(C) 2004 Paolo Attivissimo. Distribuzione libera alle condizioni indicate presso http://www.attivissimo.net/nl/norme_distribuzione.htm.
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Confermata la connivenza mercenaria fra autori di virus e spammer:
il codice virale non serve piu' a causare danni, ma a sfruttare i
computer infetti come complici involontari, da vendere al miglior
offerente. Il vostro computer è uno zombi al servizio del crimine
organizzato? Ho scritto un articoletto sul tema, che fa anche il punto
sul mio mese di sperimentazione dei filtri antispam di Thunderbird. Lo
trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2004/02/25/01/200402250101
Spam e virus sono un tema caldo, e Microsoft e altri pezzi grossi hanno
annunciato le proprie iniziative antispam; ne parlerò in un prossimo
articolo, ma per il momento dico solo che mi suonano tutte lacunose e
soprattutto hanno l'aria di essere scuse per favorire gli interessi
commerciali di chi le promuove invece degli interessi di noi utenti.
Sempre sullo stesso tema, ho fatto due chiacchiere con Mirella de
Paris della RTSI (radio svizzera di lingua italiana). La registrazione,
in formato MP3, è scaricabile qui (occhio, sono circa 10 megabyte):
http://www.attivissimo.net/int_conf/2004_02_26_rtsi/rtsi_20040226.mp3
Infine, vorrei rispondere anche ai tanti che mi hanno chiesto quando
mi rifaccio vivo in Italia: sarò sicuramente nella penisola dal 5 al 15
aprile e dal 22 al 27 maggio. Se siete così incoscienti da volermi come ospite da qualche parte, tenete presente queste date. Come già accennato in una newsletter precedente, il 7 aprile 2004 sarò a Genova, all'auditorium della Biblioteca per ragazzi De Amicis per due
chiacchiere in libertà su Internet, bufale, virus e dintorni. L'ingresso
libero.
Visto che sono in tema di comunicazioni di servizio, c'è qualche
installatore/antennista fra di voi? Sto facendo ricerche sull'appello
contro il digitale terrestre che ne segnala la "fregatura", ossia che
comperando il decoder si può comunque vedere un solo canale per volta
in casa: se in casa ci sono più televisori, ci vuole un decoder per
ogni apparecchio, con tutti i costi che ne conseguono. La cosa mi suona
tecnicamente corretta, ma sono solo uno smanettone in questo campo e
apprezzerei una chiacchierata con qualcuno esperto del settore.
Ciao da Paolo.
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Dai primi di febbraio 2004 circola (con numerose varianti) un
appello secondo il quale i borseggi non sono più denunciabili se non si
sa chi è lo scippatore. La giustificazione, stando all'appello, è che
il cambiamento nella legge serve al governo a creare un apparente calo
nella criminalità.
L'appello inizia raccontando un episodio di furto: "Mi
sento presa in giro...Questo il pretesto per la mia riflessione.
Venerdi' al mio amico G. viene rubato il portafogli alla stazione di
Roma. Se ne rende conto solo quando, arrivato a casa a Milano, deve
pagare il taxi. A questo punto, dopo aver regolato i conti col
tassista, decide di andare a denunciare lo scippo subito, come chiunque
nei suoi panni avrebbe fatto. In questura pero' gli viene precisato che
da quest'anno la legge cambia, per cui un borseggio compiuto da ignoti
non si puo' piu' denunciare (e quindi registrare) come reato di
borseggio, ma come semplice smarrimento."
Stando all'appello, insomma, "in teoria se vi rubano la borsa o il portafogli dovete acciuffare il borseggiatore o almeno saperne nome e cognome". La causa di quest'anomalia sarebbe un trucco perpetrato dal governo in carica: "se
il reato di borseggio si puo' denunciare solo in flagranza altrimenti
e' smarrimento, a questo punto dal 2004 in poi gran parte delle denunce
(e quindi del conteggio dei reati) sparira' dalle statistiche?".
In realtà la legge sulle denunce non è affatto cambiata. E' sufficiente
una telefonata a qualsiasi Questura per appurarlo, come hanno fatto
appunto alcuni lettori invece di disseminare l'appello senza
controllarlo. Il fatto è confermato anche da altri lettori, che di
recente hanno subìto un borseggio e hanno potuto sporgere regolare
denuncia senza trascinarsi appresso il borseggiatore.
L'appello nasce probabilmente da un equivoco di fondo. "Cogliere in
flagrante" non significa, come interpreta l'appello, "acciuffare il
borseggiatore o almeno saperne nome e cognome", ma semplicemente
accorgersi del borseggio ed essere sicuri che non si tratti di
smarrimento. Tutto qui.
La vicenda raccontata dall'appello descrive chiaramente un caso in cui
la persona che non ha più il portafogli ha solo il sospetto di essere
stata borseggiata ("Se ne rende conto solo quando, arrivato a casa a
Milano, deve pagare il taxi") e non può escludere il semplice
smarrimento. Pertanto è corretto che la denuncia sia di smarrimento e
non di borseggio.
Per fare denuncia di borseggio, insomma, non è affatto necessario,
insomma, acciuffare o riconoscere il borseggiatore: è sufficiente
essere sicuri che non si tratti di smarrimento.
Una volta tanto, è possibile risalire con precisione alla fonte
dell'appello. L'originale, privo dell'invito a diffonderlo, è infatti
comparso il primo febbraio 2004 nel blog "angelicagrant":
http://angelicagrant.splinder.it/
L'autrice ha successivamente pubblicato, il 23/2/2004, una nota di chiarimento nel medesimo blog:
"Chiedo scusa per l'eventuale uso "improprio" del mio messaggio, ma, va
da sè, è fuori dal mio controllo... Tenendo presente che il blog non è
un organo di informazione tipo giornale, io ho solo voluto raccontare
un fatto così come mi è stato esposto e trarne alcune conclusioni. Poi
mi è sembrato naturale informarne le persone che conosco (così come
avrei fatto a voce) e dire loro di parlarne ad altri. In futuro starò
più attenta. Davvero non avevo cognizione delle possibilità del web
(sono mostruose, giganti). E' davvero una cassa di risonanza
potentissima ed ora sto imparando che ogni parola messa sul web da un
comune nessuno, come me, ha davvero molto più peso ed è amplificata a
dismisura, rispetto ad una parola detta a voce."
