Internet per tutti - quarta edizione (1999)

di Paolo Attivissimo

© 1999-2006 Paolo Attivissimo (http://www.attivissimo.net). Questo documento è liberamente distribuibile purché intatto.

[copertina Internet per Tutti]

9. Internet vecchio stile

Anche se il Web è la parte più vistosa ed emergente della Rete, non è tutta la Rete. Là fuori, nel ciberspazio, c'è un'enormità di materiale che non è e non sarà mai convertito allo standard chiassoso del Web. È tutto materiale che sfugge completamente alle normali ricerche. Per scovare questi tesori bisogna fare dell'archeologia informatica e tornare a usare gli strumenti antichi di Internet.

Queste pietre di selce digitali sono ancora perfettamente utilizzabili per una ragione molto semplice: quasi tutti i moderni servizi di Internet poggiano ancora sulla stessa struttura di comandi, creata ormai trent'anni fa, su cui poggiava la Rete anche prima dell'esplosione del Web. Per molti versi, i vari programmi odierni non fanno altro che abbellire e automatizzare questi vecchi comandi. Per fare un esempio, con una serie di comandi "vecchio stile" si può spedire un e-mail senza usare un programma mailer. Sono questi i comandi che consentono agli esperti della Rete di fare cose apparentemente impossibili: se volete diventare bravi hacker, è da qui che dovete cominciare a studiare.

Telnet

Prima del boom dei personal computer c'erano i terminali. Erano poco più che una tastiera e uno schermo: il processore non c'era, o per meglio dire ce n'era uno solo centralizzato, situato altrove, che veniva condiviso da diversi di questi strani apparecchi. Si vedono ancora in alcune piccole aziende a corto di soldi per aggiornarsi e in certi uffici pubblici, polverosi testimoni dell'arretratezza dell'amministrazione in Italia ("mi spiace, il suo certificato non è ancora pronto... sa, il terminale non funziona...").

Il comando Telnet trasforma il vostro computer in uno di questi dinosauri, come se foste seduti davanti a un vero terminale del computer remoto al quale vi collegate. A seconda del livello di accesso che vi viene concesso, per esempio, potete interrogare il computer alla ricerca di informazioni oppure far eseguire programmi che risiedono su quel computer e che non sono compatibili con il vostro (che so, far eseguire un programma per Unix da un supercomputer remoto e vederne i risultati sullo schermo del vostro televisore, collegato a Internet da un set top box o da una console per videogiochi).

Ma a cosa serve "rimbecillire" temporaneamente un computer? Lo spiego subito. Moltissimi grandi computer tuttora in funzione usano standard tecnici definiti decenni fa: solo testo, senza immagini, e niente mouse. Per dialogare con uno di questi antichi cervelloni occorre fargli credere che il nostro computer sia un normale terminale che rispetta quegli standard tecnici. Nel gergo informatico, questo tipo di finta si chiama emulazione di terminale. Il comando Telnet si occupa appunto di "emulare" un terminale: fa credere al computer remoto che il vostro super-Pentium III sia una bagnarola.

Naturalmente non esiste un solo tipo di emulazione di terminale: la vita sarebbe troppo facile. L'emulazione più frequente su Internet, soprattutto quando c'è di mezzo Telnet, si chiama VT100. Se il vostro programma per Telnet offre la possibilità di emulare questo tipo di terminale, attivatela.

Funzionamento in breve

Telnet è disponibile sia come comando, sia come programma, praticamente in tutti i sistemi operativi. In Windows, per esempio, è disponibile sotto forma di un programma chiamato, guarda caso, Telnet.

Il procedimento per collegarsi a un sito tramite Telnet varia da computer a computer, ma la sostanza è questa: dopo aver stabilito la connessione a Internet, avviate il vostro programma Telnet (o date il comando telnet) e immettete il nome del sito che volete raggiungere, eventualmente seguito dal numero della sua porta.

