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Rispondo pubblicamente a tutti quelli che mi hanno scritto lamentando che il sito del mio editore, www.apogeonline.com, è misteriosamente inaccessibile.
Tutto quello che so, per il momento, è che ho ricevuto un messaggio in cui Apogeonline segnala che il sito non è visibile "da alcuni giorni per cause tecniche" esterne ad Apogeonline.
Non ho quindi motivo di sospettare sabotaggi, censure o problemi legali dovuti alla presenza dei miei articoli ;-)
Privacy a rischio ancora una volta, se usate certi programmi di scambio musicale eredi di Napster, come Grokster (www.grokster.com), LimeWire/Gnutella (www.limewire.com) e KaZaA (www.kazaa.com). Le versioni di questi programmi distribuite intorno a Natale, infatti, contengono uno "spyware" di nome DlDer: un software che zitto zitto redige una lista dei siti che avete visitato e la spedisce a una società commerciale.
Sapere che tutte le nostre attività in Rete di certo vengono spiate non fa piacere a nessuno, neppure a chi non ha nulla da nascondere; oltretutto gli spyware raccolgono i dati di navigazione per bombardarci selettivamente di pubblicità indesiderata, cosa ancor meno piacevole.
In teoria, "selettivamente" significa che se lasciate che uno spyware vi spii, riceverete pubblicità specificamente adatta ai vostri gusti. In realtà significa che ricevere la stessa pubblicità (spam) che già ricevete, più altra pubblicità riguardante cose che magari avete visto online. E' quindi inutile accettare gli spyware nella speranza che riducano il vostro carico di reclame ricevuta tramite e-mail.
C'è anche chi avanza il dubbio inquietante che le case discografiche usino i dati di questi programmi-spia per identificare gli utenti che scambiano musica via Internet e trascinarli in tribunale.
Dato che i sistemi anticopia sui CD si stanno rivelando un fallimento e che perseguire legalmente i siti di scambio musicale (come è successo con Napster), i discografici stanno infatti tentando anche quest'ultima strada: colpire gli utenti finali. La teoria è che quattro o cinque cause di alto profilo, pubblicate con rilievo sui quotidiani, faranno venire la tremarella agli utenti che partecipano agli scambi di musica online e ne produrranno la fuga in massa. Staremo a vedere.
Per sapere se siete sotto osservazione da parte di DlDer, guardate se nella directory di Windows c'è un file di nome DLDER.EXE, oppure esaminate il vostro computer con un antivirus aggiornato (DlDer è infatti considerato un virus, o meglio un trojan, a tutti gli effetti). Potreste anche trovare sul desktop un'icona con la dicitura "ClickTilUWin".
Se trovate segni di infezione, potete rimuovere D1Der usando il vostro antivirus oppure gli appositi programmi di rimozione approntati con imbarazzo da Grokster (http://www.grokster.com/files/dlder-remove.exe) e KazaA (http://download.kazaa.com/dlder-remove.exe); nel caso di LimeWire, invece, presso www.limewire.com/index.jsp/trojan trovate una nuova versione di LimeWire garantita esente da spyware.
Se preferite il fai da te, presso http://www.antivirus.com/vinfo/virusencyclo/default5.asp?VName=TROJ_DLDER.A trovate le istruzioni (in inglese) per la rimozione manuale di DlDer. Stando a CNN (http://www.cnn.com/2002/TECH/internet/01/05/software.spy.ap/index.html), gli utenti infetti sono circa 150.000 per LimeWire, circa 50.000 per Grokster e alcune centinaia di migliaia per KaZaA.
I siti di scambio musicale coinvolti si scusano per l'accaduto: Grokster ha pubblicato una pagina di spiegazione sul caso DlDer presso http://www.grokster.com/dlderinformation.html, LimeWire si scusa presso http://www.limewire.com/index.jsp/trojan e KaZaA presenta il proprio spiegone presso http://www.kazaa.com/en/dlder.htm. Tuttavia si dichiarano vittime di un malinteso con lo sponsor che ha inserito lo spyware nei loro programmi e precisano di non avere alcun controllo sul contenuto di questi inserimenti sponsorizzati.
Traduzione: gli incidenti di spyware succederanno ancora. Meglio dunque imparare a difendersi da soli. Prima di tutto, controllate qualsiasi programma scaricato da Internet, anche dal sito più blasonato, usando un antivirus aggiornato. In secondo luogo, dotatevi di un buon programma "firewall", come ZoneAlarm, che segnala quando uno spyware tenta di comunicare i vostri dati al suo padrone e vi consente di bloccarlo.
All'Hilton di Las Vegas è stato presentato un video in cui Bill Gates (quello vero, non un sosia) compare travestito da Harry Potter, nell'ambito della presentazione della fiera dell'elettronica che si è tenuta a Las Vegas nei giorni scorsi.
Se vi interessa, la foto è qui:
http://dailynews.yahoo.com/h/p/nm/20020108/ts/imdf08012002012255a.html
Leggere attentamente le avvertenze. Non somministrare ai bambini sotto i 12 anni o a persone facilmente impressionabili. Può avere effetti collaterali (nausea, irritazione, indignazione, risa irrefrenabili). Usare sotto controllo medico e con un antivirus aggiornato.
C'è una newsletter in inglese, di nome Need To Know, che segnala alcune delle cose più strane reperibili in Rete. è loro, ad esempio, la segnalazione della foto di Bill Gates vestito da Harry Potter del mio messaggio precedente.
Se volete saperne di più, visitate http://www.ntk.net/.
Nel frattempo vi propongo un altro esempio delle chicche scovate da Dave Green, l'autore di Need to Know.
http://www.adminbase.net/~inorog/dead-rat-800x600.jpg
Secondo l'agenzia di censura australiana, la confezione di Red Hat Linux contiene "violenza di basso livello" ("low level violence") e non è adatta ai minori di 15 anni. Vedere per credere.
Non c'è che dire, ho dei lettori fenomenali. Subito dopo che avevo segnalato una enigmatica foto (http://www.adminbase.net/~inorog/dead-rat-800x600.jpg) di una confezione di Linux australiana stranamente etichettata "violenza di basso livello" e "non adatto ai minori di 15 anni", un lettore (lazarus.led) mi ha rivelato il mistero, e con piacere giro a voi la spiegazione.
La confezione di Red Hat Linux raffigurata nella foto contiene versioni demo di alcuni giochi della Loki (come riportato sulla scatola dalla dicitura "Staroffice & demos of Loki games"), e sono questi giochi, non Linux, a essere classificati "non adatti ai minori di 15 anni".
Grazie Lazarus.led!
A chi mi chiede invece (fra il serio e il faceto) se sono sicuro che si tratta di Australia, rispondo indicando lo stemma accanto alla dicitura "MATURE", che mostra inequivocabilmente un canguro (e già questo basterebbe) e soprattutto, in caratteri molto piccoli, la parola "Australia".
Come segnalato da un amico e lettore (grazie Zane), l'FBI ha deciso, guarda un po', di rimangiarsi le severe critiche che aveva fatto a Microsoft a proposito della recente mega-falla di Windows XP. Devo quindi aggiornare un mio articolo di qualche giorno fa.
Riassumo i fatti: il 20 dicembre 2001, Microsoft rivela che da cinque settimane il suo gioiello, Windows XP, ha lasciato tutti i suoi utenti alla mercé del primo che passa, grazie a una falla enorme nel servizio Universal Plug and Play, come avevo raccontato la storia in un articolo che trovate su ZeusNews:
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=983&ar2=stampa&numero=999
Microsoft pubblica un programma di correzione (patch) e invita tutti gli utenti a scaricarlo. Pochi giorni dopo (23 dicembre 2001), l'FBI, allarmata dal fatto che aziende vitali degli Stati Uniti e moltissimi enti governativi usano XP per gestire informazioni delicate, esponendole quindi al rischio di incursioni cyberterroristiche, ha dichiarato che le contromisure suggerite da Microsoft per turare le falle di Windows XP non sono sufficienti e ha avvisato gli utenti di XP di disattivare le funzioni 'Universal Plug and Play' (uPnP).
Ora un articolo del 3 gennaio 2002 della Associated Press, che trovate anche presso http://www.msnbc.com/news/681390.asp?0si=-, segnala che l'FBI ha cambiato idea. Tutto sommato non è necessario disattivare il servizio uPnP e basta installare la patch fornita da Microsoft. Pare che ci sia stata una riunione fra esperti dell'FBI, esperti Microsoft ed esperti del CERT (un prestigioso organo governativo autonomo che gestisce le emergenze informatiche), e si siano resi conto che le istruzioni date dall'FBI per disattivare uPnP erano sbagliate...
Andiamo bene. Andiamo proprio bene!
E intanto il consumatore paga.
Apogeonline è ritornata online dopo 18 giorni di blackout, all'indirizzo provvisorio www.apogeonline.it (anziché il solito .com [che è stato riattivato poco dopo che avevo spedito questo messaggio. -- Paolo]). Sul sito trovate lo spiegone di come possa succedere che un sito rimanga disattivato per più di due settimane per un garbuglio di (ir)responsabilità: è presso http://212.239.21.50/webzine/2002/01/15/01/200201150101.
Scusatemi, questo e' un "messaggio di servizio". Ho bisogno del vostro aiuto per indagare su una questione. Per ora non dico altro; se ci saranno sviluppi, sarete i primi a conoscerli.
Mi sapete dire se giuridicamente la Rai e' ancora un ente pubblico governativo o se e' a tutti gli effetti una societa' commerciale? In un caso o nell'altro, mi servirebbe una fonte precisa e autorevole, che so, un articolo di legge o un decreto o una pagina della Rai che spiega la sua storia e il suo status giuridico.
Ci risiamo. Un'altra falla nel software Microsoft. Di per sé la cosa non farebbe notizia (capita spessissimo), ma è il tipo della falla che mi fa venire i brividi e mi spinge a scriverne. In pratica, Windows Media Player (il programma Microsoft che serve per suonare i file audio e video) permette di spiare la navigazione di un utente e riconoscerlo anche se ha attivato tutte le normali protezioni di privacy.
La cosa funziona così. Quando installate Windows Media Player, al programma viene assegnato automaticamente e silenziosamente un numero identificativo. Il numero identificativo assegnato alla vostra copia è unico e irripetibile: non ce l'ha nessun altro su Internet. In altre parole, quel numero vi identifica inequivocabilmente. è il vostro numero di matricola, la vostra impronta digitale, il vostro DNA in Rete. In pratica, a vostra insaputa Windows vi assegna un codice di identificazione individuale. E poi lo sbandiera in Rete.
Eh già. Il problema è che questo numero identificativo segreto è interrogabile dall'esterno, per cui può essere usato per riconoscervi. Come descritto da Richard M. Smith presso http://www.computerbytesman.com/privacy/supercookie.htm, bastano poche righe di Javascript per consentire a un sito ostile di evocare il Windows Media Player e fargli rivelare il vostro identificativo. Questo avviene anche se disattivate tutti i cookie e li cancellate ogni volta, come si fa di solito per proteggere la propria privacy. Per questa sua caratteristica di comportarsi come un cookie anche quando i cookie sono disattivati, Richard usa il termine "supercookie" per definire questa falla di Windows Media Player.
Tutto questo apre possibilità di tracciamento inquietanti. Ad esempio, un sito può sapere quando e quante volte lo visitate. Una serie di siti legati da un accordo commerciale può condividere i dati di tracciamento cortesemente offerti da Windows Media Player e farsi un'idea molto precisa delle vostre abitudini, dei vostri gusti e delle vostre disponibilità economiche. Voi siete convinti di navigare anonimamente, ma in realtà Windows Media Player vi sta tradendo alle spalle, lasciando dietro di voi una scia di numeri identificativi in ogni sito che decide di approfittare di questa falla.
Se per caso non siete convinti che possa esistere un simile abominio, provate voi stessi. Visitate questo indirizzo:
http://www.computerbytesman.com/privacy/supercookiedemo.htm
Dopo qualche secondo comparirà il vostro numero identificativo univoco. Il mio è questo: {16A8EDA0-AAE5-11D5-BECF-0020E00EB7DD}.
La pagina dimostrativa funziona con qualsiasi browser (compreso il nuovissimo Internet Explorer 6 e anche Opera) e qualsiasi versione di Windows, XP compreso, con o senza rifiuto dei cookie, a patto che abbiate attivato Javascript (cosa che fanno quasi tutti).
Contenti? Visto con che amorevole cura Microsoft si occupa della vostra privacy?
Il numero identificativo di Windows Media Player è per fortuna modificabile. Però richiede che modifichiate il Registro, operazione delicata e di certo non alla portata dell'utente medio. Se ve la sentite, la chiave del Registro da modificare, stando a Richard Smith, è questa
HKEY_CURRENT_USER\Software\Microsoft\Windows Media\WMSDK\General
oppure
HKEY_USERS\<utente>\Software\Microsoft\Windows Media\WMSDK\General
Il valore da modificare è la stringa "UniqueID". Tuttavia la modifica potrebbe impedire il funzionamento dei sistemi di gestione dei diritti digitali del Media Player (quelli che vi permettono di suonare la musica protetta con sistemi anticopia).
Un altro metodo per evitare di seminare queste impronte digitali è disattivare Javascript, ma questo comporta che moltissimi siti diventeranno inutilizzabili perchè usano appunto Javascript.
A seguito delle segnalazioni di Richard Smith, Microsoft ha aggiunto alle versioni recenti del Media Player un'opzione nel menu Strumenti > Opzioni. Nella versione inglese è etichettata "Allow Internet sites to uniquely identify your player" (in italiano è "Consenti ai siti Internet di identificare in modo univoco il lettore multimediale"): disattivandola, il numero di identificazione verrà cambiato ad ogni sessione di Internet Explorer, per cui la vostra privacy sarà di nuovo salva (almeno fino alla scoperta della prossima falla).
Microsoft ha documentato il problema presso http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/MS01-029.asp, dove trovate anche una patch apposita.
Nella peggiore delle ipotesi, se siete sufficientemente disgustati da questo pasticcio, potete naturalmente disinstallare Windows Media Player e cercarvi un programma sostitutivo nelle biblioteche di software di Internet.
Trovata e risolta la falla, resta la domanda iniziale. Perché Microsoft ha introdotto questa funzione? A che cosa può mai servire un numero identificativo univoco così ben nascosto in un programma che apparentemente non c'entra proprio niente con l'identificazione dell'utente? Non certo per la gestione dei diritti digitali, dato che ora Microsoft ne consente la disabilitazione.
E allora quale altra spiegazione rimane?
Lascio la risposta alla vostra immaginazione.
Nel frattempo, felice navigazione con i prodotti Microsoft.
Punto Informatico ha pubblicato un articolo (http://punto-informatico.it/p.asp?i=38696) con ulteriori dettagli sulla vicenda. Inoltre alcuni lettori mi hanno segnalato che le loro prove sono state molto positive, nel senso che sono fallite, e che il loro Windows Media Player non sembra lasciare tracce identificative. Buon per loro! Eccone un paio:
· "con Windows NT e Windows Media Player 6.4.07.1119, il link del "SuperCookie" non produce alcun risultato, ho controllato anche nel registro e non esistono le voci da te segnalate".
· "Opera 6 (in inglese), Win2K pro e il WMP installato di default da Windows, ovvero la versione 6.4.09.1109, ZoneAlarm ver. 2.6.362: la casella del test rimane vuota. Ho effettuato la prova anche utilizzando Internet Explorer (quello installato di default) ver. 5.00.3315.1000 e in questo caso nella stringa è venuta la scritta "NONE". Ho constatato inoltre che non possiedo queste due stringhe nel registro."
Il fatto che il test sia fallito per questi utenti non deve però farvi abbassare la guardia. Molti altri utenti (me compreso) sono affetti dal problema, per cui è meglio non prenderlo sottogamba: fate comunque il test, tanto ci vogliono pochi secondi. Se siete fortunati, avrete una falla in meno di cui preoccuparvi. Se siete sfortunati, almeno saprete in che guaio state.
Se decidete di modificare il Registro, fate attenzione al valore che immettete: non lasciatevi tentare dall'idea di immettere "fatti i fattacci tuoi, Bill" e altre invettive del genere. Proprio perché sono modificate e personalizzate, permetterebbero comunque di identificarvi. Conviene invece mettere semplicemente "None", che è il valore segnalato da alcuni lettori ed è usato abbastanza diffusamente da non consentire di identificarvi con certezza. è un pò come se ci fossero tante auto con la stessa targa, non sarebbe possibile sapere quale, di preciso, ha commesso un'infrazione.
Un lettore nel forum Rai che ho l'arduo compito di moderare (http://www.rai.it/RAInet/community/pub/copertina/copertinaIndex/0,4965,6_36,00.html) mi ha sottoposto una catena di sant'Antonio che forse ha colpito anche voi. Visto che ho fatto un po' di indagini, magari interessa anche a voi saperne il risultato.
Il testo della catena di sant'Antonio e' questo (lo riassumo): "Sull'Espresso di questa settimana c'e un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 2.200.000 lire al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali."
Segue un elenco di cifre iperboliche riguardanti stipendi, rimborsi e privilegi vari che spettano ai parlamentari italiani:
> STIPENDIO 37.086.079 AL MESE
> STIPENDIO BASE 19.325.396 al mese
> PORTABORSE 7.804.232 al mese (generalmente parente o familiare)
> RIMBORSO SPESE AFFITTO 5.621.690 al mese
> TELEFONO CELLULARE gratis
> TESSERA DEL CINEMA gratis
> TESSERA TEATRO gratis
> TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
> FRANCOBOLLI gratis
E cosi' via.
Il messaggio si conclude con questo appello:
> Far circolare.......stiamo promovendo un referendum per l'abolizione
> dei privilegi di tutti i parlamentari............queste informazioni
> possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasitutti i mass
> media rifiutano di portarle a conoscenza degliitaliani......
> PER FAVORE CONTINUATE LA CATENA
Vi racconto come procedo io quando mi capita una catena di sant'Antonio come questa, cosi' magari trovate qualche spunto per fare le vostre indagini personali.
Prima di tutto, do un'occhiata alla coerenza interna del messaggio. Prima si dice che "sull'Espresso di questa settimana c'e' un articoletto", poi si dice "queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet". E gia' qui mi pare che la cosa non stia in piedi.
Secondo: manca ogni e qualsiasi riferimento a date, persone, indirizzi, leggi o documenti. Si dice "stiamo promuovendo un referendum": chi? dove? Se qualcuno sta davvero promuovendo un referendum, mi pare logico che voglia far sapere dove si raccolgono le firme, come contribuire, eccetera. Invece niente.
Inoltre si dice "sull'Espresso di questa settimana". Bella mossa, davvero intelligente! Cosi' la settimana prossima il messaggio sembrera' riferirsi a un altro numero dell'Espresso, e cosi' via. Ha tutta l'aria di essere un espediente per non far datare la catena.
Fin qui i dubbi che saltano fuori da una semplice analisi senza verifiche esterne. Ce ne sarebbero gia' abbastanza da cestinare immediatamente il messaggio, ma siccome c'e' tanta gente che abbocca e non crede a una semplice verifica basata sul buon senso, approfondisco le indagini.
Cosi', per prudenza, facciamo anche qualche altra verifica. La piu' ovvia e' che basterebbe comperare questo fantomatico numero dell'Espresso "di questa settimana" e vedere se c'e' l'articolo. Qualcuno si offre? Scommetto che non c'e'.
Per cominciare, vado su Google (www.google.com), un ottimo motore di ricerca, e immetto una frase tratta dal messaggio: va scelta in modo che sia univoca, quindi non scelgo "recentemente il Parlamento ha votato", ma scelgo "camuffata in modo tale da non risultare nei verbali", cioe' una serie precisa e piuttosto insolita di parole che difficilmente compariranno in messaggi diversi da quello che sto cercando.
Niente. Non c'e' neppure una pagina di Internet che ne parla.
Sempre in Google, scelgo "groups" per cercare la stessa frase nell'archivio dei newsgroup (e' una funzione aggiunta da poco a Google, contiene circa vent'anni di messaggi da tutto il mondo, comprese molte chicche). E qui, in effetti, ci sono tracce in abbondanza. Una risale addirittura ai primi di dicembre 2001 (e naturalmente cita sempre "l'Espresso di questa settimana" ;-)). Credo che non perdero' tempo ad andare in edicola a comperare la pregevole rivista.
Per buona misura, mi tuffo con Google nel mitico newsgroup it.discussioni.leggende.metropolitane, che deve essere tappa obbligata di qualsiasi indagine su catene come questa. Guarda un po'? Ci trovo un sacco di gente che si ricorda di un messaggio _identico_ risalente a ben due anni fa.
Insomma, direi proprio che ci sono abbastanza dati per dichiararla bufala DOC. Per carita', non sto a disquisire sull'esattezza o meno delle cifre propinate; sulle ruberie dei politici ci si puo' accapigliare fino al giorno del giudizio, ma lo si puo' fare con dati veri, non occorrono quelli inventati. E quelli di questo appello sono inventati.
Quello che mi meraviglia ogni volta e' il numero di persone che si beve senza alcun senso critico qualsiasi fregnaccia letta su Internet (comprese le mie ;-)). Ho trovato copie di questo messaggio in it.discussioni.animali.gatti, it.politica.lega-nord, it.politica.pds, it.politica.polo, it.comp.console.playstation e tanti altri, a dimostrazione che la creduloneria e' diffusa tanto a destra quanto a sinistra e in centro ;-)
Fine dell'indagine. Il caso e' chiuso.
Scommettiamo che fra due anni questa catena di sant'Antonio sara' ancora in giro?
Alcuni lettori mi hanno mandato degli ulteriori approfondimenti al caso della catena di sant'Antonio riguardante gli stipendi dei parlamentari, fornendo dettagli migliori dei miei.
Innanzi tutto, non e' vero che non ci sono pagine Web che non citano questo messaggio, come ho detto nel mio rapportino d'indagine. Infatti basta immettere in Google un altro passaggio del testo della catena ("PORTABORSE (generalmente parente o familiare)") per trovare fior di risultati. Alcune pagine citano anche nomi e numeri di telefono di persone a cui chiedere informazioni. Sarebbe interessante contattarle, ma io non ho alcuna intenzione di farlo, mi sa che sono semplici ripetitori di un'informazione avuta da un amico che l'ha avuta da un cugino.
Fra l'altro, una versione cita una "gazzetta ufficiale 28-11-99" nella quale comparirebbe il testo del referendum, e un sedicente "COMITATO REFERENDUM ABOLIZIONE PRIVILEGI PARLAMENTARI ITALIANI" (lo scrivono tutto in maiuscolo per sentirsi piu' grandi?). Se qualcuno ha voglia di approfondire...
Inoltre un lettore mi segnala che la prima versione di questa catena risale addirittura al 13 ottobre 2000 (il che non collima molto con la data della Gazzetta Ufficiale, ma lasciamo perdere) nel newsgroup alt.cracks, mentre circolava via e-mail da luglio 2000.
Lo stesso lettore (il suo "nom de plume" e' spatatrac) mi segnala questa pagina web: http://www.protadino.it/20000709/08quanto.html, nella quale si racconta di un certo Silvano Giometto "leader del gruppo indipendente Democrazia Costituente [...] ha deciso di sfidare il "Palazzo" proponendo un Referendum per togliere i privilegi di cui godono parlamentari nazionali ed europarlamentari". Insomma, parrebbe essere lui l'iniziatore di questa catena di sant'Antonio. Purtroppo pero' i due siti citati da questa pagina (www.listeciviche.com, www.siroma.com/referendum) non contengono piu' alcuna informazione riguardante il supposto referendum, e io francamente non voglio perderci dietro altro tempo.
Infatti la considerazione fondamentale e' questa. Puo' darsi che il referendum esista. Puo' anche darsi che ci sia davvero qualcuno che si chiama Silvano Giometto che l'ha lanciato. Pero' nella forma in cui circola attualmente, questa catena di sant'Antonio e' del tutto inutile, dato che non offre alcun modo per contattare gli (ipotetici) promotori del referendum. Anzi, e' persino controproducente, perche' se il referendum esiste davvero, tanti saranno scettici perche' hanno ricevuto il messaggio-bufala che ne parla. E' anche vero che i piu' creduloni, se vengono a sapere che il referendum esiste, penseranno "Ecco! questo e' il referendum di cui parlava quella catena di sant'Antonio!" e correranno a firmare. Boh.
Un altro lettore (renato52) mi segnala che forse ho perso la mia scommessa: infatti "sull'Espresso 'di questa settimana' (nr 3 del 17/1/2002) pag 23 un articoletto parla dell'aumento dello stipendio dei deputati, approvato alla vigilia di Natale, retroattivo da giugno 2001. Le cifre pero' non concordano, se non parzialmente in alcune voci, con la "catena": ora guadagnano tot. EUR 13374.68, di cui EUR 4648.11 indennita', EUR 3873.43 diaria, EUR 4028.36 portaborse, EUR 774.69 spese viaggio.".
Tuttavia questo non dimostra che i dati contenuti nella catena siano autentici: anzi, i dati citati dall'Espresso non concordano, se non parzialmente, e quelli che concordano potrebbero benissimo essere semplici coincidenze.
Spero di avervi divertito con questa piccola indagine e ringrazio i lettori che vi hanno cosi' ampiamente contribuito. Per il resto, per me il caso rimane chiuso. Io _non_ inoltrero' questa catena di sant'Antonio. Pero' chiamatemi quando c'e' da firmare per il referendum ;-)
Microsoft adesso ha il mio numero di telefono di casa: il bello e' che gliel'ho dato io, perche' Microsoft aveva delle obiezioni riguardo un mio articolo per Apogeonline. Cosi' ho fatto il mio primo faccia a faccia telefonico con l'azienda che prendo a bastonate cosi' spesso. Che effetto fa essere finalmente arrivati alle orecchie di Bill Gates e sapere che ora sanno dove rintracciarmi? Se volete saperne di piu', la storia e' presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/01/23/01/200201230102
Su un altro versante, gli articoli su Internet che scrivo per la Gazzetta dello Sport ogni mercoledi' sono sospesi indefinitamente (spero non per quello che ho scritto!). La raccolta completa e non tagliata e' comunque disponibile presso il mio sito:
http://www.attivissimo.net/gazzetta/indice-gaz.htm
Vi mando una copia di una lettera che non sono riuscito a trattenermi dallo scrivere a Panorama. Vari lettori mi hanno infatti segnalato un articolo (http://panoramanext.mondadori.com/panext/computer_palmari/art006005000163.jsp) assolutamente tragicomico in quanto a incompetenza informatica. Roba da non credere. E questo su una testata come Panorama, fra le più vendute (in senso buono) in Italia.
Insomma, mi è partita di getto una protesta al fulmicotone che spero troviate interessante e magari anche divertente: un esempio di come scrivo quando mi fanno girare le cosiddette (mi sto esercitando per un nuovo filone di articoli, ma questa è un'altra storia). Ne ho mandato copia anche alle riviste per le quali scrivo; amici editori, se vi piace, pubblicate, ve lo regalo. Se vi fa schifo, amici come prima.
To: next@mondadori.it
Cc:
internetpertutti@yahoogroups.com
From: Paolo Attivissimo
<topone@pobox.com>
Date: Wed, 23 Jan 2002 15:39:13
+0000
Subject: [INTERNET PER TUTTI] Articolo "Hacker: difendi
così il tuo pc" su Panorama Online
Reply-To:
internetpertutti-owner@yahoogroups.com
Buongiorno, mi chiamo Paolo Attivissimo, giornalista informatico per Apogeonline, Zeus News e Punto Informatico.
Vorrei segnalare una esilarante serie di errori nel vostro articolo:
http://panoramanext.mondadori.com/panext/computer_palmari/art006005000163.jsp
a firma Luca Panerai. Il giornalismo italiano non brilla in quanto a competenza informatica, ma questo articolo lo porta a nuovi abissi di scelleratezza. Mi permetto di fare l'autopsia a questo pezzo perchémi è stato segnalato più volte dai miei lettori indignati.
>Quel ragazzo fu arrestato, ma come lui ce ne sono a migliaia, tutti collegati alla setta Open World. Comunicano su speciali chat line private e usano messaggi in codice. Condividono ogni software, ogni scoperta, che possa contribuire a rendere più forte la setta degli hacker.
Cominciamo dall'abbiccì. Un pirata informatico si chiama "cracker", non "hacker". Un hacker è un appassionato che studia i sistemi informatici per migliorarne le prestazioni, non per distruggerli o penetrarli. C'è la stessa differenza che fra "astronomo" e "astrologo".
Inoltre trovo repellente l'idea di associare il termine "setta" a hacker. "Setta" implica un circolo segreto di iniziati, cosa di cui la comunitàhacker (_hacker_, non cracker) è l'esatta antitesi. La comunitàhacker infatti crede nella _condivisione_ pubblica e libera delle informazioni, aperta a _tutti_, non solo agli appartenenti a questa fantomatica "setta".
Usare "setta" evoca immagini di animali sgozzati e incappucciamenti rituali che nulla hanno a che fare con il mondo hacker e che farebbero meglio a tornare dov'erano, ossia nella fantasia malata del giornalista, evidentemente stimolata da libagioni troppo abbondanti.
>Alcuni guru di Open World si sono convertiti e hanno fatto i soldi, come Linus Torvall, l’ideatore del sistema operativo Lynux (distribuito a prezzi stracciati per fare concorrenza a Windows Xp); o come i ragazzi di Napster, che, dopo avere messo in crisi le corti di giustizia americane con la musica gratis via Internet, hanno raggiunto un accordo con una casa discografica, la Bertlesmann, per diffondere musica in rete a prezzi concorrenziali.
Ritorniamo all'abbiccì. Non si chiama "Linus Torvall", ma "Linus Torvalds". Inoltre il sistema operativo da lui ideato si chiama "Linux", non "Lynux", e non è distribuito "a prezzi stracciati", ma _gratuitamente_. Tre cose che sanno anche i muri, ma che il Panerai, bontàsua, non si cura di conoscere prima di ispensare sapienza informatica. Ma è così difficile documentarsi su questi concetti di base, prima di mettersi a blaterare?
Inoltre la casa discografica si chiama "Bertelsmann". Come vi sentireste se si parlasse del vostro giornale come "Penorama" e della casa editrice come "Mandaodori"? Giuro che i rispettivi giochi di parole sono del tutto involontari. Mi sono venuti spontanei, non so perché.
>Recentemente, la rete centrale della Microsoft è stata bloccata da un maxivirus: era la risposta di Open World alla pretesa invulnerabilità del nuovo sistema operativo Windows Xp.
Davvero? Non mi risulta alcuna dichiarazione di Microsoft in tal senso. Posso sapere le fonti di questa presunta informazione? Che so, delle date? Il nome del "maxivirus"? Credo che ci siano gli estremi per una querela da parte di Microsoft, alla quale mi associerei volentieri (una volta tanto).
>Immaginiamo che i nostri dati siano il cuore di una cipolla e i software antivirus installabili sul singolo pc il primo strato della cipolla, ebbene, tutto il resto è vulnerabile.
Ma che cosa si è fumato il Panerai? Questa frase non ha alcun senso tecnico ed è totalmente fuorviante. Infatti anche i software antivirus sono vulnerabili, come tutti i programmi. Anche questa è una nozione da prima elementare.
>Il primo sistema serio di difesa di una rete è il Firewall (muro di fuoco)
E già che ci siamo, torniamo per la terza volta all'abbiccì, anzi al dizionario di lingue. "Firewall", in inglese, significa "parete tagliafuoco", _non_ "muro di fuoco". Un concetto un tantinello diverso, e magari anche più calzante, non vi pare? Se il Panerai avesse la cortesia di aprire un dizionario d'inglese, potrebbe risparmiarci queste sconcezze. Ma per carità, un esperto come il Panerai non si abbassa a sfogliare un dizionario: lui è un giornalista, e in quanto tale _crea_ la lingua, non la consulta.
>e consiste in un sistema di monitoraggio costante dei profili predefiniti di chi entra e chi esce dalla rete. Qualsiasi utente non registrato o non rispondente ai requisiti stabiliti dalla rete viene «bruciato», in termine tecnico, e lasciato incenerito fuori dalla rete.
Davvero il firewall fa queste cose? Meno male che c'è il Panerai a spiegarcele. In realtà un firewall non lascia fuori gli _utenti_, ma i _dati_ appartenenti a programmi non autorizzati. Leggere un manuale prima di scrivere costerebbe troppa fatica, vero?
>Resta però il rischio di danno fisico alla rete o di distruzione del sistema. Un esempio per tutti: l’11 settembre la Morgan Stanley, i cui uffici erano situati nelle Torri Gemelle, ha subito la perdita di milioni di gigabyte importantissimi.
Si vede che volete essere querelati anche dalla Morgan Stanley. Infatti come qualsiasi azienda seria, la Morgan Stanley ha i cosiddetti piani di "disaster management", per cui la perdita di dati è stata zero. Non vi chiedo di credermi sulla parola: andate qui
http://www.business2.com/articles/mag/0,1640,35214,FF.html
e leggete. "Morgan Stanley... No data lost". Traducete, per favore, per il sig. Panerai; se ha problemi con "firewall", non vorrei fraintendesse anche questo.
Basta, non voglio infierire oltre. Credo che ce ne sia abbastanza.
Mando questo messaggio in copia ai miei lettori e alle riviste per le quali scrivo, così la pubblicano e si fanno quattro risate. Grazie dell'occasione di sano divertimento. Involontario, ma sempre divertimento.
Cordiali saluti da Paolo Attivissimo.
Protestare a volte serve. L'infame articolo di Luca Panerai (http://panoramanext.mondadori.com/panext/computer_palmari/art006005000163_stampa.jsp), contro il quale mi ero scagliato per via delle sue allucinanti dimostrazioni di incompetenza, è stato rimosso.
Al suo posto ci sono delle scuse di Panorama Next.
Sia ben chiaro che non è tutto merito mio: da quel che mi risulta, sono arrivate a Panorama e-mail di protesta a badilate. Grazie, fra l'altro, a quelli di voi che hanno scritto a Panorama.
Ora sarebbe interessante sapere quali conseguenze ci saranno per il suo autore. Hmmm... Promozione?
C'è un ultimo strascico della vicenda dell'articolaccio comparso su Panorama Next, e lo devo alle acute (anzi, acuminate) penne di Clarence.com. C'era infatti un passaggio dell'articolo sul quale ho preferito non infierire insinuando interessi di parte: "Un'offerta seria di Asp e di sicurezza dei server la offre per esempio una giovane società partecipata da Telecom Italia, la Netesi".
Mi sembrava strano che si evidenziasse una società in particolare fra le tante, ma un conto è il sospetto, un altro è la certezza, per cui mi sono limitato a criticare gli aspetti certamente sbagliati dell'articolo.
Ma stasera un lettore mi ha segnalato questo commento di Clarence.com (http://www.clarence.com/contents/tecnologia/penne/panerai/), secondo il quale "la società Netesi S.p.A. è stata fondata a settembre del 2000 da un certo Luca Panerai". Direi che se è un caso di omonimia, è davvero stupefacente. Lascio a voi trarre le conclusioni sulla qualità delle "notizie" offerte da Panorama e più in generale dal giornalismo italiano.
A proposito del sospetto legame fra l'articolista Luca Panerai, (ir)responsabile dell'articolo ritirato a furor di popolo da Panorama Next (versione online della rivista) descritto nei miei messaggi precedenti, ho l'obbligo di una precisazione fatta da un lettore.
Infatti ho detto che Clarence.com ha scovato una inquietante omonimia fra il Luca Panerai in questione e uno dei soci fondatori della Netesi, la società che ha citato (per puro caso, naturalmente) nel proprio articolo.
Ma un lettore (munehiro, che ringrazio) mi ha segnalato che in realtà il documento scovato da Clarence.com (http://www.navision.com/it/view.asp?documentID=336&categoryID=315) cita, come uno dei fondatori, un certo "Luca Pan_c_rai", non "Pan_e_rai".
Allora Panerai è innocente e noi siamo colpevoli di pensieri maliziosi? Nossignore, "Pancrai" è semplicemente un errore di battitura, perché mi è arrivata questa segnalazione (che proviene da fonte attendibile ma che non posso garantire perché non ho visto di persona gli articoli): Luca Panerai "siede nel consiglio di amministrazione di Class Editori e risulta esser stato uno dei tre fondatori di Netesi". A riprova sono citati "due articoli di MF (il quotidiano collegato a Milano Finanza)", uno pubblicato a pag. 17 del numero 066 datato 3-04-2001 e firmato da Francescopaolo Tarallo, e uno pubblicato a pag. 13 del numero 123 datato 23-06-2000.
Adesso basta, non ne parlo più, altrimenti rischiamo di trasformare Panerai nel mago Casanova di Internet ;-)
Comunque, se vi può consolare, il giornalismo italiano non ha certo l'esclusiva di queste porcherie. Grazie al fiuto della newsletter "Need to Know" (http://www.ntk.net/), posso segnalarvi questa perla:
http://crazy.codetroop.com/randimg/imgs/computer_bomb.jpg
è una pagina del "Weekly World News" che intervista Arnold Yabenson, della National Cybercrime Prevention Foundation, che dichiara che "è già possibile, per un assassino, inviare a qualcuno un e-mail con un allegato dall'aria innocua. Quando il destinatario scarica l'allegato, la corrente elettrica e la struttura molecolare dell'unità centrale di elaborazione vengono alterate, facendola deflagrare come una grossa bomba a mano".
Io l'ho sempre detto, che gli allegati fanno male ;-)
Lascio a voi il compito educativo di leggere e tradurre il resto dell'articolo, corredato da una notevole foto del signor Yabenson. Va da sé che non vi è traccia, su Internet, della National Cybercrime Prevention Foundation, che non è un ente governativo americano e probabilmente esiste soltanto nella fantasia malata dello Yabenson medesimo.
Visto che mi chiedete spesso di chiarire se un appello ricevuto via e-mail e' vero o no, ho pensato di inaugurare una nuova rubrica nella newsletter "Internet per tutti" (quella che state leggendo, insomma): la caccia alla bufala.
Ho cominciato ad aggiungere la sezione "Servizio antibufala" al mio sito (http://www.attivissimo.net) e a raccogliere alcune delle bufale piu' interessanti che ho ricevuto in questi anni. Alcune, sorprendentemente, sono autentiche, e a volte molto inquietanti.
Vi offro un assaggio: la bufala di George Arlington, che molti di voi avranno ricevuto o riceveranno prossimamente. Ecco i risultati della mia indagine.
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:
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Subject: Leukaemia - Please read then forward
If you delete this ... you seriously don't have a heart.
Hi, I am a 29-year-old father. My wife and me have had a wonderful life together. God blessed us with a child too. Our daughter's name is Rachel, and she is 10 years old.
Not long ago the doctors detected brain cancer and in her little body. There is only one way to save her...an operation. Sadly, we don't have enough money to pay the price.
AOL and ZDNET have agreed to help us. The only way they can help us is this way, I send this email to you and you send it to other people. AOL will track this email and count how many people get it.
Every person who opens this email and sends it to at least 3 people will give us 32 cents.
Please help us.
Sincerely
George Arlington
ITALIANO
Oggetto: Leucemia - Per favore leggete di seguito
Se la cestinerete.davvero non avete cuore.
Salve, sono un padre di 29 anni. Io e mia moglie abbiamo avuto una vita meravigliosa. Dio ci ha voluto benedire con una bellissima bambina. Il nome di nostra figlia è Rachele. Ed ha 10 anni.
Poco tempo fa i dottori hanno rilevato un cancro al cervello e nel suo piccolo corpo. C'è una sola via per salvarla.operare. Purtroppo, noi non abbiamo denaro sufficiente per far fronte al costo. AOL e ZDNET hanno acconsentito per aiutarci.
L'uinico modo con il quale loro possono aiutarci è questo: Io invio questa email a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la traccia di questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno.
Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre 3 persone ci donerà 32 centesimi .
Per favore aiutateci
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Spesso il messaggio viaggia sotto forma di allegato contenente un'immagine di una neonata.
Primo indizio: pensateci un attimo. Credete davvero che aziende come AOL (America Online) e ZDNet siano così crudeli da organizzare questa sottospecie di lotteria? "Caro George, mi spiace, ma non ci hanno risposto in numero sufficiente, per cui non ti paghiamo l'operazione e lasciamo morire tua figlia..." Suvvia, siamo seri.
Secondo: Se AOL e ZDNet sono davvero lanciate in quest'impresa, ne parleranno sicuramente nei loro siti: è una ghiotta occasione per mostrare la propria generosità e guadagnarci in fatto di immagine. Ma nei loro siti non c'è traccia di questo appello. Pensate seriamente che un'azienda faccia queste cose segretamente, rinunciando a pubblicizzare quant'è brava e bella?
Terzo: non esistono programmi di tracciamento della posta che possano seguire un messaggio ritrasmesso più volte come quello di questa catena.
Quarto: basta immettere "AOL" e "George Arlington" in Google per trovare questa pagina: http://www.snopes2.com/ inboxer/children/arling.htm, che spiega per filo e per segno perché questa è una bufala e la fa risalire ad agosto 2000.
Alla prossima indagine!
Se avete bufale su cui volete che indaghi, scrivetemi a topone@pobox.com.
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:
Vi mando in allegato un' e-mail che mi è giunta stamattina.
L' ha spedita un amico di un mio collega.
Si tratta della segnalazione da parte di un' impiegata presso l' ASL di Bergamo della presunta pericolosità di un ingrediente che si trova negli shampoo e dentifrici più usati.
Se fosse vero, ciò sarebbe davvero preoccupante.
Subject: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI LEGGERE E MEDITARE !
QUESTA E- MAIL MI E' ARRIVATA DA UNA MIA AMICA CHE LAVORA ALL'OSPEDALE DI BERGAMO
Ciao,
fai molta attenzione alla mail che mi è arrivata.....
Controlla gli ingredienti sulle bottiglie di shampoo e controlla se contengono una sostanza chiamata SODIUM LAURETH (o lauryl) SULFATE, o semplicemente SLS.
Questa sostanza si trova nella maggior parte degli shampoo, e i produttori la usano perche' fa molta schiuma ed e' economica.
Ma il fatto e' che l'SLS si usa per strofinare i pavimenti dei garage ed e' molto forte.
E' anche provato che puo' provocare il cancro a lungo andare, e questo non e' uno scherzo. Livello di cancerosita e' pari a quello del benzene.
Il VO5, Palmolive, Paul Mitchel, il nuovo shampoo della Hemp contengono questa sostanza. Allora ho chiamato una ditta e gli ho detto che il loro prodotto contiene una sostanza che fara' venire il cancro.
Hanno risposto:"Si , lo sappiamo, ma non possiamo farci niente perche' abbiamo bisogno di quella sostanza per produrre la schiuma."
Anche il dentifricio Colgate contiene quella sostanza per produrre le bolle.
Dicono che mi manderanno delle informazioni. La ricerca ha dimostrato che negli anni'80 le probabilita' di prendere il cancro erano 1 su 800 e ora, negli anni '90, sono 1 su 3, e ci F2 e' molto preoccupante.
Cosi' spero che prendiate questa lettera sul serio e la passiatea tutti quelli che conoscete, nella speranza di impedire di provocarci il cancro..
La cosa e' seria, dopo che avete letto questa lettera cercate di informare tutti quelli che potete.
Contengono quella sostanza:
Shampoo dell'Antica Erboristeria
Bagnoschiuma Bionsen
Bagnoschiuma Nivea
Collutorio L'Angelica
Shampoo Clear
Shampoo Garnier
Shampoo L'Oreal
Dentifricio Macleens Extrafresh
Dentifricio Oral-B Sensitive Fluoride
Dentifricio AZ verde protezione carie
Shampoo OSMOSE e BIOPOINT
Non so quelli dell'Erbolario, con l'occasione ho scoperto che non hanno gli ingredienti sulla confezione.
SE HAI ANCORA DUBBI LEGGI "SALUTE" IL SETTIMANALE DI REPUBBLICA SULLA SALUTE DEL 9 NOVEMBRE 2000. ALLA PAG 40-41 (riquadro verde in alto al centro) TROVERAI UN ARTICOLO CHE PARLA PROPRIO DI QUESTA SOSTANZA.
CONCLUSIONE: NESSUNO NEGA LA PRESENZA DI TALE SOSTANZA, MA LAGIUSTIFICANO; ANZI, PER MOTIVI PURAMENTE ECONOMICI, DICONO CHE LE BASSE DOSI SAREBBERO ININFLUENTI, MA UNA BASSA DOSE CON LA DOCCIA,UNA PERLAVARE I DENTI , UNA PER LAVARE I CAPELLI ..... A LUNGO ANDARE QUANTO FA?
E SE COLORO CHE GIUSTIFICANO L'UTILIZZO DI TALE SOSTANZA INVECE DI PENSARE ALLA SALUTE DEI CONSUMATORI PENSASSERO SOLO A NON FARE ANDARE IN ROVINA LE MULTINAZIONALI?
Una delle varianti cita anche un indirizzo di un "Istituto Europeo di Oncologia, via Ripamonti 435, 20141 Milano, tel. +39-02-57489205, fax +39-02-57489872, e-mail: lucia.zigliani@ieo.it".
Inquietante, vero? E oltretutto apparentemente ben documentata: cita istituti, indirizzi, riviste e nomi di persone a cui chiedere conferme. Ma nonostante tutto, è una bufala.
Come spesso accade, l'impagabile sito Urban Legends Reference Pages, la "Bibbia" delle leggende metropolitane. chiarisce bene i termini della faccenda: trovate tutti i dettagli in inglese presso http://www.snopes2.com/toxins/shampoo.htm, ma ve li riassumo qui in italiano, con qualche mia aggiunta personale.
Primo: usare il buon senso. A un certo punto si afferma "Allora ho chiamato una ditta e gli ho detto che il loro prodotto contiene una sostanza che fara' venire il cancro. Hanno risposto:"Si , lo sappiamo, ma non possiamo farci niente perche' abbiamo bisogno di quella sostanza per produrre la schiuma." Pronto? C'è nessuno in casa? Vogliamo davvero credere che una persona qualsiasi telefona a un'azienda che fabbrica un prodotto e l'azienda risponde disinvoltamente "Sì, lo sappiamo che è cancerogeno ma non ce ne frega niente"? Senza temere di finire immediatamente su Striscia la Notizia o di essere arrestato dai NAS, picchettato da Greenpeace, Legambiente e tutti gli altri movimenti ecologisti? Ma siamo seri!
Secondo: documentarsi. Innanzi tutto la traduzione: Sodium Laureth Sulphate è, in italiano, sodio lauriletere solfato; Sodium Lauryl Sulphate invece è, in italiano, sodio laurilsolfato. Il primo si abbrevia SLES, il secondo SLS, e hanno nomi diversi perché sono due sostanze diverse. Quindi chi ha redatto il messaggio non sa niente di chimica, perché ne parla come se fossero due nomi della stessa sostanza. L'autore del messaggio, insomma, non sa di che cosa sta parlando.
Terzo: basta immettere questi termini inglesi o italiani in un motore di ricerca per scoprire – ma guarda un po' – che molti siti autorevoli (o perlomeno senza interessi di parte nella questione) segnalano l'esistenza di una catena di Sant'Antonio che avverte di una presunta azione cancerogena di queste sostanze. Va da sé che tutti confermano che le due sostanze sono sì presenti nei dentifrici e nei detersivi, ma non inducono il cancro.
Certo potrebbe essere un complotto delle multinazionali, come insinuato dall'appello. Ma se così fosse, ritorniamo alla domanda iniziale: come mai allora basta telefonare a un'azienda per sentirsi dire che la sostanza è cancerogena? Non è come telefonare al Pentagono e dire "Scusi, avete mica lì un disco volante caduto a Roswell?" e sentirsi rispondere "Certo, è un segreto ben custodito, ma a lei lo dico volentieri"?
Quarto: per avere successo, una buona bufala deve contenere alcuni fondamenti di verità. Infatti stando alle mie ricerche, le sostanze citate sono effettivamente presenti in prodotti come shampoo, dentifrici, collutori e simili, e servono effettivamente a fare la schiuma. Ma il fatto che una parte del messaggio-bufala sia autentico non implica necessariamente che lo sia anche tutto il resto.
Quinto: C'è una tecnica ricorrente nelle leggende metropolitane: l'inganno dei dosaggi. _Qualsiasi_ sostanza è pericolosa se assunta in dosaggi opportuni. Scettici? Bene, allora prendete l'acqua. Cosa c'è di più sano e innocuo dell'acqua pura? Provate a berne trenta litri in un giorno, e vedrete che effetto vi fa. Provate a ingurgitare un etto di sale o di peperoncino. Anzi, non provate; non vi voglio sulla coscienza. Lo stesso vale per le sostanze chimiche. Nel caso specifico, si dice che l'SLS si usa per strofinare i pavimenti dei garage ed e' molto forte. Solo che le sostanze citate nella bufala sono usate in dosaggi molto superiori nei detersivi per pavimenti rispetto ai dosaggi ammessi negli shampoo.
Sesto: è noto e dichiarato apertamente dalla comunità scientifica, e persino dalle tanto famigerate multinazionali, che queste due sostanze sono irritanti. Però anche i disinfettanti, che pure sono così benefici, sono irritanti, se vi lasciate a mollo un dito. Inoltre fra irritante e cancerogeno c'è un abisso. In realtà l'effetto dannoso di queste sostanze è di tutt'altro genere: dal 1998, l'FDA (organo statunitense che certifica la sicurezza o la pericolosità di ogni sostanza coinvolta nei processi di produzione degli alimenti) esige che sui dentifrici sia scritto chiaramente che ingerire troppo dentifricio fa male, ma non perché induce il cancro: perché fa venire la diarrea.
Settimo: i riferimenti. Che dire dell'"Istituto Europeo di Oncologia" citato come fonte? Be', l'Istituto esiste, ed esiste anche la Lucia Zigliani citata come persona da contattare (la conferma è presso il sito dell'Istituto, http://www.ieo.it/italiano/research/epid.htm). Ma come dicevo prima, il fatto che una parte del messaggio contenga dati autentici non garantisce affatto che sia autentico anche il resto. I casi sono due: o la signora Zigliani è una pessima oncologa (anzi, assistente epidemiologa), oppure il suo nome e quello dell'Istituto sono stati aggiunti per dare più autenticità alla bufala. Pensate che danno stanno subendo, in quest'ultimo caso, la signora Zigliani e il suo Istituto a causa di questa bufala.
E che dire dell'articolo dell'inserto di Repubblica? Bisognerebbe prima trovarlo e leggerlo, per cui non posso commentarlo. Se qualcuno lo trova, aggiornerò la mia indagine.
Ultima considerazione: molti prodotti "naturali" o "ecologici" o "alternativi" che dir si voglia amano esaltare la propria qualità dicendo "non contiene X", dove X è una sostanza dal nome complicato e inquietante per i non addetti ai lavori. Molto spesso questi prodotti "naturali" (che non si capisce come possano essere naturali, dato che comunque sono lavorati dall'uomo) dichiarano di non contenere SLS. Guarda caso, circola un messaggio che avvisa che l'SLS è cancerogeno ed è presente in tanti prodotti delle multinazionali. Ora chiedetevi chi può avere interesse a diffondere una bufala di questo tipo.
Insomma, questo appello è un classico esempio di quello che ora si chiama "marketing virale", ossia quella tecnica pubblicitaria in cui si induce il consumatore stesso a diffondere intenzionalmente il messaggio pubblicitario. Il bello è che il consumatore lo diffonde credendo di fare una cosa buona e giusta, e di fregare le schifose multinazionali schiaviste e capitaliste, quando in realtà invece di farsi spennare da un'azienda non fa altro che farsi spennare da un'altra uguale che si è inventata la storia dei prodotti "naturali".
Per carità, questo non vuol certo dire che secondo me tutto quello che fa l'industria è bene e quello che fanno gli ecologisti è male. Vuol dire soltanto che dobbiamo imparare a diffidare degli uni e degli altri e a verificare sempre e comunque le loro affermazioni, anche quando fanno appello al nostro rispetto per l'ambiente. Ne va, in fin dei conti, della nostra salute.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter deve tanto ai suoi lettori; non lo dico per adularli, ma perché è dannatamente vero. Ad esempio, come seguito del mio recente articolo sull'appello contro il presunto ingrediente cancerogeno dei dentifrici che recava la firma di Lucia Zigliani dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Ora un lettore (docgil) ha contattato la Zigliani e si è fatto spiegare la faccenda. Ecco, con il permesso degli interessati, il sunto di quello che mi raccontano.
"Essendo medico, la cosa mi ha incuriosito e, invece di cestinare istantaneamente il messaggio, ho provato a chiedere chiarimenti al suddetto indirizzo e, non senza sorpresa, ho ricevuto una cortese risposta. La signora Zigliani lavora effettivamente per lo IEO e tempo fa ha ricevuto anche lei il messaggio dello shampoo: non sapendo che fare, ha pensato bene di spedirlo in giro e il suo mailer, probabilmente a sua insaputa, ha ficcato al fondo la sua signature cosa che ha dato una particolare aria di autorevolezza a cio' che si affermava."
"Interpellata in merito, la signora Zigliani dice di avere poi fatto delle ricerche in merito (dopo!) e di essersi resa conto che si tratta di una bufala; pertanto si scusa (!). Intanto il messaggio "dell'Istituto Europeo di Oncologia" continua a girare facendo rizzare i capelli in testa a chi usa lo shampo (e magari anche ai calvi che si lavano i denti :-)"
"Tra l'altro, la Zigliani dice di essersi fatta mandare l'inserto di Repubblica e di aver scoperto che in realta' l'inserto _smentisce_ la cancerogenicita' della sostanza."
La Zigliani ha scritto al lettore: cito, sempre con il permesso dell'interessata, quello che ha detto:
"Gentile Dr. ......,
Qualche tempo fa vi ho inviato un messaggio, che avevo ricevuto a mia volta, in merito a una sostanza, il sodium laureth (o lauryl) sulfate, contenuta in prodotti cosmetici.
Il messaggio sembrava importante, vista anche la citazione dell'articolo apparso sull'inserto di Repubblica, così ho pensato di passarvelo senza prima accertarmi della veridicità della notizia.
Sembra invece si tratti della solita catena di "Sant'Antonio". Ho successivamente fatto qualche ricerca, ma non sono stata in grado di trovare dati scientifici tali da confermare quanto esposto nel messaggio.
Il messaggio che vi ho spedito non voleva assolutamente essere una presa di posizione da parte dell'istituto presso il quale lavoro, ma si trattava di un'iniziativa del tutto personale. Purtroppo, come altri a cui è arrivata la catena prima di me, sono stata tratta in inganno dall'apparente serietà del messaggio, visti tutti gli allarmi ecologici cui siamo spesso sottoposti."
E con questo, amici, anche questo caso del vostro Detective Antibufala è chiuso. Alla prossima indagine!
In un articolo recente di questa newsletter ho indagato sull'appello che circola via e-mail riguardante i privilegi dei parlamentari (i dettagli sono presso http://www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm). Ora scopro, grazie a un lettore (buse.lhd), due ulteriori aspetti di questa catena di sant'Antonio.
Il primo è una smentita che richiede solo una banale occhiata al calendario. I privilegi esorbitanti lamentati dall'appello sarebbero stati attivati nascostamente, stando al testo dell'appello stesso, tramite la Gazzetta Ufficiale del 28/11/99. Solo che il 28/11/99 era _domenica_. E come avrete già capito, la Gazzetta Ufficiale non esce di domenica. Quindi una delle "prove" presentate nell'appello è falsa.
Il secondo aspetto è che ci è cascato persino il Codacons, che di solito è abbastanza cauto e autorevole. Detesto parlar male di loro, visto che avevano presentato pubblicamente la mia storia sul rimborso (poi ottenuto) di Windows (http://www.attivissimo.net/rimborso_windows/istruzioni.htm), ma devo ammettere che stavolta hanno preso una bella cantonata, e come se non bastasse hanno anche rincarato la dose con stupidaggini realizzate in proprio.
Sul sito del Codacons (http://www.codacons.it), nella sezione Archivi, c'è infatti un comunicato stampa intitolato "Cronaca Nazionale 01/02/2001 - APPELLO DEL CODACONS AI DUE CANDIDATI RUTELLI E BERLUSCONI". Notate la data: febbraio 2001, quindi un anno fa, ben prima dell'appello che circola attualmente e cita l'Espresso "di questa settimana". Questo comunicato, guarda un po', ripete _esattamente_ il testo dell'appello, segno evidente che il Codacons non ha neppure pensato di controllare le cifre prima di aprir bocca. Complimenti, che serietà.
C'è di meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista). Il 9 febbraio 2001, l'Ufficio Stampa della Camera dei Deputati, di fronte alla veemente denuncia del Codacons e al dilagare su Internet di infinite copie di questo appello-bufala, si trova costretto a diramare una smentita riguardante il comunicato stampa del Codacons, che trovate presso http://www.camera.it/index.asp?content=/primapagina/primapagina/08.comunicati.asp o in copia integrale presso la mia pagina dedicata a questa bufala (http://www.attivissimo.net/antibufala/stipendi_parlamentari.htm). La smentita riporta le cifre ufficiali del trattamento economico dei parlamentari.
Ovviamente ognuno è libero di credere o meno alle smentite ufficiali (ma così facendo il rischio di scivolare nella paranoia è alto) e di ritenere equi o meno questi importi. Ma questa è un'altra storia. Qui siamo a caccia di bufale, non di squali.
Insomma, tale e tanto è il baccano causato da questa catena di sant'Antonio che persino la Camera dei Deputati s'è dovuta mobilitare.
Non è finita. Sempre il Codacons, in una pagina Web intitolata "Cronaca Nazionale 03/04/2001 - QUANTO CI COSTANO I PARLAMENTARI?", contesta anche la smentita. Come lo fa? Presentando una busta paga di un parlamentare? Interpellando la Corte dei Conti? Nossignore. Ribatte con perle come questa: "La Camera ha contestato meno della metà delle cifre da noi riportate, e _pertanto_devono_essere_considerate_veritiere_e_precise_quelle_non_oggetto_di_replica_(più della metà)."
Capito il ragionamento? Stando al Codacons, se uno dice una cosa e nessuno gliela contesta, basta questo per certificare che è vera. Una dimostrazione di logica stupefacente (nel senso stretto di "stupe-fare", ossia "fare lo stupido"). Se questo è il modo di ragionare di coloro che dovrebbero difendere noi consumatori, chi ci difenderà dai difensori?
Insomma, di questa bufala non ci libereremo proprio mai, finché c'è gente che abbocca a qualsiasi cosa legga e non controlla le proprie fonti.
Circola una nuova astuta variante sul tema virus. Come al solito, si basa sull'invio di un allegato e sull'indurre la vittima ad aprirlo.
Fin qui niente di nuovo: la novita' e' la tecnica di persuasione. Infatti l'e-mail che trasporta il virus si intitola "new photos from my party!" e contiene questo testo:
>Hello!
>My party... It was absolutely amazing!
>I have
attached my web page with new photos!
>If you can please make
color prints of my photos. Thanks!
ma soprattutto include un allegato il cui nome è "www.myparty.yahoo.com". Ha tutta l'aria di essere un indirizzo di un sito, ma non lo e': e' un programma _eseguibile_ per DOS/Windows. Infatti per un'infelice coincidenza, ".com" è il suffisso usato per moltissimi siti Web, ma e' anche il suffisso usato da Windows per i file eseguibili.
Risultato: la vittima, incuriosita (e credulona), clicca sul falso "indirizzo" e invece di essere catapultata su un sito contenente foto di una festa, si trova infetta. Naturalmente il virus coglie subito l'occasione per iniziare a propagarsi infettando altre macchine via e-mail, attingendo alla rubrica degli indirizzi di Windows.
La descrizione del virus e' disponibile presso http://www.sophos.com/virusinfo/analyses/w32mypartya.html.
Considerazioni:
-- il virus colpisce soltanto chi usa Windows (con grande compiacimento degli utenti Mac e Linux)
-- non è necessario usare Outlook per essere a rischio infezione
-- per infettarsi occorre doppiocliccare sull'allegato. Aprire il messaggio _non_ è sufficiente per infettarsi.
-- cancellando il messaggio e l'allegato si elimina il rischio di infezione.
-- gli antivirus hanno già rilasciato un aggiornamento scaricabile che riconosce questo virus
-- rimane valido il consiglio di sempre: NON APRITE GLI ALLEGATI SENZA CONTROLLARLI PRIMA CON L'ANTIVIRUS _AGGIORNATO_.
Come sempre, a chi mi manda questo virus riservo la piu' atroce delle punizioni: l'iscrizione gratuita alla mia newsletter.
Se questa e' una di quelle domande che vi fa perdere il sonno, ho qualche risposta per voi. Ho scavato un pochino dietro le quinte di quei roboanti articoli di giornale secondo i quali Windows XP avrebbe venduto sette milioni di copie in due settimane e dietro i sondaggi di CNN che segnalano un 15% di utenti Windows pronti alla fuga. Quanto c'e' di vero in entrambi?
La risposta (o perlomeno un accenno di risposta) all'assillante dubbio e' presso Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/01/29/01/200201290101
Ho aggiornato alcune voci del mio elenco di bufale diffuse via Internet, arricchendole con le preziose segnalazioni dei lettori. Ci sono novita', ad esempio, per quanto riguarda gli stipendi dei parlamentari (http://www.attivissimo.net/antibufala/stipendi_parlamentari.htm) e ci sono due nuove voci, una dedicata all'appello per i gatti allevati in bottiglia (http://www.attivissimo.net/antibufala/bonsaikitten.htm) e una dedicata alla ricerca di donatori di midollo osseo (http://www.attivissimo.net/antibufala/donatore_midollo.htm).
Buon divertimento!
Mi scuso con tutti i lettori anche se non e' colpa mia, ma in questo momento il mio articolo su Apogeonline, segnalato stamattina, non e' leggibile. Per motivi tutti da scoprire, l'articolo (e tutti gli altri articoli del sito) sono in un formato inconsueto (per i patiti di tecnologia, XML invece del solito HTML), per cui non sono leggibili dai normali browser.
Ho gia' avvisato Apogeonline della magagna e vi tengo informati sugli sviluppi della faccenda.
Grazie a tutti coloro che mi hanno segnalato il problema.
Scusandomi ancora del pasticcio di cui sono anch'io involontaria vittima, posso annunciare con piacere che Apogeonline ha ripreso i sensi dopo la sbandata di oggi pomeriggio. Pertanto il mio fulgido articolo e' di nuovo leggibile presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/01/29/01/200201290101
Grazie a tutti della pazienza e delle segnalazioni.
Ricevo da un lettore (dal curioso nickname "vaticano") la segnalazione di questo articolo su un nuovo pericolosissimo virus... OK, lo so, detto così ha molto l'aria della solita bufala. Anzi, più che di bufala, ha l'aria di un ennesimo esempio di squallido giornalismo, dove l'incompetenza si somma all'incoscienza.
Innanzi tutto, il testo dell'articolo: con alcune varianti, circola su vari quotidiani.
Arriva "Good Luck" il virus terrorista - "Buona fortuna" è il perfido augurio lanciato dai pirati informatici che hanno messo a punto "Good Luck", un virus che potrebbe mettere in ginocchio migliaia di imprese. Il virus si copia nel PC restando invisibile fino al momento della attivazione, che pur avvenire dall'esterno, autodistruggendosi poi con tutti i files del computer. E' l'Interpol ad aver stilato un rapporto segreto, reso pubblico dal quotidiano "Le Figaro", nel quale si afferma che "Good Luck" è in grado di superare tutte le protezioni finora utilizzate. In concreto, sostengono gli esperti, il supervirus ha una capacità distruttiva sconosciuta. Il terrorismo, la polizia informatica di tutto il mondo è d'accordo, sta assumendo forme nuove e "Good Luck" potrebbe essere l'arma letale di questa nuova ondata. "Il nostro scopo non è creare il panico - dicono gli autori del rapporto - né dare suggerimenti criminali. E' destinato ai massimi responsabili della sicurezza informatica". Il testo è firmato da Eyal Dotan, direttore della ditta francese di ricerca e sviluppo di Tegam International, che da anni produce tecnologia per antivirus informatici ed che ha individuato "ILoveYou" e i suoi pericolosissimi derivati.
Inquietante, vero? Prima di lanciarmi nella solita indagine su Internet, faccio il mio abituale controllo della coerenza interna del messaggio.
· primo: il signor Dotan dice che esiste questo virus terribile, che è "in grado di superare tutte le protezioni finora utilizzate". Se è in grado di affermare cotanto prodigio, vuol dire che il virus l'ha studiato e quindi lo conosce. E se lo conosce, perché non ne descrive il funzionamento (in termini meno superficiali di quelli usati nell'articolo), così le aziende che producono antivirus possono creare un rimedio?
· secondo: guarda caso, l'opinione su Good Luck viene da un "direttore della ditta francese di ricerca e sviluppo di Tegam International". E bravo il signor Dotan: riesce a convincere l'articolista a fargli un bel po' di pubblicità. Anche questo mi induce al sospetto. Mi viene un dubbio: l'articolo sarà mica stato scritto dal mitico Luca Panerai [http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1040&ar2=stampa&numero=999]?
· terzo: come mai i grandi nomi dell'industria antivirale sono assenti dall'articolo e, cosa peggiore, sono all'oscuro di tutto, mentre questa oscura azienda francese è anni avanti a loro? Non è un po' strano?
· quarto: il messaggio ha tutti gli ingredienti di una bufala: gli oscuri pericoli di innominati terroristi, la totale mancanza di informazioni concrete, un rapporto segreto che guarda un po' finisce in mano ai giornali, il rassicurante "nooo.... non vogliamo seminare il panico" che in realtà contraddice tutto quello che si è detto prima.
Seconda fase: ricerca online. Guarda caso, nessuno dei siti dedicati alla sicurezza (e neppure il sito della Tegam medesima, www.tegam.fr) menziona questo fantomatico "Good luck". Mi pare decisamente strano.
Ed è a questo punto che trovo la soluzione. Immettendo in Google (www.google.com) le parole "Eyal Dotan" e "Good Luck" trovo questa pagina:
http://www.webdo.ch/webdotech/news/techno/article.asp?ID_article=8106
Se sapete il francese potete gustarvi l'articolo in originale, ma il sunto è questo: Good Luck non esiste ed è una trovata pubblicitaria di monsieur Dotan.
Naturalmente i giornali francesi ci sono cascati (a dimostrazione che il gene del Panerai è internazionale) e altrettanto, per non essere da meno, ci cascano i giornali italiani.
Clap, clap, clap, ma che bravi questi giornalisti. Bravi e soprattutto diligenti nel controllare le proprie fonti prima di berciare.
Praticamente è andata così. Il signor Dotan ha stilato un rapporto ipotetico su come dovrebbe essere un virus per essere particolarmente dannoso. Nel rapporto dice alcune cose di certo non nuove: che un virus del genere dovrebbe essere polimorfico (modificarsi spontaneamente, in modo da non essere identificabile dagli antivirus), mascherarsi come "cavallo di Troia" (o 'trojan horse', ossia avere l'aspetto di un programma o file innocuo) ed essere comandabile a distanza dal proprio creatore. A questa ipotetica creatura virale ha dato il nome "Good Luck", giusto per comodità.
Ma il buon giornalista non si ferma certo di fronte a un banale "ipotetico". E così la creatura da ipotetica diventa reale e semina il panico. L'irresponsabile di turno, se volete saperlo, si chiama Christophe Doré, del Figaro. Lui è il primo che ha creato il falso scoop: taccio, per compassione, i nomi degli altri giornalisti italiani che hanno ricopiato il suo articolo.
Giusto per confermare che le cose stanno così, Webdo.ch cita le parole del padre di Dotan: "Good Luck n´existe pas, c´est une information préventive, c´est une sorte de scénario catastrophe". Ossia "Good Luck non esiste, è informazione preventiva, una sorta di scenario-catastrofe". Una di quelle ipotesi, insomma, che si preparano abitualmente in ogni settore per prevenire i disastri.
E già che c'è, fa un altro po' di pubblicità: "les spécialistes, qui travaillent presque tous pour des éditeurs d´anti-virus, n´en parlent pas c´est parce qu´ils ne peuvent pas les arrêter avec leurs produits. Contre ce genre de programme, je n´ai pas d´autres remèdes que de conseiller d´acheter mon produit ".
In altre parole, secondo Dotan padre, "gli specialisti, che lavorano quasi tutti per le società che producono antivirus, non ne parlano [di Good Luck], perché non sono in grado di fermarlo con i loro prodotti". Pronti per il colpo da maestro finale? Eccola: "Contro questo genere di programmi non ho altre soluzioni se non consigliare di acquistare il mio prodotto". Che è, naturalmente, un antivirus. Ma che bravo il signor Dotan, magari non scrive il miglior antivirus del mondo, ma sa come turlupinare i giornalisti e farsi autopromozione.
E il rapporto Interpol? Svanito come neve al sole. Infatti Dotan padre chiarisce che non è stato né redatto né commissionato dall'Interpol, ma "è stato stilato dalla nostra azienda e inviato alle autorità nazionali e internazionali a scopo preventivo". E, come dice webdo.ch, magari un tantinello pubblicitario?
Indagine chiusa. Con disgusto, ma chiusa.
Nota: di questo caso si è occupato anche Punto Informatico, in un articolo (http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=38892) che segnala come a questa bufala abbiano abboccato il giornale Il Nuovo (http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,102836,00.html) e l'ANSA (http://www.ansa.it/fdg01/20020130195274241/20020130195274241.shtml) e nota che nei newsgroup francesi l'articolo è stato fatto a pezzi dagli sberleffi degli utenti (http://groups.google.it/groups?hl=it&frame=right&th=ac4029ade7bcb77e&seekm=3C57F264.5463B2EA%40acbm.com#link1). L'intervista originale contenente la smentita da parte di Dotan padre è su Transfert.net (http://www.transfert.net/fr/techno/article.cfm?idx_rub=89&idx_art=8106).
Qualche tempo fa scrissi un articoletto (http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=897&ar2=stampa&numero=275) sul fatto che Linux era diventato il primo sistema operativo in grado di gestire singoli file di dimensioni fino a 144 petabyte (un petabyte è un milione di gigabyte).
Mal me ne incolse, perché da allora ho ricevuto una insolita valanga di messaggi della serie "ecchissenefrega". La critica, insomma, era che file così smisurati non avevano alcuna applicazione pratica, per cui vantare un traguardo del genere era un po' come dichiarare di avere una Ferrari capace di andare a 340 l'ora ma vivere in un paese in cui il limite di velocità è 50 l'ora: totalmente irrilevante e inutile.
In effetti anch'io avevo pensato a quest'articolo come una curiosità, più che una dichiarazione di supremazia verso gli altri sistemi operativi, e dubitavo anch'io delle applicazioni pratiche di una potenzialità del genere, tant'è che avevo scritto "Certo oggi parlare di file da oltre cento milioni di miliardi di byte è un po' esagerato, per cui non sarebbe giusto bastonare Microsoft per questo traguardo mancato (magari per altri sì, ma questa è un'altra storia). Tuttavia in applicazioni aziendali (grandi database, video digitale di qualità cinematografica, e via dicendo) cifre di questo genere sono all'orizzonte."
Ma oggi leggo una conferma interessante: i petabyte si usano eccome. Infatti presso The Register (http://www.theregister.co.uk/content/53/23905.html) scopro che Linux è fra i candidati per gestire il computer più grande del mondo, nell'ambito di un progetto governativo statunitense denominato Project Purple (http://www.llnl.gov/asci/purple/), che riunisce le risorse di calcolo dei tre principali laboratori di ricerca USA (Livermore, Sandia e Los Alamos) per eseguire simulazioni nucleari.
E' un computer piuttosto impressionante in quanto a specifiche: ad esempio, il tetto massimo di consumo energetico è sei megawatt per il computer vero e proprio e quattro megawatt per il raffreddamento, ed è richiesto un file system condiviso che scriva sulla rete di computer al ritmo di migliaia di gigabyte al secondo. Notevole.
Ed eccoci ai petabyte. Il progetto richiede la possibilità di gestire file da 50 petabyte, distribuiti su più dischi, e Linux può farlo. Insomma, saper gestire centinaia di petabyte non è più irrilevante e futuribile: è una necessità pratica, anche se limitata a un laboratorio di ricerca avanzata.
Casi come questo dimostrano che è necessario guardare avanti, molto avanti, nel progettare qualsiasi cosa che riguardi l'informatica, perché il futuro arriva prima che uno se l'aspetti. Se non guardiamo avanti, facciamo la fine di quel signore che disse "640 k di memoria dovrebbero bastare a chiunque" (William Henry Gates III, 1981). [nota: dopo che ho pubblicato questo articolo è emerso che la frase gli è attribuita da numerose fonti, ma lui nega di averla mai pronunciata e le fonti non sono in grado di smentirlo]
Un lettore (michelotto) mi ha mandato un suo commento in difesa del mio articolo, che segnala altre situazioni in cui i petabyte sono di uso corrente. "Io lavoro in un esperimento di fisica delle alte energie che comincerà a prendere dati nel 2005 al CERN di Ginevra. Gli esperimenti della generazione precedente durati circa 10 anni dal '90 erano esperimenti di scala Gigabyte. [...] Le scale degli esperimenti futuri sono dell'ordine del PetaByte. Ogni esperimento produrrà un PB di dati all'anno e questi dati ne produrranno altre 100-aia di TB. Tutto questo dovrà essere analizzato da migliaia di processori Intel-like con Linux."
"Ora noi non abbiamo bisogno che una macchina Linux veda tutto il PB di dati ma vogliamo semplicemente che l'attuale limitazione di 1TB venga superata. Questo perché una macchina con 7 dischi SCSI da 180 GB già adesso fine 2001 si imbatte in questa limitazione software."
"Quindi l'articolo in cui si dice che il limite ora è di 144PB vuol solo dire che il limite di 1TB è stato rimosso e già che è stato rimosso non è stato stupidamente portato a 10 TB (per non avere un nuovo tetto tra due o tre anni) ma è stato messo per prudenza sopra il TB). [...] noi fisici non siamo gli unici con base di dati intorno al PB. Anche astronomi geofisici e biologi hanno problemi simili. Nell'industria c'è un disceto interesse quindi potrebbero esserci dei campi in cui anche le industrie hanno requirements simili."
Approfitto della vostra cortesia per un'indagine che non posso svolgere personalmente. Le versioni italiane piu' recenti di Outlook hanno ancora il difetto di rispondere "I:" al posto del "Re:" previsto dagli standard?
In altre parole, quando rispondete a qualcuno, Outlook italiano genera automaticamente il titolo della risposta prendendo quello del messaggio a cui state rispondendo e anteponendo un "qualcosa". Questo "qualcosa" è "I: " o "Re:" o altro ancora?
Ricordo che questa era una vecchia bega di Outlook di cui molti si lamentavano, e per motivi che poi vi raccontero' vorrei verificare prima di fare un fesseria. Voi direte che avendone io gia' fatte e dette tante, una in piu' ormai non farebbe molta differenza, ma io ci tengo ancora.
Se la bega esiste ancora, qualcuno sa dirmi se esiste, come ai vecchi tempi, una procedura o una patch per correggerla e far si' che anche Outlook italiano aderisca agli standard?
Grazie a tutti delle numerosissime risposte alla domanda su Outlook: non me ne servono altre, ho tutte le informazioni che mi servivano.
Per il momento non posso dirvi perche' avevo bisogno delle vostre conferme, ma appena posso ve lo diro' (scusate il tono da carbonaro, ma è necessario).
Altra cosa: se usate Morpheus, controllate bene quali cartelle avete dato in condivisione. Poi ricontrollate ancora. E gia' che ci siete, controllate anche una terza volta. Perche'? Perche' c'è una bella falla in Morpheus. Martedi' vi racconto tutti i dettagli.
Se impostato male, il popolarissimo programma di scambio musicale Morpheus è un grave rischio per la sicurezza, dato che consente a chiunque di leggere e scaricare qualsiasi file dal computer dell'utente Morpheus sbadato. La vulnerabilità descritta non è nuova e non mi prendo certo il merito di averla inventata. Ecco come si fa a entrare nei computer altri e come ci si protegge da questa anomalia.
Lo spiegone è presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/05/01/200202050101
Buona lettura!
Grazie a tutti, innanzi tutto, per le numerosissime adesioni al "servizio antibufala" e per le segnalazioni di bufale o sospette bufale ricevute su Internet. Rispondero' a tutti e dedichero' una pagina del mio sito http://www.attivissimo.net a ciascuna delle bufale segnalate. Nel frattempo, eccovi qualche rapido accenno alle bufale di cui mi sto occupando.
Un lettore ha avuto la costanza di contattare una delle aziende citate nella lista dei presunti fabbricanti di prodotti cancerogeni e ne ha ricevuto una bella risposta scritta, che vi raccontero' nei prossimi giorni. Potete immaginare il danno economico che sta causando questa bufala ad alcuni produttori di shampoo, dentifrici e collutori ma, guarda caso, non ad altri che "misteriosamente" non sono citati nella lista dei "colpevoli".
Fra l'altro, nella bufala è rimasta coinvolta persino l'Ambasciata USA di Roma. Una sua dipendente, infatti, ha ricevuto la bufala e l'ha prontamente spedita ai propri amici, che a loro volta l'hanno ridiffusa, e cosi' via. Il guaio è che la dipendente ha spedito la bufala dal computer d'ufficio in ambasciata, per cui l'appello adesso circola con l'apparente autorevole conferma dell'ambasciata statunitense. Ripeto: la storia dell'SLS (sodium laureth sulfate) è una bufala. Trovate gia' sul mio sito una lunga indagine, che arricchiro' con questa nuova testimonianza.
Dopo un po' di riposo, questa bufala è ricomparsa in dosi massiccie nelle caselle di posta di tutta la Rete. Attenzione: il file in questione è un file _di_Windows_ e come tale _deve_ essere presente nel vostro computer (se usate Windows, ovviamente). NON va cancellato.
Circola in questi giorni un'allarmata segnalazione: il demonio di Redmond avrebbe mangiato a suon di miliardi la Red Hat, la piu' florida fra le societa' che offrono Linux, l'alternativa a Windows. A riprova viene offerto un link alla notizia riportata su una pagina che _sembra_ risiedere su un sito Microsoft.
Il link è di questo tipo: http://www.microsoft.com&item=q209354@212.254.206.213/1338825GHU_98.asp
Anche questa è una bufala! Infatti il link è "truccato": in ossequio agli standard di Internet (quelli che ormai non studia piu' nessuno, ahime'), tutto quello che precede la chiocciolina viene _ignorato_. Il vero sito, sul quale risiede la falsa pagina di Microsoft, è in realta' indicato da quel che segue la chiocciolina, ossia
212.254.206.213/1338825GHU_98.asp
L'indirizzo del sito è "mascherato" usando l'indirizzo numerico anziche' quello alfabetico consueto. Maggiori dettagli su come si architettano questi inganni presso http://www.attivissimo.net/security/fakesites/fakesites.htm.
Circola anche un appello per la raccolta di firme contro una presunta "terza guerra mondiale" che gli Stati Uniti starebbero per scatenare:
> >Gli Stati Uniti sono sul punto di dichiarare la guerra.
> >Siamo in un momento di squilibrio mondiale che potrebbe portarci alla
> >TERZA GUERRA MONDIALE. Se sei contro la guerra, l'ONU sta raccogliendo
> >firme per cercare di evitare questo tragico evento.
> >PER FAVORE COPIA questo e-mail in un nuovo messaggio, firma in calce al
> >elenco e invialo a tutte le persone di tua conoscenza.
> >
> >Se ricevi questo elenco con più di 500 nomi, per favore, manda anche una
> >
> >copia a: unicwash@unicwash.org
L'appello è _falso_. E' sufficiente andare a vedere il sito dell'organizzazione citata (unicwash.org) per trovare un contro-appello, visto che i gestori del sito (le Nazioni Unite) sono subissati di queste raccolte di firme _totalmente_inutili_. Se volete fare qualcosa per la pace, fate una donazione a un ente benefico (Unicef, Croce Rossa, Medecins Sans Frontieres, eccetera) o rivolgetevi ai vostri governi, sperando che lo possano fare anche i cittadini dei paesi che alimentano e finanziano l'odio e il terrorismo.
Grazie a tutti se diffonderete queste brevi spiegazioni; contribuirete a fermare queste bufale, che non sono soltanto un fastidio: sono vera disinformazione, che costa denaro e posti di lavoro e ci distoglie dai problemi _reali_ di cui dovremmo occuparci.
Alcuni giorni fa, l'autorevole BBC ha pubblicato un articolo (http://news.bbc.co.uk/hi/english/sci/tech/newsid_1798000/1798095.stm) secondo il quale è stata scoperta una falla in Morpheus, uno dei più diffusi programmi di scambio musicale. Ebbene, pare proprio che si tratti di una bufala.
Precisazione importante: la falla segnalata dalla BBC non ha niente a che vedere con quella già conosciuta da tempo e descritta in un mio recente articolo (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/05/01/200202050101), che poi in realtà più che una falla è una pericolosa magagna di configurazione in cui incappa una grande massa di utenti sbadati. Una magagna che permette di scoprire password, codici Bancomat e quant'altro, ma comunque non dovuta a Morpheus ma all'errore dell'utente.
Quella di cui parla in termini molto vaghi la BBC è invece una vulnerabilità che consentirebbe a un utente ostile di accedere non soltanto alle cartelle che avete detto a Morpheus di rendere disponibili, ma anche a tutto il resto del vostro disco rigido, e di farlo anche in scrittura. In altre parole, stando alla BBC chiunque usi Morpheus starebbe inconsapevolmente pubblicando online l'intero contenuto del proprio computer. Una prospettiva poco gradevole.
Sono naturalmente subito partito con l'indagine, visto che la cosa mi tocca anche personalmente: uso Morpheus per scaricare (e a mia volta ridistribuire) le puntate della nuova serie di Star Trek, "Enterprise". Che strano, nessuno dei più importanti siti di sicurezza fa menzione di una falla del genere. Ho trovato però una "conferma": un messaggio scritto da Paul Sarsfield, di Morpheus, che ammette l'esistenza del problema e dichiara che i programmatori sono al lavoro per ripararla.
Ma essendo io sospettoso di natura, la cosa mi puzza: come mai sul sito di Morpheus (http://www.musiccity.com/) non c'è una dichiarazione a proposito di questa falla? Congiura del silenzio? Ma se è congiura del silenzio, perchè il signor Sarsfield diffonde disinvoltamente le sue conferme?
Così ho scritto a pr@streamcast.ws, l'indirizzo di posta dell'ufficio stampa di Morpheus, chiedendo delucidazioni. Ho appena ricevuto una risposta da Kelly O'Neil, della StreamCast Networks (la società che ha recentemente acquisito Morpheus), che non lascia dubbi in proposito.
La StreamCast dichiara che la segnalazione della BBC è falsa. "The report is not true" dice, e caso mai non si fosse capito, aggiunge "The report of a security hole in Morpheus is FALSE.". La BBC avrebbe intervistato un esperto di sicurezza (anonimo) che le ha "rivelato" la falla, ma né questo esperto né altri, dice Kelly, hanno contattato la StreamCast per avvisare di una vulnerabilità in Morpheus. La prassi, infatti, è che quando si scopre una falla in un programma, _prima_ si avvisa la società autrice del programma, e _poi_ si avvisa la stampa, non il contrario.
Kelly è a conoscenza del messaggio di "conferma" firmato Paul Sarsfield, ma dichiara che non esiste un dipendente della StreamCast con questo nome, e che nessun dipendente o rappresentante della società ha rilasciato dichiarazioni in proposito (tranne lei, ovviamente).
Il testo integrale della risposta di Morpheus/StreamCast
From: "Kelly O'Neil" <kelly@oneilcomm.com> Rumors Reported Security Hole in Morpheus are False Several stories have been printed, leading with a story was printed in the BBC Online, reporting a security leak in Morpheus. The report is not true - The report of a security hole in Morpheus is FALSE. THIS REPORT IS FALSE The report was allegedly made by an "anonymous" security consultant. Neither this consultant nor any others have contacted StreamCast directly to report a breach in security. Several false postings have been made on behalf of StreamCast and Morpheus. One was reported by a source named Paul Sarsfield, who claimed to be a "Morpheus" employee. StreamCast does not employ any person by that name, nor have any StreamCast employees or company representatives posted any responses to this matter. There has never been a security breech in Morpheus since its introduction in April 2001. ABOUT MORPHEUS Only Morpheus users are able to elect which files they want to share with the user network. To share files, Morpheus users must select a file folder which contains the files they want to share and check the box next to that file folder. StreamCast recommends that users place the files that they elect to share in their "My Shared Folder" within the Morpheus product. This ensures that the user doesn't inadvertently share something private. All files in shared folders are accessible by any other Morpheus users. StreamCast reminds its' users to be sure they are not sharing files they want to keep private or files that are copyrighted. StreamCast Networks takes claims of this nature very seriously. Morpheus provides the best user experience available due to its ease of use, rapid download capabilities and persistent data. StreamCast is very committed to providing this technology product to consumers to give them a way to communicate and share information directly. Consumers agree - Morpheus has been downloaded over 60 million times in just 10 months. |
Che dire? E' decisamente stagione di figuracce cosmiche da parte dei giornalisti: prima il caso Panerai su Panorama Next, poi i francesi con il "supervirus Good Luck" (mai esistito), e adesso questa bufala della BBC. Il bello è che la BBC continua a cambiare il testo dell'articolo, cercando di rimpolparlo: ora cita anche il prestigioso sito hacker 2600.com, nel quale però stranamente non c'è traccia di questa vicenda). Peggio ancora, dice che ha tentato di contattare Morpheus ma non ha ottenuto risposta ("BBC News Online tried to contact Morpheus but no one was available for comment"). Che cosa? Non rispondono alla BBC, ma a me sì? Improvvisamente mi sento importante.
Insomma, tutte riprove della serietà e affidabilità del (dis)Ordine dei Giornalisti, che come sempre ringrazio per il divertimento involontariamente offerto.
Mi viene, infine, un ultimo dubbio. Chi trae benefici dalla diffusione di false notizie su Morpheus che fomentano paura e dubbi e inducono gli utenti ad abbandonare i sistemi di scambio musicale? I discografici, ad esempio. Che guarda caso proprio in questo periodo stanno cercando faticosamente di introdurre macchinosissimi sistemi per scaricare la musica da Internet (a pagamento, ovviamente) e iniettano nei CD bacatissimi sistemi anticopia che degradano l'affidabilità dei dischi (e comunque sono facilmente scavalcabili). Gli stessi discografici che si lamentano delle ingenti perdite causate dalla pirateria musicale e poi pagano Mariah Carey 30 milioni di euro per _non_ fare altri dischi (http://news.bbc.co.uk/hi/english/entertainment/music/newsid_1777000/1777172.stm).
Ops, la fonte della notizia su Mariah Carey è la BBC. Avranno mica toppato anche questa?
