(C) 2003 Paolo Attivissimo. Distribuzione libera alle condizioni indicate presso http://www.attivissimo.net/nl/norme_distribuzione.htm.
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Nota: I link non vengono aggiornati o verificati dopo la pubblicazione dell'articolo, per cui è probabile che siano obsoleti e/o non funzionanti.
Brevissimamente: quello che ha scritto Repubblica.it a proposito della "retata" in corso contro chi partecipa ai circuiti di scambio file è una bufala. Ho parlato poco fa con il comandante della GdF intervistato da Repubblica.it, che ha chiarito che si tratta di tutt'altra situazione.
Oggi o domani esce un mio articolo sull'argomento.
Altra cosa: la "notizia" apparentemente proveniente da Buongiorno.it
a proposito di pericoli annidati in Google che è circolata nei giorni
scorsi è categoricamente un falso architettato da ignoti. Ne ho avuto
conferma stamattina dalla redazione di Buongiorno.it.
Dettagli a breve!
Ciao da Paolo.
Come preannunciato, la notizia di Repubblica.it che annunciava una
maxi-retata della Guardia di Finanza contro gli utenti dei sistemi di
scambio file si è rivelata una bufala. Grazie a Repubblica per una
grande lezione di giornalismo. In negativo, s'intende.
La smentita di Punto Informatico: http://punto-informatico.it/p.asp?i=44323
Il mio articolo su Apogeonline: http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/04/01/200306040101
Idem con patate su The Register: http://www.theregister.co.uk/content/6/31011.html
Ciao da Paolo.
Oggi ho ricevuto dal Comando Compagnia Pronto Impiego di Milano
(dove lavora il capitano Piccinni citato dall'articolo-bufala di
Repubblica) il seguente comunicato stampa, che riporto integralmente --
con la correzione di qualche refuso -- a conferma di quanto emerso
dalla mia piccola indagine antibufala
(http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/04/01/200306040101):
-- titolo --
La Guardia di Finanza pone sotto sequestro due siti Internet
utilizzati per la commercializzazione di software e prodotti
audiovisivi pirata. Sottoposte ad intercettazione 28 caselle e-mail,
denunciati 181 responsabili operanti in varie provincie della penisola,
in grado di realizzare un volume d'affari pari a 100.000.000,00 euro
annui
--- fine titolo --
-- testo --
I "Baschi Verdi" della Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Milano hanno portato a termine un servizio finalizzato allo smantellamento di una "rete di vendita" in grado di utilizzare al meglio le nuove tecnologie per la commercializzazione di prodotti pirata.
Centottantuno (181) i soggetti denunciati per violazione della Legge
sul Diritto d'Autore al Dott. Gianluca Braghò, Sostituto Procuratore
della Procura della Repubblica di Milano, che ha diretto le indagini.
Circa 10.300 i soggetti in corso di identificazione, responsabili
dei reati di produzione e vendita di prodotti tutelati e ricettazione.
Tutto il sistema creato dai pirati informatici ruotava intorno allo
sfruttamento di Internet come bacino di potenziali clienti e come mezzo
di scambio e distribuzione dei materiali.
Quasi tutti gli indagati utilizzavano indirizzi e-mail anonimi ed in alcuni casi spedivano messaggi criptati con password.
L'operazione, denominata "Mouse", ha permesso ai militari della Compagnia Pronto
Impiego della Guardia di Finanza di Milano di smantellare una rete di
vendita di opere dell'ingegno piratate estesa su tutto il territorio
nazionale e costituita, per lo più, da insospettabili con un giro
d'affari che, per alcuni di loro, superava i [euro] 25.000,00 mensili.
L'investigazione ha richiesto l'utilizzo delle più recenti tecniche
di indagine informatica quali il tracciamento di indirizzi IP dinamici,
l'analisi di file di log e la decriptazione di messaggi cifrati.
[grassetto] I controlli, che non hanno riguardato gli utilizzatori
di sistemi file sharing tipo "peer to peer", ma esclusivamente a
soggetti dediti a produzione e vendita di prodotti tutelati dal
copyright [fine grassetto], si sono sviluppati attraverso il
monitoraggio di 12 siti web e l'intercettazione [di] 28 account e-mail
utilizzati dagli indagati per porre in essere l'illecita attivitià.
