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Ricordate la storia del "drago sotto spirito", che circolò a gennaio
scorso? Si trattava di un presunto "cucciolo di drago", descritto come
alto una trentina di centimetri, conservato in formaldeide e ritrovato
"sotto un cumulo di roba vecchia da un certo David Hart, nipote di
Frederick Hart, un tempo facchino del Museo di Storia Naturale di
Londra".
La bufala era evidente a tutti, tranne ai più creduloni, ma l'immagine
del draghetto, colle sue braccine palestrate e un curioso cordone
ombelicale (in un rettile?), fece il giro del mondo. Ora l'autore della
burla ha ammesso tutto. Come riferito dalla BBC
http://news.bbc.co.uk/1/hi/england/oxfordshire/3576987.stm
si tratta di Allistair Mitchell, uno scrittore che ha architettato
la storia del drago in formalina per lanciare la propria carriera. E
gli è andata bene: si è aggiudicato un contratto con un importante
editore inglese, Waterstone's, per la pubblicazione di un thriller che
coinvolge, guarda caso, un drago.
Il drago è stato creato da veri specialisti del settore, quelli della
Crawley Creatures, autori dei modelli usati nel popolarissimo
documentario televisivo Walking with Dinosaurs (trasmesso anche in
Italia).
L'intera storia è a vostra disposizione presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/cucciolo_drago/sotto_spirito.htm
Tanto di cappello a Mitchell, ma soprattutto agli artisti della Crawley Creatures, per aver confezionato un drago veramente simpatico.
Ciao da Paolo.
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Se siete in una zona dove si riceve la Televisione Svizzera di
lingua italiana, domani sera (1/4, lo so, ma non è un pesce d'aprile),
nella trasmissione "Falo'" di TSI1, alle 21, ci sarà una mia breve
apparizione mistica sul tema dei dialer, in concomitanza con la
drastica decisione svizzera di vietare completamente l'uso dei dialer
sul prefisso 0900 (equivalente elvetico degli italici 899) a partire
proprio dal primo aprile.
Al di là delle brevi considerazioni tecniche, che saranno
sicuramente molto stringate per via dei tempi televisivi e che già ben
conoscete se frequentate questa newsletter, la mia apparizione mistica
potrebbe essere interessante da un punto di vista squisitamente
tecnologico: è la prima volta che mi capita di fare un'intervista
televisiva con milleduecento chilometri fra intervistatore e
intervistato.
Infatti io ero in Inghilterra, nel mio ufficio, e la troupe della
TSI era in Svizzera: abbiamo fatto tutto via Internet, usando strumenti
normalissimi (una webcam, Messenger, una linea ADSL) e "barando"
soltanto nel senso che abbiamo aperto anche una linea telefonica per
l'audio e alcuni spezzoni sono stati girati anche con una videocamera
digitale, la cui cassetta ho poi spedito in Svizzera.
Sono curiosissimo di vedere com'è venuta questa sperimentazione (era
una novità anche per la TSI), che schiude notevolissimi orizzonti per
il futuro, per cui se vi capita di registrarla e me ne potete mandare
una copia (credo non ci siano problemi legali, visto che sono uno degli
"autori"), ve ne sarei gratissimo. Ovviamente ogni commento è ben
gradito!
Sarebbe interessante se a questo punto, sulla scia di quello che è
stato deciso in Svizzera, anche il Ministero delle Comunicazioni
italiano decidesse di porre fine alla vergogna dei dialer sui prefissi
899 e simili, ossia su numerazioni italiane. Resteranno i dialer su
prefissi internazionali, perché manca la giurisdizione, ma almeno in
casa propria si potrebbe fare un po' di pulizia. Ma mi sa che i soldi
in ballo sono troppi.
Ciao da Paolo.
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Sull'Espresso di questa settimana.... Lo so, sembra l'inizio di una
celebre bufala sugli stipendi dei parlamentari, ma sull'Espresso n. 12
dell'1/4/2004, già in edicola, alle pagine 79-82, c'è un servizio sul
decreto Urbani con numerose voci autorevoli che commentano il
controverso provvedimento che colpisce il mondo dei circuiti di scambio
"peer to peer".
A proposito, mi raccomando, non cadete nel tranello assai comune di
chiamarli "pear to pear". "Peer to peer", con due E, significa "tra
pari grado", ma "pear to pear" vuol dire "da pera a pera". A meno che
usiate le pere per scambiare file, rischiate di fare una figura
abbastanza barbina.
Ma torniamo a noi: nell'articolo, dicevo, trovate le opinioni di
Andrea Monti (Alcei), Giovanni Ziccardi (professore di informatica
giuridica), di Paolo Nuti (presidente dell'associazione dei provider
italiani), tutti perplessi sull'applicabilità ed efficacia del decreto,
e anche quelle dell'altra campana: Davide Rossi di Univideo e Luciano
Daffarra della Fapav (Federazione antipirateria audiovisiva), che
addirittura reclama sanzioni penali per chi scambia film vincolati.
C'è anche un mio commentino, che però è uno piccolo estratto di
un'intervista parecchio più lunga. Magari vi interessa la versione
completa, e siccome a casa mia non si butta via niente, ve la allego qui sotto
con il permesso di Federico Ferrazza de l'Espresso.
E: Qual è il tuo commento sul decreto?
PA: Giuridicamente, un colabrodo inapplicabile; psicologicamente, un
successo per le lobby cinematografiche, perché mette paura anche se non
ce n'è motivo piu' di quanto ce ne fosse prima. Scaricare un film non
libero da vincoli di copyright è illegale anche senza il decreto Urbani.
E: Dal punto di vista tecnico, è
fattibile che una persona che si scarica attraverso p2p "Il signore
degli anelli" e non tolga il file dalla cartella "file condivisi"
finisca in carcere?
PA: In carcere no, dato che la pena detentiva, perlomeno nella versione
attuale del decreto, non è prevista per il caso che descrivi.
Personalmente, penso che chiunque scarichi un film così spettacolare,
nato per il grandissimo schermo, si meriti comunque un ceffone, perché
vedere un film in condizioni cosi' patetiche è un insulto all'arte
prima ancora che un danno all'industria del cinema. Ma questa e'
un'altra storia.
E: Insomma, secondo te, il decreto sarà effettivamente attuato?