Poco dopo che ho pubblicato l'articolo "Morpheus vulnerabile: ha toppato anche la BBC" (http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1070&ar2=stampa&numero=999) sono successe due cose che possono far sembrare sbagliato quello che ho scritto:
-- durante la notte, sul sito di Morpheus (www.musiccity.com) è comparso un comunicato che smentisce la notizia data dalla BBC sull'esistenza di una falla in Morpheus
-- la BBC ha modificato ancora una volta il testo del proprio servizio: l'originale, a cui si riferisce il mio articolo, è presso http://news.bbc.co.uk/hi/english/sci/tech/newsid_1798000/1798095.stm e contiene tuttora la frase che citavo ("BBC News Online tried to contact Morpheus but no one was available for comment") e che mi ha fatto dire che Morpheus parla _prima_ con me e _poi_ con la BBC (!), mentre la versione modificata è presso http://news.bbc.co.uk/low/english/sci/tech/newsid_1804000/1804123.stm.
Ora, ammette la BBC, la falla pare proprio uguale a quella che avevo descritto, ossia è un errore di configurazione da parte di un gran numero di utenti, che dicono a Morpheus di condividere _tutto_ il proprio disco rigido. Il che significa che _tutto_ quello che hanno sul computer (non solo musica e video, ma anche dati, password, documenti personali) è scaricabile tramite Morpheus. Precisa infatti la BBC: "The exploit, first reported by BBC News Online, appears to be a result of the way people have set up the program... Leading file-sharing expert Jack Spratts said: "It seems to be a vulnerability exclusively for those inexperienced enough to share entire drives."
Naturalmente non è colpa di Morpheus se gli utenti sono sbadati, esattamente come non è colpa di un fabbro che vende una porta blindata se poi il cliente ne mette le chiavi sotto lo zerbino.
Inoltre è _falsa_ la pretesa della BBC di essere stata la prima a riferire di questo problema ("first reported by BBC News Online"), dato che su Google si trovano facilmente tracce risalenti a vari mesi fa.
Morale della favola: fidarsi? Mai. Verificare? Sempre!
Come promesso, ho aggiornato varie indagini antibufala:
Shampoo cancerogeni: le immagini delle lettere ufficiali della Clear e dell'Ambasciata USA, coinvolta in questa bega da una dipendente poco sveglia - http://www.attivissimo.net/antibufala/dentifrici_cancerogeni.htm
Microsoft compra Linux - http://www.attivissimo.net/antibufala/microsoft_compra_red_hat.htm
Il "virus" sulfnbk.exe - http://www.attivissimo.net/antibufala/sulfnbk.htm
Fermate la terza guerra mondiale - http://www.attivissimo.net/antibufala/fermate_la_guerra.htm
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:
>Mi chiamo Daniele Brandani e ho una figlia di 2 anni di età che si chiama Lucia. Nell' Ottobre del 1999 abbiamo scoperto che Lucia ha un cancro, si tratta più precisamente di un "endocarcinoma surrenalico secernente", una forma molto rara nei bambini.
>Purtroppo dopo 2 operazioni e la chemioterapia fatta (si tratta di un ciclo con Mitotane associato a Etoposide, Doxorubicin e Cisplatino) non abbiamo avuto il minimo risultato ed il tumore continua a crescere ad una velocità spaventosa.
>Forse tu conosci qualcuno che potrebbe darci aiuto per affrontare questo tumore, forse tu conosci un amico che ha gia avuto questa esperienza. Se lo conosci digli di contattarmi al più presto, non ci rimangono che poche settimane!
Vorrei tanto potervi dire che è una bufala, ma stavolta non posso. L'appello è autentico. Anzi, lo era: Lucia è morta il 30 aprile 2000.
Siete pregati di NON continuare a diffondere ulteriormente questo appello. Causereste soltanto altra sofferenza a chi ha già perso una figlia.
Un lettore (lollo_resentini) mi segnala che esiste un indirizzo di e-mail intestato a Lucia (per_lucia_brandani@libero.it). Il lettore ha scritto il 5/2/2002 per chiedere delucidazioni, ed ecco la risposta del padre della bimba:
>Oggetto : Re: Appello per Lucia
Data : Tue, 5 Feb 2002
15:31:29 +0100
(ora solare Europa occidentale)
>Cari Amici,
mi dispiace informarvi che Lucia, mia
figlia, è morta il 30 Aprile 2000 (quasi due anni fa). Grazie
comunque per ciò che avete fatto.
>Daniele Brandani.
Altre conferme arrivano dai newsgroup (http://groups.google.com/groups?q=Lucia+Brandani&hl=en&ie=utf-8&oe=utf- 8&selm=39296A53.8F98E672%40iii.it&rnum=1) e da una semplice ricerca sul Web tramite Google (che però nessuno pensa di fare).
Ecco, infatti, un altro messaggio inviato da Daniele Brandani:
>Cari Amici
>vi ricordate di Lucia Brandani, una
bambina di 2 anni malata di una forma molto rara di tumore?
>Se non vi ricordate, qualche tempo fa' avete ricevuto un messaggio dove io vi chiedevo se avevate informazioni per curare questo tumore e voi mi avete risposto in molti modi.
>Con il vostro aiuto ho potuto prendere in considerazione ogni possibilita' per curare mia figlia, ma nessuno al mondo conosce un metodo per curare questo tipo di tumore.
>Io voglio rigraziare tutti voi:
>**** SIETE STATI FANTASTICI ****
>Ma purtroppo nella notte del 30 Aprile 2000 Lucia Brandani e' morta.
>I funerali si terranno il 3 Maggio 2000 alle ore 14:30 a Bologna (ITALY) alla chiesa di "S.Antonio da Padova a la Dozza".
>Vi abbraccio e grazie ancora
>Daniele Brandani
E così, grazie alla stupidità della gente, Daniele continua a ricevere e-mail su e-mail di persone che gli chiedono di sua figlia, e ogni giorno gli tocca rispondere "grazie, ma mia figlia è morta". Grazie, collettività pecorona di Internet, per averglielo ricordato anche oggi, siete proprio tanto gentili.
Quindi d'ora in poi, per favore, usate e fate usare il cervello prima di rispondere agli appelli.
Avrete forse sentito della strombazzata iniziativa di Bill Gates di introdurre l'"informatica sicura", che lui chiama "trustworthy computing". Lasciamo stare il fatto che l'annuncio implica che il software Microsoft che abbiamo usato finora era insicuro (caso mai non ce ne fossimo accorti). Lasciamo stare il fatto che Microsoft ha annunciato che per un mese non scriverà software nuovo e si dedicherà a risolvere le magagne di quello esistente.
Scusatemi, ma questa non riesco a non commentarla. Un _mese?_ Che sforzo, ragazzi. Temo un effetto imitativo. Risolviamo definitivamente la sovrappopolazione mondiale: basta che ci asteniamo tutti dal sesso per un mese. Risolviamo una volta per tutte il caos giudiziario italiano: nessun commetta più reati per un mese. Eliminiamo per sempre l'inquinamento: nessuno guidi per trenta giorni.
Lasciamo stare questi momenti di comicità involontaria e dedichiamoci alla comicità intenzionale. Un burlone ha infatti registrato il dominio "trustworthycomputing.com", spiazzando Microsoft, che sembrava intenzionata a usare quest'espressione come emblema della propria iniziativa per la sicurezza. Il bello è che se visitate il sito, venite teletrasportati al motore di ricerca Google, impostato in modo da elencare le più gravi falle di sicurezza di cui si è rivelata colpevole Microsoft.
Il sito: http://www.trustworthycomputing.com/
Buona lettura!
A dimostrazione che la progenie feconda del Panerai (se non sapete chi è, leggete Panorama Next) non dorme mai ed è invero assai produttiva e creativa, ecco alcune perle del giornalismo internazionale, offerte cortesemente da Need to Know (www.ntk.net). Attenzione, visitate in fretta questi siti, perché presto si accorgeranno dell'errore e zitti zitti lo correggeranno. Sperando che nessuno l'abbia visto... ma voi li avete beccati!
Cominciamo con Yahoo: http://uk.news.yahoo.com/020203/80/crhyh.html: cose strane nella fontana di Trevi.
Didascalia: "due euromonete nella fontana di Trevi..." Foto: due militari che frugano di notte in un cimitero. Avranno mirato male nel lanciare la monetina? Oppure sul fondo della fontana c'è davvero un cimitero segreto?
Quelli di Enterprise Magazine hanno idee curiose in fatto di banner pubblicitari: http://www.ntk.net/2002/02/08/dohorac.png
L'articolo parla di come il database Oracle9i si sia rivelato massicciamente vulnerabile, nonostante la campagna pubblicitaria "unbreakable" (invulnerabile, appunto) lanciata da Oracle. Nella stessa pagina, sopra l'articolo che lo stronca, un bel banner di Oracle, con lo slogan "unbreakable". Quanti clienti attirerà quel banner?
Sarà un baco di Windows? http://www.ntk.net/2002/02/08/dohinnis.jpg
La schermata della televisione MSNBC (dove MS sta per "Microsoft") mostra un uomo di colore che parla dello scandalo Enron. Il suo nome, stando alla titolatrice, è "Nigger Innis". "Nigger", per chi non lo sapesse, è un insulto razziale un po' peggiore del nostro "sporco negro". Inquietante. Presso http://cgi.fark.com/cgi/fark/comments.pl?IDLink=112537 trovate le scuse ufficiali di MSNBC e la spiegazione: l'uomo si chiama Niger (una G sola), ma si sospetta che la correzione ortografica automatica ci abbia messo qualcosa di suo ;-)
Da segnalare, inoltre, la creatività dei giornalisti del Weekly World News, un giornale assolutamente imperdibile (http://www.weeklyworldnews.com/wwn/newsstand.cfm): "Pattinatrice a tre gambe bandita dalle gare", "Satana fugge dall'inferno", "Testi rap trovati all'interno di una tomba di 3500 anni fa", "Tartarughe saltellanti invadono gli USA", "Un vagabondo del New Jersey è il vero re d'Inghilterra"... Questi però non toppano, se le inventano proprio di sana pianta, e lo fanno anche con arte.
Toppano anche i consulenti in proprietà industriale: (http://www.colitz.com/site/3216423/3216423.htm)
"Dispositivo per facilitare il parto tramite forza centrifuga" ("Apparatus for Facilitating the Birth of a Child by Centrifugal Force"), brevetto USA 3,216,423. La partoriente viene messa su un tavolo che poi viene fatto roteare vorticosamente per generare una spinta centrifuga. Non è uno scherzo: è un brevetto autentico.
Avete forse sentito che British Telecom ha riesumato un suo vecchio brevetto che le conferirebbe la paternita' dei link che stanno alla base del Web. Adesso ha fatto causa a un grande provider americano: vuole i soldi delle royalty sul brevetto. Panico generale! E' la fine di Internet, come dicono in molti, o possiamo dormire tranquilli?
Tutti i dettagli nel mio articolo presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/12/01/200202120101
Esordisco con gli immancabili auguri di san Valentino e passo subito al sodo: domani la Rai (Radiouno) dedichera' il programma "Beha a colori" alle bufale che circolano su Internet.
Ci sara' il sottoscritto e verranno coinvolti (sconvolti?) alcuni degli autori e vittime delle bufale piu' celebri di questa stagione, come quella degli stipendi dei parlamentari e quella degli shampoo cancerogeni. Dovrebbe essere una bella chiacchierata, ma senza esclusione di colpi...
Il programma va in onda dalle 12.35 alle 13.00 e prosegue alle 14.00 su Radiouno. Il sito della trasmissione è http://www.radio.rai.it/radio1/beha/, e se volete partecipare potete chiamare il numero verde 800.055.103, mandare un e-mail a beha.acolori@rai.it, oppure un fax allo 06.33172217.
Buon divertimento!
Anteprima: le prossime indagini antibufala di cui mi occupero' sono la raccolta di fondi per i soldati israeliani che rifiutano di combattere (non è una bufala) e la misteriosa catena "Pregate per me", che non è una bufala in senso stretto ma è molto educativa riguardo ai meccanismi di propagazione delle catene di sant'Antonio su Internet. Restate in ascolto!
Ma torniamo alla faccenda della radio. Avrete sentito parlare dell'appello sulla presenza di SLS nei prodotti per l'igiene personale che circola in Rete ultimamente: l'appello dice che l'SLS è cancerogeno e che le aziende lo sanno e se ne fregano. Il tutto circola con la "garanzia" dell'Istituto Europeo di Oncologia.
E' una bufala, naturalmente. La trasmissione "Beha a colori" di Radiouno del 15 febbraio 2002 ha indagato su questa bufala (intervistando anche il sottoscritto). Per chi se la fosse persa, la registrazione della prima parte del programma è disponibile presso http://www.radio.rai.it/radio1/beha/archivio_2002/audio/behaacolori15022k2.ram).
Ecco in sintesi i risultati:
Lucia Zigliani, citata come fonte autorevole dell'appello, non è un medico dell'Istituto di Oncologia, ma una semplice impiegata che come tale non ha alcuna competenza in materia di sostanze cancerogene. Non ha accettato di partecipare alla trasmissione. Anche un dirigente dell'Istituto ha declinato l'invito; era stato promesso un comunicato ufficiale, ma non è mai arrivato.
L'Istituto Superiore di Sanità è stato invitato a smentire la notizia della pericolosità di queste sostanze, ma nessuno era disponibile a farlo: stando a Beha a colori, "all’ interno dell’Istituto una sola persona è in grado di parlare dell’argomento. Ma questa persona in questi giorni è “irrintracciabile”(!!!!!) a Bruxelles". Accidenti, chiamate l'Interpol, il Belgio è peggio dell'Africa equatoriale: la gente sparisce senza lasciare traccia ;-)
E' stato intervistato il professor Riccardo Rosso, Direttore di Oncologia Medica all’ Istituto di Ricerca sul Cancro di Genova, che collabora con l’inserto 'Salute' del quotidiano la Repubblica: è l'autore dell’articolo apparso sull’inserto del 9 novembre 2000, citato nell'appello come conferma (invece l'articolo dice esattamente il contrario. Rosso esclude la cancerogenicità delle sostanze e si ricollega al parere della Commissione della Comunità Europea per la sicurezza dei prodotti cosmetici.
Nella seconda parte della trasmissione, purtroppo non disponibile in Rete, si è parlato anche di gatti bonsai allevati in bottiglia, di Safiya Hussaini (la nigeriana condannata a lapidazione), e di stipendi dei parlamentari. E' intervenuto, in maniera piuttosto vivace, anche Silvano Giometto, che pero' ha rilasciato dichiarazioni incoerenti (eufemismo) dalle quali mi pare di capire che sia davvero lui l'autore di questa bufala degli stipendi parlamentari.
A proposito di un altro appello, quello di George Arlington per salvare la sua bimba malata, è stato intervistato Alberto d'Ottavi, di ZDNet Italia (una delle aziende che secondo l'appello avrebbe offerto di pagare le cure della bimba se la catena raggiunge un numero sufficiente di persone), che ha smentito categoricamente che ZDNet faccia una cosa di questo genere.
Non tutti gli avvisi antivirus che circolano tramite le catene di sant'Antonio sono falsi. Ogni tanto (ma non molto spesso) ne compare uno autentico. E' il caso, ad esempio, dell'appello a proposito del virus "My party".
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il messaggio è grosso modo questo:
----------------------
Oggetto: ATTENZIONE!!!
C'e' un virus in circolazione con subject "new photos from my party" ed un attachment: www.myparty.yahoo.com
Chiunque lo riceva lo cancelli immediatamente senza aprirlo o eseguirlo.
Grazie dell'attenzione
---------------------
Esiste davvero un virus che usa questa specifica modalità di attacco, peraltro abbastanza ben conosciuta e abitualmente utilizzata dai virus: consiste nell'inviare un messaggio contenente un allegato infetto (il virus vero e proprio) e nell'indurre la vittima ad aprirlo tramite un espediente psicologico, che solitamente è la promessa di immagini di donnine nude.
La particolarità di questo virus è la tecnica di persuasione. Infatti l'e-mail che trasporta il virus si intitola "new photos from my party!" ("nuove foto della mia festa!") e contiene questo testo:
>Hello!
>
>My party... It was absolutely amazing!
>I have attached my web page with new photos!
>If you can please make color prints of my photos. Thanks!
ma soprattutto include un allegato il cui nome è "www.myparty.yahoo.com". Ha tutta l'aria di essere un indirizzo di un sito, ma non lo è: in realtà è un programma eseguibile per DOS/Windows. Infatti per un'infelice coincidenza, ".com" è il suffisso usato per moltissimi siti Web, ma è anche il suffisso usato da Windows per identificare i file eseguibili (programmi).
Risultato: la vittima, incuriosita (e credulona), clicca sul falso "indirizzo" e invece di essere catapultata su un sito contenente foto di una festa, si trova infetta. Naturalmente il virus coglie subito l'occasione per iniziare a propagarsi infettando altre macchine via e-mail, attingendo alla rubrica degli indirizzi di Windows.
La descrizione del virus è disponibile presso http://www.sophos.com/virusinfo/analyses/w32mypartya.html.
Il virus colpisce soltanto chi usa Windows (con grande compiacimento degli utenti Mac e Linux).
Non è necessario usare Outlook per essere a rischio infezione.
Per infettarsi occorre doppiocliccare sull'allegato. Aprire il messaggio non è sufficiente per infettarsi.
Cancellando il messaggio e l'allegato si elimina il rischio di infezione.
Gli antivirus hanno già rilasciato un aggiornamento scaricabile che riconosce questo virus.
Rimane valido il consiglio di sempre: NON APRITE GLI ALLEGATI SENZA CONTROLLARLI PRIMA CON L'ANTIVIRUS _AGGIORNATO_.
Scusate, sono di corsa e sono le tre del mattino, per cui la faccio breve ma prometto di darvi i dettagli in seguito.
Se ricevete un messaggio di questo genere, NON RISPONDETE e NON DIFFONDETELO.
>----- Original Message -----
>From: "Pasquale"
pasqualepas@supereva.it
>To:
[indirizzo omesso]
>Sent: Thursday, February 14, 2002
5:38 PM
>Subject: Pregate per me
>
>
>>
>>
Ciao amico,
>> ti mando questo messaggio per chiederti una
piccola cosa
>> per salvare una vita. Mi chiamo Pasquale e
mi trovo in un
>> tempo di grande sofferenza per malori
fisici e spirituali.
E' un falso appello alla vostra pieta'. "Pasquale" è in realta' uno spammer (un professionista della pubblicita' indesiderata via Internet) che sta collaudando il proprio software. Vuole sapere fin dove arriva il suo messaggio. Per questo è importante che non rispondiate: se rispondete, il suo test avra' successo.
E naturalmente l'indirizzo pasqualepas@supereva.it è fasullo.
Per il momento è tutto quello che posso dirvi. I dettagli, come dicevo, nei prossimi giorni: l'importante era fermare subito questa sconcezza.
Grazie e ciao da Paolo.
A dimostrazione che la madre dei giornalisti è sempre incinta, ho il dubbio piacere di segnalarvi un altro individuo che rispetta alla lettera il motto della categoria "documentarsi è inutile": Ferruccio Sansa, inestimabile penna del quotidiano Repubblica.
A sua firma è infatti uscito, sul numero del 18/2/2002, pagina 24, un pregevolissimo articolo su un sito Internet che, udite udite, atrocemente confeziona gatti in bottiglia. Orrore, sdegno, tanto di foto di gattino imbottigliato. Non una parola di dubbio, non un'ombra di esitazione: il Sansa procede fiero e impavido nella sua crociata contro questi infami torturatori.
Il sito, ormai l'avrete capito, è il famoso Bonsaikitten.com, noto da anni a chi frequenta la Rete e documentato come sito-burla da tempo immemorabile. Burla di cattivo gusto, indubbiamente, ma efficacissima nel far cascare gli asini.
Ripeto: Bonsaikitten.com è una burla; nessun gatto è stato imbottigliato o torturato in alcun modo per realizzarlo. E' tutto un abile fotoritocco digitale combinato con un testo studiato astutamente in modo da rasentare la plausibilità, ma contenente un'abbondanza di indizi che lo rivelano subito come presa in giro, se chi legge si degna di usare un attimo il cervello anziché parti meno nobili dell'organismo.
Un grazie di cuore ai numerosissimi lettori che mi hanno segnalato quest'ennesima vetta del giornalismo italiano e in particolare a "Lidoco", che mi ha anche scansionato l'articolo, che ora è affisso nella pagina della mia Antibufala di Bonsaikitten (http://www.attivissimo.net/antibufala/bonsaikitten.htm).
Piccola considerazione segnalatami da un lettore (mabega) e mandata in copia a Repubblica.it: "Ha ragione il signor Sansa ad indignarsi tanto: quella proposta da Bonsaikitten è una pratica crudele. Accanirsi in questo modo verso la superficialità di coloro che si fermano alle apparenze, è da cinici."
Come dicevo un paio di giorni fa, la Rete è stata inondata di un curioso messaggio che non è una vera e propria catena di sant'Antonio, perché non chiede di essere ritrasmessa, ma è comunque una bufala.
Ne esistono almeno due versioni, il cui testo è grosso modo questo:
From: Pasquale <pasqualepas@supereva.it>
Subject: Pregate per me
Ciao amico,
ti mando questo messaggio per chiederti una piccola cosa per salvare una vita. Mi chiamo Pasquale e mi trovo in un tempo di grande sofferenza per malori fisici e spirituali.
[eccetera]
E' un falso appello alla vostra pietà: "Pasquale" è in realtà uno spammer (un professionista della pubblicità indesiderata via Internet) che sta collaudando il proprio software. Vuole sapere fin dove arriva il suo messaggio.
Naturalmente l'indirizzo pasqualepas@supereva.it è fasullo.
C'è un'ottima analisi del fenomeno su Punto Informatico (http://punto-informatico.com/p.asp?i=39101) che riassumo qui: il vero mittente è un cliente ADSL di Tin, trovato tramite l'analisi presente sul newsgroup it.news.net-abuse.
La "preghiera" è stata mandata a un numero enorme di indirizzi di posta, raccolti su tutta la Rete con programmi automatici, allo scopo di saggiare quali indirizzi sono ancora attivi e quali no: una tecnica molto diffusa fra gli spammer per tenere aggiornato il proprio elenco di indirizzi a cui mandare in seguito messaggi pubblicitari.
Secondo i membri del newsgroup it.news.net-abuse, si tratta di una "verifica di indirizzi da parte di internich.net di Catanzaro, uno degli spammer piu' grossi in operazione su Interbusiness in questo momento... Lo spammer guarda attentamente le segnalazioni ricevute o archiviate e elimina gli indirizzi che hanno protestato. A quel punto ha un database meno "problematico" per far partire gli spam dei suoi clienti.".
Il newsgroup nota che "il tentativo di nascondersi dietro il sentimento religioso" è una tecnica "del tutto standard, già vista molte volte. Alle volte il messaggio di prova è camuffato da errore, ossia fa finta di essere una mail diretta ad un altro."
Di casi come questi ce ne sono in continuazione: gli spammer hanno bisogno di indirizzi a cui spedire i loro assurdi messaggi pubblicitari e non si fermano di fronte a nulla pur di procurarseli. Di conseguenza, se vedete appelli di questo genere, date per scontato fino a prova contraria che si tratta di una bufala.
Ciao da Paolo.
Da marzo arriva anche in Italia la truffa degli SMS a carico del destinatario: tutti i dettagli, se vi interessano, nel mio articolo presso Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/19/01/200202190101
Alcuni lettori mi hanno chiesto di verificare una segnalazione che circola in Rete, secondo la quale immettendo in Word 97 e Word 2000 una determinata parola ("rand" seguita da numeri tra parentesi) il programma prende vita e digita spontaneamente una frase ripetuta, sulla falsariga inquietante del celebre "Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca. Il mattino ha l'oro in bocca..." del film Shining. E' un virus?
La segnalazione è autentica e valida: queste due versioni di Word si comportano effettivamente come descritto, ma non si tratta di possessioni demoniache o di virus: è un "easter egg" (letteralmente "uovo di Pasqua"), ossia una di quelle sorpresine che i programmatori nascondono spesso nelle proprie opere. In questo caso specifico, la sorpresina è probabilmente nata per generare automaticamente del testo durante il collaudo del programma ed è rimasta perche' in effetti è utile per evitare di digitare testo di prova quando, come capita spesso, si vuole vedere che aspetto ha un'impaginazione prima che il testo definitivo sia disponibile.
In quanto tale, l'easter egg è assolutamente innocuo e non è assolutamente sintomo di infezione da virus informatici. Se volete saperne di piu', ci sono interi siti dedicati all'argomento, come Eeggs (http://www.eeggs.com/) e Eggcentral (http://www.eggscentral.com/).
La procedura esatta è questa:
-- in un documento di Word 97 o 2000, digitate
=rand()
e premete Invio. Otterrete una frase ripetuta (in Word 2000 inglese è "The quick brown fox jumps over the lazy dog."). Il numero di ripetizioni è regolabile immettendo coppie di numeri fra le parentesi: il primo specifica il numero di paragrafi, il secondo specifica il numero di frasi per paragrafo. Ad esempio,
=rand(10,1)
genera dieci paragrafi contenenti una singola ripetizione della frase.
Secondo le segnalazioni dei lettori, la frase esatta in Word italiano è "parlami o diva dell'ira del pelide Achille" (l'inizio dell'Iliade nella traduzione del Monti). In spagnolo, stando a quello che ho trovato in Rete, è "El veloz murciélago hindú comía feliz cardillo y kiwi". Le frasi hanno in genere un significato abbastanza stravagante, ma c'è un motivo: sono vecchi espedienti dei tipografi, concepiti per contenere tutte le lettere dell'alfabeto (anche se quella italiana non sembra aderire a questa regola) e generare testo di prova dall'aspetto realistico (migliore del banale "asdfjk asdfkg dfdasfasds" che si genera di solito a mano).
Fine dell'indagine antibufala di oggi!
Il testo dell'appello è grosso modo questo:
----------------------------
Priorità: Alta
Sono un ragazzo di 36 anni a cui hanno diagnosticato una Dilatazione idromielica del canale centro midollare C3-C7 , Leucoencefalopatia , mielite.
Trattasi di una malattia per cui non esistono a tutt'oggi cure valide, se gentilmente siete a conoscenza o avete informazioni riguardanti questa patologia vi prego di spedirmi una e-mail ad uno dei seguenti indirizzi:
Tesaurod@katamail.com
Dinoerc@tin.it
e di far girare questa a più persone possibile.
Vi ringrazio anticipatamente per la vostra collaborazione.
Tesauro
In allegato vi invio le mie cartelle cliniche
----------------------------
Allegati al messaggio ci sono in genere tre documenti Word in formato RTF che sono trascrizioni, apparentemente eseguite con un programma di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), di referti medici dell'Istituto di Scienze Neurologiche dell'Università degli Studi di Siena. I tre allegati, se vi interessano, sono sul mio sito:
http://www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm
Li ho sottoposti a verifica antivirus e non mi risultano infetti.
L'appello è _probabilmente_ autentico: mi spiace, stavolta non vi posso dare una semplice conferma o smentita, anche se l'indagine prosegue e se le conferme/smentite arrivano ve le segnalero'.
Come sempre quando c'è di mezzo un appello riguardante un grave problema di salute, c'è un limite a quanto posso e voglio indagare. Se avete letto le mie altre indagini su appelli medici, avrete visto che molto spesso sono autentici e quindi intromettermi con domande più o meno frivole mi sembra una brutale invasione della privacy e del dolore delle persone coinvolte. Ho già telefonato una volta a casa di una famiglia il cui appello circolava dopo la morte del familiare citato nell'appello e non intendo fare mai più una cosa del genere.
Inoltre, sempre per motivi di privacy, spesso non mi è possibile avere conferme precise dai medici, enti e ospedali citati nell'appello. In altre parole, non posso arrivare a un verdetto inequivocabile sull'autenticità o meno dell'appello. Tuttavia questo appello non contiene indizi che inducano a sospettarlo. Non è la stessa cosa che una conferma di autenticità, ma è il meglio che posso proporvi. Se qualcuno se la sente di approfondire e riferirmi, aggiornerò l'apposita sezione del mio sito.
Molti utenti sono scettici quando ricevono messaggi come questo: temono che siano scherzi di cattivo gusto o, peggio ancora, espedienti meschini usati dagli spammer (i pubblicitari di Internet) per acquisire indirizzi a cui mandare i loro squallidi messaggi commerciali.
E' in effetti possibile che sia un astuto tentativo di raccogliere indirizzi.
Tuttavia ci sono molti indizi che rendono assai plausibile la sua autenticità. Il fatto che le cartelle cliniche siano ottenute con OCR (e lo si vede chiaramente dal numero e dal tipo di errori che contengono) e non siano state ribattute o ripulite fa pensare a una scansione fatta in modo amatoriale. L'uso del formato RTF, invece del solito DOC di Word, è un altro indizio a favore dell'autenticità: uno spammer avrebbe usato il formato Word, più universale e meno sospetto.
Ho esaminato attentamente i file delle cartelle cliniche: non hanno contenuto sospetto o insolito, non contengono virus, macro o web bug o altro che possa far pensare a un secondo fine. L'unica stranezza riguarda le indicazioni sull'autore, che risulta essere Telespazio Fucino o Telespazio S.p.A. Tuttavia potrebbe trattarsi di una stranezza spiegabile: ad esempio la scansione OCR è stata eseguita presso la Telespazio da un amico della persona coinvolta, oppure la copia pirata usata per effettuare la scansione è intestata alla Telespazio.
Ripeto: sono solo indizi e sensazioni, ma penso di avere ormai un po' di fiuto per queste cose.
Anche se l'indagine è incompleta e me ne scuso, mi offre lo spunto per suggerire due semplici regole da seguire per gli appelli medici in generale:
-- Non diffondete se non potete verificare.
-- Se però vi ritenete moralmente obbligati a diffondere un appello medico, vi prego di farlo indicando la data a cui risale (febbraio 2002).
Spiegazione: moltissimi appelli come questo continuano a circolare per anni perché non hanno date; la datazione consente a chi lo riceve dopo di voi di sapere che il messaggio non è recente e che quindi è il caso di indagare per sapere se ci sono stati aggiornamenti. Inoltre talvolta gli appelli continuano a circolare anche dopo la guarigione delle persone citate, intasando inutilmente la Rete e distraendo dagli appelli autentici.
Questo per ora è tutto. Ciao da Paolo.
Questo non è uno dei tanti allarmi antivirus fasulli che circolano in Rete. Lo so che mi occupo di bufale, ma proprio per questo ho ottimi motivi per aver indagato e per ritenere che questo sia un problema reale e non un allarme ingiustificato.
Se ricevete dal vostro provider (in genere da postmaster o da mailer-daemon) un e-mail che dice in inglese che un vostro messaggio a un utente è stato respinto, ma sapete di non aver mai mandato messaggi all'utente citato, diffidate. Se i messaggi indicano che c'è un allegato al messaggio, non aprite l'allegato prima di un controllo antivirus. Meglio ancora, non apritelo del tutto.
Si tratta infatti di un virus vecchiotto ma confezionato in maniera piuttosto astuta, che si spaccia per l'amministratore della posta del vostro provider nel tentativo di convincervi ad aprire un allegato pericoloso. L'indizio rivelatore è appunto il fatto che l'indirizzo citato come destinatario del messaggio non è fra quelli a cui avete mai scritto. Confusi? Spiego subito qui sotto.
Attenzione: non occorre farsi prendere dal panico. Basta aumentare la normale dose di scetticismo. Valgono le regole di sempre: mai aprire un allegato, chiunque ne sia il mittente, senza controllo con un antivirus aggiornato. E mai usare programmi insicuri che eseguono l'HTML annidato nella posta, come Outlook.
Ho ricevuto una dozzina di messaggi di questo genere:
-------------------------------------------------
Date:
Fri, 22 Feb 2002 04:03:20 -0500 (EST)
From:
MAILER-DAEMON@pobox.com (Mail Delivery System)
Subject:
Undelivered Mail Returned to Sender
To: topone@pobox.com
This is the Postfix program at host granite.pobox.com.
The message below did not reach its final destination.
What happened exactly? Our mailserver granite.pobox.com accepted your message and tried to forward it to YUMANA @SINF.NET.
[bla bla]
------------------------------------------------------
Traduzione: salve, sono il programma automatico di smistamento della posta del tuo provider (nel mio caso, pobox.com). Ho tentato di mandare un tuo messaggio a un utente (in questo caso, yumana @sinf.net) ma non ci sono riuscito, per cui te lo restituisco insieme all'allegato che volevi mandare (nota: gli spazi prima della chiocciolina non sono un errore, sono una misura antispam).
Peccato che tutto questo non è vero.
Infatti andando a scavare nei miei archivi ho scoperto di non aver mai mandato posta a quell'utente. Soprattutto, non ho mai mandato allegati come quello (un file .bat) che mi è stato "restituito".
In altre parole, il virus si spaccia per una figura autorevole e presenta un messaggio assolutamente plausibile e convincente, inducendo quindi il destinatario ad aprirlo. Molto astuto.
Inoltre rivelando i codici nascosti nel messaggio salta fuori questa roba (i segni di maggiore e minore sono stati sostituiti da parentesi quadre):
MIME-Version: 1.0
Content-Type:
multipart/alternative;
boundary=EXAW9gld7b759o45cR
Message-Id:
<20020222090318.0BF5B7DF14@granite.pobox.com>
Date: Fri, 22
Feb 2002 04:03:18 -0500 (EST)
Content-Type:
text/html;
[x-html][HTML][HEAD][/HEAD][BODY]
[iframe
src=cid:S6AT9cAy6w16vX height=0
width=0]
[/iframe]
[FONT][/FONT][/BODY][/HTML]
[/x-html]
Quell'iframe è secondo me un'istruzione molto sospetta, dato che se ho capito bene apre una finestra di altezza zero e larghezza zero: tipico comportamento da spyware o virus.
Tutto questo mi ha indotto inizialmente a sospettare che si trattasse di una nuova forma molto creativa di attacco virale, ma in realtà è soltanto la confezione a essere creativa e nuova, mentre il virus in sé è piuttosto vecchio: si chiama HTML.mimeExploit, risale ai primi del 2001 e viene già riconosciuto da tempo dai principali antivirus, come Vet e Inoculate-It. In breve, il virus agisce in questo modo: include nel messaggio un codice HTML che sfrutta una vecchia vulnerabilità di Internet Explorer (una delle tante), inducendo IE ad eseguire automaticamente l'allegato.
Trovate la documentazione, e la patch per correggere questa vulnerabilità, presso il sito di Microsoft.
Ve lo dice sempre, zio Paolo, che usare Outlook e Internet Explorer fa male alla salute.
Se cercate alternative, provate Opera (www.opera.com) e Eudora (www.eudora.com). Meglio ancora, la vecchia versione di Eudora, quella del 1997 che uso io e che non interpreta l'HTML e quindi è immune a quasi tutti i virus che fregano Outlook, è disponibile gratuitamente su questa pagina di Zeus News. Scegliete la sezione Windows, l'area Software, e cliccate su Vai. Troverete il mio Eudora Light 3.06 (è gratuito e liberamente distribuibile).
Un mio lettore ("deni") mi ha segnalato un'ennesima perla giornalistica che candida il suo autore, tale Paolo Mastrolilli, a un posto di spicco nella rubrica "Penne rubate all'agricoltura" inaugurata recentemente dalla rivista online Clarence.com.
L'articolo si intitola "Sherlock Holmes ora è nel computer", è del 25 febbraio 2002, ed è leggibile per il momento presso
http://www.lastampa.it/redazione/news_high_tech/software-spia.asp
Eccone i punti salienti: l'articolo descrive un programma di sorveglianza di nome Investigator, reperibile presso Winwhatwhere.com. Stando al Mastrolilli, questo programma "fa anche la foto a chi sta seduto davanti al video".
Ma davvero? E da quale fessura esce la foto? E' una Polaroid o devo svilupparla in negozio? Mastrolilli infatti dimentica (o ignora) un particolare tutt'altro che trascurabile: questa "fotografia" è possibile soltanto se il computer sorvegliato è dotato di telecamera (Webcam), cosa che non tutti hanno. E in questo senso Investigator non è affatto una novità, dato che queste cose le fa da tempo immemorabile il mitico Back Orifice insieme a molti altri programmi analoghi.
Leggendo l'articolo, invece, vien da pensare che il normale monitor di un computer sia in grado, con qualche misterioso meccanismo, di carpire l'immagine di chi gli sta davanti. Per dare un'idea di quanto sia grossa la sciocchezza che ha scritto il Mastrolilli, è come se avesse scritto che il vostro normale televisore è in grado di spiare chi lo sta guardando, o che il vostro Walkman registra tutto quello che dite. Ancora una volta i giornali blasonati, grazie alla loro superficialità, rischiano di indurre il panico negli utenti che si fidano di quello che leggono.
Ma Mastrolilli non è uno che si accontenta. Infilare un solo strafalcione in un articolo è roba da plebei. Così rincara la dose con quest'altra bufala: "Questa settimana, ad esempio, la Microsoft ha dovuto ammettere che il suo software Media Player registra tutto quello che gli utenti vedono e sentono, creando una lista con le loro abitudini."
Roba da chiodi! Adesso Bill Gates mi guarda e mi ascolta pure? Le cose in realtà stanno ben diversamente: Windows Media Player 8 compila un elenco della musica che ascoltate e dei DVD che vedete usando il computer e manda questo elenco a Windowsmedia.com. Questo comportamento, dal punto di vista della privacy, non è proprio una meraviglia, e la sua scoperta ha causato notevole scandalo, ma è comunque enormemente diverso dal dire che Microsoft "registra tutto quello che gli utenti vedono e sentono".
Grazie, Mastrolilli, dell'involontario divertimento.
Grazie a un lettore, Luca Reginato, presso il mio sito http://www.attivissimo.net potete ora scaricare gratuitamente la versione per computer tascabili Palm del mio libro "Da Windows a Linux", completo di grafica.
Come avrete gia' notato, la pagina della mia Webcam è irraggiungibile. Purtroppo non è colpa mia: semplicemente è andata a fuoco (letteralmente) la server farm, ossia il centro informatico, di Xoom.it, dove risiede(va) la mia pagina Webcam. La notizia è sul sito di Xoom.it e anche su Punto Informatico (http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=39187). Io sto bene, grazie, ma non sarò visibile online per qualche giorno (non ho tempo di migrare altrove la pagina).
Sull'esempio di Licia Colò, che denunciò la versione italiana del sito-burla Bonsaikitten.com dedicato ai "gatti allevati in bottiglia", vi chiedo di denunciare un giornalista che con i suoi scritti istiga alla tortura dei felini.
Il giornalista è Ferruccio Sansa, di Repubblica, e ha la sfrontatezza di dichiarare pubblicamente il suo crimine. "Dopo due ore di tentativi, finalmente ce l'ho fatta: ho infilato il vecchio Nelson in una bottiglia di Ferrarelle." dice il Sansa presso
http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=1575
Questa frase configura il reato di istigazione alla tortura degli animali; esattamente l'accusa rivolta a Bonsaikitten.com. Lascio al vostro buon cuore, e al vostro buon senso, decidere come procedere.
Se volete, potete mandare le vostre proteste indignate direttamente a Ferruccio Sansa al suo indirizzo di e-mail: f.sansa@repubblica.it.
Stanchi di vedersi defraudati dei loro diritti d'autore e di vedere altri lucrare massicciamente sulle loro fatiche grazie alla distribuzione della loro musica via Internet, artisti come No Doubt, Dixie Chicks, Mary J. Blige, Dr Dre e molti altri hanno finalmente deciso di passare al contrattacco, inviando lettere di diffida formale... alle case discografiche.
Se vi interessa saperne di più, c'è un mio articoletto in proposito su Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/26/01/200202260101
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:
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Subject: Fwd: Furti di cellulare
Non ho avuto modo di verificare la notizia. Ve la giro comunque: dovrebbe essere interessante...
Ecco un'informazione che sarà utile per tutti: Un'informazione molto utile, per una volta! Ci si può chiedere perchè i negozianti di telefonini la tengono riservata.
Se questa notizia si espande a tutti, i ladri di telefonini possono riciclarsi!
Una specie di rivincita se vi rubano il vostro telefonino: per ottenere il numero di serie del vostro telefono, battete i tasti:
*#06#
Un codice a 15 cifre apparirà sullo schermo.
Questo codice è unico. Scrivetelo e conservatelo preziosamente. Se vi rubano il telefono, telefonate al vostro operatore e dategli questo codice. Il vostro telefono potrà essere completamente bloccato, anche se il ladro cambia la scheda SIM.
Non recupererete probabilmente il vostro telefono, ma siete almeno sicuri che nessuno potrà usarlo.
Se tutti prendono questa precauzione, il furto di telefonini diventerà inutile.
Mandate questo messaggio a più persone che potete!
Quando il n° di serie è affisso, scrivetelo! Non potrete più provare questo trucco dopo il furto...
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L'appello contiene molte inesattezze, ma la sostanza è vera: digitando il codice *#06# effettivamente il cellulare visualizza un numero, che è davvero il suo numero di serie, è distinto dal numero di telefono e non cambia quando si cambia tessera SIM. In gergo tecnico, questo numero si chiama IMEI. Però non è vero che "i negozianti di telefonini la tengono riservata.". Se non ve lo dicono quando acquistate il cellulare, è semplicemente per ignoranza o fretta, non certo per malizia. Anzi, spesso l'IMEI viene scritto (proprio dal negoziante) nel contratto di acquisto quando acquistate un cellulare insieme alla scheda SIM.
Fra l'altro l'IMEI è comunque scritto nel vano batterie del cellulare e spesso è riportato anche sull'imballo del telefonino.
Non è un rimedio a prova di bomba come dice l'appello, ma è senz'altro meglio di niente. Se vi viene rubato il cellulare, potete in effetti indicare questo IMEI nella denuncia alle autorità di polizia, che lo segnaleranno agli operatori telefonici. Queste segnalazioni vengono raccolte in una cosiddetta blacklist ("lista nera"), che praticamente è un grande elenco di IMEI di telefonini rubati.
L'IMEI viene comunicato automaticamente da ogni cellulare GSM ogni volta che si collega alla rete per fare o ricevere una chiamata. Di conseguenza, gli operatori cellulari dispongono di un sistema molto semplice per rendere inservibili i telefonini rubati: consultare automaticamente la blacklist prima di consentire a un telefonino di accedere alla propria rete. Se l'IMEI del cellulare è presente nella blacklist, la connessione viene rifiutata.
Sulla carta questo è un ottimo deterrente: è inutile rubare un cellulare se poi non lo si può usare (se non come fermacarte). In pratica, però, le cose stanno ben diversamente.
Innanzi tutto, solo alcuni operatori usano la blacklist: gli altri non fanno alcun controllo sull'IMEI dei cellulari che usano la loro rete telefonica. Inoltre gli operatori raramente condividono le proprie blacklist, per cui un cellulare che viene rifiutato su una rete potrebbe benissimo essere accettato in un'altra, specialmente in un altro paese.
Per esempio, i quattro operatori GSM italiani (Omnitel, TIM, Blu, Wind) condividono le blacklist soltanto da gennaio 2002 (http://www.mytech.it/mytech/cellulari/art006010037302.jsp), ma questa condivisione tuttora non si estende ad altri operatori esteri. In altre parole, se vi rubano il cellulare e tentano di usarlo in Italia, non ci riusciranno; ma se lo portano in Cina o in Francia è assai probabile che riescano ad usarlo.
C'è di peggio. L'IMEI è modificabile. Basta una rapida ricerca su Internet per trovare ogni sorta di risorse per alterare questo numero di serie e ridare così la verginità all'apparecchio rubato. Fra l'altro, procurarsi un IMEI "pulito" è molto semplice: basta usarne uno di un altro cellulare non rubato. Infatti sorprendentemente l'IMEI non è univoco (possono cioè esistere due o più telefonini con lo stesso identificativo), contrariamente a quanto si ritiene normalmente.
Gli operatori inglesi BT Cellnet e Vodafone, per esempio, dichiarano che circa il 10% degli IMEI che circola sulle loro reti è costituito da doppioni (http://www.guardian.co.uk/mobile/article/0,2763,643752,00.html). Nokia dichiara che è "molto difficile" alterare gli IMEI dei propri apparecchi (ma si guarda bene dal dire che è impossibile) e che gli IMEI duplicati sono "rari" (ma esistono). Sony Ericsson dichiara che i suoi cellulari non hanno mai IMEI identici.
Tirando le somme, l'appello è fondato su fatti reali, anche se leggermente alterati. L'efficacia della misura proposta non è assoluta, ma è comunque significativa (della serie "piuttosto che niente, meglio piuttosto"). Considerato che costa poca fatica includere l'IMEI in una denuncia di furto, vale la pena di farlo.
Il sistema di scambio file Morpheus ha fatto le bizze nei giorni scorsi, con misteriosi messaggi su "versioni troppo vecchie" del software installato sui computer di decine di milioni di suoi utenti. Poi è crollato definitivamente, riemergendo in una nuova veste che non ha certo accontentato molti dei suoi fan (me compreso).
Se volete sapere cos'è successo e se la festa dello scaricamento di musica, film e telefilm da Internet è finita davvero, date un'occhiata all'articolo che ho scritto per Apogeonline e che trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/03/05/01/200203050101
Molti lettori mi hanno chiesto cosa c'è dietro all'ondata di inviti via e-mail in inglese che circolano in Rete e propongono, in varie salse, di spartire una torta di diversi milioni di dollari derivanti da traffici poco ortodossi di ex funzionari governativi nigeriani (o di altri paesi africani). Tutto quello che serve, stando all'invito, è il vostro numero di conto corrente e un e-mail di conferma, e soprattutto il vostro silenzio. E' un affare riservatissimo, perbacco!
Non credo che ci voglia una mente da premio Nobel per porsi alcuni semplici dubbi. Perché un perfetto sconosciuto dovrebbe offrire proprio a voi un affare che vi frutterebbe diverse decine di milioni di euro? Perché, se l'affare è così delicato e segreto, inviti di questo tipo vengono disseminati a migliaia di persone, come risulta immettendo i testi di questi inviti in un qualsiasi motore di ricerca e in Google Groups (ricerca nei newsgroup)? Perché viene usata la posta elettronica, notoriamente facile da intercettare, anziché un canale più riservato? Perché inviti di questo genere arrivano da persone diverse ma raccontano tutti storie molto simili (variando cifre, luoghi e nomi)? E' scoppiata una moda?
In realtà questi inviti sono delle vere truffe che circolano sia per posta ordinaria, sia su Internet. Funzionano così: se rispondete all'invito, vi viene spiegato che tanta generosità non è disinteressata. Infatti è necessario che versiate degli "anticipi" a copertura di imprecisate spese per risolvere alcuni trascurabili problemi burocratici e poi i milioni di dollari arriveranno a pioggia sul vostro conto corrente. Inutile dire che una volta incassati gli anticipi, i milioni promessi non arrivano mai.
In altre parole: non cascateci. E' una truffa. Non fatevi passare neppure per l'anticamera del cervello che possa esserci un'opportunità di guadagno (perlomeno per voi; i truffatori, invece, ci guadagnano sempre). Se proprio volete fare un affarone losco ma sicuro, contattatemi con discrezione e vi parlerò della spartizione dei proventi della vendita della Fontana di Trevi, che ho recentemente ricevuto in eredità dal compianto Antonio De Curtis.
Questa truffa circola da anni. Ne parla, ad esempio, la rivista Fortune ("This Just In From Nigeria", di Stanley Bing, 25 giugno 2001, http://www.fortune.com/indexw.jhtml?channel=artcol.jhtml&doc_id=203073). Il sito Web della presidenza nigeriana ha dedicato un'intera sezione a questo imbroglio (http://nopa.net/Useful_Information/419/index.html), con tanto di avvertimenti della Banca Centrale Nigeriana sulla pericolosità di questi inviti e alcuni esempi di inviti-truffa (http://nopa.net/Useful_Information/419/419letters.htm).
Pericolosità? Certo. Talvolta, infatti, le vittime vengono addirittura indotte a recarsi in Nigeria, dove falsi "funzionari governativi" offrono loro il trattamento da VIP e mostrano loro documenti "ufficiali" (rigorosamente falsi). Spesso organizzano addirittura la pubblicazione sui giornali locali di notizie false che testimonierebbero dell'avvenuto sblocco dei fondi dovrebbero arrivare sul vostro conto corrente. Se neppure questo convince la vittima a collaborare, i truffatori possono passare a mezzi più persuasivi. Una delle vittime, racconta il sito delle Poste USA (http://www.usps.gov/websites/depart/inspect/pressrel.htm), si trovò faccia a faccia con due nigeriani armati con armi automatiche e fu costretto a dare loro 4000 dollari in travelers cheques prima di poter lasciare il paese.
Se immettete "419 scam" (virgolette comprese) in Google, troverete tantissimi siti dedicati a questa truffa ("419" è il riferimento numerico della legge nigeriana che rende illegali questi inviti). Il sito delle Poste USA racconta che la truffa circola anche tramite la posta ordinaria: gli ispettori postali hanno sequestrato e distrutto oltre due milioni di lettere di invito, da marzo del 1998, soltanto al centro di smistamento dell'aeroporto JFK di New York. Persino i francobolli sulle buste sono falsi.
Se volete qualche fonte in italiano, potete leggere il comunicato stampa del Dipartimento Federale degli Affari Esteri della Svizzera (http://www.admin.ch/cp/i/1996Feb8.173207.5294@idz.bfi.admin.ch.html) che risale a febbraio del 1996, oppure un articolo dell'Espresso di febbraio 2002 (http://www.espressonline.kataweb.it/ESW_articolo/0,2393,31259,00.html) che racconta molti dettagli su questo giro colossale di imbroglioni.
Riassumendo: una persona che non vi conosce vi offre un affare chiaramente poco pulito in un lontano paese africano. Basta un attimo di raziocinio per rendersi conto che la cosa non sta in piedi. Ma evidentemente il raziocinio è una risorsa piuttosto scarsa, dato che c'è sempre qualcuno che abbocca anche alle truffe più improbabili. Infatti il già citato sito delle Poste USA segnala che l'ammontare del raggiro è di circa 100 milioni di dollari l'anno soltanto verso gli Stati Uniti.
Se non vi bastassero queste autorevoli conferme, ecco cosa succede a chi risponde all'invito: lo ha fatto un mio impavido lettore (che identificherò soltanto con il suo nome di battaglia, papalla).
Riassumo traducendo dall'inglese: Papalla si è offerto di accettare l'invito, esprimendo però una certa sorpresa a proposito dell'elevato ammontare dell'affare e delle commissioni abbondanti. Come mai tanta generosità? Non sarebbe meglio incontrarsi prima di imbarcarsi in quest'operazione?
La risposta del truffatore è stata questa: la commissione si basa sul "contributo che ci aspettiamo da lei" ("Please note very carefully the high commission you will receive is based on the contribution we expect from you."). Anzi, caso mai non si fosse capito, "la commissione non è gratuita: deve sostenerci/assisterci finanziariamente nello smistamento delle approvazioni burocratiche da parte di vari ministeri federali" ("So please the commission is not free. you have to support/assist us financially to process the documentary approvals aspect of this transaction from various federal ministries and offices concerned before this transfer is done into your bank account.").
Seguono i dettagli della proposta: la vittima dovrebbe registrare la propria azienda in Nigeria, retrodatando la registrazione al 1997 per dimostrare di essere in attività da tempo in modo da giustificare le somme in gioco come parte del proprio giro d'affari. Dopo una lunghissima serie di approvazioni, permessi e concessioni da ottenere presso le autorità nigeriane, i soldi saranno sul conto della vittima "in meno di 48 ore".
Insomma, se non sentite puzza di bruciato neanche a questo punto, posso solo consigliarvi di farvi un bel viaggetto in Nigeria. Poi, però, non venite a piangere da me.
Dettagli su questa e altre bufale della Rete presso http://www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm.
L'elenco completo delle bufale già "servite" è presso http://www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm
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Subject: C'è chi vuol nominare Bush e Blair per il Nobel per la Pace... protestiamo !
Allego indirizzo del sito da cliccare per protestare contro l'idea "originale" di nominare i suddetti per il Nobel per la Pace. Il sito è in inglese ma basta compilare i propri dati e c'è già una lettera preconfezionata (che chi conosce l'inglese può tranquillamente modificare) e inviarla.
http://www.eskimo.com/~cwj2/actions/bushblairnobel.html
La presentazione dice che tale Harald Tom Nesvik, parlamentare norvegese di destra, motiva la sua proposta per "le loro azioni decisive contro il terrorismo, cosa che ritengo la maggiore minaccia futura alla pace". La pagina specifica poi che il Premio Nobel andrebbe assegnato a che "avrà fatto di più o il lavoro migliore per promuovere la fratellanza tra nazioni, per l'abolizione o riduzione di eserciti permanenti e per l'organizzazione e promozione di congressi per la pace"
E fa presente che Tony Blair ha ordinato più azioni militari di qualunque altro primo ministro inglese dai tempi della II guerra mondiale, che Bush ha spinto ad aumentare massicciamente le spese militari ed aumentato le dimensioni dell'esercito...ecc
Conclude affermando che dare il Premio per la Pace per compensare massicce campagne militari globali sarebbe uno schiaffo in pieno viso agli attivisti per la pace e per la giustizia di tutto il mondo.
Firmiamo !
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La notizia è autentica, ma partecipare all'appello è un gesto inutile e irrilevante.
Primo, il parlamentare norvegese ha semplicemente proposto le candidature di Bush e Blair; di certo non le ha decise. C'è una differenza notevole.
Secondo, il premio Nobel per la pace viene assegnato in base alle scelte di un comitato ristrettissimo (soltanto cinque persone), del quale il parlamentare norvegese non fa parte. Anzi, il parlamentare è soltanto una delle tantissime persone ammesse a inviare proposte al comitato di nomina, per cui, con tutto il dovuto rispetto, il suo suggerimento conta quanto il due di picche.
Terzo, nell'assegnazione dei premi Nobel non vince chi viene "votato" di più. La scelta vera e propria, infatti, viene compiuta a prescindere dal numero di volte che ciascun candidato è stato proposto.
Quarto, uno dei cinque membri del comitato è apertamente contrario alle scelte di Bush e Blair e questo conta molto, ma molto di più di qualsiasi proposta di un parlamentare.
Quinto, come segnala il sito del premio Nobel per la pace, le candidature devono arrivare entro il primo di febbraio. Quindi per Bush e Blair è comunque ormai troppo tardi (almeno per quest'anno, ma l'anno prossimo, chissà... e così l'appello torna buono per il 2003).
Insomma, mandare e-mail di protesta serve a poco e niente. Già adesso le probabilità che Bush e Blair vincano il Nobel per la pace sono, per dirla schietta, le stesse che avete voi di svegliarvi domattina con Manuela Arcuri (o, se preferite, Brad Pitt) che vi serve il caffé a letto.
Se davvero avete voglia di fare qualcosa per migliorare il mondo, evitare di intasare Internet di appelli inutili come questo è già un buon punto di partenza.
Cominciamo con i fatti. Il sito citato nell'appello esiste: però non appartiene a un'associazione ben conosciuta e affidabile, ma è semplicemente il sito di un privato cittadino, Charles W. Johnson. Questo già in partenza induce un minimo di cautela, visto che chiunque può scrivere quello che gli pare su Internet. Basta guardare quante fesserie scrivo io.
Esiste anche il parlamentare norvegese citato, Harald Tom Nesvik, come confermato da una rapida ricerca in Google.
Infine, l'indirizzo a cui scrivere al comitato per il Nobel è autentico: postmaster@nobel.no è infatti presente nella pagina Web del sito del comitato per il premio Nobel per la pace, http://www.nobel.no (che fra l'altro è distinto da quelli degli altri premi Nobel).
Anche la candidatura è vera. C'è ad esempio un articolo del giornale The Guardian(http://www.guardian.co.uk/ international/story/0,3604,645075,00.html), del 5 febbraio 2002, che fornisce alcuni dettagli della vicenda. Ho inoltre trovato traccia di un dispaccio della Associated Press del 4 febbraio 2002, 16:23 GMT, che conferma la candidatura: "U.S. President George W. Bush and U.K. Prime Minister Tony Blair have been nominated for the 2002 Nobel Peace Prize for fighting terrorism and securing world peace, a Norwegian lawmaker announced Monday. Harald Tom Nesvik, a member of parliament from the right-wing Party of Progress, said he has nominated the two leaders for the coveted peace prize, despite their role in ordering war[...]"
Inoltre una ricerca in Google con le parole chiave Bush, Blair e Nobel trova molti siti, compresi quelli di alcuni giornali, che riportano la notizia. La BBC e la CNN, tuttavia, non ne fanno menzione (forse perché troppo irrilevante).
A completare il quadro e dare un'ulteriore conferma arriva quella impareggiabile miniera di antibufale che è Urban Legends Reference Pages, che dedica una pagina (http://www.snopes2.com/rumors/nobel.htm) all'argomento, segnalando un commento dell'agenzia Reuters, secondo il quale è assai improbabile che il premio Nobel per la pace vada a Bush o Blair, perché il vescovo Gunnar Staalsett, membro del riservatissimo comitato di scelta dei vincitori, è apertamente contrario alle azioni militari statunitensi e britanniche in Afghanistan.
L'articolo del Guardian rivela l'aspetto fondamentale che mi fa considerare inutile questo appello: il numero di persone che possono mandare proposte di candidatura è enorme, per cui un singolo "voto" come quello del parlamentare norvegese conta poco e niente.
Per esempio, qualunque membro di governo di qualunque stato ha diritto di proporre candidature. Lo hanno anche moltissime altre persone, compresi i professori universitari di legge, scienze politiche, storia e filosofia (perché non ce l'abbiano i professori di fisica, per esempio, non l'ho capito, ma è così: l'elenco completo degli aventi diritto di nomina è presso http://www.nobel.no/ eng_com_nom.html).
Tirando le somme, l'unico risultato che otterrete partecipando all'appello è intasare di e-mail inutili una casella di posta in Norvegia.
La cerimonia di consegna del premio si svolge il 10 dicembre, ma l'annuncio del vincitore viene dato, per dirla come recita il sito del premio Nobel, "in un venerdì di metà ottobre". Per cui per sapere se Bush o Blair hanno davvero vinto il Nobel per la pace basterà attendere quella data.
Accetto scommesse.
E con questo, amici, anche questo caso del vostro Detective Antibufala è chiuso. Alla prossima indagine!
L'articolo che ho pubblicato su Apogeonline (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/19/01/200202190101) un paio di settimane a proposito degli SMS-truffa a carico del destinatario sta suscitando parecchie polemiche. C'è chi lo considera un "falso allarme" (come il ben documentato articolo presso http://www.portel.it/rubriche/punto.asp?id=177). Addirittura molti mi scrivono dicendo di aver ricevuto l'articolo via e-mail e me lo mandano dicendo "Paolo, indaga su questa notizia, sarà mica una bufala?"....
Sto preparando un articolo di aggiornamento al primo, e per il momento posso dirvi che a mio parere la truffa si può comunque fare, nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti degli operatori. Il mio consiglio originario rimane valido: senza alcun panico, semplicemente occorre controllare _sempre_ i numeri a cui inviate SMS di risposta. Tutto qui.
Nel frattempo, però, per preparare l'articolo come si deve, ho bisogno del vostro aiuto.
Conoscete qualche numero 144 o 166 dal contenuto erotico? Avete qualche pubblicità sui giornali italiani di numeri di questo genere (che inizino con 144 o 166, non con 00)? Qui in Inghilterra non è facile trovarne.
Alcuni di voi avranno già intuito dove sto andando a parare. Non temete, non rivelerò nomi e cognomi degli esperti conoscitori delle linee erotiche ;-)
Grazie anticipate e ciao da Paolo.
La faccio breve, quanto basta per avvisarvi del problema. Sta circolando un e-mail in inglese che dichiara di provenire dalla Microsoft (per la precisione dal "Microsoft Corporation Security Center") e afferma di allegare un 'security update' (aggiornamento di sicurezza) che risolve le ultime magagne di Internet Explorer e Outlook.
Il messaggio è _falso_.
Primo, Microsoft non distribuisce via e-mail gli aggiornamenti. L'utente se li deve scaricare dal sito Microsoft proprio per evitare raggiri come questo.
Secondo, l'allegato al messaggio è un virus. Si chiama Gibe, e lo trovate documentato presso
http://news.zdnet.co.uk/story/0,,t270-s2106131,00.html (in inglese)
Quindi se lo ricevete, cancellatelo. Tutto qui.
Avrete probabilmente già sentito dai giornali dell'appello per salvare Safiya Hussaini, una donna nigeriana condannata a lapidazione per adulterio in base alla legge islamica in vigore nel suo paese.
Sta circolando ora un appello diverso da quello originale, che invitava a scrivere alle ambasciate nigeriane. Il nuovo testo invita a compilare un modulo presente in una pagina della Missione permanente della Nigeria presso le Nazioni Unite (http://www.nigerianmission.org/feedback.htm), invocando libertà per Safiya.
Questa nuova versione contiene una piccola inesattezza, ma per il resto è corretto. Non è vero che, come dice l'appello, "soltanto in queste ultime ore è stato reso noto che Safiya sarà giudicata in appello lunedì prossimo" (ossia il 18 marzo): la data era nota da tempo, come indica il comunicato della trasmissione Rai "Zapping" del 5 marzo 2002.
E' invece vero e valido l'indirizzo citato nell'appello (http://www.nigerianmission.org/feedback.htm).
Lascio naturalmente alla vostra coscienza decidere cosa fare di questo appello. Tuttavia tenete presente che c'è sempre il rischio di peccare di presunzione nel voler misurare le altre culture con il nostro metro.
Se volete saperne di più prima di decidere cosa fare, date un'occhiata ai giornali nigeriani, fra cui Nigeria Today (http://www.nigeriatoday.com/), che riporta alcune notizie (senza data) sul caso di Safiya.
Presso la BBC, invece, trovate vari dettagli sul caso: un articolo del 14 gennaio 2002 (http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_1758000/1758794.stm) e uno del 23 gennaio 2002 (http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_1778000/1778614.stm), entrambi con foto di Safiya e della figlia Adama. I due articoli confermano che la condanna è sospesa temporaneamente fino all'udienza del 18 marzo 2002. Fino a quella data, Safiya è libera (non è incarcerata).
Se anche quest'udienza di appello dovesse fallire, Safiya può ancora appellarsi alla Corte Suprema nigeriana.
Se ci sono ulteriori aggiornamenti, ve li segnalerò.
Se non siete ancora stufi di leggere le mie farneticazioni digitali, potete sfogarvi con Computer Idea: la rivista ha infatti pubblicato un mio articolo sulle catene di sant'Antonio nel numero 54 (6 marzo 2002). E se neppure questo vi bastasse, ce ne sarà uno sullo spyware nel numero 55 (20 marzo 2002). Entrambi contengono immagini e dettagli che non ho avuto modo di pubblicare nel sito del Servizio Antibufala.
Sta circolando un appello che promette di guarire una bimba malata di cancro: verranno donati 3 cent per ogni copia spedita. Il messaggio è, tanto per cambiare, una bufala. Ecco tutti i dettagli.
Hai mai ascoltato il ticchettio della pioggia? Qualche volta
hai seguito il volo di una farfalla? O osservato il tramontare del
sole?
Fermati. Non ballare in fretta. Il tempo è poco. La
musica non durerà a lungo.
Vivi ogni giorno sempre di
corsa? Quando ti domandi chi sei, ascolti la tua risposta?
Quando
il giorno finisce e ti sdrai sul tuo letto, ti assilli con mille
pensieri?
Fermati. Non ballare in fretta. Il tempo è poco. La
musica non durerà a lungo.
Le tue giornate passano
freneticamente? Qualche volta hai detto al tuo bambino "lo
faremo domani" e nella tua apatia non hai visto la sua
tristezza? Qualche volta per mancanza di tatto hai lasciato che un
caro amico morisse senza averlo chiamato per dirgli "ciao"?
Fermati. Non ballare in fretta. Il tempo è poco. La
musica non durerà a lungo.
Quando corri troppo in fretta
per raggiungere qualsiasi luogo, ti perdi la metà del
divertimento per arrivarci?
Se sei preoccupato, se corri per tutto
il giorno, è come se gettassi la tua vita nel cestino.
La
vita non è una corsa, ma va vissuta e assaporata con calma.
Ascolta la musica prima che la canzone finisca.
L'unica cosa che vi viene chiesta è solo un po' del
vostro tempo, per inviare questo messaggio. C'è solo bisogno
di un po'd'amore per mandare questa e-mail.
Per favore, passate
questo messaggio a tutti quelli che conoscete. E' l'ultimo desiderio
di una bambina, che presto lascerà questo mondo, dato che è
vittima di una terribile malattia: il CANCRO. Grazie per il vostro
sforzo. Questa non è una catena, ma una scelta di tutti noi
per salvare una piccola vita che si sta spegnendo per una seria e
fatale forma di cancro.
Per favore inviate questo messaggio a
tutti coloro che conoscete e non conoscete.
A questa bimba restano
6 mesi di vita, e come sua ultima volontà lei ha voluto inviare
questa e-mail a tutti voi, perché riusciate a vivere la vita
al massimo,dato che lei non lo farà mai.
Non andrà
mai da nessuna altra parte, non riuscirà a laurearsi o
sposarsi, nè ad avere una famiglia.
Lo scopo di questa
e-mail non è il denaro, ma dare a lei e alla sua famiglia
po'di speranza. Per ogni persona che riceverà questa e-mail la
Società Americana del Cancro donerà 3 centesimi di
dollaro per il trattamento ed il piano di recupero. Una persona ne ha
inviate già 500. Aiutatemi.
Se potete inviatela a tutte le
persone che conoscete.
Riflettete e non siate egoisti! Dedicare 5
minuti per inviare questo messaggio è di vitale importanza:
tutto questo potrebbe accadere a ciascuno di noi.
Giorgio Lambertenghi Deliliers M.D.
Professor of Internal
Medicine - Università di Milano
Centro Trapianti di
Midollo
Ospedale Policlinico
Via F. Sforza, 35
20122 - Milan
- Italy
Primo indizio: pensateci un attimo. Come ho già detto in altri casi analoghi, credete davvero che enti come la Società Americana per la ricerca sul Cancro siano così crudeli da organizzare questa sottospecie di lotteria? "Cara bambina, mi spiace, ma non ci hanno risposto in numero sufficiente, per cui non ti paghiamo l'operazione e ti lasciamo morire." Suvvia, siamo seri.
Secondo: Se la American Cancer Society fosse davvero lanciata in quest'impresa, ne parlerebbe sicuramente nel suo sito (http:/ /www.cancer.org). Ma non c'è traccia di questo appello. Anzi, sul suo sito trovate una seccata e vigorosa smentita, che potete leggere qui sotto.
Terzo: non esistono programmi di tracciamento della posta che possano seguire un messaggio ritrasmesso più volte come quello di questa catena.
Quarto: il sito Snopes.com, dedicato alle leggende metropolitane, ha rintracciato questo appello e le sue varianti (della serie "persona malata di X riceverà Y cent per ogni e-mail ritrasmessa") fino a gennaio 1997. Quindi, cinicamente parlando, se davvero alla bambina restavano solo sei mesi di vita, ormai l'appello è parecchio fuori tempo massimo. Tutti i dettagli, in inglese, sono presso http://www.snopes2.com/inboxer/children/mydek.htm.
Lo stesso sito cita anche una delle varianti, di marzo 1997, che ripete quasi esattamente il testo dell'appello italiano, in particolare i concetti della povera bimba che ha soltanto sei mesi di tempo e non diventerà mai grande, del suo ultimo desiderio e del tizio che ha già contribuito con 500 messaggi: "this little girl has 6 months left to live her life, and as her dying wish, she wanted to send a chain letter telling everyone to live their life to the fullest, since she never will. she'll never make it to prom, graduate from high school, or get married and have a family of her own. but by you sending this to as many people as possible, you can give her and her family a little hope, because with every name that this is sent to, the american cancer society will donate 3 cents per name to her treatment and recovery plan. one guy sent this to 500 people !!!! ".
Le poetiche parole introduttive sono state aggiunte a novembre del 1998 e in originale facevano così:
"Slow Dance
Have you ever watched kids / on a
merry-go-round / Or listened to the rain / slapping on the
ground?
Ever followed a butterfly's / erratic flight / Or gazed at
the sun into / the fading night?
You better slow down / Don't
dance so fast / Time is short / The music won't last
Do you run
through each day / on the fly / When you ask "How are you?"
/ do you hear the reply?
When the day is done / do you lie in your
bed / With the next hundred chores / running through your head?
You
better slow down / Don't dance so fast / Time is short / The music
won't last
Ever told your child / We'll do it tomorrow / And in
your haste / not see his sorrow?
Ever lost touch / Let a good
friendship die / 'Cause you never had time / to call and say
"Hi"?
You better slow down / Don't dance so fast / Time
is short / The music won't last
When you run so fast / to get
somewhere / You miss half the fun / of getting there.
When you
worry and hurry / through your day / It is like an unopened gift /
thrown away...
Life is not a race / Do take it slower / Hear the
music / before the song is over."
La stessa American Cancer Society smentisce categoricamente di avere a che fare con questi appelli. I dipendenti della ACS sono talmente subissati di richieste di informazioni su queste "donazioni" da aver istituito una pagina Web apposita (http://www.cancer.org/eprise/main/docroot/NWS/content/NWS_2_1x_Giving_Wisely) che dice testualmente:
"Another hoax uses a chain letter claiming the American Cancer Society (ACS) will donate three cents to cancer research for every letter forwarded to someone else. The ACS has no connection to the letter and regrets people are fooled into thinking they are helping the organization by perpetuating this e-mail message."
Traduzione: "Un'altra bufala usa una catena di sant'Antonio secondo la quale la Società Americana per la ricerca sul Cancro donerà tre centesimi di dollari per ogni lettera rispedita a un'altra persona. L'ACS non è collegata in alcun modo a questa catena e si rammarica che alle persone si faccia credere che stanno aiutando la nostra organizzazione ritrasmettendo questo e-mail".
A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro che si tratta di una burla di dubbio gusto. Resterebbe soltanto da considerare quanto tempo viene perso dal personale dell'ACS per rispondere alle richieste di informazioni su queste "donazioni". Tempo che viene tolto proprio a chi ne ha bisogno: ai veri malati di cancro. Quindi anche per questa catena di sant'Antonio vale il solito monito: non diffondetela pensando "tanto male non fa". Invece lo fa.
Ma c'è un ultimo dubbio: il nome del medico in coda al messaggio. Sembra una garanzia di ufficialità oltre ogni dubbio, anche perché il professor Giorgio Lambertenghi Deliliers esiste veramente (basta cercarlo su Google) e lavora davvero presso il Centro Trapianti di Midollo dell'Ospedale Maggiore di Milano. Tutti i suoi estremi sono in questa pagina pubblica dell'Università di Milano (http://www.unimi.it/chiedove/persona.idc?matricola=5602).
Ho parlato telefonicamente il 15/3/2002 con una persona che lo conosce personalmente e che per il momento esclude che il professore abbia inserito il proprio nome nell'appello. E' assai probabile, semmai, che lo abbia fatto qualche buontempone (o, peggio ancora, una persona che voleva fargli un dispetto). Anche in questo caso, quindi, diffondere ulteriormente la catena di sant'Antonio farà danni, intasando la casella di e-mail e i telefoni del professore.
Comunque gli ho anche mandato un e-mail il 15/3/2002 e sono in attesa di una sua risposta. Appena l'avrò, la pubblicherò (con il suo permesso), giusto per dissipare qualche eventuale dubbio che vi possa essere rimasto.
Scusate se non mi arrangio da solo, ma ho una catasta di bufale e poco tempo per approfondirle, per cui chiedo cortesemente il vostro aiuto.
Nessuno di voi ha (o sa trovarmi) il numero di telefono o l'indirizzo di e-mail della redazione della rivista Micromega?
O meglio ancora, nessuno di voi ha un numero della rivista e può controllare se è vero che sta raccogliendo "firme" per un referendum contro alcune leggi italiane recentemente approvate?
Mi spiego. Ho ricevuto diverse segnalazioni di un appello via e-mail che dice grosso modo questo:
--------
"Micromega sta raccogliendo le firme per proporre un Referendum abrogativo riguardo alle due leggi recentemente approvate del nostro Governo; quella sul falso in bilancio, vale a dire la legge del 5 Ottobre 2001 n. 0366 sulle riforme del diritto societario e quella del 5 Ottobre 2001 n. 0367 sulle rogatorie.
Per aderire bisogna scrivere a micromegaforum@katamail.com e mettere come oggetto "Referendum per la legalità", fornire i propri dati anagrafici e il numero di un documento di identità e scrivere quanto segue:
Il/la sottoscritto/a XY (dati anagrafici e documento con Numero, data di rilascio e Ente che lo ha rilasciato) aderisce al Referendum per la legalità finalizzato all'abrogazione delle leggi 5 Ottobre 2001 n. 0366 sulle riforme del diritto societario e 5 Ottobre 2001 n. 0367 sulle Rogatorie."
--------
Non entro nel merito degli aspetti politici della vicenda: mi interessa soltanto sapere se è autentica o meno, ossia se davvero la rivista Micromega ha indetto questa "raccolta di firme".
Sarò paranoico, ma a me la faccenda sembra molto sospetta. Innanzi tutto, per quel che ne so una "raccolta di firme" via e-mail è del tutto priva di valore giuridico (qui non viene neppure richiesta la firma digitale con PGP o simili, per cui chiunque può mandare "firme" a nome di chi gli pare). Secondo, la richiesta di dati anagrafici così dettagliati... non è che tutto questo è un furbo meccanismo per carpire le identità delle persone? Un buon pirata informatico, armato del vostro nome, cognome e numero di documento di identità può fare sfracelli spacciandosi per voi (si chiama "furto di identità", ed è un crimine molto ben conosciuto in Rete).
Terzo, l'indirizzo di e-mail: è un semplice indirizzo presso Katamail.com, uno che avrei potuto crearmi anch'io; non è un indirizzo del sito di Micromega (che fra l'altro non sono riuscito a trovare, sarà la fretta).
Insomma, il mio sospetto è che qualcuno (uno spammer? un pirata?) abbia aperto una casella di posta il cui nome richiama Micromega e si sia poi inventato questa storia per raccogliere senza fatica centinaia e forse migliaia di indirizzi di e-mail e di dati anagrafici per i suoi sporchi traffici.
Ripeto, è soltanto un sospetto probabilmente fomentato dalla mia istintiva diffidenza per gli inviti via e-mail. Mi basta contattare la redazione della rivista, o vederne una copia stampata in cui si parla di questa "raccolta", per dissipare questo sospetto. Nel frattempo, però, mi sembrava opportuno mettervi in guardia sul possibile pericolo di truffa.
Appena ho ragguagli, ve li segnalerò. Nel frattempo grazie anticipate per l'aiuto!
Ciao dal vostro oberatissimo Detective Antibufala.
Sta circolando un e-mail intitolato "ADV: Yahoo Traffic! $15.00 per year" che sostiene di essere un avviso proveniente dal sito Yahoo e chiede di immettere il proprio nome e indirizzo di posta elettronica. _Non_fatelo_: è una bufala. O meglio, è una tecnica per creare elenchi di indirizzi da usare per bombardamenti pubblicitari (spamming).
Tutti i dettagli, se volete, sono qui: http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=39440
L'approfondimento all'articolo sugli SMS-truffa che vi avevo promesso è praticamente pronto, ma per chiuderlo mi serve ancora il vostro aiuto. E' un aiuto grande, perché non è gratuito, per cui non mi offendo certo se dite di no. Scusate se non faccio da solo, ma come forse sapete abito in Inghilterra e quindi mi è materialmente impossibile testare di persona I servizi italiani.
Se decidete di fare i kamikaze, fatelo presto: l'articolo dovrebbe essere pubblicato martedì e quindi deve essere chiuso entro domani (lunedì).
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno mandato i numeri 166 e 144 erotici che avevo chiesto (per l'articolo... cosa stavate pensando?).
Ciao da Paolo.
C'è qualche volontario/a, dotato/a di cellulare Wind, che si offre di testare il servizio WindRai? La prova è questa: si manda un SMS al 5858 e si sceglie uno dei servizi descritti qui: http://www.cellularitalia.com/gestori/wind/windrai.html.
Se ho ragione io, dovreste trovarvi abbonati, _senza_ulteriori_conferme_o_avvisi_ (è questo il punto fondamentale), al servizio WindRai, al costo di 12,4 eurocent (250 lire) per messaggio ricevuto. Per disattivare il servizio, il comando dovrebbe essere CANCELALL.
Se lo fate, raccontatemi esattamente cos'è successo, quali messaggi sono comparsi sullo schermo, e via dicendo. Soprattutto è importante sapere se venite avvisati in qualche modo di quello che andrete a spendere.
C'è qualche volontaria/o Omnitel, dotata/o di cellulare Nokia, che si offre di scaricare un logo o una suoneria dal servizio Easylogo (http://waptopic.supereva.it/easylogo/)? Costa un euro.
Anche in questo caso quello che mi preme verificare è se l'utente viene avvisato sul cellulare, in qualche modo, della cifra che si appresta a spendere. In teoria, stando alle istruzioni sul sito, non c'è avviso.
Se avete un telefonino con autoricarica, vi telefonerò per sdebitarmi tramite l'autoricarica. Se avete PayPal, vi rimborserò la spesa sostenuta.
Se non avete niente di tutto questo ma vi offrite lo stesso, siete adorabili e posso soltanto sdebitarmi parzialmente inviandovi in anteprima, solo per i vostri occhi, il testo dell'articolo. Leggetelo prima di fare le prove, così avete un'idea del motivo per cui sono così importanti. E per favore non distribuitelo, è solo una bozza e non voglio finire querelato se contiene errori.
La versione definitiva dell'articolo conterrà numerosi link che in questa versione in formato "puro testo" non sono inclusi. Ovviamente ogni vostro commento a questa bozza è ben gradito.
SMS truffa, smentite poco convincenti
di Paolo
Attivissimo (topone@pobox.com)
L'articolo che ho pubblicato a febbraio 2002 qui su Apogeonline a proposito degli SMS-truffa a carico del destinatario sta suscitando parecchie polemiche. Voci autorevoli lo considerano un falso allarme, ma l'articolo si è diffuso in Rete tramite l'angosciato passaparola degli utenti, trasformandosi in una catena di sant'Antonio. Il Garante per la privacy ha avviato un'indagine in merito. Molti mi scrivono chiedendomi "Paolo, indaga su questa notizia che ho ricevuto in un e-mail, sarà mica una bufala?", non sapendo che l'articolo l'ho scritto proprio io. Ho dunque creato un mostro?
Così parrebbe. Infatti secondo un ben documentato articolo di Portel.it, il reverse billing (il meccanismo che consente di far pagare al destinatario gli SMS ricevuti) in Italia "non funziona come descritto" dal mio articolo. Le truffe inglesi che mi avevano messo in allarme, descritte eloquentemente dall'Herald, "sono un errore di gioventù cui è già stato posto rimedio".
Stando a Portel.it, la tutela del consumatore italiano è blindata: "L'iscrizione è regolata da un meccanismo che tutela l'utente dalle brutte sorprese: l'utente entra in una pagina Web dedicata, si autentica con password oppure lascia il proprio numero di cellulare, riceve un sms che chiede conferma per l'iscrizione al servizio. Essere iscritti a propria insaputa è insomma difficile, se non impossibile". L'articolo cita inoltre le smentite di Wind, Omnitel e Tim: "l'ipotesi di iscrizione via SMS da parte di fornitori senza scrupoli è da escludere a priori, perché il gestore mobile metterebbe in gioco la propria immagine commerciale".
Se le cose stanno così, devo ordinare una massiccia dose di cenere con cui cospargermi il capo.
Eccezioni pericolose
Ma (e dannazione, c'è sempre un ma che mi rode) osservo servizi come WindRai di Wind e le granitiche certezze appena acquisite cominciano a vacillare. Infatti stando alle pagine Web di WindRai, "tutti i Clienti Wind, sia abbonati che con carta prepagata, sono abilitati già dall'attivazione ai servizi informativi WindRAI" e basta inviare un SMS al 5858 per iniziare a ricevere messaggi al costo di 12,40 centesimi di euro (240 lire) ciascuno.
In altre parole, per WindRAI non c'è nessuna "pagina Web dedicata" da raggiungere, nessuna "autentica con password". E' quindi banale per un utente malintenzionato o uno spammer diffondere e-mail o un SMS del tipo "Vuoi il tuo oroscopo gratis? SMS al 5858, scrivi ASTRI e le prime tre lettere del tuo segno!!". La vittima esegue e si trova abbonata. Verrà avvisata dei costi? Stando alle pagine Web di Wind, no.
Quanto tempo vi ci vorrà per decifrare cosa sta succedendo, per capire che sono gli SMS ricevuti a ridurre il credito (e chi mai ci penserebbe?) e che per porvi rimedio occorre chiamare l'assistenza clienti Wind? Lo scherzo potrebbe andare avanti a lungo prima che riusciate a smascherarlo.
Anche alcuni servizi che consentono di ricevere loghi e suonerie mandando un SMS si prestano allo stesso raggiro. Per esempio, Easylogo (per gli utenti Omnitel) non ha né "pagine Web dedicate" né "autentica con password". Le istruzioni del servizio sono chiare in proposito: "Invia un SMS contenente il codice del logo o della suoneria da te scelto al numero 4333222 (costo dell'SMS inviato 1 Euro Iva inclusa). Riceverai il logo o la suoneria via SMS in pochi istanti!".
Come per WindRai, quindi, è facile per un malintenzionato mandare SMS o e-mail pubblicitari, magari spacciandosi proprio per un operatore telefonico, e omettere l'indicazione del costo. La vittima manda l'SMS senza sapere quanto le costerà e ci rimette un euro, magari ritrovandosi pure con un logo pornografico sul telefonino.
E' chiaro che in casi come questi non sono colpevoli gli operatori telefonici, che non possono certo impedire che qualcuno diffonda istruzioni volutamente inesatte per i loro servizi. Tuttavia possono evitare di esporsi a questi abusi, che danneggiano non solo l'utente ma anche l'immagine dell'operatore: basterebbe un semplice SMS, mandato dall'operatore prima dell'addebito, che informi sui costi e richieda una conferma. Una precauzione semplice che però almeno in questi due casi pare proprio non sia stata ancora presa.
SMS come virus
Ma perché mai qualcuno dovrebbe commettere azioni di questo genere, dato che non ci guadagnerebbe nulla? Dopotutto, i soldi finirebbero comunque in tasca agli operatori, non al malintenzionato.
Mi vengono in mente almeno due ottime ragioni. La prima è il sabotaggio nei confronti dell'operatore che offre il servizio, che finirebbe sommerso di proteste e di denunce per truffa, con grave danno alla propria reputazione. La seconda è la dimostrazione di potere, sulla falsariga degli autori di virus informatici. Chi dissemina un virus non lo fa per denaro, ma perché gode nel lanciare indiscriminatamente il sasso e nascondere la mano, stando a vedere quante vittime centra. Lo stesso meccanismo psicologico potrebbe indurre un utente ostile a lanciare una campagna di e-mail o SMS ingannevoli basati su questi servizi.
Fra l'altro, sono liberamente disponibili in Rete programmi che permettono di mandare un gran numero di SMS, alterandone oltretutto l'origine apparente (SMS spoofing), per cui il vero mittente diventa praticamente impossibile da rintracciare. Insomma, tutti gli ingredienti per disseminare SMS truffaldini come se fossero virus sono dunque a portata di mano. E' improbabile, semmai, che rimangano inutilizzati a lungo.
C'è anche una terza ragione possibile: fare soldi, ossia la situazione descritta nello sketch originale. Gli operatori telefonici affidano a società esterne lo sfruttamento di questi servizi. Una di queste società potrebbe facilmente, a insaputa dell'operatore, usare messaggi promozionali molto allettanti e poco trasparenti per raccogliere il maggior numero possibile di abbonati, sapendo oltretutto di avere buone probabilità di farla franca usando i meccanismi descritti sopra.
Certo, gli operatori dichiarano che le società esterne saranno selezionate e sorvegliate rigorosamente, ma quanto potrà essere inflessibile la loro sorveglianza, considerato che gli operatori incassano una quota tutt'altro che trascurabile degli importi raccolti dalle società clienti e quindi non è nel loro interesse essere troppo pignoli?
Illustre precedente
Ma come mi permetto di ipotizzare complicità degli operatori mobili? E' uno scenario implausibile, direte voi. Dopotutto, per dirla con Portel.it, "il gestore mobile metterebbe in gioco la propria immagine commerciale". Se un operatore mettesse in piedi un traffico del genere, non sopravviverebbe allo scandalo, per cui nessuno lo farà mai.
Invece è già successo, e l'operatore in questione è sopravvissuto e anzi sta benone, grazie. Mi riferisco a Telecom Italia e ai servizi Audiotex, meglio noti come 144 e 166, che sono soggetti non solo a un codice di autodisciplina, ma anche a una regolamentazione di legge. "Le informazioni o prestazioni audiotex e videotex non devono comunque presentare forme e contenuti a carattere erotico, pornografico od osceno", recita il decreto (13 luglio 1995, n. 385) che governa questi servizi. Lo conferma anche il sito del Ministero dell'Interno.
E allora come mai esistono siti come www.vellutorosso.com (166.146108), oppure quello associato al numero 166.19658755 (slogan: "Cosa c'è di più poetico ed arrapante al mondo di una innocente lolita nuda e pronta all'amore?", siamo a un soffio dalla pedofilia), Chat Live - Sesso dal vivo (166 132 944), Linea erotica con vere ragazze (166 146 048), Telefono Erotico (166 122 362) e tutti gli altri reperibili in Google con una semplice ricerca con le parole chiave 166 e sesso?
Semplice: Telecom Italia non è legalmente responsabile delle violazioni commesse da chi gestisce i numeri 144 e 166. Secondo la legge, l'attività di vigilanza su questi servizi è svolta dal Ministero delle Comunicazioni. Svolta abbastanza maluccio, par di capire, ma lasciamo perdere. Così assistiamo all'assurdo che i servizi 144 e 166 erotici sono vietati, eppure esistono, e Telecom ci guadagna sopra disinvoltamente.
Di fronte a questo modello esemplare di azienda che "mette in gioco la propria immagine commerciale" e ne emerge con il forziere pieno di soldi, la tentazione di voler fare altrettanto con i servizi SMS diventa molto più plausibile. Un operatore, insomma, può mantenere la propria verginità, basta che faccia finta di non sapere cosa fanno le aziende alle quail affida la gestione dei servizi.
Speriamo che il legislatore abbia il buon senso di adottare per questi nuovi servizi criteri meno ingenui di quelli adottati per l'Audiotex. Nel frattempo, in attesa dei risultati delle indagini del Garante per la privacy, posso soltanto confermare che il mio consiglio originale rimane valido: niente allarmismi, ma attenzione ai numeri ai quali mandate SMS, possono costarvi caro.
