Inganno globale di Massimo Mazzucco: analisi critica

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Ultimo aggiornamento: 4 marzo 2007.

Indice della sezione 11/9 - Pagina base di Attivissimo.net

Questo documento si riferisce alla prima versione di Inganno globale, quella distribuita via Internet da giugno a settembre 2006 ma mai approdata su DVD. Questi sono gli appunti che ho scritto in quel periodo: sono incompleti, ma li lascio così perché non ha senso proseguire su un filmato ormai obsoleto. La critica della nuova versione è qui. Il fatto che un'affermazione contenuta in Inganno Globale non sia criticata e smentita qui non significa necessariamente che è giusta.

Aiutatemi: se trovate errori nel film-inchiesta (o errori commessi da me), segnalatemeli scrivendomi a topone@pobox.com.

Introduzione

Inganno Globale è un film-inchiesta di 92 minuti realizzato da un italiano, Massimo Mazzucco, che vive negli Stati Uniti ed è gestore di uno dei più popolari siti italiani che sostengono le ipotesi di complotto, Luogocomune.net.

Inganno Globale, costituito da un assemblaggio di immagini e foto degli eventi commentato da una voce narrante (uno speaker professionista), è scaricabile liberamente da Internet ed è suddiviso in capitoli; uso la medesima suddivisione per questa recensione. I tempi indicati sono quelli delle versioni distribuite via Internet a partire da metà giugno 2006 fino a metà settembre 2006 nei formati WMV e XviD e possono subire leggeri scostamenti da computer a computer.

I dialoghi di Inganno Globale sono riportati qui integralmente e sono stati trascritti fedelmente a mano, senza correggerne gli errori, da me e altri collaboratori. Massimo Mazzucco non ha fornito alcun aiuto.

Per chi ha fretta: la critica in sintesi

Questa analisi critica di Inganno globale documenta alcuni problemi di fondo che gettano dubbi sul rigore generale dell'inchiesta e sulla competenza e obiettività dell'autore:

Tutto questo viene documentato specificamente nel seguito di quest'analisi critica, ma ecco alcuni degli esempi più vistosi:

Questione d'autore

Dato che Inganno Globale non indica le fonti dalle quale trae le sue affermazioni, allo spettatore viene chiesto di fidarsi dell'autorevolezza dell'autore, se mi passate il bisticcio di parole. Ma quanto è autorevole Mazzucco? In circostanze normali, ossia in un'inchiesta supportata da fonti, questo non sarebbe un problema serio: i fatti parlerebbero da soli.

Ma in Inganno Globale l'unica fonte è Massimo Mazzucco. Di conseguenza, diventa essenziale valutare le credenziali dell'autore prima di riporre fiducia nel suo operato. Se si è scettici verso la versione "ufficiale", perché non esserlo anche verso una ricostruzione alternativa fatta da chissà chi e per chissà quali motivi?

Di Massimo Mazzucco si sa pochissimo: si dichiara "fotografo e regista". Non risulta che abbia esperienza giornalistica o di indagine o che abbia realizzato altri film-inchiesta. Rifiuta le apparizioni televisive. Non risulta che sia competente in aeronautica o ingegneria civile o in altri settori pertinenti agli eventi dell'11 settembre (e anzi gli errori tecnici e terminologici commessi nel film-inchiesta sembrano confermare questa mancanza di preparazione), e non c'è indicazione che si sia rivolto ad esperti di questi settori nel preparare Inganno globale.

Si sa, tuttavia, che Mazzucco è sostenitore di numerose altre teorie di complotto: il suo sito Luogocomune.net contiene sezioni dedicate a "scie chimiche, Nuovo Ordine Mondiale e società segrete, altre cospirazioni". In particolare, secondo Mazzucco:

Certo, ognuno ha diritto ad avere le opinioni che preferisce, ma opinioni di questo genere sono sintomi di una forma mentis, di una predisposizione a vedere complotti ovunque, di un essere "abituati a sospettare doppi giochi e intenzioni recondite dappertutto" (ipse dixit), che legittimano perlomeno qualche dubbio sull'autorevolezza e sull'obiettività di chi le ha e le ostenta. Legittimano, di conseguenza, dubbi sulle affermazioni e sui metodi d'inchiesta di Mazzucco, visto che oltretutto chiede allo spettatore di credergli sulla parola quando presenta altre teorie di complotto altrettanto eccentriche in Inganno globale.

Un altro motivo per dubitare della correttezza di Mazzucco è il trattamento riservato a chi, come me e altri, ha frequentato il suo sito e tentato di intavolare una discussione serena e civile. Il fiume di insulti e di provocazioni rivolto da Mazzucco e dai suoi lettori a me e altri scettici non richiede commenti. Vi invito a leggerlo per farvi un'idea della persona.

Quest'analisi si basa comunque esclusivamente sulle affermazioni fatte in Inganno Globale, lasciando da parte le credenze, le credenziali e la creanza del suo autore.

Ringraziamenti

Ringrazio per i loro suggerimenti e correzioni camicius, stefano.luc****, jb, mastrocigliegia e altri che hanno richiesto l'anonimato. Ringrazio in particolare le due persone che hanno contribuito massicciamente alla trascrizione dei dialoghi: una ha richiesto l'anonimato completo, l'altra ha chiesto di farsi citare come zeusblue.

Obiezioni a questa analisi e diritto di replica

In ossequio al diritto di replica, segnalo e invito a leggere le obiezioni fatte dall'autore e dai frequentatori di Luogocomune.net al mio esame critico qui e qui su Luogocomune.net.

Su richiesta di Mazzucco, ho cambiato la descrizione "documentario" che avevo usato per la sua opera in versioni precedenti di questa analisi critica, sostituendola con "film-inchiesta". Mi scuso anticipatamente per la ripetitività del termine.

Analisi di Inganno globale

I dialoghi e i sottotitoli di Inganno globale sono riportati in paragrafi a sfondo grigio scuro. Le citazioni da altre fonti sono indicate su sfondo azzurro.

Per chiarezza espositiva, queste pagine riportano soltanto gli errori più gravi di Inganno Globale. Quelli secondari, ma comunque significativi nel loro complesso, sono riportati come note separate, visualizzabili passando il mouse sulle parole evidenziate nei dialoghi del film-inchiesta. Questa funzione richiede Javascript.

Capitolo 1 - La versione ufficiale (00:00:12)

Inganno globale inizia con un riepilogo di ciò che Mazzucco chiama, come molti, "versione ufficiale".

00:00:20. NARRATORE: La mattina dell'11 settembre 2001, diciannove terroristi armati di tagliacarte, dirottano quattro aerei commerciali in volo dalla costa est alla costa ovest degli Stati Uniti. Eliminano gli equipaggi, si impadroniscono dei comandi, fanno perdere le loro tracce ed eludono per quasi due ore il sistema di sicurezza aerea americano.

Riescono così a portare due degli aerei a schiantarsi contro le torri gemelle di New York, il terzo contro il Pentagono a Washington, mentre il quarto viene abbattuto dai passeggeri in rivolta nei cieli della Pennsylvania. Le torri gemelle in seguito crollano a causa degli impatti e degli incendi, portando con sé quasi tremila vittime.

Nelle ore pomeridiane crolla anche una terza torre del World Trade Center, anch'essa a causa di un incendio. I dirottatori risultano essere quindici sauditi e quattro egiziani, di cui due giorni dopo l'FBI fornisce al mondo nome, cognome e fotografia.

00:01:25. Questa è in sintesi la versione ufficiale dei fatti fornita al mondo dall'amministrazione americana tramite i maggiori media a diffusione globale. Sono i fatti che hanno poi portato alle conseguenze a livello planetario che tutti conosciamo.

Viene mostrato uno spezzone di un discorso di Bush, che dice "Da questa sera siamo una nazione risvegliata al pericolo e chiamata a difendere la libertà", e vengono mostrate immagini di militari in azione.

00:02:00. NARRATORE: Ma dall'identità stessa dei terroristi alla scomparsa totale di due dei quattro aerei, dall'inspiegabile stallo della difesa più impenetrabile del mondo alle cause stesse del crollo delle tre torri, questa versione ufficiale presenta moltissimi punti oscuri che finora nessuno ha mai saputo chiarire.

Capitolo 2 - Gli aerei dirottati (00:02:27)

Questa parte del film-inchiesta descrive la struttura del controllo del traffico aereo statunitense e le procedure di intervento militare in caso di dirottamento.

00:02:35. NARRATORE: Ogni giorno transitano nei cieli americani circa 27.000 voli commerciali. La densità varia da un minimo di 600 aerei nelle ore notturne a un picco di 4500 aerei che volano contemporaneamente nella mattinata e nelle ore centrali della giornata.

La zona di maggiore densità è da sempre quella del nord-est, con i nodi più trafficati che sono New York, Washington, Chicago, Atlanta e Miami.

Per garantire in ogni momento la sicurezza dei passeggeri, la Federal Aviation Administration, che corrisponde alla nostra Aviazione Civile, si serve di un complesso e sofisticato sistema di controllo, basato su 21 centri radar indipendenti, tutti connessi fra di loro, che si scambiano continuamente informazioni in tempo reale.

A sua volta il sistema civile è interconnesso a quello della difesa militare, il NORAD, che dispone anche di una sua rete di controllo indipendente.

E' quindi praticamente impossibile volare fuori rotta per più di qualche minuto in qualunque ora in qualunque zona di cielo americano.

Come in tutto il resto del film-inchiesta, non vengono fornite le fonti di queste cifre, neppure come sottotitolo. Questo rende molto difficile, per lo spettatore, sapere se le numerose affermazioni fatte dall'autore sono supportate da documentazione autorevole.

La procedura di lancio dei caccia

00:03:45. NARRATORE: Quando questo accade, l'aviazione civile avvisa subito quella militare, che fa scattare l'allarme e fa alzare in volo uno o due caccia dalla base più vicina.

Questa descrizione dà l'impressione che appena un controllore di volo si accorge di un aereo fuori rotta, impugna il telefono e chiama i militari, che lanciano immediatamente i caccia da una base situata nelle immediate vicinanze. I tempi d'intercettazione, insomma, dovrebbero essere rapidissimi.

Ma secondo il manuale delle procedure della FAA e la testimonianza del generale di divisione (major general) Larry Arnold di fronte alla commissione d'inchiesta sull'11 settembre, la procedura reale pre-9/11 era assai meno lineare e rapida di come la mette Mazzucco. Queste e altre fonti, infatti, indicano il seguente iter, molto meno hollywoodiano e assai più burocratico:

La frase specifica del generale Arnold è questa:

"The route, if you follow the book, is that they go to the duty officer of the national military command center, who in turn makes an inquiry to NORAD for the availability of fighters, who then gets permission from someone representing the Sec. of Defense. Once that’s approved, then we scramble aircraft".

L'illusione della "base più vicina"

Parlare genericamente di "base più vicina", inoltre, dà allo spettatore la sensazione che qualsiasi base militare USA sia dotata di aerei pronti al decollo immediato, ma non è così, e soprattutto non lo era prima dell'11 settembre 2001.

Secondo le deposizioni di fronte alla Commissione sull'11 settembre, grazie alla distensione successiva alla guerra fredda e al crollo dell'Unione Sovietica, l'intercettazione dei velivoli dispersi o dirottati era assegnata a un numero molto ristretto di aerei dislocati in poche basi sparse sul territorio. Specificamente, le deposizioni indicano che il giorno degli attentati c'erano in tutti gli Stati Uniti soltanto quattordici caccia pronti ad un'allerta entro quindici minuti, distribuiti in sette basi, e che questa era la norma:

During the height of the Cold War, NORAD had over 50 fighters on alert ready to fly air defense missions. As the perceived external threat diminished after the dissolution of the Soviet Union, the number of aircraft to support this mission was reduced. On 9/11, NORAD had 14 fighters on alert at seven sites in the continental United States.

Traduzione: All'apice della Guerra Fredda, il NORAD aveva oltre 50 caccia in allerta, pronti a volare in missioni di difesa aerea. Man mano che diminuiva la minaccia esterna percepita dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica, il numero di velivoli a supporto di questa missione fu ridotto. L'11 settembre, il NORAD aveva 14 caccia in allerta presso sette siti negli Stati Uniti continentali.

La dichiarazione è resa dal generale Ralph E. Eberhart, comandante USAF del North American Aerospace Defense Command, a pagina 3 di questo documento della Commissione.

Inoltre, come vedremo tra poco, questi caccia erano assegnati esclusivamente all'intercettazione di velivoli sospetti provenienti da fuori dei confini degli Stati Uniti: si trattava di una difesa perimetrale. I voli di linea interni erano considerati sicuri.

Sei minuti di media?

Mazzucco prosegue la sua descrizione del sistema di intercettazione e pattugliamento statunitense.

00:03:50. NARRATORE: Il tempo medio fra l'allarme e il decollo dei caccia è di circa sei minuti.

Non si sa quale sia la fonte di questo dato. Inoltre, secondo Mazzucco, tutto il procedimento descritto sopra, dall'allarme al decollo dei caccia, dovrebbe avvenire in un tempo medio di sei minuti (che implica che vi siano state occasioni nelle quali si è scesi addirittura sotto i sei minuti). Questo sembra poco plausibile non solo alla luce della descrizione della procedura, ma anche alla luce dei seguenti casi reali e documentati:

00:03:50. NARRATORE: A loro volta i caccia, viaggiando a velocità supersonica, possono raggiungere in pochi minuti l'aereo che non risponde più alle chiamate da terra.

I "pochi minuti" di Mazzucco contrastano con gli episodi citati prima. Inoltre le basi dalle quali partono i caccia possono trovarsi a notevole distanza, come documentato dai medesimi episodi, e i caccia non sono concepiti per il volo supersonico prolungato: sono progettati per volare a velocità supersonica solo per brevi tratti. Tutto questo rende poco plausibile l'affermazione, per la quale Mazzucco non fornisce alcuna fonte nonostante ripetute richieste.

Va inoltre notato che il volo supersonico non faceva parte delle procedure autorizzate, perlomeno prima dell'11 settembre. Lo testimonia, per esempio, questa intervista della ABC news, nella quale (a 03:56:39) i piloti dei caccia allertati l'11 settembre verso New York dicono chiaramente che il volo supersonico era "non standard" e richiedeva una "autorizzazione":

LT COLONEL "DUFF", PILOT, AIR NATIONAL GUARD: As we're climbing out, we go supersonic on the way, which is kind of nonstandard for us. And, and Nasty even called me on the, radio and said, Duff, you're super. I said yeah, I know. You know, don't worry about it.

MAJOR "NASTY", PILOT AIR NATIONAL GUARD: I was kind of wondering why he going so fast. We really didn't have verbal authorization to go supersonic.


La relativa lentezza delle procedure di intercettazione può sembrare strana oggigiorno, col senno di poi, ma è importantissimo tenere presente che prima dell'11 settembre, nessun dirottatore aveva mai preso i comandi di un aereo di linea. Nessun dirottatore aveva mai usato un aereo di linea come un missile incendiario contro un edificio.

Il comportamento abituale dei dirottatori, infatti, era minacciare l'equipaggio e i passeggeri e poi iniziare una lunga trattativa per ottenere le proprie richieste (liberazione di altri terroristi incarcerati, denaro, atterraggio in paese amico). Di conseguenza, l'intercettazione coi caccia era un'operazione a priorità relativamente bassa, trattandosi di un semplice affiancamento.

Intercettazioni in altri paesi post-11/9

Può essere interessante confrontare questi tempi di intercettazione con quelli di altri paesi. Per esempio, il 14 agosto 2005 un Boeing 737 della Helios Airways si schiantò al suolo in Grecia dopo che un'improvvisa depressurizzazione aveva fatto perdere conoscenza ai piloti. Morirono 121 persone (fonte: Airlinesafety.com).

In quell'occasione, nonostante il livello di allerta maggiore post-11/9, passarono 25 minuti fra interruzione delle comunicazioni del Boeing 737 e ordine del lancio di caccia. A loro volta, i caccia ci misero altri 25 minuti per decollare e raggiungere l'aereo di linea, pur sapendo esattamente dove si trovava (non aveva spento i transponder come fecero i dirottatori):

"Ore 10,30: venti minuti dopo il decollo, si interrompono le comunicazioni. 10,55: il ministero della Difesa greco ordina che due intercettori F-16 raggiungano l’aereo. 11,20: i piloti militari avvistano il Boeing" (fonte: Ilgiornale.it).

Il caso Payne Stewart

Dopo aver presentato la sua ricostruzione delle mancate intercettazioni dell'11 settembre, Inganno globale fa l'esempio dell'intercettazione eseguita con relativo successo per l'aereo del campione di golf Payne Stewart.

00:04:10. NARRATORE: Un caso divenuto famoso è quello del campione di golf Payne Stewart. Nel 1998, l'aereo privato su cui viaggiava finì improvvisamente fuori rotta nei cieli del Texas.

00:04:15. NARRATORE: Quando fu raggiunto dai caccia della difesa, i piloti si resero conto che ai comandi non c'era nessuno. A bordo erano tutti morti a causa di una improvvisa depressurizzazione. I caccia, allora, scortarono l'aereo per 1400 miglia, pronti ad abbatterlo se avesse minacciato un centro abitato. Cadde, invece, da solo, in un campo del Dakota, dopo aver consumato tutto il carburante.

Descritto in questi termini e accostato alle mancate intercettazioni dell'11/9, l'episodio fa sembrare tutto molto più facile di quanto sia realmente.

Molti complottisti indicano che ci vollero soltanto 20 minuti, ma dimenticano di notare che nel rapporto dell'NTSB l'orario dell'ultima comunicazione radio (9:33:38) è espresso in EDT, ossia secondo il fuso orario della costa est, mentre l'orario di arrivo del caccia (9:52 circa) è espresso in CDT, ossia secondo il fuso orario della zona centrale degli USA.

Invece di fare l'esempio di Payne Stewart, si potrebbe fare quello di Mathias Rust per far notare quanto le difese aeree delle superpotenze nucleari siano state in realtà molto più permeabili di quel che il film-inchiesta afferma. Nel 1987, il diciannovenne Rust riuscì ad arrivare indisturbato fino alla Piazza Rossa, a Mosca, con il suo monomotore Cessna, eludendo le difese dell'allora Unione Sovietica. La sua storia è raccontata qui.

Andò meno bene al volo KAL007, che sconfinò per errore nello spazio aereo del'Unione Sovietica nel 1983 e fu abbattuto, uccidendo tutti i 269 passeggeri; anche il volo KAL 902 fu colpito da un missile di un caccia sovietico dopo uno sconfinamento, nel 1978: morirono due passeggeri, ma il velivolo riuscì a seminare il caccia per poi fare un atterraggio di fortuna in territorio sovietico. A differenza del volo di Rust e dei voli dei dirottatori dell'11 settembre, nessuno di questi aerei aveva spento il proprio transponder per non farsi identificare.

67 intercettazioni nel 2001?

Il film-inchiesta accenna poi alla frequentissima attività di intercettazione di voli sconfinanti.

00:04:42. NARRATORE: Ma i normali casi di sconfinamento, spesso di poche miglia, sono quasi una routine, e gli automatismi sono da tempo collaudati. Nel solo 2001, prima dell'11 settembre, la difesa militare era intervenuta per sessantasette volte e sempre con esito positivo.

Mazzucco non fornisce data alcuna fonte per questo numero di interventi. Inoltre non specifica quanti di questi interventi avevano il transponder guasto, la radio spenta e dei piloti che non volevano farsi trovare. Per fare un paragone, c'è una certa differenza fra un'auto della polizia che insegue dei rapinatori in fuga e una che raggiunge e affianca un'auto di turisti per avvisare che hanno il bagagliaio aperto.

Una fonte probabile per questa cifra è una dichiarazione del maggiore Douglas Martin, portavoce del NORAD, pubblicata dalla Associated Press il 12 agosto 2002:

From Sept. 11 to June, NORAD scrambled jets or diverted combat air patrols 462 times, almost seven times as often as the 67 scrambles from September 2000 to June 2001, Martin said.

Va precisato, però, che il portavoce del NORAD parla di scramble, ossia di lancio di caccia, non di intercettazioni, e che il periodo coperto è settembre 2000-giugno 2001, non "nel solo 2001", ma si tratta comunque di un periodo grosso modo paragonabile (dieci mesi contro otto).

Ma soprattutto, Inganno Globale evita di specificare un aspetto estremamente significativo: nessuna di queste 67 intercettazioni o scramble ha avuto luogo sopra il territorio degli Stati Uniti, bensì nelle ADIZ (Air Defense Identification Zones), zone di sorveglianza situate al largo delle coste USA. Questo è documentato da altre due fonti che citano il numero di 67 intercettazioni: un articolo di Popular Mechanics di marzo 2005 e un articolo di Plane & Pilot di ottobre 2005.

La difesa aerea USA, insomma, vigilava sul perimetro esterno degli Stati Uniti, contro minacce provenienti da fuori: per esempio, attacchi di bombardieri russi o missili da crociera lanciati da terroristi o stati ostili. L'unica intercettazione in territorio USA fatta dal NORAD nei dieci anni precedenti l'11 settembre, secondo Popular Mechanics, fu proprio quella citata sopra dell'aereo di Payne Stewart.

Voli sincronizzati?

Inganno Globale si sofferma sulla sorprendente capacità di coordinamento dei dirottatori, sintomo di una possibile regia esterna.