PA: Ammesso che passi senza modifiche [l'intervista risale a prima
della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale], credo che finira' presto
nel dimenticatoio delle leggi da tirar fuori all'occorrenza contro i
personaggi scomodi della Rete, come gia' avvenuto in passato per altre
leggi riguardanti Internet. Puo' darsi che venga applicata a quale
"caso esemplare", per fare spettacolo e dare il contentino a chi crede
ancora che la crisi del cinema sia dovuta alle pessime copie circolanti
su Internet. Un film come il Signore degli Anelli incassa un miliardo
di dollari, eppure era disponibile su Internet il giorno dopo la prima.
Come mai?
E: Un'altra legge liberticida, quindi. Riusciranno le lobby delle grandi aziende a imbrigliare Internet o non hanno speranza?
PA: Non credo sia una legge liberticida, ma una legge che fa male alla
Legge, quella con la L maiuscola, perché la ridicolizza tutta agli
occhi del cittadino in quanto inapplicabile. E' come vietare la pioggia
per decreto. A parte questo, non si può imbrigliare Internet senza
riprogettarla dalle radici per ragioni squisitamente tecniche. Tutti i
sistemi anticopia vengono sistematicamente scavalcati. I circuiti di
scambio si stanno già attrezzando con tecniche anti-intercettazione.
Soprattutto, in tempi come questi trovo ridicolo che si dedichi tanta
foga poliziesca a proteggere un modello commerciale obsolescente come
quello cinematografico che non ha saputo stare al passo con la
tecnologia. A livello industriale, stampare il DVD di un film costa
meno della videocassetta corrispondente, eppure il DVD viene venduto a
un prezzo maggiore: come mai?
E: Credi che internet, dopo che per anni è stato sinonimo di libertà, possa trasformarsi in un sistema di controllo rigido?
PA: Dipende. Si dice spesso che affinché il male prevalga, è
sufficiente che gli onesti non facciano nulla. Lo stesso vale per
Internet: se gli utenti non imparano a conoscerne le vere potenzialità
liberatorie e si fanno ingabbiare dall'Internet patinata e luccicante
offerta dai servizi commerciali, la Rete diverrà sterile, una sorta di
televisione cliccabile i cui contenuti sono imposti dall'alto. Se
vogliamo conservare la libertà di creare e pubblicare senza dipendere
da nessuno, dobbiamo diventare tutti un po' "hacker", nel senso di
"smanettoni".
E: Esistono dei metodi per non farsi beccare che magari potrebbero essere usati da qui in avanti? Se sì quali?
PA: Sì, ce ne sono molti. Tuttavia, descriverli sarebbe una violazione
di uno dei commi del decreto. Questa e' la parte più preoccupante del
decreto, a mio avviso: come è già successo ai ricercatori informatici
americani con la DMCA, se approvato imbavaglierebbe chiunque offra
nozioni tecniche che si prestano al "dual use": utilizzabili sia per
fini leciti, sia per fini illeciti.
E: Poniamo che questa legge non fosse mai stata approvata. Come se ne potrebbe uscire dal conflitto p2p - major?
PA: Sono passati cinque anni dall'avvento di Napster e ancora le major
non riescono a fermare il p2p. Potrebbero semplicemente arrendersi
all'evidenza e sfruttare il p2p invece di contrastarlo invano. Le copie
dei film di prima visione disponibili nei circuiti p2p sono spesso
incomplete o di bassa qualità, addirittura con le sagome degli
spettatori nel fotogramma; vedere un film scaricato in queste
condizioni è una pena. Chi legifera su queste cose dovrebbe provare a
scaricarne uno, così si renderebbe conto dell'assurdità del considerare
queste copie una minaccia per il cinema. Le major potrebbero usare il
p2p per offrire copie qualitativamente garantite, senza alcuno degli
attuali oneri di tiratura e distribuzione, quindi a costi bassissimi,
in contemporanea con l'uscita al cinema. Sono convinto che gli utenti
pagherebbero volentieri un euro in cambio della garanzia di un film
completo e ben fruibile. Gli utenti non sono tutti stupidi e disonesti,
anche se le major continuano a trattarli come tali.
E: Se ne hai notizia, quali sono le norme in materia negli stati uniti e in alcuni altri paesi d'europa?
PA: Non sono abbastanza qualificato da farti una trattazione specifica,
ma grosso modo le leggi sono simili in USA e in UE: scaricare o
duplicare un'opera soggetta a vincoli di copyright è illegale ovunque.
Cambiano la severità della pena associata e la tolleranza
nell'applicarla, ma il principio di base è sempre lo stesso: copiare
senza il permesso dell'autore (o di chi detiene i diritti) non si può,
salvo casi molto limitati (brevi spezzoni, diritto di citazione). Ma
siccome con la tecnologia d'oggi copiare è facilissimo, è ora di
ripensare le leggi sul diritto d'autore per tenerne conto. Si potrebbe
cominciare riportandole al loro scopo originale, che era quello di
promuovere la creazione di cultura dando agli _autori_ (non alle
multinazionali) un diritto esclusivo di sfruttamento _limitato nel
tempo_, trascorso il quale l'opera diventava patrimonio della
collettività. Inizialmente, il limite era ventotto anni: ora è
arrivato, per i film, a centoventi. Un film prodotto oggi diventerà
libero nel 2124, quando tutti coloro che vi hanno contribuito sono
morti da un pezzo, ma la major continuerà a incassare. La canzone
"Tanti auguri a te", pubblicata nel 1935, frutta ancora due milioni di
dollari l'anno alla Time Warner. L'ultima delle sorelle Hill che la
scrissero è morta nel 1946. Ha senso?
Ciao da Paolo.
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E poi mi chiedono "ma che male fa un appello, anche se falso?"
Chiedetelo a quelli che hanno diffuso la vergognosa bufala del bambino
travolto allo stadio.
Siamo all'incoscienza totale: adesso gli utenti ricevono e propagano
addirittura allarmi-bufala che "annunciano" attentati per Pasqua.
"Ciao ragazzi" dice l'appello "questo non è uno scherzo.Oggi ho saputo dalla mia collega che un'hostess dell'alitalia (il marito della mia collega lavora per l'alitalia), in un volo per il marocco, la ragazza ha trovato un portafoglio sul sedile, quando i passeggeri scendevano. Sapeva di chi fosse, e così l'ha restituito. Il signore arabo, l'ha ringraziata molto e prima di uscire dall'aereoporto è tornato da lei e gli ha detto, visto che lei gli ha fatto un grande piacere lui ne faceva uno a lei: 'Non prenda la metropolitana a Roma o a Milano a Pasqua, succederà qualcosa di VERAMENTE BRUTTO, mi raccomando mi ascolti.' Ragazzi, fatelo girare il più possibile a tutte le persone che conoscete, Pasqua viene di 11 aprile ed il fatto non è irrilevante.FATELO GIRARE E' IMPORTANTISSIMO."