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:
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QUESTO TESTO
E' STATO DIFFUSO DAL CENTRO TUMORI di AVIANO:
ADDITIVI CONTENUTI
NEGLI ALIMENTI DA NOI QUOTIDIANAMENTE CONSUMATI :
ADDITIVI
INOFFENSIVI :
E100 E101 E103 E104 E105 E111 E121 E122 E126
E132
E140 E161 E162 E181 E182 E183 E170 E160
E171 E172 E173 E174 E175
E180 E181 E190 E200
E201 E202 E203 E206 E237 E238 E260 E262
E272
E280 E281 E282 E290 E300 E301 E302 E303 E304
E306 E307
E308 E309 E325 E326 E327 E331 E332
E333 E334 E335 E336 E337 E400
E401 E402 E403
E404 E405 E406 E408 E410 E411 E413 E414 E420
E421
E422 E440 E470 E471 E472 E473 E474 E475
ADDITIVI SOSPETTI:
E125
E131 E141 E150 E153 E210 E212 E213 E214
E215 E216 E217 E221 E222
E223 E224 E226 E231
E233 E238 E240 E241 E338 E339 E240 E341
E480
E461 E463 E465 E466 E467
ADDITIVI TOSSICI:
E102 E110
E120 E123 E124 E127 E220 E221 E230
E339 E250 E251 E252 E311 E313
E320 E321 E407
E450 E330
N.B.: ATTENZIONE! L'additivo E330 è
il più pericoloso.
ALCUNI ALIMENTI DI LARGO CONSUMO
CONTENENTI ADDITIVI TOSSICI :
MERENDINE: Buondì Motta,
Jolli Alemagna, Merendine Fabbri, TinTin Alemagna, Merendine
Briciola
BIBITE: Aranciata Sanpellegrino, Cin Cin, Levissima,
Bitter analcolico, Gingerini, Spume, Crodini
DOLCIUMI: Caramelle
Perugina alla frutta e formato a spicchi (limone e arancia),
Caramelle fondenti e assortite, Sette sere Perugina, Charms
Alemagna
FERMATE L'USO DI QUESTI ADDITIVI SELEZIONANDO I PRODOTTI
CHE COMPERATE.
E' IL CONSUMATORE CHE CONDIZIONA LE SCELTE DEI
FABBRICANTI.
RIPRODUCETE QUESTO DOCUMENTO E DISTRIBUITELO ATTORNO
A VOI PER LA DIFESA DELLA VOSTRA E ALTRUI SALUTE,
GRAZIE.
--------------------------------------------------
Ne esiste anche una versione cartacea, che veniva largamente distribuita, nell'era pre-Internet, tramite fotocopiatrice e poi mediante i fax. Presso http://www.attivissimo.net/antibufala/coloranti_cancerogeni.htm ne trovate un'immagine.
Nella versione cartacea la fonte cambia: è l'ospedale Villejuif di Parigi, in abbinamento all'ospedale Regina Elena e, guarda un pò, all'ENEA. Cosa c'entri l'ENEA (ex Ente Nazionale Energia Atomica, ora ribattezzato più ecologicamente Ente Nazionale Energie Alternative e poi Ente per le Nuove tecnologie, L'Energia e l'Ambiente, http://www.enea.it/) con gli additivi cancerogeni è un quesito che già da solo dovrebbe indurre a dubitare pesantemente dell'affidabilità dell'appello. Ma sorvoliamo.
L'appello in forma cartacea risale almeno al 1976, secondo VoiceBuster (http://www.voicebuster.it/allarmistiche.htm) e altri siti (molti dei quali sono francesi e citano l'appello proprio per smentirlo): "Era un elenco ciclostilato di additivi alimentari pericolosi apparsa in Italia nel 76 a firma di un sedicente "Ospedale di Villarjuif (Parigi) specializzato nella lotta ai tumori".
Se ne trovano altre tracce nel 1992, come documentato da un articolo della rivista Scienza e paranormale del CICAP (Maria Teresa Carbone, 99 leggende urbane, Scienza & paranormale: N.1 Anno IV Aprile 1992).
Secondo gli archivi di Google, il messaggio compare nei newsgroup italiani, nella forma "garantita" dal Centro Tumori di Aviano, a maggio del 1996 (newsgroup it.annunci). Nei newsgroup francesi, la versione "garantita Villejuif" compare invece a giugno 1997(fr.bio.medicine).
Tutte le varianti di questo appello hanno in comune un concetto: l'additivo più pericoloso sarebbe l'E330. Ma basta consultare una qualsiasi fonte di settore per scoprire che l'E330 è in realtà l'acido citrico, quello che si trova in natura nelle arance e nei limoni. Da solo, questo errore grossolano basterebbe a dimostrare la totale inaffidabilità della lista.
Ma come mai l'appello circola con i nomi degli ospedali? Semplice: qualcuno gliel'ha appiccicato per rendere più credibile la storia. Infatti le varie fonti citate (ospedale Villejuif, professor Tubiana, Centro Tumori di Aviano) hanno smentito più volte (invano) di aver mai prodotto una lista di questa natura.
Ecco la smentita del Centro Tumori di Aviano, raccolta dal CICAP (http://www.cicap.org/external/esperto/ Additivi_tossiciC14_veritC04_o_leggendaC10.htm): "In realtà è da parecchio tempo che se ne sente parlare. Sapevamo che era un falso, una leggenda metropolitana, ma per sicurezza abbiamo girato la domanda al direttore del Centro anti-tumori di Aviano, professor Umberto Tirelli, che così risponde: 'è un noto falso che gira ormai da un decennio'".
Presso http://www.vegetariani.it/dossier/coadiuvanti_e_additivi/additivi_alimentari.htm (un sito gestito dall'Associazione Vegetariana Italiana e quindi difficilmente sospettabile di complotti chimico-industriali) trovate una lista esauriente degli additivi alimentari, che indica i nomi delle sostanze corrispondenti ai codici dichiarati "tossici". Nonostante i nomi inquietanti sono invece tutti prodotti ammessi per uso alimentare:
E102 Tartrazina (colorante)
E110 Giallo tramonto FCF –
giallo arancio S (colorante)
E120 Cocciniglia, acido carminico
(colorante)
E123 Amaranto (colorante)
E124 Poncean 4R-rosso
cocciniglia (colorante)
E127 Eritrosina (colorante)
E220
Anidride solforosa (conservante)
E221 Sodio solfito
(conservante)
E230 Difenile (conservante)
E339 Sodio
ortofosfati (sinergisti degli antiossidanti)
E250 Sodio
ortofosfati (conservante)
E251 Sodio nitrato (conservante)
E252
Potassio nitrato (conservante)
E311 Ottile gallato
(antiossidante)
E313 (non trovato in nessun elenco)
E320
Butile-ossi-anisolo (BHA) (antiossidanti)
E321 Butile-ossi-tolulo
(BHT)
E407 Carragenine
E450 Fosfati e polifosfati
Fra gli additivi dichiarati come "sospetti" troviamo inoltre altre sostanze che è invece assai difficile considerare pericolose una volta che si sa il nome associato al codice numerico: E141 (complessi rameici di clorofille e clorofilline), E153 (carbone vegetale), E150 (caramello).
Insomma, non c'è che dire, la lista è un capolavoro di affidabilità.
Tanto per cominciare, il povero professor Tubiana, citato nell'elenco come fonte, è stato costretto a sporgere denuncia contro ignoti per difendersi dalla diffamazione.
Vale la pena anche di pensare alle aziende i cui prodotti, citati incolpevolmente nell'appello, sono stati boicottati dai consumatori. Quanti lavoratori avranno avuto il posto di lavoro a rischio grazie alla creduloneria e all'imprudenza della gente?
Che dire poi del vero e proprio panico inutile prodotto da questa lista, come raccontato ad esempio dal giornale Il mattino del 9 maggio 2000:
"Alla paginetta fitta fitta, con intestazione Centro antitumori di Aviano (Pn), manca solo il simboletto delle sostanze radioattive per accrescere la preoccupazione. Reca un elenco di alimenti e bevande di uso comune «contenenti additivi tossici» da mettere al bando. Un documento falso che, però, non si sa come, è stato distribuito dall’Esercito a centinaia di militari nelle caserme degli alpini della Brigata Julia. Quel foglio, recante il numero di protocollo e di data dei vari comandi di battaglione, è passato di mano in mano. Dai militari alle famiglie, quindi agli amici e sta discendendo la Penisola riprodotto in fotocopia. Insomma lo Stato maggiore degli alpini lo avrebbe scambiato per autentico e diffuso nelle mense e negli spacci militari. Ufficialmente nelle caserme non è ancora giunto un «contrordine» circa il suo contenuto, per cui sono a migliaia ad evitare l’acquisto di buondì, merendine di note marche, bibite e aperitivi con tanto di nome, caramelle e finanche alcuni tipi di sigarette. Un ghiacciolo al limone è addirittura indicato come il più pericoloso perché conterrebbe il «famigerato» additivo E330.
Solo i più smaliziati hanno telefonato al Centro di riferimento oncologico di Aviano, uno dei più prestigiosi istituti nazionali di ricerca sui tumori.
«Siamo tempestati di telefonate - dicono al Cro -: naturalmente si tratta di un falso. Quel documento non ci appartiene e contiene, del resto, una serie di menzogne senza alcun fondamento scientifico». «Per fare un esempio - aggiunge la dottoressa Maria Parpinel del Cro di Aviano - in realtà l’additivo E330 non è altro che acido citrico, componente naturale di numerosi alimenti ed utilizzato nell’industria alimentare per le sue proprietà antiossidanti».
Ma come è possibile che l’Esercito sia caduto in un tale inganno ed abbia addirittura distribuito il documento alla truppa? «In effetti - conferma il colonnello Beraldo, comandante del 14° reggimento alpini - il documento ci è giunto per le vie gerarchiche un mese e mezzo fa. Si raccomandava di riprodurlo in fotocopia e distribuirlo allo spaccio. Così abbiamo fatto. Le confesso che anch’io mi sono preoccupato ed ho raccomandato in famiglia di non far uso di quei prodotti. Poi ho letto sul giornale una smentita del Centro oncologico ed ho capito che si trattava di un documento falso». Ma quel trafiletto, apparso su Il Gazzettino, lo hanno notato in pochi. Non lo hanno notato affatto i militari che sono poi rientrati a casa tant’è vero che ieri, a Caserta, un soldato di leva si è rivolto alla redazione de Il Mattino preoccupato perché aveva mangiato un alimento contenente gli additivi messi al bando."
Quindi, per favore, pensateci due volte prima di propagare appelli che non avete verificato.
Intorno alla fine di febbraio 2002 ha cominciato a circolare un appello diramato da una persona che dichiara di essere "un produttore di latte" al quale "sta a cuore farvi conoscere tutta la verità sulla più grande cazzata del momento: il latte "Fresco blu" della Parmalat."
Ecco in sintesi il testo dell'appello (la versione integrale è presso http://www.attivissimo.net/antibufala/latte_fresco_blu_parmalat.htm): gli spot dicono che si tratta di "latte buono 8 giorni su 8, fresco, qualità superiore, trattato con metodi naturali" mentre secondo l'appello oltre i quattro giorni "non ha più senso di parlare di latte fresco [...] potrebbe essere anche un buon latte ma non chiamatelo fresco perché non rispetta la normativa nazionale che concede 4 giorni + 1 dalla mungitura come vita massima."
"Ci dicono che è un metodo naturale, ma mi pare che la microfiltrazione sia tecnologia pura. Dovrebbero parlate quindi di latte TECNOLOGICO ma non è bello da dire in TV, saprebbe molto di pecora dolly o di OGM e sappiamo che l'opinione pubblica non gradisce queste cose. [...] Il mio appello è uno solo: bevete latte nazionale, sicuramente il più sicuro sul mercato."
Non è una bufala, ma non è neppure la verità al cento per cento. Tuttavia solleva alcune questioni tutt'altro che frivole e che ho cercato di riassumere qui.
La questione fondamentale sollevata dall'appello è valida: il latte trattato nel modo in cui viene trattato il Fresco Blu Parmalat può essere chiamato davvero "fresco"? Secondo l'appello no: per la legge italiana non è ammissibile chiamare "fresco" un latte che dura otto giorni.
Ma secondo la legge comunitaria sì, come descritto in un'intervista con Carmelito Di Salvo, consulente di Ave Industries e di alcune centrali del latte, che potete leggere presso http://www.milkonline.it/fiera/settegiorni/dairyworld220102.htm: "In Italia, infatti, la legge prevede che il latte possa restare sullo scaffale quattro giorni più uno; in altri paesi, come ad esempio Germania e Austria, una regola più liberale lascia alle imprese la facoltà di stabilire quanto a lungo il latte possa essere definito fresco in virtù del fatto che se ne conosce l'origine, la qualità di trasformazione ed il sistema distributivo. [...] [Fresco Blu è] però un latte prodotto nei termini di legge di otto giorni più uno, così come previsto dalle norme tedesche, sulla base di regolamenti comunitari inerenti la libera circolazione delle merci."
Quindi c'è, a quanto pare, un serio conflitto fra le leggi italiane e quelle comunitarie. Un pasticcio burocratico, insomma, per cui Parmalat avrebbe simultaneamente torto e ragione.
Lascio agli avvocati il piacere di accapigliarsi sui cavilli: la cosa più importante è che questo significa che la definizione europea di "latte fresco" non coincide con quella italiana. Da qui nasce una serie di dubbi: se troviamo in un supermercato italiano una confezione di latte tedesco etichettato come "fresco", siamo indotti a pensare che sia equivalente allo stesso prodotto italiano, ma non è necessariamente così. Meglio fare attenzione e informarsi.
L'appello critica anche la "naturalità" del metodo usato per produrre il latte Fresco Blu, descritto dettagliatamente presso http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia1102/pag15.asp. Ma a mio parere ha ben poco senso dire che il metodo Parmalat non è "naturale". Tutto dipende, infatti, da cosa si intende per "naturale". Se per "naturale" si intende "latte così come esce dalla mucca", è evidente che nessun latte commercializzato potrebbe essere considerato "naturale": tutto il latte viene trattato in qualche modo, per evidenti motivi di salute e sicurezza.
Ammetto di non essere esperto di settore, ma non capisco perché il trattamento Parmalat (microfiltrazione) debba essere considerato "innaturale" o "tecnologico", mentre il trattamento normale del latte fresco (pastorizzazione) debba essere considerato "naturale". Chiaramente sono entrambi processi tecnologici, per cui disquisire su quale sia "naturale", e dire che uno è "tecnologico" e l'altro no, è un controsenso.
Nel mezzo della contesa, ovviamente, rimane il consumatore, che non sa che pesci pigliare. Io di certo sono la persona meno indicata per dirvi se il latte Parmalat Fresco Blu è buono e fa bene o no: sono soltanto un detective antibufala, per di più dilettante, e in questo caso posso soltanto indagare sulla veridicità degli appelli.
Tuttavia posso darvi un suggerimento: leggete la descrizione degli aspetti giuridici della vicenda presso http:// www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia0302/pag9.asp e confrontate i due metodi (quello "tradizionale" e quello Parmalat), descritti presso http://www.informatoreagrario.it/Infoagri/Lia1102/pag15.asp. Poi chiedetevi quale dei due prodotti vi ispira di più. Valutate il contenuto di sostanze nutrienti dei vari tipi di latte, e decidete se il Fresco Blu è più vicino al latte a lunga conservazione o a quello fresco. Valutate, naturalmente, anche il suo maggior costo.
L'11/3/2002 ha iniziato a circolare un aggiornamento proveniente da un altro indirizzo, lottoperlaqualita@inwind.it, che contiene numerosi rimandi agli estremi di legge pertinenti al caso e ai ricorsi presentati al TAR e al ministro Alemanno e cita le prese di posizione della Coldiretti. Il 13/3/2002 è stato diffuso un ulteriore aggiornamento: "Ultimissime novità al sito del ministero http://www.politicheagricole.it/MiPA/ComunicatiStampa/2002/ 20021303(1).htm: il ministro Alemanno ha vietato qualsiasi commercializzazione di latte non conforme alla legge 169/89, che resta in vigore."
Le versioni integrali di questi messaggi, che consiglio vivamente di studiare prima di prendere decisioni in proposito, sono presso http://www.attivissimo.net/antibufala/latte_fresco_blu_parmalat.htm.
Come promesso, c'è un aggiornamento all'indagine sull'appello "Hai mai ascoltato il ticchettio della pioggia?": quello che promette 3 cent per curare una bimba malata di cancro per ogni copia dell'appello inviata agli amici.
Tutta la storia è raccontata e aggiornata qui: http://www.attivissimo.net/antibufala/tre_cent_per_bimba_malata.htm, ma il sunto delle novità è questo: il professor Lambertenghi Deliliers, citato in coda al messaggio come se fosse un 'garante' del messaggio, ne è invece una vittima.
L'ho contattato e ho ricevuto oggi 18/3/2002 una sua telefonata, in cui cortesemente smentisce di aver voluto "garantire" in alcun modo l'appello: semplicemente l'ha preso per buono, come capita a tanti, senza verificarlo. Ecco inoltre cosa mi ha scritto via e-mail:
From: Giorgio Lambertenghi Deliliers <indirizzo omesso per
Netiquette>
Subject: Re: Intervista su "catena di
sant'Antonio" che La cita
To: Paolo Attivissimo
topone@pobox.com
La
ringrazio per la sua iniziativa. Ho trasmesso il messaggio su invito
di un collega, ma mi sono reso conto che è una truffa!! Cerchi
di bloccare la catena.
Grazie per la sua collaborazione,
G.Lambertenghi
Credo che questo dissipi gli eventuali dubbi che potrebbero essere rimasti. Fra l'altro, il professore si è parecchio pentito di aver sottoscritto l'appello, perché ora, come capita sempre in questi casi, il suo telefono e la sua casella di posta sono intasati da richieste di informazioni e offerte di aiuto. In questo caso, quindi, diffondere ulteriormente la catena di sant'Antonio farà soltanto altri danni, intasando la casella di e-mail e i telefoni del professore.
Stando al telegiornale di Raiuno del 18/3/2002, l'udienza di appello per Safiya è stato rimandato al 25/3/2002. Inoltre il caso di Safiya è stato oggetto di un ampio servizio nel programma TV7 di Raiuno.
Sono sommerso di richieste!
Per favore, NON mandate altre segnalazioni delle seguenti bufale: ho già moltissimo materiale su ciascuna, ma non ho tempo di preparare subito una pagina di resoconto per ogni bufala, anche se lo farò... datemi un po' di tempo. Le faccio un po' alla volta, e ricordo che questo è un hobby, non un lavoro pagato, per cui abbiate pazienza se non vi rispondo subito. Di certo vi leggo, state tranquilli.
- "Vuoi guadagnare con Internet?"
- Referendum indetto da Micromega (a proposito, grazie di tutte le segnalazioni e le info che avete raccolto come richiesto)
- Cucciolata di 7 Golden Retriever
- Latte Fresco Blu Parmalat (è già pronta l'indagine, è sul mio sito già adesso, ne riceverete un sunto via e-mail)
- i dipendenti di Blu
- le nuove aliquote fiscali proposte dal governo italiano
Ciao da Paolo.
Per tutti coloro che vogliono continuare a scambiare musica e video dopo il collasso di Morpheus, ho preparato un articoletto di istruzioni su come usare Kazaa (il padre degenere di Morpheus) senza farsi imbottire di programmi-spia (spyware).
Lo trovate qui:
http://www.attivissimo.net/ml/2002/20020321_kazaa_senza_spyware.htm
E' una guida spiccia e sporca, per cui commenti e correzioni sono non solo necessari ma anche graditi ;-)
(Una versione più dettagliata di questo articolo è disponibile presso http://www.attivissimo.net/antibufala/referendum_micromega.htm)
Circola un e-mail che dice grosso modo questo:
"Micromega sta raccogliendo le firme per proporre un Referendum abrogativo riguardo alle due leggi recentemente approvate del nostro Governo; quella sul falso in bilancio, vale a dire la legge del 5 Ottobre 2001 n. 0366 sulle riforme del diritto societario e quella del 5 Ottobre 2001 n. 0367 sulle rogatorie.
Per aderire bisogna scrivere a micromegaforum@katamail.com e mettere come oggetto "Referendum per la legalità", fornire i propri dati anagrafici e il numero di un documento di identità e scrivere quanto segue:
"Il/la sottoscritto/a XY (dati anagrafici e documento con Numero, data di rilascio e Ente che lo ha rilasciato) aderisce al Referendum per la legalità finalizzato all'abrogazione delle leggi 5 Ottobre 2001 n. 0366 sulle riforme del diritto societario e 5 Ottobre 2001 n. 0367 sulle Rogatorie."
Micromega sta davvero promuovendo un referendum: l'iniziativa è stata presentata ne I Quaderni di Micromega, supplemento al n. 4/2001 della rivista bimestrale Micromega. Ma non sta raccogliendo firme e non chiede documenti di identità come invece sostiene l'appello.
Come spiegato dal sito Web della rivista Il Ponte, che collabora con Micromega a questa iniziativa, si tratta di una semplice raccolta di adesioni all'idea di costituire "un comitato promotore del referendum". Un concetto ben diverso da quello espresso dall'appello. Un'"adesione" vuol dire tutto e niente e non comporta alcuna conseguenza concreta, una firma ha un significato giuridico ben preciso e delle conseguenze estremamente concrete.
Tramite le ricerche dei lettori (che colgo l'occasione per ringraziare come sempre) sono risalito all'indirizzo del sito Web di Micromega (http://www.micromega.manipulite.it/) e all'indirizzo e al numero di telefono della redazione (via Goito 58A, 00185 Roma, tel. 06/49.40.439-4959242 - fax 06/4940403).
Alcuni lettori mi hanno mandato immagini della pagina della rivista che presenta l'iniziativa, e questa mi sembra già documentazione più che sufficiente. Comunque, per maggiore scrupolo, ho telefonato alla redazione il 21/3/2002 e ho parlato con Cristina Maroncelli, che mi ha confermato che:
-- non si tratta di una raccolta di firme (che sarebbe comunque illegale), ma di una semplice raccolta di "pre-adesioni";
-- Micromega non vuole in alcuni modo dati anagrafici o estremi di documenti, ma soltanto un indirizzo di e-mail o fisico a cui contattare chi manda la propria pre-adesione, così se il referendum viene avviato è possibile avvisare gli interessati.
Il caso di Micromega è un ottimo spunto per mettere in guardia contro ogni appello che dichiara di star facendo "raccolte di firme". Un e-mail contenente il proprio nome e cognome non costituisce una firma legalmente valida. I motivi sono abbastanza evidenti: chiunque può mandare un e-mail spacciandosi per voi. Non c'è modo di verificarne l'autenticità. Anche l'ipotesi di aggiungere gli estremi di un documento di identità non offre alcuna garanzia e non certifica in alcun modo che la firma è autentica.
Semmai, le raccolte di firme hanno dei seri pericoli. Un utente ostile o un truffatore, armato degli estremi di un vostro documento di identità, può fare sfracelli in Rete spacciandosi per voi. Non date mai queste informazioni a nessuno tramite Internet.
E non fidatevi mai di quello che dice un appello ricevuto nella posta: verificate, verificate, verificate.
Circola un messaggio che ha la seguente falsariga:
---------------------
Attenzione:
pare che la Microsoft e
la Norton abbiano individuato un nuovo virus "la vita è
bella". Si trasferisce con un *.pps e (pare) cancella l'intero
contenuto del vostro pc.
IN caso riceviate una mail con oggetto "la vita è bella" cancellatelo immediatamente.
L'autore è un cracker che si autodefinisce "il padrone della vita" ed ha un contenzioso con la microsoft per una patente XP
La notizia la ho avuta via mail da una fonte attendibile, ma non ho trovato alcun riscontro sui siti ufficiali.
DANGER
Some peoples says that Microsoft and Norton find on www a new virus named "life is beautyful ". It works on a *.pps file and (they says) it cancel all the pc content.
Where you receive a mail "RE: Life is Beautyful" or "RE: la vita è bella" I strongly raccomend you to delete it.
The author of this virus is a Cracker who call himself like "life's owner" and he have some troubles vs microsoft
This notice was mailed me by a reliable source but I've not found any reply on official site
---------------------
La versione portoghese di questa bufala ha iniziato a circolare il 15 gennaio 2002, secondo Symantec (http://www.symantec.com/avcenter/venc/data/life.is.beautiful.hoax.html) e McAfee (http://vil.mcafee.com/dispVirus.asp?virus_k=99307&).
Lo dicono due importanti produttori di antivirus, ossia i suddetti Symantec (http://www.symantec.com/avcenter/venc/data/life.is.beautiful.hoax.html) e McAfee (http://vil.mcafee.com/dispVirus.asp?virus_k=99307&).
Inoltre è sufficiente immettere in un motore di ricerca le parole "Microsoft", "Norton" e "life is beautiful" per trovare dozzine di siti in varie lingue che parlano di questa bufala.
A prescindere dal titolo di un messaggio e dagli appelli antivirus veri o fasulli, ci sono alcune regole di sicurezza da seguire sempre e comunque:
-- Non è dal titolo che si capisce se un e-mail è pericoloso o meno. Un e-mail infetto può avere qualunque titolo. Quindi appelli vaghi e generici come questo sono del tutto inutili e fuorvianti, perché fanno pensare che soltanto e-mail con quel titolo siano pericolosi. E' come dire "Attenti alle pistole Beretta, sparano proiettili che possono uccidere!!": è vero, ma fa sembrare che le altre pistole siano innocue.
-- Usate sempre un antivirus.
-- Tenetelo sempre aggiornato (almeno una volta la settimana, meglio ancora tutti i giorni).
-- Verificate con l'antivirus ogni e qualsiasi messaggio, anche se proviene da qualcuno che conoscete.
-- Evitate di usare programmi che aprono automaticamente gli allegati, come Outlook e Internet Explorer. Ci sono molte alternative sul mercato, come Eudora, The Bat, Pegasus per la posta e Opera per il Web.
-- Non diffondete questi allarmi incontrollati, neanche pensando "male non fa". Distraete dagli allarmi veri. Avete presente la storiella dell'"al lupo, al lupo"? Appunto.
Cancellatelo e non pensateci più. Se avete tempo, scrivete a chi ve l'ha mandato e ditegli che si tratta di una bufala.
Come forse saprete, è stata rilasciata la versione 8.2 di Linux Mandrake. Pare che sia una gran bella distribuzione, estremamente facile da installare e configurare, soprattuto per chi vuole passare da Windows a Linux.
L'intero sistema operativo è scaricabile gratuitamente, ma non è un'impresa semplicissima. Così ho preparato una miniguida spiccia e sporca per aiutarvi se vi interessa sperimentare le nuove frontiere delle alternative al monopolio Microsoft.
La miniguida è qui:
http://www.attivissimo.net/ml/2002/20020323_mdk8-2_iso_cd.htm
Sto ricevendo numerose segnalazioni su questo sito, che presenta alcune idee inquietanti che parrebbero mettere in dubbio il fatto che un aereo si sia davvero schiantato contro il Pentagono l'11 settembre:
http://www.asile.org/citoyens/numero13/pentagone/erreurs_it.htm
Sto facendo indagini come al solito, ma il vostro contributo è gradito. Per ora faccio soltanto alcuni rapidi commenti:
-- La Rete è piena di gente che "dimostra" che non siamo mai andati sulla Luna, che i venusiani sono atterrati 50 anni fa a Forlì, che il Titanic non è mai affondato (è affondata la sua nave gemella... giuro che non me la sono inventata) e che la terra è piatta, per cui in queste cose ci vuole una doppia dose di prudenza. Tuttavia le foto sono piuttosto convincenti, e il fatto che puntino a originali residenti su siti militari è un indizio a loro favore.
-- La pagina Web contiene "web bug": piccole immagini di un pixel che servono per seguire le tracce di un documento e sapere quando viene aperto e da chi viene aperto. Non è bello, ma in sé non dice nulla sull'autenticità delle affermazioni contenute nella pagina.
-- La pagina Web contiene inoltre rimandi a un libro recentemente pubblicato, per cui potrebbe trattarsi di una mossa pubblicitaria. Il libro darebbe una spiegazione alternativa agli attacchi e all'intera vicenda. Sembrerebbe essere la solita paccottiglia di ipotesi di complotto, ma non sarebbe corretto esprimere sentenze affrettate senza documentarsi meglio.
-- Il filmato dell'impatto (http://www.cnn.com/2002/US/03/07/gen.pentagon.pictures/, oppure http://www.washingtonpost.com/wp-srv/flash/photo/nation/pentagonattack/movie.htm) non è molto nitido: alla risoluzione a cui è disponibile online, l'aereo è praticamente invisibile (si vede un minuscolo dettaglio di quella che sembra essere la deriva dell'aereo). Secondo il commentatore della CNN, è estremamente radente al suolo. I complottisti potranno quindi ribattere che l'aereo in realtà non c'era oppure è stato aggiunto digitalmente.
-- Le testimonianze di chi si trovava a Washington, nelle vicinanze del Pentagono, e ha dichiarato alle TV di aver visto l'aereo, sono state inventate tutte di sana pianta? Quanto sarebbe vasto questo complotto così ben organizzato?
-- Il vero quesito, se le congetture del sito sono fondate, è che fine abbia fatto allora il volo 77 della American Airlines, e soprattutto dove sono finiti tutti i passeggeri (64 persone equipaggio compreso; la lista ufficiale è presso http://www.cnn.com/SPECIALS/2001/trade.center/victims/AA77.victims.html). Tutti svaniti nel nulla? Una delle persone a bordo, fra l'altro, era Barbara Olson, moglie di un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia. Non stiamo dunque parlando di individui anonimi e senza storia, che si "creano" e si "fanno sparire" senza lasciare traccia. Questa è la vita reale, mica X-Files.
-- In attesa di maggiore documentazione, personalmente applico la Legge di Carl Sagan: "affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie".
Visto che i miei articoli settimanali su Apogeonline sono stati ultimamente un po' pesanti e polemici, ho cercato di fare qualcosa di più divertente per svagarmi un po'. Visto che Bill Gates ha recentemente smentito di aver detto "640 K bastano a chiunque", ho pensato di dirgli grazie del chiarimento. A modo mio ;-)
Scusate, ho dimenticato di dirvi dove si trova l'articolo in questione: è presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/03/26/01/200203260101
Adesso vado a prendermi una doppia dose di Rimbambinase.
Ringrazio eddo, che ha scovato la pagina di Snopes.com dedicata a questa bufala. La versione Web di quest'indagine, corredata di foto, è presso http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm.
In questa bufala non c'è un vero e proprio messaggio standard: semplicemente c'è il passaparola allarmato degli utenti della Rete, che si segnalano a vicenda un sito (nella versione italiana è http://www.asile.org/citoyens/numero13/pentagone/erreurs_it.htm) che "dimostra" che l'11 settembre 2001 il Pentagono non fu colpito da un aereo di linea pilotato da terroristi suicidi e che l'esplosione è invece dovuta ad altre misteriose cause: nientemeno che un complotto di "qualcuno" che aveva accesso al Pentagono.
Il sito pone una serie di domande inquietanti, corredandole di fotografie che sembrano avvalorare la tesi che nessun aereo ha colpito il Pentagono.
Le fotografie sono autentiche e non ritoccate (sono tratte direttamente da siti militari statunitensi), ma sono scelte ad arte per non far vedere i rottami dell'aereo e il suo punto d'impatto.
Trovate un'analisi dettagliata di questa bufala presso questi siti:
http://www.snopes2.com/rumors/pentagon.htm
http://urbanlegends.about.com/library/blflight77.htm
http://www.hoaxbuster.com/
La migliore analisi in assoluto è presso http://paulboutin.weblogger.com/2002/03/14.
Le domande del sito Asile.org sono riportate qui sotto, con le relative risposte antibufala.
"Si vede chiaramente che solo il primo anello è stato toccato dall'aereo. I quattro anelli più interni sono intatti e sono stati danneggiati soltanto dall'incendio che si è sviluppato dopo l'esplosione. Riuscite a spiegare come un Boeing 757-200, del peso di circa 100 tonnellate che si schianta ad almeno 400km/h possa aver danneggiato soltanto la facciata del Pentagono?"
In realtà non è vero che "solo il primo anello è stato toccato dall'aereo". La stessa foto usata da Asile.org mostra che i danni si estendono fino al terzo anello. Certo il fuoco si è propagato dopo l'esplosione, come sostiene Asile.org, ma che dire di quella macchia nera isolata, lungo la fiancata interna del terzo anello, circondata da zone non bruciate? Non vi pare che sia invece la logica conseguenza di un aereo che penetra nell'edificio?
Anche nella seconda foto presentata a sostegno della tesi di Asile.org i danni al secondo anello ci sono eccome: semplicemente sono mascherati dai detriti del primo anello.
"Si può notare che solo il piano terra è stato toccato dall'aereo. I quattro piani superiori sono crollati alle 10:10 circa. L'altezza dell'edificio è di 24m. Riuscite a spiegare come un Boeing alto 13,6m, lungo 47,3 m, apertura alare di 47,32m ed una cabina larga 3,5m possa aver toccato soltanto il piano terra dell'edificio?"
In realtà non è vero che solo il piano terra è stato toccato. Asile.org ha semplicemente scelto una foto in cui la breccia è coperta dai getti d'acqua dei pompieri. Stando ai resoconti ufficiali, l'aereo ha colpito il primo e il secondo piano. Ma naturalmente i resoconti ufficiali e i rapporti dei testimoni possono essere tutti falsi, argomenteranno i complottisti.
"Domanda: sapendo che il Boeing 757-200 ha penetrato l'edificio all'altezza del piano terra, trovate nell'immagine qualche rottame dell'aereo."
Nell'immagine scelta da Asile.org indubbiamente non ci sono tracce dell'aereo. Ma riflettete un attimo: un aereo di oltre cento tonnellate, lanciato ad almeno 400 chilometri l'ora, cosa avrebbe dovuto fare, rimbalzare contro i muri del Pentagono?
Il motivo per cui non ci sono rottami all'esterno del Pentagono è molto semplice: l'aereo ha fatto quello che le leggi della fisica gli imponevano di fare, ossia è penetrato profondamente nell'edificio, esattamente come è successo tragicamente al World Trade Center. L'entità dei danni è ben visibile in una foto presente presso http://www.snopes2.com/rumors/pentagon.htm, che mostra l'area interessata dai lavori di ripristino.
Tuttavia ci sono eccome delle foto che mostrano alcuni piccoli rottami dell'aereo all'esterno del Pentagono, proiettati all'indietro dall'esplosione: una di queste foto, ad esempio, è presso http://cfapp.rockymountainnews.com/slideshow/slideshow.cfm?ID=Pentagon1&NUM=8.
Naturalmente gli appassionati di ipotesi di complotto potranno argomentare che quel pezzo di fusoliera potrebbe essere stato messo lì da "qualcuno".
C'è anche il filmato dell'impatto (http://www.cnn.com/2002/US/03/07/gen.pentagon.pictures/, oppure http://www.washingtonpost.com/wp-srv/flash/photo/nation/pentagonattack/movie.htm). Tuttavia alla risoluzione a cui è disponibile online, l'aereo è praticamente invisibile (nel primo fotogramma, qui sotto, si vede un minuscolo dettaglio di quella che sembra essere la deriva dell'aereo). I complottisti potranno quindi ribattere che l'aereo in realtà non c'era oppure è stato aggiunto digitalmente.
"Potete spiegare perché il Segretario alla Difesa ha ritenuto necessario coprire il prato di sabbia e sassi nonostante esso non sia stato danneggiato dall'attentato?"
Il prato è stato coperto semplicemente per agevolare il transito dei mezzi pesanti di soccorso e ricostruzione. E' una prassi comune quando occorre far lavorare dei veicoli molto pesanti in zone erbose e cedevoli.
Inoltre non risulta che l'ordine sia partito dal Segretario alla Difesa. Se Asile.org ha documentazione in merito, la tiri fuori.
"Riuscite a spiegare cosa sia accaduto alle ali dell'aereo e perché queste non abbiano causato alcun danno?"
Bugia spudorata. La foto che accompagna l'immagine è stata inquadrata in modo da non far vedere le due grandi zone bruciate ai lati della breccia, che sono invece chiaramente visibili in una foto tratta da http://www.snopes2.com/rumors/pentagon.htm:
"Riuscite a spiegare perché il comandante dei pompieri non riesce a dire dove si trovano i resti dell'aereo?"
Bugia. Il comandante dei pompieri non ha alcun problema a dire dove si trovano i resti dell'aereo. Dice infatti (come riportato da Asile.org): "vi erano alcuni frammenti di aereo visibili dall'interno durante le operazioni di spegnimento dell'incendio di cui parlavo, ma non si trattava di rottami di grosse dimensioni. Non ci sono pezzi di fusoliera o cose simili."
In altre parole, i pezzi dell'aereo ci sono, ma sono tutti molto piccoli, come del resto ci sarebbe da aspettarsi da un impatto del genere.
"Riuscite a trovare il punto d'impatto dell'aereo?"
Sì! La domanda è accompagnata da una foto in cui il punto di impatto è coperto dai getti d'acqua dei mezzi di soccorso: sta proprio dietro il pompiere in piedi sulla sinistra, nella foto più piccola. Infatti notate che le finestre sono tutte inclinate più o meno partendo da metà dell'immagine verso sinistra, come se la struttura avesse ceduto in quella zona nella parte bassa dell'edificio. Guarda caso, Asile.org ha scelto proprio due foto in cui i getti sono disposti in modo da non far vedere bene la breccia, che però si intuisce lo stesso se si guarda con calma l'immagine.
Innanzi tutto, la pagina Web di Asile.org contiene "Web bug": piccole immagini di un pixel, intenzionalmente invisibili, che servono per seguire le tracce di un documento e sapere quando viene aperto e da chi viene aperto. I Web bug sono una forma molto diffusa di sorveglianza e di tracciamento dei documenti.
Asile.org inoltre contiene inoltre rimandi a un libro recentemente pubblicato, che darebbe una spiegazione alternativa agli attacchi e all'intera vicenda. Viene dunque il dubbio che si tratti di una squallida mossa pubblicitaria, nata per lucrare sulle tragedie altrui.
Ci sono anche dei fini politici. Infatti secondo il giornale francese Le Monde, dietro questa faccenda c'è Thierry Meyssan, noto radicale di sinistra estremamente attivo in Rete tramite siti come Reseau Voltaire. Suo figlio, Raphaël Meyssan, è webmaster di Reseau Voltaire e – guarda com'è piccolo il mondo – anche di Asile.org. La teoria di Meyssan è che il governo americano abbia perpetrato quest'orrore verso i propri concittadini (per quali scopi è meglio non chiedere), accusando poi i terroristi stranieri.
In attesa di maggiore documentazione, personalmente mi associo a Snopes.com e applico la Legge di Carl Sagan: "affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie".
E già che ci sono, mi permetto di fare anch'io le mie domande ai complottisti di Asile.org:
n Tutte qui le foto che "dimostrano" la vostra tesi? Non ce n'è nessuna che mostri chiaramente e inequivocabilmente la facciata del Pentagono colpita soltanto al piano terra?
n Le bruciature ai lati della breccia sono state fatte dagli artisti della CIA per rendere più plausibile la storia dell'aeroplano?
n Le testimonianze delle migliaia di persone che si trovavano nelle vicinanze del Pentagono (http://urbanlegends.about.com/library/blflight77w.htm), che è in mezzo alla città, e ha dichiarato alle TV e ai giornali di aver visto l'aereo, sono state inventate tutte di sana pianta? Oppure quel giorno Washington era piena di comparse pagate dal governo USA per testimoniare il falso? Quanto sarebbe vasto questo complotto?
n Se le congetture di Asile.org sono fondate, che fine avrebbe fatto allora il volo 77 della American Airlines, e soprattutto dove sono finiti tutti i passeggeri (64 persone equipaggio compreso; la lista ufficiale è presso http://www.cnn.com/SPECIALS/2001/trade.center/victims/AA77.victims.html). Tutti svaniti nel nulla? L'aereo si è schiantato altrove senza che se ne accorgesse nessuno?
n Una delle persone a bordo, fra l'altro, era Barbara Olson, moglie di un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia. Non stiamo dunque parlando di individui anonimi e senza storia, che si "creano" e si "fanno sparire" senza lasciare traccia. Le loro biografie sono presso http://www.cnn.com/SPECIALS/2001/trade.center/victims/AA77.victims.html.
Questa è la vita reale, mica X-Files. Abbiate almeno un po' di rispetto per le vittime di questa tragedia.
La donna nigeriana inizialmente condannata a lapidazione, come avrete ormai saputo, è salva: è stata assolta definitivamente. Prima di compiacersi troppo per questo trionfo, pensiamo alle altre Safiye, come Amina Lawal, già pronte per l'applicazione della pena, che non avranno il beneficio dell'attenzione del circo dei media.
La prima Safiya vende copie, la seconda stufa.
Cito dal sito del Codacons (www.codacons.it), che a sua volta cita il Sole 24 Ore del 26/03/2002:
"Sms: Codacons chiede intervento Authority - Il Codacons ha chiesto all'Autorità per le Comunicazioni un "controllo preventivo di tutte quelle aziende che utilizzeranno il servizio di messaggistica sul cellulare a carico del destinatario: il costo di tali sms, infatti, può arrivare fino a 10 euro". Secondo il Codacons, questa messaggistica spesso viene attivata all'insaputa dell'utente".
Non so se tutto questo è dovuto in qualche modo ai miei articoli sull'argomento pubblicati da Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/03/19/01/200203190101
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/02/19/01/200202190101
ma ben venga un'indagine. Se qualcuno ne sa di più, mi faccia un fischio!
-----------------------
Se decidi di non inoltrare questa mail, per favore spediscila indietro a me. Questa è una petizione, ma le "firme" saranno perse se tu la lasci cadere. Per favore, prendi 3 minuti della tua vita e fai la tua parte.
Da quando i Taliban hanno preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto indossare il burqua e sono state picchiate e lapidate in pubblico perchè non vestivano in maniera appropriata, perfino se questo significa semplicemente non avere il velo davanti agli occhi.
[...]
DICHIARAZIONE:
Nel firmare questo, siamo d'accordo che l'attuale trattamento delle donne in Afghanistan è completamente INACCETTABILE e merita azioni da parte delle Nazioni Unite e che l'attuale situazione non sarà tollerata. Il diritto delle donne non è una piccola questione in alcun posto, ed è INACCETTABILE che degli esseri umani, ancora nel 2000, siano trattati come subumani e come una proprietà. Eguaglianza e decenza umana sono un DIRITTO mentale, non libertà da concedere, che si viva in Afghanistan o altrove.
[segue chilometrico elenco di nomi]
ISTRUZIONI: PER FAVORE COPIA questa mail su un nuovo messaggio, firmala in fondo e spediscila a tutti nella tua lista di distribuzione. Se ricevi questa lista con piu di 300 nomi, per favore spediscine una copia a:
sarabande@brandeis.edu
Anche se decidi di non firmare, per favore sii ragionevole e non uccidere la petizione.
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L'indirizzo a cui mandare queste presunte firme è stato disattivato nel 1999, come riferito presso http://www.brandeis.edu/unet/newschainletter.html:
Chain Letter Announcement (January 10, 1999)
An unauthorized mass mailing recently went out to most UNet users soliciting email to sarabande@brandeis.edu. Please do not respond in any way; the owner of that address no longer wants the mail. Due to unmanageable volume, the sarabande address has not been receiving email since January 3rd 1999, and will never be a valid email address again. postmaster@brandeis.edu will answer no more questions about this issue. Please do not initiate or propagate chain letters. For some examples of past chain letters, see
http://www.nbi.dk/~dickow/stop-chain-letter.txt
http://athos.rutgers.edu/~watrous/pbs-funding-chain-letter-petition.html
http://www.wish.org/home/frame_chainletters.htm
http://www.cancer.org/eprise/main/docroot/MED/content/MED_6_1_Chain_E-mail
Some information on effective (non-email-abuse-based) activism regarding the issues discussed in this two-year-old chain letter is available on the Feminist Majority and kabultec sites.
Per chi non è ferrato in inglese, il sunto è questo: non rispondete all'appello in alcun modo, il proprietario dell'indirizzo sarabande@brandeis.edu non desidera più ricevere questi messaggi. Questo indirizzo non riceve più posta dal 3/1/1999 e non verrà mai più riattivato.
In secondo luogo e più in generale, le "firme" raccolte via Internet in questo modo non hanno alcun valore e semmai si prestano ad essere raccolte dagli spammer.
Cancellatelo e non pensateci più. Se avete tempo, scrivete a chi ve l'ha mandato e ditegli che si tratta di una bufala.
Non volevo parlarne, ma dopo aver ricevuto la centododicesima copia di questa 'notizia', mi sono reso conto che non potevo più starmene zitto.
Sto parlando dell'"analisi" che circola in Rete, secondo la quale il comunicato delle Brigate Rosse dopo l'assassinio di Biagi conterrebbe chiare "prove" del fatto che è stato redatto da uno straniero, presumibilmente un inglese.
L'analisi completa è leggibile ad esempio presso http://italy.indymedia.org/front.php3?article_id=43204&group=webcast.
Ho tentato di discuterne in quella sede, ma mi si pianta il browser e quindi provo a farlo qui, così magari arriva a destinazione lo stesso.
Penso di poter aprir bocca in proposito non soltanto per la mia esperienza di "cacciatore di bufale" per la quale alcuni mi avranno sentito nominare (spero senza ingiurie di accompagnamento), ma soprattutto perché sono di professione traduttore madrelingua inglese e faccio questo mestiere da vent'anni. Di conseguenza, ho l'arrogante pretesa di avere qualche credenziale per parlare con cognizione di causa, perché sono ben avvezzo a riconoscere le lingue in cui un documento viene "pensato".
Riporto e commento le frasi salienti dell'"analisi":
VIENE DALL'AMERICA IL COMUNICATO BR?
[...]
1-Una parte consistente dello stesso sembra essere un'improbabile versione italiana di un testo redatto in lingua straniera. La sua trascuratezza linguistica è in contrasto con le altri parti del documento che appaiono invece redatte con una certa aderenza al linguaggio comunemente usato dalla sinistra estremista.
2- La lingua straniera originale dalla quale è stata fatta la traduzione è, probabilmente, l'Inglese.
Il mio commento: l'ipotesi che il titolo tenta di insinuare è "il documento è stato redatto da un inglese, ergo da un americano, ergo dai servizi segreti USA, ergo il delitto Biagi è un complotto americano." Piccola obiezione a questa catena logica, peraltro tipica delle ipotesi di complotto dal "non siamo mai andati sulla Luna" e "gli americani hanno un alieno prigioniero nell'area 51" in giù: ammettiamo che il testo sia stato scritto da un inglese. Perché deve essere per forza un americano? Perché non un inglese, un sudafricano, uno scozzese, un indiano, o un giamaicano? Siamo seri e obiettivi. L'analisi dichiara che "Si tratta, naturalmente di ipotesi aperte al confronto di tutti e che non sottendono nessuna tesi precostituita.", ma mi pare che invece la tesi precostituita ci sia, dato che nell'"analisi" non c'è nulla che indichi che l'inglese a cui si accenna è per forza inglese americano.
[...]
2.1. Il testo è composto da proposizioni lunghissime, con un uso palesemente erroneo della punteggiatura. Una delle cose più difficili da apprendere, per chi traduce, in entrambe le direzioni, tra Italiano e Inglese, sono proprio queste regole.
Il mio commento: questo _smentisce_ la teoria proposta. Le proposizioni lunghissime sono _tipiche_ dell'italiano. Una delle prime cose che si insegna ai traduttori dall'italiano verso l'inglese è proprio "spezza, spezza, spezza" (le frasi). Se c'è un modo per riconoscere un italiano che scrive in inglese, è la lunghezza delle sue proposizioni. Per contro, nessun inglese, tranne forse Joyce, si sognerebbe di creare mostruosità linguistiche chilometriche come quelle presentate in questa analisi, e di cui offro qui un assaggino: "la funzione politico-operativa svolta da Massimo D'Antona sulle principali contraddizioni su cui l'avanzamento e capillarizzazione dell'assetto neo-corporativo va ad impattare, e cioè regole della contrattazione, della rappresentanza e dello sciopero, tutti piani inclinati su cui può scivolare la prevenzione del conflitto che a sua volta è linea di affrontamento dello scontro ai fini di garantire la governabilità; e perciò aspetti di riferimento per condurre l'opera di revisione legislativa".
[...]
1.9. " Un approfondimento che è il portato dell'internazionalizzazione" (pag. 6)
Commento: Si dovrebbe dire "la conseguenza". L'errore è ripetuto più volte e non è, quindi, casuale.
1.10. " che è il portato della dialettica politica tra una linea di continuità-critica-sviluppo del patrimonio comunista in specifico dell'esperienza prodotta dalle Br nel nostro paese e peculiarmente del ricentramento operato dalle B.R.-P.C.C. nella Ritirata Strategica, e il concetto percorso di riaggregazione delle avanguardie rivoluzionarie, in funzione della ricostruzione delle forze rivoluzionarie" (pag. 18)
[...]
2.11." il portato " Il verbo "brought" in Inglese significa "portato" ma anche "conseguenza" , "risultato".
Il mio commento: Questo è semplicemente _falso_. Il verbo inglese (che è "to bring", di cui "brought" è il participio irregolare) non viene assolutamente usato come sostantivo. La cosa più importante è che si argomenta più volte che questo uso di "il portato" sarebbe una prova del fatto che il testo è stato redatto da un non italiano. Se c'è invece una cosa che semmai _conferma_ l'italianissima origine del testo, è proprio quell' "il portato" tanto criticato, che è un malvezzo diffusissimo e very, very Italian, come "viene a essere" e "quelle che sono", fra coloro che non capiscono una beata mazza di niente ma vogliono darsi delle arie di sapienza.
[...]
2.13. " concetto percorso " può venire da "conceived", che significa "concepito" o "stabilito". Probabilmente poi "concepito" si è "trasformato nella sua forma arcaica "concetto" che, tra l'altro, è un nome molto diffuso tra gli Italo-Americani , soprattutto nella forma femminile.
Il mio commento: Questa osservazione è talmente sconnessa che fa ridere. L'agente segreto della CIA stava pensando a sua moglie Concetta mentre preparava il testo? Allora se leggo un articolo sul giornale in cui si parla di "neoassunti", devo pensare a un giornalista che ha numerose chiazze rotondeggianti sulla cute e ha una moglie di origini meridionali"? Se proprio vogliamo dare corda a questo 'ragionamento', allora questo indizio "prova" che l'autore del volantino è un meridionale, poiché il nome "Concetta" è assai diffuso nel Sud. Notate ancora il ragionamento guidato: viene evidenziato che il nome è diffuso fra gli italo_americani_, invece di indicare che è un nome in voga nel Sud.
Ci sono altre "prove" molto divertenti:
1.7. "sostanziando lo Stato imperialista"( pag. 5)
Il commento degli "analisti" è "non significa nulla". "non significa nulla", ergo è prova di origini straniere. Sarà, ma io non vedo il nesso logico. Allora i temi degli scolaretti, e i discorsi dei politici italiani (di destra e di sinistra), pieni di frasi che "non significano nulla", sono in realtà redatti subliminalmente dalla CIA? Oppure siamo tutti americani senza saperlo?
Un'ultima considerazione: ci sono invece tracce evidenti (se vogliamo usare il metro di questi 'analisti') del fatto che _è_chi_ha_scritto_ questa_analisi_ ad essere un inglese, quindi un americano, quindi al soldo della CIA. Mi riferisco all'uso ricorrente della parola "Inglese", scritta con la I maiuscola. Orbene, sappiamo tutti che in italiano i nomi delle lingue si scrivono in minuscolo. Nessun italiano farebbe mai un errore di questo genere, non vi pare? E sapete invece in quale lingua i nomi delle lingue si scrivono con l'iniziale maiuscola? Indovinato: proprio l'inglese.
Quindi chi ha scritto l'analisi non è un italiano ed è invece un inglese.
Come vedete, è facile usare i 'ragionamenti' presentati nell'analisi per 'dimostrare' tutto e il contrario di tutto.
Vi risparmio il resto delle "prove", che sono semplicemente, a mio modesto parere, strafalcioni di un italiano che non sa usare bene la propria lingua. Tutte le cosiddette "prove" fanno parte, per esempio, del normale lessico di italianissimi professori universitari che si sono risciacquati i panni in Hudson anziché in Arno a furia di leggere pubblicazioni in inglese.
Se vogliamo ipotizzare complotti USA, facciamolo, per carità, ma facciamolo su basi un po' più solide.
Pubblico questo scritto pur sapendo di attirarmi una montagna di flame, ma vi chiedo di dimostrare di amare davvero la democrazia rispettando la libertà d'opinione altrui.
E non perdete tempo a chiamarmi fascista perché smonto le tesi antiamericane. Io sono ben al di sotto delle parti in queste diatribe patetiche.
Ciao da Paolo.
Come sapete, abitualmente non segnalo in questa newsletter ogni virus che esce in Rete: ne nascono troppi ogni giorno. Faccio volentieri un'eccezione, pero', quando il virus ha caratteristiche inconsuete o rappresenta un salto tecnologico, come a suo tempo BubbleBoy e i suoi emuli.
E' per questo che vorrei segnalarvi la circolazione di un nuovo virus estremamente minaccioso, denominato "Power-Off" o "pHiSh", che e' stato recentemente rilevato da alcuni esperti. Purtroppo, in ossequio alle nuove leggi sul "responsible disclosure", l'annuncio ufficiale di questa vulnerabilita' non puo' essere dato dai siti dedicati alla sicurezza se non dopo almeno due settimane dalla segnalazione alle aziende il cui prodotto e' risultato vulnerabile: quindi, visto che il problema e' stato comunicato oggi 1 aprile alle aziende, gli utenti sono vulnerabili e totalmente indifesi almeno fino al 14/4.
Di solito rispetto questa legge, anche se e' estremamente discutibile, ma stavolta, vista la serieta' della minaccia, non me la sono sentita di lasciarvi alla merce' del primo pirata che passa per ben due settimane. Mi premeva avvisarvi prima che il virus cominciasse a mietere vittime.
Niente panico: il virus e' potente, ma lo si ferma con alcune semplici contromisure che trovate in fondo a questo avviso.
Il salto tecnologico e' questo: la capacita' di colpire _qualsiasi_ sistema operativo. Infatti sappiamo tutti che i virus sono scritti su misura per un singolo sistema operativo. Un virus puo' infettare un computer sul quale gira Windows, ma non puo' fare nulla contro un PC sul quale gira Linux, OS/2, BeOS o contro un Mac, e viceversa. Esistono alcuni virus che superano questa barriera, i cosiddetti "cross-platform", ma sono ben poco efficaci (infettano al massimo due sistemi operativi) e soprattutto vengono fermati dagli antivirus aggiornati.
pHiSh, invece, ha un'efficacia notevolissima, in quanto riscrive direttamente il BIOS, rendendo quindi inaccessibili e inservibili i dischi rigidi, il mouse e la tastiera (i dati sono recuperabili soltanto smontando _immediatamente_ i dischi rigidi e installandoli su un altro computer non infetto), ma soprattutto perche' agisce _prima_ dell'avvio del sistema operativo, ossia proprio quando l'antivirus non puo' fare nulla per fermarlo.
Pensateci un attimo: anche l'antivirus piu' moderno e aggiornato e' attivo soltanto quando il sistema operativo e' in funzione (e in realta' si avvia alcuni secondi _dopo_ che e' stato avviato il sistema operativo stesso, lasciando quindi una finestra di vulnerabilita' anche verso altri virus meno sofisticati). Non puo' fare nulla prima che il sistema operativo si avvii e soprattutto non puo' fare nulla quando il computer e' _spento_.
E qui entra in funzione pHiSh. Molti dei computer moderni, infatti, non si "spengono" mai completamente. Quando ad esempio dite a Windows di arrestare il sistema, alcune parti del computer rimangono sotto tensione. Il filo telefonico del modem rimane alimentato (come potete verificare con un tester), i condensatori e i compensatori di Heisenberg presenti nel computer mantengono un residuo di corrente e soprattutto il BIOS rimane alimentato da una batteria interna. Il computer e' insomma in "sonno", ma non e' del tutto inattivo, ed e' a questo punto che agisce il nuovo virus.
Proprio per questo e' denominato appunto "Power-Off", e per questa sua caratteristica e' in grado di agire a prescindere dal sistema operativo che avete installato sul computer. Agisce in due modi:
-- nel caso di un computer collegato a Internet tramite filo telefonico, modulando la tensione presente sul filo telefonico stesso in modo da emulare un segnale di "wake-up on modem call" (funzione presente in molti BIOS, che consiglio di disattivare), che "risveglia" il BIOS in modalita' "read/write" e permette al virus di sovrascrivere con dati pseudocasuali le impostazioni del BIOS, paralizzando il computer;
-- nel caso di un computer collegato a Internet tramite una rete locale Ethernet, modulando i segnali presenti sul cavo Ethernet in modo da attivare la funzione "wake-up on LAN". Anche questa funzione e' presente in molti BIOS (e va disattivata) e "risveglia" il BIOS come descritto sopra.
Al momento non e' chiaro se anche le connessioni tramite cellulare GSM e tramite rete wireless si prestino a questo exploit, ma sembrerebbe di no. Probabilmente anche i laptop che hanno schede di rete PCMCIA sono immuni. Non ho ancora dati su quali BIOS siano colpiti e quali no, anche se si presume che tutti quelli recenti dotati delle suddette funzioni di "wake-up" siano vulnerabili. Appena avro' informazioni, ve le segnalero'.
Vorrei sottolineare che questo virus agisce _su_qualsiasi_sistema_operativo_ e _scavalcando_ogni_antivirus_. Rappresenta pertanto un vero traguardo tecnologico per gli autori di virus, ma soprattutto una seria minaccia per ogni utente di personal computer. Vi consiglio di diffondere a tutti quelli che conoscete questa segnalazione, anche se e' preliminare e incompleta, affinche' possano adottare subito le semplici ma preziose contromisure del caso, descritte qui sotto.
Al momento (1 aprile 2002) non e' ancora ben chiaro il metodo di propagazione, ma alcuni fatti sono ragionevolmente assodati. L'infezione si propaga in due fasi.
-- Prima fase: ad alcuni computer il virus viene recapitato sotto forma di e-mail (senza allegato; e' "embedded" nel codice HTML), e in questa guisa e' facilmente riconoscibile dal fatto che il messaggio infettante arriva da un utente che la vittima conosce (un amico, un collega, un conoscente), e' in formato HTML e inizia con il codice "I:" oppure "R:" seguito da uno o piu' spazi. Diffidate di ogni messaggio che inizia con questi codici, facili da confondere con quello standard (che e' "Re:"). Chi lo manda potrebbe essere infetto.
-- Seconda fase: una volta insediato, il virus esegue una scansione del disco rigido alla ricerca di numeri di telefono (o numeri che possono sembrare telefonici) e poi esegue un "soft dial", ossia compone in sequenza ogni numero trovato, senza pero' dare la tensione esatta necessaria per il comando "solleva la cornetta" che precede una normale chiamata. Questo inganna la centrale telefonica (e' un trucco usato da tempo per telefonare gratis), che non registra la chiamata e non la addebita, ma la chiamata raggiunge comunque il numero del destinatario. Se a quel numero e' collegato un PC spento, il virus ne riscrive il BIOS, rendendo inservibile il PC. Questa tecnica, fra l'altro, mi fa pensare che probabilmente non ha effetto su linee ISDN, ma e' solo una mia teoria.
Sono piuttosto semplici:
-- Disattivare le funzioni "wake up on LAN" e "wake up on modem" del BIOS
-- Scollegare il PC dal filo telefonico e dalla rete Ethernet quando e' spento
-- Diffidare di ogni messaggio che inizia con "I: " oppure "R: " ed e' in formato HTML
-- Non usare programmi che interpretano automaticamente l'HTML contenuto nei messaggi
-- Disattivare la _spedizione_ di messaggi in formato HTML, in modo che non possiate infettare altri utenti
Alcune versioni di Outlook generano risposte contenenti proprio i codici "I:" e "R:" incriminati. Se la vostra versione lo fa, installate l'apposita patch gratuita (http://www.vene.ws/mail/patch.asp), altrimenti i vostri messaggi sembreranno infetti e quindi causeranno falsi allarmi.
Per impostare Outlook in modo che mandi i messaggi come testo semplice e quindi non possa veicolare l'infezione, scegliete Strumenti - Opzioni - Invio - Formato invio posta. I dettagli della procedura sono descritti in vari siti, come http://pcpro.mondadori.com/pcpro/know_how/art006001035850.jsp.
Gli utenti di Outlook 2000 e Outlook 2002 possono evitare l'interpretazione automatica dell'HTML contenuto nei messaggi _ricevuti_ usando un semplice plug-in gratuito, chiamato NoHTML, reperibile gratuitamente presso http://ntbugtraq.ntadvice.com/default.asp?sid=1&pid=55&did=38. Il plug-in NON funziona con Outlook 98 e Outlook Express.
Troverete maggiori informazioni, quando saranno disponibili, presso il mio sito www.attivissimo.net.
Nel frattempo, buon lunedi' dell'Angelo a tutti.
Ciao da Paolo.
Un articolo di Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.asp?i=39655) conferma quello che si sospettava da tempo: i programmi aggiuntivi installati insieme a Kazaa (il programma di scambio di musica e video che ha rimpiazzato Morpheus) sono stracolmi di funzioni nascoste.
Il caso piu' eclatante e' il plug-in di Brilliant Digital, b3d Projector. Il produttore, la Brilliant Digital, lo dichiarava come un player di filmati nel formato proprietario B3d. Il fatto che venga installato senza alcun preavviso e senza offrire alcuna opzione di rifiuto non prometteva bene, e infatti adesso salta fuori che il programmino ha ben altri scopi.
Infatti, secondo PI, Brilliant Digital "ha silenziosamente integrato in Kazaa..." questo "programma che, una volta attivato, trasformerà milioni di PC in nodi di una nuova rete P2P parallela a quella di Kazaa e interamente controllata da Brilliant" per usare "le macchine degli utenti di Kazaa – ma solo dietro il loro consenso - per ospitare e distribuire contenuti dell'azienda come pubblicità e musica o, in alternativa, per avviare progetti di calcolo distribuito che... sfruttino le risorse di calcolo non utilizzate per risolvere complessi problemi computazionali."
In altre parole, Kazaa/Brilliant Digital ritiene di avere il diritto di _usare_ il vostro computer per farci girare programmi che non servono a voi, ma a lei, rallentando a suo beneficio il vostro PC. Ma che bello.
E purtroppo ha perfettamente il diritto di farlo, perche' e' previsto dale condizioni di licenza di Kazaa, quelle che non legge mai nessuno e tutti accettano disinvoltamente. Questi sono i risultati.
Le istruzioni per installare Kazaa senza farsi infinocchiare da spyware e Brilliant Digital sono presso
http://www.attivissimo.net/ml/2002/20020321_kazaa_senza_spyware.htm
La data del mio articolo sul temibile virus pHiSh, che agisce a computer spento, e' il primo d'aprile. "pHiSh", in inglese, si pronuncia "fish", ossia "pesce". I "compensatori di Heisenberg" citati nell'articolo fanno parte della fantatecnologia di Star Trek.
Se ci siete cascati, sorridete, siete su Candid Camera. Se non ci siete cascati, vi siete meritati il titolo di Aiuto Detective Antibufala.
Alcuni lettori si sono lamentati che da me non si aspettavano una burla e quindi si sono fidati ciecamente. Male! A parte il fatto che io sono notoriamente un burlone represso, la regola cardine dell'indagine antibufala e' mai fidarsi delle fonti non verificabili, anche quando sono "autorevoli".
Comunque il mio pesce d'aprile aveva funzioni educative: se avete seguito i "rimedi" proposti, avete comunque migliorato la sicurezza del vostro computer e fatto cosa gradita alla Rete, rispettandone gli standard.
Molti lettori mi hanno segnalato un articolo dell'inserto Salute del Corriere della Sera, che definisce l'hacker come "ambizioso e feticista" e prosegue con altre scempiaggini degne del miglior Panerai. Visto che mi avete chiesto un commento, ho scritto di getto questa lettera aperta: ditemi voi se e' il caso di mandarla al Corriere. Spero di farvi fare due risate non troppo amare.
(tratto da http://www.corriere.it/edicola/salute.jsp?path=%09%09&doc=BOX29S)
IDENTIKIT DELL'HACKER
E' ambizioso e feticista il pirata dei sistemi
L'hacker, il "pirata" informatico, è un esperto di computer pervaso da una vena, più o meno marcata, di criminalità. Trascorre molto tempo al computer e interagisce con i sistemi operativi, instaurando un rapporto "feticistico" ed esclusivo. L’obiettivo è quello di usare le proprie conoscenze a scopo illegale per "bucare un sistema", cioè per entrare in un sistema attraverso la rete Internet senza essere stato autorizzato.
Il più delle volte l'hacker aggira le protezioni di un programma e si inserisce nel sistema provocando dei danni: cancellando i dati, sostituendo informazioni con altre artefatte o fraudolente, oppure danneggiando l’intero sistema con virus che potranno anche diffondersi ad altri utenti che si collegheranno con la postazione infettata.
Entrare abusivamente nei sistemi telematici può avere diverse motivazioni: dal piacere personale, quindi come gioco, a quella del sabotaggio, per arrivare alla concorrenza sleale.
In alcuni casi, la volontà dell’hacker è quella di rendere disponibili a tutti informazioni che altrimenti potrebbero essere conosciute soltanto pagando un elevato costo: il suo intervento, in questi casi, assume connotazioni politiche e trasgressive.
Oggi, gli hacker hanno, di fatto, un vero potere sociale, che ha obbligato le aziende ad adottare contromisure creando sistemi più complessi e accessi sempre più difficili. In realtà, si tratta di accorgimenti temporanei, poiché gli hacker hanno messo a punto programmi che sono in grado, per esempio, di scoprire le password, di leggere quanto di più riservato è contenuto nel computer e di trasmetterlo a nostra insaputa ad un altro utente che potrà farne un uso più o meno corretto.
In risposta al vostro inquietante pezzo "Identikit dell'Hacker", pubblicato sul Web nella rubrica "Corriere Salute" (http://www.corriere.it/edicola/salute.jsp?path=%09%09&doc=BOX29S), mi permetto di proporne una versione riveduta e corretta.
Come avrete modo di leggere, l'accozzaglia di luoghi comuni e di stupidaggini che avete pubblicato si presta perfettamente a una descrizione di un'altra categoria a voi cara che mi risulta altrettanto dedita all'ambizione e al feticismo.
Sarei lieto di conoscere il nome dell'anonimo estensore, affinche' egli possa meritatamente assurgere al Pantheon delle "Penne Rubate all'Agricoltura" di Clarence.com, ove vengono venerati gli autori delle migliori opere di disinformazione intorno al mondo dell'informatica.
Se volete che rispettiamo meglio la vostra categoria, imparate a rispettare la nostra.
Cordiali saluti da Paolo Attivissimo (aspirante "feticista").
IDENTIKIT DEL "GIORNALISTA"
E' ambizioso e feticista il pirata della carta stampata
Il "giornalista", detto anche "pennivendolo", è un esperto in luoghi comuni e adulazione dei potenti pervaso da una vena, più o meno marcata, di criminalità. Trascorre molto tempo alla macchina per scrivere e interagisce con i potenti della Redazione (o, nel gergo, Sistema Raccomandativo), instaurando un rapporto "feticistico" ed esclusivo, che gli esperti hanno definito (con un'ardita metafora mutuata dai sessuologi postfreudiani) "attivo" nei confronti dei subalterni e "passivo" nei confronti dei superiori e degli sponsor, denominati infatti "Inserzionisti".
L'obiettivo è quello di usare le proprie conoscenze a scopo illegale per "bucare la pagina", cioè per entrare in una pubblicazione cartacea (che nel gergo di questa setta si chiama "giornale" o, per i meno fortunati, "inserto salute") attraverso la Rete delle Raccomandazioni senza essere stato autorizzato dai lettori paganti, e trafugarne una refurtiva nota come "stipendio".
Il più delle volte il giornalista aggira le protezioni del buon senso dei lettori e si inserisce nelle loro menti provocando dei danni: cancellando i dati, sostituendo informazioni con altre artefatte o fraudolente, oppure danneggiando l'intero sistema sociale con idee fasulle, scritte dietro lo squallido paravento dell'anonimato, che potranno anche diffondersi ad altri utenti che si collegheranno con la redazione infettata.
Entrare abusivamente nelle letture altrui può avere diverse motivazioni: dal piacere personale, quindi come gioco, a quella del sabotaggio, per arrivare alla concorrenza sleale.
In alcuni casi, la volontà del giornalista è quella di rendere disponibili a tutti le sue false informazioni, dando l'illusione che la Verità possa essere conosciuta soltanto pagando un elevato costo: il suo intervento, in questi casi, assume connotazioni politiche e trasgressive.
Oggi, i giornalisti hanno, di fatto, un vero potere sociale, che ha obbligato i lettori ad adottare contromisure, creando sistemi di informazione autonoma meno complessi e con accessi meno difficili, commercializzati e politicizzati.
In realtà, si tratta di accorgimenti temporanei, poiché i giornalisti hanno messo a punto programmi (denominati "telegiornali") che sono in grado, per esempio, di influenzare le abitudini dei lettori, di spiattellare in pubblico quanto di più riservato esiste nelle tragedie personali come quella di Cogne e di trasmetterlo a nostra insaputa ad un altro utente o (peggio ancora) giornalista, che potrà farne un uso più o meno corretto.
Ciao da Paolo.
Ho scritto un articolo per Apogeonline a proposito del sequestro del sito brigaterosse.it. La piccolissima indagine che ho fatto per l'articolo, devo confessare, mi ha generato piu' domande che risposte, ma soprattutto mi ha confermato che la stampa non capisce un piffero di Internet.
Se volete, l'articolo e' qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/03/01/200204030102
Ciao da Paolo.
Grazie per i commenti divertiti alla mia risposta pubblica allo squallido articolo "Identikit dell'Hacker" pubblicato (non si sa bene con che nesso logico) nell'inserto Salute del Corriere della Sera, che definisce l'hacker come "ambizioso e feticista".
L'articolo del Corriere non e' piu' disponibile in Rete. Il suo indirizzo era http://www.corriere.it/edicola/salute.jsp?path=%09%09&doc=BOX29S)
Non sono sicuro che sia stato rimosso a seguito delle proteste mie e altrui: e' piu' probabile che sia stato tolto perche' e' uscita la nuova edizione dell'inserto Salute e quella vecchia non viene archiviata online.
Per cui ormai scrivere al Corriere per protestare non ha piu' molto senso. Spero comunque di avervi divertito.
Stando a un'intervista che uscira' a breve sul settimanale "Oggi" e stando a un comunicato ANSA (2002-04-02 - 20:09:00), Safiya (la donna nigeriana salvata dalla lapidazione da una mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale) e' in realta' _colpevole_.
Il comunicato Ansa dice infatti:
'Non sono stata violentata. Ho mentito per salvarmi la vita': questa, riferisce 'Oggi' in un'anticipazione, e' la confessione che Safiya Akgu-tudu, 36 anni, ha fatto alla giornalista del settimanale che l'ha raggiunta a Sokoto (Nigeria) dopo che a sorpresa e' stata assolta in appello dai giudici islamici in seguito a una mobilitazione internazionale. La donna nigeriana era stata condannata in primo grado alla lapidazione perche' era diventata madre senza essere sposata. (ANSA).
Insomma, nessuna buona azione rimane impunita a lungo. Migliaia di lettere, e-mail, interviste, servizi giornalistici in televisione, per salvare una donna che _ha_commesso_un_reato_. Che ironia. Certo, per i nostri standard essere lapidati per aver fatto l'amore fuori dal matrimonio e' barbaro, ma le regole del paese in cui abita Safiya sono quelle e lei le ha violate.
Pazienza, direte voi: anche se e' una "criminale" per il suo paese, non e' giusto lapidarla, al limite le si dia una multa. Non e' cosi' semplice. Infatti Safiya ha fatto la furba a spese delle altre donne nigeriane. Eh gia', perche' pensate che si mobilitera' di nuovo l'opinione pubblica per la prossima donna che verra' processata per adulterio? Certo che no. E se quella donna fosse _davvero_ innocente? Avra' diritto alla stessa attenzione elargita a Safiya? Il tribunale nigeriano sara' altrettanto cauto e prudente?
Safiya, ci hai fregati tutti. E ci lasci con l'amaro in bocca, noi che pensavamo di essere cosi' buoni e giusti.
Ciao (amareggiato) da Paolo.
Grazie a tutti dei messaggi a proposito dell'epilogo a sorpresa del caso di Safiya Husseini (http://www.attivissimo.net/antibufala/safya.htm), in cui la donna nigeriana ha (stando a quello che sostiene l'ANSA) confessato di essere colpevole. Ho fatto un commento a caldo, amareggiato e un po' disgustato, che ha spinto molti lettori a scrivermi, principalmente per contestarlo.
Vorrei potervi rispondere individualmente. Alcuni di voi, fra l'altro, hanno scritto cose bellissime e raccontato esperienze personali che non cito qui per Netiquette, ma che meriterebbero un forum di discussione meno informale di questa mia newsletter. Ma siete troppi, per cui riassumo qui le principali obiezioni, alle quali non ho la pretesa di poter dare una risposta. Ogni obiezione che avete fatto non fa che tirarmi fuori altre domande.
Safiya, si obietta, ha fatto soltanto quello che qualsiasi essere umano disperato avrebbe fatto: mentire per salvarsi la pelle. Questa e' in effetti un'attenuante. Ma se mentire comporta salvarsi la pelle facendoci andare di mezzo qualcun altro (le prossime nigeriane accusate dello stesso crimine, che non godranno della stessa protezione da parte dell'opinione mondiale)? E' ancora un gesto umanamente perdonabile?
Alcuni lettori si sono posti un dubbio: chi ci dice che la notizia Ansa sia autentica? E se il/la giornalista si fosse inventato lo scoop finale? In effetti Safiya sarebbe stupida oltre ogni dire a spiattellare in giro il fatto di aver fregato il tribunale. Il buon senso le dovrebbe imporre di starsene zitta. Obiezione giusta: in effetti, vista la qualita' scadente del giornalismo italiano che abbiamo tutti sotto gli occhi, puo' benissimo darsi che la notizia sia falsa. Ma puo' anche darsi che Safiya sia una donna di scarso buon senso che non ha resistito alla tentazione di vantarsi di averla fatta franca. Dopotutto ha dimostrato di non saper resistere ad altre tentazioni, che poi sono proprio quelle che l'hanno portata a un passo dalla lapidazione. Insomma, dannazione, lo _sapeva_ che quello che stava facendo era un reato. Si e' cacciata nei guai volontariamente, oppure e' talmente ignorante che non conosceva le leggi di base del proprio paese? Anche questo e' possibile.
C'e' un altro tema al quale non so dare una risposta. Chi siamo noi per decidere e criticare le regole di vita di un altro paese? A casa di Safiya le regole sono quelle. Ci possono ripugnare, ma sono quelle. I casi sono due: o riteniamo che il nostro stile di vita sia cosi' giusto e superiore da dover essere imposto anche agli altri (e allora non mi spiego il coro di proteste immancabile che si leva quando qualcuno lo afferma senza menare il can per l'aia), oppure riteniamo di non essere superiori e che ognuno abbia il diritto di fare come gli pare a casa propria (ma in questo caso non avremmo dovuto interferire negli affari della Nigeria promuovendo l'appello per salvare Safiya). Quale delle due e' la scelta giusta? Sono domande di non poco peso, considerato che lo stesso problema dell'interferenza si pone proprio in questi giorni a proposito del conflitto in Medio Oriente.
Ci sarebbero molte altre considerazioni da fare, ma mi rendo conto che sto uscendo dal mio ruolo di semplice detective antibufala e sto scivolando maldestramente verso quello del moralista-opinionista, per cui chiudo qui la faccenda. Se volete discuterne pubblicamente, c'e' sempre il mio forum "Internet per tutti" presso il sito della RAI: http://www.community.rai.it/cgi-bin/UltraBoard/UltraBoard.cgi?action=Headlines&BID=36.
Dico solo una cosa. Accidenti, Safiya, ma non potevi startene zitta? Almeno avremmo avuto l'illusione del lieto fine.
Grazie e ciao da Paolo.
Il 30 marzo Zeus News ha pubblicato un mio articolo (http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1170&ar2=stampa&numero=999) intitolato "Una curiosa analisi del messaggio delle Brigate Rosse". L'articolo contiene alcuni errori causati dalla mia disattenzione, che non ne invalidano il senso fondamentale ma mi fanno fare la figura del cioccolataio.
In particolare, ho scritto che il messaggio delle BR analizzato si riferisce al delitto Biagi, ma in realtà si riferisce a un altro assassinio rivendicato dalle Brigate Rosse, quello di Massimo D'Antona, di circa tre anni prima.
Inoltre la fonte originale dell'analisi che ho tanto bastonato è presso il sito di Oikos (http://www.oikos.org/Politica/comunicatobr.htm); Indymedia si e' semplicemente limitato a riportarla.
Se posso invocare un'attenuante per il mio errore, dico solo che l'analisi ha preso a circolare in Rete subito dopo il delitto Biagi e quindi sembrava riferirsi a quest'ultimo. E' triste constatare che i delitti politici, in Italia, sono talmente tanti che è facile confondere l'uno con l'altro.
Ringrazio Giatru, il lettore che mi ha avvisato dei miei sbagli, e chiedo scusa per il pasticcio.
Ciao da Paolo "Panerai" Attivissimo.
Ho scritto per Apogeonline un articoletto su come rendere meno vulnerabile Outlook... e gia' che c'ero ci ho infilato anche un'antibufala. E' vero che si puo' immettere "!000" nella rubrica per bloccare i virus? Indovinate la risposta intanto che cliccate qui sotto per leggere l'articolo:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/09/01/200204090103
Ciao da Paolo.
Solo per stasera, sono scaricabili quasi tutte le puntate della nuova serie "Enterprise" e della quarta stagione di "Streghe" (tutto in inglese) da questo indirizzo:
217.35.151.163
Per scaricare Streghe, accedete usando un programma per FTP, dando come utente 'charmed' e come password 'halliwell'.
Per scaricare Enterprise, come sopra, ma l'utente e' 'trekker' e la password e' 'jadziadax'.
Se la cosa vi piace e funziona, terro' d'occhio il sito in questione e vi aggiornero' sulla sua disponibilita'.
Attenzione: i file sono da almeno 80 megabyte l'uno, ma sono di ottima qualita'.
Scusate se latito da un po', sto facendo un po' di esperimenti e pulizie informatiche, poi vi racconto. Per il momento, accontentatevi di un po' di cose varie che ho trovato in questi giorni.
Il sistema di scambio musicale Kazaa si presterebbe ad attacchi su vasta scala. Stando a un articolo di Apogeonline (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/11/02/200204110203), se un utente ostile prende il controllo di un server di Kazaa, può "telecomandare" i computer degli utenti di Kazaa e far commettere loro ogni sorta di sconcezze (attacchi ad altri siti, per esempio) se questi utenti non hanno disattivato il plug-in di Brilliant Digital. Vi consiglio quindi, se siete utenti di Kazaa, di disattivare questi plug-in, come descritto presso http://www.attivissimo.net/ml/2002/20020321_kazaa_senza_spyware.htm.
Questo problema, per ora teorico, si aggiunge a quello reale derivante dal fatto che Kazaa include una "sotto-rete" di scambio, Altnet, che verra' attivata nei prossimi giorni e che usa i momenti di inattivita' del vostro computer per eseguire calcoli non meglio specificati. In pratica, usando Kazaa regalate parte della potenza di calcolo del vostro PC a quelli di Kazaa, che cosi' si trovano con un supercalcolatore virtuale, composto da decine di milioni di processori... cosa ci faranno esattamente con tutta quella potenza?
Puo' darsi che facciano cose utili, come la decodifica dei genomi, o cose meno costruttive, come simulare un'esplosione nucleare per fabbricare bombe 'migliori', ma comunque sia, e' meglio che l'utente sia informato di quello che succede nel suo computer, cosi' puo' fare le proprie scelte.
Ho aggiornato abbondantemente la mia pagina dedicata a Kazaa per tenere conto di questi sviluppi.
Sono in debito con quelli dell'Internet Tourbus (http://www.TOURBUS.com) per questi due siti.
http://www.cynisk.net/whatswrong.swf
Va visitato tenendo alto l'audio del computer. L'interrogativo dell'immagine proposta e' semplice: cosa c'e' di strano nella foto? Apparentemente nulla, ma... Se non vi piacciono le emozioni forti e/o andate facilmente in tachicardia, _NON_ visitate questo sito. Io ho fatto un salto sulla sedia, quando l'ho visitato la prima volta.
Se invece preferite emozioni piu' dolci e quattro risate, godetevi questa parodia dei video yoga: come coinvolgere il vostro gatto nelle vostre sedute di yoga.
Ci vuole una connessione veloce per vederlo decentemente, ma dovrebbe farvi sorridere. Nota: nessun gatto viene maltrattato nel video. Lo si vede abbastanza chiaramente, ma considerato il numero di persone (e giornalisti) che ha abboccato a bonsaikitten.com, e' piu' prudente specificarlo.
Buon divertimento!
Come cambiano i tempi. In giorni pieni di speranza, neppure due anni fa, era stato attivato il top level domain .ps per la Palestina. I suffissi di due lettere vengono assegnati di solito soltanto alle nazioni (come .it per l'Italia, ad esempio), e quindi l'assegnazione di .ps era un passo piccolo ma emotivamente importante verso il riconoscimento della nazione palestinese.
Il canone di gestione del dominio .ps, intestato a Yaser Doleh, un palestinese residente negli Stati Uniti, e' scaduto il 22 marzo 2002 (http://www.netsol.com/cgi-bin/whois/whois?!PS240-DOM&id=0), e nessuno l'ha piu' rinnovato.
E' solo un dettaglio in una tragedia terribile, ma e' un segno di quanta strada si era fatta e quanta se ne e' persa, grazie alla follia di entrambe le parti in causa.
Una bellissima idea arriva da Massimo Cavazzini, che e' riuscito a farsi rimborsare 250 euro da una societa' italiana che lo aveva bersagliato con pubblicita' non richiesta (spam). La sua storia, e lo spiegone di come c'e' riuscito, sono presso http://punto-informatico.it/pi.asp?i=39788.
Partecipiamo numerosi all'iniziativa, mi raccomando, ma limitiamoci allo spam proveniente da operatori italiani, sui quali il Garante per la privacy ha giurisdizione.
Sempre da Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.asp?i=39783) arriva la lieta segnalazione di un utente italiano che e' riuscito a farsi rimborsare il CD protetto di Celine Dion. Il negoziante ha naturalmente fatto lo gnorri, ma poi l'utente ha chiamato Sony Italia e il rimborso e' stato eseguito.
A dimostrazione che essere cocciuti, ogni tanto, serve.
Ciao da Paolo.
Grazie a tutti coloro che mi hanno scritto segnalando che la newsletter "SalvaPC" di Punto Informatico di ieri 14/4 (http://punto-informatico.com/p.asp?i=37624) parla dell'appello di Daniele Brandani per sua figlia malata, una catena di sant'Antonio tragicamente vera, già descritta a suo tempo dal mio Servizio Antibufala presso http://www.attivissimo.net/antibufala/daniele_brandani.htm.
Alcuni di voi hanno gridato "copioni! copioni!", ma non e' il caso. Per quanto io sia lusingato dal vostro tifo, non ho certo il monopolio sulle bufale ne' tanto meno sulle tragedie altrui. La cosa importante qui e' la salvaguardia degli utenti della Rete dalle bufale, a cui si aggiunge, in questo caso particolare, la speranza di risparmiare a Daniele un po' di sofferenze inutili. Per cui ben venga anche il contributo di Punto Informatico.
Insomma, non importa _chi_ fa il Servizio Antibufala, ma che lo si faccia. Piu' avvisi antibufala ci sono, piu' speranze ci sono di fermare queste ossessive catene di sant'Antonio.
E in ogni caso, si dice che l'imitazione e' la miglior forma di adulazione...
Circola da alcune settimane un delirante invito a partecipare a un "MLM American System" che garantisce vincite miliardarie a tutti. E' l'ennesimo riciclaggio di una vecchia bufala, anzi di una truffa.
Il testo e' molto lungo (la versione integrale è disponibile presso la pagina dedicata a questa truffa, http://www.attivissimo.net/antibufala/mlm.htm), ma i punti salienti sono questi:
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Vorresti davvero Vincere con Internet?
Questo Sistema è diverso da tutti gli altri, ti assicuro che dopo averlo compreso a fondo sarà per te IRRESISTIBILE la voglia di partecipare.
QUESTO E` SENZA DUBBIO IL GIORNO PIU` FORTUNATO DELLA TUA VITA!!! IMMAGINA COSA POTRESTI FARE CON 750.000 EURO (1.5 2 MILIARDI DI LIRE) ….. SEI UNO DEI PRIMI FORTUNATI ITALIANI A RICEVERE QUESTA FAMOSA MLM E-MAIL, DELLA QUALE TUTTI STANNO PARLANDO, E DELLA QUALE LA TELEVISIONE E TUTTI I GIORNALI AMERICANI HANNO DEDICATO AMPIO SPAZIO NELLE SCORSE SETTIMANE!!! 1.5 2 MILIARDI DI LIRE IN SOLE 6 SETTIMANE!!!
[...]
Per ogni report spedisci 5 euro.
[...]
1: Ok, vediamo come funziona. Supponiamo che spedisci 20 e-mail a 20 persone. Pur essendo tutti in attesa di questa e-mail, soltanto 10 di loro trovano il tempo di ordinare il report numero 1 da te.
2: Quelle 10 persone spediscono a loro volta 20 e-mail a testa, per un totale di 200 e-mail. Di nuovo, pur essendo tutti in attesa di ricevere questa e-mail ed intascare i loro miliardi, soltanto la meta` di loro, 100 persone, ha il tempo di ordinare il report numero 2.
3: Quelle 100 persone spediscono a loro volta 20 e-mail a testa, per un totale di 2000 e-mail. Stessa storia, solo 1000 di loro trova il tempo di ordinare il report numero 3.
4: Quelle 1000 persone spediscono 20 e-mail ciascuno, per un totale di 20.000 e-mail. Solo 10.000 di loro ordina il report numero 4.
5: Quelle 10.000 persone spediscono 20 e-mail a testa, per un totale di 200.000 e-mail. Solo la meta` di loro ordina il report numero 5.
Ora, un po’ di matematica. Il totale della vincita in questo caso, dove non si ha il pieno potenziale di giocatori, poiche` si presume che soltanto la meta` della meta` della meta`, ecc. Partecipi, e` il seguente:
Per il report numero 1: 10 richieste = 10 x 5 euro = 50 euro = 100.000 lire
Per il report numero 2: 100 richieste = 100 x 5 euro = 500 euro = 1.000.000 lire
Per il report numero 3: 1.000 richieste = 1.000 x 5 euro = 5.000 euro = 10.000.000 lire
Per il report numero 4: 10.000 richieste = 10.000 x 5 euro = 50.000 euro = 100.000.000 lire
Per il report numero 5: 100.000 richieste = 100.000 x 5 euro = 500.000 euro = 1.000.000.000 lire
Totale: 50 + 500 + 5.000 + 50.000 + 500.000 = 555.550 euro, pari a 1.111.100.000 di lire !!!!