Trovate il testo integrale dell'appello e altri dettagli nell'indagine antibufala:
http://www.attivissimo.net/antibufala/scippo_eliminato/non_denunciabile.htm
Ciao da Paolo.
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Come forse già sapete, le leggi sulla
privacy, utili nella lotta contro lo spam (perlomeno quello di
produzione nostrana), sono cambiate dal primo gennaio scorso. Al posto
della legge 675/96 c'è ora un Testo Unico, denominato "Codice in materia di protezione dei dati personali" e
classificato come decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
Ho pertanto aggiornato la diffida
antispam che potete usare per protestare contro le ditte italiane che
sempre più spesso, per ignoranza più che per malizia, mandano messaggi
pubblicitari indesiderati. Io la uso così spesso da averla come macro
predefinita nella mia tastiera, e devo dire che funziona. Se vi
interessa, usatela pure: la trovate presso
http://www.attivissimo.net/antispam/diffida_antispam.htm
Ultimamente ho fatto un po' di
apparizioni radiofoniche sui temi caldi del momento. Se ve le siete
perse e ci tenete a sentirle, ne trovate qualcuna nella sezione
"Interviste e conferenze" di Attivissimo.net:
http://www.attivissimo.net/int_conf/conferenze.htm
Collaboro più o meno settimanalmente
con Radio Popolare, nella rubrica "Codici a barre". Uno dei miei
deliri, a proposito del worm/virus Mydoom, è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/int_conf/2004_02_02_radiopopolare/2004-02-02_radiopopolare_mydoom.mp3
La chiacchierata sul mondo delle chat online fatta a Radiouno, nella trasmissione "Baobab di notte", è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/int_conf/2004_02_18_baobabdinotte/baobabdinotte.mp3
Si tratta di file audio MP3 piuttosto
grandi (4 e 12 megabyte rispettivamente), per cui tenetene conto se li
volete scaricare tramite una connessione telefonica: potrebbero
richiedere diversi minuti.
Ricordate il "cucciolo di drago" recentemente scoperto in
Inghilterra? Se ne è parlato alla trasmissione Rai "Voyager" di questa
settimana, che solitamente non brilla per cautela e lotta al
sensazionalismo ma ha comunque saggiamente contattato vari esperti di
settore, che hanno chiaramente espresso i più ampi dubbi sulla natura
bufalina del ritrovamento.
Dato che non è permesso aprire il contenitore in cui si trova il
reperto, volendo essere rigorosi non è possibile dare una sentenza
definitiva di falso, ma gli indizi in tal senso sono assolutamente
preponderanti: secondo gli esperti, il liquido (che non si sa neppure
se è formalina) è decisamente troppo limpido per essere lì da oltre
cent'anni, e il corpo di un essere vivente conservato in questo modo
tende a perdere scaglie di pelle, che si dovrebbero depositare sul
fondo o intorbidare il liquido. Invece il liquido è appunto limpido e
il fondo del contenitore è pulitissimo. Ci sono anche dubbi grafologici
sull'autenticità dei documenti che lo accompagnano.
Il filmato di Voyager conferma oltre ogni dubbio che il "drago" non
misura "trenta centimetri", come hanno riportato alcuni giornali, ma
circa trenta _pollici_, ossia un'ottantina di centimetri. Si vede che
qualche giornalista ha disinvoltamente "convertito" i pollici in
centimetri.
Uno degli esperti contattati da Voyager chiarisce inoltre il dubbio
su formalina e formaldeide, le due sostanze citate in apparente
contraddizione da alcune fonti: in realtà la formalina è "una soluzione acquosa dal 3 al 15 al 30% di formaldeide appunto in acqua", per cui si può parlare indifferentemente di conservazione sotto formalina o sotto formaldeide.
Ci sono altre ragioni di dubbio: per conservare un animale in
formalina, occorre aprirlo per rimuoverne gli escrementi che
contaminerebbero la soluzione, ma questo "drago" non ha segni di
sutura. Inoltre il "drago" non ha attributi sessuali.
Dalle interviste di Voyager, infine, emerge chiaramente la probabile motivazione della vicenda: pubblicizzare e vendere a caro prezzo il reperto sfruttando l'effetto novità e la notorietà fornita gratuitamente dalla stampa e dai telegiornali. Infatti stando al portavoce del proprietario sono già arrivate offerte d'acquisto stratosferiche (cinquecentomila sterline, circa 740.000 euro). Non stupisce quindi che il proprietario sia riluttante ad aprire il contenitore e far esaminare il reperto, perché ci rimetterebbe un capitale se fosse definitivamente sbugiardato come falso. Meglio lasciare il dubbio, così è più facile trovare qualche ricco ingenuo che abbocca. E' un tipico meccanismo di truffe di questo genere, già visto recentemente, per esempio, nel caso della celebre "autopsia dell'alieno".
In realtà non occorre aprire il contenitore per condurre alcuni
semplici test: sarebbe sufficiente porre una fonte di luce potente
dietro il contenitore, in modo da vedere la struttura del "drago" in
trasparenza, soprattutto nelle ali e nelle dita, rivelandone la
struttura interna (difficilmente un falsario realizzerebbe anche un
falso scheletro perfetto). Inoltre è banale, con gli strumenti moderni,
accertare la natura del liquido che circonda il reperto senza doverlo
aprire.
L'indagine antibufala è disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/cucciolo_drago/sotto_spirito.htm
In conclusione, il drago non è un drago ma una simpatica bufala. Peccato.
So che fra i lettori di questa
newsletter ci sono numerosi residenti del Canton Ticino. Sto facendo
alcune ricerche sul Cantone per ragioni al tempo stesso professionali e
personali, e mi servirebbe il vostro aiuto per reperire alcune
informazioni che è difficile trovare via Internet.