Posti sotto sequestro due siti Internet mediante i quali avveniva l'illecita commercializzazione.
Nel corso delle perquisizioni, operate in ben 30 provincie italiane,
i Baschi Verdi hanno rinvenuto masterizzatori per CD e DVD
dell'ultimissima generazione, programmatori per Smart Card per TV
satellitare, migliaia di supporti ottici contenenti opere illecitamente
riprodotte e DVD contenenti le ultimissime uscite cinematografiche.
Una primissima analisi fa ritenere che il volume d'affari annuo
relativo all'illecito commercio posto in essere, possa superare i
[euro] 100.000.000,00.
Milano, lì 04.06.2003
-- fine testo --
Da leggere e incorniciare, inoltre, l'analisi giuridica fatta dall'avvocato Daniele Minotti sulle pagine di Punto Informatico:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=44318
Ciao da Paolo.
Sta circolando un nuovo virus (o per essere piu' precisi un worm),
di nome Bugbear.B. I messaggi infetti sono riconoscibili dal fatto che
contengono un frammento di testo di un e-mail e sono accompagnati da un
allegato di circa 71K.
Il virus sta avendo una diffusione molto vivace ed e' meritevole di
segnalazione perche' viola la privacy delle sue vittime diffondendo
pezzi dei loro messaggi. Io ho gia' ricevuto diversi commenti salaci di
colleghi di lavoro di varie aziende a proposito di capi e colleghe,
istruzioni per l'assemblaggio di apparecchi che non sapevo neppure
esistessero, e consigli di medici a pazienti. Di tutto, di piu',
insomma.
Questo e' un classico esempio di come l'irresponsabilita' degli utenti
informatici metta a repentaglio i nostri dati personali. Noi possiamo
prendere tutte le precauzioni, ma se quel rimbambito del nostro medico
si fa infettare dal primo virus che passa e spiattella a tutti la
nostra cartella clinica, che ci possiamo fare?
Parlo di irresponsabilita' perche' il virus è, a parte questa
peculiarita' di prendere un frammento di e-mail dall'archivio della
vittima, assolutamente _stupido_. Per infettarsi, infatti, la vittima
deve aprire manualmente l'allegato (salvo nel caso di vecchie versioni
di Outlook, che possono eseguirlo automaticamente).
E stupisce che ci siano ancor oggi cosi' tanti utenti cosi' impreparati
da non sapere che non si deve _mai_ aprire un allegato senza
controllarlo prima con un antivirus _aggiornato_ e che in ogni caso,
anche se l'antivirus dice che e' tutto OK, non bisogna _mai_ aprire gli
allegati di provenienza sospetta o semplicemente inattesi.
I risultati di questa irresponsabilità sono che secondo F-Secure,
citata da The Inquirer (http://www.theinquirer.net/?article=9873),
Bugbear.B ha già raggiunto 115 paesi e ha totalizzato 25.000 infezioni
in un'ora e mezza.
I dettagli tecnici sono qui (in inglese): http://www.f-secure.com/v-descs/bugbear_b.shtml
Che cosa fare?
-- se usate Outlook, aggiornatelo o abbandonatelo in favore di altri programmi meno vulnerabili.
-- non aprite allegati di nessun tipo, _chiunque_ ne sia il mittente.
-- se ricevete un allegato da un conoscente, amico o collega,
chiamatelo e chiedetegli conferma. Ma fatelo _prima_ di aprire
l'allegato, perbacco!
-- aspettate ad aggiornare il vostro antivirus; ci vorrà qualche ora
prima che venga realizzato l'aggiornamento che riconosce Bugbear.B.
Aggiornare l'antivirus adesso sovraccaricherebbe i siti antivirus
inutilmente.
-- finche' non esce l'aggiornamento, tutti gli allegati sono da considerare sospetti anche se l'antivirus li considera innocui.
I prossimi giorni saranno un macello. Chiudete i boccaporti!
Ciao da Paolo.