[...]
Ti informo che questo non è uno spamming ai sensi della legge 675/96. Se Ti e' arrivata questa lettera è perchè il tuo indirizzo di posta elettronica è stato acquisito da fonti pubblicamente consultabili. Da noi non riceverai altre e-mail. Il Tuo account sarà eliminato dal nostro database. Il tuo indirizzo e-mail è stato trovato su www.elencoonline.it
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E' il classico gioco della piramide, in voga da anni: guadagnano soltanto chi inizia la piramide e chi sta vicino alla sua cima. Tutti gli altri sono soltanto polli da spennare.
Il motivo è semplice: ben presto, e molto più rapidamente di quello che può far credere il buon senso, ogni piramide si ferma per esaurimento delle persone disponibili. Chi è entrato e ha pagato non trova più nessuno da reclutare per riavere i propri soldi, perché tutti hanno già partecipato o non vogliono partecipare per vari motivi. Soltanto i primissimi iscritti portano a casa i propri soldi e anzi in genere ci guadagnano, ma è praticamente impossibile far parte di questi fortunati (a meno di non lanciare la propria piramide personale). L'unico che guadagna davvero senza fare nulla è il fondatore della piramide.
Soprattutto, per guadagnare le cifre promesse occorre reclutare un numero elevato di persone: a 5 euro a testa, per guadagnare il milione di euro promesso vi servono duecentomila reclute, come dice l'appello stesso: ma come gestireste duecentomila persone? A mano?
Anche accontentandosi di vincite ben più modeste, diciamo 5.000 euro (dieci milioni di lire), vi servono mille reclute. Ipotizzando ottimisticamente che servano dieci inviti per convincere una recluta che non vi conosce a mandarvi dei soldi, per guadagnare soltanto dieci milioni di lire vi servirebbero diecimila indirizzi da contattare. Dove li trovate? E una volta trovati, come li amministrate?
Nel caso specifico di questo appello, inoltre ci sono molte affermazioni false e ingannevoli. Ne cito giusto qualcuna delle tante:
-- "SEI UNO DEI PRIMI FORTUNATI ITALIANI A RICEVERE QUESTA FAMOSA MLM".
Falso. L'appello è ormai in giro da settimane (al momento in cui scrivo) e io ne ho ricevute dozzine di copie. Molti lettori hanno subìto lo stesso bombardamento, per cui l'appello è in realtà diffusissimo.
-- 'Il principio è quasi simile a quello utopico del "se ognuno dei 5 miliardi di persone oggi esistenti sulla terra spedisse 1 dollaro a tutti gli altri, vivremmo in un mondo di miliardari"'.
Ingannevole. Per spedire 1 dollari a tutti gli altri 4.999.999.999 abitanti del pianeta, dovreste avere 4.999.999.999 dollari (più i soldi per la spedizione e la gestione), e quindi dovreste già essere miliardari in dollari (e allora non avreste bisogno di partecipare alla piramide).
-- "un sistema che genera benessere per tutti."
Falso. Dato che la quantità di denaro in circolazione nel mondo non è infinita e che il denaro non si crea dal nulla, per ogni persona che riceve soldi c'è qualcuno che li scuce. Per ogni giocatore che diventa miliardario, ci devono essere ad esempio mille persone che sborsano un milione. Il "benessere" promesso viene in realtà generato soltanto per pochi giocatori.
-- "Il costo totale del tuo investimento e`: 5 x 5 euro = 25 euro è una sciocchezza paragonata a quello che riceverai !!!".
Falso. In realtà è estremamente difficile recuperare i 25 euro iniziali, figuriamoci guadagnare, come chiarito nello Spiegone matematico qui sotto. Se non ci credete, provateci, ma poi non venite a piangere sulla mia spalla.
-- "Quando parliamo di una vincita di 1.5 2 miliardi di lire ogni 6 settimane, ci riferiamo ad una vincita media (dati forniti dalle varie trasmissioni televisive che hanno fatto ricerche fra i numerosi partecipanti e redatto delle statistiche) fra tutti I giocatori partecipanti."
Falso. Non c'è traccia di queste "trasmissioni televisive" e di queste "statistiche". Se qualcuno sa quali sono, me lo dica.
-- "Vi sono giocatori nel sistema che arrivano a spedire anche 1 milione di e-mail nel giro di un paio di settimane".
Ingannevole. Spedire un milione di e-mail in due settimane è tecnicamente fattibile, ma non con le normali risorse a disposizione di un utente medio. Per farlo occorrono sistemi informatici dedicati e accessi a Internet ben diversi da quelli standard. Se provate a spedire non dico un milione, ma anche "soltanto" centomila messaggi dalla vostra casella di posta, la intaserete e il vostro fornitore d'accesso probabilmente ve li bloccherà, ritenendoli (giustamente) una forma di spamming.
Se non vi basta questa breve spiegazione, leggete lo "spiegone matematico" che trovate presso il sito del Servizio Antibufala (http://www.attivissimo.net/antibufala/mlm.htm).
Il guadagno per il fondatore scaturisce da un principio molto semplice. Il fondatore è l'unico che si trova con un terreno vergine e non ha oneri di amministrazione.
-- Terreno vergine. Man mano che la piramide gira, il numero di "reclutatori" che si contendono i potenziali giocatori aumenta vertiginosamente. Soltanto all'inizio c'è un unico reclutatore (il fondatore), che ha a disposizione (almeno teoricamente) tutti gli utenti della Rete e ha quindi gioco relativamente facile nel trovare vittime credulone.
-- Niente oneri di amministrazione. Il fondatore non deve fare altro che raccogliere un enorme numero di indirizzi di e-mail (esistono programmi e società apposite, le stesse usate dagli spammer) e spedire gli inviti; poi aspetta che i pesci abbocchino e gli mandino i soldi. Tutti i livelli sottostanti della piramide, se vogliono guadagnare, devono invece gestire un database enorme di inviti e di reclute (centomila reclute, e un numero ancora più grande di inviti, per guadagnare un miliardo di lire) e un traffico colossale di e-mail.
In altre parole, il gioco della piramide funziona, ma soltanto per chi la avvia.
Nel caso descritto in quest'indagine, il messaggio termina con la precisazione "Il tuo indirizzo e-mail è stato trovato su www.elencoonline.it". Tuttavia la società Elencoonline.it ha dichiarato di essere assolutamente estranea alla faccenda. A questo proposito, infatti, mi è arrivata una segnalazione di un lettore ("cillo"), che ha ricevuto questa smentita:
----------------------
Gent.mo Iscritto, capiamo
perfettamente il tuo disappunto e siamo estremamente amareggiati del
fatto che un'azienda o una persona fisica non autorizzata, abbia
attinto ai tuoi dati personali nei nostri data base per scopi
commerciali e di spamming senza alcuna autorizzazione da parte
nostra. Abbiamo di conseguenza avviato le dovute azioni legali nei
confronti del mittente e invitiamo anche te, così come a tutti
coloro che hanno ricevuto il suddetto spamming, a sollevare la tutela
dei propri diritti. Ci teniamo a precisare che la persona che ti ha
scritto non ha ricevuto i tuoi dati da noi e quindi ti invitiamo a
scrivergli almeno una e-mail di risposta in cui gli si faccia
presente l'infrazione legale commessa e le imminenti azioni legali
che partiranno nei suoi confronti.
------------------------
La bufala dell'appello per la bambina malata di George Arlington, gia' documentata dal Servizio Antibufala (http://www.attivissimo.net/antibufala/george_arlington.htm), ha preso a circolare con una variante: in fondo al messaggio c'è il seguente indirizzo, che sembra dare un tono di ufficialità all'appello:
Barbara Varano
Laboratorio di Virologia
Istituto
Superiore di Sanità
V.le Regina Elena 299
00161 Roma,
Italy
Tel 39-06-49903170
Fax 39-06-49387184
Questa non è in alcun modo una conferma di autenticità dell'appello. Semplicemente è un fenomeno che si è già visto in molte altre catene di sant'Antonio: una persona ha ricevuto l'appello sul posto di lavoro e l'ha rispedito. Il suo programma di posta ha aggiunto automaticamente in fondo al messaggio la sua "signature" (la coda standard nella quale molti utenti mettono il proprio nome e cognome e magari una frase spiritosa), generando l'equivoco. Tutto qui.
Poiché in questo caso la signature contiene il nome dell'Istituto Superiore di Sanità e l'appello riguarda un caso medico, gli utenti che non hanno familiarità con il funzionamento di Internet hanno l'impressione che l'appello sia una dichiarazione ufficiale dell'Istituto stesso, quasi come se fosse scritto sulla sua carta intestata. Invece è una semplice iniziativa personale di una sua dipendente.
Le conseguenze di quest'iniziativa sono tutt'altro che piacevoli. Infatti ho contattato Barbara Varano presso l'Istituto, e l'ho trovata in pieno dramma: l'Istituto Superiore di Sanità è subissato di chiamate a proposito di questo appello (appena ho detto al centralinista chi cercavo, mi ha detto "è per l''e-mail?" col tono esasperato di chi ripete la stessa frase per la centomillesima volta). Barbara Varano ha dovuto cambiare numero di telefono in ufficio: quello citato nell'appello è stato disattivato perché squillava in continuazione, rendendo impossibile lavorare a lei e ai suoi colleghi.
Ho potuto parlarle telefonicamente, e mi ha confermato che assolutamente non intendeva confermare l'appello a nome dell'Istituto Superiore di Sanità. Ha semplicemente ricevuto l'appello e l'ha rispedito dal computer in ufficio. La direzione dell'Istituto, però, non ha gradito affatto che il nome dell'ISS sia ora associato a questa bufala: "io mi trovo in un bel guaio", mi ha detto Barbara Varano, "non ce la faccio più...". Una situazione imbarazzante, soprattutto considerato che si tratta di una neoassunta. Una gaffe iniziale come questa può compromettere a lungo la serenità dei rapporti con i colleghi.
Ora la Varano sta tentando in tutti i modi di fermare la catena di sant'Antonio che circola con la sua "firma", ma come già visto in altri casi simili, c'è poco da fare, a parte pubblicare il più diffusamente possibile smentite come questa, sperando che chi riceve la catena si prenda la briga di fare una rapida verifica prima di rispedirla.
La morale di questa storia è una sola. Se proprio dovete diffondere le catene di sant'Antonio, perlomeno non fatelo dal posto di lavoro!
Ho scritto per Apogeonline un articolo sulle mie esperienze di scaricamento di film e telefilm da Internet e su un'idea commerciale un po' stravagante che mi e' venuta. Se vi interessa, l'articolo e' presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/17/01/200204170103.
Secondo una fonte affidabile trovata in Rete (The Inquirer.co.uk), alcuni prodotti Microsoft contengono, nella licenza d'uso, una clausola che vieta di usarli per criticare Microsoft. In altre parole, Microsoft adesso vuole arrogarsi anche il diritto di decidere che cosa diciamo e scriviamo con i suoi prodotti.
Un esempio di questa clausola e' tratto dalla EULA (la licenza) di FrontPage 2002:
"You may not use the software in connection with any site that disparages Microsoft, MSN, MSNBC, Expedia, or their products or services, infringe any intellectual property or other rights of these parties, violate any state federal or international law, or promote racism, hatred, or pornography."
In sostanza, se usate FrontPage per creare le vostre pagine Web, guardatevi bene dal creare pagine che critichino Microsoft, altrimenti sarete in violazione della licenza.
Se qualcuno ha FrontPage 2002 italiano, puo' dare un'occhiata alla EULA e dirmi qual e' il testo italiano corrispondente? Se questa clausola c'e' anche nella versione italiana, prometto un articolo al vetriolo in proposito.
Grazie e ciao da Paolo.
Nel mio recente articolo per Apogeonline a proposito dello scambio di film online (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/17/01/200204170103) ho detto che produrre "una puntata di un telefilm fra i più costosi, come Star Trek o 24, costa mediamente due milioni di dollari." Ci sono tuttavia telefilm ben piu' costosi. Sembra strano, dato che un telefilm di fantascienza richiede costumi, effetti speciali, scenografie sempre fantasiose e diverse, eppure "ER" costa 8 milioni di dollari a puntata, Friends ne costa 7 e Frasier ne costa 5, pur essendo ambientati ai giorni nostri. Il maggior costo, in questo caso, e' rappresentato dalla paga degli attori. I dati sono tratti da Fortune dell'1/4/2002.
Tuttavia questo non cambia i concetti espressi nel mio articolo: al posto di quattro milioni di telespettatori disposti a dare un dollaro, ne servono otto, tutto qui. Non e' un grosso problema, dato che un telefilm "normale" e' enormemente piu' seguito di un telefilm di fantascienza.
Alcuni lettori si sono persi i siti "da far paura" che avevo citato in un recente messaggio, perche' non sono piu' disponibili agli indirizzi citati. Uno e' disponibile anche altrove, presso http://www.tekzoned.com/whatswrong/ (ringrazio giobpubb per averlo scovato). Mi raccomando, alzate il volume del PC, cercate di scoprire cosa c'e' di strano nell'immagine, ma non visitatelo se siete deboli di cuore. Non dico altro.
Circola un appello (in inglese) che segnala con allarme che "il Congresso brasiliano sta votando in merito a un progetto che ridurrà del 50% le dimensioni della foresta amazzonica... Ci vuole UN MINUTO per leggere quest'appello, ma PER FAVORE mettete il vostro nome nella lista e rispeditela. L'area da deforestare è grande 4 volte il Portogallo e verrà usata principalmente per agricoltura e allevamento di bestiame. Tutto il legno verrà venduto sui mercati internazionali sotto forma di trucioli da parte di grandi aziende multinazionali."
L'appello chiede di aggiungere il vostro nome e cognome all'elenco presente in coda al messaggio e di mandarne copia a tutti quelli che conoscete. Se siete la quattrocentesima persona che firma, dovete mandarne una copia a fsaviolo@openlink.com.br.
Le intenzioni del creatore dell'appello, e di chi lo propaga, sono sicuramente buone, ma è una buona volontà mal riposta.
-- Questa campagna è scaduta. Secondo Snopes.com, il progetto citato è stato abbandonato dal Congresso brasiliano il 18 maggio 2000. C'è una conferma in tal senso presso http://forests.org/recent/2000/histvica.htm. Per cui l'appello è un po' fuori tempo massimo.
-- L'indirizzo citato (fsaviolo@openlink.com.br) non esiste più. Se provate a spedirgli un messaggio, torna indietro respinto. Per cui tutte le "firme" raccolte non potranno mai arrivare a una destinazione.
-- Più in generale, le raccolte di firme realizzate in questo modo non hanno alcun valore legale. Inoltre, un e-mail è psicologicamente molto meno efficace di una lettera scritta e firmata.
Se volete saperne di più, visitate le pagine dedicate a questa catena di sant'Antonio dai siti Break the Chain (http://www.breakthechain.org/exclusives/rainforest.html) e Snopes.com (http://www.snopes2.com/inboxer/petition/brazil.htm). Una versione più ampia di questa indagine e' disponibile presso http://www.attivissimo.net/antibufala/amazon_petition.htm.
Ciao da Paolo.
Microsoft ha pubblicato delle "patch" (programmi di correzione) per rimediare alle falle delle versioni per Macintosh di Microsoft Internet Explorer e Office.
Una delle falle, un "buffer overrun" (come al solito), permette a un intruso di eseguire applicazioni sul Mac della vittima, se la vittima visita una pagina Web appositamente confezionata. L'altra falla consente all'intruso di eseguire Applescript per comandare da remoto un Mac.
L'avviso di sicurezza e le relative patch sono presso http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/MS02-019.asp.
Un articolo piu' dettagliato (in inglese) e' stato pubblciato da InfoWorld il 17/4/2002 ed e' reperibile presso http://www.infoworld.com/articles/hn/xml/02/04/17/020417hnmac.xml.
Ringraziamo Microsoft per aver permesso anche agli utenti Mac di non sentirsi ghettizzati ed esclusi dall'orgia planetaria di virus e falle di sicurezza.
Ho aggiornato massicciamente l'indagine a proposito della ipotesi che l'11 settembre il Pentagono non sia stato colpito da un aereo di linea ma da un attentato di tipo diverso (http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm).
Nel frattempo, i complottisti di Asile.org, ideatori della bufala, hanno cambiato versione: secondo loro, adesso, non sarebbe piu' stato un attentato _dall'interno_, ma un missile _dall'esterno_. Tutta la faccenda e' raccontata da loro (in francese) presso http://www.asile.org/citoyens/numero14/missile/temoins_fr.htm.
Questa pagina tende a influenzare fortemente il lettore con informazioni presentate in modo ingannevole: si comincia con l'immagine che mette a confronto il Boeing con il Cruise, facendoli sembrare dimensionalmente simili, quando in realtà un Boeing è lungo 47 metri e un Cruise appena 6 metri. Poi viene detto che c'è un testimone che ha visto che l'aereo "sembrava contenere 8-12 persone". Come ha fatto a contarle? Siamo seri.
Asile.org pone poi la domanda del "foro circolare" (http://www.asile.org/citoyens/numero14/missile/trou_fr.htm), indicato in foto di origine non sospetta (fonti militari e giornalistiche), sostenendo che questo è un tipico indizio di un missile. Semmai è la conferma che Asile.org conta balle: infatti Asile.org indica dove si trova il foro, ossia sul retro del _terzo_ anello del Pentagono. Ma non avevano sostenuto che (cito testualmente) "solo il primo anello è stato toccato dall'aereo" e che i "quattro anelli più interni sono intatti"?
A loro dire, un foro circolare di quel tipo non potrebbe essere prodotto dal muso di un Boeing, come affermato da alcune fonti. E su questo hanno probabilmente ragione: il muso di un Boeing è una struttura relativamente fragile. Ma da questo a dire che è stata invece la testata di un missile ce ne passa. Il foro potrebbe essere stato prodotto plausibilmente da altre parti molto meno fragili del Boeing (parti dei motori, per esempio).
Insomma, io sento uno stridio di unghie che cercano invano la presa su uno specchio....
Fan della serie, vi siete mai chiesti come l'angelico bambinetto di Episodio I si sia tramutato nel perfido Darth Vader? I massimi esperti hanno trovato la spiegazione: le continue arrabbiature dovute al troppo spam ricevuto ;-) Sto preparando un articoletto sull'argomento, con qualche consiglio pratico su come evitare di essere bombardati di pubblicita'-spazzatura e la spiegazione del perche' lo spam e' aumentato di recente. Per una inquietante coincidenza, c'entrano le catene di sant'Antonio.
Ma a parte questo, volevo segnalare che il 16 maggio esce, appunto, Episodio II. Qui a York, Inghilterra, come in molti altri posti, verra' fatta una proiezione speciale cinque minuti dopo la mezzanotte fra il 15 e il 16, che dovrebbe essere un bell'evento popolato di matti come le proiezioni del Rocky Horror Picture Show.
Sono riuscito a trovare biglietti per il giorno della prima, a una proiezione a orari meno da vampiri, per cui vi potro' raccontare in quasi-anteprima se il film e' davvero, come sembra, molto piu' indovinato rispetto al precedente. Restate sintonizzati!
Ciao da Paolo.
Purtroppo il titolo "servizio antibufala" sembra troppo frivolo per associarlo a tragedie come quelle descritte negli appelli che commento qui sotto, e me ne scuso.
C'e' stato un ennesimo sviluppo nella storia della bufala del Boeing caduto sul Pentagono, che secondo i complottisti di Asile.org (http://www.asile.org/citoyens/numero13/pentagone/erreurs_it.htm) non esisterebbe: visto che la loro teoria iniziale (una bomba) non ha retto agli sberleffi di mezzo mondo, ora ci riprovano con una nuova ipotesi: un missile.
Asile.org, infatti, sostiene che il foro d'uscita visibile sul terzo anello e' troppo piccolo per essere stato prodotto da un aereo di linea: le sue esigue dimensioni suggerirebbero un proiettile o, appunto, un missile.
A parte il fatto non trascurabile che un missile che esplode non produce un foro d'uscita, il vero problema di questa teoria è che ci sono DUE fori di uscita. Se infatti si guarda attentamente proprio una delle foto citate da Asile.org (quella presentata presso http://www.asile.org/citoyens/numero14/missile/trou_fr.htm e reperibile ad alta risoluzione presso http://www.asile.org/citoyens/numero14/missile/images/trou4_grande.jpg), si nota che c'è un secondo foro. Sembra assai improbabile che un missile Cruise decida di sdoppiarsi dopo l'impatto e produca due fori d'uscita.
Sembra invece assai più plausibile che i due fori siano stati prodotti dai motori del Boeing (che è, guarda caso, un bimotore).
Ho pertanto aggiornato la pagina Web dedicata a questa bufala: la trovate presso http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm.
E con questo la storia del Boeing e' chiusa, per quel che mi riguarda, con un ultimo pensiero alle vittime di questa tragedia. Se Asile.org vuole tirar fuori altre strampalate teorie che insultano i morti, si accomodino: hanno dimostrato di essere dei cialtroni e io non intendo dedicare loro altro tempo.
L'appello è costituito da un documento Word contenente delle foto agghiaccianti e il seguente testo inglese:
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First they arrest Moh'd Saleh, a Palestinian aged 23. So far nothing is wrong with the picture!!
[foto]
Then they pin Moh'd on the floor suspecting he had bombs attached to him. Still nothing out of the ordinary?
[foto]
They have him on the floor still, and they try to question a second Palestinian on the scene. They seem to have definitely overpowered him and have full control over the situation.
[foto]
That's not enough? OK!! Now they have to strip him to make sure he doesn't really have any bombs on him. As we can see he is almost naked on the floor, (at least they had the decency to keep his underwear on), he is obviously overpowered and unarmed, there is no sign of a bomb or any resistance. So what would a democratic country such as Israel, a country that claims to respect human dignity and life do??? Take him to prison??
[foto]
The picture speaks for itself! The least you can do while sitting in the comfort of your home is forward this pictures to as many people as possible especially westerners so they can have a glimpse of what Palestinians go through!!
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Ecco la mia traduzione:
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Per cominciare, arrestano Moh'd Saleh, un palestinese di 23 anni. Fin qui non c'è niente di sbagliato nell'immagine!
[foto]
Poi inchiodano a terra Moh'd perché sospettano che abbia delle bombe addosso. Non c'è ancora niente di insolito?
[Foto]
Poi lo tengono fermo a terra e cercano di interrogare un altro palestinese sul posto. Sembrano averlo reso sicuramente innocuo e sembrano avere il totale controllo della situazione.
[foto]
Non basta? OK! Ora devono spogliarlo per essere sicuri che davvero non abbia bombe addosso. Come possiamo vedere, è quasi nudo per terra (almeno hanno avuto la decenza di lasciargli addosso la biancheria intima), è chiaramente sopraffatto e disarmato, non c'è segno di bombe o di resistenza. E allora cosa farebbe un paese democratico come Israele, un paese che afferma di rispettare la vita umana e la dignità? Lo porterebbe in prigione?
[foto]
L'immagine non ha bisogno di commento! Il minimo che potete fare, mentre ve ne state seduti comodi in casa, è spedire queste immagini al maggior numero possibile di persone, specialmente occidentali, perché possano vedere cosa subiscono i palestinesi!
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Le foto mostrano la sequenza descritta nel testo: una persona viene trattenuta da alcuni poliziotti e militari, fatta sdraiare a terra e spogliata. L'ultima foto lo mostra a terra in una pozza di sangue, apparentemente ucciso dalle persone mostrate nelle foto precedenti.
Al 23 aprile 2002, non c'è traccia di questo appello nei newsgroup, mentre Google trova un sito (http://home.earthlink.net/~lavozdeaztlan/zionistbrutality.htm) che pubblica l'appello, completo di foto.
Le foto non mostrano segni evidenti di contraffazione. E' chiaro che non sono state scattate in rapida sequenza: si capisce dalle ombre che cambiano, dal fatto che inizialmente ci sono militari in verde e poi poliziotti in blu, e dal fatto che il punto di ripresa non è sempre lo stesso.
Non vengono fornite né date né luoghi. Volendo essere scrupolosi, non c'è traccia evidente del fatto che i militari ripresi siano effettivamente israeliani; non ho abbastanza dimestichezza con i veicoli, gli armamenti e le divise mostrate per riconoscerle, forse qualcuno mi può aiutare.
Nonostante la situazione descritta sia molto vaga, non c'è motivo di dubitare seriamente della loro autenticità, visto che rappresentano una situazione terribilmente e tristemente plausibile. Le violenze e gli abusi, durante le guerre, ci sono sempre, e da entrambe le parti.
Se diffondete soltanto le immagini dei palestinesi massacrati, senzaaccompagnarle con quelle altrettanto raccapriccianti degli israeliani dilaniati dagli uomini-bomba palestinesi, non siete obiettivi. In questo conflitto ormai non ci sono più buoni e cattivi, aggrediti e aggressori, chi ha ragione e chi no, e non ha più senso chiedersi chi ha cominciato per primo. E' una follia da entrambe le parti, e basta. Prendere le difese di una delle due parti sarebbe un insulto ai morti dell'altra.
Io, moralmente, non me la sento di distribuire soltanto una parte della storia. O tutto, o niente.
La pagina Web dedicata a questo appello e ai suoi aggiornamenti è questa: http://www.attivissimo.net/antibufala/orrore_palestina.htm.
Ciao da Paolo.
Ho scritto un articoletto a proposito di Kazaa Lite: come saprete, Kazaa è il nuovo leader nei sistemi di scambio, ma è pieno di spyware. Un hacker ha creato Kazaa Lite, versione "decontaminata" ma non ufficiale. Ci si può fidare?
Retroscena, trucchi e consigli presso Apogeonline: http://www.apogeonline.com/webzine/2002/04/23/01/200204230101
La storiella di sulfnbk.exe si ripete: ora l'allarme (falso) che circola riguarda il file jdbgmgr.exe, che se trovato nel computer sarebbe sicuro sintomo di infezione... In realta' si tratta di un normale file di Windows.
Tutti i dettagli nell'apposita Antibufala, presso http://www.attivissimo.net/antibufala/virus_hoax_jdbgmgr.htm.
Il virus Klez, nelle sue numerosissime varianti, sta spopolando. Soltanto oggi ne ho ricevuti oltre venti copie. Invito tutti ad aggiornare _subito_ il proprio antivirus, ad abbandonare Outlook (le cui note vulnerabilita' vengono sagacemente sfruttate da Klez, come descritto presso http://www.antivirus.com/vinfo/virusencyclo/default5.asp?VName=WORM_KLEZ.E).
e a _non_ aprire _mai_ gli allegati senza prima controllarli con un antivirus _aggiornato_.
Sono le solite raccomandazioni che faccio da sempre (e non sono il solo a farle), ma si vede che c'e' ancora molta gente che non le ascolta. Non sarebbe ora di processare Microsoft per i danni derivanti dai suoi prodotti difettosi? Ah gia', dimenticavo... la licenza di Microsoft lo esclude. Come mai la Fiat, ad esempio, non può fare altrettanto?
A proposito di virus, non perdete tempo ad avvisare chi vi manda un virus. Alcuni nuovi virus, giusto per essere piu' carogne, ora alterano il nome del mittente, per cui sembrano provenire da un utente diverso da quello che ve l'ha effettivamente mandato. Per cui rischiate di mettere in allerta un utente che in realta' non c'entra niente e non e' neppure infetto.
C'e' anche un piccolo aggiornamento sulla bufala del Boeing fantasma: mi racconta una lettrice (prairie.rider) che "nella storia del Boeing fantasma ci è cascata anche Odeon TV, che in un talk show trasmesso venerdi' sera" [19/4/2002] "ha presentato dettagliatamente il sito di Asile, e quel che è peggio il conduttore ha coinvolto anche il senatore Speroni in questa "ricerca dell'aereo impossibile". Fino ad allora la trasmissione (di cui non ricordo il nome) è stata interessante, perchè si parlava del Pirelli e Speroni da pilota ha fornito alcune spiegazioni abbastanza chiare sulla possibile dinamica di un guasto all'Aero Commander di Fasulo; poi mi sono caduti in questa bella trappola qua :-)"
Chi segue questa newsletter da un po' di tempo si ricordera' della sezione "era meglio tacere": una raccolta delle migliori castronerie dette dai massimi esperti d'informatica (non ci trovate nessuna delle mie soltanto perche' non sono un massimo esperto, e anche perche' la compilation la scrivo io ;-) ).
La paginetta Web che le raccoglie e' questa: http://www.attivissimo.net/quotes_and_mistakes/era_meglio_tacere.htm. L'ultima aggiunta e' questa splendida previsione di Robert Metcalfe, fondatore della 3Com, inventore dello standard Ethernet per le reti informatiche locali.
"Internet... ben presto esploderà in modo spettacolare, come una supernova, e nel 1996 collasserà catastroficamente."
Sta impazzando su Internet un messaggio intitolato "L' ADSL è UNA TRUFFA! Ecco ciò che i GESTORI NON DICONO!!!". A giudicare dal numero di segnalazioni che ho ricevuto, l'ha ricevuto una bella fetta dell'utenza Internet italiana.
Non perdo tempo a rispondere alle accuse mosse da questo messaggio a proposito dei fornitori ADSL, se non per dire che è sostanzialmente un'accozzaglia di fesserie, studiata esclusivamente per provocare.
Si tratta infatti di una sorta di "pallone-sonda" mandato da uno spammer (un pubblicitario-spazzatura di Internet). Lo spammer manda migliaia di messaggi semplicemente per collaudare il proprio sistema in vista di un futuro lancio pubblicitario vero e proprio. Di solito il messaggio di prova ha un testo che tocca un argomento delicato o scottante: in questo modo gli utenti che lo ricevono ne discuteranno ampiamente e lo spammer potrà, attraverso Google, vedere fin dove è riuscito ad arrivare il suo messaggio. Un episodio simile era capitato a febbraio 2002 con la famosa "preghiera di Pasquale" (http://www.attivissimo.net/antibufala/preghiera_pasquale.htm).
Gli indizi di questa natura spammatoria del messaggio sono molti:
l'indirizzo del mittente è fasullo, inesistente e diverso in ogni messaggio (è del tipo 031614@141603.com), segno evidente che si vogliono nascondere le proprie tracce.
il "Message-ID" indica come mittente apparente il sito chosunref.co.kr, che appartiene a una società coreana che non c'entra niente con l'ADSL. è presumibile che lo spammer abbia trovato che il server di posta di questa società non era protetto correttamente e l'ha quindi usato come trampolino per lanciare i suoi messaggi. Anche questa è una tecnica consueta fra gli spammer.
nel testo non vengono dati riferimenti precisi ad aziende, tariffe o altro: le accuse sono generiche e tecnicamente incoerenti. Fumo, insomma.
del sedicente CEDC o CEDIC, "Comitato Europeo Difesa Consumatori", non c'è traccia in Rete.
Se immettete il nome del comitato in Google Groups (http://groups.google.com/) troverete che il newsgroup it.tlc.telefonia.adsl ne ha fatto una splendida discussione (nel senso che l'ha fatto a fettine come si meritava).
Il mio suggerimento è pertanto di NON diffondere ulteriormente questo messaggio e di NON parlarne più in giro. Cancellatelo e non pensateci più.
Tantissimi lettori sono rimasti incuriositi dalla catena di Sant'Antonio che segnala dei siti come www.thebreastcancersite.com, che offrono mammografie agli indigenti in cambio di qualche cliccata ("qualche" nel senso di quarantamila per mammografia). Non è una bufala in senso stretto, ma è comunque un modo assurdamente inefficiente di fare beneficenza. Se ne volete sapere di più, ho preparato la relativa antibufala qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/mammografia.htm
Un lettore (inapl5) ha segnalato che nelle foto del Pentagono ci sono due fori sulla parete interna del terzo anello (contando dall'esterno), ma che non ci sono fori corrispondenti nel secondo. Secondo le fonti ufficiali, questi fori sono stati provocati dai motori del Boeing. Ma il lettore fa un'obiezione interessante: come avrebbe fatto un motore (o, se per quello, il missile teorizzato da Asile.org) a trapassare il primo e il terzo anello ma non il secondo?
Semplice: contate i livelli di finestre dei vari anelli. Nell'anello che presenta i fori ci sono quattro ordini di finestre, e sotto il primo ordine c'è un altro piano senza finestre: totale cinque piani. Invece nell'anello che non sembra essere stato bucato si vedono tre ordini di finestre e nessun piano senza. Questo significa che almeno due piani non sono visibili. Quindi quello che si vede fra gli anelli non è il suolo ma il tetto di una struttura alta due piani eretta fra i due anelli. Guarda caso è molto liscio e sgombro, ed è proprio dello stesso colore del tetto degli anelli. Il motore può quindi aver trapassato stando al di sotto di questa struttura alta due piani.
Tutti i dettagli sono qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm
Ci sono casi, come questo, in cui il termine "antibufala" è tragicamente stonato. Questa newsletter vorrebbe essere allegra e disimpegnata, ma ogni tanto mi tocca affrontare temi di tutt'altro genere. Mi scuso anticipatamente per questa dissonanza.
Mi riferisco alla catena di Sant'Antonio che diffonde una sequenza di foto che rappresentano una persona (un palestinese, secondo la didascalia) che viene trattenuta da alcuni poliziotti e militari, fatta sdraiare a terra e spogliata. L'ultima foto lo mostra a terra in una pozza di sangue, apparentemente ucciso dalle persone mostrate nelle foto precedenti. La didascalia dichiara che si tratta di un omicidio a sangue freddo commesso dai soldati israeliani.
Nella prima versione di quest'indagine avevo invitato alla prudenza prima di diffondere queste immagini, e in effetti c'è ragione di essere prudenti.
Un lettore (psegre) mi ha infatti segnalato un sito, Israele.net (http://www.israele.net/risposta.html), che risponde proprio a quest'appello che circola in Rete, mostrando una versione diversa della stessa sequenza. Nella versione mostrata da Israele.net c'è una foto in più, che mostra un robot antibomba che armeggia intorno al cadavere del palestinese. Israele.net spiega che il palestinese è stato effettivamente ucciso dai soldati israeliani, ma perché indossava una cintura di esplosivo il cui detonatore era sull'addome.
Non sapremo mai qual è la verità. Ma in un certo senso, che importanza ha? Comunque sia, un uomo è morto. E altri ne muoiono ogni giorno da entrambe le parti. Mi sono promesso di starmene zitto e non infliggervi le mie opinioni personali, ma non posso fare di chiedermi una cosa. Se l'appello mostrasse una sequenza di foto in cui un terrorista suicida palestinese si fa saltare in aria, a sangue freddo, in un autobus gremito di uomini, donne e bambini israeliani, verrebbe diffuso altrettanto appassionatamente come questo?
L'indagine, per quel che può valore di fronte a queste tragedie, è qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/orrore_palestina.htm
Ciao da Paolo.
Ho scritto un articoletto per Apogeonline che spiega dove trovare tutte le cose più strane riguardanti l'imminente uscita della nuova puntata della saga di Guerre Stellari. Con l'occasione ne è venuto fuori un commento su come è cambiato il modo di fare e vendere cinema dai tempi eroici del primo film.
L'articolo è qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/02/01/200205020101
Presso Openoffice.org potete scaricare gratuitamente OpenOffice 1.0, suite gratuita che sostituisce Microsoft Office in tutto e per tutto (beh, eccezion fatta per le vulnerabilità). Io ho provato le versioni beta (prototipi), e sono effettivamente molto, molto compatibili con i formati Microsoft.
In altre parole, con OpenOffice potete scrivere documenti e salvarli in formato Word e nessuno si accorgerà che non avete usato Word. Potete anche leggere e modificare i documenti Word che ricevete, senza perderne la formattazione. Idem per Excel. Anzi, gli spreadsheet scritti da Excel italiano, che non sono leggibili da Excel inglese e viceversa, sono perfettamente leggibili e modificabili con OpenOffice. Legge e scrive, mi dicono, anche le presentazioni PowerPoint, ma non ho ancora avuto il piacere di verificarlo personalmente.
OpenOffice è corredato di controllo ortografico italiano, ed è molto più snello e leggero del suo antenato Staroffice 5.2, di cui ha perso fortunatamente l'impostazione da "grande mamma" che ti soffocava nel suo abbraccio. E' sparita, soprattutto, la pestifera barra delle applicazioni supplementare, e le richieste di memoria sono diminuite drasticamente.
OpenOffice è disponibile per Windows e per Linux; per il momento è soltanto in inglese, ma a breve esce la versione in italiano. Si può comunque già aggiungere il controllo ortografico italiano a quella inglese.
Sto scrivendo una delle mie solite squallide guide spicce e sporche all'installazione di StarOffice; appena è pronta la pubblico.
Ora non ci sono proprio più giustificazioni, neppure vaghe, per piratare i prodotti Microsoft.
Ciao da Paolo.
Nell'ormai lontano 1999 scrissi per Apogeonline un articolo intitolato "Microsoft, la festa è finita?" (http://www.apogeonline.com/webzine/1999/01/28/01/199901280101), in cui prevedevo che "il rendimento in Borsa non sarà quello iperbolico cui siamo stati abituati". Mi sono preso una bella dose di sberleffi per questa dichiarazione, ma a quanto pare ci ho azzeccato. Stando a un articolo di CNN Money (http://money.cnn.com/2002/04/12/pf/agenda_msft/index.htm), fino all'anno fiscale 2000 Microsoft aveva sempre ottenuto percentuali di incremento del fatturato a due cifre. Da due anni a questa parte, invece, si ragiona a cifra singola.
Negli ultimi dieci anni, la media annua di incremento delle vendite è stata il 30,5%; la crescita media annua dei profitti è stata il 37%. Queste due percentuali si attestano ora, secondo le previsioni degli analisti, ben al di sotto del 20%. Questi drastici cali hanno avuto un notevole effetto sul valore delle azioni Microsoft: da gennaio 2000 hanno perso il 49,3%.
Nonostante tutto, però, Microsoft è tutt'altro che spacciata, quindi la mia previsione è comunque zoppa. Anzi, Microsoft ha a disposizione risorse che non posso fare a meno di definire inquietanti, anche se l'aggettivo è un po' inflazionato. Sto parlando di soldi.
Tanti soldi. Una quantità letteralmente inimmaginabile. Alla fine del 2001, stando alle dichiarazioni fiscali, le riserve in contanti e in investimenti a breve termine convertibili in meno di un anno ammontano a 38,2 miliardi di dollari. In euro sono 41,2 miliardi; in vecchie lire sono (tenetevi forte) ottantunomila miliardi di lire. In contanti. Pagabili sull'unghia. E questa cifra aumenta di un altro miliardo di dollari (duemila miliardi di lire) al mese. Solo di interessi e dividendi su questa massa di denaro, Microsoft ha incassato nell'ultimo trimestre del 2001 circa 500 milioni di dollari (mille miliardi di lire).
Come segnala CNN Money, nessun'altra azienda non finanziaria ha così tanti contanti a disposizione. Le riserve in contanti di Ford, ExxonMobil e del gigante dei supermercati Wal-Mart, messe insieme, non arrivano a questa cifra. è una somma sufficiente a comperare l'intera industria dell'aviazione civile. Due volte. O se preferite, tutto l'oro di Fort Knox. Quattro volte.
E la catasta di banconote continua a crescere, grazie al fatto che il margine lordo di Microsoft (differenza fra ricavi e costi di produzione) è quasi sempre oltre il 90 per cento. Windows è preinstallato sul 92% dei PC. Le applicazioni della suite Office rappresentano il 96% di tutto il software per applicazioni d'ufficio.
Quello che mi inquieta è che una tale enormità di denaro è sufficiente a comperare (o strangolare) qualsiasi azienda concorrente. Un caso pratico di come ci si può comportare quando si sta seduti sopra ottantamila miliardi in contanti è l'Xbox. Stando a CNN Money, Microsoft perde soldi su ogni esemplare della sua sofisticata console. Fa niente: Microsoft si può permettere di lavorare in perdita per anni, pur di conquistarsi un posto di rilievo nell'industria dei videogame (che muove quarantamila miliardi di lire l'anno, più di tutti gli incassi dell'industria cinematografica), e soprattutto pur di togliere l'ossigeno a Sony, per la quale la Playstation 1 rappresentava il 30-35% dell'utile annuo.
E' probabilmente sufficiente anche a comperare i governi di vari paesi e indurli a desistere da propositi nefasti come l'introduzione del software open source (traduzione: software non-Microsoft) nella pubblica amministrazione. Microsoft contribuisce massicciamente alle campagne presidenziali USA. Presso The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/25157.html, in inglese) potete leggere che razza di pressioni e di terrorismo psicologico applica Microsoft al governo peruviano, che sta discutendo proprio l'introduzione del software open source per motivi di costo e – cito testualmente – di sicurezza nazionale. Per ora i peruviani rispondono per le rime, ma per quanto resisteranno a un fiume di denaro per finanziare ogni sorta di lobbying?
In confronto a questo livello di potere economico, agitarsi per il conflitto d'interessi dell'attuale governo italiano fa un po' ridere. Pensateci un attimo. Potete anche fare a meno di guardare la televisione, ma riuscireste a togliere Windows dalla vostra vita?
Ciao da Paolo.
Fare pipa durante gli spot è reato. Lo dice uno dei massimi esponenti dei media statunitensi. Un magistrato federale ordina di spiare le abitudini televisive degli utenti. Al senato USA si propone di integrare sistemi anticopia nell'hardware di televisori, riproduttori audio e PC. Microsoft brevetta un sistema operativo antipirateria. Largo alla Santa Inquisizione promossa dalla Confraternita dei Mediatici, e attenzione, perché gli inquisiti siamo noi.
Se il tema vi incuriosisce, leggete l'articoletto che ho scritto per Apogeonline, lo trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/07/01/200205070101
Detto questo, torno al tema descritto nel titolo. La BBC ha introdotto pochi giorni fa un motore di ricerca (http://www.bbc.co.uk/search/tryout/about.shtml) che ha lo scopo dichiarato di proteggere i deboli e i plagiabili dalla pornografia, dall'odio razziale e dalle altre idee devianti che albergano in Rete. Punto Informatico ha dedicato un articolo (http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=40030) in cui ha messo alla prova i potenti filtri che dovrebbero impedire l'accesso, tramite questo motore, a siti non adatti a tutta la famiglia.
L'idea dei motori di ricerca con censura incorporata lascia da sempre molto perplessi dal punto di vista etico, proprio perché si tratta di una censura che non si sa bene da chi sia decisa e con quali criteri venga applicata.
Ma è soprattutto dal punto di vista tecnico che si sono sempre levate le obiezioni più rumorose (nel senso di pernacchie). La teoria è che qualsiasi filtro avrà per definizione delle falle e che un dodicenne ormonalmente motivato riuscirà comunque a scovare siti porno o neonazisti o fondamentalisti, se ci si mette con un po' d'impegno. Creare un motore di ricerca censurato, insomma, sarebbe una perdita di tempo e una pia illusione.
Come regge il tentativo della BBC? Piuttosto bene, ma non nel senso che vi aspettereste. Infatti è sì scavalcabile con facilità, ma soprattutto è una fonte inesauribile di risate.
ATTENZIONE: il resto di questo articolo contiene per necessità molte parole scurrili. Se non desiderate leggerle e l'uso improprio delle parolacce non vi fa ridere, fermatevi qui. Il testo prosegue in bianco su sfondo bianco: se volete leggerlo, dovete selezionarlo, copiarlo e incollarlo in un editor di testi o in un word processor, oppure, se usate Opera come browser, cliccare sul pulsante Toggle between author mode and user mode, che rimuove i colori dal testo [nella versione originale distribuita come e-mail avevo invece lasciato diverse decine di righe vuote per impedire la lettura involontaria].
Ok, se siete arrivati fin qui ve la siete cercata, quindi non venite a lamentarvi con me se qualcuno si domanda cosa diavolo state leggendo.
Cominciamo con la demolizione del mito di poter censurare Internet. Il motore di ricerca della BBC fallisce clamorosamente con un semplicissimo espediente: usare parolacce in lingue diverse dall'inglese. Basta ad esempio immettere "capezzolo" per trovare l'indirizzo di una poesia erotica sicuramente non adatta a tutti i palati. Immettendo "lesbiche" si arriva a una "Live WebCam Chat" presso www.sessoorale.com, un nome che è tutto un programma.
Altra tattica di elusione del filtro: immettere i nomi delle pornostar. Lascio a voi procurarveli, caso mai non li conosceste. Con questo semplice espediente si trova davvero di tutto, con dovizia di immagini inequivocabili.
Ma la cosa imprevista e divertente è l'effetto prodotto da questo maldestro tentativo di censura (va detto che la BBC avvisa che il filtro è sicuramente imperfetto): una volta tolti di mezzo gli usi scurrili delle parole, restano quelli innocenti. Capita spesso che una parola volgare in una lingua sia perfettamente innocua in un'altra, e questo causa ogni sorta di incomprensioni irresistibili.
Grazie al motore di ricerca della BBC si scoprono così posti dai nomi stupefacenti, come Pompino Beach (http://www.endlessdays.com/pix/pages/img040446.html), in Florida, oppure come il Cazzo's Mexican Restaurant (a Friendswood, in Texas).
E che dire di questa domanda angosciata, ancor più inquietante se si considera che è tratta da un sito di commercialisti:
"What is FICA?" (ua1vm.ua.edu/~hr/payroll/payroll_faq.htm)
Si incontrano anche metodi educativi un po' drastici:
"... Education Secretary Raul Roco issued Department Order 54 revising "Panatang Makabayan" to inculate values of patriotism and citizenship in all Filipinos. ..."
(www.filipinaslibrary.org.ph/filipiniana/)
Anche alcuni devoti, a quanto pare, usano la stessa tecnica:
"... the habits of thankfulness. People who thank God before each meal, for example, inculate gratitude in themselves. In so doing, they open the door to gladness. ...
Questi sono soltanto alcuni esempi trovati in dieci minuti di prove fatte di fretta. Sono sicuro che saprete fare di meglio.
Dilettanti, ma divertenti, questi inglesi ;-)
Ciao da Paolo.
Detesto fare la figura del crociato anti-Microsoft, ma quando la notizia è ghiotta, non so trattenermi....
Solo ora si viene a sapere che Microsoft, sì, proprio Microsoft, è stata condannata per pirateria software da un tribunale francese. Il fatterello è successo a settembre dell'anno scorso, ma guarda caso nessuna testata ne ha parlato. Come mai?
Scriverò un articolo in proposito, ma se volete gustarvi la storia in anteprima in inglese, eccola:
http://newsforge.com/newsforge/02/05/07/2234251.shtml?tid=3
Secondo CNN (http://www.cnn.com/2002/TECH/internet/05/07/kazaa.software.idg/index.html), il software dormiente in Kazaa, denominato Altnet, si risveglierà nel corso del mese corrente. La data precisa non è stata rivelata. Quelli di Kazaa giurano che gli utenti verranno avvisati dell'attivazione e verrà concessa la possibilità di interromperla. Il circuito Altnet diffonderà musica protetta con sistemi anticopia (quanto sono testoni, questi discografici). Chi fornisce il sistema anticopia? Un nome a caso: Microsoft.
Si sapeva già che Episodio II, la nuova puntata della saga di Guerre Stellari, sarebbe stato disponibile online, come il suo predecessore, pochissimi giorni dopo la prima al cinema.
Quello che non ci si aspettava è che diventasse disponibile prima della prima. Secondo la BBC (http://news.bbc.co.uk/low/english/entertainment/film/newsid_1979000/1979844.stm), che cita il Los Angeles Times, sei giorni prima dell'uscita sul grande schermo Episodio II ha già iniziato a circolare. A quanto pare, una delle copie che circola è stata realizzata durante una proiezione privata del film usando una telecamera digitale montata su treppiede. Non ha molto l'aria di una cosa improvvisata da un nugolo di fan, vero?
Mi raccomando, non chiedetemi da dove si può scaricare questa copia del film. Non lo so e non intendo approfondire; so soltanto che è disponibile tramite IRC (Internet Relay Chat), e che studiando le foto dei fotogrammi del film (http://www.drudgereport.com/flashac.htm, http://www.drudgereport.com/id2426.jpg) si scoprono indizi utili. La dicitura "Telesync FTF" che compare nelle immagini è il nome di un gruppo di utenti che si scambia film tramite IRC (come indicato da http://www.vcdquality.com/index.php).
Non intendo approfondire semplicemente perché non ho intenzione di guastarmi lo spettacolo guardando un film altamente spettacolare (e, si spera, dotato stavolta anche di una trama passabile) in un riquadrino formato francobollo sullo schermo, magari con i rimbombi della sala e le teste degli spettatori che impallano. Vado al cinema perché voglio vederlo bene, su schermo gigante e con un impianto audio come si deve. E quindi pago, nonostante ci sia la copia pirata. Amici cinematografari, chi ha da intendere, intenda.
Un'altra chicca a proposito di Guerre Stellari e poi la smetto: la versione inglese del film è più corta di quella standard di un secondo. La commissione di censura britannica ha infatti chiesto di rimuovere una brevissima scena, ritenuta troppo violenta per consentirne la visione anche ai bambini.
Cosa c'è di così violento? Una testata! In un film in cui si combatte a colpi di spade laser, in una saga in cui la gente viene tagliata in due (Darth Maul) o si trova con la mano mozzata (Luke Skywalker) o un braccio amputato (l'attaccabrighe della scena della cantina di MOS Eisley), la commissione di censura ritiene che sia diseducativo mostrare una testata.
Commento finale per i veri fan: no, mi spiace, la testata non coinvolge Jar Jar Binks. Purtroppo.
Ancora fantascienza: se vi interessa vedere in originale e in anteprima la nuova serie Enterprise di Star Trek, ambientata prima di Kirk, Spock e soci, è disponibile sporadicamente tramite ftp a questo indirizzo:
deepspace9.homelinux.org
username: ospite
password: cesira
Le puntate sono di dimensioni variabili (da 80 a a 440 mega) e di qualità dal passabile all'ottimo.
Se qualcuno sapesse fornirmi la puntata 4x20 di Charmed, chiederò all'operatore del sito di Star Trek di privilegiarlo nello scaricamento delle sue puntate ;-)
Buona visione!
Ciao da Paolo.
A proposito del messaggio precedente in cui parlavo di dove e come scaricare Star Trek, devo fare due precisazioni importanti per il buon funzionamento del sistema:
-- scaricate UN file alla volta a testa. Lasciate spazio anche agli altri. Se c'è più di uno scaricamento proveniente dallo stesso indirizzo IP, ne verrà mantenuto soltanto uno; gli altri verranno interrotti.
-- il server chiude all'una di notte e riprende l'indomani mattina. Non iniziate a scaricare la sera tardi, perché verrete sicuramente interrotti.
-- la password cambia molto spesso; vi avviserò dei cambiamenti tramite questa newsletter.
Magari vi interessa saperlo: il server ftp in questione è un autentico dinosauro (Celeron 266) di quattro anni fa, sul quale gira Linux. E direi che gira piuttosto benino, visto il successo dell'iniziativa. Mi raccomando, non abusatene, altrimenti la festa finisce e si va tutti a casa, me compreso.
Grazie e ciao da Paolo.
Devo ringraziare una lettrice del mio forum Rai per questa segnalazione: Clarence.com ha annunciato di aver ricevuto una segnalazione anonima secondo la quale le versioni di prova dei siti dei Servizi segreti, dell'Antitrust, delle FS e altro ancora sono liberamente consultabili in lungo e in largo senza neppure dover immettere un codice d'accesso. In altre parole, sono lì in bella mostra.
Tutta la storia presso http://www.clarence.com/contents/tecnologia/speciali/020510servizi/01.html
Credo che l'originale delle pagine segnalate da Clarence non sia più accessibile (l'avranno blindato, si spera), ma è una bella chicca.
La cosa più divertente è che, come dicevo, scoperte di questo tipo non richiedono né intrusioni né strumenti particolari, ma semplicemente l'uso attento dei motori di ricerca (si comincia cercando "Index of /test" e poi si va avanti da lì....).
Ciao da Paolo.
PS Mi scuso con tutti coloro ai quali non ho ancora risposto via e-mail. Sono presissimo, e come ben sapete faccio queste cose nel poco tempo lasciato libero dal lavoro. Se non vi rispondo, non è perché non mi va, ma perché mi fanno male le mani a furia di scrivere alla tastiera tutto il santo giorno. Se ci fosse un'interfaccia diretta cervello-tastiera, risolverei un sacco di problemi... ;-)
Ri-Ciao da Paolo.
Come avevo segnalato in anteprima in questa newsletter, Microsoft è stata condannata per pirateria software. La notizia è leggermente meno esplosiva di quel che potrebbe sembrare, ma comunque è un precedente notevole. Tutti i dettagli nel mio articoletto per Apogeonline, che trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/14/01/200205140101
Dopo un periodo di relativa calma sul fronte bufale, ne è comparsa prorompentemente una nuova: quella che avvisa dei pericoli igienici delle lattine non pulite. L'avviso racconta che un tizio è morto perché ha bevuto da una lattina sulla quale un topo aveva fatto pipì (durante gli spot televisivi o meno, non è precisato, http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/07/01/200205070101).
Il consiglio igienico è senz'altro valido, ma il resto del messaggio è una colossale bufala. Sono in debito con un fulmineo lettore, "ntucci", che promuovo sul campo Aiuto Detective Antibufala perché ha scovato subito la smentita, che trovate in francese qui:
http://www.hoaxbuster.com/hliste/01_09/leptospirose.html
Una bufala analoga è descritta in inglese presso http://urbanlegends.about.com/library/blrats.htm.
In sintesi: la bufala è originata in america e circola dal 1998, ma è stata come al solito riconfezionata con riferimenti locali per renderla più plausibile. Secondo Hoaxbuster, è vero che i topi sono portatori di leptospirosi e possono trasmetterla all'uomo, ma la leptospirosi non è una malattia folgorante come descritto nell'appello: ha un periodo di incubazione che varia da 4 a 19 giorni, ossia più che sufficiente per andare in ospedale e farsi curare con gli antibiotici.
Anche se le ragioni esposte nell'appello sono false, pulire i recipienti dai quali si beve è comunque una normale precauzione igienica altamente consigliabile, specialmente per le lattine.
Fine dell'antibufala!
Ciao da Paolo.
Nel mio articolo pubblicato su Apogeonline presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/14/01/200205140101
ho detto che "Microsoft proseguirà tranquilla nella propria attività, considerato che incrementa le proprie riserve in contanti al ritmo di un miliardo di dollari al mese e può quindi pagare l'ammenda con mezza giornata di lavoro." L'ammenda ammonta a 3 milioni di franchi.
Un lettore ha giustamente obiettato che in realtà ci vuole molto meno di mezza giornata. 3 milioni franchi sono (erano) 412.000 dollari. Se Microsoft mette in banca mediamente un miliardo di dollari al mese, e lavora una media di 25 giorni al mese, significa che mette in banca 40.000.000 di dollari al giorno. Ipotizzando otto ore di giornata lavorativa, incassa insomma 5.000.000 di dollari l'ora, pari a 83.333 dollari al minuto.
Per pagare l'ammenda di 412.000 dollari, insomma, non le serve mezza giornata. Le bastano cinque minuti.
In pratica, la condanna inflitta a Microsoft sembra una cifra considerevole, ma in realtà le costa quanto concedere una pausa caffè a tutti i propri dipendenti. Una sola volta.
E' questo che intendo per impunità di fronte alla legge. Ed è questo che mi impensierisce.
Ieri sera (giorno della prima qui in Inghilterra) ho visto Episodio II. Consigli: anche se siete fan esperti della serie, documentatevi. La trama è molto complessa e molti eventi non hanno senso se non avete una chiara idea dei rapporti fra le varie fazioni in lotta. Se non vi preparate un pochino, non capirete perché alcuni di quelli che sembrano nemici sono in realtà amici e viceversa. Comunque sia, fan o meno, questo film merita decisamente di essere visto e non vi lascerà certo la sensazione di imbarazzo e disagio di "Minaccia Fantasma".
Visivamente, il film è una festa per gli occhi. Yoda dimostra di avere ottime ragioni per essere un gran maestro Jedi ;-). E quando lo fa, tutti ridono per una frazione di secondo ma poi si devono ricredere. Finalmente la trama è decente, ricca di sorprese e di piacevoli rimandi agli altri film della serie (soprattutto a certi eventi "futuri"). Lungi dalle zuccherosità per bambini di "Minaccia Fantasma", qui la gente si fa male, soffre e muore.
Hayden "Anakin" Christensen è molto bravo nel rendere il carattere iracondo di colui che un giorno diverrà Darth Vader. Natalie "Amidala" Portman è un po' ingessata nella sua recitazione, ma i maschietti non ci faranno molto caso grazie a tutine molto aderenti; Ewan MacGregor se la cava più che bene, e naturalmente Christopher Lee è un mito. Soprattutto, Jar Jar c'è pochissimo e fa la parte che si merita: quella dell'imbecille, solo che la sua imbecillità è in un certo senso la causa scatenante del crollo della Repubblica.
Gli unici punti piuttosto deboli del film sono le scene romantiche, che sembrano tratte di peso da un altro film: lo stacco è talmente netto che sembra che il proiezionista abbia scambiato le bobine con "Tutti insieme appassionatamente", e i due attori sono vistosamente in imbarazzo nello scambiarsi battute della serie "questa scena la scriveva meglio una scimmia bendata". Ma fa niente; il modo in cui finalmente Anakin rivela la sua pericolosità (stupidamente rimossa da "Minaccia Fantasma", ma ripristinata nella versione DVD) è ottimo e prepara bene il terreno per gli scontri emotivi del prossimo film. Rivediamo molti luoghi cari alla trilogia originale, comprese alcune persone già incontrate in Episodio IV ("Guerre Stellari" originale). E confermo quello che hanno detto molti fan che l'hanno visto in anteprima: dopo gli eventi di Episodio II, il film precedente ha molto più senso.
Anche l'umorismo è contenuto, meno grezzo e bambinesco che in Episodio I e non dà troppo fastidio (e soprattutto ci sono un paio di battute che – se non vengono rovinate dalla traduzione italiana – vi faranno ridere e venire i brividi se conoscete il seguito della vicenda). Le battaglie sono un vero tour de force tecnico e vi terranno inchiodati alle poltrone: il tema del film è azione, azione, azione. A volte succedono così tante cose nella stessa inquadratura che non si sa dove guardare e gira la testa.
Ma soprattutto credo che vi colpiranno la ricchezza incredibile dei colori e delle sfumature, la maestosità delle ambientazioni, la fantasia sfrenata dei costumi e dei veicoli. Finalmente gli effetti speciali, a parte qualche sbavatura qua e là (la Portman diventa molto rigida quando cavalca una certa creatura -- no, non è Anakin) si integrano con naturalezza nella scena come elementi qualsiasi. Se solo si potesse fare lo stesso per migliorare certe recitazioni degli attori in carne e ossa, ne saremmo tutti grati....
Andate a vederlo al cinema, ma in un cinema decente e con un audio come si deve. Lasciate perdere le copie pirata. Questo è un film da vedere sul grande schermo e con l'amplificatore a manetta. Diamine, non è Shakespeare: è un film di azione.
Per gli amanti delle chicche, ne posso confermare alcune segnalate da vari siti: nella scena del bar, date un'occhiata alla ragazza rotondetta che ammicca a Obi-Wan intanto che è seduta accanto a un uomo di colore. E' una delle figlie di George Lucas, e l'uomo è Ahmed "Jar Jar" Best. Nella stessa sequenza c'è anche un uomo magrolino, di carnagione molto chiara, con i capelli biondi corti e dritti, vestito con un'uniforme blu: è Anthony Daniels, l'attore che sta dentro C3PO (il robot umanoide). Nella scena al tramonto su Tatooine, fate caso all'ombra di Anakin sul muro della casa. Infine, in una scena nel Senato, guardate in alto: in uno dei balconcini c'è un uomo in vestiti molto normali, con i capelli grigi, senza alcun effetto speciale o trucco alieno. Non è ancora confermato, ma pare proprio sia George Lucas.
Buon divertimento!
Ciao da Paolo.
Microsoft ha tanto a cuore la vostra privacy. Se usate Hotmail, verificate le vostre preferenze di privacy (nel senso di "non voglio essere subissato di pubblicità"): secondo un articolo citato da Slashdot e reperibile in inglese presso http://www.eastsidejournal.com/sited/story/html/92308, Microsoft ha infatti modificato arbitrariamente, e senza avvisare gli utenti, le loro impostazioni, per cui risulta che gli utenti Hotmail hanno dato a Microsoft il permesso di condividere con i "partner Microsoft" (non chiedetemi chi sono) il loro indirizzo di e-mail, la data di nascita, la professione e altri dati personali.
Questo, secondo l'articolo, avviene anche per chi ha impostato il proprio accesso Hotmail in modo da non dare questo permesso. Secondo un altro articolo, che trovate in inglese presso http://www.theregister.co.uk/content/6/25314.html, le preferenze degli attuali utenti del suo sistema Passport sono stati reimpostate a forza e ora chiunque usi Passport condivide il proprio indirizzo di posta e altri dati personali con i soliti non meglio precisati "partner Microsoft", che assai probabilmente includono parecchie agenzie pubblicitarie (spammer, insomma). In pratica, nella pagina di registrazione delle proprie preferenze sono comparse tre nuove caselle, due delle quali sono preattivate: "Share my email address" e "Share my other registration information" (nella versione inglese). I nuovi utenti, invece, le trovano disattivate.
Ogni commento è decisamente superfluo.
I dettagli sono (in inglese) presso http://www.theregister.co.uk/content/6/25307.html, ma la sostanza è questa: Microsoft ha rilasciato un'ennesimo aggiornamento di sicurezza per Internet Explorer che tura (o dovrebbe turare) ben sei falle di sicurezza del browser (versioni 5.01, 5.5 e 6.0) più tutte quelle precedentemente scoperte. Microsoft stessa dice che si tratta di un aggiornamento "critico", quindi non va preso sottogamba.
Le falle da turare consentono piacevolezze come eseguire programmi sul computer della vittima quando visita una certa pagina Web o riceve un e-mail, leggere i file presenti nel vostro computer, permettere a un sito di leggere i cookie depositati da un altro, e far credere a IE che una pagina Web su Internet è in realtà nella vostra rete locale e quindi è da considerare fidata, con tutti i rischi del caso. Un'altra falla, infine, permette di far sembrare innocuo un allegato che invece contiene un programma eseguibile (un virus, ad esempio).
L'annuncio ufficiale di Microsoft è presso http://www.microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/security/bulletin/MS02-023.asp.
Il problema è che comunque, stando a un altro articolo di The Register (http://www.theregister.co.uk/content/55/25326.html) che contiene molti dettagli tecnici, di falle gravi conosciute in Internet Explorer ne restano altre dodici.
Se volete verificarle, GreyMagic ha preparato dei test innocui, che trovate presso http://sec.greymagic.com/adv/gm001-ax/. L'elenco delle falle non turate è invece presso http://jscript.dk/unpatched/.
Ancora convinti che sia una buona idea usare Internet Explorer? Non è il caso di passare a qualcosa di alternativo, ad esempio Opera?
Già si sapeva che la Reggia di Caserta era stata scelta per ambientare il palazzo reale di Naboo, ma grazie a una lettrice (prairie.rider) posso dirvi che anche molte delle scene romantiche di Episodio II sono state girate in Italia. Per la precisione, a Villa Balbianello. Se visitate il sito http://www.larioonline.it/territorio/centrolago/italiano/villabalbianello.html, troverete una foto dell'attracco per la barca di Amidala e presso http://www.verbing.com/Pix/Italia/Como/villaB.html vedrete uno scorcio della balconata dove si svolgono molte delle situazioni fra Anakin e Amidala.
Ho l'impressione che ci sarà un boom di matrimoni su quella balconata ;-)
C'è un ottimo articolo dell'esperto di sicurezza Bruce Schneier presso http://www.counterpane.com/crypto-gram-0205.html che spiega come con un po' di gelatina alimentare e un po' di ingegno si possono imbrogliare gli scanner delle impronte digitali che vanno così di moda nelle banche e persino su certi computer portatili come chiave di sblocco.
La facilità dell'operazione dimostra ancora una volta che non è ancora stata capita la lezione di base: affidarsi esclusivamente alla tecnologia non risolve i problemi e rischia di invadere soltanto la privacy dei cittadini onesti, lasciando indisturbati i criminali.
Le nuove animazioni che abbelliscono (si fa per dire) le pagine Web di molti siti sono realizzate nel formato Flash. Un articolo di Punto Informatico (http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=40122) spiega che queste animazioni hanno un'opzione che (se attivata) accende il vostro microfono e la vostra webcam e trasmette a chissà chi i suoni e le immagini della vostra casa o del vostro ufficio. Vergognoso e inquietante.
Presso http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=40192 c'è un articolo sulla catena di sant'Antonio che promette di farvi tutti milionari. La cosa interessante è che un lettore dichiara di aver trovato nome, cognome e indirizzo del fondatore della catena, che è l'unico che ha discrete possibilità di arricchirsi davvero. La segnalazione è qui: http://www.punto-informatico.it/pol.asp?fid=40192&mid=189478.
Chi volesse scaricare la nuova serie Enterprise può visitare questo sito con ftp:
indirizzo: deepspace9.homelinux.org
username: visitor
password: d4riogand
Attivo 24/7 (se non va in crash -- ma è una macchina Linux, vediamo se regge).
Ciao da Paolo.
Recentemente alcuni sondaggi hanno indicato che molti utenti della Rete considerano più attendibili le informazioni che trovano in Rete di quelle che trovano nei media tradizionali. Un apparente controsenso, dato che in teoria chiunque può scrivere su Internet, mentre per scrivere sui giornali o leggere notizie in televisione occorre avere una certa competenza e rispettare un codice di comportamento.
Quindi il livello delle informazioni sui media tradizionali dovrebbe essere molto superiore a quello reperibile mediamente su Internet. Invece non è così. L'ultima mirabile prova dello sfacciato disprezzo per i fatti di tanti di coloro che si fregiano del titolo (e dei privilegi) di giornalista ci è offerta da Tullio Kezich, che credevo fosse un critico cinematografico di specchiata fama. Si vede che ricordo male, o forse è uno straordinario caso di omonimia, dato che un individuo di questo nome incappa in una serie di svarioni in confronto ai quali il mitico Panerai di Panorama next (se non sapete chi è, leggetevi gli archivi di questa newsletter oppure Clarence.com) è un sagace esperto.
Il luogo del delitto è il Corriere della Sera di sabato 18 maggio 2002. Qui, a pagina 38, il nostro Kezich recensisce "Episodio II - L'attacco dei cloni". E succede il finimondo. Stando al mitico Kezich, il futuro "genio del male" dall'elmo nero e il respiro affannoso si chiama _Dark_Vater_.
Sì, avete letto bene. V-A-T-E-R. Come in "oscura tazza del gabinetto", che è probabilmente il posto in cui Kezich si è ritirato a comporre questa allucinante recensione.
Caro signor Kezich, lei che si fa pagare per scrivere sul Corriere, abbia la cortesia di documentarsi prima di dire fregnacce come questa. Il personaggio in questione si chiama (e lo sanno anche i muri) Darth Vader, o se preferisce la versione del doppiaggio italiano della trilogia originale, "Dart Fener". Di certo non si chiama Vater. Visto che i lettori _pagano_ per leggere quello che lei scrive, sarebbe perlomeno cortese dare loro un servizio decente. Macché.
Lasciamo stare che la principessa Amidala diventa "Amidale", lasciamo stare il fatto che Kezich rivela moltissime delle sorprese della trama, cosa scorrettissima. A complemento di questa recensione, il Corriere pubblica un "dizionario per non smarrirsi nella Galassia" che non è firmato da Kezich ma contiene lo stesso una serie infinita di stupidaggini e che invece di aiutare il lettore a non smarrirsi lo fa perdere del tutto.
Se non conoscete la saga di Guerre Stellari probabilmente non capirete la gravità degli errori commessi, ma in tal caso credetemi sulla parola: è come se Kezich (o chi per lui) avesse detto che l'eroina dei Promessi Sposi si chiama Lucio, il cattivo è soprannominato l'Inusitato e l'Azzeccagarbugli è un crudele gioco al quale Renzo partecipa per salvare la spasimata.
Ed ecco gli errori, nello splendore del Dolby Surround:
"Boba Fett: laconico cacciatore di taglie, non toglie mai l'elmo" - In Episodio II, Boba è ancora bambino (sarà grande negli episodi successivi) e l'elmo proprio non se lo mette mai in Episodio I.
"Killer-stick: pericolosi discendenti delle nostre sigarette" - Si chiamano "death-sticks". Almeno nella versione originale, non so come sia stato doppiato questo termine.
Il migliore di tutti è questo:
"Qui-Gon Jinn: la prova di forza di tutti i cavalieri Jedi" - Qui-Gon Jinn non è una "prova di forza", è un _personaggio_, accidenti! Per la precisione, è uno dei personaggi principali di Episodio I.
E poi ci si chiede come mai la gente si fida più di Internet che dei giornali.
Ciao da Paolo.
Messaggio di servizio: qualcun altro, oltre a me, non riesce più ad accedere alla propria casella di posta su tin.it da circa ieri pomeriggio (22/5)?
Il sito Tin.it dice che oggi "potrebbero verificarsi alcuni problemi" sulla posta, ma un'interruzione di servizio così prolungata sarebbe davvero vergognosa. O magari sono io che ho il PC in palla ;-).
Se siete utenti tin.it, fatemi sapere comunque qualcosa, sia che vi funzioni, sia che non vi funzioni. I problemi sembrano essere iniziati da quando Tin.it ha diramato la circolare sul nuovo numero unico di accesso (702-000-10xx), ma potrebbe essere una coincidenza.
Se volete scrivermi, potete comunque usare il solito topone@pobox.com.
Grazie e ciao da Paolo.
Grazie a tutti per le conferme: in effetti c'è stato un problema con i server di posta di Tin.it che ora sembra essersi risolto. Come a molti di voi, anche a me per circa 24 ore non è arrivata posta, e adesso è arrivato un diluvio di messaggi arretrati.
Tin.it ora segnala questo messaggio a chi tenta di accedere alla propria posta tramite Web:
http://phx1a.cp.virgilio.it/static/webmail_IT/phoenixloginerror.html
"Gentile Cliente, a causa di manutenzione straordinaria per interventi migliorativi sul sistema di posta elettronica, il servizio di webmail oggi non è disponibile. Ti invitiamo ad accedere alla tua casella di posta utilizzando un qualsiasi programma di posta elettronica. Ci scusiamo per i temporanei disagi!"
Sembra che ora tutto funzioni, ma se avete ancora problemi con Tin.it provate a controllare le impostazioni del vostro programma di posta: al posto di mail.tin.it, come server per lo scaricamento della posta provate a impostare in.virgilio.it (non garantisco, ma a me ha risolto il problema).
Un lettore pone un dubbio molto interessante sulla nuova offerta di accesso di Tin.it basata su un "numero unico nazionale". Praticamente, tutti gli utenti Tin.it (me compreso) hanno ricevuto nei giorni scorsi l'invito a cambiare il numero telefonico di accesso, sostituendo quello locale (col prefisso della propria località) con un numero unico valido per tutto il territorio nazionale (702 000 10xx). Chi si collega tramite GSM è invitato invece a usare il numero 066 99 23940.
Il dubbio è che ci sia un "favoritismo" di Tin.it nei confronti di Telecom Italia: il numero nuovo è infatti accessibile _soltanto_ usando Telecom Italia. Pertanto chi usa altri operatori telefonici a tariffe urbane più convenienti non ha alcun beneficio economico nell'usare il nuovo numero nazionale.
Ad esempio, io sono in questo momento a Pavia, e il mio operatore alternativo (Tele2) mi offrirebbe uno sconto sulle chiamate urbane che faccio per collegarmi a Internet (specificamente con Tin.it). Se uso il vecchio numero di accesso di Tin.it (0382-vattelapesca), posso usare le tariffe scontate di Tele2. Se uso il numero unico nazionale no. In pratica, c'è il rischio che usare il nuovo numero costi di più che usare quello vecchio.
Tuttavia mi risulta che i vecchi numeri di accesso siano ancora funzionanti e che non vi sia l'intenzione di abolirli. Di conseguenza, se usate un operatore telefonico alternativo a Telecom, vi conviene continuare a usare i vecchi numeri di accesso, prendendo nota di quello nuovo caso mai ci fossero problemi. Contattate il vostro operatore telefonico e verificare le tariffe delle varie opzioni di accesso.
Se qualcuno ha maggiori informazioni sulla vicenda, mi faccia un fischio! Adesso devo andare ad arginare la pioggia di posta arretrata.
Grazie e ciao da Paolo.
Ho scritto per Apogeonline un articolo che spiega come si scavalca la protezione dei CD anticopia, tipo quello di Celine Dion, usando un semplice pennarello. Quanti miliardi hanno speso i discografici per questi sistemi totalmente inutili?
L'articolo, se vi interessa, è qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/22/01/200205220102
Questo fine settimana vado a Bellaria alla Sticcon, la convention annuale dei fan di Star Trek (tutti i dettagli sono presso www.stic.it). E' un'occasione particolarmente ghiotta quest'anno perché fra gli altri attori delle serie Trek che saranno presenti spicca il nome di Leonard Nimoy, l'indimenticabile vulcaniano della Serie Classica.
Potrebbe anche essere l'occasione per conoscerci di persona io e voi: io sono facilmente riconoscibile, dato che somiglio a Hom (l'assistente muto e longilineo di Lwaxana Troi) e indosserò una T-shirt nera con l'Enterprise-A davanti e la dicitura "Star Trek Adventure" (originale dalla Florida) oppure una felpa nera con il logo di Star Trek e una spilla con il simbolo della Federazione dei Pianeti Uniti. Mia moglie porterà un orecchino bajorano. Se preferite il riconoscimento facciale, trovate mie inquietanti immagini presso il mio sito: http://www.attivissimo.net/me/me.htm#Pix oppure presso Apogeonline (http://www.apogeonline.com/apogeo/Biografia.po?Aut=Paolo%20Attivissimo).
Si sta diffondendo tramite Kazaa un virus, di nome Benjamin, che si spaccia per un file audio o video. I dettagli saranno in un mio prossimo articolo per Apogeonline, ma la sostanza è questa: anche i file che scaricate dai sistemi di scambio come Kazaa, WinMX, Gnutella, Audiogalaxy e compagnia bella vanno esaminati con un antivirus, e l'antivirus deve essere aggiornato.
Nel frattempo è stata anche attivata Altnet, la sotto-rete di Kazaa che era stata installata nei PC degli utenti senza avvisarli. Per ora si limita a offrire brani legalmente scaricabili a pagamento, protetti con le tecniche anticopia Microsoft.
Secondo un articolo pubblicato da eWeek (http://www.eweek.com/article/0,3658,s%253D701%2526a%253D26875,00.asp), un funzionario di alto livello di Microsoft ha testimoniato di fronte a un tribunale federale USA che "condividere informazioni con la concorrenza potrebbe mettere in pericolo la sicurezza nazionale e persino minacciare lo sforzo bellico americano in Afghanistan". Ha aggiunto inoltre che alcune parti del codice Microsoft sono così difettose che "non possono essere rivelate senza pericolo". Pertanto Microsoft ha chiesto al tribunale di prevedere una clausola che le consenta di invocare "motivi di sicurezza nazionale" quando Microsoft non ritiene opportuno divulgare il funzionamento del suo software. Complimenti, ora sì che ci sentiamo più tranquilli.
Nei giorni scorsi ho riferito che gli utenti Hotmail potrebbero trovarsi esposti a un bombardamento di spam (e-mail pubblicitarie) perché Microsoft ha modificato arbitrariamente le impostazioni dei loro accessi a Hotmail. Secondo PCWorld le cose non stanno esattamente così: Microsoft ha deciso di rendere chiaramente visibili delle opzioni di privacy che prima erano seminascoste e così molti utenti si sono accorti che avevano distrattamente impostato la loro casella Hotmail in modo da divulgare i propri dati personali. Colpa dunque degli utenti distratti, magari aiutati da contratti poco leggibili, ma comunque mi trovo a chiedere scusa a Microsoft per essere incappato nella sindrome dell'"al lupo, al lupo".
I dettagli sono qui (in inglese): http://www.idg.net/ic_863486_1794_9-10000.html
Dopo la mia indagine poco incoraggiante su Thebreastcancersite.com, il sito che promette mammografie in cambio di cliccate, molti lettori mi hanno scritto chiedendomi un'indagine analoga su un altro sito analogo, che ha gli stessi proprietari di quello delle mammografie. Sto parlando di Thehungersite.com, che promette di donare cibo contro la fame nel mondo in cambio di cliccate.
Il sito thehungersite.com esiste da anni e parrebbe essere molto più efficiente del suo giovane parente mammografico. Esaminando i resoconti di maggio 2002, ad esempio, disponibili presso il lunghissimo link (va digitato tutto su una riga):
http://www.thehungersite.com/cgi-bin/WebObjects/CTDSites.woa/112/wo/LV0000lx700Y2400c8/1.0.41.1.3.0.1.0.29.0.CustomContentLinkDisplayComponent.0.0
risulta che per ogni cliccata viene donata più di una tazza di cibo. Una cliccata, insomma, ha un risultato tangibile.
Va detto che io non sono in alcun modo collegato all'organizzazione e non ho modo di verificare se i fondi raccolti vanno effettivamente a nutrire gli affamati del mondo, ma penso possa valere il principio della presunzione di innocenza, visto che fra l'altro Thehungersite.com è uno dei siti più famosi della Rete e ha vinto numerosi riconoscimenti.
L'unico dubbio, volendo essere scrupolosi e anche un po' cinici, è che bisognerebbe fare due conti e vedere quanto costerebbe donare direttamente quella tazza di cibo mandando soldi all'Unicef o simile. In ogni caso, una donazione piccola è sempre meglio di niente.
E' stato ottenuto un piccolo successo nei confronti di una famosissima truffa online, quella basata su e-mail provenienti da sedicenti ex funzionari governativi di paesi africani che vi promettono miliardi se li aiutate a sbloccare certi fondi di origine non proprio cristallina.
Non è facile arrestare chi sta dietro a questa truffa, anche perché in certi paesi le autorità e le forze di polizia chiudono un occhio e anche due, incoraggiati da abbondanti mazzette, ma ogni tanto succede. The Register infatti ha annunciato l'arresto da parte della polizia sudafricana di sei cittadini dell'Africa Occidentale, accusati di far parte di una banda specializzata in questa truffa.
L'articolo originale è qui: http://www.theregister.co.uk/content/6/25394.html
Questo fermerà il diluvio di improbabili inviti a diventare milionari/miliardari? Certo che no. Però è una conferma del fatto che si tratta di una proposta illegale. Una conferma peraltro necessaria, dato che sono in molti ad abboccare, anche se sembra incredibile.
Se vi state chiedendo perché la mia Webcam inquadra ossessivamente da giorni una poltrona vuota e un televisore spento (nonché una pecora e un maiale di peluche in atteggiamento equivoco), è semplicemente perché sono in vacanza in Italia con la famiglia e ho lasciato la Webcam puntata sulla poltrona in cui va a dormire il nostro gatto Biru. Ogni tanto riusciamo a coglierlo mentre fa uno dei suoi lunghi pisoli e questo ci aiuta a sentirne meno la mancanza (non può viaggiare con noi a causa della quarantena).
Certo che è incredibile quello che possiamo fare oggigiorno. Io sono qui in Italia, e posso guardare in casa mia a milleseicento chilometri di distanza. Fantascienza.
Ciao da Paolo.
Se vi interessa capire cosa sta succedendo in mezzo al putiferio di virus, cause legali e attivazioni a sorpresa che ha colpito Kazaa, ho scritto per Apogeonline un articolo che riassume l'intera faccenda. Lo trovate presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/05/28/01/200205280101.
In un mio recente articolo ho scritto erroneamente che è tuttora possibile accedere ai numeri Internet di Tin.it tramite Tele2. In realtà adesso non è più così, solo che stupidamente non ho verificato appena prima di scrivere come faccio di solito e mi sono fidato delle mie prove di qualche mese fa. Scusatemi per l'errore: ringrazio tutti i lettori che me l'hanno segnalato.
Ovviamente a questo punto il dubbio sulla possibile concorrenza sleale di Telecom non ha più senso, a meno che esistano altri operatori che consentono di accedere ai numeri Internet “normali” (quelli con il prefisso urbano) di Tin.it e non consentono invece di accedere al nuovo numero unico nazionale di Tin.it.
Molti lettori mi hanno segnalato un e-mail che non è una vera e propria catena di Sant'Antonio ma sta circolando furiosamente in Internet: si tratta della registrazione (in formato MP3) o della trascrizione di uno sconclusionatissimo ed esilarante discorso che sarebbe stato tenuto dal sindaco di Contursi Terme (o di Palomonte, a seconda delle versioni) al matrimonio del nipote.
Il discorso è divertente, ma non è autentico, per cui rideteci sopra ma non usatelo per trarre le conclusioni politiche che circolano di solito insieme al messaggio. Soprattutto, i sindaci citati sono estranei alla vicenda e anzi non hanno molto gradito questo danno alla loro reputazione.
La mia indagine antibufala è pubblicata presso http://www.attivissimo.net/antibufala/discorso_sindaco.htm e tutti i dettagli della bufala sono presso il sito del programma Rai Golem, all'indirizzo http://www.radio.rai.it/radio1/golem/golem2001-2002/archivio/popup/2002_04_23_speciale.htm.
Di solito le vulnerabilità sono appannaggio di Internet Explorer, ma questo non vuol dire che gli altri browser ne siano immuni (semplicemente ne hanno di meno). Questa volta tocca a Opera, il browser che raccomando da tempo immemorabile come sostituto più sicuro di Internet Explorer. Quelli della GreyMagic Software hanno infatti trovato una falla nelle versioni 6.01 e 6.02 di Opera per Windows che consente a un sito Web ostile di leggere qualsiasi file dal computer della vittima.
Una vulnerabilità non da poco, non vi pare? In un articolo di The Register (http://www.theregister.co.uk/content/55/25459.html) trovate anche il codice HTML da usare per dimostrare questa falla. Sul sito di GreyMagic trovate una dimostrazione già pronta, all'indirizzo http://sec.greymagic.com/adv/gm001-op. La vulnerabilità è stata già risolta nella nuova versione di Opera, la 6.03, e non è presente nella versione 6.0. Se siete utenti di Opera per Windows, consiglio vivissimamente di scaricarla e installarla subito.
Sembra la classica storiella da primo d'aprile, invece è vera. E' possibile che l'Unione Europea si trovi costretta, tra breve, a imporre un sistema di quote, simile a quello delle quote latte (con relative penali), sui rutti e peti dei bovini.
In paesi come l'Irlanda, le emissioni delle mucche costituiscono il 35% delle emissioni inquinanti gassose del paese, che contribuiscono all'effetto serra. L'attuale tetto di generazione di gas a effetto serra dell'Irlanda è stato fissato a 64,5 milioni di tonnellate, ma con l'aiuto di oltre otto milioni di mucche ruminanti questa ragguardevole cifra viene superata regolarmente. L'unica alternativa è contenere le flatulenze bovine. Vi starete certamente domandando come, ma prima che la vostra fervida fantasia galoppi là dove non è meglio andare, vi dico subito che le tecniche proposte consistono semplicemente in cambi di dieta e in stalle al coperto con sistemi di raccolta del biogas.
Se tutto questo vi inquieta e volete saperne di più, la notizia è riportata dalla BBC qui:
http://news.bbc.co.uk/hi/english/uk/northern_ireland/newsid_662000/662397.stm
Microsoft ha fatto di tutto per impedire che si potesse trasformare la sua console per videogiochi in un vero computer (quale è in realtà), ma non c'è riuscita. Con 299 euro ci si può portare a casa un vero e proprio PC che legge anche i DVD video. Interessante, vero? Ma attenzione all'inghippo. Tutti i dettagli della faccenda sono nel mio articolo per Apogeonline, che trovate presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/06/04/01/200206040101.
La RIAA, l'associazione dei discografici americani, ha spostato i propri cannoni legali contro un altro sistema di scambio file: Audiogalaxy è finita in tribunale il 24 maggio 2002 presso la corte federale di New York, accusata di non aver fatto abbastanza per impedire che i propri utenti si scambino musica protetta da copyright. La RIAA ha in corso cause anche contro Napster (che nel frattempo ha dichiarato bancarotta), StreamCast Networks e il suo Morpheus, Kazaa BV, Grokster, MP3Board e Madster (che un tempo si chiamava Aimster).
I dettagli della notizia (in inglese) sono qui: http://news.com.com/2100-1023-922729.html. La morale è sempre la solita: i sistemi di scambio file basati su un sito centrale verranno sempre e comunque trascinati prima o poi in tribunale. E' quindi inutile perdere tempo e intasarsi la macchina di spyware usando Kazaa e compagnia bella. Ci vuole un sistema totalmente decentrato (Gnutella o Freenet, ad esempio, oppure le piramidi ftp di cui prometto che parlerò prossimamente), altrimenti il gioco a rimpiattino continuerà a lungo.
A meno che, ovviamente, i discografici non si arrendano all'inevitabile e facciano finalmente un sito dal quale è legalmente possibile scaricare musica. Pagando, s'intende.
Molti lettori mi hanno scritto chiedendomi dove si possono seguire le partite dei mondiali di calcio via Internet. Premesso che in materia di calcio sono totalmente ignorante causa totale disinteresse, la risposta breve è questa: non lo so. E' probabile che vi siano dei siti che offrono questo genere di servizio, ma difficilmente saranno gratuiti, e se lo sono saranno immediatamente paralizzati da un'orda di utenti, perché fare video streaming (trasmettere video in tempo reale via Internet) è un'impresa che consuma molte risorse e quindi non si può fornire gratis a più di una manciata di persone.
Tutto quello che so è che ci sono alcuni siti, come Uefa.com, che offrono radiocronache in streaming audio e una sintesi in video in differita (almeno così dicono quelli di The Register, http://www.theregister.co.uk/content/archive/21552.html). Un altro sito, Fifaworldcup.yahoo.com (http://fifaworldcup.yahoo.com/en/020429/2/f42.html), offre una sintesi video (circa quattro minuti a partita), ma a pagamento. Il servizio è disponibile soltanto per chi usa Windows Media Player. Gli utenti Mac, Unix e Linux ringraziano per la considerazione dimostrata.
Se cercate qualcosa di gratuito, presso http://www.worldcup-02.com/ pare ci siano le sintesi video delle partite dell'Inghilterra; quelle della Francia sono presso
Questo è tutto, e non chiedetemi altro: sto approfittando della calma piatta delle partite per fare cose che trovo molto più interessanti, tipo scrivere gli aggiornamenti a Da Windows a Linux.
Microsoft rilascerà quest'estate un service pack (un aggiornamento) di Windows XP. In sé la cosa non è una grande novità, dato che la stessa cosa è stata fatta per tutte le incarnazioni precedenti di Windows: ma questo service pack offre delle sorprese non indifferenti. Per adeguarsi all'accordo proposto per risolvere l'interminabile causa antitrust che la vede incriminata negli USA, Microsoft userà questo service pack per cambiare il funzionamento di XP.
