di Paolo Attivissimo
© 1999-2006 Paolo Attivissimo (http://www.attivissimo.net). Questo documento è liberamente distribuibile purché intatto.
Il funzionamento di base dell'e-mail è molto semplice, almeno per gli standard di difficoltà di Internet. Si avvia un programma mailer e gli si ordina di predisporsi per la scrittura di un nuovo messaggio da inviare.
Il programma chiede l'indirizzo dell'utente al quale si vuole mandare il messaggio, l'argomento e il testo, e così via per ciascuno dei messaggi che desiderate spedire. Quando sono stati preparati tutti i messaggi da inviare, vi collegate a Internet e dite al mailer di spedirli. Tutto qui. Non è molto più difficile che scrivere un indirizzo su una busta, e imbucare il tutto, vero? In più su Internet non c'è neppure bisogno di affrancare.
La questione si complica leggermente per quel che riguarda la ricezione della posta destinata a voi. Dato che molto probabilmente non siete costantemente collegati a Internet, quando qualcuno vi manda un messaggio, la Rete non può recapitarvelo immediatamente e quindi lo trattiene in una "casella postale" elettronica, chiamata mailbox, situata su uno dei computer del vostro fornitore d'accesso.
Quando vi collegate a Internet, il mailer apre la casella postale e guarda se ci sono messaggi per voi. In caso affermativo, li preleva e li trasferisce sul vostro apparecchio, così che possiate leggerli con comodo al termine del collegamento.
Come vedete, il sistema di e-mail di Internet è molto simile a quello postale tradizionale. Per spedire una lettera, dovete recarvi a una buca, così come per spedire un e-mail dovete raggiungere telefonicamente il vostro punto d'accesso a Internet.
Almeno per ora, però, la posta di Internet non può arrivare dritta alla vostra porta di casa (il vostro apparecchio); arriva solo fino all'ufficio postale (il fornitore d'accesso), dove rimane in una sorta di fermoposta. Siete voi che dovete andare ogni tanto a vedere se è arrivato qualcosa per voi.
Questa limitazione tocca soltanto gli utenti di Internet che non sono permanentemente collegati: gli altri, i fortunati che hanno un accesso diretto, ricevono la posta direttamente e subito. Anche per gli utenti normali è comunque probabilmente una magagna temporanea, dato che i costi di una connessione continua a Internet, che permetterebbe di ricevere direttamente la posta appena arriva, sono in discesa verticale.
Come per molte altre parole nell'informatica italiana, per e-mail non esiste uno standard ufficiale che decida se sia femminile o maschile. Per ogni utente che adopera questo termine al maschile ce n'è sicuramente un altro che lo usa al femminile: si dice dunque un e-mail o una e-mail?
Io uso questo compromesso antisessista: il singolo messaggio è maschile (io mando a Piera un e-mail), ma la posta elettronica nel suo complesso, come concetto, è femminile. Se vi sembra stravagante, pensate a come si comportano in italiano parole comuni come uovo, ginocchio, dito e braccio.
L'e-mail ha due vantaggi fondamentali rispetto alla posta ordinaria. Tanto per cominciare, come dicevo, è enormemente più veloce. In secondo luogo, costa infinitamente meno: mandare un e-mail a un corrispondente ovunque in Italia e nel mondo, persino agli antipodi in Nuova Zelanda, costa meno di venti lire. Avete letto bene: venti lire. E il messaggio arriva in pochi minuti se non in qualche secondo.
Se state cercando di giustificare la spesa di Internet a voi stessi o a chi paga la vostra bolletta di casa, considerate che usare Internet per l'e-mail incide pochissimo sulla vostra bolletta (diciamo quindici-ventimila lire al mese), ma vi consente di risparmiare un gran numero di telefonate a voce e di trasmissioni di fax. In sostanza, quindi, non è vero che Internet è un salasso: usare la Rete per la posta di solito riduce la bolletta telefonica invece di gonfiarla.
Ci sono anche vantaggi meno venali che rendono l'e-mail competitiva rispetto al telefono anche per i contatti con persone vicine. Infatti potete mandare un messaggio in qualsiasi momento del giorno (e soprattutto della notte), sapendo che il destinatario ha la possibilità di rispondere quando gli è più comodo, senza l'assillo degli squilli e dei costi.
È un modo molto discreto per comunicare, in tempi in cui il telefono ci interrompe sempre più spesso sul lavoro e nel tempo libero: ci permette di scegliere quando rispondere e di comunicare con gli altri sapendo di non disturbarli in momenti inopportuni.
L'e-mail può anche essere utilizzata in modo più evoluto rispetto alla semplice spedizione di un messaggio da Tizio a Caio:
Ci sono numerosissimi altri modi di usare l'e-mail per ottenere i risultati più disparati, come consultare biblioteche, ricercare e prelevare file, prelevare pagine Web e altro ancora, ma sono tecniche troppo macchinose per un testo introduttivo come questo. Oltretutto di solito si possono fare le stesse cose in modi più semplici, quindi perché dovrei complicarvi inutilmente la vita?
Se vi siete domandati come si fa ad allegare una fotografia a un e-mail, vi rispondo subito. Ci sono due modi: il primo è usare una fotocamera digitale, cioè una macchina fotografica o una telecamerina come quelle descritte nel Capitolo 2, che invece di catturare la vostra immagine su pellicola la converte direttamente in una serie di impulsi digitali, cioè un file, che potete allegare al messaggio e che il destinatario potrà vedere sul proprio schermo o stampare.
L'alternativa, meno costosa ma più macchinosa, è usare una macchina fotografica normale, di quelle con la pellicola, svilupparla, stamparla e poi passarla in uno scanner, che è un apparecchio simile a un fax che "legge" la foto e la converte in impulsi digitali simili a quelli che otterreste da una fotocamera digitale. A quel punto avete ancora una volta un file da allegare al messaggio.
A proposito, che verbo usate per dire "adoperare lo scanner"? Ho sentito molte versioni in giro, fra cui scandire (l'unica accettata da alcuni vocabolari), scansire, acquisire, scannerizzare e persino un truculento scannare. Il mio preferito è scansionare, ma va a gusti.
A prescindere dal programma che usate per gestire la posta, ci sono alcuni procedimenti e caratteristiche standard che valgono per qualsiasi utente. La struttura di un e-mail, per esempio, è identica ed è imposta dalla Rete: se mandaste messaggi fuori standard, correreste il rischio di renderli illeggibili per il destinatario. Per cui occupiamoci senza ulteriore indugio di queste regole generali. Conoscerle è importante come saper scrivere correttamente l'indirizzo sulla busta di una lettera e non è molto più difficile.
Qualsiasi messaggio di posta elettronica si compone di alcune parti fondamentali:
Notate che il vostro indirizzo di e-mail viene immesso automaticamente in ogni messaggio, per cui chi lo riceve sa sempre a che indirizzo rispondervi. Non occorre scriverlo manualmente in fondo a ogni e-mail.
Tra un attimo vi presenterò i dettagli degli elementi che compongono un e-mail. Prima, però, una cautela specialmente valida per noi italiani: non usate le lettere accentate in nessuna parte della vostra posta elettronica.
Infatti i caratteri accentati non fanno parte dell'insieme standard di caratteri gestito dall'e-mail di Internet e in particolare di alcune sue sotto-reti. Anche se quasi tutti i moderni programmi mailer sono abbastanza "furbi" da riuscire comunque a capirle, spesso le accentate non vengono interpretate correttamente dal sistema planetario di gestione dell'e-mail.
Il risultato è che le lettere accentate vanno perse (e quindi vi trovate con frasi del tipo ambarab cic coc tre civette sul com) o vengono convertite malamente (con risultati come ambarabù cicé coc_ tre civette sul com_), quando non causano addirittura il rifiuto del messaggio da parte di uno dei computer che lo deve ritrasmettere lungo il percorso fino a destinazione.
Cosa più importante, usando le lettere accentate rischiate di essere incompatibili. Ricordate che su Internet ci sono computer di tutti i tipi e tanti altri dispositivi digitali completamente diversi dal vostro. Se non usate uno standard universale, rischiate di essere incomprensibili. Lo so che sicuramente tutti quelli che conoscete usano un PC con programmi che leggono le accentate senza alcun problema, ma se prendete l'abitudine di usarle, andrete in crisi la prima volta che uscirete dalla cerchia degli amici computerizzati per comunicare con qualcuno che magari vi legge su un terminale o un telefonino.
Al posto delle accentate, dunque, usate l'apostrofo: scrivete quindi ambaraba' cici' coco' tre civette sul como'. Non è fine, ma almeno vi potranno leggere tutti.
La stessa cautela va adottata per molti altri simboli, come per esempio le lettere con la dieresi, le lettere greche e molti segni matematici, che non fanno parte dell'insieme di caratteri standard (il cosiddetto set di caratteri ASCII ristretto). Di conseguenza siamo in buona compagnia: per esempio, anche la ç dei francesi, la ö tedesca, la å delle lingue scandinave e la Š delle lingue slave sono fuori standard.
Il simbolo dell'euro, poi, è meglio lasciarlo perdere del tutto. C'è nei computer recenti ed è previsto dai nuovi standard, ma fuori dall'Europa, francamente, quasi nessuno si è preoccupato di aggiornarsi: scrivete "euro" per esteso e tutti vi capiranno.
La regola generale, in ultima analisi, è questa: è meglio per tutti se usate soltanto le lettere dell'alfabeto (maiuscole e minuscole), le cifre, e i normali segni di punteggiatura.
Vi starete forse domandando come fanno a comunicare via Internet greci, cinesi, arabi, russi e tutti coloro che usano alfabeti diversi da quello cui siamo abituati in Occidente. Giusto per soddisfare la vostra curiosità, vi dico che ci sono due soluzioni. La prima consiste nello scrivere in inglese o in una qualsiasi altra lingua occidentale; non sarà una trovata geniale, ma risolve egregiamente il problema.
Non è una questione di imperialismo culturale per cui gli occidentali vogliono imporre il proprio alfabeto rispetto agli altri: semplicemente Internet e i computer hanno avuto il loro primo e più vivace sviluppo negli Stati Uniti e inevitabilmente hanno adottato l'alfabeto locale. Meno male che Internet non è nata a Bergamo; allora sì che avremmo avuto delle tastiere interessanti.
La seconda soluzione, più complessa, consiste nell'usare una codifica per convertire un insieme di caratteri in un altro (per esempio, per trasformare quello arabo in occidentale o viceversa). L'operazione viene gestita in automatico da un apposito programma, ma è comunque un sistema disastrosamente macchinoso.
Un esempio di questa codifica è offerto dal servizio gratuito VeloMail (http://www.velomail.com), che consente di scambiare messaggi in qualsiasi lingua e con qualsiasi alfabeto, anche i più impegnativi come il cinese o l'ebraico (che si scrive da destra a sinistra), a prescindere dal browser, dal computer e dai font (caratteri digitali) che avete a disposizione.
Un servizio davvero poliglotta: Velomail scrive anche in cirillico con una delle sue "tastiere virtuali".
L'intestazione o header di un messaggio è la parte tecnicamente più complessa ma, per vostra e mia fortuna, anche la più automatizzata. Potete in effetti ignorarla del tutto, eccetto quando le cose vanno storte, per esempio quando un messaggio viene respinto, quando qualcuno vi rompe le scatole con e-mail anonima o se sospettate che qualcuno si stia spacciando per chi non è realmente. Se sapete leggere l'intestazione diventa più facile capire che cosa non ha funzionato.
Eccovi un esempio reale di intestazione di un messaggio (i dati personali sono stati alterati per motivi di privacy):
Received:
from fes3.cs.tin.it (mail.tin.it) by mbox.vol.it with
ESMTP
(1.39.111.2/16.2) id AA037364680; Tue, 28 Sep 1999 12:31:20
+0100
Return-Path: <data@bluewin.ch>
Received: from
growl.pobox.com (growl.pobox.com [208.210.124.27])
by
fes3.cs.tin.it (8.8.4/8.8.4) with ESMTP
id MAA23043 for
<topone@pobox.com>; Tue, 28 Sep 1999 12:30:50 +0100
(MET)
Received: from bw151zhb.bluewin.ch (bw151zhb.bluewin.ch
[195.186.1.16])
by growl.pobox.com (8.8.7/8.8.5) with ESMTP id
GAA18923
for <topone@pobox.com>; Tue, 28 Sep 1999 06:30:48
-0500 (EST)
Received: from ixtwylqv (luv15pub106.bluewin.ch
[195.186.15.106])
by bw151zhb.bluewin.ch (8.8.5/8.8.5) with SMTP
id MAA04817;
Tue, 28 Sep 1999 12:30:35 +0100 (MET)
From:
"Mattia Giambellini" <data@bluewin.ch>
To:
<topone@pobox.com>
Cc: <data@bluewin.ch>
Subject:
tuo sito?
Date: Tue, 28 Sep 1999 12:29:51 +0100
Message-Id:
<01bd1f4d$65e6a880$LocalHost@ixtwylqv>
Mime-Version:
1.0
Content-Type:
multipart/alternative;
boundary="----=_NextPart_000_000A_01BD1F55.C7AB1080"
X-Priority: 3
X-Msmail-Priority: Normal
X-Mailer: Microsoft
Outlook Express 4.71.1712.3
X-Mimeole: Produced By Microsoft
MimeOLE V4.71.1712.3
X-UIDL: 5ca47a774a2e7e14baf889d71d5f3335
Niente panico, niente panico! Non dovete imparare a decifrare tutto questo sproloquio. La prolissità dell'intestazione non è frutto di bieco masochismo da parte della comunità informatica; è dettata dalla struttura della Rete, che costringe l'e-mail a seguire a volte percorsi tortuosissimi (capita spesso che per andare da Pavia a Milano i miei messaggi passino per la Svezia). Senza un'intestazione dettagliata, il messaggio si potrebbe perdere facilmente.