Sono informazioni che probabilmente
avete in casa o che conoscete per esperienza personale (guide
telefoniche, reperibilità vera del servizio ADSL, tariffe
gas/luce/acqua, eccetera). Garantisco come sempre l'assoluto anonimato:
se vi va di darmi una mano, scrivetemi in privato al mio solito
indirizzo topone@pobox.com. Grazie!
Ciao da Paolo.
Questa sera alle 00.45 sono in diretta su Radiouno, nel programma
Baobab di Notte; parleremo un po' delle chat online e dei loro pericoli
tecnologici e psicologici.
Ho scritto per Apogeonline una sintesi di quello che si sa fin qui
della grande fuga del codice sorgente Microsoft: cosa c'è dentro,
quanto è grave e quali sono le sue vere conseguenze. Fra l'altro, è già
stata annunciata una vulnerabilità scoperta grazie al codice trafugato.
Non è cosa da panico, dato che colpisce soltanto Internet Explorer 5
mentre la versione 6 ne è immune, ma non è un buon segno. Trovate tutti
i dettagli qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2004/02/18/01/200402180101
Attenzione, l'articolo contiene parolacce! Non sono mie; sono quelle lasciate nel codice dai programmatori Microsoft.
Ciao da Paolo.
La notizia circolava da qualche ora, ma pochi minuti fa è stata
confermata: parti del codice sorgente di Windows 2000 e Windows NT4,
teoricamente segretissime e consultabili soltanto da enti governativi,
persone e aziende altamente fidate, sono liberamente ma illegalmente in
giro per Internet.
Lo ha confermato un portavoce di Microsoft, Tom Pilla:
http://www.eweek.com/article2/0,4149,1526591,00.asp
Ci sarà tempo per le considerazioni tecniche nei prossimi giorni, ma
il concetto fondamentale è questo: avendo a disposizione il codice
sorgente, per gli aggressori sarà molto più facile capire il
funzionamento di Windows, trovarne le falle e sfruttarle per i loro
attacchi.
Già ci riuscivano abbastanza bene, purtroppo, senza accesso al
codice sorgente: ora che possono esaminare in dettaglio i meccanismi di
Windows, sembra ragionevole aspettarsi un peggioramento dei problemi di
sicurezza per i tantissimi che usano i prodotti Microsoft, perché prima
per creare un nuovo attacco bisognava essere molto esperti: adesso, con
il sorgente a disposizione, ci si cimenteranno tutti i vandaletti di
basso rango. Che tristezza.
Il problema riguarda a quanto pare anche chi usa Windows XP, dato
che contiene parti tratte dalle altre versioni di Windows di cui è
stato divulgato il codice.
Per il momento non c'è nulla che un utente Windows possa fare, a
parte valutare seriamente l'ipotesi di passare a un sistema operativo
il cui codice sorgente, a differenza di quello di Windows, è abbastanza
robusto da non aver nulla da temere da una sua divulgazione, perché è
_già_ stato divulgato: Linux. In alternativa c'è naturalmente anche il
Mac.
Se una migrazione non è possibile, è consigliabile ridurre la
propria esposizione, evitando il più possibile di usare programmi
Microsoft troppo intimamente legati al sistema operativo (Internet
Explorer, Outlook/Outlook Express) e sostituendoli con programmi
alternativi, come già consigliato dal mio piccolo dodecalogo di
sicurezza:
http://www.attivissimo.net/security/dodecalogo/dodecalogo.htm
Sarebbe inoltre consigliabile dotarsi di un firewall hardware, in
modo da mettere fra Windows e la Rete un filtro basato su tecnologia
non-Microsoft. I firewall hardware si comprano nei negozi d'informatica
e sono spesso integrati nei "modem" che si usano per i collegamenti
ADSL, ma si possono anche autocostruire usando un vecchio computer,
anche modesto, sul quale si installa una delle tante distribuzioni di
Linux concepite proprio per fare da firewall.
Sia ben chiaro che non sto gongolando per questa imbarazzante falla
nella sicurezza di Microsoft: primo, perché ho anch'io delle macchine
Windows oltre a quelle Linux; secondo, perché Windows è talmente
diffuso che quando i suoi utenti sono attaccati, ne risente tutta la
Rete e quindi ci vanno di mezzo anche gli utenti degli altri sistemi
operativi.
Tenetevi forte, fra poco si balla!
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "g.girardi", "livio.fabr**" e "pisani".
Nella newsletter di stamattina ho consigliato a chiunque usi Windows
di visitare Windows Update per scaricare e installare l'aggiornamento
di sicurezza che tura una falla estremamente pericolosa di Windows e di
farlo subito e senza indugio.
Tuttavia ho ricevuto alcune segnalazioni di lettori che dopo
l'installazione dell'aggiornamento non riescono più a far funzionare il
loro Windows. Si tratta principalmente di utenti NT e 98, e non è detto
che il problema sia dovuto a _questa_ patch: potrebbe derivare
dall'installazione contemporanea di altre patch che gli utenti non
avevano scaricato a suo tempo, o da altre instabilità del sistema che
la patch ha semplicemente messo in luce.
Non sarebbe comunque la prima volta che l'installazione di una patch
causa crash di Windows, come già accaduto a suo tempo per esempio con
il Service Pack 1 di Windows XP:
http://www.pcworld.com/news/article/0,aid,105144,00.asp
Comunque sia, la cautela è d'obbligo, e vale la raccomandazione già
fatta nel Dodecalogo: fate un backup completo prima di installare un
aggiornamento.
Se tutta questa tiritera di patch e backup vi sembra una scocciatura
eccessiva, valutate l'idea di passare a sistemi operativi alternativi,
come Linux o MacOS, per i quali le patch sono assai meno frequenti, con
costi e fastidi di manutenzione conseguentemente ridotti.
E ricordate che ambasciator non porta pena! Se vi si incasina
Windows, non prendetevela con me: sfogatevi con Microsoft Italia, è un
vostro diritto. Il numero dell'assistenza clienti è 02-70.398.398.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alla donazione straordinaria di "lia.mulholl***".
Finalmente è pronta la pezza per quella che Steve Gibson (grc.com) ha già battezzato "la madre di tutte le falle" di Windows.