00:05:05. NARRATORE: Vediamo ora che cosa è successo nei cieli americani la mattina dell'11 settembre 2001. Alle 8 del mattino decolla da Boston il volo American Airlines 11 diretto a Los Angeles. Finirà schiantato contro la prima torre.

Alle 8:14 parte dallo stesso aeroporto il volo United 175, anch'esso diretto a Los Angeles; finirà schiantato contro la seconda torre.

Alle 8:21 parte da Dulles, vicino a Washington, il volo American 77 diretto a Los Angeles. Finirà schiantato contro il Pentagono, a pochi chilometri da dov'era partito.

Alle 8:41 parte da Newark, in New Jersey, il volo United 93 diretto a San Francisco...

Questi orari corrispondono a quelli indicati nel rapporto della Commissione a pag. 4 (AA11), pag. 7 (UA175), pag. 50 (AA77, UA93).

NARRATORE: ... Finirà schiantato in un campo vicino a Shanksville, in Pennsylvania. Nel frattempo il primo aereo ha staccato il transponder, che per i controllori di volo significa dirottamento, e ha compiuto un'improvvisa virata a sinistra. Subito dopo anche il secondo aereo stacca il transponder e vira a sinistra, venendo a trovarsi praticamente accanto al primo in rotta verso New York.

Ma mentre il primo aereo prosegue verso le torri gemelle, il secondo le oltrepassa e continua per almeno 50 miglia in direzione sud. Solo quando il primo aereo ha colpito la prima torre il secondo fa un'inversione di marcia e punta a sua volta su Manhattan.

Arriva così quindici minuti dopo a colpire la seconda torre, sotto l'occhio di tutte le telecamere, che già stavano inquadrando la prima che bruciava.

In quel momento il terzo aereo, che si trova già sul West Virginia, stacca il transponder e inverte la rotta, viaggia indisturbato per quasi 40 minuti, e si abbatte sul Pentagono alle 9.39.

A quel punto il quarto aereo, che si trova ai confini dell'Ohio, stacca il transponder e inverte la rotta. Viaggia a sua volta indisturbato per quasi mezz'ora prima di cadere nel campo vicino a Shanksville.

Dal primo dirottamento sono passate quasi due ore.
(In sovrimpressione: 8:27-10:07).

La catena di sincronizzazioni presentata da Mazzucco è basata su dati per i quali Mazzucco non ha fornito fonti, come vedremo in dettaglio quando Inganno globale tornerà sull'argomento.

00:07:00. NARRATORE: Questa è la mappa delle basi militari nella zona interessata ai dirottamenti di quel giorno.

mappa delle basiMostrare tutte queste basi è ingannevole, perché dà l'impressione che siano tutte quante dotate di aerei pronti per lo scramble, ossia riforniti, armati e pronti al decollo, e che vi siano piloti già in tuta di volo pronti a balzare ai loro comandi. Questo non coincide con i dati che ho presentato e documentato prima.

E' plausibile che molte delle basi indicate siano sì dotate di caccia, ma questo non implica che siano pronti al decollo immediato per un'intercettazione.

Gli aerei militari, infatti, non possono decollare senza un certo numero di preparativi che richiedono tempo, come il rifornimento di carburante, il caricamento e l'attivazione degli armamenti, la disponibilità di un pilota pronto ed equipaggiato, eccetera. Un caccia non è un'automobile che si tiene in garage con le chiavi nel cruscotto e il pieno di benzina.

00:07:17. NARRATORE: Nonostante questo, nessun caccia della difesa americana è riuscito ad avvicinarsi a uno solo dei quattro aerei dirottati. Mentre al NORAD si seguivano gli eventi in tempo reale, sulle varie piste i caccia attendevano inutilmente un ordine di decollo, che per qualche motivo non arrivava mai. Una incredibile serie di errori, di comunicazioni sbagliate, di ordini prima dati e poi ritirati, faceva ogni volta perdere minuti preziosi, impedendo ai caccia di fare quello che avevano sempre fatto fino a quel giorno.

00:07:50. NARRATORE: Questa è la cronologia ufficiale delle comunicazioni intercorse fra NORAD e Federal Aviation, che a tutt'oggi si rimpallano all'infinito le responsabilità per i disguidi. Fra le 8:20 e le 8:27 il primo aereo risultava già dirottato, ma ci voleva quasi mezz'ora questa volta perché i caccia si alzassero in volo dalla vicina base di Otis. American 11 faceva così in tempo a colpire la prima torre.

00:08:19. NARRATORE: Il secondo aereo dirottato entrava in quel momento negli schermi radar dell'aeroporto di Newark di fronte alle torri gemelle, ma per qualche inspiegabile motivo, ai due caccia già in volo per New York veniva ordinato di proseguire a velocità ridotta. In questo modo, anche United 175 faceva in tempo a colpire la seconda torre.

00:08:43. NARRATORE: A quel punto i due caccia venivano inspiegabilmente mandati a parcheggiarsi in quota al largo di Long Island, nonostante il terzo aereo avesse già interrotto i contatti da molti minuti, mentre a quel punto doveva essere chiaro a tutti che si trattasse di una azione concertata.

00:09:01. NARRATORE: E infatti altri due caccia pronti a decollare dalla pista di Langley, vicino a Washington, decidevano di farlo anche se l'ordine ufficiale continuava a non arrivare.

00:09:12. NARRATORE: Ma una volta in volo, quando già stavano puntando verso l'aereo diretto sul Pentagono, venivano deviati verso Baltimora su un bersaglio inesistente da una telefonata dei servizi segreti della Casa Bianca.

Non ho trovato tracce di questa presunta telefonata, e l'autore non specifica fonti a supporto di quest'affermazione e di tutte le altre fatte in questo blocco di testo.

0:09:20. NARRATORE: Pare che l'ordine arrivasse direttamente da Dick Cheney, il vicepresidente, che sin dal primo mattino, per l'assenza di Bush dalla capitale, era saldamente al comando della situazione.

Nessuno dei responsabili ha pagato per il fallimento della difesa aerea

Si solleva a questo punto la questione delle responsabilità civili e militari.

00:09:36. NARRATORE: Non solo questa serie incredibile di errori non è mai stata spiegata da nessuno, ma i responsabili ai più alti livelli della difesa, invece di venire processati, degradati, o comunque puniti in qualche modo, venivano sorprendentemente promossi a posizioni ancora più prestigiose.

Si tratta una delle poche considerazioni interessanti dell'intero film-inchiesta. In effetti non mi risultano punizioni di responsabili e anzi non mi risulta siano neppure stati individuati dei responsabili o vi sono state dimissioni da parte dei vertici del sistema di sorveglianza e intervento. Questo ovviamente non implica per forza l'autoattentato, ma è sintomatico di una certa carenza di assunzione di responsabilità.

00:09:53. NARRATORE: La parlamentare democratica Cynthia McKinney ha chiesto ripetutamente al governo dei chiarimenti ma fino a oggi non ha ottenuto risposta.

Sottotitoli: "Washington sembra essere l'unico posto dove si possono commettere ripetuti errori sul lavoro, e venire promossi. La mia domanda alla Commissione è questa: il fatto di aver visto delle promozioni, invece delle punizioni, per aver sbagliato, che cose [sic] ci dice -- se mai vuole dire qualcosa -- sulla linea di condotta tenuta dalle persone che poi sono state promosse?"

Rotte strane, allontanamenti misteriosi

Il film-inchiesta affronta le rotte seguite dai dirottatori.

mappa delle distanze di allontanamento dai bersagli00:10:44. NARRATORE: Un altro aspetto che rende incomprensibile la strategia dei terroristi è come gli ultimi due aerei, nonostante ci dovesse essere l'intera aviazione che li cercava, si siano concessi il lusso di allontanarsi di tre o quattrocento miglia ciascuno dal proprio bersaglio prima di invertire la rotta. Sarebbe come partire da Fiumicino con l'intenzione di colpire il Colosseo, andando però fino a Milano a fare inversione di marcia nonostante ci debbano essere caccia di tutta Italia che ti stanno cercando.

00:10:44. NARRATORE: Una strategia assolutamente suicida, quindi, che avrebbe potuto funzionare solo nel caso si fosse verificato quello stallo completo e imprevedibile della difesa a cui tutti abbiamo assistito. Da come si sono comportati, sembrava quasi che i dirottatori sapessero in anticipo che avrebbero potuto scorrazzare liberi per quasi due ore nei cieli più trafficati, più osservati e più protetti del mondo.

Secondo affermazioni precedenti di Inganno Globale, il traffico aereo USA varia "da un minimo di 600 aerei nelle ore notturne a un picco di 4500 aerei che volano contemporaneamente nella mattinata e nelle ore centrali della giornata. Il film-inchiesta ribadisce, inoltre, che si tratta dei "cieli più trafficati... del mondo". Ma questo è semmai l'ambiente ideale per far perdere le proprie tracce nel mare di voli in corso, diventando un puntino fra i tanti sugli schermi radar dei controllori di volo. E' più facile individuare una persona in una piazza affollata o in una piazza deserta?

mappa dei voli dalla documentazione FAA

Una ricostruzione della situazione dei voli durante i dirottamenti dell'11 settembre. Fonte: FAA Summary of Air Traffic Hijack Events - September 11, 2001, p.18.

Inoltre i dirottatori hanno spento i transponder dei propri aerei, per cui i controllori vedevano gli aerei dirottati soltanto come puntini senza nome che comparivano e scomparivano dal radar, rendendo difficile seguirne la rotta e distinguerli da altri segnali radar spurii.

Sincronizzazione straordinaria

Mazzucco torna a parlare della sua teoria dei voli sincronizzati, fornendo maggiori dettagli.

00:11:43. NARRATORE: A questo va aggiunto un particolare molto significativo che non può essere stato frutto della sola casualità. Con scarti di un paio di minuti al massimo, ciascun aereo ha invertito la rotta subito dopo che quello precedente aveva colpito il suo bersaglio. 8:46 [primo impatto al WTC, volo AA11], 8:47 [il secondo aereo al WTC, volo UA175, inverte la rotta]; 9:02 [secondo impatto al WTC, volo UA175], 9:03 [l'aereo in West Virginia, il volo 77, inverte la rotta]; 9:39 [il volo 77 colpisce il Pentagono], 9:40 [il volo UA93 inverte la rotta].
Ma i dirottatori non potevano certo parlarsi da un aereo all'altro, e anche se si fossero messi d'accordo prima, due dei quattro voli hanno finito per decollare con notevole ritardo sull'orario previsto.

00:12:23. NARRATORE: Come hanno potuto allora scegliere il momento esatto in cui entrare in azione senza una regia esterna che potesse vederli e coordinarli in tempo reale?

La straordinaria sincronizzazione di "un paio di minuti al massimo" esiste se gli orari dati da Mazzucco sono esatti. Tuttavia, sia il rapporto della Commissione 11/9, sia il rapporto della FAA indicano orari ben diversi, che fanno saltare completamente la presunta sincronizzazione, mentre Mazzucco ha finora rifiutato di fornire le fonti dei suoi orari (ha però promesso di fornirla entro agosto 2006). Finché Mazzucco non fornisce una fonte per la sua versione degli orari, il dubbio sull'esistenza dell'asserita sincronizzazione straordinaria è perlomeno lecito.

Per fare chiarezza, procediamo con ordine.

Sincronizzazione AA11-UA175

Mazzucco dice che il volo AA11 colpisce il WTC alle 8:46 e il volo UA175 inverte la rotta alle 8:47, a distanza di un minuto. Non dice da dove ha tratto questi orari.

Il rapporto della Commissione 9/11 conferma il primo orario, quello dell'impatto del volo AA11 (8:46:40, p. 49), ma riferisce di una variazione di quota del volo UA175 alle 8:51 e di un cambio di rotta del volo UA175 alle 8:58, rispettivamente 4 o 11 minuti dopo l'impatto di AA11:

"I dirottatori attaccarono fra le 8:42 e le 8:46... La prima indicazione operativa di anomalie sul volo United 175 arrivò alle 8:47, quando l'aereo cambiò i codici del transponder due volte nell'arco di un minuto. Alle 8:51, il volo deviò dalla sua quota assegnata... Alle 8:58, il volo prese una direzione verso New York City." (rapporto della Commissione 9/11, pp. 7-8) (versione originale inglese)

il documento Summary of Air Traffic Hijack Events della FAA dice (p. 13, secondo paragrafo) che nei quattro minuti successivi alle 8:51, UA175 compie una virata a sinistra e scende di quota. Secondo questo documento, la virata (il cambio di rotta di cui parla Mazzucco) di UA175 è avvenuta non prima delle 8:51 (4 minuti dopo l'impatto di AA11) e non oltre le 8:55 (9 minuti dopo l'impatto di AA11).

La cronologia di Cooperativeresearch.net indica alle 8:46 una serie di eventi che terminano con il cambiamento di rotta di UA175:

8:46 a.m.: Un controllore di volo a New York sospetta il dirotttamento del Volo 175 -
Dave Bottoglia, controllore di volo di New York, è responsabile del monitoraggio del Volo 11 e del Volo 175. Ha appena visto il segnale radar del Volo 11 sparire sopra la città di New York, ma non si rende ancora conto che l'aereo si è schiantato.
"Nel giro di pochi secondi" dopo la perdita del segnale del Volo 11, si rene conto che manca anche il Volo 175. Chiede a un altro controllore di prendersi in carico tutti gli altri suoi aerei in modo da potersi concentrare sul rintracciamento del Volo 175.
Cerca ripetutamente, ma senza successo, di contattare gli aerei. Curt Applegate, seduto allo schermo radar accanto a Bottoglia, vede un segnale che potrebbe essere il Volo 11 disperso. In realtà è il Volo 175 disperso. Proprio nel momento in cui Bottoglia lo nota, il suo segnale del transponder si riaccende, ma su un segnale differente rispetto a prima... Bottoglia successivamente nota che il Volo 175 vira verso est e inizia a scendere."
(testo originale inglese)

Cooperativeresearch indica come fonte originale di questa sequenza di eventi il programma MSNBC Dateline dell'11/9/2002, intitolato "America Remembers", che a quanto mi risulta non è reperibile su Internet. Secondo Cooperativeresearch, quindi, il cambiamento di rotta è avvenuto alle 8:46 o nei minuti successivi, a seconda di quanto tempo è sottinteso in quel "successivamente".

Di conseguenza, a seconda delle fonti che si usano, l'impatto di AA11 e il cambiamento di rotta di UA175 sono sincronizzati al minuto oppure sono abbastanza coincidenti: se non sono sincronizzati, sono separati da un minimo di 4 minuti (se si accetta di equiparare, un po' disinvoltamente, il cambiamento di quota all'inversione di rotta di cui parla Mazzucco) o da un massimo di 11 minuti (se si è meno disinvolti nell'interpretazione e si considera il cambiamento di rotta propriamente detto).

Nel valutare se questa sincronizzazione sia frutto di una regia realizzata in corso d'opera o di una pianificazione precedente, occorre inoltre considerare che i voli AA11 e UA175 sono partiti entrambi con lo stesso ritardo di 14 minuti (come documentato qui sotto), per cui questo ritardo non avrebbe influito su una possibile tabella di marcia predefinita.

Sincronizzazione UA175-AA77

Mazzucco dice che il volo UA175 colpisce il WTC alle 9:02 e il volo AA77 inverte la rotta alle 9:03, a distanza di un minuto. Non dice da dove ha tratto questi orari.

Il rapporto della Commissione conferma sostanzialmente il primo orario (9:03:11, p. 460) ma indica una virata non autorizzata verso sud alle 8:54.

Il documento FAA citato prima è più preciso e dice che AA77 "began a left turn towards the south without air traffic authorization", ossia iniziò una virata a sinistra verso sud senza l'autorizzazione del traffico aereo, alle 8:54:43. Secondo queste fonti, la virata del volo AA77 è avvenuta quindi otto minuti prima dell'impatto del volo UA175, non un minuto dopo.

La cronologia di Cooperativeresearch.net concorda con le due fonti sopra citate, indicando alle 8:54 l'orario del cambiamento di rotta: "Flight 77 from Washington begins to go off course over southern Ohio, turning to the southwest".

Sembra quindi falsa la tesi di Mazzucco, secondo la quale il volo AA77 avrebbe atteso l'impatto del volo UA175 prima di invertire la rotta.

Sincronizzazione AA77-UA93

Mazzucco afferma che il volo AA77 colpisce il Pentagono alle 9:39 e che il volo UA93 inverte la rotta alle 9:40. Non fornisce alcuna fonte a supporto di questi orari.

Il rapporto della Commissione indica invece che il volo AA77 colpisce il Pentagono alle 9:37:46 (p. 50) e che il volo UA93 inverte la rotta alle 9:32:

"At 9.32, a hijacker... made or attempted to make the following announcement... The flight data recorder (also recovered) indicates that Jarrah then instructed the plane's autopilot to turn the aircraft around and head east" (p. 28).

"Alle 9.32 un dirottatore... fece o tentò di fare il seguente annuncio... il registratore dei dati di bordo (anch'esso recuperato) indica che Jarrah ha impostato il pilota automatico dell'aereo in modo da far invertire la rotta e dirigersi verso est".

Il documento FAA è più preciso e dice che UA93 ha iniziato una discesa a 9:28 circa, e che a 9:34:50 è risalito e ha virato verso sud-est senza autorizzazione del controllo del traffico aereo.

La cronologia di Cooperativeresearch.net riferisce di un brusco cambiamento di quota di UA93 alle 9:35 e di un'inversione di rotta alle 9:36.

Secondo queste fonti, insomma, la virata di UA93 avviene fra le 9:32 e le 9:36, ossia da sette a un minuto prima dell'impatto di AA77 al Pentagono. La sequenza degli eventi è quindi opposta a quanto afferma (senza documentare) Mazzucco: il volo UA93 non ha affatto atteso l'impatto del volo AA77 prima di invertire la rotta.

Sincronizzazione grazie alla radio di bordo?

Una considerazione importante nel valutare le teorie di Mazzucco sulla presunta regia esterna dei dirottatori è che dal documento FAA citato prima (Summary of Air Traffic Hijack Events) risulta che gli aerei della zona sentivano le comunicazioni radio l'un dell'altro. Per esempio:

E' perlomeno ipotizzabile, sulla base di questi dati, che la presunta sincronizzazione possa essere dovuta semplicemente al fatto che i dirottatori ascoltavano le comunicazioni radio generali sulla radio lasciata aperta dai piloti, come è norma, e quindi venivano informati degli sviluppi delle loro azioni.

I ritardi dei voli dirottati

A proposito dei notevoli ritardi accennati da Mazzucco senza precisarne l'entità, secondo il rapporto della Commissione:

I due aerei che hanno colpito il World Trade Center, quindi, sono partiti esattamente con il medesimo ritardo, che quindi non avrebbe avuto effetto sulla loro ipotetica sincronizzazione.

La "smentita" del ministro dei trasporti Norman Mineta

Il film-inchiesta coinvolge e cita la testimonianza di Norman Mineta, ministro dei trasporti USA all'epoca degli attentati e testimone oculare delle decisioni prese alla Casa Bianca quel giorno.

00:12:35. NARRATORE: A sua volta, la Casa Bianca, per giustificare il fatto di non aver saputo intercettare il terzo aereo per oltre mezz'ora, ha sempre detto di averne perso le tracce sin dal momento in cui ha fatto inversione di marcia. E' però smentita in questo caso dalla deposizione di Norman Mineta, il ministro dei trasporti, rilasciata nel 2004 davanti alla commissione indipendente per l'11 settembre.

00:13:30. Sottotitoli. Mineta racconta: "Nel periodo in cui l'aereo si stava avvicinando al Pentagono, c'era un giovane che ogni tanto entrava e diceva al vice-presidente: 'L'aereo è a 50 miglia...'. 'L'aereo è a 30 miglia...'. E quando è arrivato a 10 miglia il giovane ha anche chiesto al vice-presidente: 'L'ordine rimane immutato?'. E il vice-presidente ha girato la testa di scatto, e ha detto: 'Certo che rimane immutato. Hai forse sentito qualcosa in senso contrario?'".
Altra persona (presumibilmente un membro della commissione): "Il volo di cui sta parlando è il volo che ha colpito il Pentagono".

00:13:38. NARRATORE: Perché allora hanno mentito dicendo di averne perso le tracce sin dall'inizio? E qual era a questo punto l'ordine di Cheney che sarebbe rimasto in vigore fino al momento in cui l'aereo avesse colpito il Pentagono?

Le dichiarazioni di Mineta sono nell'archivio pubblico della commissione sull'11 settembre e sono state rilasciate il 23 maggio 2003. Il loro testo integrale è qui.

Piloti dilettanti, selva di voli

Il film-inchiesta passa ad affrontare la preparazione tecnica dei dirottatori che hanno pilotato gli aerei.

00:13:54. NARRATORE: Rimane un ultimo interrogativo, che rende la versione ufficiale ancora più difficile da accettare. Come si può pensare di ritrovare il Pentagono partendo da un punto qualunque del West Virginia, senza più nessun aiuto da terra, nel bel mezzo di quella intricatissima selva di voli, rotte e canali preferenziali che abbiamo visto all'inizio? Questo sarebbe già difficile per un pilota pluridecorato nella giornata più fortunata della sua vita...

