note: No copyright infringement is intended. Article is translated purely for informational purposes and credit is given to the authors of the original.
Ringrazio Matteo Mazzoni di Scandicci, Carla Muschio e Tatiana Bellinzona (citati integralmente col loro permesso), magowiz e irinanic.sper le traduzioni fornite. Il testo italiano che trovate qui sotto è una combinazione delle loro traduzioni. La versione inglese è opera mia, ed è una traduzione della traduzione, per cui va presa con un minimo di cautela. Il testo originale dell'articolo è presso Oxpaha.ru. Le evidenziazioni sono opera mia.
Nota: non si intende violare alcun diritto d'autore. L'articolo è tradotto puramente a scopo informativo e ne vengono indicati gli autori originali.
Il giallo di Kaluga. Un utente di Internet accusato di calunnia (18/4/2000)Chi l'avrebbe mai detto? Un semplice ragazzotto di Kaluga, per di più invalido, è diventato una vera minaccia per la società Èlektrosvjaz di Kaluga, per la direzione generale delle Poste della regione di Kaluga e per l'ufficio postale cittadino, per la procura cittadina di Kaluga, nonché per la sezione regionale del Servizio di Sicurezza Federale [si tratta dell'ex KGB -- nota del traduttore] e forse anche per migliaia di utenti della rete informatica Internet in Europa. PremessaLa storia di Kaluga è iniziata modestamente. Valentin Michajlin, studente diciassettenne dell'istituto tecnico edile di Kaluga decise di entrare in Internet. A Mosca la "ragnatela mondiale" è cosa normale: ti compri la carta di uno delle centinaia di provider e vai in giro nella giungla elettronica mondiale a piacimento. Kaluga, anche se è a solo 150 chilometri da Mosca, è una città ancora patriarcale. Qui solo due organizzazioni vi mettono in contatto con Internet: il locale ufficio postale e la società Èlektrosvjaz, che si trovano in edifici vicini. La prima istituzione è statale, la seconda è contemporaneamente l'unico operatore telefonico cittadino e un provider di Internet. Inoltre gli utenti della Rete globale a Kaluga sono circa tremila in tutto, di modo che tutto è in vista. Alla Èlektrosvjaz chiesero a Valentin Michajlin non solo un documento d'identità, ma anche i documenti del computer e del modem. Questi li presentò. Il 26 agosto 1998 l'Èlektrosvjaz stipulò con lui il contratto n. 29/278-4633. Il pagamento per l'utilizzo di Internet, com'è noto, è a minuti, perciò lo studente Michajlin teneva sotto controllo il tempo di connessione. Qualche tempo dopo notò che ciononostante gli giungevano conti troppo alti. Infatti a novembre era stato in Rete, secondo i suoi conteggi, per 48,60 rubli [circa 1,5 euro -- N.d.t.], ma aveva ricevuto un conto da 422,95 rubli [circa 13 euro -- N.d.t.]. Michajlin scrisse una lettera di protesta al direttore dell'Èlektrosvjaz, dal quale ricevette 20 pagine di resoconto dei suoi collegamenti al server. Osservandolo, Valentin notò delle incongruenze. Per esempio, alle 16.59 sarebbe entrato in Rete e ci sarebbe stato 12 minuti. Ma già alle 17.00, quand'era passato solo un minuto dei dodici, sarebbe entrato in Rete una seconda volta per un minuto e mezzo. Avendo notato queste sovrapposizioni di tempi, lo studente insospettito scrisse di nuovo una lettera di protesta e di nuovo ricevette un rifiuto. Michajlin si sentì offeso e sporse querela per ottenere i soldi dal monopolista di Kaluga. Tuttavia dimostrare qualcosa non gli era facile. Solo una certificazione del gestore telefonico avrebbe potuto confermare il tempo effettivo di connessione al server di Internet, ma ricordiamo che i telefoni di Kaluga sono gestiti dalla stessa Èlektrosvjaz. Per questo motivo a Valentin Michajlin toccò pagare tutte le bollette fino alla fine del contenzioso: avrebbero potuto tagliargli non solo la Rete, ma anche il telefono di casa. Il tribunale di Kaluga si rifiutò di esaminare la querela di Michajlin. Allora Valentin inviò a molti utenti locali