Se masticate un po' d'inglese, noterete che l'intestazione contiene informazioni sul mittente (From), sul destinatario (To), sulla data e l'ora di spedizione, sul formato di codifica (Mime-version) e su alcuni passaggi intermedi che il messaggio ha compiuto per arrivare fino a destinazione. Inoltre c'è un identificativo univoco che etichetta il messaggio (message ID).
Non è affatto raro che l'intestazione del messaggio sia molto più lunga del testo vero e proprio: per quanto vi possa sembrare strano, su Internet è quasi sempre così.
Siccome nella maggior parte dei casi all'utente non potrebbe fregar di meno di tutti questi dettagli, molti programmi per la gestione dell'e-mail nascondono tutti i dati non indispensabili e vi permettono di vedere gli altri solo se lo chiedete esplicitamente.
Ecco infatti la stessa intestazione in forma concisa:
Return-Path: <data@bluewin.ch>
From: "Mattia Giambellini" <data@bluewin.ch>
To: <topone@pobox.com>
Cc: <data@bluewin.ch>
Subject: tuo sito?
Date: Tue, 28 Sep 1999 12:29:51 +0100
X-Msmail-Priority: Normal
X-Mimeole: Produced By Microsoft MimeOLE V4.71.1712.3
X-UIDL: 5ca47a774a2e7e14baf889d71d5f3335
Alcuni programmi mailer riassumono ancora più drasticamente l'intestazione dei messaggi, come nel caso di Eudora versione light (quella gratuita) quando non gli chiedete di mostrarvi i dettagli.
From: "Mattia Giambellini" <data@bluewin.ch>
To: <topone@pobox.com>
Cc: <data@bluewin.ch>
Subject: tuo sito?
Si può fare di più. Il programma mailer di Microsoft chiamato Outlook Express, per esempio, riassume ancora di più (forse troppo, dato che appena può nasconde gli indirizzi di e-mail).
L'intestazione come viene presentata in Outlook Express.
L'indirizzo del destinatario è la parte più semplice di un e-mail. Come abbiamo visto, l'indirizzo di posta elettronica di un qualsiasi utente Internet è composto di due parti: il suo nome sulla Rete e il nome del sito dove risiede la sua casella postale. Fra i due c'è il simbolo di chiocciolina (@).
In genere nei programmi per l'e-mail l'indirizzo del destinatario va specificato in una zona o casella etichettata To: o mail to: (che significa in inglese "spedire a:"). Le versioni italiane dei mailer usano in genere un A: molto intuitivo.
Alcuni utenti hanno indirizzi pestilenziali e lunghissimi che sono uno strazio da scrivere, come disar-ro@reze-1.rz.rwth-aachen.de (è un esempio autentico). Per problemi come questo, praticamente tutti i mailer hanno una rubrica in cui si possono memorizzare gli indirizzi che usate più frequentemente e associarli a un nome abbreviato, per esempio il vero nome dell'utente. Basta scrivere il nome abbreviato e il programma lo converte nel chilometrico indirizzo corrispondente.
L'intera sequenza di caratteri dell'indirizzo di e-mail va digitata senza spazi ed esattamente nella forma che vi è stata data dal proprietario dell'indirizzo. In teoria non dovrebbe esserci alcuna differenza se scrivete un indirizzo in maiuscolo o in minuscolo o in una combinazione di entrambi, ma in pratica a volte qualche distinzione c'è.
Pertanto, se dovete mandare un messaggio a mario.rossi@Dada.it, assicuratevi di rispettare l'uso delle maiuscole che Mario Rossi vi ha indicato quando vi ha dato il suo indirizzo.
Fate molta attenzione nella digitazione dell'indirizzo, perché Internet non ha tolleranza: non dovete fare il minimo errore, altrimenti il vostro messaggio non arriverà mai a destinazione: è come comporre un numero di telefono, basta sbagliare una cifra e invece della vostra amata vi risponderà una portinaia di Cesenatico.
Internet infatti esige che l'indirizzo del destinatario sia indicato in modo assolutamente esatto e non ha neppure quel briciolo di tolleranza tipica del buon portalettere medio. Una volta un lettore mi ha spedito una lettera mettendo "Signor Internet" al posto del mio nome. Siccome però via e numero civico erano giusti, il postino me l'ha recapitata lo stesso, anche se da allora mi guarda con aria sospettosa.
Se sbagliate a scrivere l'indirizzo del destinatario possono succedere due cose:
All'indirizzo, se volete, potete far seguire anche il vero nome e cognome dell'utente o della sua azienda. Il sistema di gestione dell'e-mail di Internet ignorerà questi caratteri, ma li inoltrerà lo stesso al destinatario. L'importante è che fra indirizzo Internet e qualsiasi informazione supplementare che specificate insieme all'indirizzo stesso ci sia uno spazio.
Pertanto, dal punto di vista di Internet questo indirizzo:
topone@pobox.com
e questo:
topone@pobox.com (Paolo Attivissimo)
sono assolutamente identici. La specificazione del nome e cognome è utile soltanto per noi esseri umani.
In genere l'argomento o subject è costituito da una sola, breve riga di testo che specifica (guarda caso) l'argomento del messaggio.
È molto importante specificare un argomento in modo chiaro e conciso: molti utenti ricevono centinaia di messaggi la settimana e devono per forza di cose dare priorità ai più urgenti. Se mettete Saluti nell'argomento, è chiaro che il vostro messaggio sarà considerato poco prioritario; se invece specificate Appuntamento di domani rinviato, il destinatario capirà che si tratta di informazioni che deve leggere subito.
Molto spesso vi capiterà di trovare la sigla Re: nell'argomento di un messaggio. Sta a significare "con riferimento a" ed è in genere seguita dal testo dell'argomento di un messaggio precedente.
Mi spiego meglio. Supponiamo che abbiate mandato alla vostra amica Luisa un messaggio di saluto dopo una vostra assenza, usando come argomento la frase Sono rientrato dalle ferie!. Per farvi capire subito che sta rispondendo a quel vostro messaggio, Luisa vi scriverà scegliendo come argomento Re: Sono rientrato dalle ferie!.
La particella Re: viene aggiunta automaticamente dalla maggior parte dei mailer quando rispondete a un messaggio precedente. Ripetere l'argomento del messaggio è utile perché vi consente di seguire meglio il filo della comunicazione.
Ovviamente è una pratica di cui non conviene abusare, altrimenti a furia di rispondere a messaggi che già erano risposte ad altri messaggi ci si ritrova con una fila di Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: prima dell'argomento vero e proprio!
Attenzione: alcuni programmi usano altre abbreviazioni, per esempio I: oppure R:, al posto dello standard di Internet, che è Re: per tutte le lingue. Non usateli, o se dovete proprio usarli, vedete se si possono modificare in modo da rispettare lo standard, altrimenti chi vi riceve non capirà il senso di quella sigla arcana.
Questi elementi dell'e-mail sono facoltativi ed entrano in gioco soltanto quando dovete spedire copie del messaggio a più utenti. Nel caso appena descritto del messaggio di rientro da un'assenza, invece di scrivere tante copie dello stesso messaggio, una per ognuno dei vostri amici, potreste scrivere un solo messaggio nel quale specificare tutti gli indirizzi ai quali volete inviare una copia del testo.
Le carbon copy (o "copia carbone") possono essere di due tipi: quello in cui l'elenco degli indirizzi ai quali inviate il messaggio è pubblico e viene comunicato a ciascun destinatario, e quello in cui l'elenco rimane riservato e ciascun utente non sa chi sono gli altri destinatari del messaggio.
Il primo è chiamato semplicemente carbon copy e si identifica spesso tramite la sigla CC:, mentre il secondo è chiamato blind carbon copy ("blàind càrbon còpi", BCC) o copia nascosta. CC e BCC sono abbreviazioni standard di Internet, ma non tutti i programmi di gestione dell'e-mail le rispettano.
Per esempio, un messaggio destinato a più utenti impostato come carbon copy potrebbe essere specificato in questo modo:
From: mmouse@topolinia.net (Topolino)
To: pippo@topolinia.net
Subject: GULP! Gambadilegno e' scappato!
CC: basettoni@polizia.topolinia.net, pdp@sbaraquack.com, bbass@bassotti.prison.net
BCC:
Ciascuno dei destinatari riceve una copia del messaggio in cui è indicato chi sono gli altri destinatari. Notate che Topolino ha digitato gli indirizzi dei destinatari separandoli con virgole. Fra l'altro Topolino potrebbe anche indicare tutti gli indirizzi dei destinatari nella sezione To: invece che nella sezione CC: e il risultato sarebbe lo stesso.
Se invece Topolino usa la blind carbon copy, come in quest'esempio, le cose cambiano. Topolino spedirebbe il messaggio in questa forma:
From: mmouse@topolinia.net (Topolino)
To: pippo@topolinia.net
Subject: GULP! Gambadilegno e' scappato!
BCC: basettoni@polizia.topolinia.net, pdp@sbaraquack.com, bbass@bassotti.prison.net
Ciascuno dei destinatari, però, lo riceverebbe in questa forma:
From: mmouse@topolinia.net (Topolino)
To: pippo@topolinia.net
Subject: GULP! Gambadilegno e' scappato!
CC:
BCC: (recipient list suppressed)
Nel messaggio recapitato è scomparso l'elenco dei destinatari. Così il commissario Basettoni non saprà che anche la Banda Bassotti è stata informata della fuga di Gambadilegno, e viceversa la famigerata banda non saprà che Zio Paperone è già stato allertato.
A causa della pubblicità indesiderata che affligge anche Internet, gli utenti non amano veder circolare il proprio indirizzo di e-mail inutilmente. Sanno che se esce dalla cerchia degli amici verrà intercettato dagli spammer, i pubblicitari senza scrupoli della Rete, che li bombarderanno di messaggi.
Inoltre, soprattutto se il numero dei destinatari è elevato, ciascun destinatario si deve sorbire tutta la lista prima di arrivare al testo del messaggio.
Per questi motivi è considerato scortese spedire e-mail a più utenti usando il campo To: oppure CC:. Usate sempre l'opzione BCC:, a meno che sia importante far sapere a ciascun destinatario quali altre persone leggono quello che scrivete.
Dopo tutti questi preliminari, veniamo al sodo: il testo del messaggio, cioè le parole sublimi che volete trasmettere attraverso la Rete. In linea di principio potete scrivere tutto quello che vi pare, ma anche qui ci sono alcune regole tecniche molto semplici e poco limitative.
Nella normale e-mail non si possono usare gli effetti tipografici ai quali probabilmente siete abituati se usate un programma di scrittura o anche una semplice macchina per scrivere: non sono infatti ammessi grassetti, sottolineature o corsivi.
Inoltre ricordatevi di evitare, come già detto, l'uso delle lettere accentate e di limitarvi alle normali lettere dell'alfabeto, alle cifre e ai segni di punteggiatura, altrimenti il messaggio potrebbe non arrivare completo a destinazione.
Lo so che molti programmi permettono di usare accenti ed effetti speciali e addirittura di inserire immagini e animazioni nell'e-mail, ma è tutta roba fuori standard. Se il destinatario non ha un programma compatibile, riceverà un'accozzaglia indecifrabile. Solo se restate sul semplice sarete comprensibili a tutti.
Alcune di queste varianti dell'e-mail convenzionale vanno sotto il nome di HTML mail o e-mail "ricca" perché sono scritte nello stesso linguaggio, l'HTML, usato per creare le pagine Web o in formati che consentono messaggi di aspetto meno spartano. Tuttavia, come dicevo, si tratta soltanto di proposte di standard, non ancora accettate e gestite universalmente su Internet, per cui vi conviene per ora restare sul tradizionale. Oltretutto questo uso di formati speciali appesantisce massicciamente il traffico e rompe infinitamente le scatole a chi usa l'e-mail normale, imbrattando i messaggi. Ecco un esempio.
Considerate un messaggio originale di concisa risposta come Sì, sarò lì stasera. Diciannove caratteri. Se il destinatario è in grado di leggere l'e-mail nel formato "ricco", vedrà questi stessi diciannove caratteri (notate le lettere accentate) su un gradevole sfondo colorato.
Un breve e-mail in formato "ricco".
Ma se il mailer del destinatario rispetta gli standard originali di Internet e non gestisce questo formato, ecco cosa vede. Lo sfondo non c'è, e fin lì pazienza, ma guardate come risulta il messaggio:
Sì, sarò lì stasera
<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD W3 HTML//EN">
<HTML>
<HEAD>
<META content=text/html;charset=iso-8859-1 http-equiv=Content-Type>
<META content='"MSHTML 4.71.1712.3"' name=GENERATOR>
</HEAD>
<BODY bgColor=#AAAAf0>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Sì, sarò lì stasera
</FONT></DIV></BODY></HTML>
Trecentoventidue caratteri, contando gli spazi e gli a capo, che occupano lo stesso spazio dei caratteri. In altre parole, quasi diciassette volte in più del messaggio effettivo, per dire la stessa cosa. Ne vale la pena? D'accordo che mandare un messaggio di 322 caratteri richiede qualche frazione di secondo e quindi ha un costo irrisorio, ma pensate a un utente che deve ricevere tanti messaggi gonfiati in questo modo. Tante frazioni di secondo si sommano e formano secondi, i secondi formano minuti, e i minuti sono soldi in bolletta. Sarà contento di spendere diciassette volte di più per ricevere la stessa cosa?