E' ormai diventata un classico, ma siccome c'è ancora chi non sa che la foto del turista in cima al World Trade Center con un jet che gli si avvicina alle spalle è un fotomontaggio, ho preparato una rapida indagine antibufala:
http://www.attivissimo.net/antibufala/11settembre/fotoricordo.htm
Da ieri ha preso a circolare in Rete un appello per una ragazza di 17 anni, di nome Pamela, affetta da "sindrome di Pomp", per la quale il ministro Sirchia non starebbe facendo abbastanza per procurarle il farmaco sperimentale che può aiutarla, come ha fatto invece per la piccola Rossella, colpita dalla medesima rara malattia, di cui si è molto parlato nei giornali recentemente.
L'appello è _autentico_, anche se contiene qualche imprecisione. La mia indagine è presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/glicogenosi/pamela.htm
Di recente i messaggi di uno spammer hanno seminato dicerie da
panico intorno a Google, asserendo che installa "programmi spia" nei
computer degli utenti. Ho smentito l'accusa e ho detto che Google si
può usare tranquillamente, ma alcuni lettori hanno obiettato che Google
non è così pulito come può sembrare a chi ha letto la mia
rassicurazione. Così ho fatto una rapida ricerca.
E' vero che Google inietta nel PC dell'utente un cookie "eterno" (scade il
17 gennaio 2036). Questo cookie potrebbe essere usato, in teoria, per
creare un vostro profilo personalizzato basato sulle ricerche che fate.
Soluzione: disabilitare il cookie, come indicato nelle istruzioni del
vostro browser. Google funziona egregiamente lo stesso.
E' vero anche che la Google Toolbar, un programma gratuito che
facilita l'uso di Google con Internet Explorer e disponibile presso
http://toolbar.google.com/intl/it/, ha dei possibili problemi di
privacy, come dettagliato presso
http://www.httprevealer.com/usage_google.htm e
http://www.pcmag.com/article2/0,4149,904096,00.asp. In pratica,
installando la Toolbar e attivando le sue funzioni avanzate, molti
dettagli delle nostre ricerche vengono inviati a Google: per esempio,
Google registra ogni sito visitato, anche se non si usa la Toolbar per
le ricerche.
Mentre il cookie eterno è una scorrettezza (molto diffusa) infilata di
soppiatto, non si può considerare la Toolbar vero e proprio spyware,
perché Google avvisa l'utente che installa la Toolbar di quello che
succede. Le avvertenze di privacy della Toolbar, infatti
(http://toolbar.google.com/intl/it/privacy.html), parlano chiaro:
"Google può raccogliere informazioni sulle pagine Web visualizzate solo
se la funzionalità avanzata è attivata. Tale funzionalità è tuttavia
opzionale e può essere attivata e disattivata in qualunque momento,
selezionando l'opzione Informazioni sulla privacy nel menu Google di
Google Toolbar."
Inoltre prosegue dicendo che "Riteniamo che queste funzionalità migliorino significativamente le funzioni di esplorazione su Internet. Tuttavia, siamo consapevoli che gli utenti possono ritenere che i vantaggi offerti da queste funzionalità non siano sufficienti a giustificare l'acquisizione di informazioni. Per questa ragione, diamo agli utenti la possibilità di disattivare questa funzionalità nella pagina Informazioni sulla privacy (accessibile selezionando l'opzione Informazioni sulla privacy, nel menu Google). Se le funzionalità avanzate sono disattivate, Google non riceverà alcuna informazione sulle pagine visualizzate a meno che gli utenti non richiedano ulteriori informazioni sulla pagina in questione (ad esempio Copia cache, Collegamenti precedenti o Pagine simili)."
Per farla breve, quanto sono pericolose queste "spie" di Google? Non
molto. Se comunque preferite rivelare a Google il minimo indispensabile
delle vostre abitudini online, disattivate il cookie e non installate
la Toolbar. Tutto qui.
E' uscito il nuovo rapporto della BSA sulla pirateria software.
Sorpresa: considera pirata chiunque non compri applicazioni
commerciali. In piu' i dati sono praticamente inventati. Non ridete.