Per favore, NON DIFFONDETE QUESTO ALLARME. E' UNA BUFALA. Lo scrivo
grande e grosso, così anche quest'ennesima mandria di affetti da
fettasalamite oculare con complicanze neuronali magari riesce a leggere
prima di cliccare bovinamente sul pulsante Inoltra A Tutto Il Mondo
Isole Comprese.
Come faccio a sapere che è una bufala? Sono in contatto telepatico
con Osama bin Laden? Certo che no. Semplicemente, questa è l'ennesima
variante di un copione bufalino già visto mille altre volte. Una
persona fa un favore a un'altra persona, che per ricambiare la avvisa
di stare lontano dal posto X perché succederà qualcosa di orribile.
Storie assolutamente analoghe circolano in tutto il mondo e
puntualmente si dimostrano false. Hoaxbuster.com e altri siti
antibufala ne hanno una grandissima compilation riguardanti i luoghi
più disparati, e c'è sempre di mezzo qualcuno a cui viene fatto un
favore e ricambia preannunciando un pericolo. Ne trovate un esempio qui:
http://www.hoaxbuster.com/hoaxliste/hoax.php?idArticle=1535
risalente al 30 ottobre 2001, ossia quasi tre anni fa. Il copione è appunto sempre lo stesso: in una versione in francese, un'amica è in metropolitana e scorge per terra un portafogli. Vi trova dentro un documento d'identità la cui foto corrisponde a un uomo di colore seduto non lontano. L'amica gli restituisce il portafogli e lui la ringrazia dicendole di evitare i mezzi pubblici il giorno di Halloween.
Altre varianti, sempre tratte da Hoaxbuster.com:
http://www.hoaxbuster.com/hoaxliste/hoax.php?idArticle=5987
Un'amica a una stazione della metropolitana di Lione trova un portafogli, ne identifica il proprietario (un arabo) e lui per ringraziarla le consiglia di non andare al centro commerciale e alla stazione il 15 dicembre 2002.
Una signora è in un centro commerciale. Davanti a lei un tipo arabo
perde il portafogli. Lei glielo raccoglie e lo rincorre per
restituirglielo. Lui la ringrazia e se ne va. La signora fa per
allontanarsi, ma si sente battere sulla spalla: è il tipo arabo, che le
dice "Signora, se vuole un consiglio, non venga al centro commerciale
fra il 5 e il 31 dicembre".
Una signora a Strasburgo trova un portafogli, ne rintraccia il proprietario e glielo rende. Lui la ringrazia suggerendole di stare lontana dal mercato il 15 dicembre. Risulta poi che l'uomo era ricercato per terrorismo.
Anche presso Arachnophilia.com c'è un discreto repertorio di casi di "terroristi di buon cuore":
http://www.arachnophiliac.com/hoax/Caring_Terrorist.htm
Stavolta le città sono inglesi: Londra, Birmingham, Manchester,
eccetera. E c'è sempre di mezzo qualcuno a cui cade il portafogli, una
signora che glielo raccoglie, e il ringraziamento con avviso di stare
lontano, in questo caso, da Londra intorno al 24 di ottobre.
Ce ne sono ulteriori varianti anche qui:
http://www.arachnophiliac.com/hoax/Halloween_Mall_Warning.htm
e qui:
http://www.urbanlegends.com/ulz/halloween.html
http://www.snopes.com/rumors/mallrisk.htm
Insomma, i casi sono due. O i terroristi di tutto il mondo hanno una
anomala propensione a perdere il portafogli davanti alle signore e a
contar balle su attentati che poi non avvengono, oppure tutte queste
storie sono bufale che attingono alle nostre paure. Secondo voi?
Mi tocca ripetere quello che ho già scritto (newsletter 2004_01_16 - 012) a proposito dell'ultimo allarme di questo genere, secondo il quale Al Qaeda avrebbe"pianificato attentati contemporanei nella metropolitana di Milano e/o su mezzi pubblici" per il 18 gennaio 2004 e avrebbe preannunciato le proprie intenzioni tramite le catene di sant'Antonio; così, giusto per farci una cortesia. Attentati che poi puntualmente non ci sono stati.
Siamo seri. Anzi, siamo serissimi. Disseminare appelli come questo è totalmente
irresponsabile. Non fa altro che seminare il panico senza la benché
minima ragione, e quindi fa proprio il gioco dei terroristi. Che
bisogno c'è di metter bombe e addestrare kamikaze? Basta mandare in
Rete una bufala, tanto ci pensano i gonzi a diffondere il panico
spontaneamente, con la scusa patetica e ipocrita del "non so se è vero,
ma nel dubbio diffondo". Minimo sforzo, massimo risultato.
Volete davvero lasciare che un messaggio così palesemente fasullo
decida dei vostri spostamenti e della vostra vita? E se domani ne
inizia a circolare un altro che cita Torino e il 25 aprile, o
un'altra qualsiasi località e data, che fate? E se poi ne arriva un
altro, e un altro, e un altro ancora, vi chiuderete in casa per sempre?
Cerchiamo di ragionare un attimo col cervello invece che con il deretano.
Chiudo con una nota di servizio: sull'Espresso di domani (venerdì)
dovrebbe esserci un'intervista al sottoscritto a proposito del decreto
Urbani. Siccome sono in Inghilterra, se qualcuno ha modo di confermarne
l'uscita ed eventualmente mandarmene una scansione (presso
topone@pobox.com), gliene sarò grato. Visti alcuni miei incidenti
precedenti coi giornalisti, ho fatto l'intervista per iscritto, via
e-mail, e sono d'accordo con il giornalista che pubblicherò sul mio
sito la mia versione originale, così potrete confrontarla con la
versione dell'Espresso.
Grazie anticipate e ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "a.missaglia", "ayurpao" e "zignaigomelarossa24".
E' stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, ed è quindi oggi entrato in vigore, il controversissimo decreto Urbani (Decreto Legge 22 marzo 2004, n.72),
che prevede sanzioni amministrative non trascurabili (1500 euro,
sequestro delle apparecchiature, eccetera) per chi diffonde o scarica
film vincolati, ossia non liberamente distribuibili, usando qualsiasi
metodo, compresi i circuiti di scambio come WinMx, Kazaa eccetera.