Si tratta infatti di una falla assolutamente da non sottovalutare, perché consente a un aggressore di entrare nel vostro computer, leggerne o cancellarne i file o usarlo come inconsapevole testa di ponte dal quale lanciare attacchi informatici. La falla non richiede alcuna collaborazione da parte dell'utente: Windows fa tutto da solo. Non occorre aprire allegati o altro: è sufficiente affacciare il computer a Internet. Gli attacchi basati su questa vulnerabilità non vengono rilevati dai normali antivirus.
L'avvertimento ufficiale di Microsoft è disponibile presso
http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/ms04-007.asp
Sono affetti da questa falla, oltre ai diffusissimi Windows XP e
Windows 2000, anche Windows NT 4.0, Windows NT Server 4.0 Terminal
Server eWindows Server 2003. Non risultano a rischio Windows 95/98/ME (perlomeno nessuno dei siti di sicurezza ne parla).
La soluzione è una e una sola: usate la funzione Windows Update e
aggiornate il vostro Windows, scaricando e installando automaticamente
la patch che risolve questa vulnerabilità. NON PERDETE TEMPO. FATELO
SUBITO. Vediamo se riusciamo a evitare un altro disastro come quello di
Blaster (ricordate il computer che si spegneva da solo dopo sessanta
secondi?).
Detto questo, faccio un paio di commenti. La falla è nota da _un_anno_:
http://www.eeye.com/html/Research/Advisories/AD20040210.html
Un anno durante il quale ogni malintenzionato è stato in grado di
entrare e uscire dalle macchine Windows a suo piacimento, senza che
l'utente se ne accorgesse. Meditate, amici, meditate.
Per fortuna, chi ha seguito il consiglio di dotarsi di un firewall come
Zone Alarm non ha dovuto attendere che Microsoft si svegliasse dal
letargo: se ha configurato correttamente il firewall, è già protetto.
La patch va comunque scaricata e installata lo stesso per maggiore
prudenza.
Mi raccomando, quando andate a scaricare la patch, leggete bene la
descrizione offerta da Microsoft: a causa di un bisticcio linguistico,
Microsoft dice che la falla "potrebbe consentire a un utente
malintenzionato di danneggiare il *proprio* sistema e di ottenere il
controllo su di esso". Cioè il cattivo si danneggia da solo, in stile
Vil Coyote? Bella mossa!
Grazie a un lettore, "ugo", che mi ha segnalato questa perla.
Gli utenti Mac e Linux, naturalmente, non devono preoccuparsi di questa vulnerabilità.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alla gentile donazione di "franco.bor***".
Molti lettori mi hanno scritto a proposito del banner della Guardia
di Finanza che da qualche giorno (dal 5 febbraio) occupa la pagina
principale di Enkeywebsite, uno dei siti di riferimento del circuito
peer-to-peer Edonkey/eMule:
Si è sospettato che si trattasse di una bufala o di una curiosa
forma di protesta, ma Punto Informatico ha già avuto conferme da parte
della GdF:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=46869
Il sequestro è insomma autentico, nonostante alcuni aspetti curiosi
che avevano fatto pensare ad altro: il sito è fisicamente ubicato negli
Stati Uniti, il banner della GDF è stato modificato più volte, e a
quanto pare i link interni del sito sono rimasti accessibili per
qualche tempo presso
http://www.enkeywebsite.net/~old/
La "violazione dell'articolo 171/ter della legge 633/41" citato dal
banner della GdF riguarda una serie di reati connessi alla
distribuzione abusiva di materiale audiovisivo:
http://www.tutelautore.it/l63341art136a179.htm
Non sono un avvocato, ma non vedo in questa legge molta corrispondenza con quello che faceva Enkeywebsite.net, ossia ospitare forum in cui comparivano link ad altri siti/utenti che offrivano film, telefilm e musica da scaricare. Il sito non ospitava fisicamente alcun materiale non liberamente copiabile.
Mancherebbe inoltre il fine di lucro citato dall'articolo 171, a
meno che la richiesta di donazioni presente su Enkeywebsite.net sia
stata considerata "lucro". Infine, non è chiaro se la semplice
pubblicazione di link a materiale non liberamente copiabile rientri
nell'ipotesi di "promuove o organizza" queste attività prevista dal
comma 2 lettera C della medesima legge.
Comunque sia, la notizia ha scatenato il panico e altri siti
italiani dello stesso tipo si sono autosospesi o stanno traslocando.
Non so nulla delle ipotesi citate da Punto Informatico sul
coinvolgimento di un "grosso nome della televisione pubblica".
Più in generale, di sequestri come questi ne vedremo ancora tanti.
E' inutile nascondersi dietro a un dito o cavillare: lo scambio di
materiale non liberamente copiabile è illegale, e il fatto che lo
facciano tutti non lo rende meno illegale, per cui i siti che
"promuovono o organizzano" questo scambio finiranno inevitabilmente nel
mirino più degli utenti P2P comuni perché sono visti come grandi
distributori.
Siamo tutti d'accordo, credo, che molte delle restrizioni alla copia
di musica, film e telefilm siano stupide e immorali. Scaricare un film
di prima visione o appena uscito in DVD è non solo illegale ma anche
immorale, perché si toglie il pane di bocca a chi spende l'iradiddio
per interpretare, dirigere, produrre e distribuire questi film.
Ma se per esempio registro un film o un programma trasmesso dalla
Rai e lo metto su un circuito P2P in modo che gli altri abbonati Rai
che se lo sono perso lo possano vedere, dove sta il danno? Se un
telefilm non viene trasmesso in Italia (penso a tante serie di
fantascienza ma non solo) né probabilmente verrà mai trasmesso e lo
vedo tramite un circuito P2P, dove sta il danno? Se mi sono perso una
puntata del mio telefilm preferito, trasmesso da un'emittente di cui
pago il canone, e me la scarico da un circuito P2P, dove sta il danno?
Sono casi in cui c'è sicuramente una violazione del _diritto_ d'autore, dato che ogni autore ha il diritto di decidere chi e dove si può vedere/leggere/ascoltare la sua opera, ma non credo che si possa parlare di *danno*. Non è stato rubato niente a nessuno. Sono situazioni più paragonabili a una differita che a vera e propria pirateria.