Il mio articolo è qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/11/01/200306110101
Ho aggiunto alla sezione antibufala del sito www.attivissimo.net un motore di ricerca (Google), che dovrebbe facilitarvi la ricerca delle bufale nell'archivio, che ormai sta assumendo proporzioni inquietanti.
Per i tanti che mi hanno segnalato che il Servizio Antibufala è citato a pagina 147 del Venerdì di Repubblica del 13/6/2003: grazie, lo so e ho già ricevuto la scansione delle pagine in questione.
A proposito dei famigerati dialer, quei programmini che vi cambiano
la connessione a Internet e la fanno diventare a pagamento, Punto
Informatico segnala che il direttore degli Affari Regolamentari di
Telecom Italia, Sergio Fogli, ha dichiarato alla trasmissione RAI
Radioacolori che dal primo giugno 2003 sarà possibile chiedere la
disattivazione gratuita del prefisso 709 usato dai dialer. Agli utenti
basterà telefonare al 187 per richiedere l'attivazione gratuita della
disabilitazione, così come già avviene per i numeri 166 e 899. Dettagli
e spiegazioni dei significati e costi dei prefissi che iniziano per 7:
http://punto-informatico.it/pi.asp?i=44047.
Sempre in tema di dialer, molti lettori mi hanno segnalato una
miniguida di autodifesa, disponibile presso
http://www.ol-service.com/sikurezza/dialer/nodialers.pdf. Consiglio
assolutamente di leggerla e scaricarla, perché mostra quanto è
incredibilmente facile ingannare anche un utente attento, se
quell'utente usa Internet Explorer come browser. Un altro motivo per
preferire browser alternativi, come il mio buon Opera o Mozilla, che
dei dialer autoinstallanti se ne fanno un baffo.
Infine, un _grazie_ all'anonimo che qualche tempo fa mi ha mandato,
come sostegno al Servizio Antibufala, una banconota da 5 euro in un
foglio che sembra essere uno spartito di “I've Got you Under My skin” di Cole Porter.
Ciao da Paolo.
Sto trasferendo il mio sito da un provider a un altro, meno costoso
e più capiente, e per il momento le mie pagine Web potrebbero non
essere raggiungibili tramite il consueto indirizzo www.attivissimo.net.
Tutto dovrebbe tornare come prima entro le prossime 24-48 ore.
Nel frattempo, potete consultarle provvisoriamente tramite un indirizzo di scorta, che e' questo:
http://attivissimo.homelinux.net
Se fra due giorni non riuscite ad accedere al sito digitando il solito
http://www.attivissimo.net, scrivetemi: vuol dire che qualcosa e'
andato storto.
__Cos'e' quella strana e-mail?__
Alcuni di voi mi hanno segnalato di aver ricevuto due copie dell'ultimo
numero della newsletter (048), una "normale" e una "pasticciata"
(stesso testo, ma piena di codici strani).
Niente panico! non e' un virus, non e' un attacco informatico, e'
semplicemente un invio che ho confezionato usando una procedura
leggermente diversa che ha formattato il messaggio in MIME anziche' in
testo semplice.
Grazie a tutti delle segnalazioni e della pazienza.
Ciao da Paolo.
-- Ancora su quella strana e-mail
-- Inviti a numeri 702, nessuna truffa
-- Microsoft rimborsa miliardi (ancora)
Nella newsletter di ieri accennavo alla strana e-mail che molti di voi hanno ricevuto nei giorni scorsi, quella che sembra essere una copia pasticciata della mia newsletter. La spiegazione che ho dato ieri non è esatta: da quanto mi risulta, il messaggio non è stato generato da me, ma da un lettore infetto, che ho già contattato in proposito.
Niente paura: siccome il software che gestisce la newsletter non consente allegati e i virus funzionano soltanto tramite gli allegati, il messaggio che avete ricevuto non comporta alcun rischio di infezione. Tenete comunque sempre alte le difese!