A Mazzucco forse sfugge che gli aerei di linea sono dotati di sistemi di navigazione automatica, comunemente chiamati "autopilota": li si imposta per un determinato aeroporto (per esempio il Reagan, che sorge vicinissimo al Pentagono), e l'aereo ci va; poi si riprende il comando manuale dell'aereo per le fasi finali di atterraggio (o di impatto suicida, nel caso degli attentati).

Secondo la ricostruzione comunemente accettata, almeno uno dei dirottatori del volo UA93 sapeva usare questi sistemi:

"At 9.32, a hijacker... made or attempted to make the following announcement... The flight data recorder (also recovered) indicates that Jarrah then instructed the plane's autopilot to turn the aircraft around and head east" (rapporto della Commissione, p. 28).

"Alle 9.32 un dirottatore... fece o tentò di fare il seguente annuncio... il registratore dei dati di bordo (anch'esso recuperato) indica che Jarrah ha impostato il pilota automatico dell'aereo in modo da far invertire la rotta e dirigersi verso est" (p. 28).

Inoltre Mazzucco parla di una "selva di voli, rotte e canali". Tuttavia non c'è ragione di pensare che un dirottatore debba seguire rotte e canali standard. In tal caso, avrebbe a disposizione l'intero spazio aereo statunitense nel quale far perdere le proprie tracce.

Dal documento FAA citato prima risulta che i controllori e i piloti hanno dovuto far scansare alcuni aerei per evitare quelli dirottati:

8:55:00: "a Delta Airlines flight was given instructions to avoid an unknown aircraft. At about the same time, a US Airways flight reported taking evasive action from an unknown aircraft".

"a un volo della Delta Airlines furono date istruzioni per evitare un velivolo sconosciuto. All'incirca nello stesso momento, un volo della US Airways riferì di aver eseguito manovre per evitare un velivolo sconosciuto".

Le manovre degli altri aerei per evitare quelli dirottati sono confermate anche dalla cronologia di Cooperativeresearch.net: "Flight 2315 takes evasive action, missing Flight 175 by less than 200 feet." (fonte).

Quindi i dirottatori non hanno dovuto affrontare la "intricatissima selva di voli, rotte e canali preferenziali" di cui parla Mazzucco: la selva si è fatta da parte.

00:14:20. NARRATORE: ... ma Hani Hanjour, come ha confermato il suo istruttore in un'intervista al New York Times, era lo zimbello della scuola di volo. Non era mai stato in grado di pilotare nemmeno un monomotore, non aveva mai volato in quota, e di certo non aveva mai visto prima da vicino i comandi di un 757.

Il film-inchiesta omette di dire che Hanjour aveva comunque conseguito una certificazione come pilota commerciale dalla FAA. Secondo le obiezioni di Mazzucco, la certificazione sarebbe falsa:

"Quello che a te pare sfuggire continuamente - eppure te lo hanno spiegato più volte, sul forum - è il fatto che la stessa entità che ci fornisce quelle informazioni, cioè l'amministrazione americana, è proprio quella che noi sospettiamo di averci mentito sui fatti di quel giorno. Cosa dici, in quel caso credi che sarebbero in grado di falsificarla, una "certificazione", oppure vanno a rovistare nella cantina della nonna, sperando di trovarne una vera, se no accidempoli siamo fregati? Ma in che mondo vivi, in quello vero, o in quello di Biancaneve?" (dalle obiezioni di Mazzucco)

Mazzucco, tuttavia, non ha prove di questa falsificazione: si limita a giustificare una sua teoria di complotto inventandone un'altra.

Manovra impossibile al Pentagono

Mazzucco teorizza che il dirottatore Hani Hanjour abbia effettuato una manovra impossibile nell'avvicinarsi al Pentagono.

00:14:40. NARRATORE: Ma Hanjour non aveva finito di stupire. Una volta in vista del Pentagono, è sceso in pochi secondi di oltre 2000 metri, con uno spettacolare avvitamento di oltre 270 gradi. Una manovra simile a questa, ma fatta verso il basso...

Mazzucco mostra un acrobatico giro della morte effettuato da un caccia militare sfiorando l'acqua, inducendo lo spettatore a pensare che si tratti di una manovra impossibile per un aereo di linea, e poi precisa che l'aereo di linea dirottato avrebbe effettuato una manovra "simile... ma fatta verso il basso". Un giro della morte fatto verso il basso (se è questo che confusamente intende Mazzucco) è altrettanto impossibile per un aereo di linea, e questo confermerebbe la sua tesi.

Ma in realtà l'aereo dirottato non ha affatto compiuto la manovra mostrata da Mazzucco: lo afferma Mazzucco stesso subito dopo.

[mappa della virata al Pentagono]Inganno globale, infatti, mostra a questo punto una mappa che descrive graficamente la manovra dell'aereo dirottato (la vedete qui accanto): non è un avvitamento e non è neppure un giro della morte, ma una virata discendente verso il Pentagono.

Con questa serie di errori e accostamenti ingannevoli, Mazzucco dimostra una sorprendente impreparazione sulle nozioni aeronautiche più basilari, piuttosto importanti in un'inchiesta riguardante dirottamenti di aerei, e dimostra anche un palese intento confusorio.

Poiché Mazzucco non cita le sue fonti, non si sa se la traiettoria mostrata dalla mappa è precisa. Se lo fosse, la scala della mappa indicherebbe una virata larga quasi sette chilometri. Infatti il rettangolo bianco in basso a destra indica la scala in miglia. La scala è visibile più chiaramente nella copia che ho reperito su Internet e che vedete qui sotto.

[mappa della virata al Pentagono a maggiore risoluzione]

Il rettangolo dice "1 mi", ossia "1 miglio", pari a 1600 metri. Riportando questo rettangolo sull'asse orizzontale della virata si ottiene una larghezza di 4,2 miglia, ossia 6,8 km.

A seguito della prima versione di questa mia analisi critica di Inganno Globale, Mazzucco ha fornito una fonte con alcuni dettagli di questa manovra: una copia di un articolo della CBS archiviata presso un sito complottista. E' interessante notare, dal punto di vista metodologico, che Mazzucco tende ad attingere la propria documentazione da siti favorevoli alle ipotesi di complotto, invece di rivolgersi a fonti super partes o direttamente all'originale (che è qui). In ogni caso, il testo fornito da Mazzucco coincide con l'originale della CBS.

L'articolo della CBS contiene un passaggio che dice (la traduzione è mia):

"Alle 9:33, l'aereo ha attraversato la Capitol Beltway e preso la mira verso il suo bersaglio militare. Ma il jet, che stava volando a oltre 640 km/h, era troppo veloce e troppo alto quando si è avvicinato al Pentagono alle 9:35. I piloti dirottatori sono stati allora costretti ad eseguire una difficile virata discendente ad alta velocità. Il radar indica che il Volo 77 fece una spirale verso il basso, curvando lungo un cerchio quasi completo e scendendo per gli ultimi 2100 metri in due minuti e mezzo. La virata ripida fu così regolare, dicono le nostre fonti, che è chiaro che non vi era in corso alcuna lotta per il controllo dell'aereo. E la complessa manovra suggerisce che i dirottatori avevano abilità di volo migliori di quanto ritenuto inizialmente da molti investigatori. L'aereo scomparve dal radar alle 9:37 e meno di un minuto più tardi tranciò le sommità di alcuni lampioni stradali e si schiantò contro il Pentagono a 740 km/h." (testo originale in inglese)

Tuttavia questa precisazione non indica a che velocità è stata effettuata la virata, né indica il tempo richiesto per effettuarla (i due minuti e mezzo si riferiscono forse soltanto alla discesa, non alla virata), dal quale si potrebbe dedurre la velocità. Occorre una documentazione più precisa, che Mazzucco non fornisce.

La fornisce invece l'NTSB, l'ente statunitense preposto alla sicurezza dei trasporti, nel documento Flight Path Study-American Airlines Flight 77, che include questa mappa basata sui dati delle "scatole nere" recuperate dall'aereo:

schema della virata secondo NTSB

La virata è non solo situata diversamente rispetto alla versione Mazzucco (tirata fuori da non si sa dove), ma è anche molto più ampia. Infatti se si prende la mappa fornita da Mazzucco e la si sovrappone in scala e a registro su quella fornita dall'NTSB, si ottiene questo risultato interessante:

virate a confronto

La virata risulta larga 8,2 km in orizzontale e ben 10,4 km in verticale. Non è affatto la manovra acrobatica e strettissima che presenta Mazzucco, ma una tranquilla virata larga come la città di Milano.

Oltretutto la virata secondo Mazzucco si avvicina al Pentagono a perpendicolo rispetto alla facciata colpita, ma in realtà l'impatto è stato fortemente angolato (lo dimostrano le tracce della traiettoria, per esempio i pali divelti). Guarda caso, l'angolazione reale corrisponde alla traiettoria indicata dalla mappa dell'NTSB.

L'articolo della CBS, dato per vero da Mazzucco, dimostra inoltre ancora una volta che Mazzucco distorce e manipola sistematicamente i fatti per farli aderire meglio alle sue tesi e per far sembrare impossibile la ricostruzione comunemente accettata. Infatti Mazzucco parla di "sceso in pochi secondi di oltre 2000 metri", ma l'articolo della CBS parla di discesa per gli ultimi 2100 metri in due minuti e mezzo. Scendere di due chilometri in pochi secondi è impossibile; farlo in due minuti e mezzo no.

00:14:54. NARRATORE: ... portando l'aereo con grande sicurezza ben oltre i limiti concessi dal suo stesso sistema di guida.

00:15:00. NARRATORE: Non a caso, i controllori di volo che lo seguivano sui radar commentavano: "La velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutto ciò ci ha fatto pensare a un caccia militare, e siamo tutti controllori con una certa esperienza sulle spalle".

Questo è uno dei pochissimi punti nei quali Mazzucco fornisce una fonte. Non è chiaro perché Mazzucco non abbia usato lo stesso rigore e lo stesso metodo (sottotitoli) per le altre citazioni e affermazioni che fa in Inganno globale.

Secondo Mazzucco, questa frase dei controllori di volo è una sorta di allusione fra le righe, un messaggio in codice: un'ammissione specifica, da parte dei controllori, che si trattava realmente di un caccia militare e non di un aereo di linea:

Se questi dicono che "la velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutto ci ha fatto pensare che fosse un caccia militare", è implicito che lo stiano facendo ad esclusione di un aereo di linea. Il contesto è palese, ed il senso della frase a me sembra fin troppo chiaro, visto inoltre che sono dei controllori di volo (e che quindi non possono certo permettersi di parlare apertamente). Ci aggiungono pure, alla fine, "e siamo tutti controllori con un a certa esperienza sulla spalle". Abbiamo davvero bisogno di altro, per capirla? (La citazione è del Washington Post, nel caso. Edizione pomeridiana straordinaria delle 17 circa)." (Fonte: obiezioni di Mazzucco su Luogocomune.net).

Un'interpretazione meno forzosa suggerisce invece una semplice similitudine: dei controllori di volo esperti vedono sul radar un velivolo che compie una manovra decisamente atipica per un aereo di linea (brusca e ripida rispetto alle manovre morbide normalmente adottate per non nauseare i passeggeri) e più affine alle manovre dei velivoli militari, e quindi dicono che la manovra li ha fatti pensare a un caccia. Tutto qui.

00:15:14. NARRATORE: Questo ci porta a quella che si può chiamare la madre di tutte le domande sull'11 settembre: che cosa, in realtà, ha colpito il Pentagono?

Capitolo 3 - Il segreto del Pentagono (00:15:25)

Inganno Globale affronta la questione delle telecamere di sorveglianza del Pentagono.

00:15:30. NARRATORE: Intorno al Pentagono sono disseminate centinaia di telecamere di sicurezza, che coprono ogni minimo angolo della zona, di giorno e di notte. E' semplicemente il posto più protetto del mondo.

00:15:45. NARRATORE: Ci sono inoltre le telecamere del vicino svincolo autostradale, che inquadrano ininterrottamente lo spazio aereo antistante il Pentagono stesso. Qualunque cosa lo abbia colpito deve per forza essere passata di qua.

00:16:00. NARRATORE: Anche il vicino Hotel Sheraton ha alcune delle sue telecamere puntate proprio in direzione dell'edificio colpito.

00:16:06. NARRATORE: Ma i nastri di tutte queste telecamere sono stati immediatamente confiscati dall'FBI e nessuno ha mai potuto vederli. Perché per le torri gemelle ci viene mostrato fino alla nausea l'impatto del secondo aereo, mentre per il Pentagono ci viene mostrato l'unico filmato in cui l'aereo non si vede affatto? L'unica cosa su cui tutti i testimoni concordano è che l'aereo portasse le insegne della American Airlines, che volasse a pochi metri dal suolo e a velocità elevatissima.

00:16:06. Sottotitolo: Non c'è il minimo dubbio che sia stato un American Airlines a colpire l'edificio e non c'è il minimo dubbio che chiunque guidasse quell'aereo intendeva colpire il Pentagono.

00:16:46. NARRATORE: Ma riguardo al tipo di aereo si va da chi aveva creduto di vedere un Boeing 757 a chi dice di aver visto un aereo molto più piccolo, da 10-12 posti al massimo, molto più simile nelle dimensioni a un caccia militare.

00:17:00. NARRATORE: Queste testimonianze confermerebbero l'impressione avuta dai controllori di volo, che seguivano sugli schermi radar l'acrobatica manovra del pilota.

Scelta illogica, manovra impossibile?

Mazzucco ritorna sulla manovra di avvicinamento al Pentagono.

00:17:15. NARRATORE: Una volta allineato con l'edificio, l'aereo aveva davanti a sé lo svincolo autostradale a forma di quadrifoglio, che dista dalla facciata del Pentagono circa 500 metri. Ma invece di puntare comodamente verso la zona centrale dell'edificio il pilota sceglieva a quel punto di abbassarsi pericolosamente a livello del suolo. Copriva così gli ultimi 500 metri a volo radente viaggiando alla massima velocità, e tranciando nel frattempo lungo il percorso svariati pali della luce.

La distanza di 500 metri è ripetuta per sottolineare la notevole lunghezza del tratto coperto in volo radente, per argomentare che è impossibile, ma la misura è sbagliata e gonfiata addirittura al doppio. La distanza indicata dalla grafica di Inganno globale è in realtà poco più di 250 metri, come calcolato facilmente in Google Earth.

Questo è il fotogramma con la misura, tratto da Inganno Globale (00:17:24):

immagine

E questa è la medesima misura fatta con Google Earth:

immagine

Il volo radente, insomma, avrebbe una lunghezza complessiva di 250 metri circa, non 500 o 600 o addirittura 800 come indicato fra poco dal film-inchiesta. Quindi non si tratta di mantenere un aereo di linea rasoterra per ben mezzo chilometro, come descrivono i piloti interpellati dal TG1 (e citati nel film-inchiesta poco più avanti), ma semplicemente di farlo scendere fino a schiantarsi al suolo: se centra il Pentagono, tanto meglio; se si schianta nel prato antistante, va bene lo stesso, nella terribile ottica dei terroristi: la strage e l'impatto mediatico sono comunque assicurati.

00:17:45. NARRATORE: Oltre che assolutamente illogica, questa manovra è stata giudicata praticamente impossibile da piloti di linea ben più esperti di Hani Hanjour, che come abbiamo visto non aveva mai guidato prima un jet nella sua vita.

Il parere dei piloti interpellati dalla RAI

Inganno globale mostra uno spezzone tratto da uno speciale del TG1, condotto da Roberto Olla, nel quale vengono interpellati il comandante Giancarlo Tedeschi (pilota della Blue Panorama), Claudio Garavotti (comandante, pilota Alitalia), il generale Marco Arpino, l'esperto di balistica Enrico Manieri e Francesco Persi (controllore di volo per il centro radar di Ciampino).

00:18:00. Sottotitolo: "P come Pentagono M come mistero" RAI1 - 19.02.06
OLLA: ... arriva alla velocità di 530 miglia all'ora. Come si fa a pilotare un aereo a 530 miglia all'ora a rasoterra? E' possibile?
TEDESCHI: Come diceva il collega, è estremamente difficile e complesso anche perché un piccolissimo intervento sul piano verticale fa salire o scendere l'aeroplano, per cui anche un pilota abbastanza allenato ha... avrebbe delle grosse difficoltà...
OLLA: Se lei dovesse simulare il volo di uno che vuol colpire il Pentagono, la mossa quale sarebbe?
TEDESCHI: Esatto. Se volessi essere sicuro, lo colpirei sicuramente da questa parte qui... [indica una traiettoria in picchiata dall'alto sul Pentagono]
OLLA: Cioè per essere sicuro arriverebbe dall'alto così.
TEDESCHI: ... arrivando qui, perché o si colpiscono questi edifici [indica gli anelli interni del Pentagono sul lato colpito], diciamo i primi che vengono, o si colpiscono gli edifici che sono subito dopo [indica gli anelli interni della zona opposta a quella colpita] e si crea comunque un elevato danno.

Vortici e turbolenze

Prosegue la citazione dello speciale del TG1: Olla parla con Galavotti.

00:18:48. OLLA: Se lei dovesse pilotare un aereo -- passo l'aereo a lei -- rasoterra, come invece è arrivato questo aereo a 800 e passa chilometri all'ora, di fronte a quali difficoltà si troverebbe? Qui c'è una strada, glielo ricordo.
GALAVOTTI: Beh, la prima difficoltà sarebbe quella di volare attaccato a terra, lo so per esperienza diretta, avendo fatto volo militare a bassa quota, quindi si deve vincere la reazione istintiva di alzarsi, primo; secondo...
OLLA: Perché il terreno corre via...
GALAVOTTI: ...certo, corre a una velocità incredibile, quindi la reazione è quella di alzarsi; secondo, ci sono tutta una serie di turbolenze che fanno sì che sia molto difficile stare veramente appiccicati per terra. Credo che chi ha fatto questa attività possa capire cosa vuol dire stare a 10 metri da terra, 5 metri da terra con un aeroplano che pesa 110-120 tonnellate lanciato a 900 chilometri all'ora. Basta toccare la cloche e schizza via, ma schizza facendo variazioni di 100 metri, non di 10 metri...
OLLA: Ah, di cento metri...
GALAVOTTI: Esatto.
OLLA: Quindi finirebbe addirittura fuori... [Olla indica lo spazio aereo sopra e ai lati del Pentagono]

Nela Sagadevan sfida qualunque pilota al mondo a fare la stessa manovra (00:19:46)

Inganno globale presenta l'audio di una dichiarazione di una persona che viene qualificata come ingegnere aeronautico e pilota.

00:19:51. Titolo: Nela Sagadevan intervistato alla radio da Greg Szymansky.
In sottofondo si sente l'audio dell'intervista, tradotto dai sottotitoli:
SZYMANSKY: Siamo di nuovo con Nela Sagadevan, per la prossima mezz'ora. Nela è un ingegnere aeronautico, un pilota ed è specializzato in aerodinamica. Nela, stava parlando di una cosa molto importante. Hai accennato a questo cuscino d'aria, che non permette a un aereo di atterrare quando vola a 6 metri da terra a 750 chilometri all'ora ...
SAGADEVAN: Si chiama "effetto suolo", ed è maggiore negli aerei che hanno un basso carico alare, cioè i grossi aerei con ali grandi. Gli aerei con forte carico alare invece, come ad esempio i caccia, possono volare ad altissima velocità rasoterra, perché sono progettati per farlo. Ma con aerei come il Boeing 757 non puoi farlo. Sfido qualunque pilota al mondo, dategli un 757 e ditegli di portarlo a 750 Km. all'ora per 600 metri stando a 6 metri dal suolo. Non puoi farlo, è aerodinamicamente impossibile.

Nell'audio originale, Sagadevan dice che l'aereo avrebbe coperto rasoterra "half a mile", mezzo miglio, ossia addirittura 800 metri, non 600 come traduce Mazzucco (un miglio misura 1609 metri; anche ipotizzando l'uso del miglio nautico di 1852 metri, mezzo miglio sarebbero 926 metri, non 600). L'errore di conversione è un altro esempio della superficialità e poca attenzione con la quale è stato preparato il film-inchiesta.

Inoltre abbiamo già visto che i metri sono in realtà 250: non 600, non 800, né tanto meno 926. Mazzucco, insomma, cita fonti favorevoli alle ipotesi di complotto (come Sagadevan) senza verificare se quanto affermano queste fonti corrisponde alla realtà.

Inoltre Sagadevan viene presentato come una fonte autorevole da Mazzucco. Tuttavia esiste qualche dubbio sulle sue credenziali. In altri articoli, infatti, Sagadevan è indicato come "un ingegnere aeronautico ed un pilota qualificato di aeromobili" (l'articolo originale inglese è qui, dove Sagadevan è definito "an aeronautical engineer and a qualified pilot of heavy aircraft"). Ma il suo nome non compare nel database degli abilitati al volo USA. Non è noto, inoltre, per quali aerei abbia conseguito il brevetto che asserisce di avere ("heavy aircraft", ossia "aerei pesanti", è un termine generico). Il 28/6/2006 l'ho contattato via e-mail per saperne di più. Non ha ancora risposto.

Voli radenti impossibili con aerei di linea?

Sempre a proposito dell'asserita impossibilità del volo radente con un aereo di linea, su Airliners.net c'è un'intera collezione di "low pass" (passaggi radenti) effettuati da aerei di linea durante esibizioni. Ne vedete un paio di esempi qui sotto (cliccate sulle foto per vedere l'originale ad alta risoluzione). Non si tratta di fotomontaggi.