Molti lettori mi stanno scrivendo per sapere cosa fare. E' molto
semplice: se avete paura del decreto Urbani, smettete di scaricare film
da questi circuiti.
E' sbagliato criminalizzare i circuiti di scambio, perché possono
essere usati, e sono effettivamente usati, per distribuire file la cui
diffusione è legale: per fare un esempio, ho appena finito di scaricare
da Bittorrent l'ultima distribuzione Mandrake di Linux. Ma non
nascondiamoci dietro a un dito: praticamente tutto il materiale
audiovisivo che circola su questi circuiti è materiale non liberamente
distribuibile. Quindi è necessario partire dall'assunto che quello che
trovate in Kazaa e WinMx è materiale vincolato e non legalmente
scaricabile fino a prova contraria.
E non ci vuole un genio dell'indagine per capire che i film di prima
visione non solo liberamente distribuibili. Non lo sono neppure quelli
di seconda visione e neppure le pellicole dei tempi di Totò: anche per
questi cimeli valgono le leggi sul diritto d'autore. Non ci sono scuse:
scaricarli è illegale.
Mettetevi il cuore in pace. Può non piacere, può sembrare in certi
casi un controsenso (perché allora è legale registrare un film dalla TV?
Perché i provider diffondonotramite i newsgroup caterve di film porno,
anch'essi tutelati dal diritto d'autore?), ma è così.
E' assai probabile che il decreto Urbani abbia vita breve: gli
esperti che ho contattato lo dipingono come un pasticciaccio giuridico
incomprensibile, e i provider che dovrebbero fare i gendarmi
(oltretutto gratis) si trovano impossibilitati ad applicarlo perché
dovrebbero intercettare le comunicazioni Internet degli utenti, cosa
che altre leggi vietano loro di fare. Le probabilità di finire fra le
vittime di questo decreto sono insomma piuttosto esili.
Alla sua scadenza naturale, fra sessanta giorni,
starà al Parlamento decidere se convertirlo in legge così com'è o dargli
una bella riordinata. Personalmente, credo che lo stato (e il cinema)
guadagnerebbe molto di più se invece di tentare invano di reprimere
applicasse una misura molto cara al fisco italiano: un bel condono. Ci
si presenta alla SIAE con l'elenco dei film scaricati, si paga un tot a
film, e si è in regola; oppure si fa un forfait, come nei condoni
tombali, e si sana per sempre l'irregolarità. Troppo facile, vero?
Ciao da Paolo.
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Ricordate Amina Lawal, la nigeriana condannata alla lapidazione? Sta
circolando forsennatamente un nuovo appello secondo il quale "il
tribunale Supremo della Nigeria ha ratificato la sentenza a morte per
la lapidazione di Amina, e ha soltanto ritardato la esecuzione della
sentenza di due mesi per l'allontanamento dal suo bambino. Trascorso
questo termine sarà interrata fino al collo e lapidata a meno che una
valanga di firme non riesca a dissuadere le autorità Nigeriane. Amnesty
Internacional chiede il tuo appoggio attraverso la tua firma nella sua
pagina web.Tramite una campagna di raccolta firme come questa si riuscì
a salvare Safiya, nella stessa situazione. Pare che per Amina abbiano
ricevuto pochissime firme."
L'appello invita a contattare il sito www.amnistiapornigeria.org e a "firmare" per Amina.
E' una bufala: Amina Lawal è stata assolta definitivamente il 25
settembre 2003. Questo nuovo appello è frutto di una monumentale
epidemia di fettasalamite oculare degli utenti della Rete.
Infatti il sito indicato nell'appello è autentico e appartiene ad
Amnesty International, ma non contiene affatto un appello per Amina:
usa semplicemente le foto di Amina e di Safiya per ricordare che in
Nigeria ci sono "487 persone in attesa di esecuzione". La pagina
medesima dice che Amina e Safiya sono libere: "Gracias al apoyo de
millones de ciudadanos Safiya Hussaini y Amina Lawal están en libertad."
Basterebbe insomma che chi diffonde questi appelli si prendesse la briga di leggere prima di cliccare a vanvera.
Ho aggiornato massicciamente l'indagine sul caso Amina per tenere conto di quest'ennesima patetica variante:
http://www.attivissimo.net/antibufala/amina/amina_lawal.htm
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "e.corazza", "paolonob***" e "alemine".
Ho già scritto parecchi rantoli sull'argomento, ma siccome continuo
a ricevere richieste di lettori che chiedono chiarimenti sugli strani
avvisi che ricevono da sconosciuti, secondo i quali avrebbero mandato
loro dei virus che invece i lettori sono sicuri di non avere nel PC, ho
preparato una paginetta di chiarimento che spero possa essere utile per
spiegare la situazione.
Sono sicuro che anche voi ricevete angosciate richieste d'aiuto dai
vostri amici e colleghi a causa di queste notifiche: se non volete
perdere tempo a spiegare loro il perché e il percome, potete indicare
loro la mia spiegazione.
Nella medesima pagina trovate anche il testo della diffida
anti-notifica da inviare, se vi va, ai responsabili dei siti che vi
bombardano di queste notifiche totalmente inutili.
La pagina è questa:
http://www.attivissimo.net/security/antivirus/notifiche.htm
Sto inoltre preparando una paginetta-FAQ che spieghi i diritti degli
utenti in materia di copia e diffusione di musica e film via Internet,
vista la confusione suscitata dal decreto Urbani. Spero di potermi
avvalere del contributo di alcuni esperti di settore. La FAQ è scritta
sotto forma di "scenari più frequenti", ossia come una serie di domande
che illustrano una situazione ricorrente in questo campo e chiedono se
è legale o meno.
Per ora ho preparato molte domande e poche risposte, in attesa delle
conferme degli esperti. Date un'occhiata alla bozza di lista che ho
preparato, e se avete altri scenari da proporre, scrivetemi al solito
indirizzo (topone@pobox.com) e li girerò agli esperti.
La bozza (ripeto, è una bozza!!) è qui:
http://www.attivissimo.net/diritti/copia_p2p/i_miei_diritti.htm
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "delio.bolo***", "andtrap", "fmagni".
Cerco di non tediarvi con allarmi per ogni stupido virus
che viene partorito dai rompiscatole della Rete, ma in questo caso
faccio un'eccezione, perché il virus è abbastanza insolito dal punto di
vista tecnico: non ha un allegato infetto, eppure infetta lo stesso.