Sia come sia, se come mi pare di capire un lettore è riuscito a
inviare un messaggio tramite il software della newsletter, cosa che non
dovrebbe essere possibile per ovvie ragioni di sicurezza, la questione
è abbastanza seria. Vedo cosa riesco a scoprire, se ci sono novità vi
aggiorno. Nel frattempo, ripeto, il messaggio non può infettarvi.
Se volete qualche considerazione più tecnica: il virus che ha
colpito il lettore infetto ha preso dalla sua Rubrica l'indirizzo a cui
si inviano i messaggi da pubblicare nella newsletter, ha confezionato
un falso messaggio prendendo una copia della mia ultima newsletter, e
ha usato come falso mittente il mio indirizzo di posta. Questo gli ha
permesso di eludere i (pochi) controlli sull'autenticità del mittente
previsti dal software che gestisce la newsletter.
Il virus ha naturalmente cercato di allegare al messaggio una copia
di se stesso, ma l'allegato è stato rimosso automaticamente dal
software della newsletter, dato che e' impostato (proprio per questa
ragione) in modo da scartare ogni e qualsiasi allegato. Per questo non
c'e' pericolo di infezione per chi ha ricevuto il messaggio.
Questo incidente dimostra che è molto facile pubblicare una mia
falsa newsletter (è questo il senso del messaggio di prova che avete
ricevuto poco fa). E' un limite del software usato dalla newsletter. Ho
chiesto se si può fare qualcosa in proposito. Nel frattempo, per
autenticare le newsletter, le pubblicherò in contemporanea nella pagina
iniziale del mio sito www.attivissimo.net.
Pertanto:
-- se ricevete una newsletter e la vedete anche su www.attivissimo.net, e'
autentica
-- altrimenti no.
Alcuni lettori hanno ricevuto una comunicazione che sembra provenire da Tin.it e li avverte che "tra pochi giorni il numero di accesso ad Internet che [utilizzano] abitualmente non sara’ più attivo e verra’ sostituito dal numero unico nazionale: 7020001033".
Alla vista del prefisso "sette zero qualchecosa", molti hanno pensato a una truffa in cui qualcuno si spaccia per Tin.it nel tentativo di indurli a chiamare un numero telefonico salatissimo. Invece è tutto regolare, come potete verificare sul sito di Tin.it:
http://tin.virgilio.it/free/index.html?HP=BoxFREE
Bisogna infatti fare attenzione a distinguere fra il prefisso 709 e il prefisso 702. Come egregiamente spiegato presso http://punto-informatico.it/p.asp?i=44047&p=2, il 702 è un numero a tariffa urbana; il 709 è a tariffa ladresca.
Maggiori informazioni sulle leggi che regolano il prefisso 709 presso il sito della Polizia di Stato:
http://www.poliziadistato.it/pds/primapagina/709/index.htm
Dopo i consumatori californiani, il cui caso e' raccontato qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/01/14/01/200301140101
tocca anche a quelli della Nord Carolina ricevere rimborsi da Microsoft in conseguenza delle azioni legali intraprese contro le sue pratiche anticoncorrenziali.
Microsoft ha infatti raggiunto un accordo giudiziale per concludere
una causa intentata dai consumatori di quello stato, che la accusavano
di aver sfruttato la propria posizione di monopolio per ottenere prezzi
più alti per i propri prodotti.
In base all'accordo, chi ha acquistato un qualsiasi Windows o Office
in Nord Carolina fra il 9 dicembre 1995 e il 31 dicembre 2002 ha
diritto a un rimborso variabile dai cinque ai dieci dollari per
ciascuna copia acquistata. In totale, il rimborso potrebbe costare a
Microsoft fino a 89 milioni di dollari. Dettagli (in inglese) presso
http://abcnews.go.com/wire/US/ap20030614_236.html
Fa piacere vedere che ogni tanto il consumatore la spunta.
Ciao da Paolo.