Dopo anni di testimonianze in tribunale secondo le quali era impossibile scindere Internet Explorer dal sistema operativo, adesso Microsoft ha fatto dietrofront. Il service pack, scaricabile gratuitamente (40 megabyte), consente infatti di nascondere o rimuovere parti significative di XP: Internet Explorer, Outlook Express, Messenger, Windows Media Player e la Java Virtual Machine. Secondo le indagini di The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/25423.html), si tratterà di un meccanismo piuttosto complicato, ma la sostanza è che sarà possibile nascondere molti dei componenti più pericolosi e controversi di Windows e sostituirli con altri più sicuri, prodotti da altre società di software.
Fra le altre cose, il service pack includerà il supporto per USB 2.0. Un'altra particolarità sarà una forma di protezione antipirateria. Il service pack non funzionerà sulle copie pirata di XP sbloccate con le tante chiavi di attivazione ufficiali che circolano su Internet. Questo renderà molto più difficile, per i pirati, procurarsi i successivi aggiornamenti di Windows (in pratica, Windows Update risulterà disabilitato). Utente avvisato, mezzo salvato.
Mi hanno sempre affascinato i videoregistratori digitali, quelli che al posto della videocassetta usano un disco rigido: fermo immagine perfetto, registra intanto che legge un'altra registrazione, avanti veloce fulmineo, niente da riavvolgere né testine da pulire, decine di ore di autonomia... Una pacchia. Uno dei più promettenti di questi apparecchi, il TiVo, ha però rivelato in Inghilterra il suo lato oscuro.
Questi videoregistratori (denominati Personal Video Recorder o PVR) sono particolarmente intelligenti: si collegano alla linea telefonica e scaricano periodicamente via modem la guida dei programmi, per cui è sufficiente dire loro “registrami tutte le puntate di Star Trek” e il PVR provvede a cercarle nella guida e le registra su qualunque canale vengano trasmesse.
Immaginatevi la sorpresa degli utenti inglesi del TiVo, che alcuni giorni fa (24 maggio 2002), come racconta The Register (http://www.theregister.co.uk/content/54/25436.html), si sono trovati sui propri PVR un programma della BBC (una sitcom di nome Dossa and Joe) che non avevano chiesto. Quando hanno tentato di cancellarlo, si sono accorti di non poterlo fare senza attendere una settimana.
Come si permette la BBC di entrare nelle case degli utenti e di imporre loro una registrazione? Semplice: fa parte del contratto e del software del TiVo. Nel tentativo di trovare nuovi metodi per far soldi, TiVo ha infatti dotato i propri apparecchi di una funzione, denominata “Advanced Content”, che permette agli sponsor di registrare sui PVR degli utenti pubblicità, videoclip e telefilm che desiderano invitarli a vedere. TiVo dice che la funzione non interferisce con il funzionamento dell'apparecchio, dato che i programmi sponsorizzati vengono registrati in una porzione riservata del disco rigido e soltanto se l'utente non sta registrando o guardando altri programmi.
L'idea però non è piaciuta affatto a chi ha comperato un apparecchio e in quanto proprietario si sente in pieno diritto di decidere cosa farne e cosa registrarvi sopra. C'è addirittura chi ha battezzato l'iniziativa “spam television” (TiVo la chiama invece “advertainment”). Certo non è obbligatorio guardare i programmi infilati surrettiziamente nel proprio PVR, ma comunque rimane il principio inquietante di non essere più padroni di ciò che si compra.
Lo stesso sistema è stato usato anche in USA, dove gli utenti TiVo si sono trovati preregistrato un video promozionale di Sheryl Crow insieme a due spot pubblicitari della Best Buy.
C'è di peggio: negli USA TiVo prevede di combinare i dati del censimento con le informazioni personali fornite dagli utenti per inviare pubblicità mirata, sulla base del luogo geografico, dell'età, del reddito e dello stile di vita.
E così l'erosione della nostra libertà continua. Inesorabile.
Come avrete forse notato, Attivissimo.net, il mio sito che contiene fra le altre sconcezze i miei libri e l'archivio del Servizio Antibufala, è improvvisamente scomparso dagli schermi radar.
La cosa non dipende da me, ma da un pasticcio fatto da chi (Freeservers.com) ospita(va) le mie pagine.
Oggi sono assurdamente incasinato, ma domani conto di rimettere tutto a posto (il tempo di ricaricare il generatore di fulmini). Nel frattempo, tranquilli, zio Paolo non ha perso niente ;-)
Ciao da Paolo.
In altre parole, il generatore di fulmini di cui parlavo nel mio messaggio precedente ha colpito il bersaglio. Freeservers.com, che ospita le pagine del mio sito web www.attivissimo.net, ha corretto il pasticcio che aveva combinato e ora il sito è di nuovo accessibile in tutto il suo squall^H^H^H^H^Hsplendore.
Mi scuso dell'eventuale disagio, anche se non è dipeso da me.
Ciao da Paolo.
State pensando di accettare le offerte Telecom e Albacom per l'ADSL senza fili? Meditate di usare le schedine wireless per interconnettere i vostri computer sena trasformare casa e ufficio in un dedalo di cavi? Ho scritto in proposito un articolo per Apogeonline che probabilmente vi interesserà. Lo trovate presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/06/12/01/200206120101
Il software open source (come Linux e Apache), che per definizione non può nascondere nulla, facilita il compito dei ciberterroristi rispetto alla segretezza del software chiuso e proprietario? Istintivamente viene voglia di rispondere di sì, e infatti così ha fatto un centro studi USA, scatenando polemiche in Rete. Polemiche a parte, cosa c'è di vero in questo ragionamento? Se volete saperne di più, ho scritto per Apogeonline una piccola analisi del problema, che trovate presso
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/06/18/01/200206180101
A proposito di quello che scrivo nell'articolo su open source e terrorismo, poco dopo averlo consegnato per la pubblicazione è stata annunciata una vulnerabilità (http://httpd.apache.org/info/security_bulletin_20020617.txt) molto significativa in Apache, il software open source per server Web sul quale gira ben oltre la metà dei siti Internet. La correzione a questa vulnerabilità è stata resa disponibile (http://www.apache.org/dist/httpd) il giorno dopo. Non c'è male, rispetto alle settimane di attesa (e talvolta mesi) cui sono abituati gli utenti dei prodotti della concorrenza.
L'episodio conferma quello che ho scritto nell'articolo: le vulnerabilità ci sono in tutti i prodotti, sia in quelli open source, sia in quelli a codice sorgente segreto. La differenza sta nel loro numero e nella prontezza con cui vengono risolte.
Il sito che offriva le puntate di Enterprise ha sospeso il servizio a causa del sovraccarico. Evidentemente l'interesse è tanto, e questo mi fa piacere. Sto cercando una formula che consenta di distribuire le puntate senza causare ingorghi (come avrete intuito, il sito è mio), e accetto suggerimenti e proposte, tenendo presente che la banda disponibile è di 256 kbps e quindi non è possibile gestire più di uno o due utenti per volta senza produrre tempi di scaricamento lunghissimi e che anche così scaricare una puntata richiede almeno mezza giornata.
Ho pensato a una “lotteria” (che so, il primo iscritto alla newsletter che mi risponde riceve la password che gli consente di scaricare in santa pace per 24 ore), a un sistema di scambio (puntate di Star Trek in cambio di puntate di Charmed, se qualcuno ha quelle finali della quarta stagione), a un sistema che privilegi chi a sua volta offre le puntate tramite ftp (la famosa “piramide ftp” di cui parlavo in un recente articolo), e così via. Comunque sia, non ho fini di lucro, quindi scarto in partenza ogni formula a pagamento. Nessuna di queste idee mi ispira particolarmente, per cui se avete proposte migliori, fatevi sentire.
Ah, il triste prezzo della popolarità... E' l'una di notte, ho 2776 messaggi in coda e nessuna speranza di riuscire a smaltirli, anche perché ne ricevo più o meno altri cento ogni giorno. Ho sempre tentato di rispondere almeno brevemente a tutti quelli che mi hanno scritto, ma è giunto il momento in cui devo arrendermi di fronte all'aritmetica.
Se dedicassi anche un solo minuto a ciascun messaggio, impiegherei oltre un'ora e mezza al giorno, sette giorni su sette, soltanto per le risposte individuali ai lettori. E come potrete immaginare, anche il più semplice dei messaggi richiede in realtà ben più di un minuto per creare una risposta decente. Rispondere alla posta mi piace, ma a questi ritmi mi sta impedendo di scrivere i libri e gli articoli che nella vostra sconsideratezza mi incoraggiate a produrre. In altre parole, amici, devo prendere una decisione dura ma necessaria.
D'ora in poi mi trovo costretto a non rispondere alla stragrande maggioranza dei vostri e-mail. Questo non toglie che continuo a leggere tutti i messaggi che mi arrivano. La posta dei lettori mi piace tanto; semplicemente sono obbligato a essere crudelmente selettivo nel decidere a chi posso rispondere e chi no.
Vi prego di non interpretare questa mia decisione come un segnale che quello che mi scrivete non mi interessa. Le esperienze, le segnalazioni e le opinioni dei lettori sono fondamentali per me; mi permettono di tastare il polso della comunità online e senza il loro contributo non potrei scrivere i miei libri e articoli (o per meglio dire, potrei scriverli ma conterrebbero molte più stupidaggini).
Tante volte lo spunto per un articolo nasce da un e-mail di un lettore, per cui continuate a scrivermi. Vi leggerò sempre volentieri, anche se non potrò rispondervi individualmente.
Confido nella vostra comprensione.
Scusate se mi faccio vivo poco in questo periodo, ma sto riorganizzando parecchie cose online e offline. Spero che ne vedrete presto i risultati. Il primo ve lo annuncio subito [inserire squillo di trombe]: per i motivi di sovraccarico già spiegati nella newsletter precedente, non posso più dare una risposta privata a tutti, anche se continuo a leggere sempre tutta la posta che ricevo.
Se avete qualcosa da chiedermi, fatelo scrivendomi nel mio forum “Internet per Tutti” presso la Rai:
http://www.rai.it/RAInet/community/pub/copertina/copertinaIndex/0,4965,6_36,00.html
Lì vi risponderò pubblicamente. In questo modo anche gli altri membri del forum potranno leggere la risposta e magari contribuire, come spesso capita, qualche altra dritta in aggiunta alle mie. Rispondendo nel forum, inoltre, ho la speranza di evitare che tanti altri lettori mi scrivano con la stessa domanda e quindi di risparmiare tempo che potrò dedicare a offrire un servizio migliore a tutti.
La newsletter “Internet per tutti” non scompare, anzi: prosegue esattamente come prima. Semplicemente, chi mi scrive al mio indirizzo di posta riceverà un invito a riscrivermi presso il forum Rai.
Ricordate la storia (autentica) di Safiya, la donna nigeriana condannata alla lapidazione? Il dossier antibufala è disponibile presso http://www.attivissimo.net/antibufala/safya.htm, e si arricchisce di un aggiornamento piacevole e importante. Ricorderete che mi ero chiesto se l'opinione pubblica si sarebbe mobilitata di nuovo per la prossima donna condannata alla stessa pena, e avevo notato che non si trattava di una domanda retorica: Amina Lawal era stata condannata alla lapidazione per adulterio proprio mentre il mondo festeggiava il “salvataggio” di Safiya (http://news6.thdo.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_1891000/1891395.stm).
Sono contento di potermi rimangiare un po' delle mie ciniche parole: stando a Time del 17 giugno 2002, e come confermato dalla BBC (http://news6.thdo.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_2023000/2023502.stm), un tribunale islamico ha rinviato “fino ad almeno il 2004” la pena della lapidazione inflitta ad Amina Lawal.
Attenzione: rinviato, non annullato. Ma è meglio di niente.
Il 19 giugno 2002 il servizio di scambio di file musicali Audiogalaxy ha sostanzialmente cessato di esistere. A seguito di un accordo extragiudiziale per evitare una causa miliardaria promossa dalla RIAA (la potente associazione dei produttori di musica americani), Audiogalaxy d'ora in poi consentirà soltanto lo scambio dei brani di cui l'autore o la casa discografica hanno esplicitamente concesso l'autorizzazione alla libera circolazione: praticamente nessuno.
Maggiori dettagli (in inglese) presso The Register (http://www.theregister.co.uk/content/6/25792.html).
Ho scritto per Apogeonline una recensione di OpenOffice.org, la suite di programmi per ufficio scritta secondo la formula dell'open source, ossia dagli utenti per gli utenti e senza segreti e trabocchetti commerciali. E' il software che uso da tempo per la mia contabilità, per scrivere i miei libri e articoli e per comporre le mie pagine Web. Non è perfetto, ma è gratis, e vale la pena di provarlo. Trovate l'articolo presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/06/25/01/200206250101.
E per finire, un'idea veramente intelligente e originale: usare il laser del masterizzatore per incidere testi e immagini nello spazio non utilizzato del CD. Niente più etichette di carta, niente più scarabocchi col pennarello. Fa tutto lui, lo Yamaha CRW-F1. Le info in inglese sono presso http://www.yamaha.co.jp/english/product/computer/extra/products/crwf1/crwf1.html, mentre le foto delle “etichette” sono presso il sito giapponese http://www.watch.impress.co.jp/akiba/hotline/20020622/image/nya3.html. Ovviamente è un metodo usabile soltanto se non riempite completamente il CD, ma è carino lo stesso.
E inoltre: il trailer e il copione del nuovo film di Star Trek, le mie foto della convention di Star Trek, falle di sicurezza in Linux, e una X-Box che emula 3800 macchine per videogiochi.
Circola in Rete un appello secondo il quale nella banconota americana da 20 dollari sarebbero nascosti segni che profetizzavano gli attentati dell'11 settembre.
Piegando opportunamente la banconota, infatti, da un lato si forma l'immagine del Pentagono circondato dal fumo dell'attacco; piegandola a rovescio, si forma l'immagine delle torri gemelle del World Trade Center, anch'esse attorniate dal fumo. Cosa ancora più inquietante, piegando la banconota in un altro modo si forma un nome che tutto il mondo ha tristemente imparato a conoscere; OSAMA.
L'appello circola sotto forma di allegato Word o PDF, con illustrazioni che citano un sito satirico (www.testinadivitello.it), che non ne è però l'origine, visto che la storia di piegare una banconota da 20 dollari circola anche nei newsgroup americani.
Non ho verificato personalmente per mancanza di banconote adatte (mandatemene una, se volete), ma la situazione descritta nell'appello è probabilmente vera: effettivamente piegando la banconota come indicato si ottengono i risultati descritti.
Come dobbiamo interpretare questa strana situazione? Dobbiamo pensare che gli autori del cliché della banconota abbiano avuto una premonizione? Dobbiamo pensare invece che i disegnatori delle banconote americane siano complici dei terroristi e quindi ci siano chissà quali altri messaggi nascosti nelle altre banconote?
Improbabile. E' invece assai più probabile e ragionevole pensare che si tratti di una semplice coincidenza, o per meglio dire, di uno di quei meccanismi psicologici ben noti a chi studia il paranormale: gli esseri umani tendono spontaneamente a riconoscere forme familiari in oggetti sconosciuti o irregolari. Un tipico esempio è l'abitudine di scorgere le sembianze di cose, persone e animali nelle nuvole. Un altro esempio più controverso è il riconoscimento del volto della Madonna o di Padre Pio nelle macchie di muffa o umidità sui muri: ne ho viste parecchie, e io ci vedo sì a fatica un volto umano, ma come faccio a sapere che è quello di un santo e non è invece quello di Che Guevara?
In realtà, piegando la banconota nel modo descritto nell'appello non si vede il Pentagono o il World Trade Center: si vedono delle strutture geometriche molto vagamente simili a quelle dei due edifici. Una volta “suggerita” dall'appello, la somiglianza si coglie, ma senza questo suggerimento l'immagine potrebbe rappresentare qualsiasi cosa.
La dicitura OSAMA, invece, usa un altro meccanismo caro agli pseudoanalisti della Bibbia, quelli che sostengono che nel testo sacro ci sono messaggi nascosti, decifrabili scegliendo un opportuno codice (ad esempio leggendo una lettera ogni tre, o giù di lì). In realtà qualsiasi testo, sottoposto a un trattamento del genere, prima o poi “rivela” parole nascoste: non perché siano state nascoste intenzionalmente, ma semplicemente perché in qualsiasi sequenza casuale di lettere, prima o poi, compariranno gruppi di lettere che in una lingua o un'altra vogliono dire qualcosa. In un famoso esperimento, lo stesso trattamento fu infatti applicato a Moby Dick, testo pregevole ma difficilmente attribuibile a un'ispirazione divina, “rivelando” ogni sorta di parole e nomi, proprio come nella Bibbia.
Nel caso della banconota, la parola OSAMA viene “rivelata” piegando la banconota in un modo del tutto arbitrario, in modo da lasciare esposte solo alcune lettere della scritta THE UNITED STATES OF AMERICA (la O è invece uno zero tratto dal “20” presente in un angolo della banconota). Usando la stessa arbitrarietà, nella dicitura si possono “rivelare” molti altri messaggi: SAM (lo zio simbolo d'America), TIT (“tetta”), TITO (l'ex dittatore jugoslavo), TARA (la casa di Via col vento), TARIC (come Tariq Aziz, il ministro iracheno), TUER (francese per “uccidere”), giusto per dirne qualcuna. Se poi si legge a ritroso (da destra verso sinistra), si possono “rivelare” ARMATE, IRAN, MASS DETH (“morte in massa” in inglese, con un trascurabile errorino ortografico), CRASH e ACIDI. Se poi ammettiamo anche gli anagrammi, troviamo ANTRACE e SARIN (un gas nervino).
Insomma, ci si può trovare di tutto, basta cercare. Volendo ci si trova anche U,N,A,F,I,C,A (metto le virgole per evitare i filtri sulle parolacce): vogliamo allora dire che nella banconota c'è la spiegazione di quello che in realtà manca tanto a bin Laden e lo rende così cattivo? Suvvia, qualcuno si faccia avanti, così risolviamo il problema.
Premonizione? No. Semplicemente, un'ennesima sciocca leggenda metropolitana sui morti dell'11 settembre.
Il dossier completo di questa indagine antibufala è disponibile presso:
http://www.attivissimo.net/antibufala/bin_laden_20dollari.htm
E' uscito ieri il trailer del prossimo film di Star Trek, intitolato Nemesis. Lo potete vedere presso http://nemesis.startrek.com/ (è richiesto QuickTime). Il provino sembra brioso ed emozionante, ma le recensioni che circolano in Rete (nonostante manchino, si noti, sei mesi all'uscita del film), come ad esempio questa:
http://www.filmjerk.com/archives/0205/020513nemesis.html
e questa:
http://www.filmjerk.com/reviews/nemesis.html
sulla cui affidabilità non posso giurare, ne parlano malissimo. Circola addirittura un copione integrale del film, anche questo di autenticità incerta (ma perfettamente corrispondente a quanto si vede nel provino, uscito dopo il copione trafugato) ma sicuramente esilarante per le ricchissime e spassosissime annotazioni a margine. Autentico o meno, se conoscete l'inglese e siete Trekker, è un documento da non perdere. Lo trovate temporaneamente qui:
http://www.thefacer.net/downloads/startrekx.zip
Se non dovesse funzionare, scrivetemi, ne ho una copia e ve la mando volentieri.
Presso il mio sito Web alternativo, http://deepspace9.homelinux.org/, trovate inoltre le mie foto della convention di Star Trek. Sono a vostra disposizione se le volete copiare e aggiungere alla vostra collezione, ammesso che vi piacciano.
Contrariamente a quanto cerca di far credere una certa mitologia, Linux non è perfetto e invulnerabile. Nessun programma lo è. Questa settimana sono state scoperte falle in OpenSSH (il programma che consente la manutenzione remota delle macchine Linux) e Apache (il server Web). Entrambe sono state prontamente corrette, e le nuove versioni di OpenSSH e Apache sono già disponibili per lo scaricamento gratuito. Se avete una macchina Linux che usate come server o è accessibile da remoto, installate subito questi aggiornamenti.
Qualche settimana fa ho scritto per Apogeonline un articoletto sull'X-Box:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/06/04/01/200206040101
e sulle sue paranoiche protezioni (subito scavalcate) che potrebbero portare a un futuro inquietante in cui solo software autorizzato da Microsoft girerà sui computer: la futura versione Longhorn di Windows prevede proprio questa meravigliosa “funzione”. Scavalcare le protezioni di X-Box si può, ma non è facile: e un giorno, se Microsoft la spunta, tutti i computer saranno così.
A proposito di scavalcare, un altro esempio dell'intraprendenza della comunità di Internet nei confronti della console Microsoft è la creazione di una versione di MAME per l'X-Box. MAME è l'abbreviazione di Multiple Arcade Machine Emulator, un programma che consente di emulare oltre 3000 macchine arcade per videogiochi, da Space Invaders a Mortal Kombat III, come descrive con entusiasmo Slashdot.org. Certo occorre modificare l'hardware dell'X-Box, cosa che non tutti si sentono di fare, ma è interessante notare come i migliori sforzi di Microsoft siano stati ancora una volta debellati e che sia sempre più vicino il momento in cui si potrà trasformare X-Box in un computer vero e proprio. Se vi interessa MAME, visitate il sito dei suoi sviluppatori, http://xbox.mame.net.
E inoltre:
-- Un miliardo di computer nel mondo, ma c'è poco da festeggiare
-- Antibufala: Telecom truffa sulle spese accessorie in bolletta?
-- Microsoft si prende (di nuovo) il diritto di entrare nel tuo computer
Se ha successo il progetto Palladium/TCPA, nei PC del prossimo futuro gireranno soltanto i programmi autorizzati da Microsoft o dal potente di turno. Di conseguenza, Linux non girerà su questi nuovi PC e quindi in breve cesserà di esistere. Lo stesso sistema potrà essere usato per forme di censura talmente perfette che gli utenti manco se ne accorgeranno. Non saremo più in grado di fare quello che vogliamo sul nostro PC, perché quel PC non sarà più sotto il nostro controllo. I prototipi funzionanti di questa tecnologia sono già fra noi. Vogliamo aspettare con le mani in mano che ci tolgano la libertà?
Se volete saperne di più su questa mostruosità, leggete questo mio articolo presso Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102
Questa è una di quelle notizie che non richiede alcuna drammatizzazione. Bastano i fatti.
Numero di PC fabbricati complessivamente nel mondo: un miliardo (traguardo superato ad aprile 2002; fonte Gartner Dataquest).
Numero di esseri umani privi di accesso all'acqua potabile: un miliardo. (Fonte: http://www.wateraid.org.uk/)
No comment.
Presso http://www.attivissimo.net/antibufala/telecom_accessori.htm trovate l'indagine preliminare su un appello che circola da diverso tempo e per il quale mi occorre il vostro aiuto, perché io non abito in Italia e quindi non posso chiamare il 187 per ragguagli. Parlo dell'appello che definisce “truffa” il fatto che Telecom Italia non disattiva il canone di noleggio del telefono e delle prese telefoniche a meno che sia il cliente a richiederlo.
L'appello contiene numerose verità ma anche varie inesattezze, e di certo non è possibile accusare Telecom Italia di truffa. Mancanza di trasparenza sì; truffa no.
Per esempio, l'appello dice che “Analizzando l'ultima bolletta del telefono che mi è arrivata, ho notato che pago, oltre all'abbonamento e al costo delle Telefonate, anche il NOLEGGIO ACCESSORI, il NOLEGGIO APPARECCHI TELEFONICI.” Vero. Salvo disdetta scritta, si paga un canone di noleggio dell'apparecchio telefonico e delle prese. L'Adusbef, ad esempio, offre una lettera-tipo (http://www.adusbef.it/trafftel.htm) per richiedere a Telecom la disdetta di questi noleggi, eliminando i relativi canoni dalla bolletta. Posso inoltre confermare questa situazione per esperienza personale: anni fa, appena è diventato possibile, ho fatto questa richiesta sulle mie linee telefoniche Telecom e gli addebiti sono scomparsi dalla bolletta. Purtroppo è una possibilità di cui pochi sono a conoscenza.
Anche l'affermazione che Telecom non ritira gli apparecchi se hanno più di tre anni è probabilmente vera (non ho modo di verificarla perché vivo all'estero e non posso quindi chiamare il 187: fatelo voi e ditemi cosa vi rispondono). Sempre con riferimento alla mia esperienza personale, quando ho mandato la richiesta di disdire il noleggio del Sirio alla Telecom, il servizio clienti mi ha detto che avrebbero mandato qualcuno a ritirarlo, ma non è mai venuto nessuno. E' comprensibile: gli apparecchi vecchi vengono buttati via e quindi per Telecom sono solo un peso morto. Meglio lasciarli al cliente, così se li butta via lui.
Invece la domanda "ma tutti i soldi che ho pagato per il noleggio negli anni precedenti, come faccio a recuperarli?" è sbagliata perché parte da un presupposto fasullo. E' come se un inquilino pretendesse di farsi restituire i soldi dell'affitto. Gli accessori (prese e apparecchi telefonici) vengono forniti da Telecom in regime di noleggio. Finché sono sotto questo regime, Telecom è responsabile per la loro manutenzione: è per questo servizio che si paga il canone di noleggio. Se il cliente chiede di cessare il noleggio, diventa il proprietario di telefono e prese, ma diventa anche responsabile della loro manutenzione. C'è chi preferisce continuare il noleggio, sapendo che Telecom riparerà gratis qualsiasi guasto, e chi preferisce rischiare e diventare proprietario del telefono.
Anche l'indignazione sul fatto che “il noleggio non viene piu' pagato solo se e' il cliente a telefonare al 187” e che l'operazione non è automatica parte da un presupposto sbagliato. Telecom Italia non può decidere unilateralmente di cambiare il regime da noleggio a proprietà. Ve lo deve chiedere prima, oppure dovete chiederlo voi a lei.
Se c'è una cosa di cui si può lamentare è il fatto che Telecom Italia non segnala ai propri clienti questa possibilità di passare dal noleggio alla proprietà. Non ne ho trovato traccia nei siti Internet di Telecom Italia, nella Carta dei Servizi (http://wireline.telecomitalia.it/depositoFiles/PDF/carta_servizi.pdf). Persino la “spiegazione della bolletta” (http://wireline.telecomitalia.it/187/gen187/0,13147,16320,00.html) non ne fa menzione. Abitando all'estero, non ho a disposizione una copia dell'Avantielenco più recente, per cui non posso dirvi se la faccenda è spiegata lì. Ma da qui ad accusare la Telecom di “furto” e “truffa” ce ne passa.
In breve: questo appello, nonostante il tono ingiustificato di indignazione (dovuto all'infelice reputazione di Telecom presso i propri clienti), ha una sua utilità: informa gli utenti dell'esistenza dell'opzione di disdire i canoni di noleggio del telefono e delle prese e invita correttamente a chiamare il 187 per avere maggiori informazioni.
Il mio consiglio è questo: se avete acquistato un telefono e lo avete attaccato al posto di quello fornito da Telecom, vi conviene disdire il relativo canone di noleggio: tanto non lo state usando. Se invece usate ancora il telefono fornito da Telecom, pensateci due volte: finché restate a noleggio, qualunque cosa accada Telecom vi riparerà o sostituirà gratis il telefono. Se ne diventate proprietari e si rompe, la riparazione o la sostituzione la pagate voi. E' anche vero che con quello che costa adesso un telefono omologato, dopo uno o due anni di canone di noleggio si è speso tanto quanto acquistarne uno nuovo. Fate bene i vostri conti prima di buttarvi a capofitto nella disdetta.
Chi ha modo di chiamare il 187 lo faccia, per favore, e mi riferisca, così pubblicherò un'antibufala più completa e precisa. Grazie!
Perché tanti informatici ce l'hanno con Microsoft? Invidia per il successo altrui? Frustrazione sessuale? Macché. Sentite questa.
Come forse saprete, è stata scoperta una terna di vulnerabilità in Windows Media Player (http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=40728) che, come dice l'avviso ufficiale di Microsoft (http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/MS02-032.asp), consentono a un attaccante di eseguire programmi a proprio piacimento sul vostro computer (“could be used to run code of attacker's choice”).
Microsoft ha rilasciato una patch (correzione) che è scaricabile dal suo sito. La cosa interessante è che installando questa patch compare una licenza d'uso o EULA che, stando alle mie fonti (http://bsdvault.net/article.php?sid=527&mode=&order=0), contiene un paragrafo, il secondo, che autorizza Microsoft a installare automaticamente software a sua discrezione nel vostro computer. Sgradevole. Come se non bastasse, lo stesso paragrafo avvisa che tale software installato automaticamente potrebbe rendervi impossibile copiare e/o suonare audio e video protetti e usare altro software nel vostro computer.
Per gli amanti del legalese, il paragrafo incriminato è questo:
"* Digital Rights Management (Security). You agree that in order to protect the integrity of content and software protected by digital rights management ("Secure Content"), Microsoft may provide security related updates to the OS Components that will be automatically downloaded onto your computer. These security related updates may disable your ability to copy and/or play Secure Content and use other software on your computer. If we provide such a security update, we will use reasonable efforts to post notices on a web site explaining the update."
La cosa in sé, fra l'altro, non è nuova: era già stata segnalata negli atti del processo antitrust USA (http://www.usdoj.gov/atr/cases/ms_tuncom/public/29/mtc-00028212.htm). L'ironia suprema della cosa è che la patch è progettata, dice Microsoft, per impedire che qualcuno, dall'esterno, esegua programmi a suo piacimento sul vostro computer.
Che è esattamente quello che vuole fare Microsoft secondo i termini della sua licenza: eseguire programmi a suo piacimento sul vostro computer.
Il fatto che la clausola dica che Microsoft “farà sforzi ragionevoli per pubblicare avvisi su un sito Web” significa che non ha alcuna intenzione di far comparire messaggi informativi sul computer dell'utente quando viene installato automaticamente un aggiornamento.
Per dirla breve e con le parole di The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/25956.html), Microsoft si è appena presa il diritto di attaccare il vostro computer e di installarvi di nascosto il software che le pare. Non riceverete avvisi, non vi verrà offerta alcuna possibilità di esaminare o rifiutare l'installazione. In altre parole, Microsoft avrà i privilegi dell'amministratore di sistema sul vostro PC. Quello che ci installeranno potrebbe essere infetto da virus (come è capitato agli utenti coreani – e lasciamo stare i “ben gli sta” di ispirazione calcistica – con un recente componente di Visual Studio .NET, infettato dal virus Nimda direttamente in casa Microsoft, come raccontato presso http://theregister.co.uk/content/4/25738.html).
Il software installato automaticamente e segretamente da Microsoft potrebbe rendere inservibili i programmi che usate, danneggiare i vostri dati, distruggere settimane o mesi del vostro lavoro: fa niente, non potete appellarvi legalmente.
Capito il motivo di tanto disprezzo?
Ciao da Paolo.
Posso chiedervi un piccolo test? Provate a visitare questo sito:
http://www.bookryanair.com/skylights/cgi-bin/skylights.cgi?language=EN
E' il sito di una compagnia aerea, la Ryanair, che uso spesso. Se funziona, accederete alla pagina dove si puo' prenotare un volo. Non prenotatelo, ovviamente! Mi basta sapere se vedete la pagina o se riceve un messaggio di errore.
Sto discutendo con l'amministratore di sistema della Ryanair per capire se (come sospetto) hanno un problema di configurazione o ce l'ho io. A me, infatti, il sito risulta accessibile soltanto facendo acrobazie che – se ho ragione -- vi raccontero' come esempio di come si aggirano le magagne della Rete.
Fatemi sapere, mi basta che mi mandiate un FUNZIONA oppure un NON FUNZIONA.
Grazie e ciao da Paolo.
Grazie alle centinaia di e-mail che mi avete mandato in risposta alla mia richiesta di poco fa.
Ho le informazioni che mi servono: alla maggior parte di voi tutto funziona, alcuni pero' come me hanno problemi di accesso al sito indicato.
Approfondisco, riordino gli appunti e poi mi rifaccio vivo con lo spieghino.
Nel frattempo, grazie della prontezza, e se non avete ancora inviato il vostro risultato, non fatelo, ho gia' un campione piu' che abbondante di test!
Ciao da Paolo.
E inoltre:
-- Antibufala: la piramide di soldi denunciata al Garante della privacy
-- Antibufala: l'aereo sul Pentagono, il libro che “spiega” il complotto ora anche in italiano
-- Chiedo aiuto per un problema fotografico
-- Cos'era il test di Ryanair.com?
-- La patch di Media Player permette o no a Microsoft di installare segretamente software sui PC?
-- Link breve al forum Rai
Era prevedibile che il mio articolo (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102) sui progetti di Microsoft di cambiare l'hardware dei computer in modo da poter decidere quali programmi potete usare (e persino quali documenti potete leggere) suscitasse un po' di polverone. Non posso rispondere personalmente a tutti coloro che mi hanno scritto, ma riassumo qui le risposte ai dubbi e alle domande più frequenti.
Molti mi hanno scritto che secondo loro, siccome tutte le protezioni precedenti sono state superate, scavalcheremo anche questa. Attenzione: le protezioni precedenti erano basata puramente sul software (che è facile da modificare, basta avere un PC e gli strumenti opportuni, ossia programmi), mentre questa è basata sull'hardware. Alterare l'hardware richiede strumentazione: apparecchi, insomma, il cui costo non è zero. Richiede soldi, tanti soldi, e un laboratorio, mentre alterare il software è una cosa che si può fare in un angolo del soggiorno senza sporcare. Insomma, scardinare un hardware interamente cifrato è molto, molto più difficile che farlo per il software. Basta considerare la fatica fatta da Andrew “Bunnie” Huang (http://web.mit.edu/bunnie/www/proj/anatak/AIM-2002-008.pdf) per analizzare una piccola parte del funzionamento di X-Box, che è soltanto un abbozzo incompleto di quello che sarebbe una macchina Palladium.
Altri dubitano che i produttori seguiranno l'iniziativa di Microsoft e produrranno soltanto computer Palladium, per cui avremo sempre qualche fornitore da cui procurarci computer “aperti” come quelli attuali, su cui far girare quello che vogliamo. Sono d'accordo: il problema è quello che succede nel lungo periodo (e in informatica “lungo periodo” significa quattro o cinque anni). Inizialmente le macchine Palladium saranno poche, richieste principalmente da chi fa informatica senza pretese (l'utente che vuole un PC Windows con Office, Outlook e Internet Explorer, punto e basta), mentre gli smanettoni continueranno a comperare PC tradizionali.
Ma Palladium andrà a ruba negli uffici, non appena gli amministratori di sistema si renderanno conto che impedisce ai dipendenti di installare nei PC aziendali ogni sorta di programmi (dai giochi ai sistemi di scambio come WinMx, edonkey eccetera) e di alterare il funzionamento del computer. Sono le aziende a trainare il mercato dell'informatica: se smettono di comperare PC tradizionali, i loro prezzi schizzeranno verso l'alto a causa del calo dei volumi di vendita, contraendo il numero di utenti smanettoni (che non potranno permettersi un vero computer). In più, conquistando l'ambiente di lavoro, Palladium abituerà le nuove leve ad avere PC che non si possono toccare e considereranno normale questo fatto, proprio come oggi si considera perfettamente normale il fatto che il software del telefonino non è modificabile da parte dell'utente. Questo porterà a una minore diffusione della cultura informatica (hacking).
Fa niente, non compreremo i computer Palladium e ci terremo quelli vecchi, potreste obiettare. Il problema è che i computer non sono eterni. I dischi rigidi si scassano, gli alimentatori si bruciano, i processori friggono, le lenti dei masterizzatori si appannano. Prima o poi qualsiasi computer si guasterà. Cosa faremo quando il nostro vecchio Pentium IV tirerà le cuoia e nei negozi ci saranno macchine Palladium a prezzi popolari da X-Box e PC “aperti” a prezzi da Porsche? La maggior parte della gente comprerà Palladium per ovvi motivi di portafogli.
Infine c'è il problema di Internet. Potremo anche tenerci stretti i vecchi PC, ma per cosa potremo usarli, se Palladium (o qualsiasi altro meccanismo del genere) prende piede? Se i siti Web funzionano soltanto con macchine Palladium, dove andremo? A dimostrazione di quanto sia facile condizionare il mercato, fate un salto al sito di e-commerce di Agip: www.buydrive.com. Come segnalato da un lettore di Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.asp?i=40807), il sito funziona solo ed esclusivamente con Internet Explorer. Se usate un altro browser, il sito proprio non viene visualizzato. Non è un'incompatibilità del browser: è sabotaggio bello e buono. Infatti se dico al mio browser Opera di annunciarsi al sito dicendo di essere Internet Explorer, tutto funziona a meraviglia. Se gli dico di presentarsi col suo vero nome, non funziona niente.
Una cosa che il mio articolo non ha chiarito è la distinzione tra Palladium (iniziativa Microsoft) e TCPA (iniziativa preesistente di varie grandi aziende nel settore hardware). Sono due progetti distinti, che però mirano allo stesso obiettivo: realizzare un PC sicuro tramite una rivoluzione dell'hardware. Palladium sarebbe l'implementazione Microsoft di un sistema operativo sicuro, ma non è detto che sia l'unica. La situazione, comunque, è confusa anche per gli addetti ai lavori, per cui ho raccolto un po' di link ad articoli più tecnici del mio (sono quasi tutti in inglese). Come vedrete, si parla molto di quest'iniziativa, e se si va avanti a parlarne così male, morirà prima ancora di nascere.
Questo non vuol dire che l'allarme è ingiustificato e possiamo tornarcene a dormire sotto le coperte. Palladium e TCPA faranno la fine che si meritano soltanto se protestiamo e continuiamo a farlo ogni volta che qualcuno riprova a tirar fuori quest'idea balzana (il Clipper Chip, il numero seriale dei Pentium, eccetera). E' quindi importante che se ne parli e si continui a farlo.
E se ne parla parecchio! ZDnet dice esplicitamente “Microsoft, ecco perché non possiamo fidarci del tuo sistema operativo 'sicuro'” (http://www.zdnet.com/anchordesk/stories/story/0,10738,2873149,00.html). Da un altro articolo di ZDNet (http://zdnet.com.com/2100-1107-939817.html) traggo questa frase da incorniciare: “Microsoft exposed its motivation for Palladium when, on filing a core patent for the technology, it used the term Digital Rights Management Operating System. Far from providing authenticity, integrity and privacy of data, Microsoft actually wants to police copyright laws. Now I have a major problem with this, not least because I don't like the idea of a company that has been found guilty of criminal activity providing technology that will be used to police laws.”
Traduzione: “Microsoft ha rivelato il vero movente che sta dietro a Palladium quando ha usato l'espressione “Sistema operativo per la gestione dei diritti digitali” come titolo di uno dei suoi brevetti chiave per Palladium. Lungi dal fornire autenticazione, integrità e riservatezza dei dati, Microsoft vuole in realtà fare il poliziotto del copyright. La cosa non mi garba affatto, anche perché non mi piace l'idea che un'azienda che è stata riconosciuta colpevole di attività criminali fornisca una tecnologia che serve a far valere le leggi”. Eh già: il processo antitrust non è ancora finito, ma la colpevolezza di Microsoft non è più in dubbio: resta solo da decidere la pena.
Secondo Eweek (http://www.eweek.com/article2/0,3959,324677,00.asp), i produttori di computer guardano con scetticismo all'iniziativa Microsoft. Bruce Schneier, esperto di crittografia e sicurezza, in un articolo di CBS News (http://www.cbsnews.com/stories/2002/06/25/tech/main513342.shtml) dice “Se funziona, sarà la prima volta che succede in tutta la storia dell'informatica.“ (“If this works, it will be the first time in the history of computing that it works”). Trovate altri indizi su come sta andando la campagna (dis)informativa intorno a Palladium presso http://www.theregister.co.uk/content/4/26037.html. Anche i giornali non specialistici cominciano a fare baccano: ne parla anche il New York Times: http://www.nytimes.com/2002/07/04/business/04SCEN.html.
Per contro, ecco la rassicurante campana di Microsoft: http://www.microsoft.com/presspass/features/2002/jul02/07-01palladium.asp. L'analisi meno rassicurante di Punto Informatico (in italiano) è presso http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=40832. C'è anche un possibile interesse della Commissione Antitrust dell'Unione Europea a proposito dei pericoli di Palladium: http://www.theregister.co.uk/content/4/25988.html. Altri dettagli tecnici su Palladium: http://www.infoworld.com/articles/hn/xml/02/07/03/020703hnsecchip.xml.
Per finire, ecco un paio di scenari “interessanti” per Palladium che non hanno trovato posto nel mio lungo articolo:
-- La vostra azienda ha bisogno, come capita spesso, di un programma scritto su misura. Per poterlo far girare su un computer Palladium, dovrà pagare la sua certificazione. Ogni volta che vorrà modificarlo o correggerne un difetto, dovrà pagare una nuova certificazione.
-- Per motivi non molto chiari, in Windows XP ogni volta che l'utente effettua una ricerca nel proprio computer i dati della ricerca vengono trasmessi a Microsoft (http://www.theregister.co.uk/content/archive/24815.html). Oggi questo comportamento invadente può essere bloccato installando un firewall non-Microsoft come Zone Alarm. In futuro, grazie a Palladium, Microsoft potrà vietare l'installazione di programmi a lei sgraditi. “Perché vuoi installare un firewall? Ce n'è già uno integrato in XP!”. Come no; quello integrato in XP è un colabrodo, dato che blocca i programmi che cercano di entrare nel PC ma non quelli che cercano di uscire senza la vostra autorizzazione.
Preoccupati? No, la cosa si evita se se ne parla. Per citare Ray Bradbury, non ho scritto l'articolo per prevedere il futuro, ma per prevenirlo.
Avrete probabilmente ricevuto anche voi l'invito a partecipare al “MLM American System” che promette guadagni milionari a patto di donare qualche euro e reclutare altri partecipanti. Ne ho parlato nell'indagine antibufala che trovate qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/mlm.htm
Punto Informatico ha pubblicato (http://punto-informatico.it/p.asp?i=40791) la lettera di un lettore che ha presentato ricorso al Garante per la protezione dei dati personali ai sensi dell'art.13 della Legge 675/96. Il Garante ha risposto che "il meccanismo collegato alla email in questione, previsto dal sistema multilivello denominato MLM American System, attiva per sua natura una comunicazione sistematica di dati personali degli interessati. Al trattamento in questione si applica, pertanto, in toto la legge n. 675 e il ricorso è ammissibile". Risultato: multa a carico dello spammer che ha inviato l'invito a unirsi alla catena. Leggete tutti i dettagli su Punto Informatico, vi possono servire per diffidare chi vi manda questo invito che sta appestando la Rete, soprattutto in Italia.
Se vi interessa combattere lo spam (almeno quello italiano), le istruzioni di Massimo Cavazzini sono qui: http://www.maxkava.com/spam.htm.
Da un lettore (mac1400) ricevo questa segnalazione: “Leggo sulla Rivisteria che è uscito per l'editore Fandango un libro di Thierry Meyssan "L'Incredibile Menzogna"-Nessun aereo è caduto sul Pentagono. (documenti-pp.200 euro 15,00) Presentazione: Basandosi su documenti della Casa Bianca e del Dipartimento della Difesa, formula l'inedita tesi secondo cui l'undici settembre nessun aereo sarebbe caduto sul Pentagono.”
A dimostrazione che c'è sempre abbondanza di editori senza scrupoli che pubblicano qualsiasi fantasia se fiutano lo scoop. Il fatto di infangare le memorie delle vittime dell'11 settembre con queste panzane, ovviamente, a loro non passa neppure per l'anticamera del cervello.
L'antibufala, come forse saprete, è qui, ed è gratis: http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm
Scusatemi, vi chiedo un favore personale. Qualcuno conosce un programma per PC (Windows o Linux, anche a pagamento) in grado di togliere o ridurre l'effetto di “mosso” dalle fotografie? Se ne sapete qualcosa, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!
Grazie, grazie, grazie ancora a tutti quelli che mi hanno scritto in risposta alla mia richiesta di provare il sito Ryanair.com. A quasi tutti i lettori funziona, e questo mi ha permesso di capire perché a me non funzionava. In gergo tecnico, non riuscivo a collegarmi a www.bookryanair.com perché avevo impostato male il server DNS nei miei PC: cosa molto stupida, che però non saltava fuori perché riuscivo comunque ad accedere alla maggior parte dei siti del Web (non capisco come, ma sono notoriamente limitato, e la mia configurazione di rete è un po' insolita, con macchine Windows e Linux collegate a un router che a sua volta è collegato a un modem ADSL). Ho impostato a manina l'indirizzo del server DNS (il sito Internet che traduce i nomi dei siti nei numeri IP corrispondenti) sia nelle macchine Linux che in quelle Windows, e adesso tutto funziona a meraviglia.
Non ci sarei arrivato senza il vostro aiuto, anche perché gli strumenti che uso di solito mi avevano confuso: quando un sito è inaccessibile, uso un bel servizio gratuito, VisualRoute: è un'utility grafica Java, disponibile presso Visualroute.it (http://www.visualroute.it/vr.asp), che traccia il percorso dei dati lungo Internet (un traceroute grafico, insomma) e diagnostica eventuali errori oltre a rivelare l'indirizzo numero (IP) corrispondente al sito che dà problemi. Visualroute.it segnalava che “si riscontrano problemi sulla rete, a partire dal hop 20 "SunGard Availability Services (UK) Ltd European Hosting Site #1" e pacchetti IP sono rigettati. Si tratta di un server HTTP (running Microsoft-IIS/5.0).” e io ho interpretato questo vaticinio come una conferma che non ero io ad avere qualcosa di sbagliato nella configurazione del mio accesso a Internet ma era Ryanair che aveva problemi. Ho toppato ;-)
Comunque mi sembrava interessante segnalarvi questa utility, dato che in un colpo solo vi offre l'indirizzo numero di un sito, rivela eventuali ingorghi in Rete e vi dice anche che software sta usando il sito indagato.
Ho scritto recentemente in questa newsletter dell'aggiornamento di Windows Media Player, la cui licenza di installazione conterrebbe una licenza d'uso o EULA che autorizza Microsoft a installare automaticamente software a sua discrezione nel vostro computer. L'articolo è stato riportato anche da Zeus News (http://zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=1313&ar2=stampa&numero=999).
Mi è arrivata una precisazione importante da un lettore (grazie Fabio): “Non appena letto l'articolo da te pubblicato, sono andato a verificare di persona e installando la patch compare la solita licenza d'uso, ma senza quella parte da te evidenziata nell'articolo, né alcun altro riferimento al diritto di Microsoft di installare sui nostri pc programmi di qualsivoglia natura. Per completezza devo dirti che io sono andato a scaricare la patch dal sito Windows Update in italiano e che quindi anche la licenza è in italiano.”
Ho toppato ancora? No, l'arcano è spiegato da The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/25956.html): ci sono due modi per scaricare l'aggiornamento di Media Player. Uno è usare Windows Update, l'altro è un link a Microsoft Technet:
http://www.microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/security/bulletin/ms02-032.asp
Se si scarica da Windows Update la licenza non contiene quest'avvertimento. Se invece si scarica da Microsoft Technet, l'avvertimento c'è; ho verificato personalmente. E questo pone qualche dubbio: chi scarica da Windows Update è soggetto alle stesse condizioni di licenza? In tal caso, sono legalmente valide condizioni di licenza che non vengono neppure visualizzate? E se le condizioni di licenza sono diverse, perché lo sono? Soprattutto, volete continuare a mettervi nelle mani di questi casinisti invadenti?
Come forse sapete, la Rai sta raschiando il fondo del barile e quindi ha deciso qualche tempo fa di affidarmi un forum di nome “Internet per tutti” sul suo sito istituzionale. Il link chilometrico che ho citato in una newsletter precedente è ora sostituibile con questo alias molto più semplice:
Ci vediamo là, se volete.
Ciao da Paolo.
E inoltre:
-- Perché rubare i copioni a Hollywood fa bene a Hollywood
-- La conta delle falle di Internet Explorer
-- “Linux? Non lo usa nessuno”. Come no.
-- Antibufala: aggiornamento sulla “truffa” Telecom
-- Altre info su Palladium
Sto facendo dei test su una magagna misteriosa che colpisce gli utenti Yahoo: alcune parole dei messaggi vengono alterate senza avvisare l'utente. Sembra una misura antivirus, da quel che ho scoperto fin qui, ma prima di scrivere l'articolo di spiegazione vorrei chiedervi un aiuto.
Se siete utenti Yahoo e volete aiutarmi, scrivetemi (entro domani, domenica 14/7) a topone@pobox.com dicendo che siete disponibili per la prova. Riceverete dalla mia casella di posta su Yahoo (topone1963@yahoo.com) un e-mail di prova che contiene un allegato innocuo (giuro) in formato HTML. Il testo dell'e-mail che invierò io sarà questo:
Freedom of expression is a constitutional right. I like mocha, but I am not allowed to say so. This is medieval madness. Scrivimi a topone@pobox.com.
Se ho ragione, magicamente Yahoo lo trasformerà in questo modo:
Freedom of statement is a constitutional right. I like espresso, but I am not allowed to say so. This is medireview madness. Scrivimi a topone@pobox.com.
La parola “e.x.p.r.e.s.s.i.o.n” diventa “statement”, “m.o.c.h.a” diventa “espresso”, e “m.e.d.i.e.v.a.l.” diventa “medireview”.
L'allegato contiene più o meno la stessa frase con qualche abbellimento grafico (grassetti):
Questo è il testo dell’allegato HTML.Freedom of expression is a constitutional right. I like mocha, but I am not allowed to say so. This is medieval madness. Scrivimi a topone@pobox.com. Nella frase qui sopra, dopo _freedom of_ ci dovrebbe essere “e.x.p.r.e.s.s.i.o.n”, che è quello che ho scritto io, ma Yahoo l’ha trasformata in “statement”. Dopo _I like_ io avevo scritto “m.o.c.h.a.”, ma Yahoo l’ha corretto in “espresso”. Dopo _This is_ io avevo scritto “m.e.d.i.e.v.a.l”, ma Yahoo l’ha corretto in un inesistente “medireview”. Giusto o sbagliato? In ogni caso, scrivimi presso topone@pobox.com per dirmi il risultato del test. Grazie! |
Quando ricevete il tutto, scrivetemi (mi raccomando, al mio indirizzo normale topone@pobox.com) e ditemi se avete ricevuto il testo alterato.
Poi vi spiego il perché di questa pazzia.
Un'industria cinematografica afflitta da gigantismo terminale si scaglia contro i copioni diffusi in anteprima via Internet e contro i siti che li recensiscono. Sono pirati, non leggeteli, vi rovinano la sorpresa. Ma un'analisi meno di parte rivela che la fuga di notizie in Rete non è un veleno: è la cura che Hollywood non è capace di prescriversi. Un esempio concreto: Nemesis, il prossimo film della saga di Star Trek, è una boiata immonda a causa dei meccanismi che governano la produzione cinematografica. Se vi interessa sapere perché, leggete questo mio articoletto (non contiene anteprime della trama):
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/10/01/200207100102
E con questa siamo a diciannove falle non turate nel popolarissimo browser di Microsoft. Come raccontato da The Register (http://www.theregister.co.uk/content/55/26147.html), gli esperti di sicurezza di PivX (http://pivx.com) hanno rivelato l'esistenza di una falla che affligge tutte le applicazioni che usano il controllo ActiveX denominato WebBrowser, ossia Internet Explorer, Outlook e Outlook Express. La falla consente di eseguire comandi a piacere sul computer della vittima, leggerne i file e rubarne i cookie.
La spiegazione tecnica della falla è presso http://www.pivx.com/larholm/adv/TL003 (in inglese), e sul sito di PivX sono disponibili delle dimostrazioni di come è possibile sfruttarla. Microsoft è stata avvisata il 25 giugno 2002, ma non ha ancora preparato una correzione. Per ora si consiglia di disattivare lo scripting ActiveX, cosa che del resto si consiglia da una vita e mezza, finché non viene rilasciata una patch.
L'elenco aggiornato delle vulnerabilità non corrette di Internet Explorer è presso http://pivx.com/larholm/unpatched.
Tipicamente nel mondo aziendale appena fai il nome di Linux ti guardano tutti con aria di sufficienza. Linux è roba per smanettoni e sfigati (o per smanettoni sfigati), non per gente seria che deve fare il “business plan” e usare le “roadmap” per raggiungere le “milestone” della “customer satisfaction” (e poi fanno il servizio clienti che ti lascia in attesa eterna con la musichetta); è roba gratuita, cosa vuoi che valga, e poi le cose gratis scritte collettivamente puzzano tanto di comunismo e anarchia. Soprattutto, lo usano quattro gatti.
Be', saranno anche pochi, ma sono buoni. Dal rapporto annuale di Red Hat (http://www.redhat.com/annualreport) cito alcuni nomi abbastanza interessanti: Amazon.com; la British Petroleum; e la DreamWorks (quelli di Shrek). Tutti usano Linux. Scusate se è poco.
Se volete sapere chi altro usa Linux, fate un salto da Netcraft (http://www.netcraft.com/whats) e immettete il nome del sito che vi interessa. Divertitemi, e ditemi se trovate qualche sito stravagante: che so, un sito Microsoft che usa Linux, o viceversa...
Nel frattempo, il governo norvegese ha rescisso il proprio contratto con Microsoft (http://www.theregister.co.uk/content/4/26172.html), che era sostanzialmente il fornitore unico di software per i servizi pubblici. L'obiettivo è indurre Microsoft a rivedere i propri prezzi ponendola in un regime di concorrenza anziché in una comoda posizione di monopolio.
Qualcosa si muove.
Punto Informatico ha pubblicato un articolo (http://punto-informatico.it/p.asp?i=40912) dedicato all'appello che circola su Internet come catena di sant'Antonio sostenendo che Telecom Italia truffa sul noleggio degli apparecchi e sulle spese in bolletta. L'analisi antibufala è qui (http://www.attivissimo.net/antibufala/telecom_accessori.htm), e l'articolo di PI conferma in buona sostanza la mia indagine (a parte la questione delle prese telefoniche, che a PI non risulta). Ho contattato via e-mail i responsabili di Telecom Italia per chiedere loro un commento pubblico a proposito di questa storia, ma finora non ho ricevuto risposta.
Presso Salon.com (http://www.salon.com/tech/feature/2002/07/11/palladium/index.html) c'è un buon articolo in inglese che presenta i vari punti di vista sull'argomento Palladium. In gran parte conferma le preoccupazioni che avevo espresso nel mio articolo per Apogeonline (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102), ma spiega anche l'interpretazione di Microsoft di come sarà Palladium: permetterà di suonare comunque i vecchi MP3 (almeno così dice Microsoft). Viene spiegata bene anche la questione che aveva lasciato perplessi molti lettori, ossia il fatto che soltanto i programmi certificati gireranno sui PC Palladium. Microsoft dice che ognuno potrà certificare i propri programmi. Ma a che prezzo, e chi gestirà il database delle firme digitali certificate? Indovinate un po'.
Se ne occupa anche Wired: http://wired.com/news/antitrust/0,1551,53805,00.html. Il brevetto di Palladium, insieme a una nutrita collezione di altri brevetti Microsoft su tecnologie per controllare il funzionamento del computer e l'esecuzione dei programmi, è disponibile presso http://cryptome.org/ms-drm-os2.htm. E se cercate uno spiegone veramente tecnico di Palladium, lo trovate presso http://vitanuova.loyalty.org/2002-07-05.html.
Punti da ponderare: Palladium sarà disattivabile (ma un PC con Palladium disattivato con chi potrà comunicare?) e su un PC Palladium si potranno eseguire le applicazioni attuali, però quelle applicazioni non potranno interagire con le applicazioni certificate Palladium. Esempio pratico: Windows Media Player diventerà un'applicazione che funzionerà soltanto in ambiente Palladium e verrà eseguita in uno spazio inaccessibile alle applicazioni non certificate. Quindi gli attuali programmi che intercettano il flusso di dati per crearne una copia sprotetta non potranno accedere ai dati per intercettarli. L'audio non è ancora coperto da Palladium; il video sì, per cui certe schermate non potranno essere stampate o catturate. Sarà possibile fare boot con Linux in una macchina Palladium, a patto che Palladium sia disattivato.
Comunque sia, è chiaro che Palladium non è da prendere sottogamba e ha delle ottime probabilità di diventare realtà.
Come sempre, grazie, grazie, grazie a tutti i lettori che si sono offerti volontari per verificare i fatti dello strano comportamento di Yahoo. Per merito vostro posso ora denunciare quest'anomalia in un articolo che spero verrà letto da chi ha modo di ragionare su queste cose e farle cambiare. Nel frattempo, ecco la spiegazione dettagliata di come ho svolto l'esperimento, in modo che possiate ripeterlo e stupire gli increduli. E' un'incredulità comprensibile, vista l'enormità del pasticcio.
Per prima cosa vorrei chiarire i termini del problema, perché sono abbastanza incasinati e bisogna distinguere tra allegati e messaggi.
Qualsiasi e-mail spedito in formato HMTL (quello tipico di Outlook) a un utente Yahoo verrà alterato nel testo, se contiene certe parole-chiave, quando il destinatario lo visualizza via Web. Tuttavia, quando l'utente Yahoo risponde al messaggio, il testo torna magicamente quello originale.
Un e-mail in testo semplice inviato a un utente Yahoo non viene alterato.
Qualsiasi allegato HTML, di qualsiasi provenienza, spedito a un utente Yahoo verrà alterato se contiene certe parole-chiave.
I messaggi inviati da un utente Yahoo non vengono alterati, né nel corpo né negli allegati.
Le parole-chiave sono elencate qui: http://www.ntk.net/2002/07/12/yahoo.txt.
Il procedimento è questo. Andate con il vostro browser alla vostra casella di posta Yahoo (se non l'avete, attivatene una, tanto è gratis). Attivate l'opzione Usa i tag HTML e spedite a voi stessi un e-mail con questo testo:
Freedom of expression is a constitutional right. I like mocha, but I am not allowed to say so. This is medieval madness.
Dovreste ottenere una schermata di questo genere:
Fatto? Cliccate su Invia e poi controllate la vostra posta. Troverete un messaggio parecchio diverso da quello che avete spedito:
Per provare con gli allegati, potete usare l'allegato HTML di prova che mi sono fatto io e che potete scaricare da qui:
http://www.attivissimo.net/ml/yahoo_test.htm
L'allegato contiene questo testo:
Potete spedirlo da qualsiasi indirizzo, anche non-Yahoo, purché il destinatario sia un indirizzo Yahoo. Questa è la trasformazione che otterrete (il corpo del messaggio non è alterato perché l'ho spedito come testo semplice usando il mio buon vecchio Eudora):
Potete ripetere le stesse prove con qualsiasi programma di posta in grado di inviare testi in formato HTML (Outlook, per esempio) e/o allegati. Il risultato, purtroppo, non cambia.
Fine dello spiegone!
E inoltre:
-- Antibufala: aggiornamento sulla “truffa” Telecom
-- Antibufala: una bella storiella di razzismo su un volo British Airways
Fermi tutti!!! Ho la casella intasata di copie di un nuovo virus che mi sta arrivando da tutte le parti. Per cui la faccio breve e vado al sodo.
E' in circolazione l'ennesimo virus, stavolta chiamato W32/Frethem-Fam (non chiedetemi perché). La documentazione di Sophos Antivirus è disponibile presso http://www.sophos.com/virusinfo/analyses/w32frethemfam.html. Il virus è facilmente riconoscibile dal titolo, che è (senza i puntini che ho inserito per evitare di mandare in panico gli antivirus stupidi) "R.e.:.Y.o.u.r. .p.a.s.s.w.o.r.d.!."
Il testo del messaggio è questo:
ATTENTION! You can access very important information
by this password
DO NOT SAVE password to disk use your mind
now
press cancel
Il messaggio contiene un codicillo, che vedete qui sotto (reso innocuo sostituendo le parentesi angolari con le parentesi tonde):
(x-html)(HTML)(HEAD)(/HEAD)(BODY)
(FONT
COLORF0000)
(b)ATTENTION!(/b)(br)(br)
You can
access(br)
(b)very important(/b)(br)
information by(br)
this
password(br)(br)
(b)DO NOT SAVE(/b)(br)
password to
disk(br)
use your mind(br)(br)
now
press(br)
(b)cancel(/b)(br)(br)
(/font)(/BODY)(/HTML)
(iframe
src=cid:W8dqwq8q918213 height=0 width=0)(/iframe)
(/x-html)
e un allegato di nome (senza puntini) "d.e.c.r.y.p.t.-.p.a.s.s.w.o.r.d..e.x.e.". Secondo Sophos, l'email tenta di eseguire automaticamente l'allegato, che è quello che infetta materialmente il PC. L'esecuzione automatica è possibile grazie a una falla della solita coppia Outlook/Internet Explorer, che si riconferma principe dei vettori di infezione.
Secondo McAfee (http://vil.mcafee.com/dispVirus.asp?virus_k=99519), la falla è documentata da Microsoft presso http://www.microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/security/bulletin/MS01-020.asp, ed è stata corretta da Microsoft, ma evidentemente moltissimi utenti non si sono curati di aggiornare il proprio software. Complimenti, bella mossa.
Se usate sistemi operativi diversi da Windows, non correte alcun rischio. Se usate Windows ma adoperate programmi di posta diversi da Outlook che non usano Internet Explorer per visualizzare i messaggi HTML, non correte alcun rischio, salvo che siate così imprudenti da eseguire l'allegato. Se usate Windows e Outlook con tutti gli aggiornamenti di sicurezza, non dovreste correre alcun rischio (fino al prossimo virus ad esecuzione automatica). Se usate Windows e Outlook e avete installato un antivirus e lo tenete quotidianamente aggiornato, non dovreste correre rischi.
Quest'ennesima invasione dimostra ancora una volta il concetto fondamentale che l'e-mail in HTML è male. Se si bandisse l'HTML dalla posta, e se soprattutto Outlook consentisse di non interpretare automaticamente l'HTML ricevuto, virus come questi non avrebbero alcun effetto.
Meditate, utenti Outlook, meditate!
Nei prossimi giorni la trasmissione radio Rai Beha a Colori dovrebbe occuparsi dell'appello che circola da qualche tempo a proposito della “truffa” del canone di noleggio del telefono, già analizzato presso http://www.attivissimo.net/antibufala/telecom_accessori.htm. Ci dovrei essere anch'io insieme a un responsabile Telecom che spiegherà quanto c'è di vero nell'appello. Speriamo di fare chiarezza sulla faccenda.
Inoltre un lettore mi segnala (grazie Francesco) che oggi (15/7/2002) a Radio RTL 102.5 è stato intervistato un dirigente Telecom che, come riferisce Francesco, “si scusava per i disguidi causati da diverse spiegazioni e modi di agire di diversi loro centralinisti; le informazioni infatti non erano uniformi e alcune in disaccordo tra loro. Le informazioni corrette sono: dopo 4 anni di abbonamento è possibile disdire il noleggio delle attrezzature, basta restituirle ad un centro Telecom”. Il dirigente “ha parlato di restituire il telefono, non le prese (per le quali si paga il noleggio)” e ha detto che “chi volesse disdire il noleggio prima dei 4 anni lo può fare pagando una penale pari al 20% del canone del noleggio residuo... prima della restituzione bisogna chiamare il 187 per la richiesta e per accordarsi.”
Il Folletto delle Diverse Spiegazioni ha agevole dimora in casa Telecom, perché o Francesco ha trascritto molto male (dubito), o il dirigente Telecom ha aggiunto caos al caos, perché di quattro anni non si parla da nessuna parte, men che meno nell'Avantielenco 2002 Telecom Italia, che un lettore (il buon ptolard) mi ha mandato in copia. [NOTA: mi è stato segnalato successivamente che il dirigente Telecom ha parlato correttamente di tre anni, per cui ignorate tutta la disquisizione sul numero di anni e sui folletti]
Nelle “Condizioni di noleggio e manutenzione”, pagina 48, ci sono infatti questi passaggi interessanti, che chiariscono cosa si può fare e cosa non si può fare. Li cito per intero, perdonerete la prolissità ma non li ho scritti io:
Art. 3 – Durata: Il Contratto avrà la durata di anni tre. [...] si intenderà automaticamente rinnovato per un ulteriore periodo di un anno, e così per le successive scadenze, nel caso in cui una delle Parti non abbia provveduto a comunicare la propria disdetta mediante comunicazione scritta (lettera o fax con allegata fotocopia del documento d'identità) inviata, qualora l'iniziativa sia del cliente, alla sede territoriale Telecom di competenza almeno 90 giorni prima della scadenza. Il Cliente avrà facoltà di recedere dal contratto in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo dando un preavviso di almeno 90 giorni.[...] I clienti che abbiano richiesto di aderire al servizio attraverso il canale telefonico 187, il sito Internet www.187.it, e i negozi affiliati “Punto 187” potranno esercitare il diritto di cui sopra anche telefonando al servizio clienti 187. In caso di recesso entro il primo periodo di vigenza contrattuale, il cliente riconoscerà a Telecom, a titolo di indennizzo per i servizi prestati ed i costi sostenuti da quest'ultima, una somma pari al 20% dell'ammontare complessivo dei canoni residui, attualizzati in base alla media percentuale del tasso lira interbancaria o tasso equivalente del mese precedente. I clienti che abbiano richiesto di aderire al servizio attraverso il canale telefonico 187 o il sito Internet www.187.it potranno inoltre esercitare il diritto di recesso previsto dall'articolo 5 del D. Lgs. 185/99, dandone comunicazione telefonica al servizio clienti 187 entro il termine di dieci giorni lavorativi dal ricevimento del prodotto. In caso di recesso il cliente si impegna a restituire il terminale telefonico alla sede indicata da Telecom di competenza, direttamente o a mezzo pacco postale, entro e non oltre trenta giorni dalla data di cessazione.
In nessun punto si parla di quattro anni. Per farla breve: se avete il telefono Telecom da più di tre anni, potete restituirlo e smettere di pagarne il noleggio. Per restituirlo chiamate il 187 oppure fate una letterina, poi riportate il telefono alla filiale Telecom oppure spediteglielo per posta. Se avete il telefono Telecom da meno di tre anni, potete comunque restituirlo e smettere di pagare il noleggio, ma pagherete una penale.
Una piccola considerazione: mi sono dovuto trascrivere il testo a manina. Già, sembra stupefacente che nell'era di Internet il testo dell'Avantielenco non sia disponibile in Rete, eppure è così. O se c'è, è dannatamente ben nascosto. Google non lo trova: oltretutto, quando ho visitato www.187.it e ho immesso “condizioni noleggio” nella casella “Ricerca”, ho ottenuto una finestra completamente vuota, seguita dal fatidico messaggio “Impossibile visualizzare la pagina” (sì, ho usato Internet Explorer, per essere sicuro che non ci fossero problemi di compatibilità con gli altri browser). Complimenti, bel motore di ricerca. Sempre su www.187.it ho cliccato su “ProntoRisposta > Trova & Risolvi”: proprio quello che mi serve, a giudicare dal nome. Invece che succede? Ottengo invariabilmente il solito messaggio “Impossibile visualizzare la pagina”. Altro che Trova e Risolvi. Molti lettori mi hanno segnalato di aver mandato e-mail a Telecom per chiedere chiarimenti su quest'appello: nessuno ha avuto risposta.
L'appello sta facendo molto rumore. Se ne è occupata anche Radio Capital, che ha pubblicato una mini-intervista a Pietro Labriola, responsabile marketing della Fonia Telecom Italia (la trovate nella cache di Google), che dice “Il cliente stipula un contratto con Telecom Italia della durata di tre anni e poi c'è un tacito rinnovo. Durante questi tre anni, se un cliente vuole dare disdetta, si fa il calcolo dei bimestri mancanti al raggiungimento dei tre anni e su quell'ammontare viene pagata una penale del 20%. Scaduto il terzo anno, il cliente, in qualsiasi momento, può dare disdetta pagando solo il bimestre successivo. Dovrà comunque inviare l'apparecchio a Telecom Italia via posta".
La possibilità di restituire il telefono risale a parecchi anni fa. Infatti frugando in Rete ho trovato il testo (che presumo affidabile ma devo, per prudenza, considerare non confermato perché non proviene direttamente dal sito del Garante) del provvedimento n. 5680, intitolato “Noleggio apparecchi Telecom”, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il testo si trova presso http://www.infovr.it/infoverona/rubriche/nt98b7f1.htm e riporta una denuncia fatta da un cittadino a settembre 1997 contro Telecom Italia per pubblicità ingannevole (il consumatore ha avuto ragione).
Stando a questo documento, Telecom fu riconosciuta colpevole di pubblicità ingannevole perché in una pagina dell'Avantielenco dell'epoca “viene omessa la precisazione riguardante una condizione essenziale consistente nel vincolo della durata di tre anni, che non consente all'utente la disdetta del contratto di noleggio prima della scadenza di questo lungo termine. [...] solo a pag. 42 dell'avantielenco nella sezione denominata "condizioni di noleggio e manutenzione", riportata con caratteri estremamente ridotti e di limitata visibilità, viene precisato attraverso l'articolo 2 che la durata del noleggio è fissata in tre anni a decorrere dalla messa a disposizione dell'apparecchio e che, se una delle parti non avrà dato disdetta almeno tre mesi prima della scadenza, il noleggio sarà automaticamente rinnovato di un anno.”
Quindi è almeno dal 1997 che le cose stanno così. Chiarita la faccenda del noleggio del telefono, resta il mistero fitto sulla questione del “noleggio accessori”, che stando ad alcune fonti includerebbe le prese telefoniche. Ho trovato ad esempio una lettera dell'ADUC (http://www.aduc.it/telecom/lettere/2002/apr2002/apr05.html) di aprile 2002, quindi piuttosto recente, in cui un consumatore chiede “spiegazioni circa le voci della bolletta: 1)noleggio accessori: £ 1.100; 2)noleggio app.telefonici £ 3.200; 3)noleggio ind.conteggio £ 2.900” e l'ADUC risponde che “il canone deve continuare ad essere corrisposto, nel caso in cui si continuasse a noleggiare i servizi (spina, telefono e contascatti)”. Notate la “spina” e notate che la voce “noleggio accessori è distinta dalla voce del contascatti (“indicatore di conteggio”).
Sempre l'ADUC nota (presso http://www.aduc.it/telecom/servizi.htm) che “Fino al 2000, venivano appioppati anche altri servizi a canone mensile che ora sono stati levati, ma e' probabile che diversi utenti continuino a pagarli senza averli chiesti, e la Telecom, in mancanza di esplicita disdetta, continua a farli pagare in bolletta. Si tratta di (prezzi inclusi di Iva): presa a spina: 720; soneria: 720; ripetitore di chiamata: 4.800; soneria Badenia: 4.800; indicatore di conteggio: 2.400; indicatore di conteggio con disabilitazzatore: 4.200; commutatore a 2/3 vie: 1.200; commutatore a relé: 3.600; ricevitore supplementare: 1.200; derivati interni: 4.800; apparecchi a disco: 1.920; apparecchi a tasti: 3.000.”
Si direbbe quindi che esista eccome un canone per la presa telefonica. Probabilmente non è più applicato negli abbonamenti nuovi, ma in quelli vecchi potrebbe trascinarsi dalla gestione dell'ex SIP. Può anche darsi che sia un canone che si applica soltanto alle prese supplementari (quelle oltre la prima).
Consiglio: controllate la vostra bolletta. Se trovate la voce “noleggio accessori”, chiamate il 187 e chiedete di sapere subito di quali accessori si tratta. Se non sanno che pesci pigliare, fatevi togliere immediatamente questa voce. Se invece vi dicono che cosa sono questi fantomatici “accessori”, scrivetemi. Anzi, fatemi sapere comunque come va a finire.
Circola in Rete questa storiella, naturalmente raccontata per vera:
La scena che segue si è realmente svolta su un volo della compagnia British Airway fra Johannesburg e Londra. Una donna bianca, di circa cinquant'anni, si siede accanto a un nero. Visibilmente agitata, chiama la hostess. "Qual è il suo problema, signora?" chiede la hostess. "Ma non vede?", risponde la signora, "mi avete messo vicino a un negro. Non sopporto di restare a fianco di uno di questi schifosi. Datemi un'altra poltrona".
"Per favore, si calmi", dice la hostess, "quasi tutti i posti sono occupati. Vedrò se c'è un posto disponibile". La hostess si allontana e ritorna alcuni minuti più tardi. "Signora, è come pensavo, nella classe economica non ci sono più posti liberi. Anche il comandante me l'ha confermato. Però c'è ancora un posto in prima classe".
Prima che la donna possa fare il benché minimo commento, la hostess continua: "Nella nostra compagnia è del tutto insolito permettere ad una persona in classe economica di sedersi in prima classe. Ma, viste le circostanze, il comandante trova che sarebbe scandaloso obbligare qualcuno a stare seduto vicino ad una persona tanto sgradevole".
E rivolgendosi al nero l'hostess gli dice: "Dunque, signore, prenda il suo bagaglio a mano perché una poltrona di prima classe l'attende". E tutti i passeggeri lì attorno che, scioccati, assistevano alla scena, si alzarono e applaudirono.
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE
Anche tu puoi fare qualcosa. Comincia con l'inviare questo messaggio a tutti i tuoi amici.
La storiella è simpatica, ma è del tutto indimostrata. Anzi, puzza proprio di leggenda metropolitana lontana un miglio, visto che ne ha tutti gli ingredienti (mancanza di date, nomi e riferimenti, troppo bella per essere vera, eccetera). Infatti in Rete se ne trovano copie che risalgono addirittura al luglio del 1998. I siti antibufala americani la danno per “non confermata” o addirittura falsa, come potete leggere presso http://www.truthorfiction.com/rumors/racistpassenger.htm e presso http://www.snopes2.com/travel/airline/obnox.htm.
La versione inglese è qui sotto (datata 15 luglio 1998, la più antica che ho trovato). Usando le sue frasi potete divertirvi a trovare quanti siti la riportano pari pari senza chiedersi se per caso è una leggenda metropolitana. Notate che la donna nell'originale non era semplicemente “bianca”, ma sudafricana. Adesso che l'apartheid non c'è più, la leggenda è stata ritoccata per renderla ancora attuale.
A proposito: la "Giornata mondiale contro la discriminazione razziale" esiste, ed è il 21 marzo, come riportato dal sito ONU (http://www.un.org/cyberschoolbus/iderd).
On a British Airways flight from Johannesburg, a middle-aged, well-off white South African Lady has found herself sitting next to a black man. She called the cabin crew attendant over to complain about her seating. "What seems to be the problem Madam?" asked the attendant. "Can't you see?" she said " You've sat me next to a kaffir. I can't possibly sit next to this disgusting human. Find me another seat!"
"Please calm down Madam." the stewardess replied. "The flight is very full today, but I'll tell you what I'll do-I'll go and check to see if we have any seats available in club or first class". The woman cocks a snooty look at the outraged black man beside her (not to mention many of the surrounding passengers). A few minutes later the stewardess returns with the good news, which she delivers to the lady, who cannot help but look at the people around her with a smug and self satisfied grin: "Madam, unfortunately, as I suspected, economy is full. I've spoken to the cabin services director, and club is also full. However, we do have one seat in first class".
Before the lady has a chance to answer, the stewardess continues..."It is most extraordinary to make this kind of upgrade, however, and I have had to get special permission from the captain. But, given the cirumstances, the captain felt that it was outrageous that someone should be forced to sit next such an obnoxious person."
With which, she turned to the black man sitting next to her, and said: "So if you'd like to get your things, Sir, I have your seat ready for you..." At which point, apparently the surrounding passengers stood and gave a standing ovation while the black guy walks up to the front of the plane.
Ciao da Paolo.
Sta circolando un e-mail che si spaccia per un comunicato ANSA pieno di inquietanti "rivelazioni" su presunte capacità di spionaggio dell'ADSL. Il titolo del messaggio è "ADSL: finisce l'era dell'anonimato ma........FINIREMO TUTTI SOTTO CONTROLLO?".
Il testo del messaggio contiene numerosissime stupidaggini tecniche sulle quali non mi dilungo: il concetto fondamentale è che l'ADSL non facilita il monitoraggio delle vostre attività informatiche da parte della Microsoft e/o delle forze dell'ordine. O per dirla meglio, a questi signori non fa né caldo né freddo se usate ADSL, la normale linea telefonica o i segnali di fumo per accedere a Internet. Se devono entrare, entrano con la stessa facilità a prescindere dal modo in cui siete collegati alla Rete.
Sto facendo soltanto una considerazione tecnica; sugli aspetti legali non metto bocca, ma penso siano abbastanza intuitivi.
La cosa più importante di questo messaggio è che non va diffuso. Si tratta infatti di un messaggio-esca, usato da uno spammer (un pubblicitario-spazzatura) per collaudare i propri sistemi. Messaggi analoghi sono stati usati per lo stesso motivo qualche tempo fa: qualcuno si ricorderà della "preghiera di Pasquale" (http://www.attivissimo.net/antibufala/preghiera_pasquale.htm).
Se lo fate circolare, lo spammer saprà che il suo test ha avuto successo e quindi lancerà la propria ondata di e-mail pubblicitari. Inoltre, siccome molti utenti hanno la pessima abitudine di inoltrare i messaggi di questo genere usando il CC (la copia carbone) invece del BCC (copia carbone nascosta), le copie inoltrate viaggiano accompagnate da un interminabile elenco di indirizzi di e-mail, utilissimi agli spammer come fonte per le loro campagne pubblicitarie.
In altre parole, se inoltrate questa bufala, regalate automaticamente ai vostri amici un abbonamento a tutta la posta-spazzatura di Internet.
Imparate a usare la copia carbone nascosta o BCC: le istruzioni sono nella guida del vostro programma di posta.
Ciao da Paolo.
Scusate se ogni tanto ricorro alla formula dell'antibufala flash seguita da un resoconto meno frettoloso, ma in casi come questi è fondamentale agire il più presto possibile per fermare lo spamming.
L'antibufala approfondita è ora disponibile presso http://www.attivissimo.net/antibufala/spammer_adsl.htm.
Ringrazio tutti i lettori che vi hanno contribuito.
Secondo The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/26517.html), il Service Pack 1 e il Service Pack 3 di Windows 2000, due importanti aggiornamenti a questi sistemi operativi, contengono una clausola aggiuntiva che impone all'utente di accettare che Microsoft installi automaticamente gli aggiornamenti futuri anche se l'utente non li vuole e vada a vedere quali programmi ha installato l'utente.
La dicitura esatta è questa: “You acknowledge and agree that Microsoft may automatically check the version of the OS Product and/or its components that you are utilizing and may provide upgrades or fixes to the OS Product that will be automatically downloaded to your computer".
Traduzione: “L'utente riconosce e acconsente che Microsoft possa verificare automaticamente la versione del Prodotto OS e/o dei suoi componenti che l'utente sta utilizzando e possa fornire aggiornamenti o correzioni per il Prodotto OS che verranno scaricati automaticamente sul computer dell'utente”.
In altre parole, per installare questi aggiornamenti di Windows è necessario accettare che Microsoft entri nel vostro computer, lo ispezioni a sua completa discrezione e senza avvisarvi, e installi (sempre a sua completa discrezione) il software che Microsoft ritiene opportuno.
Se accettate queste condizioni, Microsoft viene legalmente autorizzata, per esempio, a verificare se avete copie pirata di programmi suoi o altrui, oppure a installare automaticamente un “miglioramento” di Windows Media Player che suoni soltanto musica legalmente scaricata.
Secondo un lettore (ivano.b****), inoltre, se avete Windows 2000 potete accedere alle pagine del sito Microsoft che spiegano le note di utilizzo del Service Pack 3 di Windows 2000. Le pagine non sono accessibili con software diverso da Internet Explorer e Windows 2000, e sono presso http://v4.windowsupdate.microsoft.com/en/about.asp (inglese) e http://v4.windowsupdate.microsoft.com/it/about.asp (italiano). Io non ho nessuno dei programmi richiesti per l'accesso, ma il lettore mi dice che “vengono inviati a Microsoft il PID di Windows 2000, i seriali dei software installati, informazioni sull'hardware installato e via dicendo.”
Siete caldamente invitati a verificare, se potete, e soprattutto a riflettere.
Forse ve ne siete già accorti, ma nelle scorse settimane ho pubblicato un po' di articoli e sono stato talmente preso da non avere il tempo di avvisarvi di volta in volta. Faccio ammenda subito.
Grazie ancora per l'aiuto abbondantissimo nei test della stupidaggine commessa da Yahoo, colpevole di alterare il contenuto dei messaggi degli utenti con un filtro ultracretino. Lo spiegone è nell'archivio della newsletter di luglio (http://www.attivissimo.net/ml/ml_internet_per_tutti_archivio200207.htm), e ho scritto un articolo per Apogeonline sulla faccenda, che trovate presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/16/01/200207160101.
Nel frattempo, Yahoo ha cambiato in fretta e furia il filtro e l'ha sostituito con una versione meno “medireviewale”.
Prima del cambio di filtro, queste parole venivano convertite automaticamente:
eval => review
mocha => espresso
expression => statement
javascript => java-script
jscript => j-script
vbscript => vb-script
livescript => live-script
Ora il nuovo filtro sostituisce in modo meno stupido: eval non diventa review e mocha non diventa espresso, eccetera, come descritto qui sotto:
eval => eval
mocha => _mocha
expression => _expression
javascript => _javascript
jscript => _jscript
vbscript => _vbscript
livescript => _livescript
Praticamente a quasi tutte le parole “pericolose” viene anteposto un carattere underscore per renderle innocue.
Si parla molto del fatto che aziende e governi stanno migrando a Linux, ma in realtà pare che abbiano soltanto scoperto un nuovo modo di risparmiare con Linux: non usarlo. Basta infatti la semplice minaccia di migrare al Pinguino per ottenere da Microsoft contratti più convenienti, e ci può anche scappare una visita personale di Bill Gates. Tutti i dettagli, e la foto di Bill che si atteggia a novello capo di stato, sono presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/24/01/2002072401025.
Una originale tecnologia di distribuzione dei file promette di risolvere gli intasamenti dei siti e i download interminabili e inaffidabili che caratterizzano gli attuali programmi di scambio file. L'autore vi invita a collaudarla tentando di intasargli il server, con risultati sorprendenti: fate la prova, mi raccomando, merita!
La storia, decisamente molto promettente, è presso http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/30/01/200207300101.
Ciao da Paolo.
Probabilmente la conoscete già, ma credo meriti una citazione honoris causa nel Servizio Antibufala. Presso http://www.geocities.com/poligamo_poligamia c'è infatti il sito Web di un certo Franco De Nicola che propone un matrimonio poligamo: recluta 39 mogli (34 le ha già trovate, restano 5 posti liberi, affrettarsi prego), alle quali offre di diventare sue mogli per tre anni, in un “moglierato di 39 femmine” in una villa “nei pressi del villaggio di Harluozhubai”.
In cambio, il facoltoso De Nicola, che dichiara un “valore complessivo conti in banca: oltre 45 miliardi di lire (documentabile)”, offre alle candidate un “mensile di 15 milioni al mese” per tre anni, con “alloggio in villa a 5 piani, 2 piscine e jacuzzi idromassaggio, camerieri, servitù”. Il matrimonio deve durare almeno un anno, “il che significa 180 milioni, a cui vanno aggiunti i bonus di fine anno (che sono altri 50-100 milioni)”.
De Nicola si affretta a precisare che “il matrimonio non avrà valore legale in Italia e non sarà registrato alcun attestato legale in Italia. Sarà firmata una clausola di non condivisione del patrimonio in seguito ad eventuale divorzio.” Patti chiari amicizia lunga, insomma. Per partecipare alla sua iniziativa, le candidate (“astenersi perditempe”, c'è scritto proprio così) hanno a disposizione un modulo online in cui inserire i propri dati per la selezione.
Frenate l'indignazione! Dietro questo sito non c'è un giro di prostituzione d'alto bordo o una forma di maschilismo patologico: è una candid camera, anzi una “candid Web”. Il sito è infatti stato progettato da Karluozzi.com (http://www.karluozzi.com), un sito umoristico, responsabile di altre “candid web” come In Piazza (http://www.karluozzi.com/candid_inpiazza.html, affitto di manifestanti per qualsiasi evento politico) e il Confessionale online (http://utenti.tripod.it/DonMurzio).
L'obiettivo di questi siti è simile a quello dei pesci d'aprile: spararla grossa e vedere quanta gente ci casca. Pare che le iniziative abbiano avuto un discreto successo, a giudicare dai testi (non si sa quanto veri) delle candidature per il moglierato (http://www.karluozzi.com/candid_poligamo_risp.html), delle reazioni ai manifestanti mercenari (http://www.karluozzi.com/candid_inpiazza_rec.html) e delle “confessioni” (http://www.karluozzi.com/confessioni.html).
Ma come si fa a capire che è uno scherzo? Beh, già il modo in cui sono redatti questi siti dovrebbe indurre al sospetto (cosa sono i “balli ippici”? Come mai un'agenzia di reclutamento manifestanti non indica un indirizzo o un numero di telefono? Può esistere una “suor Pia della Congregazione dei Radiofonici”?), ma la conferma viene facile esaminando il codice HTML che compone queste pagine. Infatti quasi tutte le immagini sono collegate al sito Karluozzi.com, e nel codice ci sono anche indizi come questo “Sorridi! Sei su Candid-Web!”:
<p align="center"><a href="http://www.karluozzi.com/smile.html"><img src="k2.gif" alt="Smile: You're on Candid-Web!" border="0" width="5" height="5"></a></p> <small>
Inoltre il sito è stato già recensito da tempo da siti come MaiDireWeb.it, 100Links (http://100links.supereva.it/spigolature/siti/020127.html) e la “Top Ten Internet di Elio e Le Storie Tese” (http://www.netgames.it/site/classinternet.htm).
Ringrazio i membri del forum Rai “Internet per Tutti” (www.internetpertutti.rai.it) per avermi ricordato di includere anche questa chicca nel Servizio Antibufala.
Numerosi lettori mi hanno chiesto di indagare su una petizione pubblicata sul sito della rivista AF Digitale online (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/main?openframeset) contro un imminente “super tributo alla SIAE”, sospettando che si tratti di una bufala.
In effetti il tono è proprio quello tradizionale delle bufale. Cito infatti dal sito: “Sta per essere approvato dal consgilio [sic] dei ministri un decreto di recepimento di una direttiva europea che, tra le altre cose, dà luogo a un aumento indiscriminato (fino all'8000%) dei tributi dovuti alla SIAE sui supporti analogici e digitali audio, video e dati. Fra poche settimane un CD-R potrebbe costare minimo 1,50 euro, una videocassetta 3,5 euro e potrebbe essere inserito un tributo del 3% su tutti gli apparecchi di registrazione, hard disk compresi. Attenzione: non importa assolutamente se i CD-R, per esempio, vengono usati per la registrazione di dati informatici o delle proprie foto digitali: il tributo alla SIAE, prelevato alla fonte, ovviamente, è comunque dovuto.”