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Chiarisco, per scrupolo, che i jet mostrati qui sopra non stanno atterrando o decollando, ma sono in volo radente, col carrello retratto, e che non si tratta di Boeing 757 ma di altri aerei di linea paragonabili (Boeing 737, Boeing 727, Fokker 100, MD83/DC9).

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Certo le velocità di questi voli radenti sono minori di quella indicata per l'impatto al Pentagono (circa 740 km/h, secondo l'articolo della CBS citato prima, o 850 km/h secondo il rapporto NIST), ma le immagini mostrano comunque che non ci sono gli asseriti problemi di effetto suolo durante il volo a bassissima quota su distanze paragonabili ai 250 metri da coprire al Pentagono.

Anzi, su Aerospaceweb.org c'è un articolo molto tecnico, Pentagon & Boeing 757 Ground Effect, scritto dall'ingegnere aerospaziale Jeffrey A. Scott (le sue credenziali sono qui), che afferma che questo "effetto suolo" diminuisce all'aumentare della velocità ("this effect actually decreases with speed") e che i sistemi di controllo computerizzato degli aerei di linea moderni sono progettati per gestirlo automaticamente ("Most FBW control systems are designed to automatically account for ground effect").

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volo radentissimo di un 737

L'articolo contiene anche la testimonianza di uno dei progettisti del software di controllo degli aerei Boeing, che dichiara che il software è perfettamente in grado di gestire l'effetto suolo, e di alcuni piloti commerciali che hanno tentato di ripetere la traiettoria di Hanjour in un simulatore. A parte l'allarme del simulatore che li avvisava costantemente della quota troppo bassa, non hanno avuto problemi significativi:

"Il sistema di controllo del volo utilizzato su un 757 è certamente in grado di superare qualsiasi effetto suolo... Quel software è concepito per essere usato durante gli atterraggi a bassa velocità. Uno scatto ad alta velocità e a bassa quota come ha fatto [il volo 77] al Pentagono decisamente non è una procedura consigliata... e non credo che sia una cosa specificamente inclusa dai progettisti nel software di qualsiasi aereo commerciale che mi venga in mente. Ma il codice di volo è concepito per essere robusto e per mantenere l'aereo il più sicuro possibile anche in condizioni impreviste come quelle. Sono sicuro che il software sarebbe in grado di gestire quel tipo di schema di volo, se il pilota avesse almeno un addestramento al volo di base e non eccedesse nel compensare".

Brian [il progettista del software] si è anche consultato con un paio di piloti commerciali di linea che hanno deciso di provare quest'avvicinamento in un simulatore di volo. Anche se i piloti non erano sicuri che il simulatore modellizzasse scenari di questo genere con precisione totale, non hanno segnalato difficoltà significative nel far volare un 757 a una quota di qualche metro a velocità fra 565 e 885 km/h su terreno pianeggiante. L'unico problema che hanno incontrato è stato l'allarme continuo del simulatore che li avvisava che stavano volando troppo veloce e troppo basso. Questi allarmi erano previsti, dato che il fabbricante non consiglia, e le norme FAA vietano, di pilotare un aereo commerciale nel modo nel quale fu pilotato il Volo 77.

Queste restrizioni non significano che è impossibile che un aereo voli in quelle condizioni, ma che è estremamente pericoloso farlo, e la sicurezza evidentemente non era una preoccupazione dei terroristi l'11 settembre. Un aereo che vola a quelle velocità elevate, a bassa quota, probabilmente subirebbe vibrazioni a causa dei carichi gravanti su di esso, ma gli aerei commerciali sono progettati con un margine di sicurezza almeno del 50% per sopravvivere a condizioni estreme di questo genere.
(testo originale inglese)

Fonte: Pentagon & Boeing 757 Ground Effect, di Jeffrey A. Scott.

Sagadevan parla di Hanjour

L'intervista a Sagadevan prosegue.

00:20.50. Sottotitoli:
SAGADEVAN: Io avrei da dire una cosa su Hani Hanjour. Ho parlato con due dei suoi istruttori di volo. Costui non era in grado di fare un "solitario" su un Cessna 150, che è un piccolo monomotore a due posti. Per "solitario" si intende la prima volta che il pilota vola senza nessun altro in cabina con te [sic; è un errore di Mazzucco, perché l'audio originale dice "with him", ossia "con sé"]. E' il più semplice e fondamentale esercizio di volo che uno possa fare. Sei seduto dentro l'aereo, dai il gas, decolli, fai un paio di virate di 90 gradi, vai a un'altitudine massima di 6-700 metri, torni indietro e atterri.
SZYMANSKY: Mi stai dicendo che il presunto dirottatore, Hani Hanjour, non era in grado di portare da solo un "150"
SAGADEVAN: No, no [sic] era in grado. Anzi, uno dei suoi istruttori mi ha detto letteralmente: quello era incapace di volare del tutto.

Mazzucco evita di precisare che un Boeing 757 è altamente automatizzato e ha un computer che assiste il pilota in ogni manovra, per cui il pilota muove i comandi e il computer determina la configurazione aerodinamica adatta per eseguirli. Inoltre un Boeing 757 ha un pilota automatico, grazie al quale il pilota può impostare la rotta e lasciare che sia l'aereo a seguirla automaticamente, virando secondo necessità. Un Cessna non ha nulla di tutto questo.

In questo senso, pilotare un Cessna è più difficile che pilotare un aereo di linea, così come guidare una vecchia Cinquecento (senza ABS e senza marce sincronizzate) è più difficile che guidare una Volvo col cambio automatico e l'ABS. I piloti di linea devono però saper effettuare manovre morbide, gestire le emergenze e i rapporti con il controllo del traffico aereo, cose assolutamente non facili, ma questi aspetti erano irrilevanti per i dirottatori.

Inoltre per il volo in solitario è ovviamente richiesta la capacità di eseguire il decollo e l'atterraggio; ma nessuno dei dirottatori ha fatto queste manovre durante gli attacchi.

L'impatto contro il Pentagono: il generatore e le bobine di cavo

Finisce la citazione dall'intervista e riprende la voce fuori campo dello speaker.

00:21:40. NARRATORE: Invece l'aereo prosegue, a detta di tutti i testimoni, senza un solo sbandamento, dritto verso il proprio obiettivo.

00:21:51. NARRATORE: Prima di schiantarsi colpisce con l'ala destra un grosso camion generatore che stava parcheggiato davanti all'edificio, mentre con l'ala sinistra sorvola dei grossi rulli di cavo elettrico senza farli cadere. Il camion generatore prende immediatamente fuoco e continuerà a bruciare per molto tempo.

00:22:06. NARRATORE: Questa immagine è presa praticamente dalla stessa direzione da cui arrivava l'aereo. A destra si vede il camion colpito. A sinistra invece i rulli di cavo elettrico, che invece non sono stati toccati dall'aereo. Di fronte a noi la zona dell'impatto.

Come fa Mazzucco a sapere che non sono stati toccati? A quanto mi risulta, non ci sono fotografie di questi rulli (o meglio bobine) scattate prima dell'impatto. Potrebbero essere stati trascinati da chissà dove, e a giudicare dalle loro condizioni, sono stati toccati eccome: come si vede qui sotto in un dettaglio tratto da una foto di Geoff Metcalf, una bobina (quella a sinistra) è certamente deformata e coricata, mentre due (quella in centro e quella a destra) sono inclinate, come se qualcosa di possente le avesse colpite o schiacciate, facendole penetrare nel terreno.

immagine delle bobine piegate davanto al Pentagono

Qui sotto si vede sullo sfondo, a destra dietro gli operai, una bobina vistosamente deformata.

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Qui sotto si vedono due bobine: una coricata e piegata (cerchiata in rosso, forse la stessa mostrata qui sopra) e una alla quale manca una porzione del bordo destro (cerchiata in giallo). Hanno l'aria di essere state toccate piuttosto energicamente da qualcosa.

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Ma dov'è finito l'aereo?

00:22:28. NARRATORE: Questa è l'immagine del Pentagono colpito che tutti ricordiamo. La spaccatura centrale è di circa 20 metri, mentre l'apertura alare di un Boeing 757 è di circa il doppio. Già così è quindi difficile immaginare come l'aereo possa essere scomparso tutto sotto quelle macerie.

immagineQui a destra vedete il fotogramma che accompagna la frase.

Visti i precedenti errori di misura di Mazzucco, i valori indicati sono da verificare, ma comunque la scelta dell'immagine è fuorviante, perché fa pensare che il danno sia limitato soltanto alla larghezza indicata.

Infatti Mazzucco ha scelto un'immagine completamente ingannevole, perché mostra il Pentagono non subito dopo l'impatto, ma dopo il crollo avvenuto circa mezz'ora dopo l'impatto a causa dei danni prodotti dall'aereo. Strano, visto che ci sono parecchie foto (le vedremo dopo) che mostrano la facciata del Pentagono prima del crollo e permettono di valutare chiaramente la reale estensione dei danni da impatto.

In realtà il danno prodotto dall'impatto dell'aereo si estende infatti molto di più lateralmente, al piano terra, come si nota se si guarda con attenzione il fotogramma proposto da Mazzucco: per esempio, a sinistra mancano addirittura tre colonne (sostituite da supporti di fortuna) e a destra il muro è sfondato sia al piano terra, sia al primo piano.

00:22:50. NARRATORE: Ma l'immagine che si è presentata ai soccorritori subito dopo l'impatto era questa.

immagineL'immagine mostrata da Mazzucco (la vedete qui accanto) è una foto archiviata da Geoff Metcalf, il cui originale è qui.

La foto non può essere stata scattata subito dopo l'impatto, perché i pompieri sono già arrivati e hanno già avuto il tempo di irrorare di schiuma l'intera facciata colpita.

Inoltre è curioso che Mazzucco scelga proprio quest'immagine, nella quale le volute di fumo nascondono i dettagli e (provvidenzialmente) la larghezza della breccia. Eppure vi sono molte altre foto, facilmente reperibili su Internet, che mostrano la breccia ben prima dell'arrivo dei soccorsi, e senza confusorie cortine di fumo.

Mazzucco avrebbe potuto scegliere, per esempio, questa foto di Daryl Donley, che mostra la porzione centrale della breccia prima che arrivino i pompieri. Qui la mostro in versione leggermente schiarita.

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Mazzucco avrebbe potuto anche scegliere questa foto tratta dall'archivio di Geoff Metcalf: anch'essa mostra la larghezza della breccia in fiamme prima che arrivino i soccorsi. Invece ne ha scelta una che nasconde in gran parte la breccia.

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00:23:01. NARRATORE: La parete è ancora tutta in piedi...

Il testo contraddice l'immagine, che mostra uno sfondamento delle pareti lungo una vasta fascia del piano terra. Qui inizia una serie di forzature verbali: l'immagine mostra una cosa, ma il testo ne dice un'altra, suggestionando lo spettatore.

00:23:03. NARRATORE: ... e presenta un solo foro di entrata di tre-quattro metri al massimo.

Il testo contraddice di nuovo le immagini, che mostrano che oltre al foro centrale c'è una breccia che corre lungo tutto il piano terra.

Inoltre quel "tre-quattro metri al massimo" indica che Mazzucco non ha fatto alcuna ricerca per determinare le esatte misure della breccia (facili da determinare con un'esame delle fotografie e usando le dimensioni note del Pentagono). In una versione precedente di questo film-inchiesta, che ho in archivio ed è stata mostrata per esempio a Omnibus (La7), Mazzucco parlava di tre metri: "non certo in questo buco di tre metri" (8:07:09).

La questione delle misure è molto importante, visto che la fusoliera di un 757 ha un diametro di poco meno di 4 metri, come indicato nella documentazione fornita nell'indice di questa sezione del sito. Se il foro è largo meno di 4 metri, diventa incompatibile con un Boeing 757; se è largo 4 metri o più, è invece compatibile con le dimensioni della fusoliera di un Boeing 757.

00:23:17. NARRATORE: Al piano terra, le colonne portanti sono rimaste in piedi. Le macerie sono quasi tutte riversate all'esterno. Molte delle finestre hanno addirittura i vetri ancora intatti.

immagineLa frase contraddice quanto mostrato dal film-inchiesta stesso, come si nota nel fotogramma qui sopra: le colonne sono fortemente piegate e divelte alla base, in direzione del centro della breccia, e in alcuni casi (al centro e all'estrema sinistra) sono del tutto assenti (non sono affatto "rimaste in piedi").

Inoltre nell'immagine mostrata non si vedono macerie, né si vedono in altre immagini, né si sa quante macerie si siano riversate all'interno, per cui non è chiaro con quali basi si affermi che le macerie sono riversate quasi tutte all'esterno. La frase è quindi arbitraria.

00:23:30. NARRATORE: Questa fotografia è stata scattata da un tenente dei Marines, Jason Ingersoll, pochi minuti dopo l'impatto dell'aereo, e mezz'ora prima che la facciata crollasse nell'immagine che tutti ricordiamo.

00:23:48. NARRATORE: L'aereo, quindi, non è finito sotto le macerie come molti hanno creduto di fronte a quest'immagine che ha fatto il giro del mondo. Ma allora, dov'è finito? Poco dopo l'impatto, il prato appare intonso. Non si vede il minimo segno di una strisciata, né tanto meno quello di una buca, e non c'è in giro un solo rottame di una certa consistenza che possa essersi staccato dall'aereo al momento dell'impatto. Non un'ala, un motore, un sedile, un pezzo di fusoliera, una valigia, un timone di coda. Niente. Assolutamente niente di quello che siamo abituati a vedere normalmente quando cade un aereo di quelle dimensioni.

Il "prato intonso" dipende puramente dalla scelta delle fotografie usate per mostrarlo. Come del resto mostra il film-inchiesta stesso, l'eliporto è costellato di frammenti. E le foto di rottami sul prato ci sono eccome, e a decine, ma Inganno globale sceglie di non farle vedere.

C'è per esempio questa foto, di Mark Faram, che non solo mostra un grosso frammento in primo piano, ma ne mostra molti altri sparsi sul prato e sull'asfalto dell'eliporto antistante il Pentagono (cliccate sulla foto per vedere la versione originale ad alta risoluzione):

foto di rottame fatta da Mark Faram

Ecco qualche altra foto di rottami (potete cliccarvi sopra per vedere gli originali ad alta risoluzione):

rottame di aereo

rottame di aereo

rottame di aereo

rottame di aereo

rottame di aereo

Certo non vi sono pezzi grandi, per esempio tronconi di fusoliera o di ali. Ma lo stesso vale per gli impatti al World Trade Center: eppure Mazzucco non dubita degli aerei lanciati contro le torri gemelle.

Quanti frammenti sono stati trovati al WTC? Pochissimi. E anche al WTC non ci sono pezzi di ali, motori, sedili davanti al punto d'impatto (carrelli e motori sono stati trovati dall'altra parte del punto d'impatto, avendo trapassato il WTC). Addirittura ci sono più foto di frammenti d'aereo al Pentagono che al World Trade Center.

Inoltre il confronto con altri impatti d'aereo è fuorviante, perché questo è un impatto contro un edificio (una struttura cava, che può essere sfondata e nel quale l'aereo può penetrare), non contro il suolo o contro una montagna (struttura non cava, sulla quale i frammenti possono soltanto spandersi in superficie).

Inganno Globale cita di nuovo lo speciale del TG1.

00:24:39. Parla Galavotti: ... è strana la cosa da dire perchè il Pentagono è molto grande e quindi il fatto di arrivare su un punto preciso e non avere nessun segno sul terreno prima dell'impatto è veramente una cosa fortunosa, nel senso che l'unico modo per impattare sul Pentagono e non avere tracce sul terreno significa arrivare a questa distanza e poi per un qualunque motivo cominciare a cabrare ...

00:25:00. NARRATORE: Ma la cosa è assolutamente impossibile, poiché il Pentagono si trova più in basso del quadrifoglio di almeno dieci-quindici metri.

La frase è ingannevole. Diamo per buono questo ipotetico dislivello (anche se vi sono immagini che, a differenza di quelle mostrate da Mazzucco, sembrano indicare l'assenza di questo dislivello). Questo non significa che la manovra è impossibile, ma semplicemente che è leggermente più inclinata. Si tratta di dieci-quindici metri di dislivello su una distanza di non più di 250 metri (come calcolato nella prima parte di quest'analisi).

00:25:10. NARRATORE: Questo è un vecchio filmato degli anni '60, ripreso proprio davanti alla facciata del Pentagono che è stata distrutta l'11 di settembre. Alle spalle di queste persone si vede chiaramente il dislivello fra il prato e la collina antistante. L'aereo, quindi, avrebbe dovuto avere per forza una certa inclinazione verso il basso scavando la classica buca nel punto di impatto, che invece non c'è.

00:25:38. Ma come può un Boeing di quelle dimensioni aver sorvolato il camion e i rulli elettrici senza fare nessuna buca per terra per poi scomparire praticamente nel nulla?

Il camion non è stato "sorvolato": è stato colpito. E Mazzucco non spiega come fa ad essere così certo che i rulli non siano stati toccati. Visti i loro danni, documentati prima, è perlomeno lecito dubitare che non siano stati affatto sorvolati senza essere sfiorati.

00:25:52. NARRATORE: Sulla facciata non si vedono i segni delle ali, né quelli dei motori...

Questa è, secondo Mazzucco, la sagoma di un Boeing 757 in scala rispetto al Pentagono:

immagine falsa della sagoma del 757 secondo i complottisti

In realtà, costruendo alla buona un modello in scala del Pentagono e di un 757 con Google SketchUp partendo dai disegni tecnici della Boeing, si scopre che la sagoma di un Boeing 757 è, rispetto al Pentagono, ben più piccola di quanto immagina Mazzucco e compatibile con le dimensioni della breccia:

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Mazzucco commette altri errori grossolani in questo punto. La sagoma delle ali e dei motori nel fotogramma di Inganno globale è tracciata intenzionalmente troppo in alto, dove non ci sono danni e dove nessuno afferma si sia schiantato un aereo, invece di essere tracciata dove i danni ci sono e vedere se per caso corrisponde.

Anche la forma delle superfici di coda mostrata dal film-inchiesta è completamente errata: è disegnata come se le superfici orizzontali sporgessero dalla deriva, come in un vecchio Caravelle, mentre in realtà si trovano ben più in basso e sporgono dalla fusoliera, come si vede dal disegno Boeing mostrato qui sotto.

Inoltre la sagoma è esageratamente spessa e sballata: il vero profilo alare di un 757 è molto più sottile ed è a V, come mostrato da questo disegno tecnico prodotto dalla Boeing (la fonte è indicata nell'indice della sezione 11 settembre; l'immagine non è in scala rispetto alla foto qui sopra):

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00:26:00. NARRATORE: ...o del timone di coda, che è una lama spessa mezzo metro e alta quasi quanto l'edificio stesso.

Questa è una delle castronerie più spettacolari di Mazzucco, che dimostra di non avere alcun senso delle dimensioni delle cose di cui sta parlando. Il timone di coda di un 757 non è alto come l'edificio, ma neppure lontanamente. Il Pentagono è alto 23,56 metri; il timone di coda di un Boeing 757 è alto sette metri (fonte: disegni tecnici Boeing). C'è una bella differenza.

00:26:10. NARRATORE: Se davvero si fosse trattato di un Boeing 757, con le sue 100 tonnellate di peso, lanciate a oltre 800 chilometri all'ora, come hanno potuto restare in piedi oggetti come questo sgabello, dal quale non è nemmeno caduto il libro che c'era appoggiato sopra?

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In realtà non c'è nulla di misterioso: basta conoscere la dinamica degli eventi. Lo sgabello si trova al terzo piano (lo si nota contando i piani del Pentagono, che sono cinque: quattro con finestre e uno senza) e in una parte dell'edificio che è stata esposta dopo il crollo e non è stata colpita dall'impatto, e quindi non ha subito urti.

L'aereo è entrato fra il piano terra e il primo piano e ha tranciato numerose colonne di supporto: la mancanza di sostegno ha successivamente indotto il crollo di una fetta di edificio. L'edificio si è aperto lungo i giunti di espansione, lasciando una sezione abbastanza regolare, come se fosse stato tagliato con un coltello. E' soltanto a questo punto che lo sgabello ha visto la luce.

E' un fenomeno che si nota benissimo nei crolli parziali degli edifici dovuti a frane, incidenti o demolizioni: nonostante l'evento sia violento, gli oggetti nelle camere aperte dal crollo hanno un'aria surrealmente intatta. Non c'è nulla di cui stupirsi. Per esempio, la foto qui sotto, tratta da Capitolmuseum.ca.gov (ringrazio verduz per averla trovata), mostra una casa sventrata dal terremoto di San Francisco del 1906: ci sono ancora i mobili intatti e i quadri alle pareti, eppure la casa è stata appena colpita da un terremoto devastante.

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immagineUn altro esempio, assai più recente e vicino, è tratto da un sito dei vigili del fuoco di Milano: guardate la specchiera all'ultimo piano, ancora intatta al proprio posto, nonostante sia crollato tutto intorno.

L'originale della foto è qui, e lo vedete qui sotto. Ringrazio sabrina per la segnalazione.