Ovviamente l'e-mail in questo formato costa più cara anche a chi la manda. Immaginate se le Poste Italiane offrissero, in aggiunta alla posta ordinaria, anche la "posta ricca". Quella ordinaria va scritta solo con la biro nera usando soltanto carta bianca e costa le normali 800 lire di francobollo. Quella "ricca" ci mette lo stesso tempo dell'ordinaria, ma offre il bonus di poter scrivere su carta colorata e di sottolineare con l'evidenziatore. D'accordo, costa 13.600 lire a busta, ma non c'è paragone...
Fortunatamente tutti i programmi che gestiscono l'HTML mail e affini possono disattivare questa funzione e mandare messaggi normali. Consultate il manuale del vostro programma e reimpostatelo se necessario: la comunità di Internet ve ne sarà grata (*).
(*) [2000] Visto che me l'avete chiesto in molti, ecco come disattivare l'invio dei messaggi in HTML e attivarne l'invio nel formato normale (testo semplice), in modo da essere compatibili con tutti e rispettare i veri standard di Internet.
Outlook Express 4.0-5.0: Dal menu Strumenti (Tools), scegliete Opzioni (Options). Cliccate sulla scheda Invio (Send), e nella sezione Formato invio posta (Mail Sending Format) attivate il pulsante Testo normale (Plain Text). Il pallino deve essere dentro il cerchietto bianco accanto a Testo normale, non in quello accanto a HTML. Cliccate su OK.
Netscape Messenger 4.0-5.0: Dal menu Modifica (Edit), scegliete Preferenze (Preferences). Nella sezione Posta & gruppi di discussione (Mail and Newsgroups), cliccate su Formattazione (Formatting). Nella sezione Formattazione messaggio, attivate Usa l'editor di testo normale per la composizione dei messaggi (Use the plain text editor). Nella sezione Durante l'invio..., scegli Converti il messaggio in testo normale.
Insomma, l'e-mail normale è una forma di comunicazione "povera". Per simulare molti effetti speciali si può tuttavia ricorrere a una serie di artifici che sono comprensibili a qualunque mailer. Basta usare in modo creativo i caratteri disponibili nel testo normale, e gli utenti di Internet sono molto creativi.
Per esempio, per imitare la sottolineatura si usa spesso racchiudere la parola o la frase da sottolineare fra simboli di underscore (si pronuncia "ander-scòr" ed è questo simbolo: _).
Caro Topolino, Stai attento! Gambadilegno non e' in prigione, e' _scappato_!
Un altro metodo consiste nel racchiudere la parola tra asterischi.
Pippo, grazie della dritta! Sei un *asso*!
Se volete segnalare una parola particolare in un messaggio, potete usare l'accento circonflesso (cioè questo: ^) nella riga successiva, come in quest'esempio:
> Ho preso un Pentium dopo pranzo ma il mal di testa mi e' rimasto. Ehm... ^^^^^^^ <----- volevi forse dire Valium?
Avrete probabilmente notato il simbolo di freccia, generato combinando trattini e il segno di minore. Inoltre la prima riga è preceduta da un segno di maggiore: questo indica che si tratta di una citazione o quote (pronunciato "quòt", con la O di dove), cioè di una parte di un messaggio precedente che viene ripetuta per chiarire ciò cui ci si vuole riferire nella risposta.
Ma l'inventiva del popolo di Internet non si limita a risolvere problemi così banali come la sottolineatura. Va ben oltre, e usa i semplici caratteri per creare addirittura disegni e mosaici, con la cosiddetta Ascii art (si pronuncia "àschi art").
Un orsacchiotto
Un gufo appollaiato
Una leoncina
Un utente quadratico medio
Sono disegnini simpatici, ma da prima elementare rispetto a quelli dei veri appassionati di Ascii art, come mostrano la Cindy Crawford in costume da bagno e il celebre ritratto di Einstein che trovate nelle prossime pagine (mi spiace per le lettrici, ma Brad Pitt non l'ho trovato).
Va precisato che non ci sono maniaci che creano manualmente queste immagini complesse digitando carattere dopo carattere: esistono infatti programmi che "leggono" una fotografia, tramite uno scanner e lo convertono in caratteri. Quindi questa ASCII art è in parte generata automaticamente, ma questo non toglie nulla alla sua spettacolarità.
Volete saperne di più? Ho pescato questi ritratti da alcuni siti Internet ricchissimi di immagini create con questa tecnica. Ce n'è un'infinità, ma qui ne posso citare solo alcuni.
Ci sono anche newsgroup dedicati all'argomento: il più importante, in lingua inglese, è alt.ascii-art.
Dato che la comunicazione tramite la tastiera di un computer elimina qualsiasi espressione facciale e persino l'inflessione della voce che perlomeno il telefono tende a mantenere, l'e-mail si presta più facilmente di quanto pensiate al fraintendimento. Evitate le frasi ambigue, ma se volete essere sicuri di trasmettere le vostre emozioni, ricorrete alle emoticon o ciberfaccine.
Un'immagine di Cindy Crawford (la si riconosce dal neo, ovviamente) creata con i caratteri ASCII.
Un ritratto di Albert Einstein, creato sempre con i caratteri della tastiera.
Il concetto è semplice: tempo fa qualcuno ha notato che la sequenza di caratteri composta dal due punti, dal trattino e dalla parentesi tonda di chiusura, se vista ruotata di novanta gradi, somiglia ad una faccia che sorride. Provare per credere:
:-)
Questa semplice digitazione, chiamata smiley (pronunciato "smài-li", significa "sorrisino") ha il potere di chiarire il tono con il quale si esprime un concetto. Per esempio, la frase:
Ovviamente voi utenti Macintosh vi credete sempre superiori.
è molto più aggressiva e provocatoria della stessa frase con l'aggiunta della faccina, che chiarisce che si tratta di una battuta amichevole:
Ovviamente voi utenti Macintosh vi credete sempre superiori. :-)
Inevitabilmente, a questa prima faccina sorridente se ne sono ben presto aggiunte molte altre per esprimere gli stati d'animo più disparati. Ecco una brevissima selezione.
:-( |
sono triste oppure scontento |
;-) |
parlo con complicità e un po' maliziosamente |
8-o |
strabuzzo gli occhi e spalanco la bocca dalla sorpresa |
:-b |
ti faccio uno sberleffo |
:-P |
sono un maniaco sessuale |
Esiste inoltre la possibilità di creare dei "ritratti" di persone.
@;^[) |
Elvis Presley |
[8-] |
Frankenstein |
+-(:-) |
Il Papa |
=|:^) |
Io (così adesso mi potete riconoscere per strada) |
Alcuni utenti le considerano sciocche, quindi non abusatene. Molto dipende dal tipo di comunicazione e di rapporto che c'è fra mittente e destinatario: se mandate un e-mail a un potenziale datore di lavoro, per esempio, la ciberfaccina potrebbe essere troppo informale, ma fra amici e colleghi è più che accettabile.
Oltre alle ciberfaccine, nei messaggi Internet si usano spesso delle abbreviazioni per indicare frasi o espressioni ricorrenti.
Spesso si usano le abbreviazioni per pigrizia o per risparmiare qualche battuta sui tasti, ed è in genere considerato molto informale farcire un e-mail di sigle; comunque se ne fa un uso notevole ed è nata una piccola cultura intorno a queste convenzioni. Ne cito alcune, che sono una piccolissima parte di una vasta collezione.
Anche la comunità Internet italiana ha dato il suo contributo, coniando sigle enigmatiche ma molto efficaci: NMNPFDM ("non me ne potrebbe fregare di meno"), cmq ("comunque"), msg ("messaggio"), ng ("newsgroup"), e via dicendo.
Su Internet non c'è calligrafia che distingua quello che scrivete voi da quello che vi scrivono gli altri. Per far capire chi ha detto cosa si ricorre al quoting (pronunciato "cuòting", significa "citazione"): in altre parole, si precede con il segno di maggiore ogni riga di quello che è stato scritto dal nostro interlocutore.
Faccio un esempio: vi arriva un messaggio di questo tipo.
auguri di Buon Natale e felice anno nuovo
Nella risposta, per far capire che state citando gli auguri ricevuti, il quoting inserisce i segni di maggiore in questo modo:
>auguri di Buon Natale e felice anno nuovo > Grazie, ricambiamo.
Un altro modo di citare lunghi brani senza alterarli infarcendoli di segni di maggiore è il begin-end ("beghìn-end"), in cui si delimitano l'inizio e la fine della citazione, come in questo esempio, che include anche un quoting su due livelli (i due segni di maggiore citano un testo a sua volta già citato):
>>Netscape e Internet Explorer. Entrambi sono per ora gratuiti per l'uso >>privato. > >sei sicuro, per Netscape? Prova a rivedere la licenza d'uso, non >mi ricordo bene. Beh, e' gratuito per studenti, membri di organizzazioni religiose ecc. oppure se.. --- begin ---- or (b) your use of the Software is for the purpose of evaluating whether to purchase an ongoing license to the Software. The evaluation period for use by or on behalf of a commercial entity is limited to ninety (90) days; evaluation use by others is not subject to this ninety (90) day limit. --- end --- Il che in sostanza consente agli utenti privati di "valutare" indefinitamente il prodotto....
Come vedete, il brano in inglese (tratto dalla licenza d'uso di Netscape Communicator 4.03) è chiaramente delimitato dalle parole begin e end per distinguerlo dalle altre parti del testo.
Vi capiterà prima o poi di incontrare quest'espressione:
<snip snip>
Non è difficile intuire che è il rumore che fanno le forbici: in questo caso particolare, sono quelle virtuali usate per tagliare un testo lungo e tenerne le parti salienti.
Attenti: se le usate sulle parole del vostro interlocutore, hanno un tono da presa per i fondelli: gli state dicendo "il tuo messaggio era un vero sproloquio, meritava una sforbiciatina". Meglio fare un quoting semplice delle frasi più importanti.
Ecco un esempio:
Ciao Piero, ecco il testo dell'Inferno di Dante. Beh, almeno le parti salienti ;-) --- begin --- Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura <snip snip> E quindi uscimmo a riveder le stelle. --- end ---
C'è anche un altro modo per esprimere sentimenti nella posta di Internet: scrivere in LETTERE MAIUSCOLE. In questo modo indicate chiaramente a chi legge che state GRIDANDO. In più viene considerato MALEDUCATO e OFFENSIVO. Un e-mail scritto in maiuscolo ha un tono di MINACCIA. SONO STATO CHIARO?
Come avrete notato, l'uso delle maiuscole è molto efficace ma anche parecchio fastidioso per chi legge: rende difficoltosa la lettura di un messaggio. Evitate quindi di "urlare" nella posta che inviate (questo è il consiglio più ignorato di tutta la Netiquette, ma è mio dovere darlo). Tenete le maiuscole per quando siete davvero arrabbiati. Se volete semplicemente evidenziare un concetto, racchiudetelo fra asterischi o segni di sottolineatura.
È tradizione di Internet attaccare in coda a ogni messaggio un detto, un motto spiritoso o una serie di informazioni utili al destinatario. Quest'appendice del messaggio si chiama signature, che significa "firma", o più brevemente sig.
Sia ben chiaro che questo tipo di "firma" non ha niente a che vedere con le nuove tecnologie di "firma digitale" che si stanno sviluppando su Internet per permettere agli utenti di autenticare i propri messaggi e che la pubblica amministrazione italiana dice che intende usare in un prossimo futuro (che stranamente è prossimo ma rimane sempre futuro). La vostra signature può essere duplicata da chiunque, mentre la "firma digitale" no.
Usare la signature non è obbligatorio, ma può essere senz'altro molto utile. Nei casi più frivoli, può servire a trasmettere a chi legge qualcosa del vostro senso dell'umorismo:
---------------------------------------------------- "Sig. Spock, anch'io non credo alle SUE orecchie..." ----------------------------------------------------
In questo caso particolare, chi vi legge saprà al volo che siete appassionati di Star Trek (divulgare quest'informazione può essere un bene o un male, secondo i casi!) e se lo è anche lui o lei, coglierà la battuta.
La signature viene preferibilmente delimitata da una serie di trattini o da un'altra combinazione di simboli che la distingua chiaramente dal testo vero e proprio del messaggio.
Alcuni utenti usano la propria signature per diffondere piccoli esempi di Ascii art:
\|||/ (o o) "Quando creiamo un Concetto creiamo un Futuro" ooO_(_)_Ooo______________________________________________________ _____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____ __|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|__ _____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____|_____
Se siete di indole meno umoristico-artistica e più pratica, potete usare la vostra signature per includere informazioni utili su chi siete o sul modo di reperirvi via fax o per telefono:
----------------------------------------------------------------------- Paolo Attivissimo Traduttore tecnico, autore d'informatica topone@pobox.com http://come.to/topone Unico colpevole di "Internet per Tutti" (Apogeo) -----------------------------------------------------------------------
Questa, come probabilmente avrete intuito, è una delle mie signature. Ho indicato il mio indirizzo di e-mail (è utile ripeterlo, perché spesso i messaggi vengono passati da un utente a un altro e si perde il filo di chi era il mittente originale), ho incluso un rimando alla mia pagina Web personale e ho fatto un po' di pubblicità alle mie attività letterarie.