Lo stile dei classici appelli-bufala è suggerito anche da questa frase (notare l'invito rituale “manda questo appello a tutti quelli che conosci”): “Questo provvedimento va fermato al più presto, possibilmente prima che venga approvato dal Consiglio dei Ministri. Per fare questo ti chiediamo di partecipare alla petizione anti-decreto sul sito www.afdigitale.it e di mandare queste informazioni a tutte le persone che conosci. Aiutaci a salvare il tuo diritto alla copia personale.”
Il sito offre anche la possibilità di aderire online alla petizione (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/Main?OpenForm), trasmettendo un e-mail a scelta a una o più di varie autorità, fra cui il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Miinistro dei Beni Culturali, il Ministro per l'Innovazione e le Nuove Tecnologie, e anche a Mi manda RaiTre e Striscia la notizia.
Ma a parte lo stile bufaliforme, cosa c'è di vero? Possibile che una rivista si presti a una bufala? E' troppo presto perché io possa darvi una risposta definitiva, ma comincio a riassumere quello che ho scoperto fin qui, con la speranza di arginare il fiume di e-mail che sto ricevendo in proposito e che sta circolando in Rete.
Se avete fretta e non volete approfondire, vi dico subito qual è il mio consiglio: attendere prima di diffondere.
Esiste davvero questo inquietante decreto? Le pagine Web della petizione ne citano il testo (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/decreto?Openpage): è il decreto legislativo intitolato "Attuazione della direttiva 2001/29 CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 maggio 2001 sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione". Purtroppo, però, non ne viene indicato un numero di riferimento. L'editoriale di AF Digitale dice solo che è stato “reso pubblico, senza troppo chiasso, [...] lo scorso 10 di luglio”.
Qui comincia il mistero. Il testo del decreto riportato dalla petizione non è reperibile da nessuna parte in Rete. Ho usato Google, ho consultato il motore di ricerca del Parlamento italiano, ho cercato in Interlex.it e nei newsgroup, ma non ne ho trovato traccia. Ho pescato soltanto l'annuncio del lancio della petizione, pubblicato dalla redazione di AF Digitale in vari newsgroup intorno al 4 di agosto 2002.
L'unica cosa che ho trovato (con l'aiuto di un lettore, root()) è la legge italiana 1 marzo 2002, n. 39 (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/02039l.htm), che all'articolo 30 predispone il recepimento della direttiva europea, ma solo in termini molto generici: dice che il governo italiano dovrà emettere una legge che recepisca la direttiva europea in materia di diritti d'autore. Non parla di importi di tasse sui supporti vergini a favore della SIAE.
Questo induce un po' di sospetto (ma sapete che sono notoriamente paranoico). Come mai questa cosa la sa soltanto AF Digitale? Può darsi che siano semplicemente più veloci degli altri, cosa peraltro facile in questo periodo, considerato che ad agosto l'Italia si ferma. Così il 9/8/2002 ho scritto un e-mail alla Edisport (la casa editrice di AF Digitale), chiedendo di mettermi in contatto con la redazione della rivista per avere chiarimenti. Attendo risposta.
Per contro, sembra strano che una rivista si prenda la briga di “inventarsi” un testo di decreto, usando fra l'altro i riferimenti giusti alle direttive europee.
A proposito, la direttiva citata dal decreto fantasma, la 2001/29/CE, è invece perfettamente reperibile online: in sunto presso http://europa.eu.int/scadplus/leg/it/lvb/l26053.htm e come testo integrale, scaricabile in formato PDF, presso questo chilometrico indirizzo comunitario:
oppure, se preferite, da Interlex.it (http://www.interlex.it/testi/01_29ce.htm).
Colgo l'occasione per fare due rapidi commenti. Primo, la direttiva non parla di soldi né specifica cifre: parla soltanto di “equo compenso” (articolo 5). In altre parole, gli importi del decreto (se autentico) sono decisi dal governo italiano, che non può quindi alzare le spalle e dire “ce lo impone l'Europa”. Secondo, questa direttiva (sulla cui esistenza non vi è dubbio) è la versione europea della tragicomica DMCA americana, la legge che ha messo il bavaglio a gran parte della comunità degli esperti di sicurezza informatica perché rende reato discutere di come superare una qualsiasi protezione anticopia, anche la più elementare. Il suo recepimento causerà in Europa gli stessi problemi di censura già subiti dagli informatici USA.
Ma torniamo alla petizione. Il decreto legislativo italiano sarebbe stato emesso, stando alla sua intestazione, dal “Segretariato Generale - Servizio XI - Diritto d'Autore e Vigilanza sulla SIAE”. Una ricerca in Rete mi rivela che questo “Servizio XI” eccetera appartiene all'organigramma del Ministero dei Beni Culturali (http://www.beniculturali.it/ministero/organigramma/index.asp) ed ha come direttore Elio Vito Silvestro (e-mail evsilvestro@beniculturali.it, tel. 06-77701.203.208, fax 06-77701.244). Così il 9/8/2002 gli ho inviato un e-mail chiedendogli chiarimenti e/o smentite. Attendo risposta.
Appena avrò maggiori informazioni, aggiornerò il dossier antibufala.
Quand'anche fosse tutto vero, l'efficacia di una petizione tramite e-mail è tutta da vedere. E' un ragionamento che ho già fatto per altre petizioni di questo genere: mille e-mail si cancellano e si ignorano facilmente, mille lettere affrancate con firma del mittente no. Fa molto più effetto un sacco pieno di lettere di cittadini piuttosto che un file da un megabyte. Per non parlare del fatto che solitamente una casella di e-mail ha una capienza limitata, per cui dopo i primi mille-duemila messaggi (e anche meno) si intasa e tutti i messaggi di petizione successivi tornano indietro al mittente respinti. Con la posta ordinaria questo non succede.
Fra l'altro, esaminando l'HTML della petizione salta fuori che gli indirizzi di e-mail a cui verrebbe mandata la petizione sono abbastanza generici e non diretti: ad esempio, se scegliete di mandare la petizione al Presidente del Consiglio Berlusconi, la inviate a webmaster@forza-italia.it, che non è certo la casella di posta personale del Cavaliere. Idem se scegliete di inviare la petizione al Ministro dei Beni Culturali (Giuliano Urbani): va all'indirizzo mturetta@beniculturali.g-net.it, che secondo l'organigramma del Ministero dei Beni Culturali (http://www.beniculturali.it/ministero/organigramma/index.asp) è l'indirizzo di posta del Capo Segreteria e Segretario Particolare del Ministro, Mario Turetta. Gli indirizzi di Mi manda RaiTre e Striscia la notizia, perlomeno, portano ai diretti interessati.
Quindi se volete aderire a questa petizione, il mio consiglio è scrivere una lettera, non inviare pigramente un e-mail. Può darsi però che segnalare il caso via e-mail alle trasmissioni televisive funzioni, visto che Mi Manda RaiTre e Striscia la notizia sono più attente agli scoop e alle opinioni dei cittadini di quanto lo siano i burocrati.
L'indagine prosegue, e per ora la petizione mi sembra abbastanza plausibile, ma finché non ho una conferma da fonte ufficiale (governativa) non posso né autenticare (per quel che valgono le mie autenticazioni) né smentire.
Per il momento, l'ipotesi che sono meno a disagio nel sostenere è che si tratti semplicemente di una delle tantissime proposte di decreto che circolano in Parlamento e che raramente vengono portate a conclusione. Questo spiegherebbe forse la mancanza di una numerazione ufficiale.
Esiste anche un'ipotesi un po' cattivella: che si tratti di una astuta mossa pubblicitaria per la rivista in questione. E' molto interessante, infatti, notare che l'appello capita proprio in un periodo in cui praticamente tutti i principali siti informativi italiani sono chiusi per ferie e quindi è difficile avere conferme: il momento ideale per montare un caso intorno a un testo che in realtà è solo un'ipotesi di legge.
Per contro, può anche darsi che sia una mossa pubblicitaria basata su un problema reale, e in tal caso non mi sento di criticare la redazione di AF Digitale se cerca di conquistarsi un po' di fama promuovendo questa forma di sensibilizzazione pubblica.
Questi, insomma, sono i motivi del mio invito alla prudenza: non diffondete la petizione, almeno per ora. Se scoprite qualcosa di più, fatemi un fischio.
Ciao da Paolo.
Questa è un'indagine antibufala un po' anomala, perché non nasce in risposta a un messaggio che circola in Rete ma è nata per caso durante una mia ricerca online riguardante tutt'altro argomento. Ma è abbastanza carina da meritarsi, secondo me, un piccolo dossier antibufala lo stesso.
Avete presente il luogo comune secondo il quale i lemming (graziosi roditori, simili a criceti, che popolano le regioni artiche e dell'estremo nord), quando la loro popolazione supera le risorse disponibili, corrono a suicidarsi in massa gettandosi in mare? E' diventato talmente proverbiale, anche in italiano, che si dice “come lemming” o “come tanti lemming” per indicare un comportamento irrazionale adottato per imitazione isterica, senza ragionare, da una massa di individui. Qualcuno ricorderà anche una serie di popolarissimi giochi per computer che si intitolavano proprio Lemmings.
Ebbene, si tratta di una bufala inventata di sana pianta dalla Disney. Basta fare una ricerca in Google con le parole chiave “lemmings” e “White Wilderness” (il perché di questi criteri di ricerca sarà chiaro tra poco) per scoprire dozzine di siti, compreso l'autorevole Urban Legends Reference Pages (http://198.64.129.160/disney/films/lemmings.htm), che raccontano come sono andate veramente le cose.
Frugando un po', ho trovato anche un articolo dell'altrettanto autorevole rivista Nature (http://www.nature.com/nsu/000601/000601-10.html) che dichiara falsa questa storia del suicidio dei lemming.
A ulteriore conferma, la mia Enciclopedia Grolier dice testualmente “The legend that lemmings deliberately join in a death march to the sea, where they drown, is untrue. Lemmings migrate periodically from their home area when their population begins to exceed the food supply. They swim across streams and rivers in order to find land with food; sometimes, however, lemmings try to swim bodies of water that are too deep and may drown in great numbers”. Traduzione spiccia: la leggenda secondo cui i lemming si uniscono in una marcia di morte verso il mare, dove annegano, è falsa. Quando la popolazione di lemming comincia a saturare un ambiente, i lemming migrano, attraversando i corsi d'acqua che incontrano nella loro ricerca di cibo. Talvolta i lemming tentano di superare specchi d'acqua troppo profondi e molti annegano. Tutto qui. Non è una bella prospettiva per i poveri lemming, ma la natura è raramente generosa con i suoi figli.
Di suicidi di massa, comunque, nessuna traccia. Ma allora da dove deriva questa storia? Da un documentario della Disney, intitolato “White Wilderness” (http://us.imdb.com/Title?0052389), girato nel 1958. Il documentario fu presentato come testimonianza naturalistica della vita reale dei lemming, ma in realtà la troupe creò artificialmente la scena del “suicidio” dei lemming spingendone un piccolo branco a gettarsi in mare da una scogliera. Non è chiaro se i lemming siano sopravvissuti (grazie Disney). Questa scena raccapricciante ha dato vita al luogo comune dei suicidio dei lemming.
La falsificazione spacciata per “documentario” non finisce qui. Il film della Disney fu girato nell'Alberta, in Canada, dove non ci sono lemming (e non c'è neppure un mare in cui suicidarsi). Fa niente: la Disney ne fece importare qualche decina, e per farli sembrare tanti, fu costruita una sorta di giostra coperta di neve, sulle quali furono piazzati i roditori. La cinepresa stava ferma e la giostra girava sotto le zampe dei lemming, creando con l'aiuto di un po' di giochi di montaggio l'impressione di una massa di animali in folle corsa. Terminate le riprese, i lemming furono “suicidati”.
A parziale discolpa della Disney (e per evitare cause per diffamazione), devo precisare che non si sa se la società di Topolino fosse al corrente delle tecniche usate da James R. Simon, il regista della sequenza dei lemming.
Un altro mito che si infrange. O forse due, considerate le immagini osé nascoste nei cartoni della Disney? Guardate qui: http://www.anomalies-unlimited.com/Rescuers.html.
Ciao da Paolo.
Promettetemi di non ridere. L'assistenza tecnica dei dipendenti Microsoft non la fa Microsoft: la fa la Hewlett-Packard. Secondo questo articolo:
http://www.cnn.com/2002/TECH/industry/08/12/microsoft.hewlett.reut/index.html
e questo
http://news.com.com/2100-1001-949179.html
l'11 agosto 2002 Microsoft ha annunciato di avere un contratto con la Hewlett-Packard per fornire i servizi di help desk (assistenza tecnica) ai propri dipendenti (di Microsoft, intendo) in quasi settanta paesi. In altre parole, quando un dipendente Microsoft ha un problema con Windows, a chi si rivolge? A chi l'ha creato e lo dovrebbe conoscere a menadito? Nooooo. A una società esterna (e prima di HP, Microsoft usava Compaq e Siemens).
Utenti Windows, consolatevi! Se neppure Microsoft riesce a risolvere i problemi tecnici di Windows, non sentitevi incapaci se non riuscite a farlo voi.
Suvvia, avevate promesso di non ridere...
Ho trovato un sito che mostra in dettaglio le immagini dei pezzi d'aereo sul prato del Pentagono, quelli che secondo i bufalari complottisti di Asile.org non esistono. Ho aggiornato l'indagine antibufala di conseguenza: la trovate presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm
Avrete probabilmente già ricevuto un misterioso e-mail in inglese di un funzionario di un paese africano che promette di spartire con voi alcuni milioni di dollari, e magari vi siete chiesti cosa c'è dietro. L'indagine antibufala (o meglio antitruffa) è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/soldi_nigeria.htm
Magari vi siete chiesti se c'è davvero qualcuno così cretino da abboccare all'invito di un perfetto sconosciuto che offre milioni di dollari in cambio di niente. Ebbene, se volete un esempio di caso specifico, con tanto di nomi e cognomi, c'è un recente articolo della CNN:
http://www.cnn.com/2002/TECH/internet/08/11/nigeria.scam/index.html
che fa per voi: la signora Shahla Ghasemi e suo marito, un medico, si sono fatti spillare quasi quattrocentomila dollari da un imbroglione che si spacciava via e-mail per un funzionario del governo nigeriano. La signora ha abboccato perché l'imbroglione conosceva molte informazioni personali sulla coppia (informazioni peraltro facilmente reperibili in Rete).
Ai Ghasemi fu detto che i soldi spettavano loro come eredità. La signora non ha pudore nel dire che si è chiesta “Se qualcuno non ci conosce, come può averci lasciato dei soldi?”. Nonostante questo dettaglio non proprio trascurabile, la signora si è convinta che l'invito era autentico (non c'è come l'avidità per superare le esitazioni) e ha inviato 7500 dollari richiesti come “parcella del notaio”. Ha poi continuato a inviare soldi per coprire le nuove spese che (guarda un po') si presentavano, fino a raggiungere la ragguardevole somma di 400.000 dollari.
I Ghasemi ora non hanno più un soldo. E sono sicuro che molti di voi stanno pensando “E ben gli sta!”.
Sta circolando un accorato appello in inglese in cui il povero Chuck Mangold, disoccupato, semianalfabeta, privo di previdenza sociale e anche brutto chiede il vostro aiuto. Come se non bastasse, infatti, deve iniziare la chemioterapia al fegato. Chuck vi chiede di essere generosi verso il prossimo e di mandargli denaro a un indirizzo di Chicago.
Il testo originale (errori ortografici compresi) è questo:
From: helpme@123.com
Dear Friend,
As much as this hurts to do, I have to ask for help.Let me explain ! Im the poorest excuse for a human being ever.Im unemployed, uneducated, and uninsurable.In addition you wont look at me for very long Im unattractive actully down right ugly.I try every day to get a job but at 48 with no skills and no personality all the doors shut.For 35 years I tried to drink myself away, and almost succeded,but even at like the rest of my wortless self I failed. now the Doctors say I have to start cheomtherapy for the liver but I have no insurance.Im not a bad person I dont drink anymore or do bad things. I have thought of things like chain letters and such but I know its wrong and I wont do bad things, but I need help could you please send some money!! anything !! It would help I dont know what else to do but ask.I cant promise anything in return I dont have anything nor does it look like i will . At least its honest im not promising anything or lying !!
Please reach into your heart you will really be helping just Thank You For Listnening
Chuck Mangold
P.O box 300671
Chicago IL, 60630-0671
Aspettate a spalancare il portafogli! Dietro Chuck Mangold, infatti, si cela uno dei soliti schifosi spammer, i pubblicitari-spazzatura di Internet. La vera origine dell'appello di Chuck è infatti documentata nei newsgroup dedicati a chi abusa della rete, come news.admin.net-abuse.sightings: basta fare una ricerca in Google Groups con l'argomento "Chicago IL, 60630-0671".
L'unico obiettivo di questo appello è indurvi a rispondergli (all'indirizzo fittizio helpme@123.com), in modo da confermare che il vostro indirizzo di e-mail è attivo e viene letto. Se lo fate, lo spammer userà il vostro indirizzo per bombardarvi di pubblicità.
Pertanto il mio consiglio è non diffondere assolutamente e cestinare senza ulteriori scrupoli.
“Quale Flash?”, diranno in molti. Macromedia Flash è un diffusissimo programma che visualizza animazioni, come quelle che trovate spesso annidate nelle pagine Web. Anche se non lo sapete, Flash è quasi sicuramente presente nel vostro computer, dato che fa parte del corredo standard di qualsiasi versione di Windows dalla 95 in poi, di MacOS dalla versione 8 in poi, e di Netscape Navigator per tutti i sistemi operativi. Quindi anche gli utenti Unix e Linux hanno probabilmente Flash già installato.
Il problema è che sono state trovate in Flash (più precisamente, nel player di Flash) due vulnerabilità che consentono a un aggressore di eseguire programmi ostili sui computer Windows e Unix/Linux delle sue vittime e di leggere i file presenti sul disco rigido delle stesse vittime. Per maggiori dettagli tecnici potete leggervi l'articolo di News.com presso
http://news.com.com/2100-1040-949364.html
Il rimedio è semplice: aggiornate il vostro Flash Player, perché la nuova versione ha rimediato a queste due falle. Per aggiornarlo, andate a
http://www.macromedia.com/go/getflashplayerbutton
e scegliete Italiano. Scaricate il programma di installazione e installatelo seguendo le istruzioni mostrate sullo schermo. Gli utenti di Opera usano la versione di Flash per Netscape. Non occorre riavviare dopo l'installazione, neppure sotto Windows: l'importante è chiudere e riavviare il proprio browser.
Ricordate il caso di Safiya, la nigeriana condannata a lapidazione per adulterio e “salvata” da un appello internazionale diffuso anche via e-mail? La storia è riassunta qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/safya.htm
All'epoca mi ero chiesto se si sarebbe mobilitata di nuovo l'opinione pubblica per il prossimo caso analogo, che fra l'altro era già in corso: Amina Lawal era stata condannata alla lapidazione per adulterio proprio mentre il mondo festeggiava il “salvataggio” di Safiya (http://news6.thdo.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_1891000/ 1891395.stm).
Amina si era vista rinviare la pena da un tribunale islamico “fino ad almeno il 2004” (http://news6.thdo.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_2023000/2023502.stm). Ora il tribunale ha cambiato idea, e salvo interventi della Corte Suprema nigeriana, la condanna è definitiva (http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/2202111.stm).
La notizia è stata segnalata anche dal TG2 il 19/8/2002. Chissà se i “media” si mobiliteranno anche per Amina, o se la faccenda verrà sorvolata perché ormai non è più una novità e non vende copie di giornali. Si accettano scommesse. Amare.
E inoltre:
-- L'Unità mi ha scopiazzato i lemming?
-- La petizione di AF Digitale è autentica
Un lettore mi ha segnalato un'altra storia di gatti che sembra simile alla famosa e controversa burla di Bonsaikitten.com (discussa nell'indagine antibufala che trovate presso http://www.attivissimo.net/antibufala/bonsaikitten.htm). Ci sono siti come questo:
http://www.angelfire.com/yt/twistykats/index.html
che mostrano foto di gatti con zampe davvero anomale, con un numero esagerato di dita. Sono fotomontaggi digitali, come sembra accennare la didascalia “digitally enhanced”? No, sono semplicemente gatti polidattili. La polidattilia (ossia la condizione di avere più dita del normale) è un accadimento normale anche se non molto frequente in tutti gli animali, uomo compreso, e non sembra avere un effetto deleterio su chi ne è interessato.
Spesso la polidattilia umana viene “curata” (tramite amputazione) in giovanissima età per evitare traumi psicologici, che gli animali invece non hanno: i cuccioli degli animali non tormentano i loro pari sfottendoli perché hanno un dito in più (e questo la dice lunga sulla “superiorità” intellettuale degli esseri umani). Quindi un gatto polidattilo vive tranquillamente al pari di un gatto “normale”.
La dicitura “digitally enhanced” è semplicemente un gioco di parole da “digit”, che in inglese significa “dito” e anche “cifra” (con ovvie radici latine).
Il sito Twisty Kats (http://www.etexweb.com/personal/speir/twisty/twisty.htm) citato, inoltre, parla chiaramente di un numero ristretto di gatti nati con una mutazione che ne altera le forme delle zampe anteriori. I proprietari dei gatti hanno deciso di NON allevarli e di NON creare una "nuova razza", nonostante le richieste dei soliti svitati. Il sito dichiara che i gatti con questa mutazione sono in grado di saltare, anche se meno dei loro simili “normali”, e conducono una vita regolare.
Trovo interessante l'obiezione fatta a proposito dell'allevamento selettivo dei cani: c'è chi considera “mostruose” queste mutazioni nei gatti, ma pensateci un attimpo. Un chihuahua è, in un certo senso, altrettanto una "mostruosità" creata tramite incroci selettivi. Idem il barboncino, il bulldog, e praticamente tutti i cani attualmente in circolazione. Però non li consideriamo "mostruosi" o "contro natura". Come mai?
Per farla breve: sulla base di quello che posso sapere fin qui, penso che entrambi i siti siano autentici ma non siano crudeli verso gli animali.
Che bell'esempio di brillante giornalismo. Presso questo indirizzo:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=18653
del giornale L'Unità online trovate un articolo che parla della bufala del suicidio dei lemming. Per una mirabile, stupefacente, incredibile coincidenza, l'articolo compare proprio pochi giorni (il 19/8/2002) dopo la mia indagine antibufala sullo stesso, esatto, identico argomento, pubblicata nella mia newsletter il 12/8/2002:
http://www.attivissimo.net/antibufala/lemmings.htm
Sono stato citato come fonte? Noooo. Antonio Iovane, il dinamico “autore” dell'articolo, si è degnato di segnalare da dove ha tratto, a mo' di coniglio (pardon, lemming) dal cappello, questa notizia che giaceva sopita da decenni? Noooo.
Così ho scritto a quelli de L'Unità Online (unitaonline@unita.it), dicendo che sarebbe stato perlomeno un atto di cortesia, per non parlare di correttezza e professionalità, citare le fonti che li ispirano. Li ho invitati a rettificare l'articolo citandomi come fonte, non chiedo di più, e li ho ringraziati per avermi dato un'ennesima riprova del triste stato della gratitudine fra i giornalisti italiani. Certo il Panerai scriveva fesserie (http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1040 e http://www.clarence.com/contents/tecnologia/penne/panerai/articolo.html), ma almeno non rubava agli altri.
Se volete protestare scrivendo anche voi a questi signori, di certo non mi oppongo, ma siate educati, mi raccomando (e mandatemi una copia di quello che scrivete!). Ringrazio Michele "Jester" per la segnalazione.
Chiamatemi pure fazioso, borioso, rimbecillito, arrogante, disinformato, incompetente. Ma per favore non chiamatemi mai “giornalista”.
Ricordate il caso recente della petizione pubblicata sul sito della rivista AF Digitale online (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/main?openframeset) contro un imminente “super tributo alla SIAE”?
Ebbene, incredibile ma vero, l'appello è autentico.
Ne ho ricevuto abbondanti conferme, che però per il momento non posso pubblicare. Lo farò non appena ricevo il consenso delle fonti interessate.
Sta davvero facendo molto rumore in Rete l'appello lanciato dalla rivista AF Digitale online (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/main?openframeset) contro il “super tributo alla SIAE” prossimo venturo che graverà su tutti i supporti di registrazione (CD, cassette audio e video), compresi quelli per uso informatico, e persino sugli apparecchi di registrazione.
I rincari indicati dall'appello (per esempio ben 84 eurocent, circa milleseicento lire, di tributo su ogni CD vergine per uso informatico) sono talmente esagerati da aver indotto molti a sospettare che si tratti di una bufala, soprattutto perché viene spontaneo chiedersi cosa c'entri mai la SIAE con i backup dei dati personali o i riversamenti dei filmini delle vacanze.
Ma l'appello è autentico. Esiste infatti uno schema di decreto legislativo che, se approvato nella forma presentata da AF Digitale, aumenterà massicciamente i tributi SIAE che (sorpresa, sorpresa) sono già presenti sui supporti vergini. Il decreto legislativo non è ancora stato approvato, ma sta procedendo lungo il suo iter. La petizione vuole fermarlo, e forse può riuscirci con il vostro aiuto.
Ho pubblicato l'indagine dettagliata su questa vicenda nell'archivio del Servizio Antibufala (http://www.attivissimo.net/antibufala/afdigitale.htm), ma in sintesi l'autenticità dell'appello è confermata sia da AF Digitale, sia da Dirittodautore.it e da altre fonti.
La prima conferma è un e-mail che ho ricevuto da Gianfranco Giardina, di AF Digitale (citato qui con il suo permesso), che conferma che si tratta “di uno schema di decreto legislativo che non va in discussione in Parlamento ma va direttamente in Consiglio dei Ministri dove può essere approvato in unica seduta e senza parere precedente né di opposizione né di chicchessia. Il Governo ha delega per il recepimento della norma in questione e ha presentato (solo per quieto vivere e non perché obbligato) alle associazioni di categoria il testo il giorno 10 luglio scorso, evitando però di coinvolgere una qualsiasi associazione di consumatori.”
Giardina nota inoltre che “gli altri mezzi di stampa, presi in contropiede dalle vacanze estive (che noi evidentemente stiamo facendo un po' meno) e probabilmente più allineati agli interessi della SIAE, stanno tenendo tutto sotto silenzio. [...] avevamo già parlato della questione in tempi non sospetti, quando avevamo saputo dell'inizio della stesura del testo del decreto (ma non si conoscevano ancora le cifre). Per fortuna la carta stampata fa "storia" e quindi invito tutti a dare un'occhiata all'editoriale di AF Digitale del dicembre 2001.”
L'editoriale di AF Digitale è reperibile a questo indirizzo:
Un e-mail che mi ha inviato Giovanni D'Ammassa, presidente di Dirittodautore.it (http://www.dirittodautore.it), mi ha confermato che le idee esposte da AF Digitale sono davvero oggetto di un decreto di imminente approvazione e mi ha fornito un po' di cronologia.
Tutto inizia nel 2001, quando viene emanata una Direttiva della Comunità Europea intitolata “Direttiva 2001/29/CE sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione”, reperibile online ad esempio presso Interlex.it (http://www.interlex.it/testi/01_29ce.htm).
Questa direttiva va recepita entro la fine del 2002, e così il governo italiano ha emanato la legge 1 marzo 2002, n. 39, "Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2001", il cui articolo 30 riguarda l'attuazione della Direttiva 2001/29/CE. Il testo di questa legge è reperibile online presso http://www.parlamento.it/parlam/leggi/02039l.htm. Ringrazio un lettore, root(), per averla trovata.
D'Ammassa mi riferisce (cito con il suo permesso) che a questo punto “al Servizio per il Diritto d'Autore presso il Ministero dei Beni Culturali viene affidato il compito di scrivere il decreto legislativo per il recepimento, in collaborazione con il Ministero degli Esteri (si tratta pur sempre di un provvedimento "straniero"...)”. Questo decreto legislativo è il testo citato da AF Digitale.
La sua valutazione del testo così come annunciato da AF Digitale è questa: “Non credo che il testo pubblicato da AF sia una bufala, perché è troppo complesso, è sicuramente stato scritto da chi si intende della materia, sappiamo per certo che il governo intende recepire la Direttiva nei tempi imposti dalla CE, per cui la bozza deve per forza essere pronta, se lo è (una bufala), è certamente ben fatta.”
L'unico dubbio residuo espresso da D'Ammassa è sulla natura definitiva del testo riportato da AF Digitale, non certo per malafede, ma perché questi testi subiscono infinite modifiche prima di arrivare alla loro forma finale: “Può comunque darsi che questo non sia il testo definitivo.” Anzi, l'appello di AF Digitale mira proprio a introdurre una ulteriore modifica al testo, che ridimensioni (o annulli) il tributo alla SIAE.
Ulteriori verifiche arrivano da un articolo del sito dell'Andec (Associazione Nazionale Distributori Elettronica Civile) presso http://www.andec.it/news/news.htm, che spiega i termini e i costi del decreto citato dalla petizione di AF Digitale. E' una lettura assolutamente consigliabile, perché segnala il fatto poco conosciuto che già adesso si paga un tributo alla SIAE sui supporti vergini e anche sugli apparecchi di registrazione. Si tratta, però, di un tributo irrisorio: per esempio, su un CD vergine per dati, da 650 megabyte, si pagano circa 5 centesimi di euro (poco meno di cento lire). Ma secondo il decreto, questi cinque centesimi diventerebbero ottantaquattro (pari a milleseicento lire), facendo triplicare il prezzo di un CD vergine.
Un'altra cosa particolarmente interessante segnata da questo articolo è il confronto con gli altri paesi comunitari, che in molti casi, pur essendo soggetti alla stessa direttiva non prevedono tributi a carico di organi paragonabili alla SIAE. In altre parole, gli importi previsti dal decreto preannunciato da AF Digitale sono decisi dal governo italiano, che non può quindi alzare le spalle e dire “ce lo impone l'Europa”. Leggere e piangere, insomma.
Inoltre sono in debito con un lettore (Alessandro.Cr******i) per aver scovato un articolo di Repubblica del 19 agosto, che a pagina 4, in fondo, dice proprio che “in questi giorni sta compiendo il proprio iter uno schema di decreto che recepisce la direttiva sul diritto d'autore e prevede un aumento sostanzioso dei diritti dovuti per le copie private, che pesano su questi supporti”.
Quindi non ci sono dubbi: le cose stanno proprio così.
Il sito di AF Digitale offre la possibilità di aderire online alla petizione (http://www.edisport.it/edisport/afdigitale/petizione.nsf/Main?OpenForm), trasmettendo un e-mail a scelta a una o più di varie autorità, fra cui il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Ministro dei Beni Culturali, il Ministro per l'Innovazione e le Nuove Tecnologie, e anche a Mi manda RaiTre e Striscia la notizia.
Gli indirizzi di e-mail ai quali viene mandata la petizione sono abbastanza generici e non diretti: ad esempio, se scegliete di mandare la petizione al Presidente del Consiglio Berlusconi, la inviate a webmaster@forza-italia.it, che non è certo la casella di posta personale del Cavaliere.
Questo indebolisce un po' l'efficacia della campagna, ma c'è una ragione per questo stato di cose: AF Digitale mi ha spiegato che “purtroppo il Presidente del Consiglio non ha una e-mail pubblica, contrariamente a tutti gli altri. Possiamo usare solo e-mail rese pubbliche, altrimenti verremmo accusati di spam. Dopo aver riempito la casella staff@forza-italia.it e lettere@forza-italia.it, siamo passati a webmaster con preghiera di forwarding. Risultato: abbiamo riempito anche quella. Da ieri inviamo allo sportello al pubblico della presidenza del consiglio dei ministri, fino a che non si riempie anche quella.”
A prescindere dal caso specifico, inoltre, l'efficacia di qualsiasi petizione effettuata tramite e-mail è tutta da vedere. E' un ragionamento che ho già fatto per altre petizioni di questo genere: mille e-mail si cancellano e si ignorano facilmente, mille lettere affrancate con firma del mittente no. Fa molto più effetto un sacco pieno di lettere di cittadini piuttosto che un file da un megabyte. Per non parlare del fatto che solitamente una casella di e-mail ha una capienza limitata, per cui dopo i primi mille-duemila messaggi (e anche meno) si intasa e tutti i messaggi di petizione successivi tornano indietro al mittente respinti (come testimoniato proprio da AF Digitale). Con la posta ordinaria questo non succede.
Può darsi però che segnalare il caso via e-mail alle trasmissioni televisive funzioni, visto che Mi Manda RaiTre e Striscia la notizia sono più attente agli scoop e alle opinioni dei cittadini di quanto lo siano i burocrati.
Quindi se volete aderire a questa iniziativa, il mio consiglio è sicuramente sottoscrivere la petizione online, ma se possibile scrivere anche una lettera (o più di una).
Nel frattempo, vi consiglio inoltre di fare incetta di supporti vergini!
E inoltre:
-- Qualche speranza per Amina
-- Yahoo fa le bizze
La Thomson ha cambiato le regole per i diritti (royalty) sui decoder MP3 di cui detiene il brevetto: ora vuole soldi anche per i decoder, che prima erano gratuiti. Questo fa temere a molti utenti che non sarà più possibile scaricare gratis da Internet programmi per suonare la musica in formato MP3. In altre parole, WinAmp sarebbe spacciato, i lettori MP3 inclusi nelle distribuzioni gratuite di Linux sarebbero vietati, e il vincitore incontrastato resterebbe Windows, il cui controverso Media Player sarebbe immune da questo cambiamento di regole.
Calma un attimo. In realtà le royalty richieste da Thomson (disponibili presso http://www.mp3licensing.com/royalty/software.html) sono modeste: 75 centesimi di dollaro per ogni copia di software in grado di decodificare il formato MP3, e non sono retroattive. Questo significa che chi ha già un player, ossia un programma come WinAmp o XMMS, non ha nulla da temere o da pagare: soltanto le future versioni di questi programmi (se contengono un decoder MP3) saranno soggette al tributo.
Inoltre nelle regole di royalty esiste una formula forfetaria, per cui un'azienda che volesse distribuire gratuitamente un player MP3 (come AOL/Nullsoft per WinAmp o Microsoft per Media Player) può continuare a farlo: basta che paghi 60.000 dollari una tantum a Thomson. Nessun problema, quindi, per i programmi forniti da un'azienda commerciale o tramite uno sponsor.
I veri problemi sono, tanto per cambiare, a carico del software libero. Le distribuzioni di Linux non hanno sponsor o aziende disposte a pagare le royalty per un lettore MP3, per cui diventa sostanzialmente impossibile includere un lettore MP3 in una distribuzione: l'utente dovrà comperarlo e installarlo a parte. Slashdot.org (http://slashdot.org/articles/02/08/27/1626241.shtml?tid=155) riferisce che Red Hat, uno dei principali distributori di Linux, ha già rimosso tutti i player MP3 dalla propria distribuzione sperimentale, denominata Rawhide.
In altre parole: chiedere 75 cent a copia non cambierà il mondo, e di certo non comporterà una migrazione in massa a formati alternativi e davvero gratuiti come Ogg Vorbis (http://www.vorbis.com). Semplicemente ci sarà un piccolo ostacolo in più per chi vuole lasciare Windows per passare a Linux, e i lettori DVD costeranno 75 cent in più (quasi tutti, infatti, contengono anche un decoder MP3). Francamente ho l'impressione che Thomson ricaverà da questa iniziativa molta cattiva pubblicità ma ben pochi soldi: infatti le sarà molto difficile far sparire dagli archivi di software del pianeta tutte le vecchie copie gratuite di WinAmp e XMMS, che continueranno a circolare indisturbate.
E' affascinante vedere come la cultura aziendale continua a non capire le regole della Rete e continui a commettere gli stessi stupidi errori (il formato GIF, il brevetto sui link di British Telecom, recentemente respinto, e via dicendo). Forse i dirigenti, in quanto élite, si accoppiano solo tra consanguinei?
Spero ardentemente di essere stato troppo cinico nel prevedere indifferenza generale per il secondo caso di condanna a lapidazione per una donna nigeriana colpevole di adulterio. Dopo Safiya, infatti, ora tocca ad Amina Lawal (http://www.repubblica.it/online/esteri/nigeriana/amina/amina.html) subire questa condanna, e sembra che i media si stiano mobilitando di nuovo.
Amnesty International l'ha fatto. La sua pagina spagnola è http://www.amnistiaporsafiya.org/ (grazie a franek.klos per la segnalazione); quella inglese è http://www.amnesty.org.uk/urgentappeal oppure http://www.amnesty.org; il sito italiano di Amnesty International, invece, non ha una pagina dedicata ad Amina (o se ce l'ha è ben nascosta). Si è mossa anche la trasmissione Rai Zapping, il cui appello è presso http://www.radio.rai.it/radio1/zapping/comunicato_amina1.htm.
Un esempio tristemente ironico viene dal fatto che quest'anno proprio la Nigeria è la sede del concorso per Miss Mondo: l'anno scorso, infatti, il titolo fu vinto da Agbani Darego, una nigeriana). Per fortuna la BBC segnala (http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/2219661.stm) che alcune concorrenti di altri paesi stanno pensando seriamente di boicottare la manifestazione in segno di protesta contro la condanna di Amina.
Come per Safiya, anche per Amina circola un appello via e-mail. L'appello è autentico, comprese le coordinate dell'Ambasciata Nigeriana a Roma alla quale invita ad inviare lettere e e-mail. Tutta la triste faccenda è descritta in dettaglio nella relativa indagine antibufala (lo so, è brutto associare un titolo così frivolo a un caso così amaro) presso http://www.attivissimo.net/antibufala/amina_lawal.htm.
Come forse avrete notato, solitamente la mia newsletter viene distribuita tramite Yahoo Gruppi. Tuttavia il servizio sta dando i numeri, impedendomi di aggiungere nuovi iscritti (quando lo faccio, mi chiede di contattare l'Assistenza Clienti, che puntualmente mi ignora). Di conseguenza, questa edizione della newsletter vi arriva direttamente dal mio PC, con qualche acrobazia: spero funzioni tutto correttamente.
Se ci sono problemi, scrivetemi. Se ricevete tutto regolarmente, non occorre che mi scriviate.
Grazie e ciao da Paolo.
E inoltre:
-- la nuova gestione della newsletter “Internet per tutti”
-- Bruce Schneier parla di Palladium
Tre settimane fa è stata scoperta una falla nella tecnologia SSL che è alla base delle transazioni sicure su Internet e che usate (magari inconsapevolmente) ogni volta che fate acquisti online: l'SSL è quello che fa comparire nei browser l'icona del lucchetto chiuso, sinonimo di sicurezza.
La falla consente sostanzialmente a un sito di spacciarsi per un qualsiasi altro sito sicuro, generando anche falsi “certificati digitali” che dovrebbero invece garantire l'autenticità della transazione e intercettando comunicazioni riservate. Dato che siamo abituati a considerare l'SSL e il suo benedetto lucchetto chiuso come garanzia di affidabilità, si tratta di una vulnerabilità che mina le stesse basi del commercio online. Una cosa da non prendere sottogamba, insomma.
La vulnerabilità è “multipiattaforma”, nel senso che ne sono affetti sia Windows (con Internet Explorer), sia Linux (con Konqueror, un popolare browser per Linux), e anche questo è degno di nota, perché di solito le falle sono specifiche per un unico sistema operativo. I dettagli tecnici sono disponibili in sintesi presso The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/26620.html) e in dettaglio presso http://www.thoughtcrime.org/ie.html, dove trovate anche le istruzioni per una dimostrazione pratica.
Per gli utenti Linux il problema è risolto. La falla in Konqueror è stata eliminata una settimana dopo la sua scoperta: infatti la nuova versione (gratuita) di KDE, che include Konqueror, è già disponibile (http://www.kde.org/announcements/announce-3.0.3.html), e lo è anche una patch (ftp://ftp.kde.org/pub/kde/security_patches) per chi non vuole tribolare con un aggiornamento di tutto il software KDE.
E gli utenti Windows? Sarebbe logico attendersi che un sistema operativo supportato da un colosso commerciale sia aggiornato e corretto molto più prontamente di un Linux creato da una sbandata comunità di informatici senza alcuna motivazione economica. Macché.
Secondo il comunicato Microsoft (http://www.microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/security/news/IARWSV.asp), infatti, il problema sostanzialmente non esiste: è improbabile che accada, perché il malintenzionato dovrebbe trovare il modo di farvi visitare il suo sito (come se non esistessero mille modi per farlo, dall'e-mail con invito a scaricare foto di donne nude in su) e sarebbe facilmente identificabile (bel sollievo, se si tratta di un sito estero, impraticabile da perseguire legalmente). Inoltre gli utenti possono sempre verificare i certificati digitali facendo doppio clic sul lucchetto per visualizzare i dati tecnici del certificato e notare che sono fasulli (una cosa facile facile, insomma). Quindi il problema praticamente non esiste, ma giusto per scrupolo Microsoft sta lavorando a una patch di correzione.
Senza fretta.
La prossima volta che sentite qualcuno blaterare che a Linux manca il supporto tecnico e non ci sono garanzie di aggiornamento, ricordatevi di questo esempio.
Come annunciato ieri, ho rimosso da Yahoo Gruppi la gestione di questa newsletter a causa di problemi tecnici. Questo dovrebbe avere alcuni effetti benefici, come l'assenza di inserti pubblicitari di Yahoo nei miei articoli e una tutela ancora maggiore della privacy (gli indirizzi degli iscritti sono custoditi da me, sui miei computer, e non verranno affidati a nessun altro).
Purtroppo la rimozione da Yahoo significa anche che l'archivio delle newsletter presso Yahoo non esiste più, ma rimane quello (privo di pubblicità) presso http://www.attivissimo.net.
Per le nuove iscrizioni, per le dis-iscrizioni e per i cambi di indirizzo, basta che vi rivolgiate direttamente a me, scrivendomi a topone@pobox.com. Tutte le spiegazioni sono presso la pagina Web dedicata alla newsletter (http://www.attivissimo.net/ml/internet-ml.htm).
Se a qualcuno è sembrato troppo incredibile quello che ho scritto a proposito del progetto Palladium di Microsoft (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102), non fidatevi della mia parola e leggete l'analisi di Bruce Schneier, un esperto di sicurezza informatica di quelli tosti. E' molto cauto, ma nonostante tutto ne risulta un quadro tutt'altro che tranquillizzante.
L'analisi di Schneier (in inglese) è qui: http://www.counterpane.com/crypto-gram-0208.html
E inoltre:
-- Antibufala: appello contro la nomina di Ugo Gussalli Beretta ad ambasciatore in USA
-- Vendesi sprinter di Luke Skywalker. Marciante.
-- Yahoo tronca i messaggi?
-- Ancora sulla gestione della newsletter
Recentemente (il 30/8/2002) ho parlato del cambiamento delle regole di licenza per i decoder MP3 (i programmi che consentono di leggere i file musicali codificati nel popolarissimo formato MP3), dicendo che la Thomson ora chiede 75 centesimi di dollaro per ogni copia del programma e che questo metteva in difficoltà chiunque (ad esempio i distributori di Linux) volesse fornire un programma di lettura libero e gratuito.
Dietrofront! Un lettore (f.papa) mi segnala questo articolo di smentita pubblicato da Programmazione.it:
http://www.programmazione.it/index.php?entity=enews&idNews=4460&idArea=1
che dice che la richiesta di denaro non riguarda i decoder software: “Thomson ha chiarito che la tassa verrà applicata solamente ai decoder MP3 commerciali, che sono in prevalenza hardware. Sono quindi salvi i tanti player MP3 free, come il noto Winamp”. Purtroppo non specifica le fonti di questa notizia. Nel contempo, anche Newsforge pubblica una smentita analoga:
http://newsforge.com/newsforge/02/08/29/1633205.shtml
e cita fonti dirette di Thomson: specificamente Dave Arland, portavoce USA di Thomson Multimedia. Stando ad Arland, le condizioni di licenza non sono affatto variate. Eppure la pagina attuale che descrive le licenze:
http://www.mp3licensing.com/royalty/software.html
è diversa da com'era prima, come potete notare usando la Wayback Machine, che conserva una copia della versione precedente della pagina:
http://web.archive.org/web/20000818191854/www.mp3licensing.com/royalty/swdec.html
in cui manca la precisazione che non è prevista royalty per i decoder/player MP3 software distribuiti gratuitamente per uso personale: “No license fee is expected for desktop software mp3 decoders/players that are distributed free-of-charge via the Internet for personal use of end-users", ossia “Nessuna royalty di licenza è dovuta per i decoder/player MP3 software per uso desktop che sono distribuiti gratuitamente tramite Internet per l'uso personale degli utenti finali”. Sempre stando ad Arland, la politica di Thomson rimane quella di “consentire l'uso libero e gratuito dei brevetti sull'MP3 di proprietà di Thomson nel software liberamente distribuibile”. Le royalty per i player software sono dovute soltanto per i player non gratuiti.
Stamattina Punto Informatico ha pubblicato un articolo che giunge grosso modo alle stesse conclusioni:
http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=41245
La cosa fondamentale è che contrariamente a quanto sembrava inizialmente, i decoder software gratuiti come WinAmp sono esenti da royalty e quindi se li usate potete continuare ad usarli esattamente come prima. Semplicemente, per motivi ignoti Thomson ha rimosso una precisazione che chiariva splendidamente i termini dell'esenzione. Un gran pasticcio, insomma, che si poteva anche evitare lasciando le cose come stavano, se davvero non sono cambiate.
Sta cominciando a circolare una serie di appelli intitolati “L'armaiolo Beretta ambasciatore in Usa? No, thanks!” che raccolgono firme contro la nomina di Ugo Gussalli Beretta ad ambasciatore italiano negli Stati Uniti. L'appello è stato raccolto da moltissimi siti Web ed è sostenuto in particolare da un sito:
appartenente ai missionari saveriani. Lascio perdere ogni considerazione sul merito dell'appello: non sta a me, come detective antibufala, valutare se sia giusto o meno nominare qualcuno come ambasciatore. Il mio compito è soltanto cercare di smentire o confermare gli appelli che circolano in Rete. Il governo italiano sta davvero pensando di nominare il signor Beretta come ambasciatore?
Per il momento sembra trattarsi di una nomina soltanto “ventilata”, ma non confermata da fonti ufficiali: tramite Google ho trovato che ne parlano in questi termini ipotetici La Stampa Web
http://www.lastampa.it/_WEB/_RUBRICHE/sociale/storie/beretta.asp
in data 1 agosto 2002, il Manifesto del 31 luglio 2002, reperibile nella cache di Google presso
e un'infinità di altri siti informativi. Praticamente tutti, però, ne parlano appunto come di notizia ancora da confermare, la cui origine è sempre il sito dei missionari saveriani. Un circolo un po' vizioso, quindi.
Il sito dei saveriani ha anche una rassegna stampa
http://www.saveriani.bs.it/Ambasciatore/index.htm
che cita Ansa e ADN Kronos, ma queste agenzie a loro volta riportano il sito dei saveriani come fonte della notizia. Anche i commenti di Luciano Violante, Pierluigi Castagnetti e Jacopo Venier presso lo stesso sito parlano con molta cautela di ipotesi di nomina.
Ho contattato via e-mail il sito dei missionari saveriani e sto attendendo risposta. Appena ho notizie, pubblico un dossier più dettagliato. Nel frattempo, se desiderate aderire all'iniziativa anche se la nomina è soltanto un'ipotesi, valgono le solite raccomandazioni che faccio per tutte le raccolte di “firme” e gli appelli a inviare e-mail di protesta: se potete, non limitatevi a un e-mail, così facile da ignorare, ma scrivete una lettera (di carta, intendo) e firmatela.
Una piccola chicca: qualcuno, a Los Angeles, ha convertito una vecchia Ford in uno sprinter come quello di Luke Skywalker di Guerre Stellari e ora la mette all'asta su Ebay. Immaginatevi che figurone (o che figura da mentecatti, a seconda delle vostre frequentazioni) fareste con un'auto del genere. Lo sprinter è corredato da fanali e frecce regolamentari, ma non so che cosa ne penserebbe un ufficio immatricolazioni in Europa. Comunque è una trovata originale che sicuramente farà gola ai fan della saga di George Lucas.
Le foto, veramente notevoli, sono presso
http://cgi.ebay.com/ebaymotors/ws/eBayISAPI.dll?ViewItem&item=1855415508
Sto ricevendo molti avvisi di errore dagli utenti Yahoo iscritti alla newsletter “Internet per tutti”. Stando a questi avvisi, la newsletter non viene recapitata a questi utenti perché è lunga oltre 5 kilobyte: “The original message is over 5k. Message truncated to 1K.”
Eppure ho provato adesso con il mio indirizzo Yahoo che tengo per questi test, e ho ricevuto un e-mail il cui testo era lungo ben 58 k.
Qualcuno ne sa di più?
Nel frattempo, mi scuso per eventuali problemi di newsletter troncate ricevute dagli iscritti di Yahoo.
Su suggerimento di un lettore (alex.pini), d'ora in poi i messaggi della newsletter hanno una numerazione progressiva nel titolo. In questo modo è più facile sapere se si è perso qualche messaggio. Se scoprite che ne avete perso qualcuno, ricordate che l'archivio completo, suddiviso mese per mese, è sempre disponibile presso www.attivissimo.net.
Ciao da Paolo.
E inoltre:
-- Niente panico, Yahoo non tronca i messaggi
-- Antibufala: aggiornamento sull'appello contro Beretta ambasciatore
-- Mettete alla prova il vostro browser
-- Antibufala: programma TV sulla teoria che nessun Boeing è caduto sul Pentagono
Ci saranno facce lunghe a Redmond, visto che XBox, la console per videogiochi di Microsoft, non solo vende poco rispetto alla concorrenza, ma è stata addirittura “liberata” dagli hacker per permetterle di eseguire qualsiasi software invece di essere limitata a usare soltanto i programmi benedetti da Microsoft. XBox è infatti un vero e proprio personal computer (con tanto di disco rigido), intenzionalmente menomato da Microsoft per impedirgli di eseguire programmi non autorizzati e bloccare quindi la pirateria dei videogiochi. I sistemi di protezione ideati da Microsoft sono stati scavalcati, anche se sono necessarie modifiche hardware (modchip) non adatte ai deboli di cuore.
Per aggiungere l'ingiuria al danno, che software viene fatto girare sulle XBox liberate? Ma Linux, ovviamente: qui trovate le foto di una XBox che esegue Linux (SuSe) in modalità grafica e testuale:
http://xbox-linux.sourceforge.net/screenshots.php
In realtà si è scelto di far girare Linux su XBox non per sbeffeggiare Bill Gates (beh, forse anche per questo), ma perché non sarebbe stato legale modificare Windows per adattarlo all'architettura di XBox, che è leggermente diversa da quella dei PC tradizionali. Linux non è soggetto a questi vincoli, essendo liberamente distribuibile e modificabile.
Insomma, è ora possibile trasformare legalmente una XBox in un vero e proprio computer a basso costo (con monitor, mouse e tastiera). Probabilmente non è esattamente quello che aveva in mente Microsoft, ma è una notizia interessante per chi vorrebbe un PC e non può permettersi il prezzo di un computer tradizionale.
Tuttavia il successo tecnologico degli hacker potrebbe rivelarsi inutile in questo senso, perché proprio in questi giorni Wal-Mart, la gigantesca catena di supermercati USA, ha iniziato a vendere PC a 199 dollari, ossia meno di quello che costa una XBox modificata e dotata di tastiera e mouse (attenzione, il link è lungo e potrebbe spezzarsi su più righe quando lo leggete):
Certo il PC di Wal-Mart non è una macchina ad alte prestazioni (10 giga di disco rigido, processore VIA C3 a 800 MHz, 128 mega di RAM, scheda Ethernet, lettore CD, altoparlanti, tastiera e mouse) ed è venduta senza monitor, ma è sufficiente per il normale uso del PC, ossia per scrivere testi e navigare in Rete. Il PC che uso io tutti i giorni per il mio lavoro ha le stesse caratteristiche, grazie, e mi trovo benissimo. La dotazione software include anche programmi per visualizzare i file Word ed Excel, un lettore MP3, un word processor e un browser. Tutto, ripeto, a 199 dollari: quattrocentomila delle vecchie lire. Confrontate questo prezzo con quelli dei rivenditori normali: quanto costa in Europa il PC più modesto sul mercato, monitor escluso?
Un aspetto interessante dell'offerta Wal-Mart (purtroppo non ancora disponibile in Europa) è che il PC viene venduto senza Windows: al suo posto c'è Lindows, un Linux preinstallato e preconfigurato in grado di eseguire numerosi programmi per Windows. E a differenza di XBox, non è necessario scassinarlo e invalidarne la garanzia per poterlo usare come PC Linux. Sarà interessante vedere la reazione degli utenti: se Linux è preinstallato e preconfigurato, proprio come avviene di solito con Windows, è davvero così difficile da usare?
Ieri ho segnalato che stavo ricevendo molti avvisi di errore dagli utenti Yahoo iscritti a questa newsletter. Gli avvisi includevano il messaggio “The original message is over 5k. Message truncated to 1K.” , e questo mi ha indotto a sospettare che i destinatari Yahoo ricevessero la newsletter in forma troncata. Non è così: il messaggio di errore in realtà mi avvisa che non è stato possibile recapitare il messaggio perché l'utente non esiste più o ha la casella piena, e il troncamento avviene soltanto nella copia della newsletter che mi viene restituita dal messaggio d'errore. Sono in debito con un lettore (marco.pie) per avermi chiarito la questione. Brutta cosa, la vecchiaia...
Ho ricevuto risposta dai missionari saveriani a proposito del loro appello contro la possibile nomina di Ugo Gussalli Beretta come ambasciatore italiano in USA. I missionari chiariscono la loro posizione di semplici latori della notizia, di cui non sono la fonte: la fonte, anzi le fonti, sono Brescia Oggi del 19 luglio 2002 e il settimanale Panorama dell'1 agosto 2002. Questo fatto è ribadito nel loro sito:
http://www.saveriani.bs.it/Comunicato.htm
A seguito di questa notizia, i missionari hanno ritenuto opportuno lanciare l'appello. Cito dalla loro risposta:
“Noi vista la notizia e sentite altre fonti, abbiamo preparato un Comunicato stampa e un Appello al Presidente Ciampi "chiedendogli di respingere, qualora confermata, la nomina del produttore d'armi ad ambasciatore negli Usa. Non si tratta pertanto di una notizia diffusa da noi, ma da altri e che noi abbiamo ripreso in modo "preventivo" lanciando l'appello a Ciampi. L'unico atto possibile, visto che le nomine sono proposte dal Ministro degli Esteri (Berlusconi), accolte dal Presidente del Consiglio (Berlusconi) e confermate dal Presidente della Repubblica.”
In altre parole, se le notizie di Brescia Oggi e Panorama sono autentiche, anche l'appello è autentico. Il dossier antibufala completo è disponibile qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/beretta_ambasciatore.htm
Presso il mio sito www.attivissimo.net sto creando pian piano una piccola gimcana di test relativamente innocui che vi consentono di verificare lo stato della sicurezza della vostra navigazione in Rete. L'ho chiamato Browser Challenge, e sono già disponibili i primi cinque test:
http://www.attivissimo.net/bc/pagina01.htm
Fatemi sapere che risultati ottenete. Se conoscete altri test analoghi, segnalatemeli e li aggiungerò. Buon divertimento!
Stasera alla stazione televisiva inglese Channel Four va in onda The Meyssan Conspiracy, un programma dedicato a Thierry Meyssan, autore della teoria secondo la quale l'11 settembre 2001 non è caduto un aereo di linea su Pentagono, ma si è trattato di un falso attentato, creato ad arte da forze interne agli USA. E' lui l'ideatore dei siti Web come Asile.org, che mostrano foto del Pentagono e sfidano i visitatori a trovare le tracce dell'impatto di un Boeing.
La mia indagine antibufala è disponibile qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/pentagono_boeing_fantasma.htm
e verrà aggiornata se il programma (che vedrò, visto che sono in Inghilterra) rivela informazioni utili.
Ciao da Paolo.
E inoltre:
-- Quelle strane clausole delle licenze Microsoft
-- Boeing fantasma contro il Pentagono: il programma TV
Sta cominciando a circolare la notizia che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato candidato al premio Nobel per la pace. La notizia è di per sé autentica: è riportata, ad esempio, da Repubblica.it:
http://www.repubblica.it/online/politica/premio/premio/premio.html
Tuttavia va letta con un filo di giudizio, come descritto in una precedente indagine antibufala a proposito della candidatura (anch'essa autentica) di Bush e Blair allo stesso Nobel per la pace:
http://www.attivissimo.net/antibufala/bush_blair_nobel.htm
Primo, il senatore di Forza Italia Antonio Gentile ha semplicemente proposto la candidatura e di certo non l'ha decisa né ha alcuna voce in capitolo. Il senatore è soltanto una delle tantissime persone ammesse a inviare proposte al comitato di nomina: può farlo, infatti, qualunque membro di governo di qualunque stato, e possono farlo anche moltissime altre persone, compresi i professori universitari di legge, scienze politiche, storia e filosofia. L'elenco completo degli aventi diritto di nomina è presso
http://www.nobel.no/eng_com_nom.html
Per cui, con tutto il dovuto rispetto, il suo suggerimento conta quanto il due di picche. Se trovassi un professore di legge compiacente, potrei farmi candidare anch'io.
Secondo, il premio Nobel per la pace viene assegnato in base alle scelte di un comitato ristrettissimo (soltanto cinque persone), del quale il senatore non fa parte.
Terzo, nell'assegnazione dei premi Nobel non vince chi viene "votato" di più. La scelta vera e propria, infatti, viene compiuta a prescindere dal numero di volte che ciascun candidato è stato proposto.
Insomma, diffondere con indignazione questa notizia, come stanno facendo in tanti, o addirittura organizzare comitati di protesta serve a poco e niente. Già adesso le probabilità che Berlusconi vinca il Nobel per la pace sono, per dirla schietta, le stesse che ho io.
Quando installate gli aggiornamenti di Windows, vi soffermate a leggere le clausole di licenza oppure cliccate disinvoltamente sul pulsante Accetto? Attenzione, perché potreste aver accettato delle condizioni veramente sorprendenti, che includono limitazioni alla libertà di espressione, obbligo di concedere l'accesso ai vostri computer, e violazioni assortite della privacy.
Se volete saperne di più, ho scritto un articolo in proposito per Apogeonline che potete leggere qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/09/03/01/200209030101
L'altroieri (3 settembre 2002) la stazione televisiva inglese Channel Four ha mandato in onda The Meyssan Conspiracy, un breve ma intenso documentario (meno di 30 minuti) sulle ipotesi di Thierry Meyssan, il francese che sostiene che nessun Boeing è caduto sul Pentagono. L'ho visto e registrato: per motivi di copyright non lo posso distribuire, anche se meriterebbe maggiore circolazione. Chissà se le televisioni italiane lo trasmetteranno; altrimenti resta solo la speranza che i circuiti peer-to-peer lo distribuiscano.
In breve, il concetto fondamentale espresso dal programma è che non fidarsi ciecamente delle versioni ufficiali è giusto e addirittura doveroso e indispensabile in una democrazia per evitare abusi di potere. Tuttavia non possiamo neppure fidarci ciecamente della prima versione alternativa che passa, e per dirla semplicemente, le versioni alternative proposte da Meyssan sono pessime e non stanno in piedi.
Meyssan non si è spostato dalla Francia; non ha intervistato personalmente nessuno dei testimoni oculari, ma si è limitato a fare un collage impreciso e arbitrario dei resoconti giornalistici altrui. Per le sue teorie, Meyssan non ha uno straccio di prova. Per esempio, afferma che i jet lanciati contro il World Trade Center fossero radiocomandati. Quali prove porta di questa affermazione? Nessuna.
Meyssan considera ''prova'' delle sue teorie l'assenza di documenti filmati che le smentiscano. Se i criteri dilettanteschi di Meyssan valessero in tribunale, potreste finire in galera per omicidio perché si è trovato un cadavere, si mormora che siate stati voi a commettere il delitto e non c'è un filmato che mostra che è stato qualcun altro.
Tutte le accuse di Meyssan al ''complesso'' militare-industriale, che a suo dire avrebbe organizzato tutta questa colossale e atroce messinscena per avere una scusa per aumentare i budget militari, poggiano su un'unica foto che mostra un foro d'entrata apparentemente troppo piccolo per un Boeing (apparenza poi smentita dall'esperto di aviazione di Jane's intervistato dal programma). Il resto è un castello di carte costruito elaborando questa falsa premessa iniziale. Decisamente una base scarsa per un'accusa così grave e straordinaria. Una base che però ha fruttato a Meyssan, stando al programma, quasi due miliardi di vecchie lire tramite la vendita dei suoi libri.
Allo stesso tempo, il programma nota che non vi è dubbio che le versioni ufficiali sono per il momento lacunose. Molti documenti riguardanti gli attentati sono tuttora segreti, e questo inevitabilmente alimenta il dubbio che qualcuno voglia coprire qualcosa, anche se la segretezza potrebbe essere semplicemente una necessità per non compromettere le indagini.
Teorie di Meyssan a parte, è comunque indubbio che ci sono aspetti poco chiari della vicenda dell'11 settembre. Per esempio, come riferisce il programma, è chiaramente sbagliata la dichiarazione ufficiale iniziale, secondo la quale il passaporto di uno dei dirottatori fu trovato vicino ai resti del WTC, sopravvivendo miracolosamente alle temperature elevatissime dell'esplosione. Il ritrovamento fu prima lodato e poi smentito dall'FBI, come “a rumor which may be a fact” (“una diceria che potrebbe corrispondere a verità”). Tuttavia non è detto che si tratti necessariamente di un tentativo fallito di seminare una falsa prova per incastrare qualcuno: potrebbe essere semplicemente un errore. Nel panico e nella confusione, anche l'FBI può commettere errori.
La prima versione è confermata qui:
http://www.cnn.com/2001/US/09/16/inv.investigation.terrorism
(CNN: “New York Police Commissioner Bernard Kerik said Sunday a passport belonging to one of the hijackers was discovered a few days ago several blocks from the crash site by a passerby”)
http://www.azstarnet.com/attack/10916Nrescues.html
(Associated Press: “The passport of a suspected hijacker was discovered near the ruins of the World Trade Center, authorities said Saturday, as exhausted rescue workers clawed through the wreckage, searching unsuccessfully for signs of life. FBI Assistant Director Barry Mawn did not disclose the name on the passport or other details”).
Della seconda versione non sono riuscito a trovare conferme, per cui mi tocca fidarmi della dichiarazione fatta durante il programma.
Altro esempio: nel caso del quarto aereo dirottato, il volo UA93 caduto in un campo in Pennsylvania, la versione ufficiale sostiene che ci sia stata una colluttazione fra i passeggeri e i terroristi e che questo abbia causato la perdita di controllo e lo schianto del velivolo. Tuttavia un pezzo di motore, del peso di una tonnellata, fu trovato intatto a più di un miglio di distanza e altri resti furono trovati a oltre due miglia dall'area di impatto: due ritrovamenti poco compatibili con l'ipotesi di un aereo che cade perché fuori controllo.
Il motore potrebbe essersi staccato prima dell'impatto a causa delle eccessive sollecitazioni della picchiata, ma viene abbastanza naturale chiedersi se invece il volo UA93 sia stato abbattuto. Le circostanze lo consentirebbero (l'aereo era l'ultimo dei quattro ed era ancora in volo quando i caccia militari furono lanciati in risposta agli impatti del WTC, e una delle tecniche discusse in un recente programma della BBC da uno dei piloti militari in volo quel terribile giorno è proprio un attacco mirato a uno dei motori), e considerato che l'aereo era probabilmente destinato a un bersaglio come la Casa Bianca o il Congresso, la decisione di abbatterlo sarebbe stata tragicamente comprensibile.
A meno che, come dice l'esperto di Jane's nel programma, i passeggeri avessero ripreso il controllo dell'aereo (l'esperto afferma che a bordo del volo c'erano persone in grado di pilotare un jet commerciale e ci sono “indicazioni” che i passeggeri riconquistarono la cabina di pilotaggio). In tal caso, abbattere il volo UA93 sarebbe stato un terribile errore.
E' un dubbio che si potrebbe chiarire tramite le scatole nere dell'aereo, che sono state ritrovate ma il cui contenuto è segreto (l'FBI ne ha fatto riascoltare la registrazione dell'audio in cabina ai parenti delle vittime, ma vietando loro di prendere appunti). Per il momento, questa segretezza lascia l'FBI vulnerabile all'accusa di depistaggio, ma questa è una conseguenza inevitabile. Il fatto che una cosa sia segreta non implica necessariamente che ci sia qualcosa di brutto da nascondere.
Credo che il quadro migliore della situazione lo diano queste parole del programma: “3055 anime perirono quel giorno nel peggiore atto di terrorismo della storia...per ragioni comprensibili e meno comprensibili, il quadro completo della vicenda deve ancora essere rivelato, ed è nei vuoti fra i frammenti di verità che si insinuano le mezze verità e le menzogne, conducendo ad accuse di cospirazione e insabbiamento. In una democrazia, anche queste accuse hanno un valore, nel senso che mettono in dubbio la verità dispensata e la versione ufficiale. Tuttavia anche chi crea le ipotesi di complotto ha delle responsabilità: il dovere di fare luce nella direzione della verità, non di oscurarla. E nella nostra ricerca della verità, il complotto Meyssan dovrebbe farci adirare, non perché è un'ipotesi di complotto, ma semplicemente perché è un'ipotesi scadente, fin troppo facile da smontare.”
Ciao da Paolo.
E inoltre:
--Vulnerabilità SSL, finalmente pronta la pezza di Microsoft
-- Antibufala: non siamo mai andati sulla Luna
La Grecia ha soffiato all'Italia la palma per la Legge più Cretina dell'Anno. Si pensava che il titolo fosse saldamente nelle mani del governo italiano grazie alla legge sui rincari dei supporti vergini che (se approvata) raddoppierà ad esempio il costo dei CD registrabili per computer,
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1451
ma i greci ne hanno pensata una ancora più strampalata: come descritto presso
http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=41283 e http://news.bbc.co.uk/1/hi/technology/2238242.stm
il governo greco ha vietato i giochi per computer e console nei luoghi pubblici. La nuova legge è entrata in vigore all'inizio di agosto. L'intenzione era di debellare il gioco d'azzardo illegale, ma la legge non fa distinzione fra i giochi d'azzardo (tipo videopoker) e i videogame. In teoria, se andate in Grecia e usate il vostro PC per una partitina di solitario o di Quake nella hall di un albergo, potete essere arrestati.
In realtà la legge vieta anche di videogiocare in casa, ma le autorità perseguiranno soltanto coloro che giocano in pubblico. La settimana prossima verranno giudicate in tribunale due persone, arrestate per aver consentito a degli utenti di giocare a Counter-Strike. Ora rischiano una multa di 150.000 euro e fino a un anno di galera.
Sarà dura per chiunque inventarsi una legge informatica più imbecille, ma ho fiducia nella creatività dei nostri governanti.
Alcuni giorni fa ho parlato di una vulnerabilità molto seria nella gestione delle transazioni online sia sotto Windows, sia sotto Linux
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1486
che consente a un sito di spacciarsi per un altro sito certificato come sicuro e notavo che era stata risolta in brevissimo tempo per gli utenti Linux, mentre Microsoft aveva sostanzialmente negato che si trattasse di un problema grave e diceva anzi che proprio non era il caso di agitarsi per così poco. Ora leggo presso The Register:
http://www.theregister.co.uk/content/4/26972.html
che Microsoft ha reso disponibile una patch che risolve la vulnerabilità. Per ora la patch è disponibile per gli utenti di Windows NT e XP; gli utenti di altri Windows dovranno pazientare ancora un po' (oppure usare browser diversi, come Mozilla). Anche gli utenti Mac che usano Internet Explorer, Outlook Express e Office per Mac devono attendere ancora che Microsoft produca la patch.
Ma guarda, prima Microsoft diceva che non c'era da preoccuparsi, ora la patch è classificata come “Critical”. Un altro passo nella direzione del Trustworthy Computing, non c'è dubbio.
Il comunicato ufficiale Microsoft e le patch sono disponibili presso
http://www.microsoft.com/technet/treeview/default.asp?url=/technet/security/bulletin/MS02-050.asp
E' in preparazione la prima missione commerciale verso la Luna. Nel 2003 La TransOrbital lancerà una piccola sonda che, fra le altre attività, ha anche il compito di fotografare ad altissima risoluzione (un metro per pixel) le zone dove sono atterrati gli astronauti statunitensi e e i veicoli teleguidati sovietici. L'annuncio è qui:
http://www.transorbital.net/TB2k1_C.html
Potreste pensare che questo metterà finalmente a tacere quelli che dicono che non siamo mai andati sulla Luna. Ne dubito seriamente, perché ovviamente questi superscettici argomenteranno che anche le foto della TransOrbital sono false e create magari con l'aiuto di George Lucas. Purtroppo anche i telescopi più potenti (sia quelli basati a terra, sia il telescopio spaziale Hubble) non sono in grado di risolvere oggetti così piccoli e lontani, per cui manca un metodo diretto per convincere i complottisti. Certo, sulla Luna c'è un riflettore laser, per cui basta puntare un fascio su una zona ben precisa della superficie lunare per ottenere un bel riflesso, ma è un esperimento difficile da realizzare. Ci sono anche i campioni di roccia lunare (non solo quelli americani, ma anche quelli sovietici), che basta esaminare per verificare che sono chimicamente diversissimi da ogni roccia terrestre, ma bisogna essere geologi per capirlo.
Ci vuole qualcosa di più semplice e tangibile. Una delle soluzioni più eleganti, visto che sta nascendo l'epoca dei viaggi lunari commerciali, è caricare questi scettici su una cosmonave e portarli sulla Luna, così che possano verificare con i propri occhi. Poi, però, li lasciamo là, così la smettono di rompere l'anima e sminuire il genio, il duro lavoro e i sacrifici di chi ha lavorato ai programmi spaziali, a volte rimettendoci la vita.
Di dimostrazioni che smentiscono punto per punto le “prove” trovate dai complottisti per “dimostrare” che i viaggi sulla Luna sono dei falsi ce ne sono tante in Rete. Tuttavia peccano tutte di una certa prolissità, probabilmente inevitabile perché sono preparate con molto più rigore delle “prove” che devono smentire. Su Slashdot.org ho trovato però una guida rapida alle principali “prove”, che permette di smontarle in tre secondi. Mi sembra che meriti, quindi ve la propongo adattata e tradotta.
Prova numero 1: l'unica sorgente di luce sulla Luna è il sole e non c'è aria per diffondere questa luce. Quindi le ombre devono essere nerissime. Come mai quando gli astronauti sono in ombra, sono invece visibili lo stesso, come se ci fosse una seconda sorgente di luce (lampade dello studio cinematografico)?
Smentita: Avete mai notato che la Luna è visibile in cielo? Ebbene, è visibile perché riflette la luce. Detto questo, detto tutto.
Prova numero 2: tutte le foto sono nitidissime e ben inquadrate, eppure gli astronauti non erano in grado di portare la macchina fotografica agli occhi per mirare.
Smentita: in realtà oltre alle foto in circolazione ci sono migliaia di foto sottoesposte, sovraesposte, mosse, sfocate e mal inquadrate, che però non vengono quasi mai mostrate, proprio perché fanno schifo. Sono comunque disponibili per la consultazione: cercate alla voce “Apollo Lunar Surface Journal“.
Prova numero 3: ci sono immagini della stessa scena con e senza il modulo lunare. Quindi hanno riciclato i fondali.
Smentita: sulla Luna non c'è aria, quindi non esiste il graduale offuscamento atmosferico che ci rivela quando un oggetto è lontano. Le montagne sullo sfondo sono a diversi chilometri di distanza, ma sembrano collinette a due passi di distanza. I “sassi” che si vedono nella scena con e senza il modulo lunare sono in realtà montagne lontane, viste da punti diversi, che non cambiano forma a causa della distanza.
Prova numero 4: la bandiera americana sventola, come se ci fosse aria. Ma sulla Luna non c'è aria.
Smentita: la bandiera “sventola” soltanto quando l'astronauta la tocca. Quando la molla, non si muove. Anche sulla Terra si può far “sventolare” una bandiera in assenza di vento: basta darle una bottarella.
Prova numero 5: in alcune foto le crocette nere che suddividono l'immagine in riquadri sono coperte dagli oggetti. Quindi le foto sono state ritoccate.
Smentita: Quando si fotografa un oggetto filiforme scuro contro uno sfondo chiaro e luminoso, l'oggetto filiforme scompare: provate a fotografare un capello o uno spago, messo a fuoco ma in ombra, contro una parete bianca illuminata dal sole di mezzogiorno. Guarda caso nelle foto degli astronauti le crocette nere mancano soltanto in corrispondenza di oggetti di colore chiaro fortemente illuminati e quasi sovraesposti.
Prova numero 6: le ombre hanno direzioni diverse, come se ci fossero due sorgenti di luce.
Smentita: anche sulla Terra, di giorno, le ombre hanno direzioni diverse: coincidono soltanto se cadono su superfici disposte nello stesso modo. Provare per credere: guardate le vostre foto dell'album di famiglia. Se un sasso proietta la propria ombra su un pendio e l'astronauta proietta la propria ombra sul terreno orizzontale, le ombre non devono essere orientate nello stesso modo.
Prova numero 7: sotto il modulo lunare non c'è un cratere prodotto dal razzo di discesa.
Smentita: la gravità della Luna è un sesto di quella terrestre, quindi il motore necessario per tenere librato un modulo lunare è molto meno potente di quello necessario sulla Terra e quindi sposterà molto meno ciò che gli sta sotto. E comunque, quando un elicottero atterra su una spiaggia terrestre, produce forse un cratere? Senza contare il fatto che sulla Luna non c'è aria, quindi non si produce un getto di polvere in tutte le direzioni. Soltanto la polvere lunare direttamente sotto l'ugello del motore viene smossa. E infatti in tutti i filmati degli allunaggi si vede la polvere che schizza via quasi orizzontalmente, e fra l'altro non forma le volute che invece formerebbe in presenza d'aria.
So che mi attirerò migliaia di e-mail di protesta della serie “ma questa 'prova' non l'hai smentita”, ma vi avviso subito che non risponderò. Questa è soltanto una miniguida, e non intendo perdere altro tempo dietro a questa storia. D'altra parte, i complottisti si fanno pagare per lasciarvi leggere i loro libri, perché io dovrei smentirli meticolosamente ma gratis? Il giorno che un editore mi pagherà per pubblicare un libro di smentita, lo scriverò volentieri. Diamine, anch'io ho una pagnotta da guadagnare, mica vivo d'aria.
Ciao da Paolo.
E inoltre:
-- Microsoft dichiara che i suoi prodotti non sono realizzati pensando alla sicurezza
-- Ancora strane clausole nelle licenze Microsoft
-- Microsoft offre ai videogiocatori viaggi-premio... in Grecia
-- Tecniche antispam
OK, OK, ben tre notizie riguardano Microsoft. Non voglio sembrare monotono, ma cosa ci posso fare se Microsoft sforna una stranezza dopo l'altra? Leggete e trasecolate.
Alla vigilia dell'11 settembre sembrerebbe d'obbligo cercare qualche frase nobile che commemori la tragedia, ma nessuna mi sembra adeguata. Preferisco raccontarvi una piccola storia di un piccolo gesto di umanità, tratto da Slashdot.org. Warsinger era un ragazzo cardiopatico di trentadue anni, appassionato di un gioco di ruolo online di nome Dark Age of Camelot (http://www.darkageofcamelot.com). Il tipo di gioco dove ci si raduna online e ci si massacra a vicenda (virtualmente), di quelli che la stampa condanna sempre come istigatori di ogni violenza.
Warsinger è morto. Morto nella vita reale. E così i partecipanti al gioco che condividevano il suo server si sono riuniti online, dentro il gioco, per rendergli tributo. Si sono disposti a forma di cuore, come mostrato nell'immagine indicata qui sotto. Le due persone al centro del cuore sono la sorella e la ragazza di Warsinger.
http://camelotvault.ign.com/thegame/0209/heart.jpg
Sempre grazie a Slashdot.org, scopro che Brian Valentine, “senior vice-president” Microsoft a capo dello sviluppo di Windows, ha dichiarato: “I nostri prodotti non sono realizzati pensando alla sicurezza”. In originale, le sue parole esatte sono state "I'm not proud. We really haven't done everything we could to protect our customers. Our products just aren't engineered for security”.
Con otto avvisi di vulnerabilità serie in agosto e due questo mese (siamo soltanto al 10), è difficile dargli torto.
La dichiarazione è stata fatta da Valentine il 5 settembre 2002 a una conferenza di sviluppatori per il Server .net di Microsoft a Seattle. L'originale è qui:
Se questo link non funziona, andate al sito di Computer Weekly (www.cw360.com) e immettete “Brian Valentine” nella casella “Search”.
Commenti? Che bisogno c'è di commentare una notizia del genere?
Leggo su Cnet.com (http://news.com.com/2100-1040-956785.html?tag=fd_top) che le nuove licenze dell'Xbox Live beta kit (il sistema Microsoft per giocare online con Xbox) contengono questa dicitura: "Any attempt to disassemble, decompile, create derivative works of, reverse engineer, modify, further sublicense, distribute or use for other purposes either the hardware or software of this system is strictly prohibited."
In altre parole, è severamente vietato modificare l'hardware (non solo il software) dell'XBox se volete usarla per giocare online. Quindi sono vietati i modchip che stanno diffondendosi per consentire di usare giochi acquistati regolarmente ma all'estero o per far girare su XBox software non benedetto da Bill, tipo il recente successo di Linux su XBox.
http://news.com.com/2100-1040-956785.html?tag=fd_top
Per maggior scrupolo, nell'accordo incluso nei primi kit inviati ai beta tester (collaudatori), Microsoft si riserva il diritto di eseguire la scansione remota delle console sulla rete per far valere i propri diritti. Traduzione: se compri un phon e gli cambi la resistenza perché vuoi meno aria calda, è tuo diritto farlo (invalidando la garanzia): l'apparecchio è tuo. Ma se compri una XBox e Microsoft si accorge che l'hai modificata, sono guai.
E' un altro passo nella tendenza a rendere sempre meno “nostri” gli apparecchi che comperiamo. Non è una tendenza esclusiva di Microsoft: penso al TiVo, che ti registra i programmi decisi dal gestore. Penso ai lettori DVD, che sono intenzionalmente menomati per impedirci di vedere i film che abbiamo comperato regolarmente ma in una “zona” del mondo diversa da quella in cui i magnati dei media hanno suddiviso a loro piacimento il globo.
Per finire la terna di perle gentilmente offerte dal colosso di Redmond, salta fuori che Microsoft ha indetto un concorso per videogiocatori il cui premio è un viaggio. Un viaggio dove? Ma in Grecia, ossia proprio nel paese in cui i videogiochi sono stati vietati dalla LCDA (Legge più Cretina dell'Anno).
Povera Microsoft, stavolta però non è colpa sua. La scelta della Grecia è stata inevitabile visto il tema mitologico del gioco intorno al quale ruota il concorso (Age of Mythology) ed è stata fatta prima dell'entrata in vigore della LCDA. Quindi amici videogamer, se vincete, godetevi le meraviglie della culla della democrazia, ma lasciate a casa il Game Boy. Anche se pare che i tribunali greci abbiano deciso proprio oggi
http://news.bbc.co.uk/1/hi/technology/2249656.stm
che la LCDA è incostituzionale. I due proprietari di Internet café, incriminati dopo che la polizia aveva trovato alcuni clienti del café in preda all'ebbrezza dei dissennati giochi online (i pericolosissimi scacchi e CounterStrike), rischiavano tre mesi di galera e quasi cinquemila euro di multa, oltre alla perdita della licenza di esercizio commerciale. Chi vede in questo ottimo tempismo lo zampino di zio Bill, ansioso di non vedersi rovinare il concorso da una quisquilia come una legge greca, è naturalmente una malalingua.
Comunque sia, il concorso è disponibile qui:
http://www.microsoft.com/games/ageofmythology/sweepstakes.asp
Stufi di ricevere pubblicità spazzatura nella vostra casella di posta Internet? Ho riassunto un po' di consigli terra terra per evitare il problema. Non sono rigorosi dal punto di vista tecnico, ma sono abbastanza semplici da essere utilizzabili. Li trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/09/10/01/200209100101
Ciao da Paolo.
-- Intel prepara i chip per Palladium
-- Il professore, la bambina e il microchip antirapimento
-- La supertassa sui CD, qualcosa si muove
-- Nuovo metodo antipirateria dei discografici: lettori CD sigillati con la colla
-- Word ti ruba i file, ma niente panico
-- Falle di sicurezza anche in Linux, un po' di meritato panico
Chi crede che il mio recente articolo (http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/02/01/200207020102) sul progetto Palladium di Microsoft sia troppo allarmistico forse dovrà ricredersi. Capisco lo scetticismo all'idea che in futuro ci venga imposto un computer nel quale non possiamo eseguire i programmi che desideriamo ma soltanto quelli “approvati” da Microsoft, da Hollywood o dalla mega-azienda di turno, ma se non vi fidate di me, le parole di Bruce Schneier (http://www.counterpane.com/crypto-gram-0208.html) che ho già segnalato il mese scorso sono piuttosto convincenti.
Se nonostante tutto sospettate ancora che Palladium e le altre iniziative analoghe (TCPA) siano semplici ipotesi di qualche mente malata che non verranno mai concretizzate, vi farà riflettere forse l'annuncio di Intel (http://www.boston.com/dailyglobe2/253/business/Intel_chip_to_include_antipiracy_features+.shtml) del 10 settembre 2002, secondo il quale la sua prossima generazione di chip, quella che succederà al Pentium 4 nella seconda metà del 2003, includerà funzioni antipirateria, denominate LaGrande, che dovrebbero “proteggere gli utenti dagli aggressori informatici e dai virus e offrire a chi produce media digitali potenti strumenti per controllare l'uso dei propri prodotti.”
Cito dall'articolo: sarà possibile “impedire ai PC che usano LaGrande e la tecnologia software Palladium di Microsoft di copiare CD, inoltrare determinati documenti, o eseguire software privo di licenza”. Sì, avete letto bene: “inoltrare determinati documenti”. Forse sono paranoico, ma a me suona tanto come un eufemismo per “censura”.
Insomma. abbiamo un chip e una data (il 2003). Ancora convinti che Palladium sia un parto del sensazionalismo giornalistico? Convinti che i consumatori sapranno ribellarsi? Considerate l'indifferenza generale (al di fuori della stretta cerchia degli informatici) riguardante i CD musicali anticopia prima di rispondere.
Dopo la recente tragedia di Holly e Jessica, le due bambine rapite e uccise in Inghilterra, quasi tutti i giornali e telegiornali, compresi quelli italiani, hanno parlato della notizia secondo la quale il professor Kevin Warwick dell'università di Reading intenderebbe impiantare un microchip localizzatore in una bambina, come riportato in esclusiva dal quotidiano The Mirror (http://www.mirror.co.uk/news/allnews/page.cfm?objectid=12164609&method=full&siteid=50143).
In realtà il microchip localizzatore esiste soltanto nella fantasia del professor Warwick, che sta approfittando del clamore e dell'indignazione di fronte a questi crimini per farsi una squallida pubblicità. Infatti un conto sono i microchip che vengono impiantati negli animali domestici e da allevamento, che esistono ma sono dispositivi passivi (non alimentati) rilevabili soltanto avvicinando un apposito apparecchio all'animale; un conto è realizzare un aggeggio che trasmette un segnale ricevibile a grande distanza ed è impiantato in un organismo. Per dirne una, come si cambieranno le batterie? L'articolo dice che l'intervento è economico (meno di 30 euro) e rapido (inserimento in un braccio, in anestesia locale), quindi di certo non si tratta di impiantare un affare grosso per esempio come un pacemaker.
Leggendo l'approfondita analisi di The Register (http://www.theregister.co.uk/content/54/26908.html, http://www.theregister.co.uk/content/54/27071.html) e del quotidiano Sunday Herald (http://www.sundayherald.com/27519) saltano fuori anche altri aspetti poco chiari della vicenda. Warwick ha preso a chiedere soldi per parlare (75 sterline, circa 110 euro, per un'intervista di dieci minuti), non ha ancora chiesto la necessaria approvazione del comitato etico dell'università (dopotutto si tratta di fare sperimentazione non salvavita su esseri umani) e si è rifiutato di confermare o negare l'esistenza di un prototipo. Considerato che l'intervento dovrebbe avvenire entro fine anno, se fossi nei panni dei genitori dell'undicenne cavia Danielle Duval non dormirei sonni tranquilli. Soprattutto quando penso che un rapitore non si farà certo fermare da un microchip sotto pelle, neutralizzabile, ahimè, con una semplice lama affilata.
Ricordate la petizione della rivista AF Digitale per protestare contro uno schema di decreto che avrebbe fatto schizzare in su i prezzi dei supporti vergini (CD, memory stick, videocassette eccetera), di cui ho parlato ad agosto (http://www.zeusnews.it/news.php3?cod=1451)? Una lettrice (jois) mi segnala che ci sono novità interessanti: sono state raccolte oltre tredicimila adesioni (compresa la mia) e ne hanno parlato alcuni politici. In particolare, un senatore ha rivolto un'interrogazione sull'argomento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro delle Finanze. Trovate tutti i dettagli sul sito di AF Digitale:
I discografici dicono che i CD costano cari a causa della pirateria. Certo, come no: pagare Mariah Carey 30 milioni di euro per non fare altri dischi non c'entra assolutamente nulla (http://news.bbc.co.uk/hi/english/entertainment/music/newsid_1777000/1777172.stm). Come immagino non c'entri nulla anche l'ultima trovata antipirateria dei magnati della musica: il lettore CD sigillato con la colla.
Siccome alcuni recenti casi di pirateria musicale si sono verificati prima che il brano fosse disponibile al pubblico, i discografici sospettano che i pirati non siano i consumatori, ma gli addetti ai lavori: in particolare i giornalisti ai quali vengono inviate copie dei CD in anteprima affinché ne possano pubblicare per tempo la recensione. Così la Epic ha pensato bene di distribuire le anteprime dei dischi di Pearl Jam e Tori Amos in lettori CD sigillati con la colla. Persino la presa per le cuffie è incollata.
No, non sto scherzando: la notizia è di New Scientist (http://www.newscientist.com/news/news.jsp?id=ns99992804) ed è riportata anche dal New York Times.
I lettori di CD sono letteralmente “usa e getta”: essendo sigillati, vanno buttati via dopo la recensione. Quanto costa tutta quest'operazione? E chi la pagherà, in ultima analisi? Senza contare che è una protezione addirittura banale da aggirare: basta tagliare il filo della cuffia, saldargli un connettore e immetterlo nell'ingresso di una scheda audio, oppure lavorare un po' di solvente, cacciavite e seghetto.