Ogni sito è infatti raggiungibile passando per varie porte che corrispondono in genere a modalità di entrata differenti. Per esempio, raggiungendo uno stesso sito attraverso porte diverse può capitare che non venga chiesta la password, o che si acceda ad un tipo di servizio non disponibile se si passa dalle altre porte.

Se volete collegarvi ad un sito per usarne la funzione Telnet, vi conviene usare la porta 23, che in genere è comunque quella assegnatavi per default. Un altro tipico esempio di porta riservata è la 13, che si chiama daytime port perché consente di ottenere l'ora locale del sito raggiunto. Non è di utilità vitale per l'utente comune, ma può fare comodo quando occorre rispettare gli orari di disponibilità dei servizi e non si ha la più pallida idea di che ora siano nel paese con il quale ci si collega o quando il nome del sito non permette di identificarne la collocazione geografica. In Internet serve per tenere sincronizzati fra loro i vari computer della Rete.

Con tutta probabilità vi verrà chiesto un nome di login: di solito è una formalità (al punto che il nome da immettere compare nel messaggio iniziale di benvenuto), a meno che visitiate un sito privato, nel qual caso vi verrà chiesta anche una password.

E a questo punto siete "entrati" nel computer remoto.

Pronti alla fuga!

A volte, a causa del traffico o dell'imperfetto funzionamento di alcuni programmi residenti su siti lontani, il collegamento ad un certo punto si blocca e non succede più nulla. Tenete presente, comunque, che la risposta dei siti Telnet è proverbialmente lenta. Abbiate molta pazienza prima di scollegarvi.

telnet alla biblioteca del congresso usa

Una sessione con Telnet in Windows: siamo diventati un terminale dell'immensa Biblioteca del Congresso americana.

Non vi preoccupate: non avete mandato in tilt il computer remoto, che ripristinerà la situazione non appena avrà tempo di gestirla. Il guaio è che mentre magari il computer remoto può mettersi con comodo a chiudere la vostra sessione quando gli pare, voi siete in collegamento telefonico con il vostro fornitore d'accesso e la bolletta telefonica continua ad aumentare intanto che il vostro computer è "congelato" in attesa della reazione del cervellone remoto.

In casi come questi conviene terminare la sessione in modo brutale, digitando il carattere di escape ("eschèip"). Questo carattere è una "via di fuga" predisposta dal computer remoto per permettervi di disimpegnarvi quando le cose vanno storte.

In genere il carattere di escape è Ctrl-]. In altre parole, si preme il tasto Ctrl, lo si tiene premuto e si preme una sola volta il tasto della parentesi quadra chiusa. Se le parentesi quadre sulla vostra tastiera italiana si digitano premendo AltGr più il tasto delle parentesi quadre, la combinazione di tasti diventa triplice: Ctrl-AltGr-parentesi quadra chiusa. Un bell'esercizio per le dita, vero?

Quando vi collegate ad un sito con Telnet, fra le prime avvertenze visualizzate sul vostro schermo dal computer remoto troverete quasi sempre l'indicazione del carattere di escape. Prendetene nota in modo da poter concludere la sessione in caso di necessità. Nei casi peggiori, potete sempre chiudere brutalmente il vostro programma Telnet: la connessione al computer remoto cadrà (quella a Internet no). Non fatelo se non è indispensabile: è cattiva Netiquette.

Attenzione, inoltre, a non toccare i tasti funzione della vostra tastiera intanto che siete alle prese con un collegamento Telnet! Le funzioni assegnate ai vostri tasti funzione possono non coincidere (anzi, quasi sicuramente non coincidono) con quelle del computer remoto al quale siete collegati. Tasti come Ins, Canc, e Backspace possono funzionare in modo diverso sul vostro computer e sul computer remoto.

Ricordate sempre che durante una sessione Telnet il vostro computer è semplicemente un terminale del computer remoto e nulla più: ciò che vedete sullo schermo è l'interpretazione delle vostre digitazioni eseguita da quest'ultimo e non dalla vostra macchina. Anche le combinazioni di tasti (Ctrl o Alt più un altro tasto) possono avere effetti imprevedibili.