di Internet un e-mail in cui raccontava il proprio problema. Tutto ciò che gli è successo dopo -- due procedimenti penali -- è secondo Michajlin la vendetta di una potente azienda contro un uomo qualunque. "Signori! Non mangio da tre giorni!"Quando ha incontrato l'autore di queste righe, Michajlin ha dimenticato di raccontare per quale scopo utilizzava Internet. "Cari colleghi! Il collettivo dei radioamatori della città di Kaluga è molto preoccupato per via delle analisi di economisti russi e americani, secondo cui il prossimo inverno in Russia avrà terribili conseguenze per la parte più povera della popolazione. Vi chiediamo di aiutarci a stabilire contatti con club di radioamatori e singoli individui nel vostro paese. Chiedete ai membri del vostro club di aiutare i loro colleghi russi. A causa delle suddette difficoltà non possiamo comunicare via radio. Valentin Michajlin, segretario". Secondo il direttore della produzione della Èlektrosvjaz, Anatolij Obuchov, centinaia e migliaia di lettere di questo genere sono partite per l'estero dall'indirizzo elettronico e dal telefono domestico di Valentin Michajlin. I titoli che si attribuiva erano inventati. Il traffico postale si intensificava particolarmente nel periodo prenatalizio. I testi erano diventati sempre più lamentosi: "Non ci pagano lo stipendio, gli assegni familiari e le pensioni. E' impossibile andare avanti. Vi chiediamo di aiutare i nostri figli inviando cibo per Natale. Dio non vi dimenticherà. Valentin Michajlin, Kaluga, via Ryleev 6-45". I messaggi erano inviati in inglese ad una lunga lista di indirizzi,
ma ad una lista "chiusa", cioè nessun destinatario poteva vedere a chi
altro era diretta la comunicazione. Alcuni indirizzi erano scritti in
modo tale che tutti gli utenti di un dato nodo ricevessero la lettera. [Nota
tecnica: questa descrizione sembrerebbe indicare che Valentin usasse la
funzione BCC o CCN (copia carbone nascosta) dei comuni programmi di
posta invece di usare appositi programmi di spamming. Un'operazione
decisamente artigianale, insomma] Tali azioni sono chiamate dagli utenti di Internet "invii senza indirizzo". Non sono considerate reati penali o amministrativi. Esiste, è vero, il concetto di "spam" -- che significa "spazzatura informatica". Tuttavia, i messaggi di Michajlin non erano spam in senso stretto. Per prima cosa, quasi sempre firmava col proprio nome e indicava perfino l'indirizzo di casa (altrimenti come avrebbe ricevuto gli aiuti inviati?); in secondo luogo, nella comunità informatica si considera reato l'invio di messaggi in tutt'altra quantità (diciamo un milione di lettere al giorno) e aventi tutt'altro scopo: a volte gli hacker [sì, lo so che il termine è formalmente scorretto - N.d.T.] inviano contemporaneamente a un dato indirizzo postale così tanti messaggi da bloccare completamente il server. Pare che Valentin Michajlin non si sia dedicato a tali azioni dannose. Ciononostante a causa di alcune sue lettere erano giunte lamentele. "Uno dei vostri utenti ci invia spam. Le sue lettere sono sospette, noi non abbiamo fornito al vostro utente il nostro indirizzo" : dall'estero giungevano risposte di questo genere alla Èlektrosvjaz di Kaluga e alla Rosnet attraverso la quale essa lavora. Un bel giorno dal numero di telefono di Michajlin (come ha poi stabilito l'Èlektrosvjaz) è stato inviato a 1700 indirizzi europei un messaggio, a firma dell'amministratore della rete, secondo il quale "noi, ufficiali di Kozël'sk, abbiamo deciso di far esplodere missili nucleari nei grandi centri politici, militari e industriali dell'Europa occidentale". La motivazione era nota: "Siamo stanchi di vedere che i nostri figli si suicidano, che le nostre madri e i nostri padri muoiono di fame". In calce un anonimo aggiungeva: "Vorremmo esprimere gratitudine alla società Èlektrosvjaz per averci dato la possibilità di inviare questo messaggio". L'ambasciata degli USA e