Ciliegina sulla torta, USA Today (http://www.usatoday.com/life/music/news/2002-09-15-artists-rights_x.htm) racconta di come il mondo dei discografici tratti veramente male i propri artisti. Le verifiche contabili scoprono regolarmente royalty non pagate. Un consulente legale di settore, Don Engel, stima che le grandi etichette discografiche nascondano dal 10 al 40% dei diritti spettanti agli artisti, che si basano oltretutto su formule “complesse ed antiquate che favoriscono i discografici” e vengono elargiti soltanto dopo che gli artisti hanno rimborsato anticipi, spese di registrazione, pernottamenti, produzioni video e quant'altro. Si arriva all'assurdo che in un tipico contratto discografico, se una band vende 250.000 copie, che è un discreto successo, può trovarsi ad essere comunque debitrice verso la casa discografica.
Forse avete sentito parlare di una falla, scoperta di recente in Word, che consente di rubare file dal computer della vittima semplicemente mandandole un documento Word e facendoselo rispedire. Ho scritto per Apogeonline un articoletto che spiega i dettagli del problema:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/09/17/01/200209170101
Nessuno ha mai detto che Linux sia invulnerabile, anche se molti hanno quest'impressione. Mettete una Ferrari in mano a un mentecatto e andrà a sfracellarsi tanto quanto una Panda (magari in modo più spettacolare). Nessun sistema operativo è sicuro se non è ben amministrato, e Linux non fa eccezione.
Tempo fa fu annunciata una vulnerabilità di Apache (il più popolare software per gestire siti Web) che consentiva a un aggressore di prendere il controllo di un server Web sul quale gira Apache. Fu subito pubblicata la correzione, che riguarda il modulo openSSL usato per le transazioni sicure, ma molti amministratori di siti Web pensarono bene di andare avanti a sonnecchiare invece di fare manutenzione.
Risultato: da venerdì 13 settembre sta impazzando Linux.Slapper.Worm, un programma che prende il controllo dei server Apache Linux e li usa per creare una “rete nella Rete” di computer da puntare contro un bersaglio scelto dall'aggressore, in quello che si chiama in gergo un DDOS (Distributed Denial of Service), l'equivalente Internet di rendere inaccessibile un numero di telefono sovraccaricandolo di tentativi di chiamata.
L'analisi della vulnerabilità e il programma per verificare se il vostro sito Web preferito è vulnerabile o addirittura già infetto sono disponibili presso
http://isc.incidents.org/analysis.html?id=167
Il link diretto al programma (da compilare) è questo:
http://cert.uni-stuttgart.de/advisories/openssl-sslv2-master.php
Secondo F-Secure (http://www.f-secure.com/slapper), in meno di due giorni Slapper ha preso il controllo di circa diecimila server Linux, polverizzando il record di rapidità di diffusione detenuto da Code Red. L'infezione sta ora calando, man mano che gli amministratori di sistema si rendono conto che è ora di svegliarsi, ma è il caso di restare vigili, anche perché sicuramente nei prossimi giorni bisognerà sorbirsi gli sberleffi gongolanti del mondo Windows.
Se siete linuxiani in erba preoccupati per il vostro server Web domestico, seguite i consigli descritti presso http://www.f-secure.com/v-descs/slapper.shtml. Per quel che ci ho capito (non sono un esperto in materia, quindi non prendete quello che dico per oro colato), un server Web Linux dovrebbe essere vulnerabile soltanto se ha openssl attivo, cosa improbabile nei siti domestici ma assai probabile nei siti commerciali, e se la versione installata di openssl è precedente alla 0.9.6e. Inoltre pare sia necessaria la presenza di un compilatore (gcc) sul server, cosa che nessun amministratore di sistema degno di questo nome si sognerebbe di fare (ho notato con piacere che Mandrake 8.2 provvede automaticamente a non installare gcc se gli si chiede di configurarsi come server Web). Infine, il worm aggredisce le proprie vittime sulla porta 443 e comunica con il suo misterioso padrone tramite la porta UDP 2002: se il vostro firewall chiude queste porte, non dovreste correre rischi, anche se è comunque meglio verificare tutta la situazione.
Ciao da Paolo.
Sta circolando in Rete un messaggio di questo tenore:
CHE COSA VUOL DIRE BERLUSCO
Avrei da segnalarti una vera chicca. Il dizionario delle parole difficili di Decio Cinti (Sonzogno, 1940) alla voce "berlusco", dice: berlusco: dal latino bisluscus, due volte losco, voce antiquata per losco, guercio.
Decio Cinti è, lui sì, un grande vecchio!
Ne esistono numerose varianti, come ad esempio questa:
Il latino avrebbe potuto salvare l'Italia :(
*Berlusco*: dal lat. BIS-LUSCUS o BI-LUSCUS che vale *due volte losco* (v. Bis e Losco)- Voce antiquata che vale *guercio*
L'ho sempre detto io che il latino serve...
L'appello è spesso accompagnato da un'immagine di un dettaglio tratto da un vocabolario, che riporta la definizione data nel messaggio.
Il senso del messaggio è che il nome Berlusconi deriva da “losco”, quindi i sospetti sulla natura malandrina del Cavaliere sarebbero “confermati” da questa radice del suo cognome. Nomen omen, dicevano i latini, pertanto...
In realtà basta soffermarsi un momento sulla definizione data per notare che “losco” non ha il significato oggi dominante di “disonesto”, ma un tempo significava “guercio”, ossia “cieco da un occhio”, senza connotazioni negative. Ancora oggi, i dizionari riportano questa definizione:
losco (arcaico
o letterario lusco) aggettivo (plurale maschile -chi). 1. Di
chi, per difetto della vista, è costretto a guardare
stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia; generic., guercio
- estens. Di chi guarda torto per invidia, dispetto, indole
cattiva o disposizione malevola. 2. fig. Dall'aspetto
equivoco: un l. figuro; disonesto, illecito: affari l.
-etim- Latino luscus `cieco da un occhio'.
Devoto-Oli,
(c)1990, Casa Editrice Felice Le Monnier S.p.A., Firenze.
In altre parole, “berlusco” significa “due volte guercio”, non “due volte disonesto”. Chi vuole criticare il Cavaliere, pertanto, dovrà cercarsi un appiglio un po' più consistente.
L'aspetto più interessante di questa bufala è quello psicologico. Nonostante la smentita dell'interpretazione “losco = disonesto” sia sotto il naso di chi legge, il messaggio continua a circolare ampiamente in Rete. E' un'ottima dimostrazione del fatto che quando si crede ciecamente a una tesi al punto di perdere il proprio senso critico, si è disposti a ignorare anche l'evidenza più palese. Non è una questione di intelligenza, cultura, idee politiche o educazione scolastica: è la mente umana che è fatta così, ed è un meccanismo che ricompare puntualmente nelle leggende metropolitane di ogni genere, politico o meno.
Ho radunato un po' di appunti sulle varie bufale circolanti intorno all'11 settembre, in aggiunta a quella principale del Boeing fantasma contro il Pentagono. E' materiale incompleto e grezzo, ma penso possa esservi comunque utile nel fare chiarezza intorno alla questione e come spunto per le vostre indagini personali.
Trovate gli appunti presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/11settembre_p01.htm
Ho già raccontato in questa newsletter dell'imminente rincaro dei CD e degli altri supporti vergini per computer annunciato da una petizione della rivista AF Digitale:
http://www.attivissimo.net/antibufala/afdigitale.htm
Il sito della rivista è http://www.afdigitale.it
Per consolarvi ho scritto una lettera aperta al legislatore, che Apogeonline ha pubblicato qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/09/24/01/200209240101
Spero possa farvi sorridere.
Questa sera (26 settembre 2002) dovrei essere ospite per un'oretta della trasmissione Matrix della Rete 1 della Radio Svizzera, a cura di Vincenzo Masotti. Faremo una chiacchierata a proposito delle ultime novità di Internet e dell'informatica. La trasmissione va in onda dalle 22,50 circa alle 23,30 circa, in diretta. Per sapere se la Radio Svizzera è ricevibile nella vostra zona e le frequenze d'ascolto, provate il sito della RTSI:
A stasera!
Ciao da Paolo.
Ieri avevo annunciato una mia apparizione mistica alla trasmissione Matrix della Rete 1 della Radio Svizzera, ma chi si è sintonizzato avrà sentito l'annuncio della mia irreperibilità per misteriosi motivi legati a Internet. In realtà ci sono stati sì problemi tecnici, ma non da parte mia (è una lunga storia). Niente di male, comunque: l'appuntamento è semplicemente rimandato a giovedì 3 ottobre, sempre Rete 1, Radio Svizzera, stessa trasmissione.
Se vi interessa seguirla, la trasmissione è diffusa in diretta via Internet tramite il sito della Radio Svizzera (http://www.rtsi.ch/prog/rtsi/welcome.cfm#): basta cliccare sul pulsante “Uno” sotto la dicitura “Ascolta Live!”. Ovviamente ci vuole una connessione a Internet dignitosa (in ADSL si sente benissimo anche qui in Inghilterra; non so quanto funzioni con una connessione via modem).
Inoltre un lettore (asellus) mi dice che chi ha un impianto satellitare digitale può ascoltare tramite il satellite Eutelsat Hot Bird 3, 13° gradi est, sulla frequenza 12.398 H, con Sr27.500 e Fec3/4. Non chiedetemi cosa sono gli ultimi due valori, io riferisco e basta: il mio impianto satellitare è ancora analogico ;-)
A giovedì, allora, tenendo le dita incrociate!
Questa non è un'indagine antibufala, ma quasi: sono alcuni appunti a proposito di una credenza molto diffusa, secondo la quale i formati dei file scritti da Microsoft Office sono segreti. Si tratta di considerazioni piuttosto tecniche, emerse in una chiacchierata nel forum che modero presso la Rai (www.internetpertutti.rai.it), per cui se queste diatribe da smanettoni non vi interessano, passate oltre.
La segretezza dei formati Microsoft viene spesso presentata come giustificazione per il fatto che i programmi concorrenti, come OpenOffice.org e tanti altri, non riescono ad essere perfettamente compatibili con Word, Excel, PowerPoint e compagnia bella. Quando aprite un documento Word con OpenOffice.org e simili, quello che vedete non è mai esattamente quello che vedreste aprendolo con Word, e se usate OpenOffice.org e simili per salvare un documento in formato Word, inevitabilmente la sua formattazione risulta diversa quando lo aprite con Word.
Questa incompatibilità è una delle ragioni principali per cui stentano a decollare le alternative a Windows (come Linux): mancano programmi che scrivano esattamente nei formati Office che sono, nel bene e nel male, lo standard di fatto. Per poter abbandonare Windows è necessario essere sicuri di poter scambiare documenti e spreadsheet con il mondo Windows in modo assolutamente trasparente, e questo risultato non è ancora stato raggiunto, anche se ci si avvicina sempre più.
In realtà questi formati non sono così segreti come si dice in giro (e come ho scritto anch'io erroneamente tempo addietro in Da Windows a Linux). Secondo quanto segnalato dal sito Slashdot.org, la Microsoft ha pubblicato dei libri che descrivono i formati delle vecchie versioni di Word e Excel: si intitolano rispettivamente "Microsoft Word Developer's Handbook" e "Microsoft Excel Developer's Handbook". Il codice ISBN di quest'ultimo è 1-57231-359-5.
Inoltre, secondo quanto riportato sul sito Microsoft (http://support.microsoft.com/default.aspx?scid=KB;EN-US;Q239653&), esistono due altre pubblicazioni, intitolate Microsoft Word Developer's Kit (ISBN:1-55615-880-7) e Microsoft Excel 97 Developer's Kit (ISBN: 1-57231-498-2), che descrivono questi formati.
La stessa pagina del sito Microsoft avvisa che Microsoft non fornisce alcun supporto tecnico o di altro genere per il formato binario dei file di Word e PowerPoint, e che la documentazione dei formati binari di Office fu rimossa dall'MSDN nel 1999, ma non tutto è perduto: infatti il sito dice che si può ricevere questa documentazione scrivendo a officeff@microsoft.com oppure spedendo una lettera a “Office File Format Documentation Request - One Microsoft Way - Redmond, WA 98052” descrivendo i motivi della richiesta. In altre parole, della documentazione ufficiale per le vecchie versioni di Word ed Excel esiste, anche se molti esperti in Rete sostengono che è incompleta e inesatta.
Per le versioni più recenti di Office, ossia dalla 2000 in poi, il formato di file nativo è l'HTML/XML, e la documentazione in merito è, secondo la pagina Microsoft, disponibile qui:
http://msdn.microsoft.com/isapi/msdnlib.idc?theURL=/library/officedev/ofxml2k/ofxml2k.htm
ma in realtà cliccando su questo indirizzo compare il messaggio di pagina inesistente. Il link giusto è questo:
http://msdn.microsoft.com/library/default.asp?url=/library/en-us/dnoffxml/html/ofxml2k.asp, trovato cercando “Microsoft Office HTML and XML Reference”. Questa pagina permette di scaricare della documentazione, la cui licenza – è bello notarlo – vieta di usarla per creare programmi concorrenti a quelli di Office, a meno che siano semplici programmi di lettura, non in grado di modificare i file. Questo forse giustifica il fatto che gli sviluppatori dei programmi concorrenti non sono ancora riusciti a ottenere la piena compatibilità: le specifiche ci sono, ma non possono usarle (almeno ufficialmente).
Va detto inoltre che le informazioni contenute sono piuttosto dettagliate, ma riguardano soltanto i documenti salvati in formato HTML/XML, mentre moltissimi utenti continuano a usare anche le nuove versioni di Word per salvare nel vecchio formato binario (entrambi i formati usano l'estensione .doc). Quindi i programmi concorrenti di Word/Excel devono gestire due formati se vogliono la compatibilità con i programmi Microsoft.
Per complicare ulteriormente le cose, Microsoft dichiara che il formato binario di Word/Excel 2000 e 2002 è praticamente uguale a quello di Word/Excel 97 a parte qualche aggiunta. In teoria, quindi, dovrebbe essere possibile usare questa documentazione come base per creare un programma che perlomeno legga fedelmente i documenti Word/Excel anche sotto Linux. Sarebbe già un ottimo passo avanti.
Da bravo Trekker, sto seguendo la seconda stagione di Enterprise. La cosa affascinante è che vedo le puntate prima che vadano in onda negli USA, scaricandole da Internet. Come è possibile?
Come per molti altri telefilm, anche le puntate di Enterprise vengono trasmesse alle singole stazioni televisive USA usando un canale satellitare. La trasmissione avviene diverse ore prima che vadano in onda. Il bello è che il canale satellitare è in chiaro, e quindi chiunque può mettersi in ascolto (con le apparecchiature opportune) e vedere la puntata prima che venga teletrasmessa. Cosa ancora più bella, la vede senza pubblicità, dato che gli spot vengono inseriti dalle singole emittenti.
Inevitabilmente, qualche Trekker americano ha avuto la splendida idea di registrare la trasmissione satellitare e convertirla in formato digitale MPEG per poi distribuirla via Internet. Il risultato è una serie di file (450 mega a episodio) di ottima qualità, con audio stereofonico, che potete scaricare se conoscete i posti giusti.
Non temete, non vi lascio a bocca asciutta. In questo momento, uno dei posti giusti è questo:
ftp://ftp.stru.polimi.it/incoming/alex/st
Buona visione!
Ciao da Paolo.
Ringrazio un lettore (maspi) per avermi segnalato questo caso davvero interessante. Circola un e-mail che riporta un articolo di Science News, secondo il quale le monete bimetalliche da uno e due euro rilascerebbero una quantità di nichel, noto allergene per la pelle, fino a 320 volte maggiore del livello permesso dagli standard europei.
Detta così, la notizia puzza di bufala lontano un miglio: possibile che i cervelloni che hanno progettato l'euro in tutti i più minuziosi non abbiano pensato alle allergie da nichel, che sono un fatto noto e piuttosto diffuso? Infatti basta visitare siti istituzionali, come l'Agenzia delle Entrate
http://www.agenziaentrate.it/documentazione/euro/curiosita/allergia_nichel.htm
per scoprire che è un “fenomeno ormai noto” che ci sono “reazioni allergiche che moltissime persone presentano al contatto prolungato con il nichel”. La consapevolezza di questa condizione ha infatti “comportato l'uso limitato di questo metallo nell'Europa della moneta unica. E' stata in particolare la Svezia a chiedere di ridurre al minimo la presenza del nichel nelle monete europee, a favore di una lega a base di rame, il cosiddetto "nordic gold".”
Infatti stando al sito della Banca Centrale Europea
http://www.euro.ecb.int/it/section/euro0/coins.html
le monetine da uno a cinquanta centesimi non contengono nichel, ma sono in acciaio ricoperto di rame o in “nordic gold” (una lega che non contiene nichel). Le uniche che contengono nichel sono quelle da uno e due euro: la moneta da due euro ha una parte esterna in rame-nichel e una parte interna in tre strati (nichel-ottone, nichel, nichel-ottone) e quella da un euro ha una parte esterna in nichel-ottone e una parte interna in tre strati (rame-nichel, nichel, rame-nichel). Quindi se un rischio nichel esiste, è limitato alle monete da uno e due euro.
Il fatto è che i progettisti dell'euro hanno sì tenuto conto del problema dell'allergia al nichel, prevedendone un contenuto molto basso. Tracce della loro consapevolezza del problema si trovano ad esempio in un documento dell'Europarlamento del 1998:
http://www.europarl.eu.int/euro/press/euronews/doc1en_en.htm#11
in cui risulta che fu avviato uno studio per determinare se l'uso del nichel avrebbe causato allergie e dermatiti. Lo studio concluse che vi era un “basso rischio” in proposito, ma che i dati disponibili erano scarsi. Pertanto il Comitato Affari Economici, per prudenza, dispose che nessuna moneta avesse nichel in superficie, ossia nella zona che poteva entrare in contatto con la pelle degli utenti.
Insomma, i geni della nuova moneta sapevano del problema e hanno fatto il loro dovere, adottando una soluzione estremamente cauta. Fine dell'indagine, andiamo a casa tranquilli? Macché.
Infatti la notizia è autentica. Nonostante tutte le cautele adottate, le monete da uno e due euro rilasciano davvero queste quantità spropositate di nichel e causano reazioni allergiche. Basta andare su Google e immettere “euro nichel allergie” per trovare numerosissime segnalazioni in proposito. Ho trovato anche un documento della Camera dei Deputati:
http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed168/pdfs001.pdf
che è un resoconto stenografico della seduta del 2 luglio 2002, in cui si risponde a un'interrogazione sul problema del nichel negli euro e si citano alcuni dati molto interessanti: il nichel è da tempo usato nella monetazione europea ed è usato da più di un secolo. La moneta da 5 cent statunitense è in rame e nichel, tant'è vero che in americano la si chiama familiarmente nickel. Dal resoconto della Camera risulta che “la composizione dei metalli nelle monete euro fu decisa con regolamento CE n. 975/1998” tenendo conto “della direttiva comunitaria 76/796/EEC [...] recepita [...] con decreto ministeriale 21 marzo 2000, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale [...] n. 138 del 15 giugno 2000”. L'interrogante, Andrea Annunziata, nota che “non era mai stata raggiunta la percentuale oggi presente nelle monete da 1 e 2 euro: si tratta del 25 per cento. Le direttive CE sono precise in tal senso [...] e pongono il limite al 16 per cento”. Annunziata parla di “denunce per migliaia di casi di ricoveri per allergie da contatto da nichel”.
Ma la conferma più autorevole è la pubblicazione di uno studio in proposito sulla rivista Nature del 12 settembre 2002:
http://dx.doi.org/10.1038/419132a
Lo studio, intitolato “Metallurgy: High nickel release from 1- and 2-euro coins”, di Frank O. Nestle, Hannes Speidel e Markus O. Speidel, esperti in dermatologia e metallurgia, spiega come sia avvenuta questa svista: le due monete sono bimetalliche, e in presenza di sudore viene generato un potenziale di 30-40 millivolt che induce un'imprevista corrosione. La corrosione libera il nichel, e il gioco è fatto.
Il testo integrale dello studio è disponibile soltanto a pagamento, ma dalle sintesi che ne circolano in Rete risulta che si è svolto applicando le monete alla pelle di volontari che si sapeva essere affetti da allergia al nichel. Tutti hanno manifestato reazioni allergiche variabili dall'arrossamento alla formazione di bolle cutanee.
Ma allora come mai non c'è un'epidemia di allergie da euro (a parte i casi segnalati dal documento della Camera)? Semplice: di solito non si va in giro con le monete appiccicate addosso. Il nichel viene rilasciato soltanto in presenza prolungata di sudore, quindi occorre che la persona allergica maneggi continuamente le euromonete, cosa che non capita molto spesso. Capita però ad alcune categorie specifiche di persone: quelle che lavorano alle casse dei supermercati, dei negozi e dei bar.
Pertanto se siete costretti a maneggiare frequentemente gli euro e notate che vi si arrossano le mani, parlatene con il vostro dermatologo. Non è una bufala, insomma: è un problema circoscritto ma reale.
“Una brutta giornata” o “la foto dell'anno” sono i titoli ricorrenti con i quali circola questa bufala: un documento Word contenente le immagini di un elicottero che si libra sull'acqua. Dal velivolo si cala un omino, e in quell'istante un enorme squalo balza fuori dall'acqua, pronto a ghermirlo.
Si tratta in realtà di un fotomontaggio, uno dei tanti che circolano in Rete. La cosa particolare di questo fotomontaggio è che si sa esattamente da dove provengono le foto originali: dalla rivista National Geographic, che è subissata di e-mail che chiedono informazioni sull'inquietante immagine, al punto di aver pubblicato una pagina Web apposita, dove potete vedere sia il fotomontaggio, sia le foto originali:
http://news.nationalgeographic.com/news/2002/08/0815_020815_photooftheyear.html
Un paio di giorni fa ho ricevuto un lungo e-mail di analisi e commenti sui miei appunti antibufala dedicati agli attentati dell'11 settembre
http://www.attivissimo.net/antibufala/11settembre_p01.htm
Ne ricevo molti sul tema, ma questo si distingueva dagli altri per la sua attenzione ai dettagli e per il fatto che si chiudeva con parole del tipo “ci ho messo tutta la notte a scriverti questi appunti, il minimo che puoi fare è rispondermi!”. Purtroppo ne ho perso ogni traccia a causa di un incidente tecnico (mi si è incasinato il database della posta), e ci terrei molto a rispondere e ad aggiungere le sue considerazioni al mio piccolo dossier. Per cui, anonimo insonne, se leggi queste righe, rimandami il tuo messaggio!
Ho scritto per Apogeonline un articolo di aggiornamento sulla faccenda Palladium: non è più un'ipotesi, i prossimi processori di AMD e Intel avranno la predisposizione per Palladium. Si fa sul serio. Se volete saperne di più, l'articolo è qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/01/01/200210010102
Ciao da Paolo.
Scusatemi se non mi sono fatto vivo per un po' (dal 2 ottobre scorso, per la precisione), ma sono successe tante cose che mi hanno frenato, spesso piacevolmente. Nei prossimi giorni aspettatevi un'infornata compensatoria di antibufale e notiziole.
Non sono stato con le mani in mano: ho scritto e messo online una piccola guida antispam semplice semplice:
http://www.attivissimo.net/antispam/antispam.htm
L'ho scritta di corsa, e ho usato un po' di HTML stravagante (pieno di salti) per dividere il documento in una parte sintetica, facile da ricordare, e una più dettagliata di spiegazioni, per cui se vi capita di dargli un'occhiata e trovate errori, mi fate una cortesia. In particolare c'è un paragrafo sugli open relay che non sono sicuro di aver spiegato bene.
Commenti, aggiunte e opinioni sono naturalmente sempre ben graditi, ma tenete presente che l'obiettivo della guida è la massima semplicità: soluzioni che anche l'utente alle prime armi può adottare senza ammattire.
Una delle cose piacevoli accaduta durante questa pausa della newsletter è l'inizio della mia collaborazione con la Radio della Svizzera Italiana. Dal 5 ottobre scorso vi capiterà di sentirmi ogni tanto blaterare durante la trasmissione internettiana Mondoweb della Rete Due, a cura di Antonio Vassalli (http://www.rtsi.ch/prog/Rete2/welcome.cfm?mpg=2687). Il programma va in onda ogni sabato alle 11.15 e in replica la domenica alle 22.35 sulle frequenze della Radio della Svizzera Italiana ed è ascoltabile anche via Internet ovunque nel mondo, sia in diretta grazie allo streaming Real Audio (il link è nella pagina principale del sito della RTSI, www.rtsi.ch), sia in differita tramite l'archivio delle trasmissioni (http://www.rtsi.ch/prog/Rete2/welcome.cfm?mpg=3204). Ho esordito nella puntata del 5 ottobre, con due parole introduttive sul tema delle bufale, e mi rifarò vivo in una prossima puntata con qualche commento sul perché le alternative a Windows fanno così fatica a conquistare gli utenti.
La trasmissione, fra l'altro, ha avviato un concorso interessante per festeggiare le sue prime cento puntate: potete preparare e inviare anche voi un breve servizio o reportage, sotto forma di file audio in formato MP3, della durata di un minuto e mezzo circa. I migliori reportage verranno mandati in onda, e per il migliore dei migliori c'è un premio molto digitale... Tutti i dettagli e le regole sono sul sito di Mondoweb (http://www.rtsi.ch/prog/Rete2/welcome.cfm?mpg=4725).
Sempre per la Radio Svizzera ho preso parte a un'altra trasmissione, Matrix di Rete Uno a cura di Vincenzo Masotti. Nella puntata del 3 ottobre abbiamo fatto una lunga chiacchierata su Internet, sulle bufale e su tanti altri aspetti della Rete. Se vi interessa, la trasmissione è scaricabile dal mio server Web in formato MP3 (10 megabyte, http://deepspace9.homelinux.org/radio/20021003_matrix_rtsi.mp3) oppure in formato Real Player non streaming (7,5 megabyte, http://deepspace9.homelinux.org/radio/20021003_matrix_rtsi.rm).
Infine, per confermare la mia vocazione a diventare più onnipresente del prezzemolo, sono stato chiamato alla Rai per parlare dello spam durante la trasmissione La radio a colori di Oliviero Beha (Radiouno) il 9 ottobre scorso, in compagnia di Manlio Cammarata di Interlex e di Mauro Paissan (membro dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali), è ascoltabile in streaming presso la Rai (http://www.radio.rai.it/radio1/beha/archivio_2002/audio/behaacolori10102k2.ram) [correzione del 23/10/02: il link è errato, quello giusto è http://www.radio.rai.it/radio1/beha/archivio_2002/audio/behaacolori09102k2.ram] illustrate e scaricabile dal mio server in formato MP3 (4,3 megabyte, http://deepspace9.homelinux.org/radio/20021009_rai_radio_a_colori.mp3).
Come ulteriore segno di incurabile grafomania, ho scritto per Apogeonline un articoletto a proposito di un'industria che lucra sulla pirateria audio e video e ha creato un modello di business così geniale che va a gonfie vele sia quando i sistemi anticopia funzionano, sia quando falliscono. Gente che guadagna persino quando i film e i dischi sono un flop. Se volete sapere a chi giovano davvero le tecnologie di protezione dei diritti digitali, date un'occhiata qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/08/01/200210080101
Circola su Internet un inquietante documento, in formato PDF, intitolato “Il decimo pianeta”, che preannuncia la scoperta di un decimo pianeta del sistema solare “in tempi brevi”. E guarda caso, ai primi di ottobre 2002 gli astronomi hanno scoperto davvero un nuovo, decimo pianeta. Vuoi vedere che stavolta non era una bufala, ma anzi era uno straordinario caso di chiaroveggenza ufologica?
Il documento Il Decimo Pianeta, redatto a cura di Pasquale Borriello e datato marzo 2002, inizia con autorevoli citazioni di scienziati che presentano dati e ipotesi a proposito di un corpo celeste orbitante oltre Plutone. Alcune “citazioni” (tutte da verificare in quanto ad autenticità ed esattezza) non hanno il benché minimo senso per chi ha una pur vaga infarinatura di astronomia, ma lasciamo stare: è comunque vero che il mondo scientifico considera da tempo con la massima serietà la possibilità che il sistema solare non finisca con Plutone, e in questo non c'è nulla di insolito o di inquietante.
A questa parte più o meno “scientifica” fa seguito una serie di citazioni dai miti di vari popoli che sarebbero “conferme storiche” dell'esistenza del decimo pianeta, che fra l'altro sarebbe stato ben conosciuto all'epoca (accidenti quante cose sapevano questi antichi). Ma francamente i versi citati sono talmente ambigui che vi si può leggere tutto e il contrario di tutto (un po' come le centurie del buon Nostradamus).
Non manca l'inevitabile citazione della disposizione delle piramidi egizie a imitare la costellazione di Orione, cara a tanti fanta-archeologi, che però non tiene conto che se si prende un numero modesto di punti disposti in qualsiasi maniera e li si appoggia su una mappa della volta celeste, con un po' di buona volontà si trovano inevitabilmente delle corrispondenze. I nei che ho sul mio braccio destro, ad esempio, ricalcano sorprendentemente la disposizione dell'Orsa Maggiore (soprattutto se tiro opportunamente un po' la pelle – ahi, che male). Vuoi vedere che il mio braccio contiene un messaggio codificato geneticamente da antiche civiltà più progredite della nostra?
Si prosegue con le “profezie”, altro noto strumento utilizzato soprattutto dagli scienziati più seri per avvalorare le proprie teorie. C'è ad esempio quella di Zecharia Sitchin, il cui libro si intitola The 12th Planet. Un momento: si intitola “Il dodicesimo pianeta”. Ma non si stava parlando del decimo? Forse mi sono perso due pianeti per strada nel corso della spiegazione? Ma il vero ricercatore non si deve lasciar disturbare da questi dettagli secondari. Andiamo avanti, dunque.
Le altre fonti profetiche sono la Bibbia, Leonardo da Vinci e l'immancabile Nostradamus, le cui parole vengono stiracchiate, adattate e interpretate con tanta forzatura da invocare l'intervento di Amnesty International per porre fine a questa tortura sistematica al limite del genocidio lessicale. Dulcis in fundo, fra i profeti c'è persino (tenetevi forte) Antonello Venditti, perché in una sua canzone ha descritto un “sole gemello”. Di fronte a conferme così inequivocabili, lo scienziato non può che tacere. Perché se apre bocca, gli scappa da ridere.
Fermi! Il documento prosegue con le “conferme scientifiche”, che in realtà sono un risotto di fantasie e falsità: giusto per fare un esempio, la sonda Pioneer 10 citata nel libercolo non “vaga” nello spazio, ma segue una traiettoria ben precisa, prevista e prevedibile, e non ha “recentemente dato segni di vita”, ma viene seguita nel suo volo quotidianamente da quando fu lanciata nel 1972 e continua, a distanza di trent'anni, a mandare telemetria (http://spaceprojects.arc.nasa.gov/Space_Projects/pioneer/PNStat.html).
Le stesse “conferme scientifiche” dicono che la Terra “ha iniziato a rallentare il proprio moto di rotazione in vista dell'incontro con il Planet X nel 2003, quando addirittura si fermerà per 3 giorni”. Si badi che non c'è ombra di ironia in quell'”addirittura”. Se la Terra si dovesse fermare per un quarto d'ora, un pomeriggio o anche giorno, pazienza, quasi non ce ne accorgeremmo. Ma si fermerà “addirittura” per tre giorni. Saranno lavorativi o festivi?
Oh, dimenticavo di notare che secondo il documento il decimo pianeta è già stato ripetutamente osservato, ma per una strana forma di modestia gli astronomi che l'hanno avvistato non hanno pensato di segnalarlo pubblicamente e aggiudicarsi così la fama eterna di scopritori di un intero pianeta. Simili atti di vanagloria non si confanno al Vero Ricercatore.
Inoltre, dopo che l'introduzione ci aveva tranquillizzati dicendo che “non è il caso di allarmarsi” nonostante la fermatina fuori programma di tre giorni, salta fuori che nel 2003 l'avvicinamento del Decimo Pianeta alla Terra porterà “grandi cambiamenti a livello climatico, la temperatura degli oceani si innalzerà notevolmente... molti prodotti agricoli inizieranno a scarseggiare... maremoti e terremoti saranno all'ordine del giorno, enormi quantità di energia verranno liberate con eruzioni vulcaniche... gran parte della superficie terrestre diverrà inabitabile nel giro di qualche settimana... alcune zone oceaniche diverranno immensi continenti e molte zone terrestri sprofonderanno”.
Ma, come si diceva, “non è il caso di allarmarsi”, perché la Nasa “farà in modo di trasferire quanta più gente possibile a bordo della stazione spaziale internazionale”. Grosso modo diecimila persone, gli altri si arrangeranno. Adesso sì che sono tranquillo.
Non poteva mancare il complotto finale: “i vertici militari e governativi di tutti gli stati della Nato sono già al corrente della situazione...Le istituzioni, per non diffondere panico... faranno di tutto perché non trapelino informazioni”. Informazioni tenute così rigorosamente segrete che il nostro valente ricercatore le ha già svelate e le fa circolare in Rete da tempo.
Va bene, direte voi, abbiamo date precise e vicine. Basta sedersi qui e aspettare il 2003, magari in compagnia di un buon Chianti, un po' di pane e salame, e vediamo se il signor Pasquale Borriello ha ragione o no. Dice che il decimo pianeta raggiungerà “il punto di massima vicinanza alla Terra” l'anno prossimo, e sarà “tanto grande che si avrà l'impressione che nei nostri cieli ci sia un 'secondo sole'”. Se il Decimo Pianeta ci cade in testa, almeno piglieremo la zuccata a stomaco pieno e in allegria.
E invece no. Come capita sempre quando si fanno profezie e previsioni a breve scadenza, quando la data si avvicina e c'è il rischio di farsi sbugiardare da quei piccoli, pestiferi scocciatori senza immaginazione chiamati “fatti”, si “scopre” che c'è stato un errore di calcolo. Dannazione, penserà Lance Bass, quello degli N'Sync che voleva andare sulla Stazione Spaziale proprio l'anno prossimo (visto? Anche lui sapeva!), potevate dirmelo prima che risparmiavo un po' di miliardi.
Infatti il documento rimanda a un sito (http://ildecimopianeta.com) dal quale potete scaricare un aggiornamento, datato 14 agosto 2002, in cui si dichiara che nonostante tutte le “prove” precedentemente presentate fossero così chiare e inequivocabili, la data prevista per il cataclisma (maggio 2003) è soltanto “verosimile”, anche se “non abbiamo motivo di ritenere che l'evento... non possa verificarsi in un altro momento, magari anche tra molti anni”. Salta fuori che la data del 2003 “è chiaramente indicata solo dagli autori del sito zetatalk.com”, e che “la fondatrice del sito... ha ricevuto tale informazione da una non meglio specificata razza aliena che abiterebbe il Decimo Pianeta”.
Ah be', quand'è così, dormiamo tra due guanciali. Potevano mancare, in questo quadretto di superficialità, le razze aliene che parlano in esclusiva con le fondatrici dei siti Web? Prima o poi dovevano saltare fuori, perbacco. Questa sì che è ricerca attenta e meticolosa.
Di fronte alla scoperta che tutti i suoi calcoli apocalittici si basano sui farfugliamenti di una contattista, il buon Borriello ritratta in tutta fretta, ma alla fine non riesce a mollare del tutto la propria teoria. Dice che comunque non si può escludere che il cataclisma succederà comunque prima o poi e che anzi ci sono alcune conferme inquietanti: presunti complotti che impedirebbero l'accesso del pubblico ai telescopi e persino le profezie di Padre Pio. Solide basi scientifiche, insomma.
Insomma, tutta questa teoria fumosa non ha assolutamente niente a che vedere con l'annuncio, ai primi di ottobre 2002, della vera scoperta di un decimo pianeta da parte degli astronomi (http://news.bbc.co.uk/1/hi/science/nature/2306945.stm). In realtà è difficile chiamarlo “pianeta”, dato che ha un diametro di soli 1280 chilometri, ossia circa un terzo di quello della Luna e un decimo di quello della Terra. E' comunque l'oggetto più grande scoperto negli ultimi settant'anni, quando fu trovato Plutone, per cui gli astronomi sono in brodo di giuggiole.
Ma Quaoar, come è stato battezzato provvisoriamente, è soltanto uno di una miriade di oggetti che orbitano intorno al Sole a circa un miliardo e mezzo di chilometri oltre Plutone, in una fascia denominata “cintura di Kuiper”. Di conseguenza, non si sa se classificarlo come pianeta (troppo piccolo e membro di una fascia di pianetini) o semplicemente come un asteroide troppo cresciuto. In ogni caso, non si sta avvicinando alla Terra; non ci pensa nemmeno. Quindi se quest'anno pensavate di non pagare le tasse perché tanto il mondo finirà a maggio 2003, ripensateci.
Il vero problema è che Plutone è grande a malapena il doppio di questo nuovo “pianeta” e bazzica nella stessa fascia ricolma di oggetti simili, per cui se Quaoar non viene classificato come pianeta, neppure Plutone può esserlo. Altro che ritrovamento del decimo pianeta, rischiamo di perdere il nono!
Sapete una cosa? Mi sono veramente stufato di dovermi fermare ogni volta a spiegare che cosa intendo quando uso la parola “hacker”. Io la uso nel suo significato originale, ma ormai nell'uso corrente la si usa con tutt'altra connotazione. Nascono così infiniti malintesi. Quali sono i costi occulti della strenua difesa del termine “hacker” da parte dei puristi? Me lo sono chiesto in un articolo per Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/15/01/200210150101
Ciao da Paolo.
Nella newsletter precedente ho dato il link sbagliato alla puntata della trasmissione La radio a colori (Radiouno) il 9 ottobre scorso, in cui ho chiacchierato di spam. Il link giusto è
http://www.radio.rai.it/radio1/beha/archivio_2002/audio/behaacolori09102k2.ram
Grazie ai lettori che me l'hanno segnalato.
Domenica 27 alle 14 sarò allo stand di Apogeo allo SMAU (Milano) a fare due chiacchiere con gli amici della redazione e con altra gente che non vedo da un po' di tempo. Se vi capita di essere da quelle parti, fate un salto a trovarmi, così ci conosciamo di persona!
“Cucciolata di 7 Golden Retriever. Chi ne prende uno? Altrimenti i proprietari li faranno sopprimere entro le prossime due settimane.”
Inizia così un drammatico appello che appesta la Rete almeno dal 2 dicembre 2001 (lo si trova negli archivi del newsgroup it.discussioni.animali.cani). “Anche se non lo prendete voi, spargete la voce. CHI FOSSE INTERESSATO O CONOSCESSE QUALCUNO DI FIDUCIA CONTATTI MIARI ELISABETTA AL N. 02-3264278 - P.S. non costano nulla e sono uno piu [sic] bello dell'altro!”. Allegate al messaggio ci sono le foto degli adorabili cucciolotti.
La cosa più drammatica di questo appello non è la minaccia che incombe sulle bestiole, ma il fatto che continui a circolare nonostante contenga in bella vista l'elemento fondamentale che consentirebbe di verificarla facilmente, se non si fosse collettivamente così lazzaroni: il numero di telefono della persona da contattare. Basterebbe pigliare in mano il telefono e comporre quel numero per sapere se i cuccioli sono ancora disponibili o in pericolo di vita. Macché, l'utente bufalato non si pone questo problema: intenerito dalle foto, prende il messaggio e diligentemente lo invia a tutti quelli che conosce, senza porsi minimamente il dubbio che quelle “prossime due settimane” possano essere già trascorse da un pezzo.
Infatti è proprio così: i cuccioli sono stati piazzati e a quest'ora sono probabilmente grossi come vitelli. Basta telefonare al numero indicato, come ho fatto io, per ascoltare la voce registrata di Elisabetta Miari che dice: “Sono Elisabetta Miari, se state chiamando per i cuccioli, vi ringrazio, sono già stati assegnati, se potete fare il passaparola è utile. Grazie mille, buongiorno”. Fine della storia.
Ricercando nei newsgroup emergono ulteriori dettagli: già a marzo 2002 circolavano le smentite (“Boh, sono *mesi* che circola questo appello: i cuccioli sono nati il 6/10/01 e credo godano ottima salute”, da it.discussioni.animali). Il messaggio sulla segreteria era già presente ad aprile 2002, visto che in quel periodo in it.discussioni.animali.gatti un utente scrive “ho chiamato il numero indicato, un messaggio registrato dice che i cuccioli sono già stati assegnati”. Le origini dell'appello sono documentate nel newsgroup it.discussioni.animali.cani da un utente che segnala che “la prima segnalazione su IDAC è del 2/12 u.s. e diceva che i cuccioli erano nati il 6/10”.
Insomma, l'appello è probabilmente nato con le migliori intenzioni, ma è come al solito sfuggito di mano a chi l'ha incautamente lanciato. Per arrivare al punto di dedicare un messaggio sulla propria segreteria, la Miari si è evidentemente trovata bersagliata da infinite chiamate di chi, leggendo il suo appello, voleva offrire aiuto anche quando ormai l'aiuto non serviva più. Sarebbe bastato che datasse il suo appello per evitare il problema.
Niente cuccioli da salvare, dunque, ma un classico esempio di cosa non bisogna fare se si decide di lanciare un appello in Rete, sempre ammesso che sia saggio disseminare ai quattro venti ogni sorta di richiesta (ma per queste cose non ci sono gli annunci economici?). Bisogna perlomeno datarlo, affinché non continui ad appestare Internet in eterno e si ritorca contro chi l'ha innocentemente lanciato.
Circola un avviso secondo il quale “Sembra che ci siano in circolazione dei dipendenti della Rai (VERI!!) che passano per le case e ti chiedono il pagamento di un bollettino postale di 27,00 Euro e di firmare un modulo. Loro dicono si tratti di differenze sul canone di abbonamento annuale e di affrettarsi a pagarlo per evitare sanzioni. In realtà con questo bollettino si sottoscrive un periodo di prova di due mesi a RAISAT, dopodiché il V.s. canone annuale verrà aumentato automaticamente dell'abbonamento al canale satellitare PERTANTO, se doveste incappare in qualcuno di questi personaggi, NON FIRMATE E NON RITIRATE NIENTE!!!!!!”
La bufala è fresca fresca: il newsgroup it.discussioni.leggende.metropolitane ne parla per la prima volta il 17 ottobre 2002, classificandola come leggenda metropolitana piuttosto scadente. Infatti c'è poco da indagare in proposito: è semplicemente una variante sul tema delle tante truffe perpetrate da chi gira per le case spacciandosi per funzionario di banca o INPS o altro e con una scusa o l'altra si fa dare dei soldi dagli ingenui e dagli indifesi.
Resta valida la raccomandazione di sempre: a parte il postino, chiunque si presenti alla vostra porta chiedendo soldi va trattato con il massimo sospetto. Che si presenti a nome della Rai o di qualunque altra società importa poco. Le aziende serie non raccolgono soldi porta a porta: chi lo fa vuole probabilmente approfittare della vostra buona fede. A parte il fatto che non si deve mai firmare niente senza leggere cosa viene chiesto di firmare.
Il vero problema di questo appello è che è pesantemente diffamatorio nei confronti della Rai: dice che i truffatori sono “dipendenti della Rai”, non semplicemente persone che fingono di esserlo. Diffondere ulteriormente questa accusa infondata rischia quindi di mettervi nei guai anche legalmente.
Più che una bufala è una storiella divertente, e quasi mi dispiace doverla smentire, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare (e al cavallo quel che gli spetta) e mi tocca farlo perché mi avete scritto in tanti chiedendo di verificarla. Non c'è alcun nesso vero tra le dimensioni del posteriore di un quadrupede e quelle dei motori della navetta spaziale, come invece sostiene l'aneddoto che circola in Rete.
Cominciamo con il testo della storiella.
“Quando si vede uno Space Shuttle sulla rampa di lancio, si notano i due booster attaccati al serbatoio principale; questi due propulsori sono due razzi a combustibile solido o SRB. Gli SRB sono stati costruiti dalla Thiokol nei propri stabilimenti situati in Utah. Gli ingegneri che li hanno progettati avrebbero voluto farli un po' più grossi, ma gli SRB dovevano essere trasportati in treno dalla fabbrica alla rampa di lancio. Visto che la linea ferroviaria che collega lo Utah alla base di lancio attraversa nel suo percorso alcune gallerie, i razzi dovevano essere costruiti in modo da passarci dentro. I tunnel ferroviari sono poco più larghi di una carrozza ferroviaria, la cui larghezza è a sua volta dettata dallo scartamento dei binari (distanza tra le due rotaie). Lo scartamento standard degli Stati Uniti è di 4 piedi e 8,5 pollici. (E' la stessa misura europea solo che noi la esprimiamo in millimetri). A prima vista questa misura sembra alquanto strana.
Perché è stata scelta? Perché questa era la misura utilizzata in Inghilterra, e perché le ferrovie americane sono state costruite da progettisti inglesi.
Ma perché gli Inglesi le costruivano in questo modo? Perché le prime ferrovie furono costruite dalle stesse persone che, prima dell'avvento delle strade ferrate, costruivano le linee tranviarie usando lo stesso scartamento.
Ma perché i costruttori inglesi usavano questo scartamento? Perché quelli che costruivano le carrozze dei tram utilizzavano gli stessi componenti e gli stessi strumenti che venivano usati dai costruttori di carrozze stradali, e quindi gli assi avevano la stessa larghezza e lo stesso scartamento.
Bene! Ma allora perché le carrozze utilizzavano questa curiosa misura per la larghezza dell'asse? Perché, se avessero usato un'altra distanza, le ruote delle carrozze si sarebbero spezzate percorrendo alcune vecchie e consunte strade inglesi, in quanto questa era la misura dei solchi scavati dalle ruote sul fondo stradale.
Ma chi aveva provocato questi solchi sulle vecchie strade dell'Inghilterra? Le prime strade di collegamento costruite in Europa (e Inghilterra) furono quelle costruite dall'Impero Romano per le proprie legioni. Prima di allora non vi erano strade che percorrevano lunghe distanze.
E i solchi sulle strade? I carri da guerra romani produssero i primi solchi sulle strade, solchi a cui poi tutti gli altri veicoli dovettero adeguarsi per evitare di rompere le ruote. Essendo i carri da guerra costruiti tutti per conto dell'esercito dell'Impero Romano, essi avevano tutti la stessa distanza tra le ruote.
In conclusione, lo scartamento standard di 4 piedi e 8,5 pollici deriva dalle specifiche originarie dei carri da guerra dell'Impero Romano ed è la misura necessaria a contenere i sederi di due cavalli da guerra.
MORALE
1. la prossima volta che ti capitano in mano delle specifiche tecniche e ti stupisci per il fatto che le misure sembrano stabilite con il culo, magari stai facendo proprio la giusta congettura;
2. la misura standard utilizzata nel più avanzato mezzo di trasporto mai progettato in questo secolo (i booster dello Shuttle) è stata determinata oltre due millenni or sono prendendo a modello due culi di cavallo!!!”
La versione inglese di questa storiella è smontata dal noto sito antibufala Snopes.com:
http://www.snopes2.com/history/american/gauge.htm.
In sintesi, le dimensioni dei sederi dei cavalli e quelle dei motori dello Space Shuttle sono legate solo da alcune necessità fisiche e da coincidenze fortuite, non dal filo logico diretto descritto, che fra l'altro contiene varie inesattezze.
Tanto per cominciare, il sedere del cavallo c'entra poco e niente, anche perché 4 piedi e 8,5 pollici sono 144,6 centimetri, e francamente credo che togliendo lo spessore delle ruote e delle fiancate non resti molto spazio per due cavalli messi uno in fianco all'altro. E' un'impressione da verificare, ma non ho a portata di mano cavalli disposti a farsi centimetrare le terga. Se qualcuno è disposto a compiere l'ardua impresa, me lo faccia sapere.
In secondo luogo, lo scartamento USA è frutto del caso, o per meglio dire dell'esito della Guerra di Secessione. Infatti le ferrovie degli stati del Sud usavano ben tre scartamenti diversi; quelli del Nord uno solo, che venne imposto dai vincitori. Se la guerra fosse andata diversamente, ora gli Stati Uniti avrebbero chissà quale scartamento. Quindi la somiglianza fra strade romane e scartamenti americani è pura coincidenza.
Terzo, non è vero che “I tunnel ferroviari sono poco più larghi di una carrozza ferroviaria“. Ai lati delle gallerie (anche quelle più strette, a binario unico) c'è lo spazio per la via di fuga, che varia a seconda degli standard e della curvatura della galleria e della lunghezza della carrozza (che essendo rigida, fra l'altro, sporge maggiormente dai binari lungo le curve). Inoltre a parità di scartamento le carrozze possono avere larghezze diverse: basta Googlare un po', per esempio, per trovare che in Europa si usano varie sagome, denominate UIC:
http://www.btinternet.com/~joyce.whitchurch/gauges/text.htm
In altre parole, la larghezza di un tunnel è legata solo approssimativamente allo scartamento dei binari, che a sua volta è solo vagamente simile alla larghezza dei carri romani.
Questo non toglie che la storiella è carina e illustra un principio universale: che ogni tecnologia eredita qualcosa dalle precedenti e dopo un po' si perde traccia del motivo per cui si usano certe misure o certi standard ma si va avanti a usarli lo stesso. E soprattutto che la burocrazia è eterna e cieca.
Ricordate l'antibufala sul paventato aumento delle tasse sui CD vergini? Le ho dedicato un'indagine
http://www.attivissimo.net/antibufala/afdigitale.htm
e un articolo
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/09/24/01/200209240101
Ora mi viene segnalato che c'è forse una novità importante, alla quale però non ho modo di accedere. Infatti pare che sul Sole 24 Ore del 21/10 ci sia un articolo dedicato alla supertassa, secondo il quale la proposta di legge che avrebbe praticamente raddoppiato il costo dei CD vergini, devolvendo il lauto ricavato alla SIAE, sia sfumata. Qualcuno ne sa di più?
Ho scritto per Apogeonline un articoletto sulle come i recenti virus permettono di sbirciare nella vita e nei pensieri altrui, con conseguenze a volte divertenti, a volte inquietanti: basta andare a vedere cosa c'è dentro i documenti che trafuga alle sue vittime e diffonde in Rete. La figuraccia è garantita.
Se la cosa vi incuriosisce, leggete qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/22/01/200210220101
Ricorderete forse un mio recente articolo
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/01/01/200210010102
in cui invitavo Microsoft a non menare il can per l'aia e di ammettere che “Palladium è una tecnologia mirata alla gestione dei diritti digitali, che si cerca di vendere spacciandola per una Cosa Veramente Buona e Giusta per la sicurezza degli utenti quando non lo è.”
Dopo mesi in cui Microsoft ha insistito che Palladium non era affatto un sistema orientato principalmente alla gestione dei diritti digitali dei magnati dei media, ora salta fuori da un articolo di Wired
http://www.wired.com/news/technology/0,1282,55807,00.html
che Peter Biddle, product manager di Microsoft per Palladium, alla conferenza USENIX Security Symposium (agosto 2002), era “ansioso di alleviare i timori sulla portata di Palladium” e ha “insistito che la spinta dietro Palladium è unicamente mirata a proteggere i contenuti di intrattenimento digitale e che lui non era al corrente di alcun modo in cui lo si potesse usare per far rispettare le licenze software” (“Eager to allay fears about the scope of Palladium, Biddle insisted that the impetus behind Palladium was solely to secure digital entertainment content and that he knew of no way that it could be used for the enforcement of software licensing.”).
In altre parole, Palladium è solo ed esclusivamente un sistema antipirateria. Di benefici per gli utenti non ce ne sono. Grazie, Microsoft, per aver confermato i miei sospetti.
Per finire, siccome mi sono attirato parecchi fulmini di indignazione perché ho preso di mira i piramidologi e gli ufologi nella newsletter precedente a proposito del Decimo Pianeta
http://www.attivissimo.net/antibufala/decimo_pianeta.htm
ci tengo a chiarire che a mio modesto parere non ho una mente chiusa e che non godo nello smontare le teorie altrui. I misteri mi affascinano; ma mi affascinano quelli veri, non i deliri dei ciarlatani intenti a fare miliardi vendendo a caro prezzo libri, amuleti e pozioni di salvazione eterna. E di cose affascinanti la scienza ne offre tante, al punto che è talvolta difficile distinguere tra realtà e Star Trek.
Considerate ad esempio le infinite teorie sull'Area 51 e sui misteriosi velivoli che vi verrebbero sperimentati (gli ufologi sostengono che gli americani vi tengono persino un disco volante). Tutte baggianate? Non è detto. Guardate cosa è stato annunciato ufficialmente dalla Boeing: un aereo invisibile.
http://www.boeing.com/news/releases/2002/q4/nr_021018m.html
Le sue forme sembrano tratte direttamente da un film di fantascienza, ma è realtà. Questo velivolo sperimentale è concepito per essere invisibile non solo ai radar e ai sensori termici dei missili antiaereo, ma anche a occhio nudo. Ovviamente non si tratta di una invisibilità da fumetto, di quelle in cui il pilota parcheggia l'aereo invisibile e poi non lo trova più perché appunto è invisibile: semplicemente, l'aereo contiene varie tecnologie (colorazioni e forme della fusoliere delle ali, disposizione delle prese d'aria) che lo rendono difficilissimo da avvistare a distanza quando è in volo.
E anche l'invisibilità più spinta pare dietro l'angolo, stando a questo articolo di Popular Science:
http://www.projectblack.net/popsci2.html
Sono infatti già allo studio aerei rivestiti di “polimeri elettrocromatici” (“electrochromic polymers”) che permettono di cambiare colore al velivolo come se fosse un camaleonte, adattandolo allo sfondo. Le superfici superiori dell'aereo assumono istantaneamente i colori e le forme del terreno sottostante e quelle inferiori prendono il colore del cielo, addirittura emettendo luce per diventare luminosi quanto il cielo diurno. Il profilo sottilissimo dell'aereo lo rende difficilissimo da avvistare di fronte e di lato.
La differenza fra queste novità apparentemente fantascientifiche e le teorie da X-Files dei sensitivi, degli ufologi e dei credenti nei cerchi nel grano è molto semplice: non contraddicono alcuna legge della fisica o alcun fatto conosciuto, e non sono un insulto alla logica. Questo è il primo criterio per scremare le scempiaggini da mago Gabriel dalle ipotesi degne di studio, ed è alla fin della fiera lo stesso principio delle indagini antibufala.
La cosa ironica di tutta la faccenda è che i complottisti sono così presi dalla foga di scoprire omini verdi in combutta con la CIA da ignorare questi veri progressi della tecnologia che hanno sotto il naso. E' un'ironia che non è sfuggita neppure ai militari, che pure non hanno la reputazione di essere inclini all'umorismo: guardate la toppa dello squadrone dei Bird of Prey (si chiama così l'aereo ex-segretissimo della Boeing).
http://www.projectblack.net/patch2.jpg
I suoi piloti sono andati in giro con queste toppe bene in vista per anni, e nessuno si è accorto che l'impugnatura della spada ha esattamente la forma dell'aereo che ufficialmente non esisteva:
http://www.projectblack.net/birdbottom.gif
E' proprio vero: il posto migliore per nascondere un segreto è metterlo sotto gli occhi di tutti, dove nessuno penserà mai di cercarlo.
Ciao da Paolo.
Magari non farà piacere a quelli di Microsoft, ma c'è un sacco di gente che usa ancora Windows 98 e ha ignorato sia Windows ME, sia il nuovo, sfavillante, ultra-animato Windows XP per una lunga serie di ragioni, dai costi alle procedure di attivazione ai requisiti eccessivi delle nuove creature di Redmond. Fra questi ci sono anch'io, perché sono taccagno, perché mi sono stancato di studiare le trovate (leggasi vulnerabilità) sempre nuove nascoste in Windows e preferisco dedicare il mio tempo a studiare Linux, e perché comunque una partizione Windows mi fa sempre comodo per i miei esperimenti e per le rare volte in cui mi serve la sicura compatibilità con Windows.
Se per caso siete retrogradi come me, leggete oltre, altrimenti saltate pure questa sezione.
Indagando su un virus, Opaserv, uscito alcuni giorni fa
http://www.trendmicro.com/vinfo/virusencyclo/default5.asp?VName=WORM_OPASERV.E
ho scoperto che sfrutta una falla di Windows (versioni 95/98/ME) che ha dello stupefacente per diffondersi a tutte le macchine della rete locale. L'utente diligente che condivide file e stampanti adotta la precauzione di proteggere queste risorse con una password di condivisione, ma in realtà quella password è una cortina di fumo, perché è facilissimo indovinarla.
Infatti Windows (95/98/ME) ha un difetto colossale nel metodo di verifica della password: non ne controlla la lunghezza. Mettiamo che il computer A di Angelo voglia condividere una cartella del computer B di Beatrice. A dice a B: “la password è lunga un carattere ed è 'a'”. Sapete B come gli risponde? B si fida della lunghezza comunicata da A (sì, avete letto bene), guarda la password effettiva e ne legge soltanto il primo carattere (perché leggere oltre, visto che A gli ha detto che la password ha quella lunghezza?). Se il carattere non è quello indicato da A, gli risponde “no, non è la password giusta”; se A ha indovinato, B risponde “giusto, ma c'è qualcosa che non va lo stesso”.
Stando così le cose, basta procedere per tentativi: il computer A dice “la password è lunga 1 ed è 'a'”, “la password è lunga 1 ed è 'b'”... e così via, finché B gli risponde “giusto, ma c'è qualcosa che non va lo stesso”. Ora A sa la prima lettera della password di B. Basta ripetere il procedimento per le lettere successive e in men che non si dica si ottiene la password completa, così Angelo può leggere e scrivere tutte le cartelle condivise che Beatrice crede di aver protetto con una password.
L'intero procedimento può essere automatizzato con un programmino come quello che ho appena provato:
http://online.securityfocus.com/data/vulnerabilities/exploits/sharehack2.zip
e che mi ha trovato la password in meno di mezzo minuto. Te la vedi indovinare sotto il naso, una lettera alla volta.
Microsoft ha rilasciato la correzione mesi fa, per cui consiglio vivamente a chi usa Windows 95/98/ME di installarla!
Altre informazioni sono disponibili presso:
http://www.securityfriday.com/Topics/share_passwd.html
http://www.nsfocus.com/english/homepage/sa_05.htm
Ricordate l'appello che circolava via e-mail e invitava a protestare per la candidatura di Berlusconi al Nobel per la pace?
http://www.attivissimo.net/antibufala/berlusconi_nobel.htm
Ebbene, all'epoca avevo detto che era una totale perdita di tempo intasare la Rete con questo appello, perché tanto “le probabilità che Berlusconi vinca il Nobel per la pace sono, per dirla schietta, le stesse che ho io”. Infatti il Nobel 2002 è stato assegnato a Jimmy Carter, come potete leggere presso il sito del premio Nobel:
http://www.nobel.no/eng_peace_2002.html
Ci libereremo dunque di questa bufala? Certo che no: torna buona per l'anno prossimo.
L'indagine antibufala della settimana, che ho pubblicato presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/porloschicos.htm
riguarda l'appello che gli utenti della Rete si passano a vicenda a proposito di un sito, www.porloschicos.com, che promette di donare pasti ai bambini poveri argentini in cambio di una cliccata gratuita quotidiana su un'immagine che porta alla pubblicità di uno sponsor.
Il sito garantisce (come descritto in inglese nella pagina http://www.porloschicos.com/eng/faq.htm) che la cliccata non costa nulla a chi la fa e che tutti i costi sono coperti interamente dagli sponsor del sito: “gli sponsor pagano le proprie pubblicità in rapporto al numero di persone che visitano il sito... Porloschicos.com distribuisce i fondi raccolti fra le varie organizzazioni di beneficenza, scelte perché impegnate ad aiutare i bambini argentini”.
Ho fatto qualche rapida ricerca in Rete, e non ho motivo di dubitare della buona fede dell'iniziativa. Il sito non contiene software strano o altri trucchi per spillarvi soldi dal conto in banca o dalla carta di credito: si basa esclusivamente sulle sponsorizzazioni pubblicitarie.
Ho trovato un articolo della BBC del 7 giugno 2002 (http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/2027508.stm), secondo il quale dietro a Porloschicos.com c'è “un gruppo di dodici professionisti argentini” e il fondatore è Bryan Droznes. Fra gli sponsor del sito ci sono Coca-Cola, Citigroup e Unilever. Il sito è stato lanciato ad aprile 2002 e due mesi dopo raccoglieva circa 15000 donazioni al giorno. Secondo la BBC, gli sponsor “firmano contratti mensili che stabiliscono un tetto massimo alla cifra che verrà donata in cambio di banner pubblicitari sul sito”.
Secondo Whois, il sito è registrato a nome di “Vicente Lopez, Buenos Aires 1638”, mentre l'Administrative Contact è Donaciones Online, con indirizzo di e-mail bdroznes@hotmail.com (dal nome ha l'aria quindi di essere l'indirizzo di Bryan Droznes) e con un numero di fax dall'aria un po' fasulla (123 123 1234).
Lo so che raccomando sempre un po' di sana cautela prima di aderire agli appelli via Internet, ma come dicevo non c'è traccia di scorrettezza (a parte quel numero di fax stravagante, che potrebbe essere semplicemente una misura antispam) in Porloschicos.com. Il newsgroup news.admin.net-abuse.sightings, a maggio 2002, segnalava Porloschicos.com come fonte di spam, probabilmente a seguito dell'invio massiccio di e-mail contenenti l'appello a visitare il sito, ma potrebbe trattarsi di un'azione di terzi non richiesta dal sito.
Né vi è nulla di illegale nel donare cibo in cambio di sponsorizzazioni. L'unico problema è che si tratta di un metodo relativamente inefficiente di fare beneficenza.
Infatti alla domanda “quanto cibo viene donato da ciascuna cliccata?” sul sito corrisponde una risposta piuttosto vaga: “l'importo donato con ciascuna cliccata varia a seconda della quantità di sponsor ogni giorno.” Secondo le statistiche pubblicate presso il sito (http://www.porloschicos.com/servlet/PorLosChicos?comando=donacionesPorDia&lang=english), ad aprile 2002 ci volevano circa sei cliccate per donare un pasto (a fronte di due sponsor); a ottobre 2002 ne servivano quattro (con 17 sponsor); ai primi di novembre 2002 le cliccate necessarie erano salite a dieci, con due sponsor).
Facciamo due conti. Mettiamo che una razione di cibo costi un euro (per fare cifra tonda). Dieci cliccate per donare una razione di cibo significa che ogni cliccata equivale a una donazione di 10 eurocent. Se partecipate all'iniziativa per un mese, tenendo presente che non potete cliccare più di una volta al giorno, avete “contribuito” per la grandiosa cifra di tre euro.
Ora non so che lavoro fate voi, ma dubito che tre euro equivalgano al tempo (e alla spesa) da dedicare a ricordarsi dell'impegno, collegarsi al sito, cliccare e poi tornare a quello che si stava facendo prima, per trenta volte. E' di gran lunga più efficiente non perdere tutto questo tempo a cliccare e mettere invece mano al portafogli per fare una donazione alla Croce Rossa.
Per carità, tutto fa brodo, la media giornaliera di mille pasti donati ai poveri è senz'altro meglio di niente, e non c'è nulla di male nell'iniziativa, ma la mia preoccupazione è che queste forme “gratuite” di beneficenza, come quella analoga di The Hunger Site (http://www.thehungersite.com), stimolino una forma di ipocrisia. E' troppo facile cliccare sul sito e convincersi di aver fatto il proprio altruistico dovere e non pensarci più. Se volete dare prova di impegno civile, non bastano certo queste forme scansafatiche di solidarietà. Insomma, partecipate se volete, ma non vantatevi troppo di essere grandi benefattori.
Visto che non c'è ragione di dubitare dell'onestà dell'iniziativa, conviene allora mandare un e-mail a tutti quelli che conoscete, avvisandoli dell'esistenza del sito e dell'occasione di fare beneficenza? Fate come credete, alla luce dei dati e dei conti che ho presentato qui, ma comunque moderatevi per non degenerare nello spamming. Personalmente preferisco la maniera tradizionale: lavorare un po' di più per guadagnare soldi da dare agli enti benefici che sostengo.
Avrete sentito della decisione del tribunale USA in merito al processo antitrust contro Microsoft. Se vi interessano un'analisi e un commento, ho scritto un articoletto in proposito:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/11/05/01/200211050101
Sempre per Apogeonline ho scritto anche un articolo su come l'insistenza di certi siti Web nell'ottimizzarsi per funzionare soltanto con Internet Explorer non solo fa perdere loro clienti, ma sta per ritorcersi contro di loro. C'è una netta possibilità che a breve il browser di Microsoft non sia più il software dominante, grazie al boom dei cellulari in grado di navigare nel Web. Cellulari che non usano IE, ma una mia vecchia conoscenza... se volete saperne di più, leggete il pezzo:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/30/01/200210300102
Alcuni lettori hanno notato che un paio di edizioni recenti di questa newsletter segnalavano la presenza di un allegato che in realtà non esisteva. Molti hanno pensato a un virus, ma in realtà si trattava di un antivirus: avevo configurato il mio AVG (www.grisoft.com, gratuito) in modo da eseguire la scansione della posta che spedisco.
A mia insaputa, l'antivirus ha cambiato il “content-type” dell'e-mail (un parametro dell'intestazione di un messaggio che ne definisce la struttura) da “text/plain”, ossia testo puro e semplice, in “multipart/mixed”; in altre parole, i messaggi dichiaravano di essere composti da più parti di tipi differenti, e Outlook e altri programmi hanno interpretato questa dichiarazione come un sintomo di presenza di un allegato.
A seguito delle vostre segnalazioni, ho disattivato la scansione antivirus della posta uscente, per cui il problema non si pone più, e in ogni caso non si è mai trattato né di allegati strani né tanto meno di virus. Grazie a tutti dell'aiuto!
Alcuni di voi avranno cominciato a ricevere questa newsletter tramite Yahoo Gruppi anziché direttamente dalla mia casella di posta; gli altri seguiranno a breve. E' stata una decisione sgradevole, ma la recente ondata di nuove iscrizioni mi ha costretto ad automatizzare la gestione della newsletter ricorrendo, come già in passato, a Yahoo, invece di fare tutto a mano. Così ho “rifondato” il gruppo “Internet per tutti”, nella speranza che stavolta Yahoo non mi faccia tribolare come in passato.
Cosa cambia per voi? Niente, in teoria: riceverete la newsletter esattamente come prima, e sempre gratuitamente, e potrete sempre scrivermi al solito indirizzo topone@pobox.com. La newsletter sarà probabilmente accompagnata da un banner pubblicitario di cui a me non viene in tasca un fico secco, ma è il prezzo da pagare per una gestione più snella: se qualcuno ha soluzioni alternative, mi faccia un fischio, le adotto ben volentieri.
La migrazione è graduale a causa dei limiti antispam (100 indirizzi al giorno) imposti saggiamente da Yahoo. Se volete aiutarmi nell'opera, mandate un messaggio vuoto a:
internet_per_tutti-subscribe@yahoogroups.com
Riceverete subito un e-mail di istruzioni da Yahoo: rispondete a questo e-mail per iscrivervi. Se l'iscrizione va a buon fine, riceverete un ulteriore e-mail di conferma e io sarò avvisato automaticamente della vostra avvenuta iscrizione. Facile, no?
Se volete dis-iscrivervi in seguito, vi basterà mandare un e-mail vuoto a
internet_per_tutti-unsubscribe@yahoogroups.com
Naturalmente, se avete problemi di newsletter doppie, mancanti o altrimenti incasinate, fatemi un fischio.
Ricorderete l'indagine antibufala a proposito del “Vorresti guadagnare con Internet” e il mitico “MLM American System” di un certo Claudio Tommasi:
http://www.attivissimo.net/antibufala/mlm.htm
Un lettore mi ha segnalato un articolo di Marco Milesi su Libero.it del 6 novembre 2002:
http://news2000.libero.it/editoriali/18150.jhtml
che raccoglie le testimonianze di varie persone che hanno deciso di partecipare alla piramide di denaro nonostante gli avvertimenti sul fatto che non funziona e non può funzionare. Cito dall'articolo:
“I risultati? «Ti posso garantire che non funziona niente - spiega Raffale Piazzi di Ferrara - il sistema è una schifezza: non va». Eppure lui è al report numero cinque, starà contando i suoi miliardi: «Se non bombardi di email migliaia di persone non ottieni niente. Non so come sono arrivato al report 5. Il sistema chiede di fare una serie di taglia e incolla: molti si saranno sbagliati. Lo sconsiglio nella maniera più assoluta». Ma quanti soldi ha ricevuto Raffaele? «Credo 35-40 euro». E come lui sono in tanti ad aver racimolato solo pochi euro. Qualcuno, però, spera ancora: «L'ho fatto perché ho fiducia nella gente - racconta Alberto Conte di Montebelluna (Treviso) - Non mi aspetto guadagni stratosferici, però mi ritrovassi con qualche centinaio di euro in più, potrei dichiararmi soddisfatto».“
Scettici sul fatto che il browser preferito sui cellulari possa essere Opera anziché l'onnipresente Internet Explorer, come avvisavo nel mio recente articolo su Apogeonline “Sito ottimizzato per... perdere clienti”?
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/30/01/200210300102
Be', allora considerate questa novità: Sendo, il fabbricante inglese di cellulari che insieme a Microsoft stava lavorando allo Z100, ha voltato casacca, come descritto da Drew Cullen di The Register:
http://www.theregister.co.uk/content/59/27986.html
Il 7 novembre 2002, infatti, Sendo ha annunciato che cesserà lo sviluppo della piattaforma Windows for Smartphone 2002 e che sottoscriverà invece una licenza per la tecnologia Nokia basata sul sistema operativo Symbian. E Symbian, come dicevo, ha scelto Opera come proprio browser.
E' una botta non da poco, considerato che Sendo doveva lanciare lo Z100 animato da software Microsoft in Spagna e in Italia proprio questo mese (era in bella mostra allo stand Microsoft in SMAU), e che Microsoft ha investito dodici milioni di dollari in Sendo. Non dev'essere stata una decisione facile. A questo punto il numero di cellulari basato su software Microsoft si contrae drasticamente: per quel che ne so, è rimasto soltanto l'XDA della HTC, e c'è qualcosa in cantiere in casa Samsung.
E' interessante notare, fra l'altro, le motivazioni ufficiali di Sendo nel ritirarsi dal progetto:
http://www.theinquirer.net/?article=6125
Sendo ha scelto la soluzione Symbian perchè “la piattaforma usa standard e tecnologie aperte, come MMS e Java, sviluppate congiuntamente dall'industria del settore”. Vale a dire, niente software uniproprietario e segreto, così caro a Microsoft. Per rincarare la dose, Sendo specifica che la scelto Symbian perché “è robusto e flessibile in modo unico”. Traduzione: la soluzione Microsoft non era né robusta né flessibile, per cui per sopravvivere abbiamo dovuto mollarla.
Sembra dunque che Microsoft stia davvero perdendo la gara per entrare nei cellulari: non c'è da stupirsi, visti i leggendari ritardi e problemi tecnici che hanno afflitto lo Z100:
http://www.theregister.co.uk/content/archive/26091.html
Lo Z100 doveva essere pronto per la consegna ad autunno 2001, poi fu rinviato ai primi del 2002 e poi di nuovo a giugno 2002. Trovarsi con un anno di ritardo, nell'effimero mercato dei cellulari, è una ricetta mortale per un fabbricante di telefonini. Microsoft è ricca e può sopportare lo smacco, un fabbricante no: rischia di chiudere. Questo spiega la decisione drammatica di Sendo.
C'è poi da considerare l'altrettanto leggendaria arroganza di Microsoft verso i propri partner, messa in luce proprio nel caso dei fabbricanti di cellulari da una nota interna di Microsoft resa pubblica dal Dipartimento di Giustizia americano:
http://www.theregister.co.uk/content/archive/11074.html
Bill Gates li descrive come “i sette nani” ("the seven dwarves"). E' dura lavorare con gente che ti considera in questo modo.
L'avventura di Microsoft nel settore delle console da gioco non sta andando granché bene: lo strapotere di Sony continua incontrastato, schiacciando anche Nintendo. Secondo Business Week di novembre 2002,
http://www.businessweek.com/technology/content/nov2002/tc2002116_8930.htm
Sony ha consegnato 40 milioni di PlayStation 2 in tutto il mondo. Microsoft e Nintendo, invece, hanno consegnato circa 4 milioni di console ciascuna.
Se avete avuto l'impressione che lo spam sia aumentato di recente, non vi sbagliate. Secondo un rapporto di MessageLabs citato dalla BBC,
http://news.bbc.co.uk/2/hi/technology/2409855.stm
lo spam è aumentato di oltre l'80% dall'inizio del 2002. Ora un e-mail su sei è spam. Per chi volesse combattere questa piaga, ricordo che ho pubblicato una miniguida antispam, alla portata di qualsiasi utente:
http://www.attivissimo.net/antispam/antispam.htm
Ricordate l'appello per i sette cuccioli di Golden Retriever?
http://www.attivissimo.net/antibufala/golden_retriever.htm
Ne esiste anche una variante, risalente almeno ad ottobre 2002 (secondo l'archivio di Google), in cui i cuccioli sono sempre Golden Retriever, ma non sono sette bensì sei, e invece di contattare un numero di telefono si invita a scrivere a un indirizzo di e-mail (sara.matteucci@gmacio.com). Le due settimane entro le quali occorre accasare i cuccioli pena la loro soppressione, per contro, sono invariate.
Il testo è grosso modo questo:
“ciao, cucciolata di 6 golden retriever.
Chi ne prende
uno?
Altrimenti proprietari li fanno sopprimere entro le prossime
due settimane.
Anche se non lo prendete voi, spargete la
voce.
contattare Sara Matteucci qui
sotto
sara.matteucci@gmacio.com”
Salvo che ci sia un'improbabile boom di nascite di Golden Retriever e che i proprietari di questa razza di cani abbiano tutti lo stesso limite di tolleranza standardizzato (“li tengo due settimane, non di più, poi li sopprimo”), le numerosissime analogie con l'appello originale per i sette Golden Retriever sembrano confermare che si tratti appunto di una variante di quell'appello, e che quindi questo invito sia da considerare scaduto tanto quanto il suo predecessore.
In ogni caso diffondere questo appello è definitivamente inutile, perché l'indirizzo sara.matteucci@gmacio.com non esiste. Infatti ho scritto all'indirizzo citato, chiedendo ragguagli, e ho ottenuto un messaggio automatico che segnala l'inesistenza dell'indirizzo (“User sara.matteucci (sara.matteucci@gmacio.com) not listed in public Name & Address Book”). Probabilmente esisteva fino a qualche tempo fa, poi è stato disattivato perché sommerso da infinite richieste di aiuto o informazioni su questi benedetti Golden Retriever.
Vi prego, vi scongiuro, non mandatemi altre varianti sul tema della truffa nigeriana in cui un funzionario di un paese africano vi propone di condividere una enorme cifra di denaro in cambio del vostro aiuto come prestanome. Ne ho già centinaia e i truffatori ne vomitano di nuove in continuazione. Sinceramente non ne faccio la collezione perché non mi servono a nulla (la solfa è sempre la stessa), per cui grazie del pensiero, ma cancellatele e basta, senza mandarmele.
L'antibufala del caso, comunque, è qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/soldi_nigeria.htm
Ciao da Paolo.
Se mi permettete la storpiatura dannunziana, ricordo che sto gradatamente migrando la newsletter “Internet per tutti” e il suo Servizio Antibufala a Yahoo Gruppi. Cosa cambia per voi? Niente, in teoria: riceverete la newsletter esattamente come prima, e sempre gratuitamente, e potrete sempre scrivermi al solito indirizzo topone@pobox.com. per qualsiasi problema.
Mi restano ancora 2200 iscrizioni da migrare. A mano! Per cui è gradita la vostra collaborazione. Se volete aiutarmi nell'opera, mandate un messaggio vuoto a:
internet_per_tutti-subscribe@yahoogroups.com
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Se volete dis-iscrivervi in seguito, vi basterà mandare un e-mail vuoto a
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Naturalmente, se avete problemi di newsletter doppie, mancanti o altrimenti incasinate, fatemi un fischio.
Microsoft vuol far fuori Adobe e il suo popolarissimo formato PDF? Le malelingue dicono di sì. Trovate maggiori informazioni in proposito, e i dettagli sul fatto che per far girare la prossima versione dell'applicativo Microsoft occorrerà usare Windows 2000 o XP, nel mio articolo per Apogeonline:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/11/12/01/200211120101
A proposito di “vecchi” Windows: se usate Windows 95/98/ME, provate a creare con Esplora Risorse un file di nome “con” (senza estensione). Windows vi dirà che il nome del file non è valido o è troppo lungo. Troppo lungo un nome di tre lettere? E cos'avrebbe di non valido il nome “con”?
Lo stesso succede se cercate di creare un file di nome “nul”. Se provate a dare a un file uno di questi due nomi in una finestra DOS, vi risponderà invece “Nome file duplicato o file già in uso”.
Se poi gli chiedete di creare un file di nome “.prova” (o con qualsiasi altro nome che inizia con il punto), Esplora Risorse vi risponde “specificare il nome del file”, come se non glielo aveste già dato. Eppure se lo fate in una finestra DOS, Windows lo accetta ed Esplora Risorse è poi in grado di gestire il file senza problemi.
Chiarezza e coerenza innanzi tutto, insomma.
Conosco i motivi tecnici di queste stranezze: sono residui delle origini DOS di Windows. Volevo semplicemente farvi giocare un po', mica criticare Microsoft. Tanto ormai sono magagne obsolete, adesso c'è XP che risolve tutto, no?
L'indagine antibufala di questa settimana non è molto tecnologica o Internettiana, ma riguarda comunque un appello che circola in Rete (e fuori Rete) da anni ed è un'ottima dimostrazione di come Internet ci consenta un accesso senza precedenti alle informazioni che ci servono per capire cosa fare e quali scelte adottare. E' anche un'indagine che avevo promesso di completare mesi fa e che per una cosa o per l'altra finiva sempre in parcheggio. Finalmente mi sono schiodato, ed eccola qua.
Ci sono numerosissimi siti (come http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/nestle.htm, giusto per citarne uno) che invitano a boicottare la Nestlé perché la sua campagna di promozione del latte artificiale starebbe causando la morte di tanti bambini nei paesi sottosviluppati, scoraggiando l'allattamento al seno.
C'è un fondamento di verità dietro questa accusa, ma come spesso accade l'appello al boicottaggio non fotografa completamente la realtà, che è infatti assai più complessa di un semplicistico “Nestlé uccide i bimbi spacciando latte in polvere”. Prima di decidere se aderire o meno all'iniziativa di boicottaggio, possono farvi comodo alcuni fatti che ho raccolto in questa piccola indagine, per la quale il termine frivolo “antibufala” è decisamente stonato.
Il ragionamento proposto dai siti che promuovono il boicottaggio è grosso modo questo: Nestlé produce latte in polvere per neonati, e per aumentarne le vendite nei paesi poveri usa metodi scorretti per indurre le neomamme a non allattare al seno e adottare invece il suo latte in polvere. Fra questi metodi scorretti ci sono cartelloni pubblicitari in cui l'allattamento artificiale è presentato sistematicamente come “moderno” e “civile” (mentre quello al seno è presentato come cosa “da terzo mondo”), confezioni omaggio che durano quanto basta per far andar via il latte naturale della neomamma (che a quel punto non ha più scelta), pressioni psicologiche (persone che si spacciano per medici o infermieri e accostano le mamme elogiando le virtù del “progredito” latte artificiale), e così via.
Il problema è che il latte in polvere costa più di quanto possano permettersi gran parte delle mamme di questi paesi, che pertanto tendono a diluirlo oltre la dose corretta. Di conseguenza, il neonato non viene nutrito a sufficienza, senza contare che il latte artificiale non è nutriente e ricco di anticorpi quanto quello naturale. C'è di peggio: siccome il latte artificiale va diluito con acqua, e l'acqua sterile è difficile da trovare, le mamme finiscono per preparare il latte artificiale usando acqua sporca o infetta, con gravissimo rischio per la salute del neonato.
In altre parole, incoraggiando l'allattamento artificiale si rifila ai neonati latte sintetico, oltretutto diluito e preparato con acqua contaminata. Un veleno, insomma. Un veleno di cui è responsabile Nestlé. Pertanto, sostiene l'appello, è importante fare pressioni su Nestlé affinché cessi questa politica e rinunci a vendere il latte in polvere nei paesi poveri. L'unico modo per esercitare queste pressioni è il boicottaggio, da parte di noi consumatori occidentali, dei suoi prodotti.
Per chiarire come stanno davvero le cose ho cercato fonti “super partes”, e mi sembra che l'UNICEF possa avere questo ruolo. Sul sito dell'UNICEF (http://www.unicef.org) viene pubblicato periodicamente un rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo intitolato “Progress of Nations”, la cui edizione 1997 (http://www.unicef.org/pon97/mainmenu.htm) contiene un articolo molto eloquente sull'argomento dell'allattamento artificiale.
Per correttezza, prima di proseguire devo precisare che il rapporto UNICEF viaggia accompagnato da un'avvertenza che specifica che le opinioni presentate sono quelle dei suoi autori e non rispecchiano necessariamente le posizioni ufficiali dell'organizzazione, ma penso sia ragionevole presumere che difficilmente l'UNICEF pubblicherebbe documenti che contrastino nettamente con le proprie posizioni.
L'articolo al quale mi riferisco si intitola “Putting babies before business”, del reverendo Simon Barrington-Ward, ed è reperibile presso http://www.unicef.org/pon97/nutr1.htm. Cito e traduco:
The World Health Organization and UNICEF recommend that babies be fed breastmilk only—nothing else, not even water—for about the first six months of life. Worldwide, reduction of formula feeding and improved breastfeeding practices could save an estimated 1.5 million children a year. [L'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'UNICEF consigliano che i neonati siano alimentati esclusivamente con latte materno -- nient'altro, nemmeno acqua -- per i primi sei mesi circa della loro vita. A livello mondiale, si stima che la riduzione dell'allattamento artificiale e un miglioramento delle pratiche di allattamento al seno potrebbero salvare 1,5 milioni di bambini l'anno].
Il rapporto conferma le asserzioni dei boicottatori: in molti paesi il latte artificiale viene promosso scorrettamente come “superiore” al latte materno, e le campagne pubblicitarie hanno un effetto notevole:
“non è una coincidenza che le percentuali di allattamento al seno siano alte in paesi come il Burundi e il Ruanda, dove il marketing è scarso” [“It is no accident that breastfeeding levels are high in countries like Burundi and Rwanda, where there is little marketing.”]
“Le persone che vivono nei paesi poveri
vengono spesso convinte dalla pubblicità che l'allattamento
artificiale sia la cosa moderna da fare. Avendo vissuto in Nigeria e
viaggiato in gran parte dell'Africa e dell'Asia, posso riferire che
i fabbricanti di latte artificiale usano sistematicamente immagini
di medici bianchi circondati da neonati neri o asiatici per
promuovere i propri prodotti come la maniera moderna, sana, 'da
primo mondo' di crescere un bimbo. E' un messaggio molto potente e
persuasivo, veicolato da immagini di modernizzazione”
[“People
in poor countries are often persuaded by advertisements that
bottle-feeding is the modern thing to do. Having lived in Nigeria
and travelled through much of Africa and Asia, I can report that
formula manufacturers regularly use images of white doctors
surrounded by black or Asian babies to promote their products as
being the modern, healthy, ‘first world’ way to bring up
a baby. It is a very potent and persuasive message, trading on
images of modernization.”]
Anche la tattica delle confezioni omaggio è confermata:
“I campioni gratuiti, specialmente quelli dispensati dagli
operatori sanitari, sono una forma di promozione particolarmente
insidiosa. Una mamma può passare facilmente dall'allattamento
al seno a quello artificiale, ma il contrario è tutt'altra
faccenda. Il neonato, dopo essere stato nutrito con campioni
gratuiti di latte artificiale anche soltanto per qualche giorno, si
abitua alla tettarella e tende a rifiutare il seno. Intanto che il
neonato beveva latte artificiale, la produzione materna di latte è
calata”
[“Free samples, especially those handed out
by health professionals, are a particularly insidious form of
promotion. A mother can easily switch from breast to bottle, but
from bottle to breast is another story. After being fed with free
samples of formula even for just a few days, the baby, used to an
artificial teat, is fussy about accepting the breast. While the baby
has been drinking formula, the mother’s milk production has
declined.”]
L'articolo segnala inoltre che esiste un codice di comportamento per la vendita di sostituti del latte materno, denominato “International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes” (disponibile per esempio presso http://www.ibfan.org/english/resource/who/fullcode.html), redatto dall'UNICEF e dall'OMS, adottato nel 1981 dall'Assemblea Mondiale della Sanità e sottoscritto dai produttori di latte artificiale. Questo Codice prevede esplicitamente di proteggere l'allattamento al seno come “un modo senza rivali di fornire il nutrimento ideale per la crescita e lo sviluppo salutare dei bambini” [“the Code... seeks to protect breastfeeding as 'an unequalled way of providing ideal food for the healthy growth and development of infants.'”].
Il Codice è soltanto una raccomandazione, sia pure autorevole, che spetta agli stati membri convertire in legge e far rispettare. C'è una tabella UNICEF (http://www.unicef.org/pon97/league2.htm), ahimè non recentissima (1997), che elenca quali paesi poveri (e ricchi) hanno adottato il Codice e in che misura lo hanno fatto. Fra gli scopi di questo Codice c'è quello di garantire che i sostituti del latte materno non vengano commercializzati o distribuiti in maniera da interferire con la protezione, la promozione e l'assistenza all'allattamento al seno. [“...ensuring that breastmilk substitutes are not marketed or distributed in such a way as to interfere with the protection, promotion and support of breastfeeding.”]
Insomma, non vi è dubbio che il latte artificiale sia peggiore di quello naturale e che venga effettivamente propagandato scorrettamente nei paesi del Terzo Mondo (e probabilmente anche in molti di quelli del primo) asserendo che è migliore del latte materno, proprio come sostengono i boicottatori.
L'appello al boicottaggio parte dunque da una premessa validissima, ma si perde quando propone di punire Nestlé tramite il boicottaggio. Infatti un rapporto citato nel testo UNICEF e intitolato “Cracking the Code” dimostra che ben 32 società hanno violato sistematicamente il Codice che avevano sottoscritto. Fra queste aziende c'è sì Nestlé, ma ci sono anche molti altri nomi più o meno conosciuti: Gerber, Mead Johnson, Milupa, Heinz, Nestlé, Nutricia, Wyeth, Chicco, Johnson & Johnson, Abbott, Snow, Hipp, per esempio. Quindi limitare il boicottaggio alla sola Nestlé è scorretto, anche se i boicottatori si giustificano sostenendo che Nestlé è quantitativamente la principale colpevole e che se la si convince a mettersi in regole gli altri pesci piccoli seguiranno a ruota.