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Jim McIntyre CNN - subito dopo l'impatto

00:26:40. I sottotitoli traducono quello che dice il giornalista Jim McIntyre della CNN:
"Da un mio sopralluogo ravvicinato non c'è niente che indichi che un aereo si è abbattuto in un qualunque luogo vicino al Pentagono. L'unica zona interessata è la fiancata dell'edificio colpita, dove appunto gli unici rottami trovati sono piccoli abbastanza da poterli raccogliere con le mani. Non c'è nessun grosso pezzo della coda, della [sic] ali, della fusoliera, niente del genere, dovunque si guardi".

Le sue parole originali sono queste:

"From my close-up inspection, there's no evidence of a plane having crashed anywhere near [l'enfasi di McIntyre è sul "near"] the Pentagon. The only site is the actual side of the building that's crashed in, and as I said the only pieces left that you can see are small enough that you could pick up in your hand. There are no large tail sections, wing sections, a fuselage, nothing like that anywhere around."

I complottisti interpretano le sue parole nel senso di "Non ci sono tracce di aereo, qui non è caduto un aereo". In realtà McIntyre sta precisando che l'aereo non è caduto vicino al Pentagono, ma ha colpito direttamente la facciata dell'edificio.

00:27:04. NARRATORE: C'è chi dice che le pareti del Pentagono erano durissime, talmente dure che l'aereo si sarebbe disintegrato contro la facciata. Ma anche quando gli aerei sbattono contro una montagna, che è molto più dura di qualunque edificio al mondo, i resti si vedono eccome.

00:27:23. NARRATORE: I motori, poi, sono due proiettili di acciaio di 4 tonnellate l'uno talmente compatti che non si disintegrano nemmeno cadendo da 10.000 metri di altezza.

Inganno Globale cita di nuovo lo speciale del TG1.

00:27:36. OLLA: ... ma quali sono le parti che non vengono distrutte, che non si squagliano per il calore? Comandante Tedeschi.
TEDESCHI: Sì, pezzi del carrello e il cuore dei due motori, che è molto più compatto della parte esterna dei motori, ovviamente, è fatta in materiali che devono resistere alla temperatura -- 2000-2500 gradi -- per cui già anche il materiale stesso della parte delle turbine è un materiale che è adatto a resistere e quindi i due mo... la parte centrale dei due motori è sicuramente sopravvissuta all'impatto.

00:28:00. NARRATORE: Ma dove sono finiti i due motori, visto che sul prato non ci sono e sulla parete c'è un foro soltanto?

La versione ufficiale - Ricostruzione al computer della Purdue University

00:28:22. NARRATORE: La versione ufficiale, illustrata da questo filmato, vuole invece che l'aereo sia scomparso per intero all'interno dell'edificio. Si dimentica, però, curiosamente proprio dei motori, che di colpo svaniscono nel nulla, mentre il Boeing diventa improvvisamente piccolo come un vagone della metropolitana.

00:28:22. NARRATORE: Ma le dimensioni reali di un 757 sono queste, e questi sono i suoi motori, non certo questi.

00:28:58. NARRATORE: Questo è comunque l'unico foro di entrata che si vede sulla facciata del Pentagono. Questo invece è il foro praticato da un missile Cruise nel 1999 sulla facciata della casa del leader jugoslavo Milosevic.

Il paradosso impossibile

00:29:20. NARRATORE: In ogni caso resta molto difficile credere che l'aereo sia entrato tutto all'interno dell'edificio, quando la maggioranza delle finestre conserva addirittura i vetri intatti e i grossi rulli di cavo elettrico che erano già presenti sul prato già prima dell'impatto non sono nemmeno caduti.

00:29:35. NARRATORE: Se invece l'aereo si è disintegrato contro la facciata, che cosa può aver causato questo foro di uscita, di dimensioni simili a quello di entrata, che sta addirittura all'interno del terzo anello del Pentagono?

00:29:48. NARRATORE: Fra il foro di entrata e quello di uscita ci sono in mezzo circa un centinaio di colonne di cemento armato. Che cosa può avere la forza di travolgerle tutte restando intatto e conservando fino alla fine la forza sufficiente per fare questo danno?

Strano questo commento sulle colonne: ma Mazzucco non aveva detto prima che erano ancora in piedi?

Contenitori misteriosi

00:30:05. NARRATORE: Forse è stato qualcosa che noi non dovevamo vedere?

immagineInsieme a quest'ultima frase viene mostrata l'immagine qui accanto.

L'immagine viene presentata in un contesto di mistero, come se mostrasse un oggetto coperto da un telo blu per non farlo vedere. In realtà si tratta di una banalissima tenda da campo, sollevata per spostarla dopo averla montata.

Si capisce che non può trattarsi di un oggetto pesante dall'estrema facilità con la quale i militari la sollevano (molti hanno le braccia piegate) e dal fatto che sotto è cava e se ne vede il telaio: non c'è nessuno scatolone o contenitore all'interno.

Questa è una versione a maggiore risoluzione della foto usata da Mazzucco, che permette di vedere più chiaramente che si tratta appunto di una tenda che ha una copertura a due strati: uno bianco e uno blu. Notate il militare al centro della foto: regge l'angolo della tenda con il braccio destro e fa disinvoltamente un cenno con il sinistro. Non ha affatto l'aria di essere sotto sforzo. Si vede anche distintamente la curvatura della parte superiore della tenda, poco evidente nel fotogramma di Inganno globale.

tenda del mistero

Tende di questo tipo specifico (telo blu su base grigio-bianca) sono chiaramente visibili nelle foto dei soccorsi. Ne ho cerchiate alcune in giallo nella foto qui sotto:

immagine

foto di tenda sullo sfondoLa foto qui a destra mostra un'altra tenda dello stesso tipo davanti al Pentagono.

Si tratta, insomma, di un classico esempio della propensione di Inganno globale e dei complottisti in genere a creare misteri anche dove non ce ne sono, e di una dimostrazione di come anche un'immagine innocente, accompagnata dalle parole giuste e calata nel contesto adatto, possa sembrare una prova di complotto.

Provate a cercare "pentagon tarp" in Google e vi accorgerete di quante teorie fantasiose sono state imbastite intorno a una normale, banale, comunissima tenda.

Come un missile Cruise

I sottotitoli traducono le parole di un testimone oculare dell'impatto al Pentagono.

00:30:13. Sottotitoli: Era come un missile Cruise, con le ali, è andato dritto di là, e ha sbattuto dritto contro il Pentagono. Un'esplosione enorme, una gran palla di fuoco, s'è alzata una colonna di fumo

Le parole originali del testimone, udibili nel sonoro, sono queste:

I mean it was like a... a Cruise missile, with wings. It went right there, and slammed right into the Pentagon. Huge explosion, a great ball of fire, smoke started billowing out...

Inganno Globale ritiene così importante questa testimonianza che la ripete come titolo su sfondo nero:

00:30:29. Titoli: It was like a Cruise missile, with wings. It went right there, and slammed right into the Pentagon" - "Era come un missile Cruise, con le ali. Andava proprio in quella direzione, e si è schiantato dritto nel Pentagono." -- CNN NEWS

La prima frase viene citata come se fosse la prova della presenza di un missile, ma in realtà il testimone oculare sta facendo una similitudine. "Era come un Cruise" non vuol dire "era un Cruise". Essendo una similitudine, non va presa alla lettera, come prova dell'uso di un missile Cruise, così come quando dico che il mio gatto corre come un razzo non vuol dire che gli escono letteralmente le fiamme dal sedere.

Mazzucco si limita a dare la vaghissima fonte "CNN News", ma non dice chi è il testimone. Basta una ricerca in Google con le parole del testimone per scoprire che si tratta di Mike Walter, di USA Today (non CNN News). La ricerca porta alla luce la testimonianza completa di Walter, che Mazzucco ha tagliato per farla sembrare una prova dell'uso di un missile, togliendo una frase che chiarisce non solo che quella del missile è una semplice similitudine, ma che il testimone specifica di aver visto un jet, non un missile, e specificamente un jet della American Airlines:

"I was sitting in the northbound on 27 and the traffic was, you know, typical rush-hour -- it had ground to a standstill. I looked out my window and I saw this plane, this jet, an American Airlines jet, coming. And I thought, 'This doesn't add up, it's really low.' And I saw it. I mean it was like a cruise missile with wings. It went right there and slammed right into the Pentagon. Huge explosion, great ball of fire, smoke started billowing out. And then it was chaos on the highway as people tried to either move around the traffic and go down, either forward or backward. "We had a lady in front of me, who was backing up and screaming, 'Everybody go back, go back, they've hit the Pentagon.' It was just sheer terror." [fonte]

"Ero seduto nella carreggiata nord sulla 27 e il traffico era, sai com'è, tipico dell'ora di punta: aveva rallentato fino a fermarsi. Ho guardato fuori dal mio finestrino e ho visto questo jet, un jet della American Airlines, che si avvicinava. E ho pensato 'Non ha senso, è veramente basso'. E l'ho visto. Voglio dire, era come un missile Cruise con le ali. E' andato dritto di là e si è schiantato dritto contro il Pentagono. Esplosione enorme, grande palla di fuoco, fumo che iniziava a fuoriuscire formando volute. E poi c'è stato il caos sull'autostrada, mentre la gente cercava di girare intorno al traffico e andar giù, in avanti o all'indietro. Avevamo una signora davanti a noi che stava facendo retromarcia e gridava 'Tutti indietro, indietro, hanno colpito il Pentagono'. Era terrore assoluto".

Si tratta, insomma, di un altro esempio di manipolazione disonesta, purtroppo ricorrente in Inganno globale.

Capitolo 4 - Il mistero di UA93

Mazzucco passa ad esaminare il volo United Airlines 93, caduto vicino a Shanksville, in Pennsylvania, senza raggiungere il proprio bersaglio.

00:30:49. NARRATORE: Ma il Boeing del Pentagono non è l'unico a mancare all'appello di quel giorno. Questa donna [immagine di una donna che regge una fotografia] mostra l'unica fotografia che sia stata scattata entro pochi secondi dalla caduta del volo United 93 in un campo della Pennsylvania.

00:31:09. NARRATORE: E questo era l'aereo originale: un Boeing 757 siglato N592UA.

Qui Mazzucco incappa in due errori simultanei:

Errori come questi, sommati a tutti i precedenti, pongono il dubbio di quanto ci si possa fidare di un film-inchiesta che non controlla neppure i dati di base come le sigle degli aerei coinvolti.

00:31:21. NARRATORE: Inizialmente si era sparsa la voce che fosse stato abbattuto in volo e le diverse testimonianze di rottami e di resti umani ritrovati nell'arco di molte miglia sembravano confermarlo.

L'esistenza di piccoli frammenti d'aereo trovati nel lago e a una certa distanza dalla buca è effettivamente documentata da varie fonti.

Ulteriori citazioni e mappe dell'impatto, della distribuzione dei frammenti e della zona circostante sono in questa pagina di 911research.wtc7.net.

Si teorizza che questa distribuzione di rottami dimostri che l'aereo è stato distrutto in volo, ma potrebbe anche significare, meno complottisticamente, che l'aereo ha subito un parziale cedimento in volo, magari a causa delle violente manovre usate dai dirottatori per sbilanciare i passeggeri in rivolta.

E' inoltre estremamente difficile fare raffronti con altri incidenti aerei, dato che le condizioni del Volo 93 sono decisamente atipiche: un impatto pressoché verticale a velocità elevatissima. Di solito, invece, gli aerei di linea impattano radenti, perché stanno tentando di salvare la pelle.

C'è però un vago termine di paragone che suggerisce la possibilità di un cedimento in volo dovuto alle sollecitazioni della caduta in verticale: l'incidente occorso al volo AA587 del 12/11/2001. Un Airbus A300 perse la deriva (lo stabilizzatore verticale) per un cedimento strutturale e precipitò a New York, causando la morte di 260 persone. Durante la caduta, i motori si staccarono e furono trovati a distanze paragonabili a quelle del motore (o frammento di motore) del Volo 93.

Il disastro è documentato nel rapporto dell'NTSB: "Lo stabilizzatore verticale e il timone dell'aereo furono trovati nella Jamaica Bay, a circa un miglio dal sito del relitto principale. I motori, anch'essi separatisi dall'aereo pochi secondi prima dell'impatto al suolo, furono trovati a vari isolati dal sito del relitto" (originale inglese).

00:32:43. NARRATORE: Ma la versione ufficiale ha voluto che l'aereo sia stato fatto schiantare al suolo dagli stessi passeggeri, in un gesto di eroismo.
Sottotitoli: Dal film "United 93", Universal Pictures

00:32:06. NARRATORE: In quel caso, però, questa enorme massa di acciaio avrebbe dovuto arrivare fino a terra intatta, scomparendo poi per intero in questa buca di pochi metri, che sembra quasi disegnata da un autore di cartoni animati. Non c'è più niente, non un timone di coda, un pezzo d'ala, un carrello, nulla. Ma in tutti gli incidenti di questo tipo, anche nei peggiori, almeno i motori e il troncone di coda rimangono comunque riconoscibili. Mentre qui non c'è assolutamente nulla che si possa far risalire a un Boeing 757, solo dei piccolissimi rottami della misura di 20-30 cm al massimo, che potrebbero appartenere a qualunque cosa.

Una buca piena di nulla

immagine sindacoMazzucco cita il sindaco di Shanksville. Il suo nome è Ernest Stull, ma Mazzucco adotta una grafia differente, che mantengo qui per evitare equivoci.

00:33:00 (circa). NARRATORE: Ernie Stuhl, il sindaco di Shanksville, è stato uno dei primi ad accorrere sul posto.

Sottotitoli mentre viene mostrato Stuhl: Ma l'aereo non c'era... Non c'era nessun aereo.

Una rapida analisi indica che lo spezzone è tratto da un programma della rete televisiva tedesca WDR, come si nota dal logo in alto a destra. L'audio originale inglese di Stuhl riporta queste parole: "... and there's no airplane. No airplane." Una voce femminile fuori campo dice qualcosa, ma l'audio è incomprensibile.

Detta così, la frase sembra una schiacciante ammissione del sindaco che la tragedia del Volo 93 è una messinscena. Ma il sito del settimanale tedesco Der Spiegel indica che il programma dal quale Mazzucco ha tratto lo spezzone è "Aktenzeichen 11.9. ungelöst" ("Dossier 11/9: non risolto") di Willy Brunner e Gerhard Wisnewski. Si tratta di due complottisti di professione, che realizzano documentari favorevoli a ogni sorta di ipotesi di complotto (compresa quella dello sbarco sulla Luna simulato in studio, come si può rilevare visitando i loro siti o leggendo il mio articolo sul loro documentario "lunare" trasmesso dalla Rai).

L'articolo di Der Spiegel rivela la manipolazione fatta da Brunner e Wisnewski e riportata fedelmente da Mazzucco: Der Spiegel ha ottenuto dalla rete WDR il nastro originale dell'intervista, che include le parti tagliate e mai messe in onda. In questo nastro, la frase di Stuhl prosegue in modo estremamente chiaro:

STUHL: "...Hanno trovato soltanto le due turbine, perché ovviamente sono più pesanti e massicce di tutto il resto. Ma non era rimasto quasi nulla dell'aereo vero e proprio. Si riescono ancora a trovare, là fuori, pezzi grossi come un piatto. E Neville, della fattoria situata da quella parte, ha trovato dietro il suo granaio un pezzo di alluminio proveniente dal guscio esterno dell'aereo, che doveva misurare 8 piedi per 10 o anche 8 per 12 [2,5 m per 3 o anche 2,5 per 3,5]." (testo originale inglese)

Se la dichiarazione di Stuhl fosse stata presentata correttamente e integralmente, sarebbe emerso il vero senso di quello che diceva il sindaco di Shanksville: quando è arrivato sul posto, si aspettava di trovare un aereo incidentato. Ma non c'era nessun aereo: soltanto rottami abbastanza piccoli, sparsi sul terreno, e i due motori. Stuhl stava esprimendo il suo stupore per gli effetti inattesi del violentissimo impatto.

Come ulteriore riscontro, Der Spiegel ha presentato a Stuhl la traduzione in inglese dei brani di un libro scritto da Wisnewski e dello spezzone del suo documentario. Stuhl ha reagito in questo modo:

"Le mie dichiarazioni sono state tolte completamente dal loro contesto. Certo che c'era un aereo: semplicemente non ne era rimasto granché dopo l'esplosione. Questo è quello che intendevo quando ho detto 'nessun aereo'. Ho visto io stesso, con i miei occhi, pezzi dei rottami; ho visto anche uno dei motori, giaceva nei cespugli" (testo originale inglese)

Ancora una volta i complottisti si fanno cogliere con le mani nel sacco.

00:33:00 (circa). Sottotitoli mentre viene mostrata una giovane donna che parla: Niente. Solo dei pezzettini. Non c'era niente come un portello, un finestrino... c'erano soltanto pezzettini, frammenti dappertutto.

Sottotitoli mentre parla una giornalista in inglese, inizialmente fuori campo: C'è una grossa buca per terra, ma è tutto quello che si vede... Questa grossa buca e poi solo dei frammenti piccolissimi... Ci sono centinaia di investigatori sul campo, come vi ho detto, ...ma non hanno trovato niente che sia più grande di una guida telefonica.

00:33:00 (circa). NARRATORE: Dennis Rodney è il direttore del Pittsburgh Gazette.
Sottotitoli.
RODNEY: Rottami di aereo? Niente di riconoscibile.

NARRATORE: Purtroppo ci sono pochissime immagini a disposizione e sono tutte molto simili. I reporter locali, infatti, pur essendo accorsi entro pochi minuti, hanno trovato la zona già interamente recintata dagli uomini dell'FBI che non li lasciavano avvicinare.

00:33:34. Spezzone da Fox News. Un telecronista dialoga con un intervistato. I sottotitoli dicono:
"Siamo con Chris Paniki, fotografo di Pittsburgh che lavora per la Fox. E' appena tornato dal luogo dell'incidente. Ho visto le foto che ha fatto, e sembra proprio che là non ci sia niente, a parte la buca."
PANIKI: "Sì, è così. Per quel che riuscivamo a vedere, non è rimasto gran che."
GIORNALISTA: "Qualche pezzo grande di rottame?"
PANIKI: "No, non c'era niente che indicasse che lì è appena caduto un aereo."
GIORNALISTA: "Fumo? Fiamme?"
PANIKI: "Niente. Tutto era assolutamente tranquillo. Davvero molto tranquillo."
GIORNALISTA: "Secondo te quanto era grande la buca?"
PANIKI: "A occhio mi è sembrata di circa 6-7 metri di larghezza... E lunga 3 o 4 metri circa."

immagineInganno globale mostra un fotogramma del cratere d'impatto (qui accanto) sul quale sovrappone delle misure.

L'immagine vuole suggerire che la buca era di gran lunga troppo piccola per un aereo di linea e quindi sarebbe un falso maldestramente eseguito.

Le parole del fotografo intervistato si riferiscono probabilmente alle dimensioni della zona centrale della buca, non alla lunghezza complessiva del solco. Ma Mazzucco coglie al volo l'occasione di creare una falsa prova delle sue teorie.

Le dimensioni reali della buca sono invece ampiamente testimoniate da foto aeree come quelle mostrate qui sotto e tratte dalla documentazione del processo Moussaoui. Sono foto che Mazzucco non può non conoscere e nelle quali si vedono chiaramente delle persone (cerchiate in giallo) che consentono di avere un indiscutibile riferimento dimensionale:

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"3 o 4 metri circa"?

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00.34:50. In sovrimpressione: Ma un Boeing 757 è largo circa 40 metri non 6 o 7.

00.34:58. Un giornalista americano descrive quello che vede nel luogo dell'impatto. I sottotitoli traducono:
GIORNALISTA: Da lontano non si vedono rottami, ma solo una grossa buca nel terreno. Ma nel bosco dietro alla buca, si trovano piccole testimonianze di un grande, orribile evento.
PERSONA SUL POSTO: Cosa c'è là? Guarda qui.
GIORNALISTA: Un pezzo solitario di isolante a nido d'ape... Un pezzo di alluminio di 30 cm., con attaccata una vite a croce ... La pagina strappata di una rivista. I frammenti del disastro sono dappertutto.
PERSONA SUL POSTO: All'inizio non ero nemmeno sicuro che fossero dei pezzi di un aereo... Sono così piccoli... E non sono riconoscibili, non si capisce se sono pezzi di fusoliera, ... oppure pezzi di un sedile, non si capisce cosa siano. Ma siamo letteralmente circondati da frammenti. E c'è un odore molto forte, di ... di terra bruciata. E' l'unico modo che mi viene per descriverlo. Non c'è l'odore del carburante degli aerei, c'è odore ... Ken, tu come lo chiameresti?
KEN (FUORI CAMPO): Terra bruciata.
PERSONA SUL POSTO: Sì, terra bruciata. C'è odore di terra bruciata. E abbiamo cominciato a sentirne l'odore man mano che ci avvicinavamo ai rottami.

Schianto aereo, o classica bomba?

 

00:36:12. NARRATORE: Odore di terra bruciata, hanno detto, e non di cherosene.

Torniamo ora alla fotografia scattata dopo l'impatto. In effetti il fungo è il risultato tipico dell'esplosione di una bomba. Queste sono immagini scattate in Afghanistan, subito dopo un bombardamento da parte degli americani, mentre un aereo che cade carico di carburante solleva al cielo una lunga colonna di fumo nero che continua a bruciare per molte ore.