dell'Austria si rivolsero al Ministero degli Interni russo. Il messaggio era reato secondo l'articolo 207 del codice penale della Federazione Russa ("falsa comunicazione riferita intenzionalmente riguardo ad un'azione terroristica") e questo era di competenza dell'FSB [il Servizio di Sicurezza Nazionale, NdT]. Gli inquirenti condussero una perquisizione da Michajlin, gli sequestrarono il computer e avviarono il procedimento n. 49. In verità, i giornalisti di Kaluga dicono che presso la divisione missilistica di Kozël'sk, dove si trovano, secondo fonti occidentali, circa 60 missili SS-19, sono stati effettivamente pagati tutti gli arretrati. Valentin Michajlin si difese scrivendo una denuncia alla procura, dicendo che dopo essere stato disconnesso da Internet e aver tentato di rivolgersi all'Èlektrosvjaz per stipulare un nuovo contratto, erano giunte in casa sua persone non identificate e gli avevano chiesto di dare loro il computer "per la certificazione". Al suo rifiuto, i due avrebbero detto a Valentin: "Internet, ragazzo, adesso te la sognerai!". Attraverso lo spioncino, Michajlin era riuscito vedere che i nuovi venuti avevano messo mano a lungo alla centralina telefonica nell'ingresso. Parevano avere in mano un computer portatile. E' possibile, secondo Michajlin, che il messaggio sui missili sia stato inviato da questi due appositamente, per mettere nei guai un abbonato che aveva dato noia all'azienda di telecomunicazioni, ma lui non aveva modo di dimostrarlo. Valentin fu sottoposto a perizia psichiatrica. Risultò che era sano di mente. Nell'estate, in quanto minorenne, fu amnistiato, e nel procedimento n. 49 rimase un solo imputato: un amico di Michajlin, Oleg Tichonov. Pare che l'autore del falso messaggio fosse proprio lui. Nonostante il minuzioso lavoro della sezione regionale del servizio di sicurezza federale di Kaluga, non sarà facile provare quest'accusa in tribunale. L'intera Internet si trova oggi praticamente fuori dal campo d'azione della legge. E per inviare qualche messaggio a firma altrui e da "telefono altrui", non è affatto obbligatorio passare per vicoli bui. Qualsiasi utente esperto può farlo in qualche secondo con l'aiuto di un programmino non complesso. Un filo con il mondoAlle grida d'aiuto elettroniche giunte da Kaluga all'estero hanno risposto in molti. Tra dicembre 1998 e gennaio 1999, la famiglia Michajlin (Valentin, suo fratello maggiore e sua madre) ha ricevuto presso l'ufficio postale n. 30 79 buste dall'estero, e nei primi cinque mesi del 1999 -- altre 24 buste e 48 pacchi. Si trattava di oggetti, cibo e semplicemente soldi. Evidentemente è per questo che Michajlin e i membri della sua famiglia, pur non avendo lavoro, hanno potuto non solo pagare Internet, ma anche ingaggiare un avvocato. Nell'ufficio postale n. 30 Valentin aveva una casella. Quando la quantità di merci ricevute dai Michajlin raggiunse il massimo consentito, tentarono di ridefinire il contratto: per un'impresa commerciale registrata come persona giuridica, l'uso di una casella postale costa molto di più. Michajlin scrisse una lettera di lamentele alle poste, affermando che riceveva aiuti umanitari senza per questo essere diventato persona giuridica... Tra gli invii ve ne erano alcuni valutati dal mittente più di 100 dollari. Secondo le leggi doganali, in questo caso era necessario pagare un'imposta. I Michajlin si rifiutarono e presero a lamentarsi: che scandalo! A loro, miseri invalidi, non era permesso di ricevere un regalo di Natale! Così ai "nemici" della famiglia Michajlin si aggiunsero il distretto postale di Kaluga e la dogana. Ben presto gli impiegati delle poste di Kaluga cominciarono a notare la comparsa di strane lettere: a molte modeste organizzazioni di Kaluga (per esempio all'istituto tecnico professionale per cuochi) giungevano cartoline postali anonime dal seguente contenuto: "Cari compagni! Alcune organizzazioni benefiche straniere