Ho aggiunto alla versione online una ulteriore variante del Capitolo 10, quello dedicato all'installazione, per descrivere come si installa la versione 7.1 (attualmente la più aggiornata) di Red Hat Linux.
Dopo l'uscita del libro in forma cartacea, Red Hat ha corretto la
propria distribuzione 7.0, eliminando gran parte degli errori
presenti nella versione descritta da me. La nuova distribuzione ha
mantenuto il numero di versione 7.0, per cui non è facile
distinguere quella bacata da quella riparata. Tuttavia è
probabile che le versioni che troverete allegate alle riviste siano
quelle riparate, per cui credo che potrete arrischiarvi a provarle.
Troverete tutti i dettagli sul sito Red Hat.
Correzione
segnalata da Marcello Perino (osqgp@tin.it)
Successivamente (marzo 2001), Red Hat ha pubblicato una distribuzione 7.1 che corregge in gran parte il disastro della 7.0.
Una delle novità dell'infelice versione 7.0 di Red Hat Linux è l'introduzione di un nuovo formato per i pacchetti RPM (quelli che contengono i programmi da installare). Molti dei programmi più recenti vengono distribuiti impacchettandoli con questa nuova versione del formato RPM, per cui sono inutilizzabili sotto Red Hat Linux 6.2.
Praticamente succede questo: immaginate di scaricare da Internet un pacchetto che volete installare (un file RPM). Quando vi cliccate sopra in kfm, parte kpackage, che però vi dice only packages with major numbers <= 3 are supported by this version of RPM.
Traduzione: state cercando di installare un pacchetto RPM nel formato 4, ma il vostro Linux gestisce soltanto le versioni del formato RPM fino alla 3.
La soluzione è (quasi sempre) semplice: aggiornate il programma rpm, che è quello usato da kpackage per spacchettare i pacchetti. La versione nuova è presso questo indirizzo: ftp://updates.redhat.com/6.2/i386/rpm-3.0.5-9.6x.i386.rpm
Prelevatela, fate login come root, avviate l'interfaccia grafica (KDE) e cliccate una sola volta sul file rpm-3.0.5-9.6x.i386.rpm.
Parte kpackage. Attivate il segno di spunta nelle caselle Upgrade e Replace Files (questo è Linux inglese, ma in italiano la solfa è praticamente uguale). Poi cliccate su Install. Fine del problema. adesso prendete quel pacchetto RPM che non riuscivate ad aprire prima e cliccatevi sopra. Se non ci sono problemi di dipendenze, dovrebbe installarsi senza alcuna obiezione.
E se invece i problemi di dipendenze ci sono? Soprattutto se kpackage elenca una sfilza di dipendenze non soddisfatte, potreste cercare di installare tutti i pacchetti che le soddisfano, ma siccome si tratta quasi sempre di parti vitali di Linux, è facile incasinare la macchina. Conviene provare a installare una distribuzione più recente (NON la Red Hat 7.0). Dopotutto, la 6.2 è ormai anzianotta, in termini informatici, per cui una Slackware o Mandrake o simili vi darà un Linux massicciamente aggiornato.
Molti lettori mi scrivono perché finiscono coinvolti in discussioni su come si pronunciano alcuni nomi e termini del mondo Linux.
Come già detto nel libro, la pronuncia corretta, in tutte le lingue, è linucs. Se volete, cliccate qui per ascoltare un file audio (21K) con la pronuncia esatta. La voce è la mia; la fonte è lo stesso Linus Torvalds, creatore di Linux.
Il nome Mandrake di una delle più rinomate distribuzioni di Linux causa molte ambiguità soprattutto in Italia, dato che esiste un omonimo personaggio dei fumetti il cui nome tradizionalmente viene pronunciato mandrache. La pronuncia corretta è invece mandreic, dato che mandrake è una parola inglese che significa "mandragola". Se volete, cliccate qui per ascoltare un file audio con la pronuncia esatta (26K). La voce è la mia (fidatevi, sono madrelingua inglese).
La questione è chiarita oltre ogni dubbio dalle FAQ della distribuzione Debian (http://www.debian.org/doc/FAQ/ch-basic_defs.html#s-pronunciation): la pronuncia esatta in ogni lingua è deb-ìian (cliccando qui potete sentire la mia voce che lo dice (30K)). Debian è una contrazione dei nomi di Debra e Ian Murdock, fondatori del progetto. Alcuni dizionari dicono che Ian si può anche pronunciare aian, ma siccome Ian Murdock si fa chiamare Ii-an, Debian si pronuncia deb-ìian.