Chiunque frequenti il mondo di Star Trek sa benissimo che la
Paramount e tante altre case di produzione incassano fior di quattrini
dalla vendita di gadget riguardanti serie televisive non ancora (o mai)
trasmesse nella penisola. I fan comprano questi prodotti perché hanno
visto i telefilm tramite i circuiti P2P. Niente P2P, niente gadget
venduti.
E' chiaro insomma che la legge attuale contiene delle grandissime
ingiustizie che paradossalmente causano danno economico proprio ai
soggetti che dovrebbero tutelare. Ma finché la legge non viene
riformata, questi comportamenti sono punibili. La mia speranza è che il
P2P, nonostante batoste come questa, continui come ha fatto fin qui:
ricordate i tempi della chiusura di Napster, quando si diceva che il
P2P era finito?
E' ora di rendersi conto, cari produttori di musica, film e
telefilm, che a causa della vostra inerzia c'è ormai un'intera
generazione di giovani che è nata e cresciuta in un ambiente in cui
questi prodotti sono liberamente e gratuitamente copiabili. E' reato
farlo, ma quando un reato diventa una consuetudine, alla fine la legge
non può far altro che adattarsi. Quindi adattatevi voi, o perirete.
Ripeto la mia sempiterna proposta: dateci un sito ufficiale dal
quale scaricare i vostri prodotti, dateci un modo facile per pagarli,
dateci dei prezzi ragionevoli, non metteteci fra i piedi stupide e
penalizzanti restrizioni anticopia che rendano più appetibili le copie
pirata, e noi verremo a comperare da voi. L'esempio di iTunes è sotto
gli occhi di tutti.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alla donazione straordinaria di "James Bonv".
Oggi il Servizio Antibufala si occupa di due casi paralleli di
pubblicità circolanti su Internet tramite il passaparola degli utenti.
Il primo caso è quello di una coppia di immagini che sembrano essere
pubblicità di prodotti della celebre marca Puma. Le immagini sono molto
allusive nella reciproca posizione dei due personaggi (una ragazza che
indossa scarpe Puma è inginocchiata davanti a un uomo, con la testa di
lei fuori inquadratura) e diventano del tutto esplicite se si esamina
in dettaglio la gamba della ragazza. Se le avete viste nella versione
più grande che circola insieme all'appello, sapete che cosa intendo.
Puma ha dichiarato pubblicamente che si tratta di falsi e che le
immagini non sono mai state usate per alcuna campagna pubblicitaria,
compresa l'ipotetica "versione brasiliana di Maxim" che molti utenti
hanno erroneamente indicato come luogo di pubblicazione.
La dichiarazione di Lisa Beachy, portavoce di Puma, è stata pubblicata
nel Wall Street Journal del 12 marzo 2003 ed è citata da
Urbanlegends.com
http://urbanlegends.about.com/library/bl-an031203.htm
che traduco dall'inglese: "Ci è
stato segnalato che varie immagini pubblicitarie non autorizzate e
sessualmente allusive che raffigurano il marchio PUMA sono state
distribuite via Internet. Siamo indignati che immagini di questo genere
siano state create e distribuite sotto il nome PUMA. Come marchio,
cerchiamo di assumere un punto di vista esclusivo per tentare di
sfidare i confini del nostro settore, ma non penseremmo mai di usare
tattiche di questa natura. Stiamo investigando le circostanze e ci
riserviamo di adire le vie legali disponibili".
Questo non ha impedito ai complottisti di lanciarsi in un'ipotesi
fantasiosa e di questi tempi non implausibile, ma certamente non
supportata da alcun fatto concreto: ossia che queste immagini siano una
forma di cosiddetta "pubblicità virale", concepita per indurre chi la
riceve a inoltrarla spontaneamente ad altri utenti e quindi veicolare
il marchio.
A dire il vero le foto contengono numerosi dettagli che ne sembrano
confermare un'origine piuttosto amatoriale. C'è innanzi tutto il --
come dire -- dettaglio esplicativo, che ha chiari segni di
fotomontaggio, per non dire di generazione mediante un programma di
grafica digitale (la medesima "colatura" sul polpaccio in entrambe le
foto è una coincidenza altamente implausibile).
Inoltre ci sono le suole addirittura sporche delle scarpe, poco
adatte a reclamizzare il prodotto, e ci sono le ombre troppo scure e
l'unica fonte d'illuminazione, tipici segni di una foto dilettantesca.
Si potrebbe anche fare qualche commento sul pessimo gusto nel vestire
(minigonna con calze a metà polpaccio?), ma credo che il concetto sia
chiaro.
Gli avvocati della Puma stanno inviando a chiunque pubblichi queste
immagini severissime lettere di diffida, come quella mostrata presso
http://felixsalmon.com/pics/memefirst.pdf
per cui non so per quanto potrò pubblicarle sul mio sito senza incorrere nelle loro ire. A quanto pare, Puma diffida anche i siti che pubblicano le immagini per smentirle, cosa che in teoria dovrebbe fare loro un favore. O preferiscono che intorno alle immagini rimanga un po' di mistero?
Trovate le foto e la relativa indagine antibufala con i suoi aggiornamenti presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/pubblicita_puma/cosa_stanno_facendo.htm
Circola anche un'altra falsa immagine pubblicitaria, riguardante sempre l'abbigliamento sportivo: una scarpa insanguinata in primo piano reca l'inconfondibile marchio Nike, mentre sullo sfondo si intuisce che si è appena verificato un attentato in un luogo che sembra Israele. L'immagine è accompagnata da uno slogan crudele: "You may not survive the blast, but your shoes will" ("Forse tu non sopravviverai all'esplosione, ma le tue scarpe sì").
http://www.attivissimo.net/antibufala/pubblicita_nike/scarpa_insanguinata.htm
L'immagine è spesso accompagnata da un invito in varie lingue a
boicottare i prodotti Nike a causa del cattivo gusto di questa
apparente campagna pubblicitaria. In realtà l'immagine non è stata
realizzata né mai utilizzata dalla Nike, ma da un anonimo che forse
voleva fare un commento politico in modo assai discutibile.