Come forse avrete sentito, Microsoft ha acquistato una società specializzata nel settore antivirus. Panico fra i concorrenti all'idea di vedersi spiazzati da Microsoft, ma non solo: c'è dietro un po' di piu' di quel che sembra. Apogeonline ha pubblicato un mio articolo in proposito:
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/18/01/200306180101
Ha preso improvvisamente a circolare da un paio di giorni un appello
secondo il quale bisogna fare attenzione a chi ci invita ad annusare
profumi per strada. "Una mia amica è stata avvicinata ieri pomeriggio nel posteggio del centro commerciale di TORINO (CARREFOUR)" dice il messaggio (ma a volte il luogo è un supermercato di Ginevra) "da due uomini... che hanno domandato se voleva provare un campione di una nuova fragranza".
"ATTENZIONE QUESTO NON E' UN PROFUMO - SI TRATTA DI UNA SOSTANZA COME IL CLOROFORMIO!!!!" ammonisce l'appello. "Dal
momento che odorate, perdete conoscenza e questi 'gentili' signori vi
prendono tutto quello che vogliono: borsetta, soldi, borse e chi sa,
forse anche qualcosa d'altro."
Manco a dirlo, l'appello si conclude con l'esortazione a inviare copia dell'avviso a tutti. Da parte mia, esorterei invece a cestinarlo, perché è una bufala.
Secondo il sito antibufala Snopes.com
(http://www.snopes.com/horrors/robbery/perfume.htm), la versione
inglese di questo appello risale al 1999 e parla di un altro
supermercato (Wal-Mart). E' una bufala per due motivi di base:non
esistono denunce di queste aggressioni, salvo un caso, che però è
altamente sospetto; non esistono prodotti che fanno svenire con una
semplice annusata.
Notate poi che il messaggio, in perfetto stile bufalino, dice che l'evento è successo "ieri pomeriggio". Dicendo così, la bufala non perderà mai freschezza, perché i fatti descritti saranno sempre accaduti "ieri pomeriggio". Molto comodo.
La particolarità di questo appello è che scaturisce da un caso vero:
una denuncia fatta alla polizia dell'Alabama. Tuttavia la denuncia è ad
alto rischio di essere un tentativo di truffa. Se vi interessano i
dettagli, il dossier antibufala è qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/cloroformio/cloroformio.htm
Colgo l'occasione per promuere sul campo ad Aiuto Detective
Antibufala un lettore, sebastiano.t****, che ha scovato i riferimenti a
questo appello nel vasto archivio di Snopes.com.
Questa è una vecchia storia che circola da tempo immemorabile. Non è
una catena di sant'Antonio vera e propria, ma una leggenda
metropolitana. O se volete, più che metropolitana, una leggenda
spaziale.
Si racconta che la NASA, alle prese col problema di scrivere nello spazio in assenza di peso, abbia speso milioni di dollari per realizzare una biro col serbatoio d'inchiostro pressurizzato. Senza la pressurizzazione e senza la gravità a farlo scendere, infatti, l'inchiostro non scorreva verso la punta e quindi la biro non scriveva.
Gli ingegneri sovietici, dovendo risolvere lo stesso problema,
usarono la loro proverbiale semplicità: diedero ai cosmonauti una
matita.
La storia è carina, e la semplicità delle soluzioni adottate dagli
ingegneri russi è notissima fra gli addetti ai lavori, specialmente nel
settore aerospaziale, ma gli eventi che descrive non sono veri.
Come raccontato da Snopes.com presso
http://www.snopes.com/business/genius/spacepen.htm, in realtà sia i
russi, sia gli americani usarono sin da subito le matite. Purtroppo si
scoprì che le punte si spezzavano facilmente e continuavano a fluttuare
nell'aria, col rischio di essere ingerite o inalate e (siccome la
grafite conduce corrente) di causare corti circuiti infilandosi nelle
apparecchiature.
Inoltre la grafite e il legno delle matite erano facilmente
infiammabili nell'atmosfera di ossigeno puro usata nelle prime capsule
spaziali, e non va dimenticato, a questo proposito, che tre astronauti
americani perirono nell'incendio scoppiato a bordo dell'Apollo 1
durante una simulazione a terra, per cui la paranoia verso
l'infiammabilità era più che giustificata. La matita non era quindi la
soluzione geniale che racconta l'aneddoto.