Un aspetto interessante del rapporto è che le pratiche scorrette non sono limitate al terzo mondo, ma avvengono anche in Polonia, per esempio, e persino in Italia. Chiaramente, in un paese abbiente promuovere il latte artificiale è eticamente meno grave che in un paese povero, dato che la mamma “del primo mondo” ha facile accesso sia ad informazioni obiettive da altre fonti, sia ad acqua pulita, e quasi sicuramente può permettersi il latte artificiale in termini economici.
L'altra considerazione importante è che parte della colpa spetta anche ai governi che non fanno le leggi. Per esempio, nel 2001 il Brasile introdusse leggi severe che vietano di usare immagini di bambini, biberon o giocattoli nelle confezioni del latte artificiale e degli omogeneizzati e di apporre chiare avvertenze del fatto che questi prodotti non vanno utilizzati prima dei sei mesi di vita. Gerber e Nestlé furono le prime aziende ad adeguarsi (http://www.ibfan.org/english/news/press/press15may01.html).
Allo stesso tempo, il latte artificiale non va demonizzato e non bisogna fustigare chi lo preferisce. Come dice l'articolo UNICEF, “nessuno vuole imporre l'allattamento al seno alle mamme. Nei casi in cui le donne hanno le risorse necessarie per permettersi latte artificiale nelle quantità adeguate, acqua pulita e combustibile per sterilizzare biberon e tettarelle, il latte artificiale può essere un'alternativa adatta per chi non desidera allattare al seno” [“No one wants to impose breastfeeding on mothers. When women have the resources to afford adequate supplies of formula, safe water and fuel to sterilize bottles and synthetic nipples, formula may be an appropriate alternative for those who do not wish to breastfeed.”]
E, aggiungerei io per esperienza personale, a volte l'allattamento al seno non si può proprio fare. Non tutte le mamme hanno il latte e non tutti i bambini si attaccano al capezzolo. Nel caso di gravidanze gemellari o addirittura multiple, inoltre, c'è un limite pratico evidente, sia in termini di produzione, sia in termini di punti di erogazione, per così dire. In casi come questi, il latte artificiale è utilissimo.
Occorre fare attenzione a non scivolare nell'eco-fondamentalismo che spesso fa da sottofondo a questi appelli. Anche i processi naturali possono far male, e l'allattamento al seno non fa eccezione. Nella loro foga di boicottare la multinazionale di turno, molti dimenticano di considerare che l'allattamento naturale trasmette l'AIDS. Se la madre è infetta e allatta al seno, può trasmettere l'AIDS al neonato. In casi come questi, tragicamente diffusissimi in molti paesi poveri, l'allattamento al seno è un pericolo e quello artificiale, fatto correttamente, sarebbe la salvezza.
Su questo aspetto, contestato da vari siti che promuovono il boicottaggio della Nestlé, non vi è ragionevole dubbio. Usando Google con le parole-chiave "AIDS transmission breastfeeding" saltano fuori infatti numerosissimi documenti di indiscussa autorevolezza in proposito. Per esempio c'è lo studio pubblicato dalla rivista medica di prim'ordine Journal of the American Medical Association (JAMA) e intitolato HIV Transmission Through Breastfeeding - A Study in Malawi, Vol. 282, pp. 744-749, 25 agosto 1999, da cui cito:
"Transmission of HIV through breast
milk has been documented in many studies, and HIV has been found in
breast milk samples of HIV-infected women." [La trasmissione
dell'HIV attraverso il latte materno è stata documentata da
numerosi studi, e l'HIV è stato trovato nei campioni di latte
delle donne infette da
HIV]
(http://www.ama-assn.org/special/hiv/library/readroom/vol_282/joc81538.htm)
Gli studi ai quali si fa riferimento sono raccolti in Postnatal transmission of human immunodeficiency virus type 1 from mother to infant: a prospective cohort study in Kigali, Rwanda, pubblicato dal New England Journal of Medicine, 1991;325:593-598. Nell'articolo del JAMA si parla di 673 neonati, nati sieronegativi da madri sieropositive: di questi, ben 47 hanno contratto l'HIV tramite il latte materno.
Non si sta parlando, quindi, di casi rari o sporadici, e se è vero che spesso l'AIDS viene trasmesso durante il parto, non vi è dubbio che si possa contrarre l'AIDS anche dal latte materno. Può dunque capitare che un bimbo non si infetti durante il parto e contragga la malattia alla prima poppata. Brutto affare, quindi: l'allattamento naturale facilita la trasmissione dell'AIDS, quello artificiale (con acqua non sterile) facilita la trasmissione di altre malattie. Non c'è scampo per questa povera gente.
Visto il numero di aziende coinvolte (ciascuna a sua volta ramificata in mille sottomarchi), un boicottaggio davvero efficace può essere estremamente arduo. Per esempio, se comperate l'acqua Vittel, state comunque dando soldi a Nestlé o no? Quanti altri prodotti di uso quotidiano sono in qualche modo collegati a queste grandi aziende ma venduti sotto altri marchi? Riusciremo veramente ad andare a fare la spesa con una lista interminabile di prodotti da non comperare? Prima di intraprendere questa strada, conviene far bene i conti.
L'appello anti-Nestlé sostiene che il boicottaggio sia l'unica arma che possa convincere le multinazionali del settore a comportarsi bene. Esiste tuttavia un'alternativa a mio modesto avviso più efficace: offrire un aiuto tangibile (soldi, insomma) alle associazioni umanitarie che operano nei paesi poveri, affinché possano fare corretta informazione, educare e contrastare la propaganda pubblicitaria e anche pagare il latte artificiale a chi non se lo può permettere ma ne ha bisogno, come le tante mamme colpite da AIDS, che il boicottaggio non aiuterà. Qui non si tratta di bandire il latte artificiale, ma di usarlo quando serve e in modo corretto.
Lo so che fare beneficenza attiva è più impegnativo e costoso che fare quella passiva. Si fa prima a non acquistare un prodotto che ad aprire il borsellino e fare una donazione alla Croce Rossa o Médecins Sans Frontières (www.msf.org) o all'UNICEF, e oltretutto si spende meno. Non compriamo il Nescafé e ci sembra di aver fatto chissà cosa per aiutare il terzo mondo. Troppo facile, e un po' ipocrita, mettersi la coscienza a posto in questo modo. Pensateci.
Ciao da Paolo.
Coraggio, ancora 1300 iscritti da migrare a Yahoo, e poi è fatta! Se state leggendo queste righe, è perché siete ancora fra gli iscritti alla newsletter che gestisco manualmente, mettendo a dura prova il mio fidato Eudora (annata 1997.... ah, software così non ne fanno più). Vi sto pian piano migrando a mano, ma se volete aiutarmi nell'opera, mandate un messaggio vuoto a:
internet_per_tutti-subscribe@yahoogroups.com
Riceverete subito una e-mail di istruzioni da Yahoo: rispondete a questo e-mail per iscrivervi. Se l'iscrizione va a buon fine, riceverete una ulteriore e-mail di conferma e io sarò avvisato automaticamente della vostra avvenuta iscrizione. Facile, no?
Se volete dis-iscrivervi in seguito, vi basterà mandare una e-mail vuota a
internet_per_tutti-unsubscribe@yahoogroups.com
Naturalmente, se avete problemi di newsletter doppie, mancanti o altrimenti incasinate, fatemi un fischio.
La mia indagine antibufala sul boicottaggio della Nestlé
http://www.attivissimo.net/antibufala/boicottaggio_nestle.htm
non era chiara su un punto, e giustamente non avete perso tempo a segnalarmelo. Chiarisco subito. Per come l'avevo scritta, sembrava quasi che io fossi contrario al boicottaggio delle aziende che, come emerso dall'indagine, violano gli accordi internazionali sulla corretta pubblicizzazione del latte artificiale per i neonati.
Non sono contrario: intendevo dire che il boicottaggio va bene, ma ci sono _anche_ altri metodi di protesta. Metodi che non necessariamente _sostituiscono_ il boicottaggio silenzioso e spicciolo, ma possono affiancarlo per aumentarne massicciamente l'efficacia. Ho aggiornato la pagina Web dedicata all'indagine in modo da chiarire meglio la mia conclusione.
Ringrazio anche i tanti che mi hanno mandato documentazione supplementare: la includerò mano mano nella pagina Web dedicata all'indagine.
Sta circolando massicciamente un appello che avvisa di un presunto “virus” che colpirebbe i telefoni cellulari. Il testo è grosso modo questo:
Vi inoltro un mesaggio che mi è arrivato che ci esorta a NON rispondere con il cellulare a chiamate che fanno comparire sul display la sigla
ACE-?
Anzi, respingete la chiamata con il tasto apposito, altrimente il vostro cellulare andrà definitivamente K.O.
Questa è una notizia confermata anche da NOKIA e MOTOROLA e chi vuole può andare sul sito della CNN a controllare.
INOLTRATE QUESTA NOTIZIA A TUTTI QUELLI CHE VI STANNO A CUORE.
Ciao!
Ne esiste anche una versione inglese, più ricca di dettagli “tecnici”, che spesso accompagna quella italiana:
ALL MOBILE USERS PAY ATTENTION!
If you receive a phone call and your mobile phone displays ACE-? on the screen DON'T ANSWER THE CALL - END THE CALL IMMEDIATELY. If you answer the call, your phone will be infected by a virus. This virus will erase all IMEI and IMSI information from both your phone and your SIM card, which will make your phone unable to connect with the telephone network.
You will have to buy a new phone. This information has been confirmed by both Motorola and Nokia. There are over 3 million mobile phones being infected by this virus in USA now. You can also check this news in the CNN web site.
Please forward this piece of information to all your friends.
E' una bufala. Anche se i telefonini di oggi stanno diventando sempre più programmabili da remoto (basta pensare alle suonerie scaricabili), non c'è alcun modo in cui l'indicazione del chiamante può alterare i dati dell'IMEI (il numero seriale del telefonino, indipendente da quello della scheda) o dell'IMSI (un numero telefonico non componibile, assegnato a ogni abbonato GSM, residente nella scheda SIM).
Naturalmente nessuno dei siti citati (quelli di Nokia, Motorola e CNN) riporta alcuna traccia della “notizia”. Per contro, l'appello è ampiamente documentato come falso da vari siti antibufala internazionali. Secondo Hoaxbusters, questa bufala circola da maggio 1999:
http://hoaxbusters.ciac.org/HBMalCode.shtml#mobilephone
Anche il sito antivirus McAfee ne parla, classificandolo come “hoax” (appello fasullo):
http://vil.nai.com/vil/content/v_99320.htm
Un altro sito antivirus, quello di Symantec, conferma la natura bufalina del messaggio, dicendo che è innocuo e vuole solo creare allarme ingiustificato:
http://www.symantec.com/avcenter/venc/data/mobile-phone-hoax.html
L'impagabile Snopes.com lo smentisce senza appello:
http://www.snopes2.com/computer/virus/mobile.htm
Come capita spesso, appelli di questo tipo fanno presa sulla nostra innata diffidenza verso la tecnologia che non padroneggiamo a fondo (e alzi la mano chi non si è mai smarrito nei meandri dei menu di configurazione del proprio cellulare). Amiamo il telefonino, ma il modo semimagico in cui funziona ci sfugge, lasciandoci inclini a credere a ogni sorta di teorie sulle sue possibilità nascoste e sui suoi pericoli occulti.
Per fortuna non occorre diventare superesperti di tecnologia GSM per distinguere la bufala dalla verità: basta usare un motore di ricerca come Google e immettere le parole chiave dell'appello (“ACE” e “mobile phone”), e non diffonderlo finché non se ne trova conferma autorevole. Un consiglio che vale, naturalmente, anche per gli appelli che non riguardano i telefonini.
La pagina antibufala dedicata a questo appello è la seguente:
http://www.attivissimo.net/antibufala/telefonino_ace.htm
Davvero il presidente USA è così rincitrullito da usare un binocolo e non accorgersi che ci sono i tappi sulle lenti? “This man is about to start a war”, ovvero “Quest'uomo sta per scatenare una guerra”, ammonisce un appello che circola in Rete, corredato da una inquietante fotografia che sembra mostrare George W. Bush, attorniato da militari d'alto rango, che impugna un binocolo e lo usa per guardare chissà quale obiettivo lontano... senza però rimuovere i tappi dal binocolo. Il messaggio non troppo sottinteso è che se Bush non è abbastanza sveglio da accorgersi dei tappi, figuriamoci se è il caso di mettergli in mano le redini di una campagna militare.
La foto, insieme a una versione più ampia di questa indagine antibufala, è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/bush_binocolo.htm
Molti lettori che mi hanno segnalato quest'immagine hanno sospettato un fotomontaggio o un ritocco digitale, ma non è così. La foto, infatti, è assolutamente autentica: ne ho avuta conferma direttamente dall'agenzia che rappresenta l'autore, che è Charles Ommanney, fotografo ufficiale della campagna elettorale di Bush. E' autentica, ma c'è un trucco lo stesso.
Vi racconto come ho fatto a scoprirlo, perché mi sembra un esempio interessante e divertente di come chiunque può usare la potenza della Rete per risolvere misteri e dubbi di ogni sorta. Nella foto che circola insieme all'appello compare talvolta, nell'angolo in basso a destra, la dicitura “Ommanney/Contact Press Images”. Questo indica che la foto è stata scansionata da una rivista, includendone i “credits”, ossia il nome del fotografo e dell'agenzia che lo rappresenta.
Armato di queste informazioni, le ho immesse nel fido Google, dove ho trovato l'indirizzo del sito Web dell'agenzia Contact Press Images:
In una pagina del sito ho trovato gli indirizzi di e-mail dei suoi agenti in Italia negli USA, e ho mandato loro un e-mail di richiesta di chiarimenti. Ho ricevuto quasi subito la stessa risposta da Sophie Rey di Grazianeri.com, il rappresentante italiano, e da Jeffrey D. Smith della Contact Press Images.
L'immagine non è stata ritoccata in alcun modo, mi hanno detto, a parte il circoletto rosso, e di certo i tappi sul binocolo non sono stati aggiunti tramite fotoritocco. Quello che è successo è, molto semplicemente, che la foto è stata scattata come parte di una sequenza che ritrae il presidente Bush che si porta il binocolo agli occhi e lo riabbassa subito non appena si accorge dei tappi. Tutto qui: una cosa che capita a tutti e che non è di per sé sintomo di rimbambimento.
Come dice Jeffrey D. Smith, “it was one of many frames taken that day... a frame or less than a second later, the caps were discovered and taken off” (“è una delle tante foto fatte quel giorno... un fotogramma o due più tardi, i tappi furono notati e rimossi”). La rivista Newsweek di metà novembre 2002, aggiunge, dovrebbe aver pubblicato anche i fotogrammi precedenti e successivi che chiariscono la dinamica dei fatti.
Naturalmente l'aspetto umoristico di quel fotogramma e la sua sfruttabilità in una campagna anti-Bush non sono sfuggiti ai critici della politica USA e anche a chi voleva meno polemicamente farsi quattro risate, e l'immagine ha rapidamente fatto il giro del mondo. A tutti piace vedere i potenti ricondotti alla normalità o, meglio ancora, umiliati perché colti in atteggiamenti ridicoli.
Durante le indagini ho scoperto inoltre (sempre tramite Google) le circostanze nelle quali è stata scattata la foto: in Corea del Sud, il 19 o 20 febbraio 2002, sulle postazioni fortificate della linea di confine fra le due Coree. I militari raffigurati nella foto insieme a Bush sono il tenente colonnello William Miller dell'esercito USA e il generale Thomas A. Schwartz, comandante in capo del comando militare combinato sudcoreano-statunitense.
Altre foto scattate quel giorno sono disponibili qui:
http://home.eol.ca/~dord/korea.html
che è un sito filosofico-satirico che di certo non ambisce a difendere Bush, ma mostra (nell'ultima foto in fondo) il presidente USA con gli stessi binocoli e con i tappi rimossi.
La BBC presenta un'altra foto di Bush senza tappi:
http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/asia-pacific/newsid_1831000/1831436.stm
Inoltre l'edizione tedesca del Financial Times mostra una foto dello stesso evento (sempre senza tappi), che mostra maggiori dettagli se vi si clicca sopra:
http://www.ftd.de/pw/in/19956456.html?nv=5wn
e un'altra foto è disponibile presso
http://www.pusanweb.com/forums/dubya1.jpg
Insomma questa foto, pur divertente, dimostra ben poco a proposito della politica e delle facoltà mentali di Bush, ma dimostra moltissimo a proposito della facilità con la quale si può essere ingannati da una fotografia estrapolata dal proprio contesto, specialmente quando sembra confermare le proprie credenze.
Caso chiuso. Avanti un altro!
Il bello delle bufale è che, come certe attrici e certi politici, non invecchiano mai e sono sempre riciclabili con disinvoltura per una nuova occasione. E' il caso, ad esempio, della “petizione contro la guerra”, che si riaffaccia puntualmente ogni volta che c'è aria di tensione nel mondo e in qualche modo ne sono coinvolti volenti o nolenti gli Stati Uniti (cosa che ahimè avviene assai spesso).
L'appello dice grosso modo questo: “Gli Stati Uniti vogliono dichiarare la guerra. Oggi ci troviamo in un punto di estremo disequilibrio mondiale per il quale si può dare inizio ad una TERZA GUERRA MONDIALE. Se tu sei contrario, l'ONU ha proposto l'invio di una petizione firmata per evitare questo tragico avvenimento mondiale.”
Notate l'abilità dell'autore nel creare un testo applicabile a qualsiasi circostanza. Niente date, niente nomi, semplicemente una serie di parole che, come quelle degli oroscopi, il lettore intepreta e adatta al caso specifico.
“PER PIACERE COPIA quest'e-mail in un nuovo messaggio, firma alla fine della lista che vedi a continuazione ed inoltralo a tutte le persone che tu conosci.” prosegue l'appello. “Se al momento di riceverlo questa lista contiene + de 500 nominativi, per piacere invia una copia del messaggio a: nicwash@unicwash.org”.
Ma basta visitare il sito a cui appartiene l'indirizzo di e-mail citato per scoprire che è tutto falso, e che l'ONU non ha affatto proposto l'invio di alcuna petizione.
Maggiori dettagli, se vi interessano, sono nell'indagine antibufala già fatta a suo tempo per questo appello:
http://www.attivissimo.net/antibufala/fermate_la_guerra.htm
Misteriosamente, dopo un periodo di relativa calma, ha ripreso a circolare un classico sempreverde delle bufale italiane: l'appello per un donatore di midollo osseo Picciarelli-Incorvaia. Ricordo, soprattutto ai nuovi iscritti alla newsletter che magari si sono persi l'indagine antibufala originale, che l'appello era sì originariamente autentico, ma ormai da tempo non ha più alcuna utilità perché il donatore è stato trovato. Non grazie all'appello, ma per tutt'altra via, ben più convenzionale.
Trovate tutti i dettagli nell'indagine condotta a suo tempo:
http://www.attivissimo.net/antibufala/donatore_midollo.htm
Ritorno sull'argomento non soltanto perché ha ricominciato a intasarmi la casella di posta, ma anche perché una lettrice (l.villa) mi ha mandato delle informazioni che aveva ricevuto a suo tempo dai medici coinvolti (loro malgrado) nell'appello: le trovate nella pagina Web citata qui sopra. Sono una chiara dimostrazione del fatto che gli appelli medici sono pericolosissimi perché lungi dal salvare una vita tendono a renderne impossibile un'altra: quella delle persone citate nell'appello, che vengono perseguitate da chi abbocca alla catena di sant'Antonio per anni e anni dopo che la catena ha smesso di avere significato. Se mai ne ha avuto uno.
Ciao da Paolo.
Ho telefonato a una spammatrice! Se vi siete mai chiesti di cosa vivono gli spammer che vi intasano la casella di posta, se davvero guadagnano qualcosa e se c'è qualcuno così allocco da rispondere ai loro annunci martellanti, ho scritto un'articoletto in proposito, con cifre, nomi e cognomi. Nel corso delle indagini mi sono anche trovato a parlare con un'americana che genera spam dalla mattina alla sera. E, con un po' di pelo sullo stomaco, ci guadagna.
Se vi interessa, tutta la faccenda è qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2002/11/27/01/200211270101
Trovate anche un'altra indagine sullo spamming e su quanto rende (in inglese) presso
http://www.freep.com/money/tech/mwend22_20021122.htm
Alan Ralsky è diventato milionario (in dollari) grazie allo spam: manda oltre un miliardo di e-mail pubblicitari al giorno. L'articolo descrive bene le sue tattiche e le minacce che riceve dagli utenti stufi di ricevere tutta la sua spazzatura, e il suo cinismo nei confronti delle sue vittime. Bel tipo, complimenti.
Cosa c'è dietro l'appello che circola in Rete, secondo il quale le compagnie di assicurazione italiane avrebbero formato un cartello, sarebbero state per questo condannate e pertanto ora a noi consumatori spetterebbe un rimborso per i premi troppo esosi che ci sono stati estorti? Una volta tanto c'è la verità.
L'appello ha grosso modo questo testo:
Dovete sapere che a febbraio 2002 c'e' stata una sentenza che ha dato 700 miliardi di lire di multa a 39 assicurazioni (tutte praticamente)
E' stato dimostrato che queste carogne dal 1995 al 2000 hanno applicato IL CARTELLO... per chi non lo sa il cartello vuol dire che in pratica non si facevano concorrenza e aumentavano tutte ogni anno costringendo i consumatori a farli arricchire ingiustamente.
Il cartello delle compagnie assicuratrici che ha alleggerito le tasche degli utenti automobilisti è stato specificatamente illustrato dall'Antitrust che ha comminato una multa di 700 miliardi di vecchie lire alle numerose imprese di assicurazioni (n.39).
Una condanna che è stata confermata anche dal Consiglio di Stato: l'Antitrust aveva, dunque, visto giusto. La società di servizi (Rc Log) con cui le compagnie hanno condizionato il mercato è una delle, purtroppo non rare, espressioni del retaggio monopolista che soffoca la concorrenza.
La sentenza, oramai passata in giudicato, ha confermato l'illegittima attività delle maggiori compagnie di assicurazione operanti in Italia (SAI, GENERALI, HELVETIA, LLOYD ADRIATICO, AZZURRITALIA, MILANO, RAS, REALE MUTUA, ZURIGO, ALLIANZ SUBALPINA, ASSITALIA, TORO, UNIPOL, WINTHERTUR, AXA, FONDIARIA, GAN) le quali, sin dal '95-'97, attraverso la creazione di un accordo di cartello operavano contro la libera concorrenza del mercato ed ai danni dei consumatori, con una maggiorazione dei premi rc auto intorno al 20% .
In America una sentenza del genere avrebbe forzato le compagnie a risarcire del 20% delle somme pagate a tutti i loro clienti. Ma in Italia NO!.
Dobbiamo essere noi stessi a richiedere il rimborso immediato con una semplice procedura che ora vi allego
Ma queste carogne di assicurazioni hanno insabbiato tutto, cioe' i Media non ne hanno mai parlato in maniera massiccia.
VERGOGNATEVI !!!!!!!!!
Ecco il link al sito della ADUSBEF per ottenere subito il rimborso compreso di moduli che potete stamparvi e compilare nella massima semplicita'.
http://www.adusbef.it/trafftel.htm#MultaRCA
Se per ipotesi in famiglia avete 4 macchine aspettatevi una bella somma intorno ai 2500 euro.
Spero che a causa di questa mia mail migliaia di persone avviino le richieste. E mi raccomando mandate il piu possibile, Mail, Chat, Forum ecc. per informare piu' gente possibile.
Spero che a causa di questa mia mail possiate riprendervi tutti i vostri soldi ...
Ad eccezione di qualche dettaglio e superficialità, il succo del messaggio è autentico. Il link indicato porta davvero a una pagina dell'Adusbef (http://www.adusbef.it/trafftel.htm#MultaRCA) che riporta la "Campagna ADUSBEF Onlus di promozione delle azioni giudiziarie per ottenere il rimborso delle quote dei premi illegittimamente pagati alle seguenti compagnie: SAI, GENERALI, HELVETIA, LLOYD ADRIATICO, AZURITALIA, MILANO, RAS, REALE MUTUA, ZURIGO, ALLIANZ SUBALPINA, ASSITALIA, TORO, UNIPOL, WINTHERTUR, AXA, FONDIARIA, GAN", a cura dell'avvocato Antonio Tanza.
La pagina Adusbef, che vi invito a consultare, espone in modo più rigoroso i concetti espressi a spanne dall'appello. Alcune compagnie di assicurazione hanno effettivamente formato un cartello e per questo sono state effettivamente condannate dall'Antitrust (“Con provvedimento di chiusura istruttoria, n. 8546 del 28.07.2000, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato accertava l'esistenza di una intesa restrittiva della concorrenza operata da 39 imprese di assicurazione, operanti in Italia nel settore RC auto”).
Grazie a questo cartello, le compagnie hanno incassato, si stima, circa il 20% in più rispetto a quanto avrebbero incassato in condizioni normali e legali. Alcuni consumatori si sono rivolti alla magistratura e hanno ottenuto il rimborso di questo 20%: la pagina Adusfbef presenta gli estremi delle relative sentenze. Prosegue poi con le istruzioni dettagliate su come procedere per chiedere e ottenere questo rimborso.
La sentenza dell'AGCM citata esiste e parla proprio di questo caso. Ulteriori conferme vengono dal Codacons, un'altra associazione di consumatori, che pubblica un dossier sul cartello assicurativo e sui rimborsi RC Auto presso http://www.codacons.it/come_dif.html, con tanto di moduli e istruzioni su come procedere. L'unica differenza significativa rispetto alle analoghe pagine Adusbef è la percentuale del rimborso, che il Codacons dichiara essere il 15%.
L'appello è impreciso, e lo è anche il sito Adusbef, quando cita soltanto alcune delle trentanove compagnie condannate: perché citarne solo alcune e tacerne tante altre? Forse si è preferito concentrare l'attenzione sui nomi più importanti e trascurare i pesci piccoli del panorama assicurativo italiano. Comunque è una lacuna importante, perché mi pare di capire (e io, sia ben chiaro, non sono un esperto in materia) che soltanto gli assicurati con le compagnie condannate hanno diritto al rimborso.
L'elenco completo è reperibile sul sito dell'AGCM (l'Antitrust), http://www.agcm.it/, nel provvedimento n. 8546 citato sopra: andate alla sezione di ricerca “Intese, abusi e concentrazioni” (http://www.agcm.it/PA1.htm) e immettete "8546". Il provvedimento si può trovare più direttamente immettendo in Google “chiusura istruttoria 8546” oppure presso il sito del Codacons (http://www.codacons.it/documenti/Provvedimento_rcAuto.html).
Se siete curiosi ma al tempo stesso pigri, cito qui l'elenco tratto dal provvedimento, così nessuna compagnia si sente maggiormente messa alla gogna di altre e potete sapere se siete fra coloro che possono richiedere il rimborso. Con motivazioni diverse, sono elencate le seguenti compagnie:
“le società Assicurazioni Generali Spa, Assitalia - Le Assicurazioni d'Italia Spa, AXA Assicurazioni Spa, Bayerische Assicurazioni Spa, Levante Norditalia Assicurazioni e Riassicurazioni Spa, Lloyd Adriatico Spa, Lloyd Italico Assicurazioni Spa, Milano Assicurazioni Spa, SAI - Società Assicuratrice Industriale Spa, Sara Assicurazioni Spa, Società Reale Mutua di Assicurazioni, Toro Assicurazioni Spa, Compagnia Assicuratrice Unipol Spa, Winterthur Assicurazioni Spa e Zurigo Compagnia di Assicurazioni Sa hanno posto in essere, in violazione dell'articolo 2, comma 2, della legge n. 287/90, un'intesa orizzontale consistente in una pratica concordata di vendita congiunta di polizze CVT e RCA”;
“le società Assicurazioni Generali Spa, Assitalia - Le Assicurazioni d'Italia Spa, AXA Assicurazioni Spa, Bayerische Assicurazioni Spa, Lloyd Adriatico Spa, Lloyd Italico Assicurazioni Spa, Milano Assicurazioni Spa, SAI - Società Assicuratrice Industriale Spa, Sara Assicurazioni Spa, Società Reale Mutua di Assicurazioni, Toro Assicurazioni Spa, Compagnia Assicuratrice Unipol Spa, Winterthur Assicurazioni Spa, Zurigo Compagnia di Assicurazioni Sa, Allianz Subalpina Spa Società di Assicurazioni e Riassicurazioni, BNC Assicurazioni Spa, Commercial Union Insurance Spa, GAN Italia Spa Compagnia Italiana di Assicurazioni e Riassicurazioni, Helvetia Compagnia Svizzera di Assicurazioni, Il Duomo Spa di Assicurazioni e Riassicurazioni, Compagnia Italiana di Previdenza, Assicurazioni e Riassicurazioni Spa, La Fondiaria Assicurazioni Spa, Mediolanum Assicurazioni Spa, Meie Assicurazioni Spa, Nuova Tirrena Spa di Assicurazioni, Riassicurazioni e Capitalizzazioni, Riunione Adriatica di Sicurtà Spa, Royal & SunAlliance Assicurazioni Sun Insurance Office Ltd, Vittoria Assicurazioni Spa, Allstate Diretto - Assicurazioni Danni Spa, Assimoco Spa Compagnia di Assicurazioni e Riassicurazioni Movimento Cooperativo, Augusta Assicurazioni Spa, Azuritalia Assicurazioni Spa, FATA - Fondo Assicurativo tra Agricoltori Spa di Assicurazioni e Riassicurazioni, ITAS - Istituto Trentino Alto-Adige per Assicurazioni, Società di Mutua Assicurazione, La Nationale Compagnia Italiana di Assicurazioni e Riassicurazioni Spa, La Piemontese Assicurazioni Spa, Maeci Assicurazioni e Riassicurazioni Spa, Nuova MAA Assicurazioni Spa e Royal International Insurance Holdings Ltd hanno posto in essere, in violazione dell'articolo 2, comma 2, della legge n. 287/90, una complessa ed articolata intesa orizzontale, nella forma di una pratica concordata, consistente nello scambio sistematico di informazioni commerciali sensibili tra imprese concorrenti”.
Seconda imprecisione: il rimborso vale soltanto per chi si è assicurato per l'RC auto con queste società fra il 1995 e il 2000. Almeno così dice la già citata pagina Web dell'Adusbef.
Terza imprecisione: le cifre ipotizzate dall'appello (“Se per ipotesi in famiglia avete 4 macchine aspettatevi una bella somma intorno ai 2500 euro”) sono totalmente campate per aria. Facciamo due conti. Visto che non tutte le famiglie hanno quattro auto, dividiamo per quattro l'allettante cifra prospettata: otteniamo 625 euro. Affinché il rimborso del 20% ammonti a 625 euro, il premio pagato dovrebbe essere quindi di 3125 euro.
Ma il rimborso del 20% non va calcolato sull'intero premio della polizza auto, ma sulla sola quota riguardante la garanzia RCA, come segnala una delle sentenze citate dall'Adusbef. Se date un'occhiata alla vostra polizza, potreste trovare che la quota RCA è ben lontana dai 3125 euro. Quindi il rimborso che potete attendervi è molto più modesto, anche se va moltiplicato per il numero di anni per il quale siete stati assicurati con le compagnie condannate.
L'appello è dunque autentico e sostanzialmente nel giusto, ma fate bene i conti prima di muovervi: il rimborso non comporta necessariamente spese legali, dato che spesso è sufficiente ricorrere al Giudice di Pace (come nelle sentenze citate dall'Adusbef), ma potrebbe ammontare a cifre piuttosto trascurabili rispetto alla fatica e ai travasi di bile necessari per riottenerle.
L'indagine antibufala è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/cartello_rcauto.htm
“Diamoci una mano......Abbassiamo il prezzo della Benzina. Invia a tutti quelli che conosci PER UNA COSCIENZA NAZIONALE” dice l'appello. Vuoi vedere che boicottando l'IP riusciamo a far scendere il prezzo a livelli americani, ossia mille vecchie lire al litro?
L'indagine antibufala completa, con il testo integrale dell'appello e ulteriori dettagli e grafici, è a vostra disposizione presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina.htm
ma immagino che abbiate già capito di cosa si tratta: è uno degli appelli più gettonati di questi giorni nella Rete italiana. Tralasciando il suo italiano decisamente sconnesso, la premessa di base dell'appello è che boicottando una delle case produttrici si possano ottenere sostanziali ribassi del prezzo della benzina.
Purtroppo la premessa è sbagliata. Gran parte del prezzo alla pompa, infatti, non dipende dai produttori, ma dal Fisco. Dell'euro circa che paghiamo per un litro di benzina, al produttore vanno una trentina di eurocent: il resto è costituito da tasse (accisa e IVA). Queste, perlomeno, sono le cifre che ho trovato in Rete presso http://www.tecnici.it/indici/default.asp?nam=benzina., che dichiara di riportare “dati forniti dal Ministero dell'Industria” a novembre 2002.
Al massimo, quindi, il boicottaggio potrebbe incidere su quei trenta eurocent circa. Quand'anche benzinai e società petrolifere decidessero improvvisamente di lavorare a metà prezzo (improbabile), il costo alla pompa scenderebbe a 85 eurocent, cifra ben lontana dai 55 prospettati dall'appello come risultato USA.
Risultato che è fra l'altro inventato di sana pianta. Infatti il prezzo attuale (media nazionale USA di novembre 2002) è $1,44 al gallone (un gallone vale circa 3,78 litri), pari a 0,38 euro al litro (http://abclocal.go.com/kabc/news/112402_NW_gasprices.html), non 0,55.
Anche l'affermazione che è stata “abbassata a questi livelli con questo metodo” è falsa, perché la variazione dei prezzi non è dovuta a boicottaggi selettivi, ma all'andamento del mercato petrolifero. Un documento della Exxon (www2.exxonmobil.com/Corporate/Files/Corporate/gpip.pdf) taglia la testa al toro: presenta due grafici, quello del prezzo del greggio e quello del prezzo alla pompa in USA, che sono sostanzialmente sovrapponibili, soprattutto dagli anni Settanta in poi. Quando sale il prezzo del greggio, sale il prezzo alla pompa. Idem in caso di discesa. Quindi di calo dei prezzi USA derivanti da boicottaggi proprio non c'è alcuna traccia.
Appurato che il contenuto dell'appello è totalmente infondato, resta da chiedersi che cosa abbia spinto l'autore dell'appello a diffonderlo. La spiegazione più istintiva è l'intenzione di sabotare la IP (l'unica compagnia petrolifera citata), che fra l'altro non è assolutamente detto che pratichi sistematicamente i prezzi più alti: controllate i distributori della vostra zona e ve ne accorgerete.
Tuttavia la ricerca in Google Groups indica che il messaggio è arrivato improvvisamente nei newsgroup fra il 30 e il 31 luglio 2002, ha sempre come mittente una "Sonia" il cui indirizzo advad@hjkhjk.it punta a un nome di dominio inesistente, riporta sempre gli stessi due indirizzi altrettanto inesistenti (From: lucagmb82@tiscali.it, To: lauraroeftto70@libero.it, che ho verificato entrambi ottenendo “user unknown”), ed è stato inviato ripetutamente ai newsgroup più disparati e fuori tema, come it.annunci.usato, it.annunci.commerciali, free.it.auto.lancia-delta, free.it.cultura.fotografica e it.lavoro.consulenti.
La presenza di diversi errori veramente macroscopici di italiano, che di primo acchito parrebbe una semplice indicazione di scarsa cultura linguistica, se combinata con questi indizi, fa invece pensare a un “pallone-sonda” di quelli lanciati occasionalmente dagli spammer: gli errori servono per creare sequenze di parole univoche, che consentono di seguire la diffusione del messaggio tramite i motori di ricerca, proprio come ho fatto io. Tuttavia, in mancanza di conferme, non posso esserne del tutto certo.
Sia come sia, l'appello è una bufala e ne sconsiglio vivamente la diffusione.
A conferma dei dubbi che esprimevo qualche tempo fa sul fatto di usare Internet Explorer come standard di fatto nel realizzare i siti Web, la rivista online Salon ha pubblicato un articolo (in inglese) sul fatto che i fabbricanti di cellulari stanno rifiutando l'assiduo corteggiamento di Microsoft, che vorrebbe imporre il Browser Unico anche sui telefonini.
http://www.salon.com/tech/feature/2002/11/21/microsoft_cellphone/index.html
Il problema, ironicamente, è che Microsoft è troppo grande e famosa. Se Nokia, per fare qualche nome, mettesse Internet Explorer sui propri cellulari, dovrebbe mettere in bella mostra il marchio Microsoft, diluendo il proprio marchio: pertanto non se ne parla nemmeno. Molto meglio Opera, che non ha pretese di far comparire il proprio marchio dappertutto e preferisce incassare la licenza, lasciando i produttori di cellulari liberi di personalizzare il browser a loro totale piacimento.
Inoltre Opera gira su qualsiasi sistema operativo per cellulari, mentre Internet Explorer esige che il telefonino abbia un sistema operativo Microsoft. Andare a nozze con il browser Microsoft, insomma, significa portarsi a letto anche tutto il parentado, e questo ai fabbricanti di telefonini proprio non va giù: preferiscono essere liberi. Il caso recente di Sendo, che ha mollato Microsoft il giorno prima del debutto del suo cellulare “Microsoft Inside”, è una dimostrazione brutale di quanto sia forte questo desiderio di non legarsi al gigante di Redmond.
Oltretutto Symbian, la joint venture che realizza i sistemi operativi per i cellulari di Nokia, Sony Ericsson, Motorola e altri pesi massimi del settore, offre accesso al codice sorgente, che ciascun produttore può personalizzare totalmente. Microsoft no.
E poi la gente compra un telefonino piuttosto che un altro perché si fida della marca del fabbricante, non del software che ci trova a bordo (anzi, molti utenti non sono neppure consapevoli che un telefonino abbia un sistema operativo): e sappiamo bene invece quanto sia storicamente inaffidabile il software Microsoft.
Infine i produttori di cellulari non vogliono fare la fine di quelli di PC, che si ritrovano con margini miserrimi perché i loro prodotti si somigliano troppo: devono tutti conformarsi alle specifiche del sistema operativo che Microsoft decide di imporre in un dato momento. Temono che i telefonini, invece di essere così personali e individuali, finiscano per assomigliarsi tutti perché costretti a rispettare le specifiche Microsoft. Questo scatenerebbe una competizione suicida basata sui prezzi anziché sulle prestazioni, che intaccherebbe i margini di guadagno dei fabbricanti.
Insomma, potendo scegliere fra danzare con un gorilla da quattrocento chili come Microsoft e con una disponibile ballerina norvegese come Opera, chi scegliereste? E' davvero assai probabile, quindi, che il browser del telefonino prossimo venturo non sia Internet Explorer. Costruite i vostri siti di conseguenza.
Ciao da Paolo.
Sta impazzando in Rete un appello secondo il quale la Total Fina ammonisce di non usare i cellulari, e anzi spegnerli, presso le stazioni di servizio “per la presenza di gas (GPL) e, in generale, dei vapori di benzina”. L'appello afferma che “La Shell ha informato di tre incidenti dovuti all'accensione di gas o di vapori, a causa dei cellulari. In ciascun caso, il telefono ha suonato, o l'utilizzatore ha risposto mentre stava riempiendo il serbatoio della propria vettura. Nel primo caso, il telefono era stato lasciato nel baule. Il telefono ha suonato e il fuoco che ne è derivato ha distrutto la vettura e la pompa del GPL. Nel secondo caso, una persona si è bruciata il viso con i vapori in fiamma, quando ha risposto durante il riempimento del proprio serbatoio. Nel terzo caso, una persona si è bruciata la coscia e l'inguine quando il cellulare ha suonato in tasca, durante il rifornimento della vettura.”
La conclusione tratta dall'appello è che questi “incidenti dimostrano che è un errore credere che i GSM non possano infiammare gas e vapori. I nuovi GSM, che si illuminano quando sono accesi, o quando suonano, rilasciano sufficiente energia da emettere scintille capaci di innescare un incendio. I consigli di Shell sono: 1. Non utilizzare i cellulari nelle stazioni di servizio. 2. Spegnere i cellulari prima di scendere dalla vettura presso una stazione di servizio”.
Il tutto porta la firma di una certa “Laura Ricci, Total Fina Elf Italia spa, Segreteria Direzione Lubrificanti”, seguita da numero di telefono e indirizzo di e-mail.
I numeri di telefono indicati nel messaggio sono effettivamente quelli della TotalFina Italia SpA o Totalfinaelf: lo si può verificare usando il sito Info 412 (http://www.info412.it), facendo la ricerca in base al numero e avendo l'accortezza di non immettere il numero intero, ma soltanto le prime quattro cifre dopo il prefisso seguite da 1 (02.7759.1), dato che negli elenchi telefonici non sono memorizzati i numeri interni delle aziende ma soltanto i numeri dei loro centralini.
Ho telefonato al numero indicato e ho lasciato un messaggio sulla segreteria; ho anche mandato un e-mail, chiedendo chiarimenti, ma finora non ho ricevuto risposta. Ma a prescindere dall'autenticità della fonte dell'avviso, è davvero pericoloso usare il cellulare o anche soltanto tenerlo acceso alla pompa di benzina? Sembra proprio di no; il rischio è remotissimo, ma per prudenza (e per evitare cause legali) si raccomanda di non correrlo lo stesso.
L'indagine completa è disponibile presso http://www.attivissimo.net/antibufala/cellulari_esplosivi.htm, ma il sunto è questo: non ci sono conferme degli incidenti descritti. In compenso ci sono numerosissime dichiarazioni, alcune anche attribuite a Shell (http://it.gsmbox.com/news/mobile_news/all/91212.gsmbox), secondo le quali “un cellulare usato propriamente non rappresenta che un rischio minimo, mentre senza dubbio alcuni tipici atti umani, come fumare o accendere un fiammifero, rappresentano grossissimi rischi”
E' vero che alcuni manuali di istruzioni dei telefoni cellulari sconsigliano l'uso del telefonino presso le pompe: lo fa per esempio Alcatel (www.alcatel.com/consumer/media/manual_otcom_it.pdf). Anche Swisscom è perentoria: “Il cellulare dovrà essere spento in ogni caso in aereo, negli ospedali e presso le pompe di benzina” (www.swisscom-mobile.ch/Objekte/vipsystemeuploadmanual_postpaid-it.pdf). E in molti paesi le stazioni di servizio affiggono cartelli che intimano di spegnere il cellulare o non usarlo.
Ma tutto sembra dettato da un eccesso di prudenza: secondo Il Mattino Online del 9 Ottobre 1999 (http://www.ilmattino.it/hermes/19991009/01_NAZIONALE/9/CAMD.htm), il capo ufficio stampa Esso ha affermato che “In realtà noi non abbiamo fatto altro che mettere un cartello che riproduce un avvertimento contenuto nei manuali di istruzione dei telefonini. Se li si legge attentamente, in alcuni di essi, se non in tutti, è riportata l’avvertenza di non usarli nei pressi delle pompe di benzina”. Anche Guglielmo D’Inzeo, direttore del dipartimento di Ingegneria elettronica all’Università La sapienza di Roma, dice che “L’eventualità [...] che dall’uso di un cellulare si possano generare pericolose quante impreviste esplosioni è assolutamente improbabile”.
Stando a ZDNet UK (http://news.zdnet.co.uk/story/0,,t269-s2074257,00.html), Tom Wheeler della Cellular Telecommunications Industry Association (CTIA), organizzazione che rappresenta l'industria delle telecomunicazioni senza fili, ha dichiarato che “non ci sono prove che un telefono mobile abbia mai causato incendi o esplosioni presso stazioni di carburante in nessuna parte del mondo”.
Infine, secondo l'associazione australiana per le telecomunicazioni mobili (AMTA), “la quantità di energia in radiofrequenza emessa dai moderni cellulari palmari è troppo bassa per generare una scintilla che possa innescare vapori di benzina” (http://www.amta.org.au/files/issues/flammable.htm). Infatti, dice l'AMTA, la potenza massima dei cellulari tascabili è 2 watt, mentre soltanto i dispositivi radio con potenze superiori a 8 watt possono teoricamente innescare il carburante.
Sembra evidente che gli incidenti descritti pare siano stati inventati di sana pianta. Conferme in questo senso arrivano dall'impagabile Snopes.com (http://www.snopes.com/autos/hazards/gasvapor.asp), che riferisce che gli appelli sulla pericolosità di usare i cellulari in presenza di vapori di benzina hanno iniziato a circolare in Rete nel 1999. In genere parlano di un incidente avvenuto in Indonesia (riferito ad esempio come diceria presso http://scoop.bangkokpost.co.th/bkkpost/1999/may1999/bp19990517/170599_outlook01.html) , in cui un'esplosione provocata dal cellulare avrebbe ustionato il conducente e danneggiato la sua auto, ma l'incidente non è mai stato confermato. Altri appelli parlano di un australiano saltato in aria quando gli è squillato il cellulare intanto che faceva benzina, ma secondo Snopes.com i vigili del fuoco australiani “insistono che l'incidente non è mai avvenuto”. La già citata CTIA e l'American Petroleum Institute hanno dichiarato formalmente che il rischio non esiste e che “i telefoni senza fili non fanno esplodere le stazioni di servizio. Gli avvisi affissi nei punti di rifornimento non fanno altro che perpetuare questa leggenda metropolitana”.
Un altro aspetto molto ingannevole dell'appello è che si concentra sui GSM e in particolare sui “nuovi GSM, che si illuminano quando sono accesi, o quando suonano ”, quasi che i vecchi GSM e gli altri tipi di cellulare non fossero pericolosi. In realtà qualsiasi dispositivo contenente una batteria potrebbe teoricamente produrre una scintilla che, in presenza di vapori di benzina altamente concentrati, potrebbe innescare un'esplosione. Quindi anche un walkman a cui dovessero cadere le batterie è un pericolo in questo senso. Per questo si consiglia di spegnere ogni apparecchio mentre si fa benzina.
La cosa ironica è che fra i “dispositivi contenenti una batteria” c'è l'automobile stessa. E la batteria dell'auto è piuttosto potente, ed è contenuta in una struttura che non è neppure messa a terra per scaricare l'elettricità statica (l'auto è isolata da terra per via degli pneumatici). Un caso in cui è stata l'automobile stessa a innescare un incendio durante il rifornimento si è verificato con la nuova Mini della BMW (http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/1523086.stm), che è stata ritirata temporaneamente perché vi erano stati due casi in cui un accumulo di elettricità statica aveva prodotto un incendio circoscritto.
Morale della favola: usare il telefonino mentre si fa benzina è sì imprudente, non tanto per le onde radio, quanto perché non fa mai bene distrarsi mentre si maneggiano liquidi infiammabili e perché una caduta del cellulare potrebbe causare scintille dovute allo sgancio del pacco batterie (cosa che capita spesso ed è intenzionale, perché “protegge” il cellulare scaricando sulle batterie l'energia cinetica della caduta). Più in generale, è indiscutibile che è imprudente maneggiare qualsiasi apparecchio elettrico mentre si fa benzina.
Ma di incidenti o incendi prodotti dall'uso del cellulare alla pompa di benzina non c'è alcuna prova.
Il rischio derivante dal tenere il telefonino semplicemente acceso e dentro l'automobile o in tasca, invece, è considerato assolutamente minimo e non paragonabile a quello causato da altri pericoli presenti presso le stazioni di benzina, primo fra tutti quello costituito dalle automobili in movimento, per non parlare dei fumatori che non spengono la sigaretta mentre usano la pompa. Le norme che impongono di spegnere il cellulare sono probabilmente dovute a uno di quegli eccessi di prudenza sempre più frequenti oggigiorno, ma rispettarle non costa nulla.
Ringrazio un lettore (lbrembo) per le informazioni che mi ha fornito.
Sempre a proposito di telefonini, ho scritto per Apogeonline un articolo-dossier sulle bugie che vi raccontano la pubblicità dei telefonini con fotocamera e gli annunci dei gestori UMTS. Se vi interessa, è qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/12/03/01/200212030101
E a ulteriore conferma di quello che ho scritto, leggo su Punto Informatico (http://punto-informatico.it/pi.asp?i=42368) che alcuni fotografi hanno presentato ricorso al Giurì della Pubblicità contro lo spot TIM che mostra un Nokia che fa foto tanto perfette a oggetti in movimento da poter essere stampate sul giornale. Inoltre Portel segnala che Vodafone ha deciso di non procedere con l'UMTS in Australia, dopo aver speso “circa 235 milioni di dollari australiani per ottenere una delle due licenze 3G”. Chissà che ne pensa Megan Gale (http://www.portel.it/news/news2.asp?news_id=6520).
Sempre a proposito di ritardi, anche Orange, in Inghilterra, tira i remi in barca sull'UMTS, come racconta The Register (http://www.theregister.co.uk/content/55/28376.html), con tagli di spesa per 9 miliardi di euro. E Nokia è in ritardo con la rete UMTS a Singapore (http://www.theregister.co.uk/content/55/28378.html) perché non riesce a fornire il software. Il problema è lo stesso che ha ritardato il lancio delle reti UMTS di H3G in Inghilterra e in Italia: i cellulari forniti da NEC, fino all'altroieri, non riuscivano a commutare da UMTS a GSM e viceversa durante le chiamate.
Se penso agli sberleffi che mi sono preso quando ho detto che l'UMTS non sarebbe decollato come previsto...
Ciao da Paolo.
La migrazione di questa newsletter dalla gestione manuale a quella semiautomatica (con correzioni manuali quando serve) offerta da Yahoo è completata, per cui a breve (a gennaio) diventeranno accessibili nuovi servizi, compresa la possibilità di fare “votazioni” per decidere quale sospetta bufala vi stuzzica di più e quindi va indagata per prima. Più in generale, la newsletter sarà un po' più frequente, perché ora è più facile per me spedirla. Insomma, se già prima ero un chiacchierone, figuriamoci adesso. Non dite che non vi avevo avvisato.
Vi ringrazio tutti per la pazienza portata durante la migrazione.
Il presidente USA è sempre nel mirino: metaforicamente parlando, s'intende, perché è bersagliato da foto che lo ritraggono in pose ridicole. Oltre all'ormai celebre foto di Bush che guarda attraverso un binocolo tappato, già indagata dal Servizio Antibufala
http://www.attivissimo.net/antibufala/bush_binocolo.htm
circola anche un'altra foto che lo ritrae durante una visita ad una scuola elementare, mentre regge un patriottico libro sull'America, attorniato da simboli della nazione. Il piccolo problema della foto è che mostra chiaramente che Bush tiene il libro sottosopra. Il commento che accompagna spesso l'immagine è “questo pollo ha accesso al pulsante nucleare”.
Spiace deludere i denigratori di Bush junior, ma l'immagine è un fotomontaggio. Il sito antibufala Snopes.com, infatti, nota segni evidenti di ritocco digitale. L'immagine sulla copertina posteriore è speculare, anziché ruotata come dovrebbe essere se il libro fosse stato davvero rovesciato; lo si vede confrontandola con l'identico libro retto dalla bambina accanto a Bush. Inoltre Snopes.com pubblica anche la foto originale, nella quale la copertina non è affatto sottosopra:
http://www.snopes.com/photos/bushbook.htm
e ne rintraccia l'origine. La foto è della Associated Press e fu scattata in estate del 2002 alla George Sanchez Charter School di Houston.
La mia indagine antibufala completa, chiarita dalle relative fotografie, è presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/bush_libro_rovesciato.htm
Chi vuole criticare Bush, comunque, non si trova certo spiazzato da queste smentite: di svarioni colossali autentici Bush ne ha detti e fatti da vendere, tant'è vero che ora negli USA è in vendita, e sta andando a ruba, un suo bambolotto, che potete vedere qui:
http://207.36.165.62/sample.htm
e che ripete alcune perle autenticate dei discorsi di Bush, come queste:
“You're working hard to put food on your family (“Stai lavorando sodo per mettere cibo sulla [sic] tua famiglia”)
"Families is where our nation finds hope, where wings take dream" (“Le famiglie è [sic] dove la nostra nazione trova la speranza, dove le ali prendono sogni”) (http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1200069.stm)
“When I was young and irresponsible, I was young and irresponsible” (“Quando ero giovane e irresponsabile, ero giovane e irresponsabile”) (http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1200069.stm)
“I understand small business growth. I was one” (“Capisco bene la crescita delle piccole imprese. Anch'io sono stato una di loro”) (http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1166536.stm)
Queste sono soltanto alcune di quelle sicuramente autentiche e traducibili. Molte delle più belle, ahimè, sono comprensibili solo a chi sa bene l'inglese. La Rete è piena di siti che raccolgono le frasi più sconclusionate del presidente USA, facilmente reperibili in Google immettendo le parole “bush quotes”.
E' talmente nota e incontestabile la sua tendenza ai discorsi sgrammaticati e contrari a ogni logica che gli americani hanno persino coniato un termine apposito per indicarli: “Bushisms”, e a febbraio 2001 un giornalista americano, Jacob Weisberg, ha pubblicato un libro che raccoglie le gaffe verbali del presidente, intitolandolo “George W. Bushisms: The Slate Book of The Accidental Wit and Wisdom of our 43rd President”.
Insomma, vista l'abbondanza di gaffe autentiche, perché prendersi la briga di creare quelle fasulle? C'è il rischio di far sembrare falsi anche i suoi incredibili strafalcioni autentici e renderli meno divertenti. O inquietanti?
Ricevo da un lettore (simodm) e pubblico immediatamente dopo rapidissima verifica (fatta per puro scrupolo) questa segnalazione. Sta circolando tramite SMS “un messaggio che chiede alle persone appartenenti al gruppo sanguigno O RH- di contattare il numero 091-6664085 dell'ospedale civile di Palermo per aiutare Veronica che ha appena ricevuto un cuore [... Ho] guardato di chi era il numero ma non è in elenco, poi alla fine ho telefonato e mi ha risposto un uomo gentilissimo dell'ospedale dicendo che la questione è stata risolta dalla sensibilità dei palermitani. Mi ha pregato di non diffondere l'sms. Io chiedo a te, se puoi, di scriverlo [nella newsletter] perché altrimenti questi qui di Palermo diventano scemi a forza di richieste!”.
Il lettore ha perfettamente ragione. Il numero in questione è un interno dell'Ospedale Civico di Palermo: lo si scopre consultando il sito dell'ospedale stesso (http://www.ospedalecivicopa.org), che rivela che il centralino ha il numero 091-6661111. E' un interno fuori elenco, dato che non risulta nella mappa dell'ospedale, disponibile presso http://www.ospedalecivicopa.org/civico/mappa.htm.
La Veronica di cui parla l'SMS è naturalmente la bimba di cinque anni che ha subito recentissimamente (il 9/12/2002) il trapianto di cuore dopo aver vissuto per più di tre mesi con un cuore artificiale e per la quale sono stati fatti numerosi appelli tramite stampa e televisione. Riporto infatti da Rainet del 9/12/2002: “Veronica ha finalmente un cuore nuovo. La bambini di 5 anni che da 100 giorni aspettava un donatore è stata operata nella notte dall'equipe diretta dal primario di cardiochirugia pediatrica dell'ospedale civico di Palermo, Carlo Marcelletti, in collaborazione col cardiochirurgo dell'Ismett Renato Ruggiero.”
Unica imprecisione, se vogliamo essere pignoli, è l'affermazione che “la questione è stata risolta dalla sensibilità dei palermitani”. In realtà il cuore nuovo apparteneva, riporta Rainet, a “una bambina di nove anni di Ferrara”. Ma poco importano questi dettagli di fronte a un dramma come questo. Veronica è in ancora in prognosi riservata e sono sicuro che è nei pensieri e nelle preghiere di noi tutti.
La catena di SMS non serve più, quindi non propagatela e avvisate di non propagarla. E non telefonate al numero indicato: il personale dell'ospedale ha cose leggermente più importanti a cui pensare. Lasciatelo lavorare.
Oggi (10/12/2002) H3G ha aggiornato il proprio sito inglese (http://www.three.co.uk) annunciando il lancio ufficiale dei servizi UMTS nel Regno Unito. Ma “lancio” è forse una parole un po' grossa. Visitando il sito si scopre che ci si può soltanto prenotare per essere uno dei primi ventimila “fondatori” del servizio. C'è un listino prezzi di telefoni e abbonamenti, ma stranamente manca del tutto una mappa della copertura UMTS. Tutto quello che dice il sito è che il telefonino UMTS farà (quando?) le videochiamate quando è sotto la rete UMTS, e funzionerà come un cellulare normale quando è fuori dalla rete UMTS e sotto quella GSM.
La cosa più strana è che il servizio dati, quello che ci era stato promesso come il grande passo avanti offerto dal nuovo sistema cellulare, praticamente non viene menzionato. Oh sì, i listini parlano di tariffe che includono la trasmissione dati, ma si guarda bene dal dire a che velocità e con quanti timeslot o altri dettagli tecnici. Si dilunga invece sulla videochiamata, sui gol scaricabili e sulle suonerie.
Nel frattempo, un articolo di Apogeonline segnala una chicca che causerà non pochi grattacapi per chi vuole vendere il FUMTS (forse dovremmo ribattezzarlo così). Salvatore Romagnolo, infatti, racconta che i due megabit al secondo promessi inizialmente si sono ridotti a “64 Kbit/s in emissione e 384 Kbit/s in ricezione”, e che un responsabile tecnico di Samsung dice che “sarà molto difficile andare oltre”. C'è anche il piccolo problema che più veloce è la trasmissione dati, più il telefonino consuma voracemente le proprie batterie, per cui scordatevi pure un cellulare tascabile che vada a 384 kbps. L'articolo, con altri dettagli gustosi come il fatto che c'è chi addirittura restituisce la licenza UMTS, è qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2002/12/06/06/200212060601.
Ho scritto per Apogeonline un articoletto:
http://www.apogeonline.com/webzine/2002/12/10/01/200212100101
sulle gaffe che hanno coinvolto Amazon (trovata a consigliare libri di sesso estremo a chi cercava un libro di un celebre predicatore americano) e altri colossi dell'e-commerce, e su come alcuni utenti molto agguerriti hanno reso la pariglia (con gli interessi) a uno dei più detestati e prolifici spammer. Spero vi faccia sorridere un po'.
Ciao da Paolo.
Come dicevo nella newsletter precedente, la migrazione a Yahoo è completata. A questo punto è ora di fare pulizia, per cui fatemi sapere se ricevete due o più copie della newsletter: vuol dire che siete iscritti più volte, magari con indirizzi diversi. Quando mi scrivete, ditemi quale indirizzo volete mantenere e quale dis-iscrivere. Grazie!
Posso chiedervi una cortesia? C'è qualcuno in grado di catturare due video RealPlayer di un paio di mie conferenze? Risalgono a un po' di tempo fa, e temo che da un momento all'altro vengano tolti dalla Rete. Ho già chiesto ai rispettivi proprietari, ma non mi rispondono o hanno problemi tecnici, per cui mi tocca fare un po' di sano artigianato.
So che ci sono programmi per catturare video streaming, ma non riesco a trovare il tempo per mettermi a studiarli e installarli. Per cui se qualcuno di voi mi potesse dare una mano gliene sarei molto grato.
Non ci dovrebbero essere problemi di copyright, visto che ci sono io nei filmati. Se vi state chiedendo il perché di tanta foga di non perdere delle soporifere conferenze, è semplice: vorrei evitare che si perdano certe perle mie, ma soprattutto quelle di un certo gestore UMTS che la sparava grossa.
Se potete darmi una mano, scrivetemi al solito topone@pobox.com.
I due video sono:
http://www.gisit.it/infobahn/2001/8.ram
http://www.digitalidentity.it/museo/indexex.html#
Poi ci mettiamo d'accordo su come farmeli avere. Grazie anticipate!
Nella newsletter scorsa ho parlato dell'SMS che sta circolando a proposito della piccola Veronica, la neotrapiantata di cuore di cui hanno parlato molto giornali e televisione in questi ultimi giorni. L'SMS chiedeva alle persone di gruppo sanguigno O RH- di contattare un certo numero dell'ospedale civile di Palermo, ma un lettore mi ha segnalato che l'ospedale prega di non diffonderlo più in quanto “la questione è stata risolta dalla sensibilità dei palermitani”.
Sono stato maldestro e ho detto, giusto come pignoleria, che in realtà i palermitani c'entravano poco, dato che il cuore donato a Veronica apparteneva, riporta Rainet, a “una bambina di nove anni di Ferrara”. Per fortuna ci siete voi che mi tenete d'occhio! Infatti ho ricevuto oggi da un altro lettore (vguard) lo spiegone, al quale avrei dovuto arrivare da solo: i palermitani hanno contribuito con le donazioni di sangue, non con la donazione dell'organo.
Rimane valido il fatto che la catena di SMS non serve più. Mi sentivo però in dovere di dare ai palermitani il meritato riconoscimento. Forza Veronica!
Lo so che è brutto ripetersi, ma mi tocca ritornare su una bufala già indagata tempo addietro e che ora ha subito una mutazione che l'ha indotta a proliferare di nuovo in Rete. Sto parlando dell'appello secondo il quale, visto che a Natale siamo tutti più buoni, persino Bill Gates si è lasciato prendere dalla foga di fare doni. E allora che fa? Per collaudare il suo nuovo software, vi regala ben duecento e passa dollari per ogni persona alla quale ritrasmettete un certo messaggio.
“La Microsoft e AOL al giorno d'oggi le più grandi compagnie della rete”, dice l'appello, “per assicurare ad Internet Explorer il posto di programma più usato, hanno testato la versione beta di questo programma. Quando invierete questa lettera ai vostri amici, Microsoft la controllerà (sempre che essi usino Microsoft Windows) per due settimane.”
Accidenti, Bill Gates ha dei poteri straordinari: sa persino leggere la nostra corrispondenza! Ma essendo un buono di natura, compensa questa piccola intrusione con un gentile omaggio. “Microsoft vi pagherà $ 245 per ogni persona a cui manderete questa comunicazione. Microsoft pagherà $ 243 per ogni vostra lettera forwardata e per ogni terza persona che riceverà la vostra comunicazione, Microsoft pagherà $ 241.”
Di fronte a cotanta generosità, l'autore della missiva si sente altrettanto generoso e condivide con l'intera Rete questo meraviglioso segreto. “Tra due settimane Microsoft si metterà in contatto con voi via e-mail e vi spedirà l'assegno. Io all'inizio ho dubitato, fino a quando, due settimane dopo che ho mandato tale comunicazione, non ho ricevuto per posta elettronica la comunicazione e alcuni giorni dopo l'assegno di $ 24800.00. Dovete assolutamente mandare tale comunicazione prima che termini il test della versione beta di Internet Explorer.”
“Colui che si può permettere tutto questo è il sig. Bill Gates. Tutte le spese di marketing sono sostenute da lui". Tutte le figure da citrulli, invece, sono sostenute da chi inoltra questo appello senza fermarsi a chiedere se per caso possa esserci sotto qualcosa.
Si tratta infatti di una variante di una vecchia bufala, già documentata dal Servizio Antibufala sin da maggio del 2002; la variante dichiara di provenire da un non meglio precisato Servizio Clienti Euro System, che invia l'appello perché gli è stato inviato "da un professionista e caro amico. o meglio da un nostro Consigliere API, nel contempo Consigliere AICE" ed è completato da una "firma" in calce: "Emilio Bossi, Apimilano - Servizio Estero (29.10.01)".
Si tratta quasi sicuramente di una burla applicata alla bufala; lo si nota perché la precisazione del Consigliere è stata aggiunta alla versione originale così maldestramente che è rimasto il punto di fine frase tra "e caro amico" (originale) e "o meglio..." (aggiunta). Probabilmente qualcuno voleva fare un dispetto a una persona che ha queste due qualifiche, e che potrebbe essere lo stesso Emilio Bossi.
Fra l'altro, una rapida ricerca in Google con la parola chiave "apimilano" e il nome del Bossi in questione (parente?) rivela che esiste davvero una persona alla Apimilano che ha questo nome. La Apimilano è l'Associazione Piccole e Medie Imprese di Milano e provincia, ed Emilio Bossi è indicato come il suo Responsabile Ufficio Servizio Estero. Volendo si potrebbe indagare, sempre tramite Google, su chi sia il malcapitato che è consigliere API e nel contempo consigliere AICE, visto che i relativi elenchi sono disponibili online, ma sinceramente non credo ne valga la pena.
Credo sia ovvio, ma lo dico lo stesso per scrupolo, che anche questa variante è una bufala.
Presso questo sito:
http://www.moontruth.com/
c'è un inquietante filmato che rivela dei sorprendenti retroscena riguardanti la celebre ipotesi secondo la quale nessuno è mai andato sulla Luna e i filmati delle missioni Apollo (la cui ultima missione risale quasi esattamente a trent'anni fa) sono stati girati in studio.
Se vi incuriosisce, andate a vedere il filmato e NON LEGGETE OLTRE. Proseguite la lettura dopo aver visto il filmato. Per certi shock ci vuole la mente sgombra da pregiudizi.
Lascio un po' di righe vuote, così non leggete oltre per sbaglio....
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Ebbene sì, è una burla, e di quelle molto ben fatte. Se leggete attentamente il testo della pagina iniziale, si capisce tra le righe che stanno dicendo che è uno scherzo: “This footage was clearly shot in a studio, and is clearly meant to represent the Apollo 11 moon landing. The attention to detail is staggering. The intention is clearly to fool viewers into believing that it is genuine”, dice la pagina: “Questo filmato è stato chiaramente girato in uno studio ed è evidente che intende rappresentare l'allunaggio dell'Apollo 11. L'attenzione prestata ai dettagli è stupefacente. L'intenzione è chiaramente quella di ingannare gli spettatori e far loro credere che è autentico”. Parole che, se riflettete un attimo, sono perfettamente calzanti nel descrivere l'intenzione della burla: ingannare gli spettatori e far loro credere che è un filmato autentico della NASA.
La cosa più simpatica e sofisticata è che se cercate nella cache di Google le parole chiave lasciate appositamente dagli autori (“Ikegami Tube Camera”, “Symond Lewis”), scoprite che il sito aveva delle pagine aggiuntive che spiegavano tutti i veri retroscena, e che gli autori le hanno rimosse intenzionalmente, sapendo che sarebbero però rimaste nella cache di Google, a disposizione di chi sa usare bene i motori di ricerca.
Per chi non ha familiarità con la cache di Google, funziona così: il motore di ricerca Google (disponibile in italiano presso Google.it) esplora in continuazione la Rete, e ne scatta delle “istantanee” che tiene in un'apposita memoria, che si chiama appunto “cache”. Siccome passa un po' di tempo fra una visita e l'altra di Google a un certo sito, spesso l'istantanea nella cache risale a diverso tempo fa e quindi non rispecchia la situazione attuale del sito.
Una delle conseguenze di questa situazione è che nella cache di Google rimane una sorta di “eco” di com'era un sito anche dopo che il sito è stato cambiato o addirittura eliminato. I siti recentemente sequestrati dalla Polizia (gossipnews.it, per esempio) sono stati oscurati, ma la loro eco è ancora disponibile presso Google. Moontruth.com è un elegante esempio di come si può sfruttare questo fenomeno per giocare con la Rete.
Per vostra comodità, e a futura memoria, visto che c'è già in Rete una certa mandria di ufologi che è convinta che il filmato sia la dimostrazione della messinscena della NASA, riporto qui il testo delle pagine “nascoste” nella cache di Google. Sono in inglese: spero mi perdonerete se non mi dilungo con la loro traduzione (la metterò nella pagina antibufala che dedicherò a questo caso).
“Apollo 11 Moon Landing Footage Out-take - How Did We Do It? -
We shot on original 1960's Ikegami Tube Camera in Mount Pleasant Studios in London. The guy in the suit is an actor. The rest of the 'cast' were basically the crew, who thought the idea was very funny and wanted to be in it.
The landing craft and 'moonscape' were a set built by our art director, Richard Selway. The ladder that 'Neil' descends was made according to original blueprints that were downloaded off the Net. The rest of the set was built to match the original as closely as possible.
The moon surface was cement dust. It was disgusting. Even with the studio ventilation on full it got everywhere, and at one point there was so much of it floating round, the lights were flaring really badly.
The footage was treated in post-production to give 'Neil' his weightlessness and the ghosting effect of the original. We re-recorded and processed the soundtrack to recreate the effect of sound traveling al the way from the moon.
We think it's pretty convincing, and one thing's for damn sure - it was a lot cheaper than really going to the moon.”
Ciao da Paolo.
Come avrete probabilmente sentito dalla radio e dai telegiornali, la piccola Veronica non ce l'ha fatta ed è morta oggi.
Raccomando quindi ancora più caldamente di non inoltrare più l'SMS e gli appelli via e-mail di cui ho parlato nelle newsletter precedenti e che consigliavano di telefonare a un numero dell'Ospedale Civile di Palermo per offrire donazioni di sangue O RH negativo.
Donare sangue resta sempre e comunque una buona azione, ma usate i canali normali per farlo, senza disturbare il personale dell'ospedale.
Per quanto possano valere le condoglianze di uno sconosciuto, i miei pensieri sono con Veronica e i suoi genitori.
Grazie e ciao da Paolo.
Grazie a tutti coloro che mi hanno registrato e spedito i video delle conferenze che non ero riuscito a procurarmi! Ora ho le prove filmate di certe sparate fatte da H3G, alias "3", a proposito dell'UMTS.
A novembre 2001, infatti, Giovanni Cuniberti, direttore di H3G, era accanto a me in una conferenza a Torino, e quando ho espresso le mie perplessità sulle prestazioni dell'UMTS ha risposto testualmente:
"state tranquilli...entro il 2002 l'UMTS in Italia decollerà"
e mi ha fulminato con lo sguardo ;-)
Ora io, nonostante i fulmini, sono in effetti tranquillissimo, per carità, ma forse lo saranno un po' meno quelli di H3G, visto che siamo a metà dicembre 2002 e di "decollo" dell'UMTS proprio non se ne parla. Avrei dovuto scommettere almeno una cena, dannazione.
Di nuovo grazie per l'aiuto, siete impagabili. Non lo dico per lusingarvi: infatti nelle prossime newsletter ci saranno altri preziosi contributi dei lettori, fra cui (giusto per fare una piccola anteprima) i retroscena del filmato che mostra che non siamo mai andati sulla Luna (www.moontruth.com). Qui non ci sono pulpiti da una parte e inginocchiatoi dall'altra: è un lavoro di squadra.
Posso inoltre dirvi in anteprima che sarò alla Radio Svizzera il 2 gennaio prossimo: non con una delle solite partecipazioni telefoniche, ma in carne e ossa (più ossa che carne, a dire il vero) presso gli studi. Chiacchiereremo per circa tre quarti d'ora, e saranno ben gradite le telefonate degli ascoltatori, per cui fatevi sotto!
La Radio Svizzera è ricevibile ovunque via Internet. Tutti i dettagli nelle prossime newsletter.
Ciao da Paolo.
Tiscali si mette a fare le catene di sant'Antonio? Così pare, a giudicare dall'invito ricevuto da numerosi lettori che l'hanno girato al Servizio Antibufala. L'invito infatti recita così:
Ti invitiamo a passare 14 pernottamenti gratuiti in uno degli 800 alberghi in Italia, Svizzera, Croazia, Slovenia, Austria, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca o Slovacchia.
Come usufruire ? Invia questo messaggio (non cambiandolo) a 7 amici e poi spedisci la copia dei messaggi inviati con i 7 indirizzi a partecipazione@eurorest.net
E' tutto.
Noi subito Ti assegneremo 14 pernottamenti gratuiti per 2 persone
Perché ?
Inviando questo messaggio informi gli altri dell'azione. In questo modo garantisci agli alberghi una pubblicita' gratuita, loro invece garantiscono a Te i pernottamenti gratuiti.
Accertati tu stesso non ci perdi niente.
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Info: 800 hotel di 9 paesi d' Europa fanno parte dell'azione internazionale. Ci sono 40 000 assegni alberghieri internazionali di Eurorest da distribuire. Ciascuno garantisce 14 pernottamenti gratuiti per 2 persone. E' l'ordine dell'arrivo delle domande alla partecipazione che decide senza sorteggio.
Organizzatore dell'azione: CompoSYS Publishing & Marketing House. Distributore in Italia: All Italian Trading - Eurorest Distributor.
Lo scopo dell'invito, insomma, è indurre a fare pubblicità a un servizio alberghiero tramite una catena di sant'Antonio: gli utenti manderebbero il messaggio pubblicitario ai propri amici, che lo manderebbero ai loro amici e così via, allettati dal compenso consistente in pernottamenti negli alberghi di cui parla il messaggio.
In realtà questo è squallido spamming, e stupisce che Tiscali si offra a questa forma di pubblicità indesiderata, come pare indicare il fatto che l'invito proviene sempre dall'indirizzo clubtiscali@it.tiscali.com.
Stupisce al punto che un lettore (epipo) ha scritto al servizio clienti di Tiscali chiedendo chiarimenti, e ha ottenuto questa risposta:
Gentile Cliente, in riferimento alla sua e-mail, La informiamo che Tiscali ha esclusivamente fornito lo spazio pubblicitario all'azienda CompoSYS Publishing & Marketing House, la quale gestisce in prima persona la promozione in oggetto.
Quindi non si tratta di una società che ha abusato del nome Tiscali, come hanno sospettato molti lettori, ma proprio di Tiscali, che però se ne lava elegantemente le mani sostenendo di non essere responsabile di ciò che ha fatto un'azienda, la CompoSYS Publishing & Marketing House, alla quale Tiscali ha affidato la gestione dello spazio pubblicitario.
Chiunque ne sia il responsabile, è spam, e in quanto tale va combattuto per principio: mai, mai, mai comperare nulla che sia reclamizzato tramite spam, e mai, mai, mai rispondere a un messaggio di spam. Non fate altro che alimentare questa piaga di Internet e ovviamente confermare l'esistenza del vostro indirizzo e offrirlo a ulteriori bombardamenti pubblicitari.
Già questo basterebbe per archiviare definitivamente questo appello fra quelli da non diffondere assolutamente. Ma un prode Aiuto Detective Antibufala non si è fermato qui: ha indagato, per maggiore scrupolo, sull'eventuale convenienza di questa offerta apparentemente così allettante.
Federico F*****ini ha infatti eseguito le istruzioni dell'appello pubblicitario, spedendolo a sette indirizzi di amici, e ha ricevuto risposta dalla Eurorest. A proposito, notate il gioco di scatole cinesi: Tiscali affida la pubblicità a CompoSYS, che risponde a All Italian Trading, che lavora per Eurorest...chiaro, no?
Federico, dicevo, ha ricevuto un e-mail che gli offriva un "assegno" di Eurorest che consentirebbe di usufruire dei quattordici pernottamenti gratuiti. Per riceverlo, doveva andare al sito www.eurorest.net e compilare un modulo d'ordine, affidare allo spammer addirittura il proprio indirizzo di casa e leggersi un regolamento contenente "i diritti e gli obblighi del titolare dell'assegno".
L'e-mail ricevuto da Federico, fra l'altro, brilla per una serie di perle d'italiano che la dicono lunga sulla serietà e professionalità di tutta l'operazione. Tiscali può prendere le distanze da questa patetica esercitazione di spamming finché vuole, ma inevitabilmente ne viene coinvolta e non ne esce di certo pulita. Ecco alcune di queste perle:
"... sicuramente non ci credevi che dopo aver spedito 1 messaggio agli amici, avresti diventato il titolare dell'assegno alberghiero..."
"Adesso pero puoi ringraziare alla tua intuizione..."
"Se voglia sapere perche ricevi l'assegno d'albergo per 14 pernottamenti gratuiti e conoscere le quinte d'azione, oppure continuamente non credi che questa fosse la verita - guarda le pagine per gli increduli - www.eurorest.net/index.htm?id=04&lng=it"
Non stupisce che abbiano predisposto delle "pagine per increduli"... peccato che però si è increduli non soltanto verso l'offerta vacanziera, ma soprattutto verso la spavalderia con cui questi signori abusano della lingua italiana.
Ciliegina sulla torta, quand'anche aderiste all'iniziativa, scoprireste che non è affatto conveniente. Infatti Federico ha scoperto che il "carnet di assegni gratuiti" costa ben 20 euro per presunte "spese di spedizione". In più il vitto non è incluso e va pagato, al ritmo di circa 25 euro a testa, e gli "assegni" Eurorest non sono utilizzabili in qualsiasi periodo: "ad esempio, nella Repubblica Ceca gli hotel di montagna NON accettano gli assegni Eurorest in stagione sciistica". E quali hotel accettano la promozione? "Nessun hotel a Vienna, né a Salisburgo. Ma solo località lontane da tutto. Anche dai monti." In Svizzera, contrariamente a quanto detto nello spam, non ci sono alberghi. A Cervinia il vitto obbligatorio arriva a ben 50 euro a persona. E così via.
Anche per questo appello, quindi, valgono le regole di sempre:
se un'offerta è troppo bella per essere vera, è perché non è vera
mai, mai, mai cedere alle lusinghe di uno spammer
mai inoltrare un appello senza averlo prima verificato
Detto questo, buone feste! Vi mando una cartolina di auguri leggera leggera, per non pesarvi sulla bolletta. Per vederla, impostate il vostro programma di posta in modo che usi un carattere non proporzionale, come il Courier.
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Ciao da Paolo.
In una newsletter precedente vi ho segnalato moontruth.com, un sito che mostra un filmato che getta nuova luce sulle ipotesi di complotto di certa gente che dice che non siamo mai andati sulla Luna.
Il filmato è naturalmente uno scherzo, ma ha un retroscena interessante che mi è stato segnalato da un lettore (luciano.**rini): non si tratta di un semplice scherzo messo in piedi da un gruppo di appassionati, come è capitato altre volte in Rete. Si tratta invece di un vero e proprio esempio di "marketing virale": ossia di un test, da parte di un'agenzia pubblicitaria, di come si può indurre la gente a generare un passaparola sfruttabile a fini pubblicitari.
Infatti il nome di dominio moontruth.com è registrato (come rilevabile tramite i servizi whois oppure tramite Register.com o Geektools.com) a nome di una società inglese che si chiama The Viral Factory.
Visitando il sito indicato nell'indirizzo di e-mail (www.theviralfactory.com), si scopre che è un'agenzia pubblicitaria, che annovera fra i propri clienti Ford, MTV, e H3G (quella dell'UMTS che mi diletto a bastonare quando dice le bugie).
La loro tecnica è semplice. Creano un filmato strano e lo "seminano" in un numero ridotto di siti e mandandolo a un certo numero di persone. Questi "primi contatti", affascinati o divertiti da quello che hanno visto, mandano il videoclip ad altri o invitano a visitare il sito che ospita il videoclip (un po' come sto facendo indirettamente anch'io con questo articolo), e chi vede il filmato vede anche il messaggio promozionale dello sponsor. Che però nel videoclip lunare non c'è, perché serve all'agenzia stessa per farsi conoscere.
Insomma, si tratta di un autentico falso filmato: quindi chi crede che questo filmato provi la messinscena della NASA si è fatto imbrogliare due volte. Questo naturalmente non ha impedito ad alcuni ufologi poco svegli di abboccare alla grande, come si può notare andando su Google.
Il 2 gennaio, alle 11.05, sarò "live in concert" alla Radio Svizzera, nel programma Millevoci a cura di Mirella De Paris. A differenza dei miei altri interventi radiofonici, stavolta sarò fisicamente in studio, e la trasmissione durerà circa tre quarti d'ora, quindi ci dovrebbe essere il tempo di parlare con calma. Di cosa? Principalmente di catene di sant'Antonio, ma comunque di Internet e di tutti i fenomeni psicologici che girano intorno alla Rete.
Trovate le frequenze di ascolto, e gli indirizzi di e-mail cui scrivere se volete prenotarvi con domande o casi specifici di catene irrisolte, presso il sito della Radio Svizzera, www.rtsi.ch.
Microsoft dovrà includere nei propri prodotti il vero Java, quello di Sun, invece della propria versione menomata e incompatibile: questo è il risultato di un ordine del giudice che presiede la causa antitrust intentata da Sun contro Microsoft per aver violato gli accordi sull'uso di Java.
E' un evento importante, nonostante le apparenze, perché Java è un'idea geniale: un linguaggio che consente di scrivere programmi che funzionano indipendentemente dal sistema operativo. Negli altri linguaggi occorre invece scrivere tante versioni differenti dei programmi, una per ciascun sistema operativo.
Il problema di Java, dal punto di vista di Microsoft, è che appunto rende irrilevante il sistema operativo. Non importa se usate Windows XP, 98 oppure Linux o Mac: lo stesso programma gira su tutti i computer (e persino su certi nuovi telefonini).
Questo è ovviamente un vantaggio per noi utenti ma un pericolo per Microsoft, che si troverebbe compromesso il proprio monopolio. E così negli anni scorsi Microsoft ha fatto di tutto per segare le gambe a Java, prima adottandone una versione non conforme agli standard e poi addirittura non includendola in Windows XP (almeno inizialmente).
Il risultato è che molti siti "ottimizzati" per funzionare con Internet Explorer non funzionano con gli altri browser: per essere più precisi, le applet Java presenti in questi siti sono conformi alla Java Virtual Machine bastardata di Microsoft invece che alla vera JVM di Sun, per cui se l'utente non ha installato la JVM giusta, il sito non funziona. Il linguaggio che doveva unificare l'universo dei computer si trova a dividerlo.
L'obiettivo piuttosto evidente di questo pasticcio era rendere scomodo Java e quindi indurre gli utenti a non adottarlo, rimuovendo la minaccia che esso costituisce per Windows.
Può sembrare un precedente pericoloso il fatto che un giudice dica a una società quali tecnologie usare e quali no, ma il concetto fondamentale è che Microsoft sta sfruttando il proprio monopolio per impedire alla concorrenza di insidiarlo, e questo è un comportamento illegale. E come dimostrato da molti altri casi, non basta la semplice selezione naturale delle forze di mercato per correggere la stortura di un monopolio: ci vuole un intervento dall'alto.
Nel frattempo circolano voci secondo le quali Microsoft, per consolarsi dello smacco, starebbe pensando di acquistare Macromedia, nel tentativo di adottare un altro approccio per "spezzare le ginocchia" (per usare la vivace metafora adottata dal giudice del processo Sun/Microsoft) a Java.
Come probabilmente sapete, Macromedia è responsabile del diffusissimo Flash, un software che consente di creare pagine Web ricche di animazioni vettoriali (i siti adornati dalla classica dicitura "skip intro" e ci mettono una vita per caricarsi, per intenderci).
Flash è, come Java, multipiattaforma: funziona con qualsiasi sistema operativo. Per questo motivo, per Microsoft è una minaccia, perché rende possibile agli utenti usare il Web senza dover ricorrere ai prodotti Microsoft.
Purtroppo Macromedia non naviga in acque finanziarie molto prospere, per cui è esposta al rischio di un'acquisizione.
Maggiori info:
http://www.theregister.co.uk/content/4/28678.html
http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/2602753.stm
http://www.theregister.co.uk/content/4/28667.html
Windows XP, il gioiello di casa Microsoft, si conferma un colabrodo. Addirittura, stando alla segnalazione della società Foundstone (http://www.foundstone.com/knowledge/randd-advisories-display.html?id=339), confermata da Microsoft (http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/ms02-072.asp), basta mettere il cursore del mouse (non cliccare, ma semplicemente lasciare fermo il cursore) sopra l'icona di un file MP3 appositamente confezionato, presente in una pagina Web o sul disco rigido locale, per mandare in crash Windows XP. In alternativa al crash, l'utente ostile che crea il file MP3 taroccato può impostarlo in modo da eseguire sulla macchina della vittima delle istruzioni, come ad esempio il deposito di software di intercettazione, virus, e altre delizie.
L'aggiornamento di XP che rimedia alla falla è già disponibile: non vi resta che usare le istruzioni "semplici semplici" di Microsoft per installarlo.
Microsoft non ha comunque il monopolio in fatto di vulnerabilità (anche se sta facendo del proprio meglio per conquistare anche questo traguardo): infatti anche il diffusissimo programma WinAmp, usato per leggere i brani MP3, soffre di una magagna analoga. La segnalazione è della stessa Foundstone sopra citata:
http://www.foundstone.com/knowledge/randd-advisories-display.html?id=338
Leggendo un file MP3 appositamente confezionato, la vittima si trova nelle stesse condizioni di cui sopra: il sabotatore può inserire nel file MP3 istruzioni che caricano sul computer della vittima ogni sorta di porcheria. Nullsoft, la società che produce WinAmp, ha già predisposto l'aggiornamento gratuito (http://www.nullsoft.com).
Ricorderete che tempo addietro ha destato scalpore la notizia che Sendo, il produttore di cellulari anglo-cinese che stava sviluppano uno Smartphone (il telefonino di Microsoft), aveva deciso di mollare Microsoft e passare alla concorrenza (Symbian, sostenuta da Motorola, Sony Ericsson e altri pezzi grossi) pochi giorni dopo che Microsoft aveva finalmente presentato il cellulare a SMAU.
Già normalmente un'azienda piccola non divorzia da una grande per ovvi motivi di sopravvivenza commerciale, ma scappare così bruscamente da un colosso come Microsoft, di certo non noto per la sua clemenza e il suo fair play, significava per la piccolissima Sendo firmare la propria condanna a morte.
Per compiere una mossa disperata del genere, dunque, dovevano esserci motivi estremamente validi. Ma un mesetto fa, quando fu dato l'annuncio, le bocche erano cucite sia in casa Sendo, sia in casa Microsoft. Ora i motivi sono stati dichiarati: in tribunale.
Infatti Sendo sta facendo causa a Microsoft negli USA, accusandola di aver rubato la sua tecnologia e i suoi clienti. Si vocifera di una richiesta di danni per circa 300 milioni di dollari (una bella cifra per noi mortali, una goccia nell'oceano per Microsoft).
Gli atti della causa affermano testualmente che "il piano segreto di Microsoft era saccheggiare la piccola azienda, portando via le sue informazioni proprietarie, la sua competenza tecnica, la sua conoscenza del mercato, i suoi clienti attuali e potenziali... Microsoft aveva conquistato la fiducia di Sendo promettendole falsamente che Sendo sarebbe stata suo partner nella penetrazione del mercato... Microsoft ha usato le conoscenze ed esperienze di Sendo a proprio beneficio per acquisire un accesso diretto all'emergente mercato della telefonia di prossima generazione e poi, dopo aver portato Sendo sull'orlo della bancarotta, l'ha messa in disparte".
Secondo Sendo, Microsoft ha trasferito le conoscenze "saccheggiate" a società asiatiche, in particolare a HTC, l'altra società che attualmente produce Smartphone per Microsoft.
Occorre naturalmente attendere l'esito del processo per sapere se le accuse di Sendo sono fondate, ma poiché Microsoft non è nuova a comportamenti di questo genere e ha alle spalle le condanne precedenti, lo scenario descritto da Sendo è perlomeno plausibile. Vero o falso, farà comunque riflettere le aziende che finora consideravano la collaborazione con Microsoft come una manna dal cielo.
A volte sembra proprio che il peggior nemico di Microsoft sia la sua stessa avidità.
Dettagli:
http://www.theregister.co.uk/content/59/28677.html
http://www.theinquirer.net/?article=6905
http://punto-informatico.it/p.asp?i=42610
Ciao e buon anno da Paolo.
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