Mazzucco si dimentica di notare la presenza di una zona di bosco completamente bruciata (la si vede nella foto qui sopra), poco compatibile con una bomba.

Colpito in volo?

 

00:36:55. NARRATORE: Sembrerebbe quindi che sia stata approntata una esplosione a terra, piena di ferraglia qualunque, per simulare un impatto al suolo, mentre la mancanza dei veri rottami sembra indicare che l'aereo sia stato davvero colpito in volo.

Secondo Mazzucco, insomma, gli artefici della messinscena sono dei veri pasticcioni: scavano una buca troppo piccola, si dimenticano di predisporre odor di cherosene e di piazzare rottami di grossa taglia per rendere subito riconoscibile l'aereo. Perché secondo Mazzucco, un aereo che impatta il suolo in verticale a novecento chilometri l'ora deve spezzarsi compostamente in tronconi anziché sbriciolarsi per l'urto tremendo.

I sottotitoli traducono le voci americane:
GIORNALISTA: Il primo a vedere l'aereo che cadeva è stato un minatore...
NARRATORE: Altre testimonianze paiono confermarlo.
MINATORE: Abbiamo visto l'aereo praticamente capovolto. Veniva giù quasi diritto... Si vedeva che stava cadendo, e un attimo dopo, su Rossners, c'è stata questa enorme palla di fuoco. L'aereo sarà stato ad almeno 100, 150 metri di altezza.

00:37:27. Sottotitoli: William Bunch - Senior Writer, Philly Daily New [sic, forse il testo è tagliato dall'inquadratura].
BUNCH: Ho raccolto tutte le informazioni che ho potuto, e ho subito capito che c'erano molte cose ... che non quadravano con la caduta del volo 93. Ad esempio il fatto che... dei rottami siano caduti in un lago che si trova a 2 miglia di distanza... proprio mentre l'aereo si schiantava. Oppure il fatto che dei frammenti ... più leggeri, come la posta che viaggiava nel cargo, ... sia stata ritrovata fino a 8 o 9 miglia di distanza.

Chi seguiva il quarto aereo?

 

00:37:55. NARRATORE: Vi sono poi dei testimoni che hanno visto un piccolo aereo allontanarsi dal luogo dell'incidente subito dopo la caduta del Boeing.
Sottotitoli: Susan McIlwain - Eyewitness, 1/2 mile from crash
MCILWAIN: ... quando sono arrivata qui, poco prima dello stop... un piccolo aereo, mi sembrava bianco, mi è passato sopra ... Era così silenzioso, e ha planato qui sopra, esattamente così [simula la planata con braccio e mano] Quando poi abbiamo visto la TV, continuavano a parlare ... di un grosso aereo, come un 757 ...e io mi dicevo "no, quello che ho visto non era un jet". Quello mi avrebbe spazzato via, passandomi sopra così vicino.

Sottotitoli: John Fleegle - Manager, Indian Lake Marina
FLEEGLE: Stavamo seguendo i fatti alla TV, e la corrente si è messa a tremolare... più o meno nel momento in cui abbiamo sentito il rombo dei motori. Siamo corsi fuori, e in quel momento abbiamo sentito il terreno tremare ... poi abbiamo sentito un gran botto, e abbiamo visto questa enorme palla di fuoco, in aria. Siamo arrivati sul posto nell'arco di 45 secondi, un minuto al massimo dopo l'impatto... siamo arrivati prima dei pompieri, o di qualunque altro soccorso. Quando siamo arrivati lì, c'era un aereo che volava sopra di noi. E' stato furbo, e si è allontanato in direzione del sole, in modo... da non poter vedere se fosse un caccia, o che altro tipo di aereo fosse. L'abbiamo visto di scorcio mentre virava, e stava viaggiando praticamente nella stessa direzione dell'aereo.

MCILWAIN: Verso le 11.30 di sera sono venuti quelli dell'FBI. Volevano sapere quanto era grande l'aereo che avevo visto ... Gli ho detto che era piccolo, non molto più grande del mio furgone, e che mi è passato sopra. E lui mi dice: "Lei non lo sa, come è fatto un 757". E io gli ho risposto: mi eviti la paternale... se non mi vuole credere non mi creda, ma io quello che ho visto ... lo devo denunciare. Voi dovete sapere che c'era qualcos'altro in cielo che volava in quel momento. A quel punto si è fatto più gentile, e mi ha detto che quello era un Lear Jet bianco, che faceva le fotografie. E io gli dico: "Prima dell'incidente?". E lui: "Ora dobbiamo andare".

FLEEGLE: Stavo parlando con un tizio, e gli stavo raccontando che eravamo lì quando l'aereo è caduto, e che... le luci nell'ufficio hanno cominciato a tremolare ... E c'era un'altra persona davanti a me, un ex-pilota dell'esercito, e appena mi ha sentito mi ha interrotto ... Mi dice "raccontami bene... " e poi mi dice: "Io sono un ex-pilota, e quell'aereo è stato abbattuto". E io chiedo "perché"? E lui: "Perché quando le luci in casa tremolano, vuol dire ... hanno accecato tutte le frequenze radar, prima di sparare. E poi mi ha detto: Ecco perché la corrente si è messa a tremolare. Non ha tremolato per l'impatto, ... ha tremolato perché hanno accecato tutte le frequenze radar, prima di sparare.

00:41:06. Sottotitoli in sovrimpressione sulla schermata di un radar mentre si ode la voce dei controllori di volo che chiamano invano il Volo 93:
CONTROLLORE: American 1060: vedete qualcuno in direzione Nord-Est? Potete vedere qualcosa in lontananza?
PILOTI: Ci stiamo guardando... Sì, in effetti vediamo uno sbuffo di fumo, circa a ore due. Sembra essere una nuvola scura, come uno sbuffo di fumo nero ...

00:41:43. NARRATORE: Ma a questo punto non è importante stabilire soltanto che il Boeing sia stato davvero abbattuto in volo. Se nel frattempo era stata approntata una buca per simularne la caduta in quel punto preciso, vuol dire che il destino di United 93 era già stato deciso fin dall'inizio. Da chi?

Capitolo 5 - Le 3 torri cadute (00:42:00)

Qui c'è molto materiale discutibile che dettaglierò in seguito.

00:42:04. Titolo:
LE 3 TORRI CADUTE
IL WORLD TRADE CENTER PLAZA
Larry Silverstein, l'uomo delle Torri

00:42:17. NARRATORE: Il World Trade Center Plaza era un insieme di sette edifici, destinati ad uso commerciale, collocato nella punta sud dell'isola di Manhattan. Oltre alle torri gemelle 1 e 2, comprendeva anche gli edifici chiamati World Trade Center 3, 4, 5, 6 e 7. Quest'ultimo era l'unico ad essere fuori dal perimetro della Plaza vera e propria, ed era entrato a far parte del complesso solo nell'agosto del 2001, quando il suo proprietario, Larry Silverstein, era riuscito a coronare il sogno della sua vita, acquistando dalla città di New York le torri più famose del mondo.

00:43:03. NARRATORE: Ma Silverstein ebbe appena il tempo di stipulare con le assicurazioni un nuovo contratto miliardario e solo un mese dopo l'intero complesso andava distrutto dagli attacchi terroristici. E mentre nessuno degli edifici circostanti subiva danni sostanziali, alcune ore dopo le torri, crollava anche inspiegabilmente proprio l'edificio numero 7. Ed è l'edificio numero 7 il primo che Silverstein ha fatto ricostruire dopo aver ricevuto dalle assicurazioni un compenso di circa il doppio di quanto gli era costato.

00:42:42. NARRATORE: Per l'intero complesso del World Trade Center Plaza, che Silverstein aveva assicurato per circa tre miliardi di dollari, l'imprenditore è riuscito a ottenerne quasi sette, dopo aver convinto i giudici che gli impatti dei due aerei, in ciascuna delle torri gemelle, avevano costituito due eventi terroristici separati. Viene in mente, a questo proposito, che il secondo aereo dirottato, che volava verso le torri gemelle praticamente accanto al primo, aveva incomprensibilmente prolungato la sua rotta oltre Manhattan, finendo per colpire la seconda torre un quarto d'ora dopo che la prima era stata colpita.

00:44:23. NARRATORE: Non è facile per nessuno accettare l'idea che le torri non siano crollate da sole ma che siano state demolite volontariamente, pur sapendo quante persone si trovavano al loro interno in quel momento. Ma nell'arco di questi anni sono emersi svariati indizi che puntano chiaramente il dito in quella direzione, mentre rendono sempre più difficile spiegare i crolli come semplice conseguenza degli impatti e degli incendi.

00:44:45. Titoli:
IL PROGETTO
Le torri che non dovevano crollare

00:44:56. NARRATORE: Il primo elemento a mettere in dubbio la versione ufficiale è che le torri stesse erano state progettate per reggere con ampio margine all'eventuale impatto di un grosso aereo di linea con conseguente incendio. I calcoli erano stati fatti su un Boeing 707, l'aereo più grande che ci fosse in circolazione in quegli anni. Il suo peso, le dimensioni e il carico di carburante erano molto simili a quelli dei Boeing 767 che hanno colpito le torri l'11 di settembre.

00:45:26. NARRATORE: Leslie Robertson era il progettista responsabile della robustezza strutturale delle torri.
Viene mostrato uno spezzone di intervista sottotitolata a Leslie E. Robertson (definito Structural Engineer nel servizio originale).
ROBERTSON: L'aereo che avevamo in mente era l'aereo più grosso dell'epoca. Abbiamo progettato gli edifici per reggere all'impatto di un Boeing 707, che avesse colpito le Torri in un punto qualunque.

00:45:47. NARRATORE: La loro innovativa struttura prevedeva quarantasette piloni di acciaio centrali, talmente robusti e lunghi che era stato necessario costruire un cantiere apposito in Giappone per poterli assemblare. Questa struttura centrale era a sua volta contenuta da una gigantesca maglia in acciaio, fatta di segmenti prefabbricati che venivano saldati e assemblati direttamente sul luogo.

00:46:14. NARRATORE: Paul Goldberger è un giornalista del The New Yorker, esperto di architettura.
Viene presentato dai sottotitoli del servizio originale come Architectural critic - The New Yorker.
Sottotitoli aggiunti da Mazzucco:
GOLDBERGER: Il World Trade Center era diverso. Era quello che gli ingegneri chiamano "struttura tubolare". Era una maglia d'acciaio molto, molto robusta, che lo avvolgeva all'esterno.

00:46:36. NARRATORE: L'aggiunta di semplici pannelli prefabbricati costituiva i pavimenti dei vari piani, che venivano letteralmente agganciati fra il corpo centrale, dove si trovavano gli ascensori e tutti gli altri servizi, e la maglia esterna di contenimento. Questa maglia esterna, estremamente robusta ed elastica, era concepita in modo da poter redistribuire in pochi secondi l'intero carico della torre su tutta la sua superficie, nel caso che un aereo l'avesse colpita in qualunque punto e a qualunque livello.

00.47:10. NARRATORE: Lo conferma Frank De Martini, manager del progetto di costruzione delle torri in un'intervista del gennaio 2001.

De Martini viene presentato, nei sottotitoli del programma originale dal quale Mazzucco ha prelevato lo spezzone, come Frank A. De Martini - Manager, WTC Construction & Project Management. I sottotitoli originali specificano inoltre che lo spezzone fu registrato il 25 gennaio 2001 e che De Martini è scomparso l'11 settembre.

DEMARTINI: L'edificio fu progettato per sostenere l'impatto di un Boeing 707 a pieno carico, che era l'aereo più pesante in circolazione a quel tempo. Io sono convinto che l'edificio possa sostenere probabilmente più di un impatto di aerei di linea, perchè la sua struttura è come quella della rete antizanzare sulla porta di casa. E' un specie di rete densissima, e l'aereo è solo una matita che buca quella rete. In realtà non le fa assolutamente nulla.

00:47:54. NARRATORE: E infatti dopo essere state colpite le torri hanno ondeggiato e scricchiolato per qualche minuto, prima di fermarsi, con il carico redistribuito, sulla struttura restante. Come previsto.

00:48:00. NARRATORE: Ma poi, inspiegabilmente, quando gli incendi si erano già consumati da un pezzo, sono improvvisamente crollate, una dopo l'altra...

Non è affatto vero che le torri sono crollate "quando gli incendi si erano consumati da un pezzo". Le foto e i filmati pubblicamente disponibili mostrano chiaramente fiamme ampie e persistenti prima e durante i crolli, ma il film-inchiesta sceglie di non mostrarci i crolli, che sono aspetti cruciali del disastro, sostituendoli con foto delle espressioni delle persone che assistono all'evento.

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Anzi, sarà proprio Inganno globale, a 00:56:18, a mostrare il crollo di una torre del World Trade Center mentre il rogo è ancora vivissimo ed esteso su più piani. Mazzucco si contraddice da solo.

NARRATORE: ... trasformandosi in una nuvola di polvere finissima che ha ricoperto come neve tutta la punta sud di Manhattan.

Temperatura degli incendi (00:48:20)

 

00:48:20 Titolo:
TEMPERATURA DEGLI INCENDI
Il kerosene non ha mai sciolto l'acciaio

00:48:35. NARRATORE: La tesi ufficiale vuole che... il calore degli incendi abbia indebolito le strutture di supporto fino a farle crollare su se stesse. Ma l'acciaio fonde a 1500 gradi e deve essere esposto a una temperatura di almeno 800 gradi per lunghissime ore, prima di iniziare anche, solo, ad ammorbidirsi.

00:48:49. NARRATORE: A Madrid un edificio simile ha bruciato per due giorni interi, a temperature ben più alte di quelle delle torri gemelle senza che l'acciaio mostrasse, in seguito, il minimo segno di indebolimento.

00:49:10. NARRATORE: Non si spiegherebbe altrimenti perché sia necessaria la fiamma ossidrica per saldarlo se bastasse poi del semplice kerosene per scioglierlo.

00:49:22. NARRATORE: Jonathan Barnett è un ingegnere specializzato nella protezione degli edifici dal fuoco.

I sottotitoli originali del programma dal quale Mazzucco ha tratto lo spezzone d'intervista dicono Professor Jonathan Barnett - Worcester Polytechnic Institute. Le parole di Barnett sono tradotte dai sottotitoli:

BARNETT: I normali incendi non sono caldi abbastanza per fondere l'acciaio. Anche usando un combustibile poco comune, come il kerosene, non si possono raggiungere le temperature necessarie a fondere l'acciaio. In oltre 20 anni non avevo mai visto una struttura in acciaio protetto crollare per un incendio.

00:50:00. NARRATORE: Lo conferma Steven Jones, uno dei tanti accademici americani ad aver contestato pubblicamente la tesi dei cedimenti strutturali.

I sottotitoli del programma originale dal quale Mazzucco ha tratto le dichiarazioni di Jones indicano Professor Steven E. Jones - BYU Department of Physics.

00:50:05. I sottotitoli traducono le parole di Jones:
JONES: Dovrebbero esserci altri esempi, se è vero che è stato il fuoco a far crollare questi edifici. Ma non c'erano altri esempi. Le probabilità che uno di questi edifici crollasse a causa del fuoco, visto le centinaia di altri edifici che nel passato non sono invece crollati per il fuoco, possono essere forse una su 400 o 500. Ma tre edifici in un giorno solo? Dal semplice punto di vista statistico diventa 400 per 400 per 400, che è già un numero davvero molto piccolo di probabilità. Che poi siano anche crollati simmetricamente... Sarebbe molto più logico che fossero caduti inclinandosi sul lato, ma quante sono le probabilità che tutti e tre cadano invece in perfetta verticale?

Temperatura degli incendi (00:50:55)

 

00:50:55. Titolo:
TEMPERATURA DEGLI INCENDI
Una testimonianza cruciale

Mazzucco presenta un brano tratto dal video "102 Minutes - Inside the Towers" disponibile qui sul sito del New York Times.

00:51:05. I sottotitoli traducono le parole di Eric Lipton del New York Times.
LIPTON: Sono Eric Lipton, per il New York Times. La Fuji Bank aveva uffici dal 78° all'82° piano nella Torre Sud. Molti dei suoi dirigenti avevano osservato la Torre Nord... venire colpita da un aereo, e avevano già lasciato gli uffici, ... ma una volta all'uscita, gli agenti di sicurezza gli avevano detto... che non c'erano pericoli, e che potevano tornare al lavoro. Uno di questi, Stanley Priamnath era alla sua scrivania che guardava... la Statua della Libertà, mentre era al telefono con un collega di Chicago. A un certo punto ha visto qualcosa venire verso di lui. Era l'aereo della United, ... Poteva vedere la sagoma grigia, poteva leggere le scritte sui lati, e man mano che si avvicinava ha capito che non era soltanto ... un aereo che volava basso, ma un'altro [sic] aereo dirottato, che veniva dritto verso di lui. Ha gridato e si è lanciato sotto la scrivania, proprio nel momento in cui l'aereo colpiva l'edificio... all'81° piano, dove lui si trovava, ma a qualche decina di metri di distanza. Il suo piano è andato distrutto, e molti sono morti all'istante, ... ma in qualche modo Stanley è riuscito a sopravvivere. Gridava con tutto il fiato che aveva nei polmoni... "Aiuto! Aiuto! Sono rimasto bloccato, non lasciatemi qui!" Fra quelli che stavano scendendo le scale di emergenza, lì vicino... c'era Brian Clark, un dipendente della Euro Brokers, all'84° piano,... che lo ha sentito, e si è staccato dal gruppo, con una torcia in mano. I due hanno cominciato a farsi strada uno verso l'altro, finché ... sono rimasti divisi solo da un muro crollato. Brian e Stanley sono riusciti a ritrovarsi, ... ... e hanno ripreso insieme la discesa lungo le scale. Sono fra i pochi... dipendenti delle due società ad essere sopravvissuti.

00:54:32. NARRATORE: La scala A era quindi rimasta praticabile ed è proprio attraverso quella che molte altre persone, rimaste intrappolate ai piani superiori, sono riuscite a salvarsi, dopo Clark e Priamnath. Ma se delle persone hanno potuto transitare vive a quel livello, vicino al centro della struttura, vuol dire che la temperatura lì non ha mai raggiunto gli 800 gradi necessari anche solo ad ammorbidire i poderosi piloni d'acciaio delle torri.

00:53:02. NARRATORE: Una conferma ci arriva da questa immagine termografica scattata mentre la torre sud era in fiamme da una professionista del settore. Dopo l'impatto dell'aereo, avvenuto alle 9:02, la maggior parte del carburante era fuoriuscita prima di esplodere, creando la palla di fuoco che tutti ricordiamo. La foto è scattata alle 9:18, è quindi passato un solo quarto d'ora dall'impatto e già si vede come non ci sia una sola zona della torre che superi i 100 gradi di temperatura.

A Mazzucco non viene il dubbio che un'immagine del genere possa registrare il calore del fumo all'esterno dell'edificio anziché il calore degli incendi che si trovano all'interno e quindi in gran parte fuori portata.

00:53:34. NARRATORE: Siamo distanti anni luce dalle temperature che sarebbero necessarie ad ammorbidire le strutture portanti delle torri.

Viene mostrato un brano di quella che sembra essere una conferenza. I titoli originali del video dal quale Mazzucco preleva uno spezzone riportano questi dati: James H. Fetzer, Ph.D. - Professor of Philosophy at the University of Minnesota, Duluth.

E' interessante notare come Mazzucco modifichi questi titoli nel tradurli, facendo scomparire la precisazione che Fetzer è un professore di filosofia, materia ben poco attinente all'argomento trattato:

00:52:42. Sottotitoli:
James H. Fetzer - Professore universitario, autore, ex-ufficiale dei Marines.

Come mai Mazzucco sceglie di mostrarci i discorsi di un professore di filosofia invece di quelli di qualcuno più qualificato a parlare di crolli e resistenza dei metalli, come per esempio un ingegnere strutturista o un esperto di metallurgia?

I sottotitoli traducono quello che Fetzer sta dicendo:

00:53:55. FETZER: Riguardo all'11 settembre, la cosa più importante da capire è il concetto di "legge di natura". Una legge di natura non può essere violata. Una legge di natura non può essere cambiata. Una legge di natura non ha bisogno di essere attivata.
Il fatto è che l'acciao fonde a circa 1600° C. L'acciaio usato in questi edifici era stato certificato dalla Underwriters Laboratories per resistere a oltre 1000° C per almeno 6 ore. La temperatura massima che può sviluppare un incendio da kerosene, in condizioni ottimali, è di 900° C. Ma la stessa Underwriters Laboratories ha calcolato che a causa dell'isolamento, e di altri fattori, l'acciaio non abbia mai superato i 260° C. Il che è decisamente troppo poco per permettere all'acciaio di fondere.

fontana di materiale incandescenteA proposito delle temperature raggiunte nel World Trade Center, vale la pena di considerare la foto mostrata qui accanto, nella quale si nota chiaramente una colata di materiale incandescente in prossimità di uno spigolo della Torre Sud.

Di questa colata esistono anche vari filmati (per esempio questo) che ne mostrano oltre ogni dubbio natura, durata ed estensione: si trova nell'angolo della facciata opposta a quella d'impatto, alla stessa altezza della breccia prodotta dall'aereo, ossia dove presumibilmente i resti dell'aereo hanno terminato la propria corsa di penetrazione, come suggerito dagli elementi della facciata ripiegati verso l'esterno.