Molti degli usi più stimolanti di Telnet esulano dalla portata di questo libro: come dicevo, è uno dei comandi da padroneggiare per diventare veri esperti manipolatori della Rete. Ma con tutto il dovuto rispetto per voi, prima di cominciare a lavorare con questi strumenti è meglio che vi studiate un bel po' di documentazione assai più tecnica di questo testo introduttivo. Ricordate cos'è successo a Topolino apprendista stregone in Fantasia? Appunto.

Faccio comunque un paio di esempi giusto per darvi un assaggio di quello che si può combinare con Telnet. Usando questo servizio per collegarsi all'indirizzo 149.139.6.100, si raggiunge il sito Internet dell'Istituto Universitario Europeo (IUE). L'Istituto è presente anche come sito Web (presso http://www.iue.it), ma alcuni suoi servizi sono accessibili soltanto tramite Telnet. Per esempio, da qui possiamo esplorare non solo la biblioteca dell'IUE, ma anche numerose altre importanti biblioteche italiane, come la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Da qui si può sapere se la biblioteca dispone di un determinato libro oppure fare ricerche bibliografiche in questi enormi archivi. Notate l'aspetto molto spartano della schermata: niente colori, niente grafica, solo testo: però, se provate a collegarvi, noterete anche che la schermata compare istantaneamente. Merito della parsimonia di Internet vecchio stile.

telnet

Accediamo a una biblioteca italiana tramite Telnet.

Prima che vi facciate l'impressione sbagliata, Telnet non è uno strumento esclusivamente per topi da biblioteca. Per esempio, è utile se siete interessati ai newsgroup ma il news server del vostro fornitore d'accesso non offre un particolare newsgroup che vorreste seguire. In casi come questi dovrete ricorrere a un news server pubblico. Normalmente dovreste avviare il vostro newsreader, prelevare da ciascun news server la chilometrica lista dei newsgroup disponibili e poi sfogliarla per vedere se c'è quello che vi interessa. Una pizza, oltre che un salasso: ci vogliono diversi minuti di collegamento telefonico per prelevare ciascuna lista.

Entra in gioco Telnet. Basta lanciare Telnet specificando il nome del news server e (attenzione) la porta giusta, che in questo caso è la 119. Dopo i messaggi di benvenuto, digitate group seguito dal nome del newsgroup desiderato. Il news server vi risponderà subito dicendovi se quel newsgroup è disponibile o no. Comodo, vero?

Dietro le quinte dei siti italiani: whois

Se volete sapere chi gestisce un qualsiasi sito italiano o europeo, potete ricorrere ancora una volta a Telnet, che vi conduce a un'altra vecchia gloria di Internet: whois.

Sapere chi c'è dietro un sito non è semplice ficcanaseria. Spesso serve per evitare le truffe dei siti porno a pagamento oppure i "giochi di sponda" che molte società senza troppi scrupoli usano su Internet per pubblicizzarsi o per disseminare notizie false, oppure per risalire ai colpevoli delle peggiori interferenze nei newsgroup. Comunque sia, il procedimento è semplice: usate Telnet per raggiungere il sito whois.ripe.net, che è il centro di coordinamento Internet per l'Europa. Il sito vi mette automaticamente nelle sapienti mani di whois, che vi chiede di immettere il nome del sito sul quale volete maggiori informazioni. Tutto qui.

Ecco il risultato di una ricerca un po' curiosa: ho immesso eziogreggio.it come nome del sito. Fra l'altro la ricerca rivela, oltre ai dati della società che cura gli interessi Internet del conduttore di Striscia la notizia, un numero di telefono che non compare nell'elenco telefonico (sì, ho controllato), alla faccia della riservatezza. Ve lo dicevo, io, che siamo tutti schedati su Internet.