Si tratta di Bagle.Q: questo è perlomeno il nome assegnatogli da Trend Micro, come descritto qui:
Uno dei numerosi metodi di infezione adottati dalla famiglia Bagle
(ce ne sono varianti a bizzeffe) di cui Bagle.Q fa parte sfruttauna vulnerabilità di Internet
Explorer che è già stata corretta da tempo e che consente di infettare
un computer Windows usando un e-mail appositamente confezionato.
In pratica, Bagle.Q invia un e-mail privo di allegato, il cui testo è in formato HTML e contiene un link a una copia del virus, piazzata in un apposito sito Internet. E' sufficiente visualizzare questo e-mail in un programma insicuro che interpreta l'HTML su una macchina Windows non aggiornata con le patch (situazione frequentissima), e la vulnerabilità va a prendersi da sola il virus, ricorrendo a uno script in Visual Basic e infettando il computer del malcapitato utente.
E' un
meccanismo originale e sofisticato, ma mi fa piacere poter dire che il
mio piccolo Dodecalogo di Sicurezza regge alla novità senza alcun
problema, nel senso che chi ne rispetta le semplici regole non ha
alcunché da temere da Bagle.Q. Vanteria a parte, la cosa è importante
perché i consigli di sicurezza devono essere il più possibile durevoli,
senza cambiare in continuazione per non confondere l'utente. Inoltre il
Dodecalogo sarà il perno di un libriccino che sto scrivendo, intitolato
semi-definitivamente "L'acchiappavirus", che sarà un manualetto spiccio
di sicurezza informatica per non addetti ai lavori, per cui è
importante che quello che scrivo non diventi obsoleto troppo in fretta.
Bagle.Q può agire soltanto se il vostro computer non è aggiornato con le patch, ma la Regola 4 del Dodecalogo infatti raccomanda di installare le patch di Microsoft, per cui se l'avete rispettata non avrete problemi con Bagle.Q.
La Regola 6 consiglia di non usare Internet Explorer e
Outlook/Outlook Express, e Bagle.Q funziona soltanto se il vostro
programma di posta esegue automaticamente l'HTML contenuto nei
messaggi, cosa che Outlook/Outlook Express fa se non lo reimpostate
appositamente.
La Regola 7, infine, suggerisce di tenere disattivati ActiveX,
Javascript e Visual Basic Scripting se non strettamente indispensabile:
pertanto Bagle.Q non può funzionare sui PC che rispettano questo suggerimento, perché ricorre al Visual Basic per
scaricare il codice virale dal sito remoto.
Ovviamente si applica come sempre anche la Regola 1 (installare e tenere
perennemente aggiornato un buon antivirus), grazie alla quale Bagle.Q
viene fermato prima che possa far danno.
Il Dodecalogo di Sicurezza completo, con le spiegazioni delle
ragioni che stanno dietro alle regole, è a vostra disposizione qui:
http://www.attivissimo.net/security/dodecalogo/dodecalogo.htm
Prossimamente pubblicherò sul sito anche le prime bozze
dell'Acchiappavirus, che sarà liberamente distribuibile come già
successo per i miei libri precedenti.
Ciao da Paolo.
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Sta circolando un numero insolitamente alto di messaggi a trabocchetto generati da vari virus/worm. Sono caratterizzati da alcuni aspetti comuni: il primo è che si tratta di messaggi che hanno un mittente autorevole, per esempio il vostro fornitore d'accesso o Microsoft. Il secondo è il testo di questi messaggi contiene un avviso o un'offerta di aiuto che ruota intorno a un documento o a un programma allegato all'e-mail.
Questa recente ondata di messaggi-esca è abbastanza furba da cambiare
il testo del messaggio in modo da inserire nel testo il nome del vostro
provider, estratto dal vostro indirizzo di posta, in modo da sembrare
più plausibile: se per esempio il vostro indirizzo è pippo@libero.it,
l'e-mail sembrerà provenire da admin@libero.it e vi descriverà come
utenti di Libero.it.
In realtà si tratta di trappole astute, basate su espedienti
psicologici. Il mittente di questi messaggi è infatti falso (ricordate
che nella normale e-mail il mittente non è garantito), e l'allegato è
un virus e quindi assolutamente non va aperto.
Ma se è così facile falsificare un mittente, come fate a distinguere un
messaggio-esca da un messaggio effettivamente proveniente dal vostro
provider? Semplice: la parola-chiave che deve subito far scattare
l'allarme è "allegato". Non bisogna MAI aprire un allegato, chiunque ne
sia il mittente (apparente), senza un adeguato controllo antivirus; è
meglio comunque non aprire MAI gli allegati inattesi senza verificare
che il mittente volesse davvero mandarceli. Un altro indizio utile in
molti casi, specialmente se usate provider italiani, è che il messaggio
è in inglese: perché il vostro provider dovrebbe scrivervi in lingua
straniera?
In alcuni casi, l'allegato è un file in formato ZIP protetto da
password. Lo scopo di questo formato è consentirgli di passare sotto il
naso dei programmi antivirus, che non sono in grado di leggere il
contenuto di un file ZIP protetto in questo modo.
Ecco alcuni esempi:
__Variante 1__
Hello user of [nome provider] e-mail server,
Our main mailing server will be temporary unavaible for next two days,
to continue receiving mail in these days you have to configure our free
auto-forwarding service.
Further details can be obtained from attached file.
Attached file protected with the password for security reasons. Password is [numero].
The Management,
The [nome provider] team
http://www.[nome provider].com
Il messaggio dichiara (falsamente) che il server di posta del vostro
provider non sarà disponibile per i prossimi due giorni e che per
continuare a ricevere la posta dovete configurare un "servizio di
forwarding automatico gratuito". Tutti i dettagli, dice il messaggio,
sono nel file allegato, che è "protetto con password per motivi di
sicurezza"; la password è fornita nel messaggio. In realtà l'allegato è
un virus.
__Variante 2__
Hello user of [nome provider] e-mail server.
Your e-mail account has been temporary disabled because of unauthorized access. Pay attention on attached file.
The Management,
The [nome provider] team
http://www.[nome provider].com
Il messaggio avvisa che la vostra casella di posta è stata
temporaneamente disabilitata "a causa di un accesso non autorizzato":
le spiegazioni sono (dice il messaggio) nel file allegato, che è un
virus.