Come è possibile che la temperatura dell'acciaio non abbia mai superato i 260°C, come sostiene Fetzer, se c'è questa fontana di materiale incandescente?

00:54:40. NARRATORE: Ambedue gli incendi, in realtà, si sono consumati molto rapidamente, come è testimoniato anche dal fumo che era già diventato nero molto prima che le torri crollassero.

incendio a Buncefield, fonte BBCIl fumo nero non è affatto un'indicazione della temperatura o dello stato di un incendio. Basta pensare agli incendi dei pozzi petroliferi durante la prima Guerra del Golfo, o a quello più recente di un deposito di carburanti a Buncefield, in Inghilterra, l'11/12/2005, per notare che il fumo si leva nero, anche per settimane, mentre il fuoco è ancora ben vivo.

Inganno globale mostra a questo punto la breccia d'impatto su una delle torri ed evidenzia una persona che fa cenni con le braccia dall'interno della breccia. I complottisti ritengono che la presenza di questa persona confermi le basse temperature da loro teorizzate. In realtà queste immagini indicano semplicemente che la zona della breccia non è stata interessata significativamente dagli incendi, cosa del resto compatibile con la direzione dell'impatto, che avrebbe portato la maggior parte del carburante e dei rottami lontano dal punto d'ingresso.

00:54:37. NARRATORE: Quasi tutte le vittime infatti sono morte soffocate dal fumo o per i traumi riportati. Tutti quelli che erano invece riusciti a sopravvivere, al di sopra degli incendi, sono poi morti nel successivo crollo delle torri, mentre erano in attesa di soccorso.

Mazzucco mostra le torri in fiamme e fa sentire l'audio di telefonate fatte da alcune vittime ai servizi d'emergenza.

00:55:08. EMERG.: Da che numero chiama, perfavore [sic]?
VITTIMA: Sono all'83° piano. Sono all'83° piano! Pensa che qualcuno riuscirà ad arrivare fin qui sopra?
EMERG.: Certo Signora [sic]. Stiamo venendo a prendervi.
VITTIMA: Beh, qui non c'è ancora nessuno, e il piano è tutto pieno di fumo. Siamo sul pavimento, non riusciamo a respirare. E c'è molto, molto caldo.

EMERG.: Da che numero sta chiamando?
VITTIMA: Non riesco a vedere! 4-1-1---26-23. Siamo in due in questo ufficio. Non siamo pronti a morire, ma la cosa si sta facendo brutta.
EMERG.: Vi capisco. Stiamo cercando di farvi arrivare i soccorsi.
VITTIMA: Vi prego, sbrigatevi...

VITTIMA: Penso che ci sia un incendio, perché fa moltissimo caldo. E' molto caldo, dappertutto sul pavimento.

VITTIMA: Non riuscite a mandarli su? Il fumo è diventato terribile...
EMERG.: Stiamo facendo tutto il possibile.
VITTIMA: A che piano siete adesso?
EMERG.: Stiamo arrivando, stiamo arrivando.
VITTIMA: Non mi sembra proprio, ragazzi. Io ho dei figli piccoli...

VITTIMA: Fa molto caldo. Non vedo più aria, ormai. Vedo soltanto del fumo... Sto per morire, vero?
EMERG.: No, no, no, signora, deve restare positiva...
VITTIMA: Sto per morire, lo so...

VITTIMA: Sono vicino alla finestra. Respiro a malapena. Non riesco più a vedere.

VITTIMA: Fa un caldo... mi sto bruciando. Hey!!! Aiutooo!!!

EMERG.: Pronto, Signora? Pronto?
VITTIMA: Aiutoooo!!!

VITTIMA: Ma cosa diavolo è successo?

VITTIMA: Oh, Dio! Ohh...

Lasciando da parte la discutibile scelta di strumentalizzare le sofferenze altrui presentando questa sequenza di chiamate drammatiche, va fatta una considerazione: molte delle vittime riferiscono un calore insopportabile, spesso proveniente dal pavimento. Non parlano di incendi nelle loro vicinanze, ma soltanto di fumo: come se l'incendio fosse situato ai piani sottostanti.

Come sono conciliabili queste testimonianze con la teoria complottista che l'incendio non ha mai raggiunto temperature superiori ai 120 gradi (o 260, secondo Fetzer)? Un incendio che arde per circa un'ora a 120 gradi al piano sottostante è in grado di rendere rovente il pavimento?

A questo punto (00:56:18), Mazzucco mostra il crollo di una torre. Si nota chiaramente che gli incendi non sono affatto spenti al momento del crollo, come invece Mazzucco ha affermato in precedenza. In altre parole, Mazzucco contraddice se stesso. O se preferite, ha mentito.

00:57:24. NARRATORE: Un altro fatto inspiegabile rimane, per tutte e tre le torri, la completa polverizzazione dell'intero edificio.

La totale polverizzazione (00:57:28)

 

00:57:28. Titolo:
LA TOTALE POLVERIZZAZIONE
Un fenomeno inspiegabile

00:57:34. NARRATORE: Nei normali crolli il cemento si spezza in svariati blocchi, che però rimangono interi e ben riconoscibili l'uno dall'altro.

Mazzucco mostra uno spezzone di un servizio della CNN. I sottotitoli originali identificano una delle persone come George Pataki - Governor of New York.

00:57:44. Sottotitoli:
PATAKI: Qui c'era la Torre Sud. Erano 104, 106 piani... Questo è quanto rimane. Là c'era la Torre Nord. E ti guardi in giro, e ti accorgi che non c'è più cemento, c'è pochissimo cemento.
REPORTER: Cosa è successo al cemento?
PATAKI: Il cemento si è polverizzato. Ero qui martedì [11 settembre]... E sembrava di essere su un altro pianeta. Tutta la parte Sud di Manhattan, non solo qui sul posto... ma da una parte all'altra del fiume, c'era questo strato di polvere, spesso 8-10 centimetri. Il cemento era semplicemente... polverizzato.

00:57:15. NARRATORE: La versione ufficiale vuole che siano stati i piani dell'edificio, cadendo uno sull'altro, a causare il crollo delle torri. Ma in questo caso, da dove viene la forza che scaglia quintali e quintali di calcinacci a una distanza quasi doppia della larghezza della torre e addirittura verso l'alto? Che cosa può essere in grado di tranciare di netto dei pezzi di struttura esterna come questo, scagliandoli a conficcarsi addirittura negli edifici antistanti?

00:58:50. NARRATORE: David Childs è un noto architetto di New York che partecipa al progetto di ricostruzione delle torri.

Mazzucco mostra uno spezzone di intervista a David Childs tratta da un programma trasmesso dalla KQED. I sottotitoli traducono quello che dice Childs, qualificato dai titoli originali come Architect:

CHILDS: Molto sinceramente, sono rimasto stupito quando sono cadute. In realtà questo tipo si struttura si è sempre comportato a meraviglia, nel passato. Anzi, fino a questo episodio, nessun edificio era mai crollato a causa del fuoco. C'erano stati grossi incendi, in cui un paio di piani erano caduti, ma la struttura in acciaio è una struttura molto efficiente e sicura, specialmente questo tipo di struttura centrale.

00:59:20. NARRATORE: E infatti, se anche i piani fossero caduti uno sull'altro, ci si aspetterebbe di vedere i piloni della struttura centrale rimanere in piedi nonostante il crollo del resto dell'edificio. Questo invece, non è accaduto. Ambedue le torri si sono dissolte in polvere e dei piloni centrali non è rimasto più nulla.

Questa teoria presuppone che i piani, come mostrato nell'animazione che accompagna le parole del narratore, cadano in modo assolutamente perfetto e verticale, come una catasta di ciambelle infilate su un perno. Ma questo non è affatto quello che è successo: i crolli sono stati tutt'altro che verticali, come mostrato ampiamente altrove in questo sito (addirittura il troncone superiore sì è inclinato vistosamente), per cui attendersi che le colonne centrali restino in piedi è una stupidaggine.

Mazzucco presenta la dichiarazione di un pompiere del N.Y.F.D., Joe Casaliggi, traducendola nei sottotitoli.

00:59:30. Sottotitoli:
CASALIGGI: Ci sono due edifici con 110 piani di uffici ciascuno. Non si trova una scrivania. Non si trova una sedia. Non si trova un telefono, o un computer. Il pezzo più grosso di telefono che ho trovato era una mezza tastiera, ed era grossa così [Casaliggi indica la distanza fra pollice ed indice]. L'edificio è crollato in polvere.

Dinamiche di caduta (00:59:57)

 

00:59:57. Titolo:
DINAMICHE DI CADUTA
Sospese le leggi della fisica

01:00:11. NARRATORE: Un altro fatto inspiegabile è la velocità impressionante di caduta dei tre edifici. Circa 10 secondi per le torri, più di 100 piani per 400 metri ciascuna, e 6 secondi per l'edificio numero 7, 40 piani per circa 150 metri di altezza. Le tre torri sono cadute praticamente nello stesso tempo che avrebbe impiegato a raggiungere il suolo una sfera d'acciaio lasciata cadere dal tetto dell'edificio al momento dell'inizio del crollo. Ma questo contraddice uno dei più noti princìpi della fisica, secondo il quale, invece, i vari piani, cadendo l'uno sull'altro, avrebbero dovuto accumulare un ritardo progressivo, risultando in un tempo totale di caduta molto superiore a quello della sfera lanciata nel vuoto.

Riprende l'intervista a James H. Fetzer, con relativi sottotitoli di traduzione.

01:01:11. Sottotitoli:
FETZER: Ho parlato della legge della caduta dei gravi, di Galileo. Se lasciassimo cadere una palla da biliardo dalla cima della Torre, a 110 piani di altezza, ci metterebbe 8-10 secondi per arrivare a terra, senza incontrare nessun ostacolo. Ma non c'è nessuna possibilità per un edificio che cada per l'"effetto pancake" che gli permetta di cadere alla velocità di un corpo in caduta libera. Se anche volessimo ipotizzare, approssimativamente, che ogni piano ci mette 1 secondo a crollare su quello sottostante, calcolando tutti e 110 i piani ci vorrebbero 110 secondi. Ci sono 100 secondi di troppo. E anche se calcoli che la caduta è iniziata al 96° piano, ci vogliono comunque 96 secondi. Questo se si ipotizza 1 secondo per ogni piano che crolla. Un ingegnere in California ha suggerito che 1 secondo sia troppo, e che sia bastato mezzo secondo affinchè la massa superiore vincesse la resistenza dei piani inferiori, ma anche se moltiplichi 96 piani per mezzo secondo, hai 48 secondi di tempo di caduta. Invece ci hanno messo dagli 8 ai 10 secondi a crollare. Decisamente troppo in fretta.

Parla di nuovo Steve Jones.

01:02:22. Sottotitoli:
JONES: Sono fissati su questa unica ipotesi, è come se avessero il paraocchi. Devono esser stati per forza gli incendi e gli impatti.
REPORTER: Da 20 anni Jones insegna fisica all'Università dello Utah.
JONES: ...simmetricamente, e non si inclina da un lato, come ci si dovrebbe aspettare da quella che chiamiamo la seconda legge della termodinamica. Viene giù in verticale, e questo è lo scopo delle cariche preposizionate nelle demolizioni controllate.

Presenza di esplosivi (01:02:39)

 

01:02:39. Titolo:
PRESENZA DI ESPLOSIVI
Pozze incandescenti di acciaio fuso

01:02:52. NARRATORE: Nelle demolizioni controllate, gli esplosivi vanno piazzati con molta cura e dopo lunghi calcoli. Bisogna fare in modo che le cariche piazzate alla base dei piloni centrali, esplodendo un istante prima delle altre, portino con sé il resto della struttura senza danneggiare gli edifici circostanti. Per garantire che questo accada, le esplosioni alla base devono essere molto potenti, e di solito generano un calore tale che nel punto in cui erano conficcati i piloni, si vengono a formare delle vere e proprie pozze di acciaio fuso, mentre le macerie tutte intorno continuano a ribollire per lungo tempo. Questo invece non dovrebbe accadere nel caso che un edificio crolli per un semplice cedimento strutturale.

01:03:44. NARRATORE: Questa immagine termografica scattata dal satellite cinque giorni dopo i crolli delle torri ritrae la zona del World Center Plaza. I punti più caldi sono proprio alla base delle tre torri crollate.

01:04:12. NARRATORE: Queste immagini di New York sono state riprese dalla Shuttle due settimane dopo i crolli. In un cielo completamente terso, si vede chiaramente la lunga nuvola di fumo che, per molte settimane, ha continuato a fuoriuscire dalla macerie delle torri crollate.

Una voce americana fuori campo, forse di un servizio da un telegiornale, viene tradotta dai sottotitoli di Mazzucco.

01:04:23. REPORTER: Oggi è il 1° Novembre, eppure se ci pensiamo il fumo continua ad uscire dal World Trade Center.
POMPIERE: Oh, è incredibile. E ormai sono passate quasi sei settimane e più ti avvicini al centro di questa roba, più diventa caldo. Ci sono probabilmente 800° gradi [sic]. Siamo riusciti ad aprirci dei piccoli passaggi, verso quella che sembra essere la pozza. Sembra un forno dentro, è bollente, è proprio di quel colore chiaro, rosso-arancione incandescente. Vedi quella roba che sta tirando fuori? Dobbiamo smettere di buttare acqua. Vedi quella roba? E' incandescente. Se la bagni, fa troppo vapore, e lui non vede più cosa sta facendo.

01:05:14. NARRATORE: Come può essere questo il risultato di un semplice crollo passivo?

David Ray Griffin - Al servizio della verità (01:05:10)

 

(01:05:10). Titolo:
DAVID RAY GRIFFIN
Al servizio della verità

01:05:24. NARRATORE: David Ray Griffin, noto teologo e scrittore americano, è l'autore del libro "Commissione 11 settembre - Distorsioni e omissioni", che ha letteralmente smontato la tesi ufficiale del governo americano. In questa conferenza all'università del Wisconsin, Griffin elenca i motivi principali per cui ritiene che le torri non possano essere crollate da sole ma siano invece state demolite con l'uso di esplosivi.

Ancora una volta stupisce la scelta degli esperti di parte fatta da Mazzucco: per parlare degli aspetti tecnici delle demolizioni, chi chiama? Un architetto? Uno strutturista? Un fisico? No: un teologo. Davvero non c'era disponibile nessuno di meglio qualificato?

01:05:24. Sottotitoli:
GRIFFIN: Ad esempio: le Torri sono crollate in perfetta verticale, e praticamente alla velocità di una caduta libera come nelle demolizioni controllate. E poi le macerie hanno continuato a ribollire per mesi, dopo. In particolare, per le Torri Gemelle, molta gente ha detto di aver sentito delle esplosioni. Praticamente tutto il cemento di queste enormi costruzioni si è disintegrato in polvere finissima. Fate una prova. Prendete un pezzo di cemento e fatelo cadere da un'altezza di oltre 300 metri e vedete se si disintegra in polvere sottilissima. Non succederà mai. La maggior parte di questa polvere insieme all'acciaio e all'alluminio è stata scagliata in orizzontale, a dozzine di metri di distanza. e [sic] pozze di acciaio fuso sono state trovate sotto le macerie. Questi ed altri elementi indicano la presenza di potenti esplosivi, piazzati con precisione.

01:06:59. Sottotitoli:
GRIFFIN: In ogni caso, se si guardano tutti questi aspetti dei crolli, l'idea che siano causati dagli impatti degli aerei, e dagli incendi che sono conseguiti, è ridicola. Questo è ancora più evidente per l'edificio 7, che non è stato nemmeno colpito da un aereo ma è comunque crollato, verso le 5,30 di quel pomeriggio. Il suo crollo è talmente impossibile da spiegare, se non con una demolizione controllata che il rapporto della Commissione non ne parla nemmeno. Come se il crollo di un edificio di 47 piani non meritasse un solo commento.

In effetti il 9/11 Commission Report non ne parla: o meglio, non danno risultati pertinenti le parole-chiave "WTC7" (0 occorrenze), "WTC 7" (0), "7 WTC" (5), "7 World" (0), "7WTC" (0), "building 7" (0), "collaps*" (99). Ma questo non vuol dire che il crollo del WTC7 sia completamente ignorato dai rapporti ufficiali.

Per esempio, il FEMA World Trade Center Building Performance Study dedica al WTC 7 un intero capitolo (il 5) e ne riparla estesamente a pag. 4 dell'Executive Summary, a pag. 8 del capitolo 8, in tutto il Capitolo 7 e nell'Appendice C.

Inoltre il rapporto NIST Project 6: WTC 7 Structural Fire Response and Collapse Analysis, datato 22 giugno 2004, è dedicato interamente al crollo di questo edificio, con abbondanza di disegni tecnici e schemi strutturali.

Questo è un esempio classico dei metodi ingannevoli dei complottisti: asseriscono una cosa in sé vera (il rapporto della Commissione non parla del crollo del WTC 7), ma la calano in un contesto tale da farla sembrare una prova di complotto (in questo caso, "dimenticando" di specificare che tuttavia il crollo del WTC 7 è discusso estesamente in altri rapporti ufficiali ben più tecnici di quello della Commissione).

WTC 7 - Il più strano di tutti (01:07:40)

 

(01:07:40) Titolo:
WTC 7
Il più strano di tutti

01:07:58. NARRATORE: Il crollo del World Trade Center 7, avvenuto nel pomeriggio, rappresenta l'unico caso nella storia in cui un moderno edificio in acciaio sia crollato a causa di un semplice incendio. Stupisce ancora di più, che ciò sia avvenuto esattamente come per le Torri, con assoluta precisione, in perfetta verticale e senza apportare nessun danno consistente agli edifici circostanti. La migliore squadra di demolizioni controllate difficilmente avrebbe potuto ottenere un risultato migliore, lavorando e calcolando le cadute per intere settimane.

01:08:50. NARRATORE: Ma l'ostacolo più grosso di tutti, per accettare la tesi dei crolli strutturali, è una notevole quantità di testimonianze. Poliziotti, pompieri, giornalisti e comuni passanti che hanno sentito o hanno vissuto in prima persona una lunga serie di esplosioni alla base delle torri, qualche secondo prima o durante i crolli stessi.

Presenza di esplosivi (01:09:14)

 

01:09:14. Titolo:
PRESENZA DI ESPLOSIVI
La parola ai testimoni

Mazzucco presenta un filmato in cui parlano un giornalista e una persona identificata dai titoli del filmato originale come Philip Morelli - Survivor (sopravvissuto).

01:09:30. Sottotitoli:
MORELLI: Tutti parlano di come sarà il nuovo World Trade Center, ma quello vecchio era la cosa più bella del mondo.
GIORNALISTA: Per sette anni il 37nne [sic] Philip Morelli ha fatto il carpentiere al World Trade Center. Originario di Queens, Morelli era innamorato del suo lavoro alle Torri Gemelle. Quella mattina alle 8.30 stava scendendo al livello B4 della Torre 1, quattro piani sottoterra.
MORELLI: Vado giù, il capo mi dice di andare a portar via i contenitori e mentre passavo vicino al montacarichi principale, nel corridoio, è li che che [sic] sono stato spazzato via. L'impatto dell'esplosione, o qualunque cosa sia stato, mi ha scaraventato a terra, e poi è cominciato il finimondo. Mi sono messo a correre verso il bagno, non sapevo che fosse il bagno, poi ho aperto la porta poi improvvisamente, un'altro [sic] botto enorme. Vengono giù i pannelli del soffitto, cascano giù le luci. Conosco gente che è rimasta uccisa nel sotterraneo, gente che si è rotta le gambe nel sotteraneo, gente che ha dovuto farsi la plastica perchè le pareti le sono esplose in faccia.

Mentre Inganno globale mostra le due torri in fiamme, i sottotitoli traducono le parole di una persona fuori campo.

01:10:33. Ci sono state due o tre esplosioni simili, fortissime, e tutto l'edificio ha letteralmente tremato. Si tremava letteralmente, nei sotterranei dell'edificio.

Mazzucco mostra uno spezzone di Fox News. I sottotitoli traducono le parole delle voci americane:

01:10:43. Sottotitoli:
VOCE FUORI CAMPO: Poco prima di quella fortissima esplosione che tutti abbiamo sentito, e avvertito. Abbiamo sentito un botto violento, un'esplosione, abbiamo guardato su, e l'edificio ha cominciato letteralmente a crollare.
POLIZIOTTO: A me è sembrata un'esplosione, poi si è sentito il rumore di un crollo, e l'edificio è venuto giù.

Mazzucco presenta uno spezzone da un servizio della MSNBC. Anche qui, i sottotitoli traducono il parlato americano.

01:10:51. Sottotitoli:
GIORNALISTA: Alle 10.30 ho cercato di uscire, ma appena fuori ho sentito una seconda esplosione, e un altro rombo. [stacco] Macchine incendiate, macchine rovesciate dalla forza dell'esplosione.

Un altro spezzone da un'intervista televisiva a un testimone:

01:11:05. Sottotitoli:
TESTIMONE: Stavamo cercando di scendere dall'8° piano, ma una grossa esplosione ci ha ributtato indietro, all'8° piano.

Altri brani tratti da interviste televisive a pompieri:

01:11:10. Sottotitoli:
POMPIERE: Stavamo cercando di tirare fuori la gente, quando c'è stata una seconda esplosione e poi il crollo.
ALTRO POMPIERE: Stavamo preparandoci con le attrezzature per salire le scale, e c'è stata un'esplosione enorme.