domain: eziogreggio.it
descr: Fin.Leas S.r.l.
admin-c: EG1043-RIPE
tech-c: MM4349
zone-c: MM4349
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remarks: created: 19970120
mnt-by: IT-NIC
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changed: hostmaster@nic.it 19990825
source: RIPE
person: Ezio Greggio
address: Via dei Longobardi, 25
address: 20080 Milano 3 Basiglio (Mi)
address: Italy
phone: +39 02 90755400
fax-no: +39 02 90754321
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source: RIPE
person: Matteo Mangiacavalli
address: GALACTICA S.p.A.
address: Via Tonale, 26
address: 20125, Milano
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fax-no: +39 02 67076401
e-mail: matteo@galactica.it
nic-hdl: MM4349
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changed: hostmaster@nic.it 19980825
changed: sysalt@galactica.it 19990514
source: RIPE

In effetti la stessa ricerca si può effettuare tramite il Web, anche se ci vuole il triplo del tempo: per i siti italiani ci si collega col proprio browser a http://www.nic.it/RA/database/viaWhois.html, per quelli europei (Italia inclusa) il sito è http://www.ripe.net/db/whois.html. Lì trovate un servizio che converte i risultati di whois in pagine Web.

schermata di whois

Una ricerca per sapere chi sta dietro un sito Internet italiano.

Chi controlla Internet?

Nei capitoli precedenti ho accennato al fatto che Internet non ha un centro, un singolo proprietario o un direttore generale. Tuttavia ci sono alcuni organi di amministrazione tecnica che sovrintendono allo sviluppo della Rete e al suo buon funzionamento. Visto che ho parlato di centri di coordinamento da consultare per sapere a chi appartiene un sito, colgo l'occasione per citare alcune delle principali organizzazioni che formano il "governo illuminato" di Internet.

Ricerca di file negli archivi FTP: archie

La marea di file presenti su Internet è talmente enorme, e sono così numerosi i siti da esplorare, che trovare il programma o il documento che c'interessa è come cercare il classico ago nell'ancor più classico pagliaio. I motori di ricerca non sono molto utili per queste cose, anche perché di solito "vedono" soltanto le pagine Web. I colossali archivi accessibili tramite FTP sfuggono quasi sempre alla loro esplorazione.

A questo problema pone almeno in parte rimedio archie (si pronuncia "arci"). In sostanza, questo servizio esplora periodicamente tutti i siti Internet che offrono accesso per il prelievo di file tramite il servizio FTP (descritto nel Capitolo 8) e crea un grande elenco del contenuto di questi siti. Chiunque può così collegarsi ad un sito Internet presso il quale risiede una copia di questo archivio e cercare l'ubicazione esatta di quello che gli serve.

Archie è disponibile sia come programma da installare sul vostro computer, sia come comando da digitare durante una sessione Telnet presso appositi siti archie (a proposito, per motivi che sicuramente vi annoierebbero a morte, archie va scritto minuscolo, anche se è un nome proprio).

I programmi per archie (tecnicamente si chiamano client) da installare sul vostro computer sono molto più facili da usare della versione Telnet, perché automatizzano tutto il procedimento di consultazione, ma hanno appunto il difetto che bisogna procurarseli, installarli e configurarli. Se tutto quello che vi serve è una ricerca occasionale, potete fare a meno di tutte queste tribolazioni e usare il Telnet che avete con tutta probabilità bell'e pronto sul vostro apparecchio.

Il primo passo è, logicamente, collegarsi alla Rete e poi usare il programma Telnet per raggiungere uno dei siti che offrono il comando archie. In effetti archie è presente quasi ovunque, ma sono pochi i siti che ne offrono l'uso pubblico, vale a dire gli archie server pubblici. Come molte cose di Internet, anche la lista degli archie server pubblici cambia in continuazione: per mantenerla aggiornata conviene usare un motore di ricerca e immettere archie server e public come parole da ricercare. Qui ne posso citare almeno uno, quello "storico" archie.funet.fi che dalla Finlandia offre al mondo uno dei più vasti archivi di dati e programmi per ogni sorta di computer.