Nel paragrafo Di quale Linux stiamo parlando? dico che il libro "è dedicato principalmente a una distribuzione specifica di Linux (la Red Hat 7.0)". Ovviamente è sbagliato, dato che il libro copre due distribuzioni (la 6.2 e la 7.0). Ho corretto la versione online.
Nel paragrafo Chi usa Linux? cito il sito Internet della famiglia reale inglese fra gli esempi di siti basato su Linux. Ahimè non è più vero: da dicembre 2001, il sito usa Microsoft IIS 5.0 su Windows 2000.
Diffusione di Linux. Ecco il quadro della situazione nel 2000. Fonte: IDC, 2000, pubblicato dal Sole 24 Ore 6/9/2000, pag. v.
Sistemi operativi usati su macchine client (PC e affini) |
Sistemi operativi usati su macchine server |
Dos e Windows a 16 bit 7,5% |
Mainframe 0,2% |
Mac OS 4.8% |
OS/400 1,5% |
Unix 0,6% |
Unix 15,1% |
Linux 3,9% |
Linux 23,2% |
Windows a 32bit, NT, 2000 82.1% |
Windows a 32 bit, NT, 2000 36,9% |
Altri 1,1% |
Altri 23,2% |
USB supportato dal nuovo kernel. Ai primi di gennaio 2001 è stato rilasciato ufficialmente un nuovo kernel di Linux, il 2.4, che introduce definitivamente il supporto USB.
Winmodem: alcuni Lucent funzionano. Su Internet sono facilmente reperibili dei "driver" per alcuni dei Winmodem fabbricati da Lucent, presenti su moltissimi computer portatili. Li ho provati, e perbacco, funzionano.
Clic o doppio clic? In Windows 98 e ME, in realtà, esiste l'opzione di impostare Windows in modo che basti fare un singolo clic per aprire un file. Tuttavia non ho ancora incontrato nessuno che la usi: tutti si attengono al modo "tradizionale" di usare Windows, cioè fare doppio clic per aprire i file.
Ho aggiornato la lista dei componenti in modo da includere anche alcuni dispositivi USB, gestiti da Linux in modo ufficiale a partire dal kernel 2.4, e altri dettagli per la scheda audio.
Fare spazio quando c'è Windows ME. La procedura descritta nella versione cartacea di Da Windows a Linux vale soltanto per Windows 95 e Windows 98. In Windows ME, infatti, il DOS è stato rimosso (o più precisamente nascosto), per cui non è possibile creare il dischetto di avvio nel modo che ho descritto. Errore mio! Ho modificato ampiamente il capitolo e ho introdotto una seconda procedura appositamente per chi usa Windows ME. Se siete fra coloro che sono passati a Windows ME, leggete l'intero capitolo nella sua versione online prima di stramaledirmi.
"Spengere"? Questa in realtà non è una correzione, ma un chiarimento: dove dico che Linux chiede Vuoi spengere o riavviare il computer, ho scritto correttamente spengere invece di spegnere, perché è così che sta scritto nel messaggio a video. Si vede che il traduttore italiano di Linux (o meglio, della KDE) è un toscano oppure parla in punta di forchetta.
Commutare fra le applicazioni. Oltre alla Taskbar, Linux offre un altro metodo per passare da un'applicazione attiva all'altra. Vi farà piacere sapere che è esattamente lo stesso metodo disponibile in Windows: basta premere Alt-Tab ripetutamente per far comparire una finestra, al centro dello schermo, che elenca le applicazioni attive. Rilasciate i tasti quando la finestra visualizza il nome dell'applicazione che vi interessa e il gioco è fatto.
Dov'è il tasto Windows? Si può modificare Linux in modo che il menu del Pannello venga richiamato premendo il tasto Windows, esattamente come avviene in Windows. La procedura è descritta negli aggiornamenti del Capitolo 13. Inoltre in alcune distribuzioni (tipo la Mandrake 7.1) questa modifica viene attivata automaticamente.
Dov'è finita la mia barra?
Il problema che descrivo a pag. 134, ossia che una trascinata
distratta può far scomparire la barra delle applicazioni di
Windows, vale soltanto per Windows 95 e 98.
In Windows ME,
infatti, si può "bloccare" la barra delle
applicazioni in modo che non sia spostabile: scegliete Start >
Impostazioni > Barra delle applicazioni e menu avvio >
Avanzate. Nelle impostazioni (zona inferiore della finestra),
togliete il segno di spunta da Attiva spostamento e
ridimensionamento.
File di configurazione audio. Nella configurazione
dell'audio parlo del file /etc/conf.modules. Questo è
il nome del file in Red Hat Linux 6.2: in Red Hat Linux 7.0 è
/etc/modules.conf.