Secondo Urbanlegends.com
http://urbanlegends.about.com/b/a/2004_01_26.htm
la bufala di pessimo gusto circola dalla metà del 2003, e a gennaio
2004 la Nike ha smentito ogni relazione con l'immagine e con l'appello,
chiedendo inoltre di non inoltrarlo ulteriormente a nessuno.
Ciao da Paolo.
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Dai primi di gennaio 2004 circola, a volte sotto forma di
presentazione PowerPoint, una serie di foto di dipinti davvero
sorprendenti realizzati sui marciapiedi da un artista non identificato:
una foca che sbuca dal ghiaccio e prende una lattina di mano
all'artista, un "Dies Irae" in cui le anime si inabissano in una
voragine aperta nel marciapiede, un pozzo in cui precipita l'ex primo
ministro britannico John Major, una gigantesca mosca stesa dalla
bomboletta d'insetticida in mano all'artista, un autoritratto del
"madonnaro", e così via.
Ciò che colpisce è l'apparente assoluta tridimensionalità delle opere, che cozza fra l'altro con la prospettiva del resto dell'immagine. I soggetti sembrano "uscire" dal marciapiede o "sprofondarvi", anche se evidentemente il marciapiede non è intaccato in alcun modo. E' un effetto così notevole che alcuni hanno ipotizzato si tratti di abili fotomontaggi.
In realtà non si tratta affatto di fotomontaggi, ma di veri disegni
effettivamente creati sulla superficie piana della pavimentazione.
L'artista è Kurt Wenner, nato nel Michigan ma cresciuto a Santa Barbara
(California). Come descritto nel suo sito, che fra l'altro presenta
molte altre immagini di sue opere
Wenner ha lavorato per la NASA come illustratore fino al 1982, quando si è trasferito in Italia: ora vive a Roma. Fra i suoi lavori c'è l'intero soffitto della chiesa di San Giorgio, sul lago di Como. Nel 1991 ha realizzato un'opera per la visita del Papa a Mantova.
Ma come si realizza l'illusione ottica? Si tratta di un antico trucco chiamato anamorfismo, molto in voga nel Settecento: l'immagine è in realtà disegnata in forma fortemente distorta, ma se viene vista da una determinata angolazione e da una specifica direzione assume delle proporzioni corrette che ingannano l'occhio e le conferiscono una prospettiva tutta sua. Le opere di Wenner stupiscono perché creano una discordanza fra la prospettiva dell'ambiente e quella apparente dell'opera che il cervello non riesce a conciliare.
Una foto di Wenner all'opera, pubblicata dall'Augusta Chronicle:
http://augustachronicle.com/images/headlines/043098/street_painting.jpg
mostra la distorsione adottata da Wenner.
Grazie al computer, l'anamorfosi non è più una laboriosa tecnica
manuale riservata a pochi. Ci sono programmi che generano
automaticamente anamorfosi di vari tipi (piane, coniche, cilindriche),
come il freeware Anamorph me!:
http://myweb.tiscali.co.uk/artofanamorphosis
per Windows, una cui dimostrazione trovate nella pagina del Servizio antibufala dedicata a quest'indagine:
http://www.attivissimo.net/antibufala/madonnaro/artista.htm
Guardate l'immagine mettendovi a destra dello schermo del vostro computer. Se vi mettete alla giusta distanza (pochi centimetri) dallo schermo, il monoscopio Rai riprende la sua forma normale: i cerchi tornano a essere cerchi, i quadrati sono di nuovo quadrati, e i due lati verticali dell'immagine hanno la stessa lunghezza apparente. Ma la griglia di quadrati gialli ha assunto una prospettiva distinta, che il nostro occhio ci fa sembrare "sbagliata" e innaturale: sembra quasi che il monoscopio sia "staccato" dalla griglia.
Se sostituite il monoscopio con un'opera di Wenner e la griglia gialla con la disposizione delle piastrelle della pavimentazione, avete la visualizzazione di come Wenner ottiene i suoi meravigliosi effetti tridimensionali.
Ciao da Paolo.
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Sono arrivate al Servizio Antibufala parecchie richieste d'indagine
su una notizia piuttosto curiosa, riportata anche dal Corriere della
Sera a gennaio 2004: il reperimento di un cucciolo di drago conservato
in formalina. La segnalazione arriva spesso accompagnata
dall'inquietante immagine riportata nell'indagine antibufala completa,
disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/cucciolo_drago/sotto_spirito.htm
Stando al Corriere della Sera, il presunto "cucciolo di drago" è
alto una trentina di centimetri, è conservato in formaldeide e
ritrovato "sotto un cumulo di roba vecchia da un certo David Hart,
nipote di Frederick Hart, un tempo facchino del Museo di Storia
Naturale di Londra". Secondo il racconto di Hart, il reperto "era stato
inviato al prestigioso istituto della capitale da un gruppo di
scienziati tedeschi attorno al 1890, quando era fortissima la rivalità
tra i due Paesi. Tuttavia, il museo di Londra pensò che si trattasse di
uno stratagemma per mettere in berlina il Regno Unito di fronte alla
comunità scientifica mondiale e stabilì che quel piccolo di drago non
era altro che un pupazzetto. Così, il barattolo con la formaldeide ed
il suo contenuto venne dato ad Hart e con il passare degli anni finì in
uno scatolone nella collezione di cimeli di famiglia."
Spiace per i cultori del genere fantasy, ma le probabilità che si
tratti di un vero cucciolo di drago sono praticamente nulle: scherzi di
questo genere erano effettivamente piuttosto comuni all'epoca, e a
volte degeneravano in autentiche truffe, come per esempio il famoso
caso dell'"uomo di Piltdown":
http://skepdic.com/piltdown.html
Una foto del "drago" è disponibile anche sul sito della Reuters presso
http://www.reuters.com/newsPhotoPresentation.jhtml?type=topNews&imageID=1000931050
ed è descritta inequivocabilmente come "fake baby dragon" ("falso
cucciolo di drago"). A differenza dei dati citati dal Corriere della
Sera, Reuters dice che il vasetto misura 30 pollici (circa 76
centimetri) anziché 30 centimetri.