più di una volta hanno inviato al vostro indirizzo lettere con assegni allegati. Ma su ordine della dogana di Kaluga, tutte le vostre lettere sono state rubate. Con autentico dispiacere, ingegner Vasin, Kaluga". In città comparvero anche volantini: "Aiutate a catturare i ladruncoli delle poste! All'indirizzo dei filatelisti di Kaluga arrivano ogni giorno dall'estero centinaia di lettere, che non giungono ai destinatari. Chiediamo alle persone oneste di consegnare i ladruncoli e i loro favoreggiatori, in cambio di una sostanziosa ricompensa". Evidentemente qualcuno voleva fare uno sgarbo agli impiegati delle poste e della dogana. Le lamentele nei confronti degli impiegati delle poste di Kaluga giunsero perfino... all'ambasciata svizzera in Russia. Il 4 ottobre dello scorso anno quest'ambasciata inviò alla commissione statale per le telecomunicazioni della Federazione Russa la nota n. 630, in cui si diceva: "Secondo le informazioni a nostra disposizione la corrispondenza postale tra le aziende svizzere e i loro destinatari russi viene sistematicamente aperta... Alcune lettere inviate per posta ordinaria non giungono affatto al destinatario. Tali violazioni hanno luogo nella regione di Kaluga". L'azienda statale per le telecomunicazioni scrisse una nota all'allora direttrice dell'ufficio postale internazionale moscovita, Valentina Savina, che dispose un'indagine a Kaluga. Il risultato fu che il 28 ottobre 1999 giunse la risposta: tali fatti non erano confermati e "forse all'ambasciata svizzera si erano rivolti alcuni membri della famiglia Michajlin, noti da tempo, che da molti anni si occupano di accattonaggio internazionale". "Inviando lettere in tutto il mondo, - scrive la Savina a proposito dei Michajlin - questi si presentano come invalidi e indigenti e inviano informazioni calunniose su torti da essi subiti. Dopo aver creato una grande rete di contatti all'estero, i Michajlin hanno preso ad inviare notizie false sulla perdita di buste, inviate al loro indirizzo, costringendoli ad inviare nuove buste e reclami contro il servizio postale della Federazione Russa". Oggi gli agenti del servizio di sicurezza, il distretto postale e la dogana affermano in coro: "Tutto il materiale anonimo è opera dei Michajlin! E di nessun altro!". Kaluga è veramente una piccola città e, come suol dirsi, tutti sanno tutto di tutti, ma, guardando avanti, notiamo: dimostrare questo in tribunale sarà tutt'altro che facile. Calunnia alla KalugheseNella buia sera autunnale del 3 ottobre dello scorso anno, i sorveglianti dell'ufficio postale di Kaluga notarono due persone presso l'ingresso. Uscendo, trovarono un foglio anonimo appeso alla porta, secondo il quale cinque funzionari del distretto postale, di cui si fornivano gli indirizzi e i numeri di telefono di casa, si erano appropriati di denaro per l'ammontare di 650.000 rubli [oltre 20.000 euro -- N.d.t.]. Il distretto postale si rivolse alla procura. "Michajlin! - stabilirono -- Nessun altro!" E avviarono un secondo procedimento penale, n. 2770, secondo uno degli articoli "morti" del codice penale della Federazione Russa, il 129: "calunnia". Di solito gli organi giudiziari rifiutano di avviare procedimenti penali per calunnia: è chiaramente un "articolo in sospeso" -- ancora nessuno, nel nostro paese, è mai stato "al fresco" a causa di quest'articolo. Di solito alla parte lesa tocca accontentarsi di intentare una causa civile contro il calunniatore. Ma in questo caso gli organi giudiziari sono stati così duri coi Michajlin, che per dei fogli incollati ad una porta è stato creato un gruppo di inquirenti capeggiato dal magistrato addetto alle questioni più importanti! L'11 novembre fu compiuta una perquisizione presso l'abitazione di Michajlin. Come insegnano i film sulla polizia sovietica, quasi a mezzanotte. Secondo il mandato di perquisizione, si cercava materiale tecnico per l'organizzazione e la riproduzione a mezzo stampa. Evidentemente non ne trovarono, perché per qualche motivo sequestrarono un coltello da cucina simile a un machete, un libretto scolastico dell'istituto tecnico, 500 rubli e 140 dollari; e una delle persone che si occuparono della perquisizione risultò essere un abitante di Anapa [una cittadina sul mar Nero, assai lontana da Kaluga -- N.d.t.]