È abbastanza normale avere signature piuttosto lunghe: tuttavia non eccedete con scritte puramente decorative, soprattutto se mandate molti messaggi a utenti di reti collegate a Internet nelle quali si paga il tempo di connessione o un tot per ogni carattere ricevuto. La concisione (o la mancanza della medesima) è un segno della vostra personalità che viaggia molto bene nell'e-mail.
Praticamente tutti gli effetti che ho descritto richiedono l'uso di caratteri cosiddetti non proporzionali. Senza addentrarmi nei dettagli dell'arte tipografica, ci sono due grandi famiglie di caratteri: proporzionali e (l'avevate già intuito) non proporzionali. Nei caratteri non proporzionali, ciascuna lettera o simbolo ha la stessa larghezza, per cui una riga contiene sempre esattamente lo stesso numero di caratteri. Questi sono i caratteri usati dalle normali macchine per scrivere e negli esempi di messaggio citati nelle pagine precedenti.
Nei caratteri proporzionali, invece, ogni simbolo ha una sua larghezza individuale: la i occupa poco posto, la m molto di più. Sono i caratteri usati normalmente per i libri (come nella frase che state leggendo) perché sono molto più riposanti per gli occhi.
Il guaio dei caratteri proporzionali è che incolonnarli è difficilissimo. Su una macchina per scrivere, per incolonnare basta contare le battute; in tipografia ci vuole un'operazione matematica ben più complessa e impraticabile a mano. Usando i caratteri proporzionali nei messaggi, per esempio, non potete sapere come si allineerà una riga rispetto a quella precedente sullo schermo del destinatario (che magari usa caratteri diversi dai vostri), per cui rischiate pasticci. Per esempio, diventa impossibile includere una semplice tabella di cifre in un e-mail.
Guardate cosa succede alla "sottolineatura" descritta poco fa:
>
Ho preso un Pentium dopo pranzo ma il mal di testa mi e'
rimasto.
Ehm... ^^^^^^^ <----- volevi forse dire
Valium?
Fin qui pazienza, ma l'evidenziazione si è spostata e ha perso gran parte della sua efficacia. La leoncina se la cava anche peggio:
("`-''-/").___..--''"`-._
`6_ 6 ) `-. ( ).`-.__.`)
(_Y_.)' ._ ) `._ `.
``-..-'
_..`--'_..-_/ /--'_.' ,'
(il),-'' (li),' ((!.-'
La tendenza attuale è di usare i caratteri proporzionali anche per le schermate dei computer (secondo il diffusissimo e stupidissimo criterio "non è pratico, però è bello"), ma quasi tutti i programmi possono essere reimpostati in modo da usare i caratteri "tipo macchina per scrivere". Fatelo: alcune signature sono dei veri capolavori che altrimenti vi perdereste.
L'ultima sezione significativa dell'e-mail è costituita dagli attachment o, se preferite l'italiano, dagli allegati.
Dunque, dunque. Nella posta ordinaria (quella che s'imbuca e si affranca) è normale allegare dei documenti a una lettera; lo stesso vale grosso modo per la posta di Internet, con la differenza che grazie all'informatica potete allegare al vostro messaggio non solo documenti ma anche immagini, suoni o programmi e quant'altro. Tutto quello che può assumere la forma di un file può essere allegato a un e-mail.
Per fare un esempio concreto, durante la sua lavorazione questo testo è stato trasmesso diverse volte all'editore, immagini a colori comprese, come allegato ad un e-mail. Non è stato necessario spedirsi dischetti né tanto meno pacchi di carta dattiloscritti.
La procedura esatta utilizzata per allegare un file a un messaggio Internet varia secondo il programma che usate per gestire l'e-mail e quindi non ve la posso spiegare in dettaglio qui. Comunque in generale si tratta di un'operazione abbastanza semplice, che consiste nell'informare il programma che volete creare un allegato e nello scegliere quale file volete allegare al vostro messaggio.
Dal punto di vista tecnico, però, ci sono alcune sottigliezze che fareste bene a conoscere. Infatti Internet è strutturata per gestire con sicurezza soltanto i caratteri alfabetici e numerici previsti dallo standard ASCII (come ho accennato a proposito dell'uso delle lettere accentate), ma i file degli allegati quasi sempre contengono caratteri fuori standard.
Occorre quindi effettuare una conversione dell'allegato, codificandolo in modo che usi soltanto caratteri compatibili con Internet anche per rappresentare quelli fuori standard.
Anche quest'incombenza, in genere, spetta al programma, che la gestisce automaticamente: tutto quello che dovete fare è decidere quale standard di conversione e codifica volete adottare.
Esistono infatti vari tipi di codifica, come per esempio il MIME, il BinHex e lo uuencode, ed è importante che il destinatario del vostro allegato sia in grado di decodificarlo usando lo stesso standard di codifica. Anche se MIME e uuencode sono standard molto diffusi, vi conviene comunque sincerarvi che il vostro corrispondente disponga dello standard che intendete usare.
Per fortuna anche il rituale di decodifica viene effettuato automaticamente, in modo discreto e trasparente, dalla maggior parte dei programmi di gestione dell'e-mail. In sostanza, al di là delle complicazioni tecniche, alla fine il destinatario si ritrova sul suo computer una copia esatta dell'allegato che gli avete trasmesso.
Gli attachment possono contenere virus: ricordatevi sempre di effettuare un controllo antivirus su tutto quello che ricevete, documenti compresi, e con particolare riguardo per i documenti generati da programmi come Excel e Word. I normali messaggi di e-mail (quelli senza effetti speciali) invece non possono contenere virus.
Ultimamente gli attachment sono uno dei veicoli preferiti per disseminare i virus tramite la posta di Internet: il malcapitato di turno riceve, magari da un amico fidato che non sa di essere infettato, un e-mail che contiene come attachment un programma (riconoscibile dal fatto che il suo nome termina in exe o com) (*).
(*) [2003] I virus (più correttamente denominati worm quando si propagano via Internet) si sono evoluti e ora non hanno più questa limitazione: il loro nome può terminare in qualsiasi modo.
Questo può succedere a tutti ed è successo anche a me dozzine di volte: quello che non deve succedere è eseguire l'attachment, almeno prima di un efficace controllo con un antivirus aggiornato. Infatti un virus informatico infetta il vostro computer soltanto se lo eseguite. Se lo tenete sul vostro disco rigido senza eseguirlo non correte alcun rischio e non succede nulla. Se vi arriva un attachment sospetto, quindi, la regola è semplice:
Alcuni programmi, come Internet Explorer, consentono di allegare un "biglietto da visita" ai messaggi. In sostanza, Explorer crea un file di attachment contenente i dati personali che volete inviare ai vostri interlocutori.
Se anche il destinatario del messaggio usa Explorer, riceve questo attachment in automatico e il programma ne acquisisce i dati, registrandoli nella rubrica degli indirizzi. In effetti il sistema è molto simile al normale scambio di biglietti da visita così frequente negli incontri di lavoro.
Come molte cose di Explorer, però, anche l'uso dei "biglietti da visita" non fa parte degli standard di Internet e quindi gli altri programmi mailer non lo gestiscono. La conseguenza è che se non usate Explorer vi troverete tanti piccoli file di attachment del tutto inutili chiamati vcard.vcf. Cancellateli pure senza problemi.
Quando avete finito di comporre un e-mail, normalmente lo mettete in una coda riservata ai messaggi in uscita, dove rimarrà in giacenza, sul vostro apparecchio, fino a quando vi collegate a Internet e date al programma di gestione dell'e-mail l'ordine di inviare i messaggi giacenti. Ovviamente, se si tratta di un messaggio urgente, potete benissimo collegarvi subito e spedirlo al volo.
Avrete intuito che potete quindi comporre numerosi messaggi prima di collegarvi alla Rete e quindi prima di cominciare a spendere in telefonate. Questo vi consente di preparare per bene i vostri e-mail e di accumularne diversi, in modo da distribuire su più messaggi il costo della chiamata per connettervi a Internet.
Già che ci siete, durante lo stesso collegamento in cui inviate la vostra posta potete anche guardare nella vostra "buca delle lettere elettronica" (mailbox) per sapere se ci sono messaggi in giacenza per voi presso il fornitore d'accesso. In questo modo con un'unica chiamata telefonica potete eseguire sia l'invio, sia il prelievo della posta, comprimendo ancora di più la spesa.
Quando avete finito di inviare e ricevere messaggi, terminate il collegamento a Internet e vi leggete con comodo la posta che avete ricevuto.
Giusto per essere chiari oltre ogni dubbio, ricordate che per ricevere un messaggio non è necessario essere collegati a Internet mentre il mittente lo sta componendo o inviando. In questo Internet è diversa dal telefono, dove la comunicazione avviene soltanto se i due interlocutori sono presenti contemporaneamente, e somiglia più alla posta tradizionale, dove non è necessario che stiate ventiquattr'ore al giorno in trepida attesa davanti all'ufficio postale o alla vostra buca delle lettere per poter ricevere la posta.
L'e-mail consente dunque la cosiddetta comunicazione asincrona (qualche parolone dall'aura mistica e tecnica lo devo mettere ogni tanto, altrimenti come faccio a passare per esperto?): in altri termini, il mittente e il destinatario possono collegarsi alla Rete anche solo saltuariamente e in momenti diversi senza che questo influisca sulla comunicazione tramite e-mail.
Esempio: Mario manda un messaggio a Piera, ma Piera non è connessa a Internet nel momento in cui Mario spedisce il messaggio. Niente paura: il messaggio non fa altro che rimanere in giacenza presso il fornitore d'accesso di Piera, in attesa che lei si colleghi per vedere se c'è posta per lei. Se invece Piera è collegata mentre Mario manda il messaggio, lo riceve direttamente e immediatamente.
Pertanto non occorre che stiate collegati tutto il giorno a Internet per usufruire del servizio di posta elettronica; basta che vi colleghiate una o due volte al giorno per vedere se qualcuno vi ha mandato un e-mail. In questo modo il costo telefonico dell'accesso a Internet si riduce massicciamente: spendete meno che per un caffè.
Questo concetto di leggere e scrivere la posta con comodo quando non si è collegati ha naturalmente un nome tecnico, e altrettanto naturalmente questo nome è inglese: offline reading ("oflàin rìding"), che significa "lettura quando non si è collegati". Un programma mailer che consente di leggere l'e-mail in questo modo si chiama offline reader ("oflàin rìder").
L'espressione in effetti è imprecisa, dato che non si tratta soltanto di una lettura differita dei messaggi ricevuti, ma anche della scrittura, prima del collegamento, di quelli da inviare. In effetti è per questo che spesso si usa l'altro termine, cioè mailer.
Non è di importanza vitale sapere questi termini; diciamo che vi possono far comodo e semplificare la comunicazione con gli addetti ai lavori, oltre a farvi fare un figurone. L'importante è conoscere il concetto, dato che sta alla base del modo di usare Internet efficacemente senza spendere tanto.
Un difetto dell'offline reading è che l'e-mail è appunto differita: in parole povere, dato che non siete sempre collegati ma guardate nella vostra "buca delle lettere elettronica" soltanto una o due volte al giorno, possono passare molte ore fra quando qualcuno vi manda un messaggio e il momento in cui lo ricevete.
In realtà è probabile che il messaggio arrivi al computer del vostro fornitore d'accesso entro pochi secondi da quando è stato spedito; ma dato che voi vi collegate a quel computer soltanto periodicamente, per arrivare definitivamente a destinazione il messaggio dovrà attendere il vostro prossimo collegamento.
Mi raccomando, non sottovalutate i problemi che la lettura differita può creare nella comunicazione via Internet. L'e-mail non va considerata alla stregua di un fax, salvo che stiate mandando messaggi ad utenti che sicuramente sono collegati permanentemente, come quelli di alcune aziende e degli istituti accademici. Anche in questo caso, comunque, bisogna tener conto del fatto che l'utente destinatario potrebbe non essere davanti al suo schermo quando gli arriva il vostro messaggio.
In parole povere: se dovete concordare un appuntamento per la settimana prossima, fatelo tranquillamente tramite e-mail; ma se dovete prendere accordi per l'indomani, prendete in mano la cornetta e telefonate alla maniera solita.
Rispondere all'e-mail è esattamente come mandare un messaggio qualsiasi, con l'unica differenza che potete evitare di digitare l'indirizzo del destinatario: ci pensa il programma mailer, attingendolo dal messaggio cui state rispondendo. Gli indirizzi Internet, come avrete notato, sono dei veri scioglilingua molto facili da sbagliare: per esempio, se ricevete un messaggio da arcibaldo.petronilla@cartunia.fumetti.org e inviate la risposta ad arcibaldo.petromilla@cartunia.fumetti.org, Arcibaldo e Petronilla non riceveranno mai la vostra risposta, vi prenderanno per maleducati, e il vostro e-mail si disperderà oltre i confini dello spazio cibernetico conosciuto.
Per fortuna esiste una scorciatoia quando volete rispondere ad un messaggio: la funzione di reply (termine inglese che si pronuncia "riplài" e significa "risposta"), da non confondere, amici sportivi, con il replay, che è la ripetizione delle immagini di una fase particolarmente importante del gioco.
Grazie al reply, il programma mailer cattura l'indirizzo del mittente del messaggio al quale volete rispondere e lo inserisce automaticamente nella zona riservata all'indirizzo nel nuovo messaggio. Non occorre quindi ribattere l'indirizzo e questo evita una badilata di errori.