Una volta collegati, vi verrà chiesto di digitare un nome d'utente che in genere è archie. Se c'è da immettere una password, questa sarà specificata nella schermata iniziale del collegamento. Fatto questo, basta seguire le istruzioni che compaiono sullo schermo per interrogare l'elenco dei file contenuti nei siti FTP di tutto il mondo. Se non sapete che pesci pigliare, potete sempre provare a digitare help: otterrete l'elenco dei comandi disponibili e una loro breve spiegazione (d'accordo, è in inglese, ma non si può avere tutto nella vita).In genere l'operazione è abbastanza semplice: si digita prog o search seguito dal nome del file che cercate. Potete indicare anche solo una parte del nome. A dire il vero, archie ha un'infinità di parametri che non è il caso di spiegare qui. Li trovate senz'altro spiegati presso il server archie o in uno dei tanti manuali "per esperti" reperibili su Internet.

La risposta dell'archie server sarà un'elencazione più o meno lunga di tutti i siti FTP del mondo che contengono file corrispondenti al vostro criterio di ricerca. L'elencazione precisa non solo il nome del sito FTP ma anche la cartella (più propriamente, la directory) che contiene il file che state cercando. Basterà usare CuteFTP o un altro programma analogo per andare a recuperarlo a colpo sicuro.

schermata di archie

Una sessione archie presso un server finlandese e il risultato dell'interrogazione.

C'è ma non si vede, o si vede ma non c'è?

Archie effettua la scansione delle directory di Internet con una certa periodicità, non in tempo reale. Pertanto la situazione indicata nei database di archie può non corrispondere a quella effettiva in un dato momento presso un determinato sito.

Per esempio, se il gestore del sito cancella un file appena dopo che archie ha eseguito la sua scansione, archie continuerà a dirvi che quel file esiste, mentre in realtà non c'è più.

Asterix, Obelix e... Unix??

Unix (pronunciato "iùnics") è il sistema operativo usato da quasi tutti i computer che fanno da nodi per Internet. Nelle vostre scorrerie elettroniche con Telnet, prima o poi vi imbatterete in un sito remoto che vi risponde soltanto con uno schermo vuoto che attende un vostro comando. Avete trovato Unix.

Unix è fatto così: si aspetta che voi sappiate cosa fare e non abbiate bisogno di suggerimenti. In casi come questi è importante avere almeno un'infarinatura sul funzionamento di Unix. Fra l'altro, visto lo strabiliante successo dei sistemi operativi alternativi a Windows, e in particolare del già citato Linux (una versione liberamente distribuibile di Unix), conoscere un po' di Unix è tornato ad essere importante per la vita informatica sia in Internet che sul proprio personal computer.

Giuro che ho fatto di tutto per risparmiarvi di dover imparare Unix, ma qualcosina almeno dovreste conoscere. Se già sapete usare Unix, o se giurate di non usare mai il servizio Telnet per comandare a distanza computer che usano Unix o simili, saltate pure questa sezione.

Se già usate o avete usato il sistema operativo DOS, Unix non dovrebbe esservi particolarmente ostico: i concetti di base sono molto simili, tant'è vero che si potrebbe quasi dire che il DOS è il parente povero di Unix (con buona pace di Bill Gates e della sua Microsoft). Ci sono però due differenze fondamentali:

Se venite dal mondo Macintosh o da Windows 95/98, dovrete abituarvi anche al concetto di directory, che è l'equivalente Unix delle cartelle dei Mac e di Windows. Chi ha usato il DOS o Windows 3.1 si ricorderà che le cartelle si chiamavano già directory, quindi il problema non si pone.

Le directory sono organizzate secondo una struttura ad albero: al livello più alto c'è la directory principale, o root directory ("rùut dàirectory"), e "sotto" di essa ci sono le subdirectory ("sàbdairectory"), che a loro volta possono contenere delle ulteriori subdirectory (così come le cartelle possono contenere altre cartelle).

I comandi Unix indispensabili

Spiegare Unix in un paio di pagine è come spiegare la politica italiana ad uno straniero: semplicemente impossibile. Qui posso descrivervi brevemente soltanto alcuni dei comandi che potrebbe capitarvi di dover usare.