Così nel luglio del 1965 un imprenditore statunitense, Paul Fisher,
realizzò a proprie spese e di propria iniziativa la biro pressurizzata,
oggi nota come Fisher Space Pen, e la vendette alla NASA a prezzo
simbolico: due dollari e 95 cent al pezzo. La biro costò a Fisher oltre
un milione di dollari, che non chiese mai alla NASA. La Fisher Space
Pen fu poi utilizzata anche dai cosmonauti russi.
L'uso della biro da parte dei cosmonauti russi è documentato nell'indagine antibufala completa, disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/biro_spaziale/biro_spaziale.htm
La biro, tuttora in vendita, fu usata per la prima volta a bordo
dell'Apollo VII, nell'ottobre del 1968. Tuttavia le matite non sono
affatto scomparse dal programma spaziale: una rapida ricerca negli
archivi online della NASA (http://nix.nasa.gov/nix.cgi) usando la
parola chiave "pencil" (matita) rivela che le matite sono usate anche a
bordo della navetta spaziale. La didascalia della foto disponibile
presso
http://images.jsc.nasa.gov/luceneweb/caption_direct.jsp?photoId=STS029-11-027
infatti parla di "tethered pencils", ossia di matite trattenute da una
cordicella.
Anche a bordo della Stazione Spaziale si usano le matite: lo testimonia
ad esempio l'astronauta Peggy Whitson
(http://www.spaceref.com/news/viewsr.html?pid=6237), che racconta di un
esperimento improvvisato in cui mise a mezz'aria una matita per
verificare che la Stazione si stava lentamente muovendo rispetto a lei
a causa di una manovra di reboost. Inoltre, se si fruga nella Rete alla
ricerca di foto e oggetti autografati nello spazio dagli astronauti, si
nota spesso che sono firmati a matita.
Concludendo: i russi non usano sempre le matite e gli americani non
usano sempre le biro ultratecnologiche. Mai fidarsi degli aneddoti
passati di bocca in bocca!
Vediamo se riusciamo insieme a stroncare questa catena di sant'Antonio sul nascere. Sta circolando un messaggio d'allarme secondo il quale "da oggi in poi tutti quelli che vorranno telefonarvi a vostre spese lo potranno fare tranquillamente, perchè la telecom nostra benefattrice ha attivato il servizio '4888 PayForMe' per ricevere e pagare sulla linea di casa telefonate a nostro carico."
L'allarme suggerisce di telefonare subito al 187 e chiedere la disabilitazione. "C'è
solo un problema... che prima che ve ne accorgiate, società di
pubblicità telefoniche, gente che non conoscete e non avreste mai voluto
sentire, società di ricerca statistica, parenti mai sentiti nelle
ultime due reincarnazioni,potrebbero avervi già telefonato più volte
dal Burundi, o da Nuova Delhi ed avervi addebitato spese da capogiro."
Niente panico! E' vero che la Telecom ha attivato il servizio Pay
for Me, che consente di ricevere chiamate a carico del destinatario, ma
ogni chiamata di questo tipo è preceduta da un annuncio che avvisa il
destinatario che la chiamata è a suo carico.
Basta andare sul sito di TIM (il servizio 4888 è nato per i cellulari) e leggere, presso http://www.tim.it/aree/2/10868/tim/0,,10869_2,00.html, lo spiegone: "Quando
ricevi una chiamata tramite TIM 4888 PayForMe, alla tua risposta sarai
immediatamente informato che un cliente TIM ha richiesto di addebitare
le chiamate sul tuo credito telefonico o sulla tua bolletta". A quel punto il destinatario può scegliere se accettare o rifiutare la chiamata.
Ringraziamo sommessamente gli irresponsabili che mettono in giro queste dicerie senza prendersi la briga di verificarle, distraendoci dai veri pericoli degli addebiti-trappola, come i dialer e i numeri 899.
Per gli appassionati, le mie foto della Sticcon (il principale raduno italiano dei fan di Star Trek) di quest'anno sono disponibili e scaricabili presso
http://www.attivissimo.net/startrek/sticcon2003/sticcon2003.htm
Ciao da Paolo.