. Nell'appartamento della madre di Michajlin non trovarono neanche cose di questo genere; perciò, come afferma Elena Michajlina, ammucchiarono sul balcone mele e patate, che "si congelarono". La Michajlina scrisse una lettera di lamentele alla procura generale di Mosca, dicendo che, dopo il sequestro degli ultimi soldi e il danneggiamento del cibo, non aveva di che comprarsi da mangiare. Il 15.12.1999 ricevette una risposta dalla procura cittadina di Kaluga. Indovinate quale? "I Suoi diritti non sono stati violati... Non è stata trovata prova che siano stati danneggiati oggetti, sia stato provocato disordine, o siano stati rovinati prodotti alimentari come da Lei affermato". E i soldi, pare, erano stati sequestrati "per sicurezza nel caso di una possibile ulteriore causa civile"! Il diciassettenne Valentin Michajlin fu inviato a un carcere per la detenzione provvisoria. Fu rilasciato per decisione del tribunale dopo aver firmato l'impegno a non lasciare la città, anche se il procuratore cittadino tentò di impugnare questa decisione. Michajlin affermò di non avere nulla a che fare con il foglio e che allora si trovava in campagna. Contro di lui testimoniarono gli impiegati della Èlektrosvjaz e della posta, che secondo Michajlin erano parti interessate. La logica del suo ragionamento è questa: se su un cancello c'è scritta una parolaccia e voi tirate dritto vedendola, ciò non significa che ne siete l'autore. Michajlin richiese un esame chimico del foglio e della colla e un esame dattiloscopico. Tutte le richieste furono respinte: a tutta Kaluga era chiaro che si trattava di lui, di Michajlin. E nessun altro. Nessuno a Kaluga riceve pacchi "da oltre il poggio". EpilogoA giorni, nella città di Ciolkovskij avranno luogo due processi: uno al "terrorista missilistico" Oleg Tichonov, un altro al malefico calunniatore Valentin Michajlin. Se in tribunale saranno confermate le accuse a Tichonov, praticamente per la prima volta in Russia un teppista informatico sarà riconosciuto colpevole. Per quanto riguarda la calunnia, l'avvocato di Michajlin, Aleksandr Malachov, ritiene di poter vincere la causa. "Sì, i Michajlin sono gente strana, sì, non vivono come tutti, - dice -- Forse li si può anche condannare - moralmente. Ma non c'è motivo di incarcerare Michajlin". Ci dispiace per i coscienziosi impiegati delle poste di Kaluga, che per un misero stipendio scaricano tonnellate di dubbi pacchi per chissà chi. Ci dispiace per gli impiegati della società Èlektrosvjaz, per la procura e la sezione regionale del servizio di sicurezza federale, sui quali piovono come cenere stupide lamentele. Ci dispiace anche per il bislacco Michajlin. La tragicommedia consiste nel fatto che se Valentin fosse moscovita, difficilmente qualcuno avrebbe fatto caso alle sue azioni: cosa sono tali marachelle infantili in confronto a certi affari della capitale? Novye Izvestija ["Nuove notizie"], 18.04.2000 © Redazione del giornale www.OXPAHA.ru (gazeta@OXPAHA.ru). |
The riddle of Kaluga. Internet user accused of slander (18/4/2000)Who would have thought? An ordinary young man from Kaluga, an invalid to boot, has become a genuine threat for Kaluga's Èlektrosvjaz company, for the head office of the mail service of the Kaluga region, for the city's post office, for Kaluga's Public Prosecutor's office, and for the regional department of the Federal Security Service [translator's note: formerly known as the KGB] and possibly for thousands of users of the Internet in Europe. How it all began
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