Reuters afferma che il vasetto è stato scoperto da David Hart in un
garage dell'Oxfordshire (Inghilterra meridionale), e che in una scatola
metallica trovata accanto al "drago" c'era un incartamento scritto in
stile tedesco antico, databile intorno al 1890, che indica che il
Natural History Museum respinse il reperto e lo spedì per essere
distrutto, ma fu intercettato dal nonno di Hart, che lavorava appunto
come facchino.
Volendo tagliare la testa al drago, pardon al toro, si può analizzare
il reperto e capire di cosa è fatto. Pare che Allistair Mitchell, un
amico di David Hart, voglia infatti sottoporre il "drago" a una
biopsia. Staremo a vedere. In ogni caso, tanto di cappello all'anonimo
artefice della burla: è veramente ben fatta.
Sempre a gennaio 2004 ha preso a circolare la notizia di un pappagallo che sarebbe in grado di fare vera e propria conversazione, comporre frasi, rispettare la grammatica e persino fare dell'umorismo, e sono arrivate numerose richieste d'indagine. La storia è raccontata qui:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/3430481.stm
http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/scienza_e_tecnologia/pappagallo/pappagallo/pappagallo.html
L'articolo della BBC parla del pappagallo, di nome N'kisi, che avrebbe
"stupito gli scienziati" perché avrebbe un vocabolario di 950 parole e
manifesterebbe un senso dell'umorismo. Sarebbe in grado di coniare
spontaneamente nuove parole e frasi se posto di fronte a situazioni che
non conosce. Per di più sarebbe anche telepatico. Il suo caso è
pubblicato nel numero di gennaio 2004 del BBC Wildlife Magazine.
Anche in questo caso, il bufalometro è sul rosso. Non ho dubbi che il
pappagallo sia assai più intelligente di molti esseri umani (penso in
particolare agli hooligan), ma in base all'esperienza con tanti altri
casi simili, grammatica e telepatia mi sembrano altamente improbabili:
per chiarire la faccenda occorre che si svolgano dei test, non da parte
dei soliti scienziati, che non sono competenti in materia, ma da parte
di prestigiatori, esperti nello scovare i trucchi volontari e
involontari che di solito si annidano dietro questi "fenomeni".
Fino a quel momento, la prudenza è d'obbligo e non c'è molto altro da dire. Eventuali aggiornamenti saranno disponibili presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/pappagallo/parlante.htm
Ciao da Paolo.
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Ieri Microsoft ha presentato la correzione all'ormai celebre falla
di Internet Explorer che aiuta i truffatori a creare siti-truffa
perfettamente ingannevoli, come descritto nella newsletter di ieri:
http://www.attivissimo.net/nl/nl2004/nl_internet_per_tutti_archivio200402.htm#020
La correzione, tuttavia, è decisamente drastica: rifiuta infatti
qualsiasi indirizzo contenga il carattere "@" (la chiocciolina) o il
suo equivalente esadecimale ("%40"), dicendo laconicamente che si
tratta di "sintassi non valida".
Saranno contenti della soluzione Microsoft quelli della Fiat, che
come forse sapete hanno una serie di siti pubblicizzati come
"www.buy@fiat.com", che in inglese si legge "buy at Fiat", ossia
"compra alla Fiat". Questi siti perfettamente legittimi non sono più
raggiungibili con Internet Explorer dopo l'installazione della patch di
correzione. Bella mossa.
Anche Luca Armani, il titolare di timbrificio diventato celebre per
la sua controversa battaglia legale con la Giorgio Armani SpA intorno
al nome di dominio "armani.it", viene oscurato dalla scelta Microsoft.
Il suo sito alternativo, infatti, è "Rmani.it", che lui pubblicizza
come "www.@rmani.it". Chi installa la patch di Microsoft e usa Internet
Explorer non può più visitare il sito di Luca digitando
"www.@rmani.it": deve avere la padronanza della Rete che gli permette di
capire che il nome di dominio è "Rmani.it" e che quello che precede la
chiocciolina non serve.
In altre parole, la patch di Microsoft è una delle soluzioni
tecniche meno felici al problema dei siti-truffa: viene da chiedersi
come mai non sia stata scelta la soluzione semplice e indolore di
Opera, che di fronte a indirizzi di siti contenenti la chiocciolina
visualizza semplicemente una finestra di dialogo che avvisa l'utente
del possibile rischio e lascia a lui/lei decidere il da farsi. Mozilla
1.6, invece, non visualizza alcun messaggio di avviso e lascia vedere
direttamente il sito interessato, che sia truffaldino o meno: questo
non è bene, ma c'è l'attenuante del fatto che a differenza di Internet
Explorer, nella barra dell'indirizzo viene visualizzato sempre
l'indirizzo intero, senza mascherature o troncamenti come quelli
permessi dalla falla Microsoft.
Questo è il classico esempio delle ragioni per cui da sempre si sconsiglia l'uso di Internet Explorer in favore di quello di browser alternativi: Internet Explorer è pieno di vulnerabilità (turata questa dopo due mesi di attesa, ne restano comunque molte altre) e le correzioni Microsoft sono spesso peggiori del male che vogliono guarire.
Il colmo dell'ironia è che se visitate www.buy@fiat.com usando
Opera, ottenete una schermata (in inglese) che vi dice che il sito non
può essere visto con questo browser. I browser consigliati per la
visione sono Netscape e.... Internet Explorer.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle donazioni di "paléonora", "bol**fi-asc**i" e "temoc".
Dopo due mesi di attesa, Microsoft ha finalmente rilasciato una
patch che corregge la falla di Internet Explorer descritta in un mio
articolo per Apogeonline
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/12/24/01/200312240101
La falla consente a un aggressore di visualizzare quello che gli
pare nella barra dell'indirizzo di Internet Explorer. L'uso più tipico
di questa falla è nelle truffe in cui la vittima riceve un invito a
visitare un sito di una banca o di un servizio commerciale online
(Ebay, Paypal e simili) e a reimmettere i propri codici di accesso "per
ragioni di sicurezza".