-- Piccola guida al wireless
-- Staroffice gratis nelle scuole italiane
Ricordate l'appello autentico di Daniele Brandani, il padre della piccola Lucia, morta di tumore il 30 aprile 2000? Ne avevo parlato qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/daniele_brandani/daniele_brandani.htm
Ebbene, qualche imbecille ha modificato le date indicate
nell'appello per farlo sembrare ancora attuale: ora l'appello in
circolazione non parla più di una diagnosi fatta a ottobre 1999, ma a
ottobre 2001.
Questa ri-datazione potrebbe far credere che i fatti raccolti
nell'indagine antibufala, e le smentite pubbliche di Daniele Brandani,
siano false. Non è così: Daniele ha pubblicato interviste sui giornali
in proposito (come indicato nella mia indagine).
Quindi per favore, NON diffondete l'appello. Aiutereste soltanto quel demente che l'ha modificato.
Sto pasticciando un po' con le reti wireless -- sì, proprio quelle contro le quali mi ero scagliato un paio di anni fa. Non che abbia cambiato idea: le reti wireless erano e continuano a essere parecchio insicure. Tuttavia si può fare molto per renderle ragionevolmente sicure: quello che ho scoperto finora in proposito l'ho raccolto qui:
http://www.attivissimo.net/howto/wlan/miniguida_al_wireless.htm
E' una bozza, per cui aggiunte e correzioni sono benvenute.
Sun ha annunciato un
accordo con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca per la distribuzione e la duplicazione gratuita della suite
StarOffice 6.0, ossia la versione commerciale (normalmente a pagamento)
di OpenOffice.org.La notizia è riportata qui:
http://it.sun.com/news/comunicati_stampa/pop_staroffice.html
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/24/02/200306240201
La cosa è interessantissima
non soltanto per gli ovvi risparmi che avranno le scuole (StarOffice fa
le stesse cose di Microsoft Office, ma non è così costoso), ma
soprattutto perché consente agli studenti e ai docenti di rendersi
conto che esiste anche il software non-Microsoft: rinasce insomma la
concorrenza. Inoltre li riabitua all'uso legale del software:
StarOffice, mi dicono quelli di Sun Italia, sarà legalmente copiabile
dagli studenti e docenti anche sui propri computer di casa. Così
smetteranno di piratare Microsoft Office.
Terza cosa, introduce il
concetto di usare formati non segreti per i documenti. I formati usati
da StarOffice (identici a quelli di OpenOffice.org) sono infatti
pubblici e documentati: quelli di Word ed Excel no. I formati non
segreti garantiscono che anche in futuro sarà possibile continuare a
leggere i nostri documenti.
Se avete a che fare con il
mondo della scuola, cominciate a tampinare chi di dovere, affinché il
CD di StarOffice che arriverà nelle scuole sia utilizzato e non rimanga
lì a prendere polvere.
Ciao da Paolo.
Recentemente ha iniziato a circolare l'appello per Pamela, una
ragazza malata di glicogenosi alla quale, stando al testo dell'appello,
il ministro Sirchia non stava dando adeguata attenzione per procurarle
il farmaco statunitense in grado di aiutarla. Ci sono delle novità: la
famiglia è stata contattata da un portavoce del ministro Sirchia che li
ha informati della disponibilità del ministro ad incontrarli non appena
rientrerà dagli Stati Uniti, dove si è recato venerdì proprio per
incontrare il suo collega americano ed anche il presidente della
Genzyme.
Tutta la storia è documentata qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/glicogenosi/pamela.htm
Ho scritto un articoletto che esplora lo strano mondo dei sistemi
operativi estremi: quelli che si usano in situazioni in cui un crash, o
anche un semplice momento di esitazione come quelli che vediamo
quotidianamente nei nostri computer, comporterebbe danni miliardari o
morti e feriti. Ce n'è una versione scaricabile, da provare sul proprio
PC.
L'articolo è qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/25/01/200306250101
Attenzione, per il momento contiene un refuso importante: il link
che dovrebbe portare alle mie pagine Web di test (che mandano in crisi
anche il sistema operativo QNX descritto) è errato, quello giusto è:
http://www.attivissimo.net/security/bc/test06.htm
Ciao da Paolo.
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