Un'intervista tratta dal programma America Responds:

01:11:20. Sottotitoli:
TESTIMONE: Sembravano degli spari, bang bang bang, e poi di colpo tre grosse esplosioni

Un reporter parla in diretta alla CNN:

01:11:29. Sottotitoli:
REPORTER: Abbiamo sentito parlare di esplosioni secondarie, dopo gli impatti degli aerei. Ci si domanda se ci fosse qualcos'altro alla base delle Torri, che in realtà le ha dato il colpo di grazia per farle crollare.

Un reporter, Rick Sanchez, parla a MSNBC:

01:11:39. Sottotitoli:
SANCHEZ: Siamo circa a un isolato e mezzo dal punto in cui c'è stata l'esplosione. Quella zona è appena stata evacuata, perchè la polizia ha trovato quello che descrive come un ordigno sospetto, e temono che sia qualcosa che possa provocare un'altra esplosione.

Le registrazioni radio dei pompieri

Questa parte è presentata sotto forma di titoli su fondo nero in inglese e in italiano.

01:12:00. Sottotitoli a tutto schermo:
DALLE REGISTRAZIONI RADIO DEI POMPIERI DI NEW YORK
Official: I got, uh, an eyewitness who said there was an explosion on floors 7 and 8, 7, 8.
Ho un testimone che dice che c'è stata un'esplosione al settimo e ottavo piano.

Official: Battalion 3 to dispatch, we've just had another explosion.
Battaglione 3 a Centrale, c'è appena stata un'altra esplosione.

Official: ...Warren Street, because of the secondary explosion. We've got numerous people covered with dust from the secondary explosion.
... Warren street, a causa della seconda esplosione. Ci sono molte persone ricoperte di polvere per questa seconda esplosione.

Mazzucco traduce secondary erroneamente come seconda. E' un errore importante, perché seconda suggerisce che si tratti di un'esplosione paragonabile alla prima ed indipendente da essa, mentre secondaria rivela che si tratta di un'esplosione minore conseguente alla prima. In un contesto nel quale si vuole insinuare che ci siano state altre esplosioni intenzionali, un errore di traduzione del genere è molto ingannevole.

01:12:16. Sottotitoli a tutto schermo:
Official: We got another explosion on the Tower, 10-13, 10-13.
Nuova esplosione nella Torre.10-13, 10-13.

Official: Tower 2 has had a major explosion and what appears to be a complete collapse surrounding the entire area
Torre 2: c'è stata una grossa esplosione, e quello che sembra essere un crollo completo di tutta la zona circostante

Official: I was involved in the secondary, uh, explosion at Tower 1, Kay...
Mi sono ritrovato in una seconda esplosione, nella Torre 1

Mazzucco traduce di nuovo secondary erroneamente come seconda. In questo modo, crea una serie di testimonianze manipolate che avvalorano l'ipotesi di una seconda esplosione.

01:12:30. Sottotitoli a tutto schermo:
Pat Dawson, NBC: I spoke with the Chief of safety for the FDNY. He received word of a secondary device, that is another bomb going off ... he said that there was another explosion which took place. And then an hour after the first hit ... there was another explosion that took place. He thinks that there were actually devices that were planted in the building. We are continuing to hear explosions here downtown...
Pochi minuti fa ho parlato con il capo della sicurezza dei pompieri di New York, gli è stato detto che c'è la possibilità di un secondo ordigno, cioè un'altra bomba che potrebbe esplodere. Ma ha detto che c'è stata una seconda esplosione, e poi, un'ora dopo il primo impatto, c'è stata ancora un'esplosione. Lui pensa che ci fossero delle cariche piazzate nell'edificio. Qui a Downtown continuiamo a sentire della esplosioni...

Crolli, o demolizioni controllate? (01:13:01)

 

01:13:01. Titolo:
LE 3 TORRI CADUTE
Crolli, o demolizioni controllate?

In questa parte, Mazzucco mette a confronto una serie di vere demolizioni controllate con i crolli al World Trade Center. E' interessante notare come nelle demolizioni controllate vere, le esplosioni comincino in basso e gli sbuffi di polvere compaiano prima del collasso dell'edificio (al WTC compaiono dopo che è iniziato il crollo). Si odono anche chiaramente i botti delle detonazioni, che invece non risultano nell'audio dei crolli al World Trade Center.

La sequenza mostra anche l'ampiezza della zona colpita dai detriti delle torri: lungi dal cadere "in perfetta verticale", si nota chiaramente che le torri si sono aperte quasi a fiore, proiettando detriti in tutte le direzioni.

In ogni caso è ovvio che le somiglianze visive fra una demolizione controllata e un crollo dovuto a un cedimento strutturale saranno molte, visto che una demolizione controllata non fa altro che produrre un indebolimento della struttura che ne causa il collasso. In pratica, semplificando, una demolizione è un cedimento strutturale indotto tramite esplosivi.

Mazzucco mostra un brano tratto dal documentario dei fratelli Naudet.

01:17:19. Sottotitoli.

...un piano dopo l'altro, ha cominciato ad esplodere verso l'esterno ...
...e come se lo avessero fatto esplodere... come quando programmano
di tirare giù gli edifici...
...giù fino in fondo

Uno spezzone di un notiziario televisivo in cui parla Ron Insana, CNBC:

01:17:31. Sottotitoli:
mentre ci avvicinavamo alla Torre abbiamo visto la parte alta che iniziava ad esplodere con un pennacchio di fumo, e abbiamo sentito il rumore tipico delle implosioni

Mazzucco mostra le torri colpite. In sottofondo, la voce dei giornalisti televisivi americani Aaron Brown (CNN) e Dan Rather (CBS).

01:17:41. Sottotitoli:
AARON BROWN: e come vedete sembra quasi... sembra quasi una di quelle implosioni programmate

01:17:45. Sottotitoli:
DAN RATHER: Ricordano quelle immagini che abbiamo visto mille volte in TV
In cui un edificio è demolito intenzionalmente, con cariche di dinamite piazzate appositamente

Spezzone di intervista a Matthys Levy, identificato come "co-author Why Buildings Fall Down" dai sottotitoli originali del programma dal quale Mazzucco ha tratto il brano:

01:17:55. Sottotitoli:
LEVY: avrete visto spesso quelle demolizioni controllate, in cui fanno implodere un edificio facendolo crollare in verticale, poichè provocano il cedimento contemporaneo di tutte le colonne di sostegno questo è proprio quello che è sembrato, e questo è quello che è successo ALTRA VOCE: ed era in diretta TV ...letteralmente milioni di spettatori...

La frase di Levy è isolata dal proprio contesto. Sarebbe interessante sapere da quale programma è tratta l'intervista, in modo da capire se si sta riferendo davvero al World Trade Center, ma Mazzucco non indica le fonti del suo collage.

01:18:18. Titoli su sfondo nero:
Nonostante il progetto originale prevedesse chiaramente che le Torri avrebbero resistito all'impatto di un grosso aereo di linea, nessuno dei progettisti o costruttori è mai stato condannato, arrestato, o anche solo incriminato per negligenza. E mentre non vi è mai stata una sola causa legale relativa alla solidità strutturale delle Torri, ...
... tutta la documentazione e i referti tecnici relativi ai crolli sono stati sigillati dal giudice, per accordo delle parti, e non potranno più essere visti da nessuno.

Brano di intervista a Leslie E. Robertson, identificato come structural engineer dai sottotitoli originali del programma dal quale Mazzucco ha estratto l'intervista:

01:18:46. Sottotitoli:
La responsabilità per garantire la massima robustezza delle Torri era la mia.
Vuole sapere se mi sento in colpa, per il fatto che siano crollate?
"Le circostanze dell'11 di settembre erano al di fuori di quello che avevamo previsto nel progetto."
- Leslie Robertson, Responsabile della solidità strutturale delle Torri Gemelle

Titoli su fondo nero: Nessuno ha mai pensato di fargli causa.
Leslie Robertson è sempre stato, ed oggi continua ad essere, un libero cittadino.

COME MAI?

Capitolo 6 - Un popolo a parte (01:19:42)

 

01:19:50. Titoli su fondo nero.
Non hanno nulla da guadagnare. Hanno già perso tutto.

Eppure combattono, ogni giorno, instancabili, nel chiedere giustizia, nel nome della giustizia stessa.

Sono i membri dell'Associazione dei parenti delle Vittime dell'11 Settembre

Mazzuccco presenta alcune dichiarazioni di persone che presumibilmente fanno parte dell'associazione sopra citata.

Helen Mariani

 

1:19:59. Narratore: Helen Mariani ha perso il marito nel volo United che si è schiantato nella torre sud; ha denunciato il Presidente Bush, il vice Cheney e le alte cariche dello stato per alto tradimento.

Helen Mariani legge la propria dichiarazione.

Sottotitoli.
MARIANI: Vorrei che lui fosse qui. Vorrei che tutti fossero qui.
Neal, mio marito, ha passato quattro anni in aviazione.
Abbiamo tenuto una commemorazione, a casa nostra, con tre delle mie figlie...
e il mio unico figlio. Potete star sicuri che quella bandiera non tornerà a volare fino al giorno ...
in cui giustizia sarà fatta, per me e per gli altri 3000, in un tribunale di New York.
Queste sono le domande che vorrei fare al Signor Bush
Resto personalmente convinta che lei abbia deliberatamente permesso che i fatti dell'11 Settembre accadessero
Si è costruito il consenso popolare per la sua guerra al terrorismo
Trovo deprecabile che lei usi la nostra tragedia di morte e distruzione per i suoi fini politici
I nostri sogni americani di libertà sono stati distrutti per molte generazioni a venire.
Grazie.

Barry Zellman

 

1:21:21. Narratore: Barry Zellman ha perso il fratello nel crollo della Torre Sud.

Sottotitoli:
ZELLMAN: Sono grato a coloro che capiscono che... 4 aerei, un'ora e mezza fra il primo impatto e il secondo impatto
senza la minima risposta militare, negli Stati Uniti? Non è andata così, non può essere andata così ...
Stiamo parlando delle migliori organizzazioni al mondo, le più tecnicamente avanzate, e non c'è stata la minima risposta la minima risposta militare?
Io cerco di essere obbiettivo, ascolto tutte le campane, e ho fatto ricerche su ricerche su ricerche, ma nessuno ...
... riesce a darmi la risposta. Ma è chiaro che il nostro presidente non ha mai voluto andare a fondo di questa tragedia.
Oggi sono qui davanti a voi per un solo motivo. L'unica cosa che posso ancora dare a mio fratello ...
... è la verità. Tutto qui.
Io non ho preso una lira ... Sapete, i soldi c'erano, per far tacere la gente.
C'è questo strano giro di soldi, perchè ci sono due tipi di famiglie nell'11 Settembre.
Quelle che hanno preso i soldi, e quelle che non li hanno presi.
Ma i soldi c'erano, con uno scopo preciso: comperare le persone, e farle stare zitte.
Voglio ringraziare la gente come voi, che è disposta ad ascoltare.

Le "Vedove del New Jersey"

 

01:23:00. NARRATORE: Kristen Breitmeier [sic], Lorie Van Auken, Patty Casazza e Mindy Kleinberg sono conosciute come le Vedove del New Jersey. Dal giorno degli attentati hanno unito le loro forze e combattono incessantemente perchè la verità venga a galla.

01:23:09. Sottotitoli:
Kristen Breitweiser
DONAHUE: Lei accende la TV, vede il secondo aereo che si schianta, e capisce...
BREITWEISER: L'ho capito subito. Sapevo più o meno dov'era il suo ufficio,...
perchè mi aveva detto che era proprio di fronte alla Torre Uno
Io me lo sentivo, dentro, e poi quando ho visto crollare l'edificio...
mi sono detta "Mio Dio, se n'è andato". Sono caduta a terra...

DONAHUE: Che cosa è successo, dopo che quegli aerei sono decollati? Penso che lei ne voglia parlare...
BREITWEISER: Ci sono molte cose che non mi quadrano, sul Pentagono.
Non capisco come un aereo possa colpire il nostro Ministero della Difesa, il Pentagono...
un'ora dopo che il primo aereo ha colpito la prima Torre.
Non capisco come sia possibile. Io sono una persona ragionevole,...
ma se lei pensa che spendiamo mezzo biliardo
[sic] di dollari per la difesa...
... e mi volete raccontare che un aereo è in grado di colpire...
il nostro Pentagono un'ora dopo che la prima Torre è stata colpita?
Vi sono procedure e protocolli precisi, nel nostro paese...
da seguire quando un aereo stacca il transponder, ...
e queste procedure non sono state seguite, l'11 di Settembre.

Spezzone di intervista a Laurie van Aucken (o Lorie van Auken, secondo i sottotitoli originali del programma dal quale Mazzucco ha prelevato l'intervista).

01:24:30. Sottotitoli:
Laurie Van Auken
Pensavo che la democrazia funzionasse da sola, ma ho imparato che non è così ...
Se uno vuole vivere in questo grande paese, con la nostra fantastica democrazia...
con la Costituzione, e con tutti i diritti che abbiamo, come la libertà di parola, e tutto quello...
che di solito diamo per scontato, bisogna invece lottare per averli.

Spezzone di intervista a Patty Casazza.

01:23:55. Sottotitoli.
Patty Casazza
Fino al 10 di Settembre avevo piena fiducia che i nostri governanti ...
avrebbero fatto tutto il possibile per proteggere la vita dei miei cari...
... dei miei amici, dei miei connazionali.

Di nuovo Lorie van Auken:

01:24:30. Sottotitoli:
Non capivo che avrei dovuto guardare a un quadro più ampio

Spezzone di intervista a Kirsten Breitweiser:

01:25:12. Sottotitoli:
Kristen Breitweiser
Sono diventata una persona completamente disillusa, ...
pienamente consapevole, non più innocente.

Krysten Breitweiser incontra un agente dell'F.B.I. (01:25:20)

Spezzone di video con le "vedove del New Jersey". In sottofondo, la voce di Kristen Breitweiser.

01:25:20. Sottotitoli:
Vorrei incontrare NSA, CIA e FBI, tutte insieme nella stessa stanza

Riprende l'intervista alla Breitweiser. Diversamente da quanto descritto dal titolo, non viene mostrato l'incontro della Breitweiser con un agente dell'FBI, ma viene mostrato il suo resoconto di un incontro.

01:25:24. Sottotitoli:
Mi incontro con un pezzo grosso dell'FBI. Non è il capo, ma è un agente fra i più importanti.
E gli dico: "Non capisco. Avevate il documento di Phoenix, ...
avevate Zacharias Massaoui sotto arresto, eravate già stati 4 o 5 volte alla scuola di volo...
... dove l'avete arrestato, per investigare su altri personaggi, fra cui proprio un pilota di bin Laden...
Avevate il documento di Phoenix, che vi allertava sull'interesse di certi personaggi mediorientali...
... nelle scuole di volo, come mai non siete riusciti a trovarli, prima dell'11 Settembre?
Allora questo agente mi dice: "Ma lo sa lei quante scuole di volo ci sono in America? Migliaia!
Lo sa quanti istruttori di terra ci sono? Migliaia! E lei si aspettava ...
... che noi andassimo in ognuna di quelle scuole per trovare questi quattro individui?
E io dico "Beh, veramente... sì". Poi dico "Va bene, glielo concedo. Diciamo che non avreste potuto...
andare in ogni singola scuola, d'accordo. Ma se è vero che ci sono "migliaia di scuole", ...
e non avreste mai potuto trovarli, com'è che poche ore dopo gli attentati, siete andati...
a finire proprio alla Embry-Riddle Flight School di Daytona Beach, in Florida?
Se è vero che ci sono "migliaia" di scuole, come avete fatto a finire proprio...
nella scuola che era stata frequentata da alcuni dei dirottatori?"
Lui mi guarda pacifico e mi fa:"Siamo stati fortunati".

Mindy Kleinberg pone alcune domande alla Commissione Indipendente sull'Undici Settembre (01:26:47)

I sottotitoli traducono quello che sta dicendo la persona inquadrata, identificata da Mazzucco come Mindy Kleinberg. Durante lo spezzone, compare un titolo non aggiunto da Mazzucco: Video by Joe Friendly (c) '03.

01:27:04. Sottotitoli:
L'ultima comunicazione normale fra i controllori di volo e l'aereo è avvenuta alle 8.13
Fra le 8.13 e le 8.20 il volo 11 ha smesso di rispondere alle chiamate da terra.
Il radar indicava che l'aereo aveva deviato dalla rotta prevista
Poco dopo veniva staccato anche il trasponder
[sic]
Due hostess del volo 11 avevano chiamato la American Airlines, informando del dirottamento ...
della presenza di armi a bordo, e di ferite riportate da passeggeri ed equipaggio.
A questo punto dovrebbe essere stato evidente che per il volo 11 si trattava di un'emergenza.
Nonostante questo, il NORAD dice di essere stato contattato solo 20 minuti dopo, alle 8.40
Sfortunatamente, i caccia non sono stati fatti decollare fino alle 8.52...
cioè ben 32 minuti dopo che si era perso contatto col volo 11.
Perchè l'aviazione civile ha tardato ad avvisare il NORAD?
E perchè il NORAD ha tardato a far alzare i suoi caccia?
Come può essere successo, quando il sistema era...
in piena attivitità
[sic], ed i cieli completamente sotto controllo?
I voli 175, 77, e 93, hanno avuto tutti lo stesso tipo di ritardo nella notifica...
e lo stesso ritardo nel far partire i caccia.
Ritardi inconcepibili, se si considera che a quel punto...
un aereo aveva già colpito il Word Trade Center.
E' un caso che operazioni anomale in borsa non siano state tenute d'occhio?
E' un caso che quindici visti di ingresso [ai terroristi] ...
vengano concessi nonostante la documentazione incompleta?
E' un caso che le procedure d'emergenza della Aviazione Civile e Militare non vengano rispettate?
E' un caso che un'emergenza nazionale non venga comunicata in tempo ai più alti livelli di governo?
Per me, il caso si verifica una volta. Ma quanto
[sic] c'è una serie così prolungata di procedure violate, ...
di regole infrante, di comunicazioni mancate, non si può più chiamarlo "il caso".

01:29:17. Titoli su fondo nero:
A tutt'oggi le domande di Mindy Kleinberg non hanno avuto nessuna risposta
La stessa cosa è accaduta per una lista di oltre cento domande simili, che l'Associazione Familiari delle Vittime ha ufficialmente posto al Presidente Bush, al vice Cheney, alla CIA, all'FBI, al sindaco di New York Giuliani...

Cala il sipario (01:29:19)

Mazzucco mostra un brano di una trasmissione tratta da C-SPAN 3, i cui titoli originali recitano September 11 Commission - Public Hearing. La persona che parla viene identificata dai titoli originali come Lee Hamilton - September 11 Commission Chair (R). Il video titola successivamente "For more information - www.9-11Commission.gov. I sottotitoli aggiunti da Mazzucco non traducono le parole di Hamilton, ma descrivono la situazione.

01:29:35. Sottotitoli:
Commissione Indipendente per l'11 Settembre.

Il sindaco di New York, Rudy Giuliani, ha appena concluso...
la sua deposizione, in presenza dei parenti delle vittime

Qualcuno dal pubblico interrompe l'udienza e grida quello che viene tradotto molto parzialmente dai sottotitoli:

Sottotitoli:
PERSONA DEL PUBBLICO: Sono morte 3000 persone. Cerchiamo di fare delle vere domande...
Facciamo le domande vere, adesso!
Facciamo le vere domande! E' così ingiusto chiederlo?

ALTRA PERSONA: Mio fratello era uno dei pompieri che avete mandato...
ALTRA PERSONA (o forse la stessa dell'inizio): - Datemi solo 2 minuti con Rudy Giuliani e...
RELATORE O MODERATORE: Vi sarà un breve intervallo, poi chi è qui per disturbare verrà espulso dall'aula.
PERSONA (mentre viene avvicinata dalla sicurezza e poi allontanato: Ricordatevi di questo: il vostro governo ha finanziato e addestrato Al-Queda! [sic]
Il vostro governo ha finanziato e addestrato Al-Queda!
[sic] Lo ripeto ancora una volta:
Il vostro governo ha finanziato e addestrato Al-Queda!
[sic].

Scorrono i titoli di coda.

01:30:45. Titoli:
SCRITTO E REALIZZATO DA
Massimo Mazzucco

RICERCA STORICA
Roberto Beltrame, Roberto Toso

ANIMAZIONI 3D
Roberto Toso

GRAFICA
Michele Cestari

CONTRIBUTO ARTISTICO
Sandro Bellucci

CONSULENZA TECNICA
Federico Povoleri

MUSICA
Andrea Centazzo
Massimiliano Cantagallo

VOCE NARRANTE
Gaetano Lizzio
per
POST-PRODUZIONI AUDIO
Studio Plug-in Roma

CONSULENZA WEB
Alessandro Polverini
nibbles.it

Si ringraziano tutti gli altri amici
di luogocomune.net che hanno
contribuito in mille modi diversi
alla realizzazione di questo lavoro

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in questo film, comprese eventuali
correzioni o revisioni, sono
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Per ora è tutto, ma il lavoro non è finito

Per ora mi fermo qui: ho ancora molti altri commenti da aggiungere, ma credo che già così ci sia di che riflettere.

Se avete commenti, correzioni o segnalazioni, contattatemi presso topone@pobox.com.