Caratteri jolly di Unix

I nomi dei file Unix non risentono delle fastidiose limitazioni di lunghezza del DOS e di Windows 3.1 (Windows 95 e successivi consentono nomi lunghi, ma con regole diverse da quelle di Unix, alla faccia della compatibilità). Proprio per questo, a volte è scomodo dover digitare un nome di file chilometrico.

Il problema si risolve usando delle convenzioni, chiamate caratteri jolly o wildcard ("uàil-càrd") per indicare i nomi in modo riassuntivo, un po' come si fa con il DOS e le varie versioni di Windows.

Lunga è la strada e stretta la via: Traceroute

Concludo questa breve carrellata dei servizi Internet "vecchio stile" ancora utili anche nell'era del dominio del Web con un metodo per sapere quale strada percorrono i dati per andare dal vostro computer al sito che volete visitare.

Chissenefrega, direte voi: l'importante è che arrivino. Purtroppo non è così: se la strada che percorrono i dati è troppo lunga e tortuosa, o se è troppo stretta perché intasata di altri dati, il vostro viaggio in Internet sarà una tortura cinese. Per sapere come rimediare al problema bisogna scoprire dove c'è l'ingorgo.

Il comando traceroute (si pronuncia "trèis-rùut") serve proprio a sapere quale percorso seguono i vostri dati nelle loro tappe da un sito Internet al successivo, fino a quello di destinazione. Usandolo, otterrete anche una scaletta dei tempi di percorrenza di ciascuna tappa.

È un'informazione molto utile per confrontare le prestazioni offerte dai vari fornitori d'accesso Internet. Sapendo leggere un traceroute, potete capire se la lentezza dei vostri collegamenti dipende dal vostro fornitore o dal resto di Internet.

Gli utenti di Windows dalla versione 95 in poi hanno la vita facile (almeno in questo caso): il comando traceroute è incorporato nel loro sistema operativo. Naturalmente trovarlo non è facile, anche perché non si chiama traceroute, come sarebbe sensato aspettarsi, ma tracert. Praticamente tutti gli altri sistemi operativi dispongono di traceroute sotto una forma o un'altra.

Se durante un collegamento a Internet avviate il servizio traceroute specificando l'indirizzo (letterale o numerico) di un sito Internet, otterrete l'elencazione del percorso seguito per raggiungere quel punto della Rete. Guardate questo esempio commentato di un traceroute che ho eseguito durante un mio soggiorno in Inghilterra per raggiungere il sito del fornitore d'accesso italiano Libero:

C:\WINDOWS>tracert libero.it
Tracing route to libero.it [193.70.192.18]
over a maximum of 30 hops:

Il servizio fornisce subito la conversione dell'indirizzo letterale nel suo corrispondente numerico; inoltre pone un limite al numero di hop (gli stessi "salti" che abbiamo visto nel Capitolo 5 a proposito dell'e-mail) ammessi per raggiungere la destinazione. Poi inizia il resoconto del viaggio digitale:

 1   128 ms   130 ms   385 ms  s07.ap07.dialin.global.net.uk
     [195.147.224.7]
 2   140 ms   136 ms   391 ms  fe1-0-llb-x-many.r2.ap07.dialin.global.net.uk 
     [195.147.224.58]
 3   137 ms   131 ms   139 ms  fd2-0-llb-x-r-many.PS4.core.rtr.xara.net 
     [195.147.242.97]
 4   132 ms   129 ms   119 ms  hs4-0-llb-x-ps4.HE4.core.rtr.xara.net
     [195.147.240.6]
 5   165 ms   137 ms   136 ms  hs4-0-1-llb-x-he4.HE2.core.rtr.xara.net 
     [194.143.164.129]
 6   154 ms   137 ms   126 ms  fd5-0-0-llb-x-many.HE5.core.rtr.xara.net 
     [194.143.163.115]
 7   134 ms   141 ms   116 ms  at9-0-0-2-llb-d2200-he5.TH1.core.rtr.xara.net 
     [194.143.164.190]
 8   127 ms   147 ms   129 ms  linx1.teleglobe.net 
     [195.66.224.51]
 9   147 ms   139 ms   132 ms  if-1-1-1.bb1.fft.Teleglobe.net 
     [195.219.0.202]
10   151 ms   150 ms   150 ms  cust-gw.Teleglobe.net 
     [195.219.64.166]
11   244 ms   230 ms   227 ms  ffm-145-253-0-128.arcor-ip.net 
     [145.253.0.128]