__Variante 3__
Dear user,
the management of [nome provider] mailing system wants to let you know
that your e-mail account has been temporary disabled because of
unauthorized access. Please, read the attach for further details.
For security reasons attached file is password protected. The password is [numero].
Cheers,
The [nome provider] team
http://www.[nome provider].com
Anche qui il messaggio avvisa che la vostra casella di posta è stata
temporaneamente disabilitata "a causa di un accesso non autorizzato":
le spiegazioni sono (dice il messaggio) nel file allegato, che è un
file ZIP protetto da password che contiene un virus.
__Variante 4__
Dear user of [nome provider] mailing system,
Some of our clients complained about the spam (negative e-mail content)
outgoing from your e-mail account. Probably, you have been infected by
a proxy-relay trojan server. In order to keep your computer safe,
follow the instructions.
For further details see the attach.
For security purposes the attached file is password protected. Password is "[numero]".
In questo caso venite accusati di aver inviato spam, probabilmente
perché siete stati infettati da un virus; secondo il messaggio, per
eliminare il virus occorre seguire le istruzioni contenute
nell'allegato. In realtà il virus è nell'allegato.
__Variante 5__
Dear user of [nome provider] mailing system,
Our antivirus software has detected a large ammount of viruses outgoing
from your email account, you may use our free anti-virus tool to
clean up your computer software.
For details see the attach.
For security reasons attached file is password protected. The password is "[numero]".
The Management,
The [nome provider]
team
http://[nome provider]
Qui, invece, l'accusa che vi viene rivolta è che dalla vostra casella
"escono molti virus" e vi viene offerto un "antivirus gratuito" per
ripulirvi. L'antivirus, dice il messaggio, è nell'allegato, che è in
formato ZIP protetto con password "per ragioni di sicurezza" . A parte
il fatto che è ovviamente stupido proteggere un allegato con una
password e poi indicare la password nel messaggio di accompagnamento,
anche qui in realtà il virus è nell'allegato.
__Microsoft vi avvisa che siete infetti e vi manda un "aggiornamento"__
Inizialmente avvistato ai primi di marzo 2004, questo messaggio-esca
sembra provenire da un indirizzo Microsoft (di solito
help@microsoft.com, alert@microsoft.com o simili) e avvisa che è in
circolazione una variante di un celebre virus/worm, Mydoom. L'esca
invita ad aprire l'allegato, che è presentato come "aggiornamento"
(patch) per proteggervi dal virus. In realtà, come al solito,
l'allegato non è un aggiornamento: è un virus, e ovviamente il mittente
non è Microsoft.
Ricordate che Microsoft non distribuisce MAI aggiornamenti via e-mail.
Gli aggiornamenti si scaricano solo ed esclusivamente dal suo sito.
Ecco un esempio di testo di questo messaggio-esca:
-------------------------------------------------------------
ENew MyDoom Virus Variant Detected!
A new variant of the W32.Mydoom (W32.Novarg) worm spread rapidly through the Internet.
Anti-virus vendor Central Command claims that 1 in 45 e-mails contains the MyDoom virus.
The worm also has a backdoor Trojan capability.
By default, the Trojan component listens on port 13468.
Protection:
Please download this digitally signed attachment.
This Update includes the functionality of previously released patches.
+++ ©2004 Microsoft Corporation. All rights reserved.
+++ One Microsoft Way, Redmond, Washington 98052
+++ Restricted Rights at 48 CFR 52.227-19
---------------------------------------------------------------
Ciao da Paolo.
Come mi avete chiesto in tanti, ho scritto un articolo sul
contestatissimo decreto Urbani che molti dicono voglia mettere in
ginocchio i circuiti di scambio "peer-to-peer". Come al solito, s'è
generata molta confusione e molta nebbia politica intorno al
provvedimento. Se vi interessa qualche parola di chiarimento, la
trovate qui:
http://www.apogeonline.com/webzine/2004/03/17/01/200403170101
Il tema è analizzato molto bene anche da Punto Informatico in una serie
di articoli. Qui trovate i dubbi e le paure dei provider, vere vittime
del decreto:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=47408
e qui un'ottima analisi legale di Andrea Rossato, del Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Università di Trento:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=47389&p=3
Per chi vuole leggersi il testo del decreto, è qui:
http://www.beniculturali.it/download/DL_Cinema_PCM12032004.pdf
Inoltre vorrei ringraziare tutti coloro che hanno offerto la propria
disponibilità nei giorni scorsi per il collaudo di MSN Messenger. Il
test ha avuto abbastanza successo: ha centrato l'obiettivo primario,
che era quello di consentire ai tecnici di un'emittente TV di vedere in
anteprima le mie inquietanti fattezze e i locali in cui girare
un'intervista sul tema dei dialer (le cui riprese effettive verranno
però fatte con metodi tradizionali).
Che un privato cittadino possa oggi far arrivare la propria immagine
in tempo reale a un altro utente ovunque nel mondo è un grandissimo
risultato, emotivamente molto coinvolgente soprattutto per chi come me
abita lontanuccio da molti dei propri cari ed amici, ma la tecnologia è
ancora abbastanza primitiva. Pur essendo connesso con ADSL (640/256),
l'immagine è nitida ma poco fluida e soprattutto l'audio non funziona.
Non sono riuscito a capire il motivo del problema audio, anche perché
le prove sulla rete locale (fra due miei computer, insomma) funzionano
benissimo; sospetto problemi di firewall o di server Microsoft.
Se vi state chiedendo come mai ho scelto il prodotto Microsoft
invece dei vari concorrenti, la ragione è semplice: mi occorreva un
programma che fosse facile da installare e configurare, in modo da non
causare problemi tecnici alla controparte. Le emittenti TV non sono
ancora abituate alle nuove tecnologie.
Per tutti coloro che hanno messo in rubrica il mio indirizzo
Messenger ho notizie non buone: vi ringrazio, ma difficilmente
riutilizzerò MSN Messenger per videoconferenza o men che meno per
chattare (ho troppo poco tempo). Non arrabbiatevi: è stato comunque
molto bello potervi vedere in volto una volta tanto. Non so se per voi
l'esperienza è stata altrettanto esteticamente confortante. ;-)
Grazie ancora e ciao da Paolo.
Scusate se ripeto il messaggio di servizio già inviato un paio di giorni fa.