Correzione gentilmente segnalata da
Giuliano Grandin (giuliano@ronchiato.it).
Attivare il tasto Windows. Si può impostare il tasto che reca l'icona di Windows e quello con l'icona di menu in modo che si comportino sotto Linux esattamente come in Windows.
Accedete all'interfaccia grafica come utente normale.
Andate nella vostra home directory.
Usando un editor di testo
qualsiasi, scrivete un file di nome .Xmodmap (con il punto
davanti) che contenga queste due righe:
keycode 115=F13
keycode 117=F15
Date il comando xmodmap .Xmodmap, che dice al programma xmodmap di leggere il file che avete appena scritto e assegna ai codici di tastiera 115 e 117 (quelli del tasto Windows e del tasto menu) i valori F13 e F15 (dice a Linux di considerarli come tasti funzione).
Aprite il Centro di Controllo KDE e scegliete la voce Tasti e la sua prima sotto-voce (in Linux inglese è Global Keys; in Linux italiano è Tasti Globali).
Nell'elenco delle azioni abbinate ai vari tasti, cercate l'azione abbinata ad Alt-F1 (in inglese è Pop-up system menu; in italiano è Menu di sistema) e selezionatela.
Assegnate il tasto funzione F13 a quest'azione, cliccando su Tasto personalizzato, poi sull'icona del tasto funzione e poi premendo il tasto Windows (disattivate le caselle Shift, Ctrl, Alt).
Nell'elenco delle azioni abbinate ai vari tasti, cercate l'azione abbinata ad Alt-F3 (in inglese è Window operations menu; in italiano è Menu operazioni della finestra) e selezionatela.
Assegnate il tasto funzione F15 a quest'azione, cliccando su Tasto personalizzato, poi sull'icona del tasto funzione e poi premendo il tasto menu (disattivate le caselle Shift, Ctrl, Alt).
Questa configurazione va fatta per ogni singolo utente.
Nella configurazione di kppp per tutti gli utenti, assegnandoli è da correggere in assegnandogli.
Alcuni lettori hanno segnalato che Internet per tutti (un
altro mio libro) non è disponibile gratuitamente su Internet
come dico in questo capitolo.
Attenzione: esistono due
edizioni elettroniche del libro. Una, pubblicata come e-book
in formato PDF da Apogeo, è a pagamento; l'altra, quella che
cito io nel testo, è invece liberamente sfogliabile in formato
HTML presso http://www.attivissimo.net
ed è gratuita (ma un po' più scomoda).
A pag. 230 della versione su carta, la didascalia di Figura 14.14 è sbagliata: kfm va corretto in kmail. La versione online del testo è già corretta.
OpenOffice è pronto. La versione open source di StarOffice, chiamata OpenOffice.org, è arrivata a un buon punto di sviluppo: ora è abbastanza stabile da essere utilizzabile. Soprattutto, la conversione dei file da e verso i formati Microsoft è nettamente migliorata e la pesantezza del programma è stata ridotta drasticamente. OpenOffice.org è scaricabile gratuitamente.
I formati dei file Microsoft NON sono segreti in senso stretto. Nel capitolo 15, pagina 251, dico che “le specifiche dei formati dei file generati dal prodotto Microsoft [Office] sono infatti segrete", ma in seguito ho scoperto che un po' di documentazione in realtà c'è. Infatti secondo quanto segnalato dal sito Slashdot.org, la Microsoft ha pubblicato dei libri che descrivono i formati delle vecchie versioni di Word e Excel: si intitolano rispettivamente "Microsoft Word Developer's Handbook" e "Microsoft Excel Developer's Handbook". Il codice ISBN di quest'ultimo è 1-57231-359-5.
Secondo quanto riportato sul sito Microsoft (http://support.microsoft.com/default.aspx?scid=KB;EN-US;Q239653&), esistono inoltre due pubblicazioni, intitolate Microsoft Word Developer's Kit (ISBN:1-55615-880-7) e Microsoft Excel 97 Developer's Kit (ISBN: 1-57231-498-2), che descrivono questi formati.
Tuttavia la stessa pagina del sito Microsoft avvisa che Microsoft non fornisce alcun supporto tecnico o di altro genere per il formato binario dei file di Word e PowerPoint, e che la documentazione dei formati binari di Office fu rimossa dall'MSDN nel 1999. Non tutto è perduto: infatti il sito dice che si può ricevere questa documentazione scrivendo a officeff@microsoft.com oppure spedendo una lettera a “Office File Format Documentation Request - One Microsoft Way - Redmond, WA 98052” descrivendo i motivi della richiesta. In altre parole, della documentazione ufficiale per le vecchie versioni di Word ed Excel esiste, anche se molti esperti in Rete sostengono che è incompleta e inesatta.