Controllando l'indirizzo IP indicato nell'ultima riga salta fuori che siamo passati dall'Inghilterra direttamente alla Germania, il che è un po' strano, visto che i due paesi non confinano direttamente l'uno con l'altro. Nella strana logica di Internet, evidentemente, Belgio, Olanda e Francia non contano.

12   305 ms   339 ms   236 ms  ffm-145-253-0-140.arcor-ip.net 
     [145.253.0.140]
13   251 ms   219 ms   222 ms  nbg-145-253-0-112.arcor-ip.net 
     [145.253.0.112]
14   237 ms   235 ms   247 ms  mue-145-253-0-208.arcor-ip.net 
     [145.253.0.208]
15   239 ms   308 ms   237 ms  mue-145-253-4-19.arcor-ip.net 
     [145.253.4.19]
16   155 ms   157 ms   150 ms  145.253.8.46
17   159 ms   161 ms   401 ms  192.106.7.161

Ed eccoci finalmente in Italia: ancora una volta, fra l'altro, abbiamo scavalcato un paese (la Svizzera) e siamo sbarcati direttamente a Genova.

18   169 ms   171 ms   164 ms  gw3.iunet.it [192.106.1.145]
19     *      212 ms     *     151.5.212.131 [infostrada]
20     *        *        *     Request timed out.
21     *        *        *     Request timed out.
22     *        *        *     Request timed out.
23     *        *        *     Request timed out.
24     *        *        *     Request timed out.
25     *        *        *     Request timed out.
26     *        *        *     Request timed out.
27     *        *        *     Request timed out.
28     *        *        *     Request timed out.
29     *        *        *     Request timed out.
30     *        *        *     Request timed out.

E qui, purtroppo, cominciano i guai. I tempi di risposta dei siti italiani sono stati talmente lunghi che traceroute si è stufato di aspettare (è questo il significato di request timed out). La prova è stata condotta la sera tardi, quando il traffico Internet in Italia è molto intenso, e quindi le cose non stanno sempre così male; quello che conta in questo caso, però, è che ho scoperto dove sta il problema che causava il rallentamento del mio collegamento con i siti italiani. Il mio fornitore d'accesso in Inghilterra può dormire sonni tranquilli. Stavolta.

Il cimitero degli elefanti

Sono passati solo cinque anni dalla prima versione di Internet per tutti e la Rete è già irriconoscibile. Sfogliando le pagine di quell'ormai vetusto manuale ho trovato tanti servizi che ormai sono praticamente scomparsi, soppiantati dalla squillante grafica del Web.

In realtà dovrei intitolare questa sezione Il cimitero delle pulci, dato che questi servizi occupavano uno spazio infinitesimo, e richiedevano computer drasticamente meno potenti, rispetto ai loro equivalenti moderni.

Certo, la Rete adesso è più facile da usare. Ma permettetemi di salutare brevemente e con nostalgia i comandi e i servizi che costituivano un tempo la spina dorsale di Internet e consentivano quelli che all'epoca sembravano miracoli. Li troverete ancora in giro per Internet, ma la loro utilità ormai sta svanendo.

Proseguire oltre con questa rassegna di zombie telematici non mi pare una buona idea: non vorrei intristirvi troppo. Potete tuttora trovare in Rete ottimi manuali che spiegano come usarli, se vi incuriosiscono, ma vi assicuro che ormai potete vivere benissimo in Internet senza conoscerli.

Ma attenti: a volte ritornano!