L'abbreviazione GIGO in informatica sta per garbage in, garbage out, che possiamo tradurre più o meno come "in qualsiasi processo, se immetti spazzatura, dall'altra parte otterrai solo altra spazzatura".
Niente di più vero per il reply. Se chi vi ha mandato un messaggio ha immesso erroneamente i parametri nel suo mailer, sbagliando a digitare il proprio indirizzo, il vostro comando di reply attingerà a dati sbagliati e quindi produrrà un messaggio destinato all'indirizzo errato.
Questo succede più spesso di quanto probabilmente pensate. Ho quasi un centinaio di e-mail che ho ricevuto da amici, colleghi e lettori ai quali non ho potuto rispondere perché hanno indicato erroneamente il loro indirizzo. Soprattutto dopo un trasloco da un fornitore d'accesso a un altro, è facile dimenticarsi di aggiornare i parametri del mailer.
Il reply, oltretutto, non si limita a ricopiare per voi l'indirizzo del destinatario: provvede anche a copiare l'intero testo del messaggio cui state rispondendo, precedendo ogni riga con il simbolo di maggiore, secondo le regole del quoting, in modo che sia facile per voi conservare le righe che volete citare e cancellare il resto.
Inoltre riprende anche il Subject o argomento, prefissandolo in genere con la segnalazione Re: per indicare che il Subject è stato ripreso da un messaggio precedente.
La funzione di reply viene richiamata da comandi diversi a seconda del programma di gestione dell'e-mail che usate. In Eudora, per esempio, basta richiamare sullo schermo il messaggio cui volete rispondere e poi scegliere Message > Reply oppure digitare Ctrl-R.
Una risposta preparata con il comando Reply in Eudora.
Una volta preparate le vostre risposte, le mandate ai rispettivi destinatari collegandovi al vostro fornitore d'accesso, procedendo come per il normale invio.
Vi può capitare di ricevere un messaggio che ritenete abbastanza interessante anche per un vostro amico o collega. In tal caso non è necessario ricopiarlo e inviarlo: vi basta usare la funzione di forward ("fòr-uard"), o "ritrasmissione", che è simile alla funzione di reply, con la differenza che vi viene chiesto il nome del nuovo destinatario del messaggio.
Usando la funzione di ritrasmissione, inoltre, il fatto che voi non siete i mittenti originali del messaggio verrà indicato nell'intestazione, dove verrà anche specificato l'indirizzo del vero mittente (in genere preceduto dalle parole Original sender o sent-by o simile).
Se ricevete un messaggio che è stato ritrasmesso da qualcuno con questa funzione, vi verrà inoltre segnalato l'indirizzo di chi l'ha ritrasmesso insieme a quello del mittente originale. Fare distinzione fra questi due indirizzi è molto importante se desiderate rispondere: infatti dovete ricordarvi di rivolgere la vostra risposta al mittente iniziale, non a colui che l'ha ritrasmesso.
Chiarisco con un esempio. Anna manda un e-mail a Silvia per avvisarla sconsolata che Sergio le ha dato il benservito. Silvia sa che la sua amica Simona si sdilinquisce per Sergio e quindi le ritrasmette il messaggio di Anna per avvisarla che Sergio è di nuovo disponib... ehm, bisognoso di consolazione. In questo caso, Simona riceverà un messaggio che indica sia il mittente originale (Anna), sia chi l'ha ritrasmesso (Silvia), e deve fare molta attenzione a rispondere gongolante a Silvia e non ad Anna, altrimenti la figuraccia è assicurata.
La maggior parte dei programmi di gestione dell'e-mail è abbastanza furba da fare questa distinzione, ma una controllatina non fa mai male. Soprattutto se ci sono di mezzo affari di cuore!
A volte, anche se molto raramente, un e-mail non arriva a destinazione. Internet è molto efficiente, ma non è infallibile, anche se devo dire che delle migliaia di messaggi che ho inviato nella mia attività, uno solo è andato disperso a causa di errori della Rete.
Ci possono essere vari motivi per questa perdita: in genere si tratta di cause più che umane, ma a volte Internet proprio non ce la fa a recapitare il messaggio. Vediamo insieme quali sono le magagne della posta telematica.
Può darsi che abbiate sbagliato a digitare l'indirizzo del destinatario, indicando un indirizzo inesistente. Questo è in genere il motivo più comune di errore nella trasmissione dell'e-mail.
Tuttavia in questo caso la Rete non si limita a inghiottire il vostro messaggio nel nulla eterno: vi avvisa che l'utente cui avete cercato di mandare un e-mail non esiste. Riceverete un e-mail dall'aria importante in cui da qualche parte troverete la dicitura user not found, cioè "utente non trovato".
Se però avete sbagliato a digitare ma avete indicato un indirizzo che comunque esiste (ma a nome di qualcun altro), siete nei guai. Il messaggio non verrà respinto, ma anzi sarà inoltrato all'utente corrispondente all'indirizzo sbagliato. Tutto dipende dal buon cuore dell'utente sconosciuto, che può decidere di rispondervi chiedendo come mai le avete mandato un messaggio oppure (come spesso capita) disintegrarlo mormorando coloriti insulti rivolti a voi e agli altri imbranati che sbagliano a scrivere gli indirizzi.
Un altro caso è l'errore involontario causato dall'aver usato la funzione reply per rispondere a un utente che ha immesso parametri sbagliati nel proprio mailer, come descritto poco fa nel riquadro intitolato Spazzatura elettronica. La colpa non è vostra, ma dell'utente che vi ha mandato il messaggio iniziale.
C'è un altro tipo di motivo fin troppo umano per il quale un vostro e-mail rimane senza risposta: il vostro interlocutore non vuole o non può rispondere. Capita più spesso di quanto pensiate, e non sempre per crudeltà o insensibilità di chi dovrebbe rispondere.
Molti utenti, soprattutto quelli abbastanza famosi sulla Rete e nel mondo reale, come Beppe Grillo, Carlo Rubbia e molti altri, ricevono letteralmente centinaia di messaggi al giorno. Non è umanamente possibile rispondere a tutti in situazioni come queste.
Non ci vuole molto per ricevere volumi insostenibili di posta elettronica: persino io, che non sono particolarmente famoso (per ora), ricevo in media duecento messaggi la settimana. Già così non è facile rispondere a tutti, ma ci provo: almeno per dire che non ho tempo di rispondere. Può comunque capitare che chi vi dovrebbe rispondere vi consideri un rompiscatole o peggio e quindi cestini immediatamente i vostri messaggi. Anzi, esistono dei programmi che consentono di cestinare automaticamente tutti i messaggi provenienti da determinati utenti.
Questa è una delle cause più frequenti di errore nell'e-mail: voi ricevete un e-mail da Tizio e gli spedite la risposta qualche giorno dopo, ma nel frattempo Tizio ha disdetto l'account Internet o ha cambiato nome d'utente (userid) senza avvisarvi per tempo.
Anche qui c'è poco da fare: probabilmente riceverete il solito user not found e non potrete mai rispondere al messaggio di Tizio (che però se lo merita, visto che è stato così scortese da non avvisarvi del suo trasloco).
Passiamo ora ai motivi tecnici. Come un sasso piatto lanciato in orizzontale su uno stagno può rimbalzare sull'acqua fino ad arrivare sulla riva opposta, un e-mail rimbalza, ritrasmesso da un computer all'altro, fino ad arrivare a destinazione. Ogni rimbalzo si chiama hop nel gergo di Internet.
Se i "rimbalzi" che deve fare sono troppi, il messaggio, come il sasso, affonda e si perde. Il percorso seguito da un e-mail per arrivare a destinazione può essere molto tortuoso, e se richiede più di una ventina di ritrasmissioni (cosa alquanto rara) da un computer all'altro la Rete può ritenere di non essere in grado di recapitarlo. In tal caso non sempre il mittente viene avvisato del problema.
Date: Mon, 21 Oct 1996 15:03:45 +0200 From: Mail Delivery Subsystem <MAILER-DAEMON@venere.inet.it> Subject: Returned mail: too many hops 18 (17 max): from topone@relay.telnetwork.it via localhost, to cuneo@ns.space.it To: topone@relay.telnetwork.it The original message was received at Mon, 21 Oct 1996 15:03:45 +0200 from uuairdol@localhost ----- Transcript of session follows ----- 554 too many hops 18 (17 max): from topone@relay.telnetwork.it via localhost, to cuneo@ns.space.it
Un e-mail andato disperso a causa di troppi rimbalzi.
Anche se avete digitato correttamente l'indirizzo, è possibile che il sito Internet dove risiede l'utente che volete contattare, e dove quindi dovrebbe parcheggiarsi in giacenza il messaggio che gli avete mandato, sia temporaneamente "fuori uso" per guasti tecnici o per manutenzione.
In gergo tecnico, si dice che "il sito è down" (si pronuncia "dàun"). In tal caso la posta va persa oppure viene restituita al mittente, che si danna per capire perché mai il suo messaggio non è arrivato a destinazione.
Talvolta la Rete è abbastanza intelligente da tenere in sospeso il vostro messaggio fino a che il sito si riattiva. In tal caso riceverete un e-mail automatico che avvisa del problema momentaneo e dovrete rispedire il messaggio solo se ricevete un ulteriore messaggio in cui Internet vi dice che si è stufata di aspettare.
Internet consente di scambiare messaggi con le reti che ne fanno parte, come America Online e Compuserve, anche se queste reti usano uno standard per gli indirizzi differente da quello regolare (alcune non usano la chiocciolina, per esempio). Tuttavia per farlo occorre spesso convertire l'indirizzo del destinatario da uno standard all'altro, secondo regole complicatissime.
Di solito, per fortuna, questo avviene automaticamente: però il programma che si occupa della conversione funziona un po' a singhiozzo. Purtroppo in casi come questi la rete di destinazione fa finta di niente e il messaggio viene inghiottito come se niente fosse.
Inoltre può capitare che il vostro messaggio debba passare da Internet all'altra rete attraverso un computer specifico, chiamato gateway (si pronuncia "ghèit-uèi" e significa "porta di transito") e che quel computer sia momentaneamente inattivo.
Se non vi fidate delle conversioni automatiche o non trovate il modo di automatizzarle, potete sempre ricorrere alle fedeli dieci dita: in altre parole, convertire gli indirizzi manualmente.
Non dico che sia facile, ma se siete disperatamente bisognosi di comunicare con un utente di queste reti non standard (alle quali sono abbonati moltissimi americani), potete cimentarvi nell'impresa.
Le istruzioni sono pubblicate un po' dappertutto su Internet, ma una delle fonti migliori è un documento gratuito distribuito in Rete, intitolato Inter-Network Mail Guide e scritto (purtroppo solo in inglese) da Scott Yanoff. Lo potete trovare rivolgendovi a un qualsiasi motore di ricerca di quelli descritti nel Capitolo 6.
Se un e-mail non può essere spedito al destinatario, quasi sempre otterrete un messaggio di risposta dal Postmaster (significa "direttore dell'ufficio postale"). Il Postmaster non è un essere umano: è un programma che gestisce automaticamente i problemi di smistamento dei messaggi su ciascun computer di Internet, sotto la sorveglianza di un utente esperto.
Le comunicazioni che ricevete dal Postmaster non richiedono una risposta perché sono semplicemente degli avvisi automatici che v'informano della mancata spedizione del vostro messaggio originale.
Se però siete voi a scrivere al Postmaster il discorso cambia: il vostro messaggio sarà letto (magari non subito) dalla persona responsabile del sito, che potrà darvi una mano a risolvere il vostro problema di e-mail. Cercate però di disturbarlo soltanto nei casi più gravi, dopo aver escluso tutte le altre possibili cause d'errore.
Una lettura attenta dei messaggi automatici del Postmaster può dare qualche indizio sulla causa dell'errore di spedizione. Ovviamente bisogna saper leggere i sibillini responsi del Postmaster, che sono spesso del tipo parse error in original version of preceding line -- chiaro, no?
Una delle prime cose che vi conviene fare non appena vi siete abbonati a Internet è verificare il funzionamento di tutto il vostro sistema chiedendo a qualcuno già abbonato di mandarvi un e-mail. Dategli semplicemente il vostro indirizzo di e-mail e chiedetegli di darvi un colpo di telefono dopo che l'ha spedito.
Quando ricevete la sua telefonata, non dovete fare altro che collegarvi al vostro fornitore d'accesso, come abbiamo già visto, avviare il vostro programma mailer e ordinargli di controllare se c'è posta per voi.
In pochi secondi, se tutto è stato impostato correttamente, il programma preleva la vostra posta e la trasferisce sul vostro computer. A questo punto potete terminare il collegamento. Ora siete scollegati da Internet, non state più occupando la vostra linea telefonica, non state quindi gravando sulla bolletta e potete leggervi con calma la posta che avete ricevuto.
Con questa semplice prova sapete che siete in grado di ricevere la posta. Purtroppo, per una delle stravaganze di Internet, questo non vuol dire che siate in grado di mandarla: vi conviene quindi mettervi d'accordo con lo stesso amico o collega di prima, dicendogli che gli manderete un messaggio di prova. Telefonategli dopo che l'avete mandato e chiedetegli di controllare se ha ricevuto posta da voi e poi di telefonarvi per riferirvi com'è andata.
Non capita più spesso come qualche anno fa, ma può darsi che non conosciate nessuno che abbia un indirizzo di posta su Internet. In questo caso potete ricorrere a un trucchetto: provare a spedire un e-mail a voi stessi e vedere se e quando vi arriva. Internet non vieta affatto di mettere lo stesso indirizzo sia come mittente, sia come destinatario.