Per le versioni più recenti di Office, ossia dalla 2000 in poi, il formato di file nativo è l'HTML/XML, e la documentazione in merito è, secondo Microsoft, disponibile qui:
http://msdn.microsoft.com/isapi/msdnlib.idc?theURL=/library/officedev/ofxml2k/ofxml2k.htm
ma in realtà cliccando su questo indirizzo compare il messaggio di pagina inesistente. Il link giusto è questo:
http://msdn.microsoft.com/library/default.asp?url=/library/en-us/dnoffxml/html/ofxml2k.asp, trovato cercando “Microsoft Office HTML and XML Reference”. Permette di scaricare della documentazione la cui licenza (EULA) vieta di usare la documentazione stessa per creare programmi concorrenti a quelli di Office (a meno che siano semplici programmi di lettura, non in grado di modificare i file). Le informazioni contenute sono piuttosto dettagliate, ma riguardano i documenti salvati in formato HTML/XML, mentre molti utenti continuano a usare anche le nuove versioni di Word per salvare nel vecchio formato binario (entrambi i formati usano l'estensione .doc).
Applicazioni Windows in Linux. Oltre alle applicazioni Wine e VMWare descritte nel testo cartaceo, vi consiglio di provare Win4Lin, reperibile in prova gratuita presso http://www.win4lin.com. E' simile concettualmente a VMWare, nel senso che fa girare tutto Windows dentro una finestra di Linux, ma non ha i rallentamenti che caratterizzano VMWare: anche sul mio misero Celeron 266, risponde con la stessa prontezza di un Windows normale. Inoltre costa molto meno. Purtroppo non supporta Windows ME, ma questo non è un grosso problema se tutto quello che vi serve è far girare le poche applicazioni Windows che non riuscite a rimpiazzare.
"Remotizzare" la macchina Linux: si può, e non solo con Windows. Alla fine del capitolo ho descritto come avere in Windows una "finestra Linux" che in realtà è un Linux in esecuzione su un altro computer. Lo stesso sistema vale anche per due macchine Linux collegate fra di loro. In altre parole, si può impostare una macchina Linux in modo che l'output grafico dei programmi che esegue venga visualizzato su un'altra macchina Linux. In genere si usa questa tecnica per comandare a distanza un PC Linux.
"Virus" per Linux, niente panico. (18 gennaio 2001) Si sta diffondendo con un certo allarme la notizia dell'esistenza di un "virus" di nome Ramen, che colpisce specificamente il sistema operativo Linux nelle sue distribuzioni Red Hat 6.2 e 7.0.
Dato che queste sono le distribuzioni che ho scelto, insieme al mio spirito-guida Odo, per il libro, mi sento coinvolto direttamente. Ho dunque condotto i miei lettori dalla padella (Windows) alla brace (Linux)? Il mito della maggiore sicurezza di Linux è dunque infranto?
Per fortuna no. Il "virus", che in realtà è tecnicamente un worm, ha effetto soltanto sulle macchine Linux che fanno da server, cioè forniscono dati a Internet (come pagine Web o archivi di file ftp); non ha effetto sulle normali macchine Linux usate per navigare in Internet. A patto, naturalmente, che siano configurate con giudizio, e questo è spiegato nel libro.
Come regola generale, a prescindere da questo "virus", ricordatevi sempre di disattivare i servizi che non usate: meglio ancora, non installateli del tutto. Se avete seguito le istruzioni del Capitolo 18, siete già a posto contro Ramen e gli emuli che sicuramente seguiranno.
Questo è purtroppo uno dei difetti delle distribuzioni Red Hat; le loro installazioni standard installano molto software che non serve all'utente comune, compreso il server Web (che però è disattivato per default). Però per mettersi a posto basta disinstallarli, e anche questa eliminazione dei servizi inutili è spiegata nel libro. I servizi colpiti, e quindi da disattivare, in questo caso sono rpc.statd e ftpd. Sono comunque servizi che dovrebbero essere disattivati comunque, salvo che abbiate motivi davvero seri per farlo.
Chi avesse bisogno di usare Linux come server e vuole proteggersi da questo attacco, può installare le correzioni gratuite già disponibili da tempo in Rete, secondo quanto descritto nelle autorevoli pagine del CERT, presso
http://www.cert.org/incident_notes/IN-2000-10.html
Insomma, date una controllatina alle vostre configurazioni Linux e poi dormite sonni tranquilli.
Per tutti i problemi di stampa c'è un sito fondamentale: Linux Printing.org (http://www.linuxprinting.org).
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