C'è nessuno che si offre volontario per una prova di
videoconferenza tramite MSN Messenger? E' una missione pericolosa:
rischiate di vedermi in faccia. Astenersi impressionabili.
Mi trovate digitando direttamente in Messenger il mio indirizzo di posta (topone@pobox.com).
Spiegone: sto testando MSN Messenger per un programma televisivo che devo fare questa settimana, e mi serve una persona che si trovi in Italia e chesia collegata in banda larga (ADSL o Fastweb), dotata di MSN Messenger nonche' di webcam e microfono.
E' importante che anch'io veda e senta l'interlocutore, per farmi un'idea della qualita' della comunicazione audio e video.
L'ideale sarebbe fare il test oggi (15 marzo), anche tardi stasera se
preferite. E' una cosa breve, una decina di minuti, tanto per vedere
come funziona il tutto e cogliere l'occasione per fare due chiacchiere di persona.
Grazie!
PS come già accennato: no, non ho venduto l'anima a Microsoft. Sto soltanto facendo delle prove tecniche una tantum.
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "pietro.pal***i", "spagnolli" e "guerrera".
Sta circolando da fine febbraio 2004 un falso allarme per un virus
che si propagherebbe sotto forma di un "messaggio con oggetto 'La
Bibbia dei Monaci'". Ripeto: è un falso allarme.
E' sicuramente un falso allarme per varie ragioni. Prima di tutto,
non è dal titolo di un messaggio che si capisce se è infetto o meno
(infatti questo messaggio che state leggendo ha come titolo "Bibbia dei
monaci" ma non è infetto).
Secondo, nessun virus viene preceduto da una campagna di
anticipazione che addirittura lo annuncia come in arrivo "durante le
prossime settimane": i virus (più propriamente worm) arrivano senza
fare la cortesia di annunciarsi e senza dare il tempo ad altri di
creare un preavviso così ampio.
Terzo, la modalità di funzionamento descritta dall'appello ("Questo virus cancella tutta la libreria dinamica (.dll files) del
computer") è priva di senso dal punto di vista tecnico.
Come sempre, per difendersi dai virus non servono allarmi e appelli, ma le solite regole:
Ciao da Paolo.
Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "idevox", "zamprogno" e "endiluzio".
C'è una segnalazione, circolante sotto forma di presentazione
PowerPoint o documento Acrobat, secondo la quale la televisione
digitale terrestre sarebbe una "grande truffa" perché non viene detto
che si può ricevere un solo canale per volta.
"Il ministro Gasparri presenta… L’ultima truffa Italiana: IL DIGITALE
TERRESTRE", inizia polemicamente l'appello. Il proseguimento del testo
contiene un concetto fondamentale giusto, ossia che un decoder per la
televisione digitale terrestre consente di ricevere un solo canale per
volta, ma lo accompagna a numerose altre inesattezze, condite con
alcune omissioni importanti.
Innanzi tutto, non è corretto chiamare "truffa" il modo di funzionare
del decoder; non è stato forse chiarito a sufficienza dalla relativa
campagna informativa, ma se il funzionamento del decoder per il
digitale terrestre è una "truffa", lo è anche quello di qualsiasi
ricevitore satellitare.
Anche i ricevitori satellitari, infatti, consentono di ricevere un
solo canale per volta. L'unica eccezione è data dagli impianti
satellitari condominiali, che però in genere consentono la visione
simultanea di un numero limitato di canali e sono molto più costosi e
complessi dei ricevitori individuali (sono in pratica tanti decoder
messi insieme, uno per ogni canale da ricevere, il cui segnale viene
distribuito a tutti gli inquilini).
Va tenuto presente che, come è già avvenuto in altri paesi europei (per
esempio in Inghilterra), il decoder per la televisione digitale
terrestre è una soluzione-ponte per agevolare la transizione dal
sistema attuale a quello digitale: è un accrocchio per adattare i
televisori attuali, che sono analogici, alle trasmissioni digitali. E'
quindi comprensibile che, come qualsiasi adattatore, abbia delle
limitazioni d'uso, come per esempio la possibilità di sintonizzare un
solo canale per volta. Come per qualsiasi apparecchio, basta
documentarsi prima di comprarlo.
Questa limitazione sparirà quando verranno commercializzati i
televisori con ricevitore digitale incorporato (già qualche modello di
fascia alta è dotato o dotabile dell'apposito gruppo di sintonia): a
quel punto, ogni televisore digitale di casa potrà sintonizzarsi su un
canale digitale terrestre differente, esattamente come avviene adesso
per le teletrasmissioni attuali.
In altre parole, se ritenete che la televisione digitale terrestre sia
una complicazione inutile, basta non comperare il decoder e continuare
con l'attuale televisore, attendendo l'uscita dei televisori già
predisposti per il digitale terrestre a prezzi decenti. Secondo i piani
del Ministero delle Comunicazioni, le trasmissioni televisive non
digitali continueranno comunque ancora fino al 2006:
http://www.decoder.comunicazioni.it/faqdtt.shtml
In realtà non è strettamente vero che ci vuole un decoder per ogni
televisore: più correttamente, ci vuole un decoder per ogni apparecchio
che volete sintonizzare indipendentemente sui canali digitali. Per
esempio, se avete un televisore e un videoregistratore analogici
(quelli attuali, per intenderci), potete usarli separatamente con i
canali digitali soltanto se avete due decoder: uno per il televisore e
uno per il videoregistratore. Se installate un solo decoder, non
potrete guardare un canale digitale e registrarne un altro.
Per contro, se volete vedere lo stesso canale digitale su due o più
televisori oppure volete registrare il canale digitale che state
guardando, potete condividere un solo decoder fra più apparecchi: è
sufficiente collegarlo in modo che il suo segnale sia ricevuto da tutti
i televisori e videoregistratori, tramite gli appositi cavi o
mini-ripetitori reperibili nei negozi.
L'appello afferma inoltre che ricevere la televisione digitale
terrestre comporta modifiche all'impianto d'antenna esistente.
Purtroppo questo è quasi sempre vero: molti impianti, specialmente
quelli meno recenti o non eseguiti a regola d'arte, che hanno comunque
una resa più che accettabile con l'attuale sistema analogico,
potrebbero non funzionare affatto con i segnali digitali. Secondo un
articolo della rivista Focus di febbraio 2004, "non più del 10% di
tutte le antenne d'Italia" sarebbe adatto al digitale senza modifiche.