Questo metodo, però, ha uno svantaggio: se non ricevete di ritorno il vostro messaggio, non avete modo di sapere se l'errore è dovuto alla procedura di invio o a quella di ricezione. Usatelo solo in mancanza di meglio o se avete molta fiducia in voi stessi.
L'intera procedura di invio e di ricezione di un singolo messaggio normale dovrebbe richiedere non più di dieci secondi. Questi tempi si possono allungare un po' se state trasmettendo o ricevendo degli allegati e arrivare anche a qualche minuto. Ma se il computer rimane in attesa per un tempo più lungo, vuol dire che avete un problema: per esempio, è caduta la linea, il vostro fornitore d'accesso non risponde o ha troppo traffico da smaltire, oppure non avete impostato correttamente i parametri del vostro programma mailer.
Come vedete, le cause dei problemi possono essere tante, sia presso di voi sia presso il fornitore; ma non prendete l'abitudine di pensare subito che sia colpa vostra se qualcosa non funziona. Soprattutto nei momenti in cui Internet è affollata, può capitare con una certa frequenza che il vostro fornitore d'accesso abbia i computer sovraccarichi e quindi sia impossibile spedire o ricevere la posta. Qualche interruzione occasionale del servizio è naturale e quasi inevitabile, ma se succede troppo spesso per i vostri gusti è il caso di cambiare fornitore senza alcuna remora: se un servizio basilare come l'e-mail non funziona affidabilmente, vuol dire che il fornitore è taccagno (non vuole spendere per potenziare i suoi computer) o incompetente.
Mandare un e-mail che contiene un allegato non è molto diverso dal mandare un e-mail semplice. Noterete senz'altro che il tempo necessario per l'invio è considerevolmente maggiore, ma a parte questo si procede come se fosse un messaggio normale: potete comporlo e metterlo in coda prima di collegarvi a Internet.
Rispetto all'e-mail normale, comunque, ci sono alcune cautele da tenere presente quando si spediscono gli allegati.
Ricevere un attachment è un po' più semplice. La prima cosa da verificare è che la cartella in cui avete detto al vostro mailer che volete ricevere e depositare gli allegati esista veramente sul vostro apparecchio, altrimenti quando inizierete a prelevare il mailer darà i numeri.
A parte questo, se non avete definito filtri di lunghezza e se il formato di codifica degli attachment usato dal vostro interlocutore è compatibile col vostro, non c'è altro da fare: terminata la ricezione dell'e-mail, troverete l'allegato nella cartella, pronto per essere usato.
Una volta ricevuto il tutto, potete anche cancellare il messaggio d'accompagnamento senza che questo cancelli automaticamente l'allegato.
Non fa mai male ripeterlo: eseguite sempre un controllo antivirus su tutti gli allegati che ricevete, anche se sono documenti, prima di mandarli in esecuzione o aprirli. E usate un antivirus aggiornato.
Avete mai visto in informatica qualcosa che fosse semplice? Naturalmente anche i mailer non si sottraggono alla miriade di opzioni e varianti più o meno utili che affliggono molti dei programmi di oggi. Devo ammettere però che le opzioni che cito qui sono davvero molto pratiche, anche se non è indispensabile conoscerle per usare l'e-mail.
Se usate Internet assiduamente, ben presto comincerete a ricevere molta posta. Tutti i programmi mailer predispongono automaticamente due cartelle, una per la posta in entrata e una per la posta in uscita (spedita e da spedire), ma vi accorgerete che non sono sufficienti. Vi conviene organizzarvi subito creando altre cartelle in cui archiviare i messaggi suddividendoli per mittente o per argomento.
Ho già accennato alla loro esistenza nelle pagine precedenti: adesso ne chiarisco funzionamento e utilità. Un filtro di lunghezza, impostabile nella maggior parte dei mailer, serve per respingere messaggi lunghi oltre un limite che potete fissare a piacere.
Questo filtro serve non solo per tenere a bada i logorroici, ma soprattutto per evitare molestie: gente che vi manda foto più o meno discutibili credendo di provocarvi o farvi cosa gradita, o programmi contenenti virus. La molestia può anche essere di tipo economico, ed è qui che il filtro si rivela prezioso. C'è gente che si diverte a spedire allegati enormi alle proprie vittime puramente per il piacere di causare loro il danno economico dei lunghi minuti di telefono necessari per prelevare l'allegato. Due o tre attacchi informatici di questo tipo possono rendere completamente inservibile il vostro accesso alla posta di Internet.
Ma se avete attivato un filtro di lunghezza il tentativo fallirà. Guardate infatti come funziona il sistema di gestione della posta in questo dialogo immaginario fra il computer del vostro fornitore e il vostro mailer nei due casi, con e senza filtro.
-- Vostro mailer: Salve, c'è posta
per me?
-- Fornitore: Certo. 17 messaggi. Te li mando,
eccoti il primo...
[passano venticinque minuti]
--
Vostro mailer: Accidenti, potevi dirmelo che era lungo più
di tre milioni di caratteri!
-- Fornitore: Me l'hai
chiesto? No. E allora te lo sei beccato. Adesso ti mando il
secondo...
-- Vostro mailer: Salve, c'è posta
per me?
-- Fornitore: Certo. 17 messaggi. Te li mando,
eccoti il primo...
-- Filtro di lunghezza: Aspetta un
momento, prima dimmi quanto sono lunghi.
-- Fornitore:
Subito. Nell'ordine contengono il seguente numero di caratteri:
3.047.047, 340, 117, 684, 1024, 470...
-- Filtro: Aspetta
un attimo, hai detto 3.047.047 caratteri? Scordatelo, mandami gli
altri ma quello buttalo via.
[un centesimo di secondo dopo]
--
Fornitore: OK, messaggio da 3.047.047 caratteri cancellato.
Adesso ti mando il secondo...
In altre parole, il filtro interroga il fornitore circa la lunghezza dei messaggi prima che il fornitore ve li trasmetta per telefono, così è possibile rifiutare quelli che eccedono la soglia di lunghezza preimpostata.
A quale valore conviene impostare questa soglia? Non c'è una regola precisa: tutto dipende dalle vostre esigenze personali. Un limite di 10 kilobyte (circa 10.000 caratteri) è sufficiente a tenere lontani i molestatori e i messaggi logorroici senza bloccare i messaggi normali.
Quale che sia la soglia che scegliete, tenete presente che se state aspettando da qualcuno un allegato contenente un documento o un'immagine, dovrete ricordarvi di disattivare il filtro, altrimenti l'allegato verrà respinto. Se ricevete molti allegati, il filtro regolato su questo livello di soglia potrebbe rivelarsi più una scomodità che un vantaggio: in tal caso potete impostarlo intorno a 2 megabyte (circa 2 milioni di caratteri), in modo da lasciar passare tutto tranne le molestie più pesanti.
Un'altra cosa molto utile che potete impostare in molti mailer è un filtro sui mittenti o killfile (si pronuncia "chil-fàil"). Potete insomma respingere o cancellare i messaggi provenienti da determinati indirizzi, per esempio dai creditori o dagli ex fidanzati.
Si tratta di un'opzione molto potente e molto temuta: avvisare un utente che è stato incluso nel vostro killfile significa che lo considerate un autentico imbecille e/o rompiscatole e lo volete "uccidere" dal punto di vista della vostra vita telematica.
Includendo un utente nel vostro killfile, infatti, non vedrete mai più un suo messaggio, perché tutti i suoi e-mail saranno cancellati automaticamente non appena li ricevete. Per voi è come se quell'utente fosse stato disintegrato.
Lo stesso messaggio di e-mail può essere indirizzato senza sforzo ad un grande numero di utenti: basta memorizzare l'elenco dei loro indirizzi di e-mail in un file e dire al vostro mailer di attingere a quel file. Un gruppo di utenti organizzati in modo da ricevere un bollettino o altre informazioni da un altro utente si chiama appunto mailing list.
Questo tipo di comunicazione è in genere del tipo "da uno a molti", come la radio e la televisione: uno (in genere un esperto di qualche materia) parla, gli altri ascoltano, anche se è talvolta possibile dire la propria. Le mailing list sono uno dei servizi più diffusi e utili di tutta Internet: ce ne sono sugli argomenti più impensabili. Ne gestisco una anch'io e a mia volta sono iscritto a molte mailing list prodotte da altri utenti.
Fra l'altro, è questo il sistema che vi
permette di ricevere gratuitamente gli aggiornamenti ed ampliamenti
periodici di questo testo: basta mandare un e-mail (con un argomento
qualsiasi e un testo qualsiasi) a
internetpertutti-subscribe@onelist.com (*).
(*) [2003] L'indirizzo è obsoleto. Però la mailing list esiste ancora: trovate i dettagli sul mio sito http://www.attivissimo.net.
Non basta conoscere il funzionamento tecnico di Internet per essere buoni cibernauti. Occorre infatti assimilare una buona dose di savoir faire per evitare di essere considerati rompiscatole.
Bisogna infatti tenere presente che Internet funziona anche grazie al rispetto generale di un codice di autoregolamentazione: la Netiquette. Non è un codice obbligatorio: è dettato dal buon senso e dall'esperienza e serve per consentire la civile convivenza sulla Rete. Seguire la Netiquette è una sorta di test di intelligenza sociale.
Violare la Netiquette è come fumare in auto e buttare il mozzicone dal finestrino: da solo, quel cattivo comportamento non fa un gran male, ma se lo adottano tutti, le strade diventano immondezzai anche per chi usa il posacenere regolarmente in dotazione alla vettura.
Le regole della vita in comune su Internet non sono sempre intuitive. Conviene quindi che diate almeno una scorsa alle prossime pagine, anche se vi ritenete ben dotati di buon senso e di cortesia. Anch'io ho fatto la mia buona dose di figuracce agli inizi; evitate di farle anche voi!
Se mandate un e-mail a qualcuno, non pretendete che vi risponda immediatamente e neppure nel giro di ventiquattr'ore. L'e-mail è velocissima, ma gli esseri umani non vivono ai ritmi dei computer. Molta gente ha cose migliori e più importanti da fare che rispondere alla posta di Internet. Aspettate almeno quarantotto ore prima di mandare un e-mail di sollecito, e siate molto cortesi nel sollecitare.
Soprattutto se si tratta della prima vostra comunicazione con qualcuno che fa parte di un'azienda, mettete in bilancio la possibilità che il vostro messaggio non venga letto del tutto. Troppe società hanno introdotto l'uso di Internet soltanto per seguire la tendenza e hanno imposto ai dipendenti un indirizzo di e-mail individuale senza complementarlo con un'adeguata formazione che crei confidenza e abitudine all'uso produttivo di Internet. Per cui l'indirizzo viene considerato soltanto come una scocciatura e il dipendente non legge mai la posta che gli spedite.
Peggio ancora, più si sale lungo le gerarchie, più l'e-mail viene vista come una cosa degradante, "da segretaria". Il capo non si sporca le mani picchiettando sulla tastiera. Con pochissime lodevoli eccezioni, scrivere un e-mail a un direttore generale o a un capo burocrate è un esercizio di futilità.
Sono arroganze che alla fine l'azienda paga, se si dimentica che dietro ogni e-mail ignorato c'è un cliente che ha bisogno. Se quel cliente non viene seguito, la prossima volta andrà altrove.
Per motivi che non mi sono mai stati chiari, sembra che il senso delle parole che compaiono sullo schermo del computer rimanga meno facilmente impresso di quello delle parole scritte sulla carta. Se già nella normale corrispondenza è importante essere chiari e concisi, nell'e-mail diventa addirittura fondamentale.
In linea generale, un messaggio non dovrebbe essere lungo più di venti-venticinque righe, tutto compreso, in modo da evitare a chi legge di dover far scorrere il testo sullo schermo. Uno dei detti della cultura di Internet recita che "la posta elettronica dev'essere come una gonna: corta quanto basta per essere interessante, ma lunga abbastanza da coprire l'argomento".
Se preferite un detto un po' più intellettuale e dovete essere prolissi, ricordate la famosa scusa di Blaise Pascal: "Questa lettera è più lunga del solito perché mi manca il tempo di scriverla breve".
Molti utenti che ricevono grandi quantità di posta la leggono di corsa, spesso scorrendone soltanto le prime righe per sapere se si tratta di qualcosa d'interessante o no. Evitate dunque di includere in un unico messaggio due o più argomenti diversi: c'è il rischio che quelli dopo il primo vengano ignorati. È molto meglio mandare un messaggio per ciascun argomento.
Alcuni utenti non leggono neppure tutti i messaggi che ricevono, a causa dell'enorme quantità di e-mail che devono smaltire. Si limitano spesso a leggere soltanto l'indirizzo del mittente e l'argomento del messaggio, almeno per decidere a chi rispondere per primo.
Se volete risposte sollecite ed efficaci, prendete l'abitudine di specificare chiaramente nel subject, in forma sintetica, quello che volete sapere o far sapere. Soprattutto nel caso di una risposta data con Reply ad un messaggio precedente, ricordatevi di verificare che il subject (che viene ricopiato automaticamente) sia ancora pertinente.
Per esempio, se ricevete dalla vostra fidanzata un e-mail il cui argomento è Auguri di Pasqua e rispondete ricambiando e chiedendo se vuole sposarvi, sarà opportuno che cambiate il subject generato automaticamente da Re: Auguri di Pasqua a Sì o no? Qual è la tua risposta affermativa? o qualcosa di simile.