In realtà il link presente nell'invito non rimanda al sito
autentico, ma a un sito-trappola visivamente identico, in cui la
vittima immette i propri dati, regalandoli quindi al truffatore con
ovvie conseguenze.
Normalmente la truffa diventa evidente quando si guarda la barra
dell'indirizzo, perché compare l'indirizzo del sito-trappola invece di
quello del sito autentico, ma grazie alla falla di Internet Explorer
l'illusione è perfetta: nella barra dell'indirizzo compare infatti
l'indirizzo del sito autentico.
La dimostrazione innocua di questa falla è nel Browser Challenge:
http://www.attivissimo.net/security/bc/test10.htm
Vi consiglio di provarla con Internet Explorer prima e dopo aver
installato la correzione, in modo da poter verificare che funziona.
Una volta installata la correzione, Internet Explorer dovrebbe rispondere a questo test dicendo che la pagina non può essere visualizzata e visualizzando nella barra dell'indirizzo il vero indirizzo della pagina.
Chi usa altri browser o altri sistemi operativi non ha mai avuto
problemi con questa vulnerabilità, che è esclusiva di Internet Explorer
sotto Windows (Internet Explorer sotto Mac ne è esente). Tuttavia la
correzione è consigliata a tutti gli utenti di Windows, compresi quelli
che non usano Internet Explorer: infatti il servizio Windows Update di
Microsoft dice esplicitamente, durante l'installazione della
correzione, che la falla "riguarda tutti i computer che hanno Internet Explorer installato, anche se non viene utilizzato come browser Web".
La correzione è disponibile presso il sito Microsoft usando la funzione Windows Update e si chiama "MS04-004 Cumulative Security Update for Internet Explorer (832894)" o "Pacchetto cumulativo di aggiornamenti della protezione per Internet Explorer 6 Service Pack 1 (KB832894)".
I dettagli tecnici sono presso
http://support.microsoft.com/default.aspx?scid=kb;en-us;Q834489
e in italiano presso
http://www.microsoft.com/italy/security/security_bulletins/20040202_windows.mspx
La correzione risolve inoltre una falla analoga di Internet Explorer che consentiva di creare link ingannevoli e descritta qui:
http://www.attivissimo.net/security/fakesites/fakesites.htm
Mi raccomando, non scaricate la correzione da nessun altro sito, non
fidatevi di eventuali correzioni inviate come allegati a e-mail, anche
se il mittente sembra essere Microsoft, e usate solo ed esclusivamente
la funzione Windows Update per scaricare la correzione: ogni altro
metodo potrebbe essere una truffa che sfrutta proprio la necessità di
turare quest'ennesima falla per intrufolarsi nel vostro computer.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle donazioni di "fabrix" e "Niki del Net Raiders".
Potevano starsene zitti i complottisti, con tutte queste foto delle
missioni su Marte di gennaio e febbraio 2004? Certo che no. E infatti è
arrivata puntuale la prima "scoperta". Su una roccia di Marte c'è
scritto un numero, per l'esattezza il numero 19.
L'originale della foto marziana che contiene il numero 19 è disponibile presso il sito della NASA:
http://marsrovers.jpl.nasa.gov/gallery/all/2/p/013/2P127522190EFF0309P2511L2M1.JPG
Il numero 19 è nella roccia che sta quasi al centro della zona
superiore dell'immagine, circa a metà strada fra la piastra quadrata
chiara e il bordo superiore della foto. Presso il sito del Servizio
Antibufala trovate una porzione non ritoccata in alcun modo della foto
originale, prima in scala ridotta e poi a grandezza naturale.
http://www.attivissimo.net/antibufala/marte/numero19.htm
Come tutti sanno, un numero è una dimostrazione evidente di vita
intelligente, ma in questo caso c'è un ulteriore particolare
inquietante. La vita intelligente marziana sarebbe robotica: infatti 1
= A e 9 = I, e "AI" sta per Artificial Intelligence, ossia
"Intelligenza Artificiale".
In altre parole, Marte è popolato di robot alieni intelligenti che stanno tentando di comunicare con noi scrivendo numeri sulle rocce. Mettersi davanti all'obiettivo delle sonde NASA e farsi fotografare con un cartello recante la scritta "klaatu barada nikto" sarebbe un approccio troppo facile, non vi pare?
C'è anche chi teorizza che la verità sia un'altra: le foto non
proverrebbero da Marte, ma dallo studio televisivo nel quale, come al
solito, la NASA starebbe simulando l'intera missione. Il numero 19
sarebbe quindi un numero d'inventario usato dagli scenografi per
ricordarsi le posizioni delle varie rocce, in modo da poter ricreare
sempre esattamente la medesima scena fra un ciak e l'altro.
Se la cosa vi sembra strampalata, tenete presente che una delle più
famose "prove" della falsificazione degli sbarchi lunari del 1969 è una
celebre
foto in cui una roccia lunare reca una vistosa lettera C. Anche in
questo caso, i complottisti dichiarano che si tratta di una lettera di
riconoscimento
lasciata per errore in vista dagli scenografi dell'epoca.
E' naturalmente una bufala, perché è un fatto ben noto che in qualunque
immagine piena di irregolarità, se si cerca con pazienza, si troveranno
forme familiari: non perché ci sono, ma perché il cervello umano tende
a cercare di dare un senso alle forme casuali. E' lo stesso meccanismo
che ci fa vedere un volto umano nella Luna piena o un coniglietto in
una nuvola. O la faccia del demonio nella nube di fumo delle torri
gemelle del World Trade Center.
Per quanto riguarda la C nella foto lunare, ovviamente si tratta di un
pelucco intrufolatosi durante la duplicazione analogica delle
preziosissime pellicole originali (tutte le foto dello sbarco sulla
Luna che vedete in giro sono copie di copie). Ma questa spiegazione è
considerata inaccettabili dai complottisti duri e puri.
Ringrazio gli attenti osservatori di The Register
http://theregister.co.uk/content/28/35245.html
per questa chicca.
Ciao da Paolo.
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