La caratteristica delle trasmissioni digitali è infatti che sono "tutto
o niente": o il segnale è sufficiente, e quindi si riceve l'immagine,
oppure è insufficiente, e allora l'immagine non c'è affatto. Non c'è
quel graduale deterioramento della qualità che invece si ha nelle
attuali trasmissioni analogiche. E' lo stesso motivo per cui i vecchi
cellulari ETACS (analogici) frusciavano e avevano disturbi ma la voce
si sentiva quasi sempre lo stesso, mentre gli attuali GSM (digitali)
hanno conversazioni caratterizzate da veri e propri "buchi" in cui
manca del tutto la comunicazione.
Per una dimostrazione pratica, provate a consultare il Televideo, che è
una forma primitiva di trasmissione digitale: se ricevete qualche
lettera sbagliata, è sintomo che il vostro impianto d'antenna ha
probabilmente bisogno di una profonda revisione prima di essere pronto
per il segnale della televisione digitale terrestre, in cui quella
lettera sbagliata diventerebbe una porzione d'immagine o di audio
mancante.
L'appello sbaglia nel dichiarare che lo Stato fornisce un
"contributo di 135 euro", ossia "rimborsa l’intero importo del
decoder". Questo non è esatto, e per più di una ragione:secondo quanto pubblicato dal Ministero delle Comunicazioni
http://www.decoder.comunicazioni.it/consumatori.shtml
il contributo non è di 135 euro, ma di 150. Inoltre il contributo
non copre l'intero importo del decoder, ma solo una parte, dato che è
fornito soltanto per i "decoder con funzioni di piena interattività in
chiaro anche da remoto tra quelli per cui è previsto il contributo",
ossia per i decoder più costosi e completi; il concetto è ribadito
nella pagina
http://www.decoder.comunicazioni.it/faqdtt.shtml
dove dice "I decoder non interattivi non sono compresi nel
contributo statale". Infine, va precisato che il contributo è
disponibile soltanto per i primi 700.000 abbonati TV che lo richiedono
nel 2004.
L'appello è inesatto anche quando afferma che il decoder consente di
vedere semplicemente "gli stessi canali che vedevate anche prima".
Infatti per chi si attrezza di decoder sono già disponibili undici
nuovi canali, come indicato presso
http://www.dgtvi.net/canali_servizi.html
I canali sono Rai Doc, Rai Utile, Rai Notizie 24, Rai Sport, Rai
Edu, BBC World, Sole 24 Ore TV, Class New, VJ TV, Coming Soon e La
Chaine Info.
Informazioni sui segnali offerti e sulla copertura del territorio sono disponibili presso
http://www.dgtvi.net/copertura.html
E l'interattività? L'appello afferma inoltre che "Il Decoder sarà
pure interattivo", ma come chiarito più avanti dall'appello stesso, non
tutti i decoder sono interattivi.
I decoder più economici si limitano a ricevere il segnale televisivo
digitale; i decoder "intermedi" ricevono il segnale digitale e sono
anche in grado di scaricare software trasmesso dalle emittenti;
soltanto alcuni decoder, i più cari sono interattivi, ossia dialogano
con l'emittente, e lo fanno tramite una connessione telefonica (fissa,
cellulare o ADSL).
Secondo il già citato articolo di Focus, i decoder interattivi costano
circa 480 euro, ai quali si aggiunge il costo della telefonata (non
ancora quantificato) che consente l'interazione.
Evito volutamente di impegolarmi negli aspetti politici della
questione, che scaturiscono dalla teoria secondo la quale la migrazione
al digitale sarebbe motivata dal desiderio di "salvare" Retequattro.
Vale la pena di segnalare in proposito che l'adozione delle
trasmissioni digitali sta avvenendo anche in altri paesi, come la già
citata Inghilterra, in cui Retequattro non c'è. Fra parentesi,
l'esperienza inglese con i decoder è stata molto deludente, con un
limitato interesse dei consumatori
http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/1680953.stm
La trasmissione digitale, una volta risolti i problemi di dentizione
tipici di ogni nuova tecnologia, ha indubbi benefici: consente la
coesistenza nell'etere di un numero molto maggiore di canali e riduce i
costi degli impianti di trasmissione. Questo, almeno in teoria,
consente di fare televisione anche a chi ha risorse economiche meno
imponenti delle grandi reti.
Per contro, la digitalizzazione pone alcuni problemi. Il segnale
televisivo digitale può essere codificato in modo da non essere
registrabile, come avviene con il broadcast flag statunitense che sarà
attivato a partire dal 2006, rendendo impossibile per esempio
registrarsi un film per vederlo in un secondo momento o conservare una
registrazione di qualche evento storico teletrasmesso; il permesso di
registrazione è controllabile a piacimento dall'emittente.
Inoltre i decoder interattivi possono comunicare con estremo dettaglio
ai loro gestori le nostre abitudini di ascolto, con evidenti problemi
per la privacy. Incidenti di questo genere sono già avvenuti negli USA,
per esempio con gli apparecchi TiVo (videoregistratori digitali), che
in occasione dello "strappo" che coinvolse Janet Jackson durante il
Superbowl del 2004 rivelarono esattamente quanti suoi utenti avevano
guardato e riguardato la scena in cui la cantante perse metà reggiseno
(non è chiaro se per sbaglio o intenzionalmente). E da "quanti" a
"quali" il passo è breve.
Infine c'è sempre il rischio che qualcuno riprogrammi questi decoder
interattivi per comporre un numero a pagamento o il 113: è già
accaduto, sempre negli USA, con gli apparecchi WebTV (successivamente
diventata MSN TV), come descritto presso Securityfocus
http://www.securityfocus.com/news/8136
Per saperne di più, potete frequentare il newsgroup it-alt.media.tv.digitale-terrestre. Inoltre presso
http://www.fub.it/dvb/dvbt/index.html
trovate moltissima documentazione e gli estremi delle leggi che
riguardano l'introduzione e l'incentivazione della televisione digitale
terrestre.
Concludo con un grandissimo "grazie!" ai tanti che mi hanno scritto in
risposta alla mia richiesta di verifiche: siete troppi perché vi possa
citare uno per uno. Un cenno di gratitudine particolare va naturalmente
ai tanti antennisti ed esperti di settore che mi hanno fornito una
messe di informazioni tecniche sull'argomento. Eventuali aggiornamenti
a quest'indagine saranno pubblicati nell'archivio delle indagini del
Servizio Antibufala, presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/digitale_terrestre/grande_truffa.htm
Ciao da Paolo.
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