Possono passare diversi giorni, e centinaia di messaggi, fra un e-mail e la sua risposta. È meglio quindi ricordare al mittente quello che vi aveva detto, altrimenti rischiate di trovarvi una sua controrisposta che chiede chiarimenti. Per esempio, piuttosto che questa risposta:
From: topolino@topolinia.org To: pippo@topolinia.org Subject: Re: GULP! -------------------------------------- Ne posso avere uno anch'io?
è meglio questa:
From: topolino@topolinia.org To: pippo@topolinia.org Subject: Re: GULP! -------------------------------------- >Sai che Archimede mi ha regalato un cappello pensatore? Ne posso avere uno anch'io?
che chiarisce a cosa si riferisce Topolino.
Evitate però di citare per intero un lungo messaggio semplicemente per aggiungere in fondo Sono d'accordo o simili. Citate soltanto l'argomento del messaggio, o riassumetelo con parole vostre. A chi riceve messaggi troppo ricchi di citazioni dà molto fastidio dover scorrere su e giù per leggere quello che avete scritto.
Qualche anno fa, per Natale, mi hanno mandato una spogliarellista. E a voi? Calmi tutti: sto parlando di una simpatica signorina virtuale. L'ho ricevuta come programma allegato ad un messaggio di auguri: dopo l'immancabile controllo antivirus, l'ho avviato.
Sullo schermo del mio computer è comparso un cartone animato: un pacchetto di Natale che si è aperto per rivelare una graziosa donzella che si è ben presto privata di gran parte dei suoi indumenti ma non del cappellino da Babbo Natale.
Il tutto è disegnato con troppo umorismo perché ci si possa scandalizzare, e comunque, in omaggio alla parità dei sessi, ne esiste una versione per donne, con un mascelluto giovanotto che usa il suo cappellino natalizio in modo assai più irriverente.
Spogliarelli per tutti i gusti negli allegati natalizi.
E allora? Il problema in questo caso non è il dubbio della pornografia: è la certezza dello spreco. Infatti lo strip può essere divertente da ricevere una volta, ma dopo la quarta o quinta diventa una solfa. Se siete utenti di Internet da qualche tempo, probabilmente ricordate benissimo la faccenda: pare infatti che il programma sia stato recapitato almeno un paio di volte a tutti. Gli utenti lo mandavano ai loro amici, che lo passavano ai loro amici, e così via, senza fine e a ripetizione quando le cerchie degli amici si sovrapponevano.
Pazienza, direte voi: sono soltanto bit. Una cliccata e li cancelliamo. Ma il programma era lungo circa 250 kilobyte, che tradotto in parole sensate significa l'equivalente di circa 500 messaggi. Ogni messaggio di auguri che recapitava la donzella (o l'ometto) ha intasato il traffico di Internet cinquecento volte più di un messaggio normale. E poi ci si domanda perché Internet è lenta.
C'è di peggio: quanto tempo ci è voluto per ricevere il programma insieme all'altra posta? Se il vostro collegamento telefonico a Internet è lento quanto il mio, qualche minuto, il che equivale a pagare cento, duecento lire per ogni spogliarello. La prima volta passi, ma poi? Saranno state altrettanto gradite le repliche, sempre a pagamento?
Insomma, mandare allegati, natalizi o meno, senza il consenso del destinatario è contrario alla Netiquette. Il traffico che la Rete può sopportare non è infinito: ogni comportamento di questo tipo intasa un po' la navigazione a tutti. In più, visto che il destinatario paga per ricevere, è come spedire gli auguri di Natale senza affrancarli: dubito che saranno graditi.
Non sta scritto da nessuna parte che l'inglese sia la lingua obbligatoria di Internet. Tuttavia ogni tanto qualcuno si sveglia e segnala al mondo il tremendo pericolo di una "colonizzazione linguistica anglosassone anche nel ciberspazio". Mon Dieu.
Per quanto io non condivida certi atteggiamenti, è indubbio che non c'è niente di male a parlarsi su Internet in italiano fra italiani, in tedesco fra tedeschi, in russo fra russi, e persino in francese fra francesi (il "qualcuno" cui mi riferivo prima era appunto un loro presidente ora scomparso, grande appassionato di pesca con gli esplosivi negli atolli di Mururoa).
Tuttavia, se prevedete che il vostro messaggio debba circolare fra utenti non soltanto italiani, adottate l'inglese, se vi è possibile: a prescindere dai vari orgogli nazionali, è la lingua più universalmente capita.
Il mondo di Internet è informale: è facile trovarsi a dare spontaneamente del "tu" a tutti nei messaggi. Magari poi si scopre che la persona cui abbiamo dato del "tu" via e-mail per mesi è qualcuno con cui non oseremmo mai essere così alla mano in un incontro faccia a faccia. Ma per qualche strano motivo Internet è così: spinge ad abbattere le barriere della formalità.
Fra l'altro questo non è un fenomeno d'importazione americana come lo sono invece molti degli altri aspetti della Netiquette: infatti in inglese la distinzione fra il "tu" e il "lei" non esiste. Insomma, non formalizzatevi nel rivolgervi con il "tu" alle persone che vi mandano e-mail, salvo che si tratti di corrispondenza di lavoro. In questo caso gli e-mail tendono a seguire l'impostazione più formale della corrispondenza d'ufficio.
È invece tutta italiana la stravaganza di prestare molta più attenzione a un e-mail scritto in "commercialese" e impaginato come se si trattasse di una lettera su carta. Sembra che questo induca il lettore a considerare il vostro messaggio più autorevole e pertanto meritevole della sua attenzione.
Le catene di Sant'Antonio proprio non le sopporto: sono una vera piaga e bisogna rispondere a chi le manda dicendo di piantarla e di spargere la voce. Tutti i libri su Internet contengono quest'avvertenza, ma a quanto pare ancora non basta; c'è sempre qualche gonzo che ci casca e le ridiffonde.
Per chi non ne avesse mai subita una, nel mondo reale la catena di Sant'Antonio consiste nel ricevere una lettera da uno sconosciuto, che vi supplica di spedirne altre sette o dieci ad altre persone; se non lo fate, verrete travolti dalle sciagure, mentre se lo fate, riceverete presto una visita dalla dea bendata.
Seguono di solito quattro o cinque esempi di persone che hanno seguito la richiesta, diventando miliardarie, e di altre che hanno cestinato la lettera e hanno poi subìto una morte orrenda.
Se nel mondo reale partecipare ad una catena di Sant'Antonio costa qualche fatica (per scrivere e compilare le buste) e qualche liretta in francobolli, su Internet tutto è più semplice e non costa nulla. Potete quindi immaginarvi come siano dilagate su Internet catene di messaggi di questo tipo.
Ci sono infinite versioni di queste catene. Le storie e le motivazioni sono diversissime, ma tutte hanno in comune una cosa: l'appello a diffondere il messaggio il più possibile.
Uno dei tanti articoli apparsi in Italia con l'appello per Craig Shergold (qui chiamato Greg Sherold), tratto da La Provincia Pavese del 10 agosto 1996, e la smentita pubblicata quattro giorni dopo a seguito della mia segnalazione dell'errore. La foto non è di Craig, ma di un assessore coinvolto in buona fede nella catena di Sant'Antonio.
Non bisogna considerare questi messaggi (e le loro varianti con nomi differenti, come Jessica Mydek e altri) come nient'altro che trascurabili perdite di tempo. I danni che provocano sono molto importanti: partecipare e diffondere questo tipo di catene di Sant'Antonio infatti significa far sprecare alla gente ben intenzionata energie che potrebbe incanalare senz'altro in modi migliori. Significa anche minare la fiducia della gente nelle iniziative di solidarietà.
Se inoltre considerate che i cento milioni di cartoline ricevuti da Craig, a (diciamo) mille lire l'una per i francobolli, sono cento miliardi sprecati che potevano essere dedicati ad iniziative più utili, capirete quanto sia importante cercare di far cessare questi appelli.
C'è di peggio: ogni tanto su Internet circolano appelli veri, di persone che chiedono soccorso o informazioni per curare una malattia rara che ha colpito un loro caro. Purtroppo è impossibile distinguerli da quelli fasulli, a meno che riguardino casi che sono già noti come bufale su Internet.
(*) [2002] Non più. Ora, grazie ai "progressi" della tecnologia informatica, è possibile sfruttare le vulnerabilità di molti programmi di posta per infettare la vittima semplicemente leggendo un messaggio.
Una delle innumerevoli copie del fax usato per far circolare una leggenda metropolitana diffusissima anche in Internet.
Se ricevete un e-mail che fa parte di una di queste catene, l'intera comunità di Internet vi sarà grata se adotterete alcuni di questi comportamenti:
Qualunque cosa facciate, non partecipate a queste catene. Neanche nel dubbio che "tanto, male non fa". E soprattutto non scrivete a me chiedendomi se quella che avete ricevuto è diversa dalle altre e magari è vera...
Se volete saperne di più, eccovi qualche fonte preziosissima: i newsgroup it.discussioni.leggende.metropolitane e il più settoriale it.discussioni.leggende.telematiche; Il Centro per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee, presso http://leggende.clab.it; e il CICAP, presso http://www.cicap.org. Se masticate l'inglese, provate anche http://urbanlegends.com.
Leggende metropolitane diffuse ma anche smentite tramite Internet.
La natura stessa dell'e-mail sembra predisporre più facilmente all'uso di un tono critico e irritante se non addirittura ingiurioso. Per qualche strano motivo, frasi che dette a voce sembrerebbero più che blande assumono facilmente un tono arrogante se usate in un e-mail. Forse tutti gli utenti di Internet sono particolarmente permalosi: non lo so.
Sicuramente c'entra il fatto che l'e-mail viene spesso scritta come se si trattasse di una trascrizione del parlato, senza badare troppo alle sfumature e senza prestare la stessa attenzione che dedicheremmo alla composizione di una lettera su carta. Questo è un comportamento umano e perdonabile, vista la grande quantità di posta alla quale deve rispondere l'utente medio, ma facilmente porta ai malintesi.
Inoltre è così facile scrivere un messaggio e inviarlo (perlomeno quando tutto funziona) che si tende a rispondere "a caldo" ai messaggi in arrivo. La fretta e l'apparente anonimato dell'e-mail si sommano spesso a questi fattori per generare un'altra piaga di Internet: il flaming (si pronuncia "flèming"), vale a dire la scrittura di messaggi d'insulto o di feroce critica rivolti ad un utente specifico o ad una categoria di persone.
Rassegnatevi: prima o poi riceverete anche voi qualche messaggio ingiustificatamente arrabbiato nei vostri confronti (e-mail di questo tipo si chiamano flame, pronunciato "flèim") ed altrettanto inevitabilmente vi scapperà qualche flame parimenti privo di motivazione. Internet è fatta così.
Se volete ridurre il rischio di mandare e-mail irritanti, vi consiglio di lasciare una pausa di riflessione fra il momento in cui ricevete un presunto flame e quello in cui rispondete. Inoltre non dimenticate che l'umorismo e l'ironia spesso sono le migliori armi contro i provocatori, anche se niente sconfigge un provocatore come l'essere ignorato.
Come per la posta normale, cioè quella su carta, anche per la posta elettronica esiste la possibilità di farsi rispedire un messaggio che confermi la ricezione del vostro e-mail da parte del destinatario.
Tuttavia è buona prassi evitare di chiedere la ricevuta di ritorno, a meno che si tratti di messaggi davvero molto importanti. L'uso della ricevuta di ritorno infatti raddoppia il traffico sulla Rete, perché per ogni messaggio mandato se ne genera uno in più.
Ricordate sempre che i vostri messaggi possono essere letti da persone di tutto il mondo, soprattutto se partecipate a gruppi di discussione (i cosiddetti newsgroup, nei quali tutti i messaggi sono pubblici e pubblicamente leggibili).
Può sembrare facile essere rispettosi della cultura altrui, ma ci vuol poco per lasciarsi sfuggire espressioni come "lavorare come un negro", "fumare come un turco", "tirchio come un rabbino" e altri cliché razziali o religiosi. In un gruppo di amici che chiacchierano al bar possono essere frasi accettabili, ma in una discussione in cui non si sa chi sono i partecipanti è meglio essere più corretti e rispettosi.
Ricordo un caso che è capitato a me: in una discussione pubblica a proposito di televisione via satellite, un utente scrisse una cosa del tipo "ma lo sappiamo bene che tutti gli inglesi sono razzisti", non sapendo che io (che sono metà inglese) ero in ascolto. Gli risposi semplicemente domandandogli se gli sarebbe piaciuto leggere da me che "tutti gli italiani sono mafiosi".
Insomma, non generalizzate, e quando dovete parlare di un gruppo culturale, etnico o religioso, applicate alla comunicazione via Internet la regola citata dal coniglietto Tippete in Bambi: "se non puoi dire niente di buono di loro, non dire niente" (*).
(*) [2000] Il coniglietto amico di Bambi in italiano si chiama ufficialmente Tippete, come confermato dai messaggi dei lettori, da caterve di fumetti, dal sito italiano della Disney e persino dalla custodia della videocassetta italiana di Bambi. Tuttavia nel sonoro italiano del film il nome è indiscutibilmente Tamburino. Grazie, doppiatori e soprattutto dialoghisti, per aver contribuito ancora una volta a rendere chiare le cose per i nostri bambini. Comunque sia, a stragrande maggioranza mi avete detto che voi e/o i vostri figli conoscete Thumper (questo è il nome originale) come Tippete, per cui nel libro intendo lasciare Tippete. A proposito di Tippete, la frase che cito nel testo del Capitolo 5 ("se non puoi dire niente di buono di loro, non dire niente") è la mia traduzione fedele dell'originale inglese. Per motivi incomprensibili, nella versione italiana la frase esatta è "quando non sai che cosa dire è meglio che non dici nulla", che ha un senso completamente diverso.
Anche se la corrispondenza elettronica fra due utenti è teoricamente riservata, esiste comunque il rischio che qualcun altro possa leggere quello che scrivete, non soltanto per pirateria ma anche per una vostra possibile distrazione (tipo mandare il messaggio all'indirizzo sbagliato).
Ogni gruppo di utenti Internet ha la sua storiella a proposito dell'utente che ha mandato un focoso e-mail d'amore alla sua ex invece che alla sua ragazza; le varianti sul tema sono infinite.
Il concetto comunque è chiaro: sia nelle corrispondenze personali, sia in quelle d'affari, siate molto cauti nello scrivere informazioni potenzialmente indiscrete. Sarete al sicuro se immaginerete di dover scrivere e-mail da affiggere in una bacheca che tutti potranno leggere.
Se dovete davvero dire qualcosa di confidenziale, usate la crittografia (di cui parlerò nel Capitolo 10) o parlate di persona o per telefono.
Mentre nella corrispondenza tradizionale, su carta, un errore di battitura è considerato segno di poca attenzione se non di mancanza di competenza linguistica, su Internet gli errori sono piuttosto ben tollerati.
Bisogna tenere presente che l'e-mail non è come una lettera: è "discorso scritto", nel senso che segue molto di più le regole elastiche del parlato che quelle rigide dello scritto. Questo non vuol dire che siete autorizzati, per esempio, a sbagliare i congiuntivi nell'e-mail; se lo fate, la figuraccia è assicurata come nella vita reale. La tolleranza non è verso le sgrammaticature, ma verso gli errori di battitura.
La ragione di questa tolleranza è che nonostante i miei consigli molti utenti scrivono col tassametro che corre, nel senso che redigono i messaggi durante i collegamenti invece che prima di collegarsi. In più spesso scrivono tantissimi messaggi e digitano di corsa per non metterci una vita a smaltire la posta. Siate quindi comprensivi verso coloro che si lasciano scappare un coniglio d'amministrazione ogni tanto: capiterà anche a voi.
C'è già tanto turpiloquio in giro su Internet che non c'è bisogno che vi aggiungiate il vostro. Tenete sempre presente che il numero di giovani (e addirittura bambini) che partecipano alla vita di Internet è molto elevato. Date loro un esempio di civiltà che possano usare come modello.
Se proprio dovete usare linguaggio crudo o offensivo, adottate il sistema detto rot13. Consiste nel convertire ogni lettera dell'alfabeto in un'altra (per esempio la A in M, la B in N, e così via) per rendere illeggibile il messaggio. Questo significa che il messaggio è sì cifrato ma è comunque leggibile da tutti.
Quale potrà mai essere lo scopo di codificare un messaggio con un codice che tutti possono decifrare? Semplice: in questo modo chi legge la posta e trova un messaggio in formato rot13 sa di essere di fronte ad un testo probabilmente volgare o di natura intima che non si addice alla lettura da parte di chiunque.
Essendo codificato, l'utente deve compiere lo sforzo intenzionale di decodificarlo e quindi se poi si trova di fronte del materiale che ritiene offensivo è solo colpa sua.
Prima che vi venga il dubbio: la codifica e decodifica di un messaggio in formato rot13 viene effettuata automaticamente dalla maggior parte dei programmi di gestione dell'e-mail; basta che diate un semplice comando.
Una frase dal tema scottante, protetta con rot13 per non rivelarne il contenuto ai minori.
Per "guastafeste" intendo quel tipo di persona che ama rivelare i finali dei film o dei romanzi. Su Internet, questa gente ed i messaggi che rovinano il segreto di un finale si classificano con la parola inglese spoiler (che ovviamente non ha nulla a che fare con l'aletta aerodinamica da montare sull'auto, ma si pronuncia nello stesso modo).
Se dovete parlare di una trama in un e-mail, tenete presente che il destinatario potrebbe non aver ancora visto il film o letto il libro cui fate riferimento. Io ho saputo per sbaglio un dettaglio importante della trama de La moglie del soldato, e questo ha rovinato tutta la sorpresa del film (che ovviamente non vi racconto qui, altrimenti sarei anch'io uno spoiler).
Anche in questo caso, se siete proprio costretti a parlare di argomenti di questo tipo, prendete l'abitudine di usare il sistema rot13 descritto qui sopra.
Se pensate di usare Internet per fare pubblicità a basso costo alla vostra azienda, mandando l'equivalente elettronico di quegli insopportabili volantini pubblicitari che tutti noi ci troviamo ogni giorno nella buca delle lettere, beh, toglietevelo dalla testa.
Se c'è una cosa che manda in bestia gli utenti di Internet è la pubblicità. Se volete contattare nuovi clienti, aprite una pagina Web come "vetrina" e lasciate che siano loro a bussare alla vostra porta.
Fra l'altro non sottovalutate il potere della massa degli utenti di Internet. Se un'azienda diffonde un milione di e-mail pubblicitari, basta che un solo utente su dieci le risponda (magari aggiungendo qualche colorita espressione di protesta) perché la casella postale dell'azienda si intasi con centomila messaggi.
Questa non è un'ipotesi: succede spesso e volentieri, come ben sanno dal 1994 i signori Canter e Siegel, titolari di una società di consulenza legale negli Stati Uniti, che ebbero la bella idea di provarci. Quello che è successo alla loro casella Internet è facilmente immaginabile ed è uno degli episodi più raccontati della storia della Rete.
Nonostante la reazione furibonda della maggior parte degli utenti di Internet, le aziende e gli improvvisati imprenditori internettari si ostinano a comportarsi da spammer, mandando pubblicità non richiesta a tutti gli utenti dei quali riescono a sapere l'indirizzo. Il mio consiglio è uno e trino: cancellare, cancellare, cancellare.
A proposito di spammer e di pubblicità non richiesta, mi raccomando, non cadete nella trappola escogitata recentemente da alcuni aspiranti imprenditori nonché patentati imbecilli, che vi mandano un e-mail offrendo il loro prodotto e dicendo "se non vuoi più ricevere questa pubblicità, basta che mi rimandi questo messaggio".
Non fatelo. È un tranello. Siccome gli utenti si sono fatti furbi e non fanno circolare inutilmente il loro indirizzo di e-mail, questi spammer mandano milioni di messaggi a tutti gli indirizzi possibili, anche quelli inesistenti (intasando ovviamente la Rete, ma a questo loro non interessa). È come chiamare tutti i numeri di telefono da 00000001 a 99999999: molti non esistono, ma la maggior parte corrisponde a qualcuno.
Nel messaggio vi invitano a rispondere, e se cadete nell'inganno loro ottengono il vostro indirizzo per bombardarvi ancora di più con pubblicità indesiderata. Non rispondete: cancellate e basta.
Quando immaginiamo di violare la legge tramite Internet è facile pensare alla pirateria cibernetica di codici d'accesso, carte di credito rubate, e prelevamenti illeciti da conti correnti altrui. È chiaro che comportamenti di questo tipo sono illegali in tutto il mondo e quindi siete vivamente pregati di evitarli.
Ci sono però situazioni meno evidenti in cui ciò che è lecito in un paese non lo è in un altro. Un caso è dato dalla pornografia: mentre è facile immaginare che le foto di Penthouse o Playboy siano bandite nei paesi islamici, è meno facile considerare che molte immagini dei nostri spot pubblicitari sono considerate assolutamente inaccettabili in Inghilterra.
Ci sono stati casi di utenti che hanno inviato a un parente in Inghilterra un e-mail cui avevano allegato un'immagine digitale del loro bambino di tre anni mentre faceva il bagnetto, col risultato di causare l'incriminazione del parente per ricettazione di immagini di pornografia infantile. Non sto scherzando! Ci ha rimesso le penne anche un'annunciatrice televisiva inglese piuttosto famosa da quelle parti.
Faccio un altro esempio molto vicino a noi: la Germania. Questo paese ha delle leggi molto severe che puniscono chiunque circoli materiale filonazista. Mandare a un tedesco un brano del Mein Kampf di Adolf Hitler è un reato. È una scelta discutibile, ma la legge parla chiaro.
Un altro caso è dato dalle libertà personali. Molti paesi dell'Estremo Oriente (Cina, Singapore, e parecchi altri) e del Medio Oriente, e non solo, hanno un criterio diverso da quello occidentale in fatto di diritto all'informazione.
Se vi capita di corrispondere tramite e-mail con persone di quei paesi, state dunque attenti a quello che dite per esempio sulla situazione interna del paese del vostro corrispondente: potreste facilmente metterlo nei guai con commenti o informazioni che per noi sono del tutto innocenti ma che a casa sua sono purtroppo considerati "sovversivi".
Ci sono anche paesi che consideriamo liberi ed evoluti dove però si possono comunque causare guai con un e-mail apparentemente innocente. È capitato che nel tranquillo Canada fosse stato emesso un provvedimento legale per imporre il silenzio stampa su un fatto criminoso, per non influenzare le giurie, e che dagli Stati Uniti filtrassero comunque tutte le informazioni sulla faccenda tramite Internet, violando quindi la riservatezza giudiziaria.
Se pubblicate un messaggio su Internet, per esempio inviandolo ad un gruppo di utenti con la preghiera di farlo circolare, fate ogni ragionevole sforzo per essere sicuri di quello che dite prima di criticare qualcuno o dare informazioni.
Quando create un messaggio pubblico, siete come dei giornalisti: avete la facoltà di scatenare una reazione emotiva e causare danni commerciali o morali molto seri. Pensate come si sentono i lavoratori della Ferrero quando qualcuno invita a boicottare i loro prodotti perché ha saputo della leggenda metropolitana sugli additivi citata poco fa. Su Internet, ognuno di noi diventa potenzialmente più potente (o pericoloso) di tutti i mass media commerciali o statali messi insieme.
Siate quindi molto cauti, documentatevi, e citate bene le fonti delle vostre informazioni prima di scrivere qualcosa di potenzialmente dannoso per gli altri. Anche perché quegli "altri" possono citarvi per danni, come fanno spesso McDonald's e la Chiesa di Scientology, tanto per fare qualche esempio concreto.
Di conseguenza, la stessa cautela va applicata alla rovescia ai messaggi che leggete: non potete essere sicuri che quello che trovate su Internet sia la verità. Purtroppo, adesso che il giornalismo della carta stampata non si fa più andando sul campo ma sfogliando distrattamente le pagine di Internet, anche i giornali non verificano più quello che scrivono (come dimostra la storia del presunto Batman erotico di Pisa di qualche tempo fa, anch'essa un classico delle leggende metropolitane). Prendete tutto quel che leggete con un pizzico di scetticismo.
Qualche tempo fa un lettore mi segnalò di aver ricevuto un e-mail che non era sicuramente destinato a lui (anche perché il firmatario, un certo Lorenzo, lo concludeva con "Ti mando un violento e aggressivo bacio modello sanguisuga sulla bocca").
Casi come questi sono tutt'altro che infrequenti. Internet, benché strutturata per la difesa nucleare, non é affatto a prova di errore. È capitato anche a me, e capiterà anche a voi, di ricevere messaggi che non vi riguardano.
La cosa interessante è che i messaggi arrivano nella vostra casella postale anche se sono chiaramente indirizzati a qualcun altro. Non si tratta di messaggi in cui il mittente ha sbagliato ad immettere l'indirizzo del destinatario e ci ha messo il vostro al posto di quello giusto: la sezione "To" dell'intestazione, infatti, riporta indiscutibilmente un indirizzo che non è il vostro.
In altre parole, non è come sbagliare numero al telefono: il "numero" infatti è stato composto nel modo giusto, ed è soltanto la Rete che ha sbagliato a instradare il messaggio.
Perché succedono queste cose? Ne ho parlato con vari net.god (i guru della Rete) e la risposta è unanime: "quando la Luna è in Ariete, succede". In altre parole, non lo sa nessuno di preciso. Ma succede.
Il problema vero è cosa fare dei messaggi di questo tipo. La Netiquette impone una scelta fra i seguenti comportamenti:
C'è una cosa da non fare assolutamente: cancellare il messaggio. Ritrasmetterlo vi costa solo qualche cliccata, per cui non ci sono scuse. Cancellarlo significa che chi l'ha mandato crede che il messaggio sia giunto a destinazione: la Rete infatti non dà messaggi d'errore, perché pensa di aver fatto tutto giusto.
Inoltre cancellarlo può portare a disguidi, incomprensioni e danni morali e materiali (pensate a chi sa adesso quali sono i gusti di Lorenzo in fatto di baci...).
Avete visto il funzionamento pratico dell'e-mail e conosciuto le regole fondamentali della Netiquette per quanto riguarda lo scambio di messaggi. Tuttavia non siete ancora del tutto blindati: avventuratevi pure anche subito su Internet e cominciate a scambiare e-mail semplici con i vostri amici, ma prima di fare cose più impegnative non dimenticate di dare un'occhiata al Capitolo 10 a proposito di scherzi, pirateria, censura, privacy e acquisti a rischio usando l'e-mail.
Non una visione, stavolta, ma un ascolto: Mio cuggino di Elio e le Storie Tese. In quattro minuti, tutta la verità, detta nel modo più divertente, dissacrante e sensato, sulle leggende metropolitane.